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Capitolo 1: Bar Mario
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"La RuBriCa di GiOv". L' inaspettata mossa della collega.
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<blockquote data-quote="giov1985" data-source="post: 20859610" data-attributes="member: 117586"><p>Quell'anno il 26 Dicembre cadeva di sabato e le feste natalizie praticamente non avevano stop. Ricordo di aver passato tutte le ferie a lavorare al bar, buono perché di fatto accumulavo un altro stipendio, ma al 7 Gennaio son arrivato praticamente sfatto e li mi aspettava il rientro al mio vero lavoro, ufficio geometri.</p><p>Per quel giorno era stata organizzata una rassegna rock a cui avevano aderito 5 gruppi locali, un seratone bomba che partiva dalle 20 e terminava alle 24. Quei ritmi potevano spezzare tutti, ma non me e Paola. Considerato che il locale aveva 150 posti a sedere, io e lei unici banconisti, il boss in cassa e 3 in sala, capite perché il buon Gianni ci concedeva le birrette, quello staff era il suo tesoro.</p><p>Poco prima che finisse l'ultimo gruppo Paola mi fa: "oh oggi dobbiamo volare, è già tardi, siamo stanchi, ma non voglio perdermi il post serata, ho bisogno di svagarmi e tu non puoi mancare!". "Ovvio", rispondo io "barcollo ma non mollo ", senza esserne troppo convinto. Ero distrutto.</p><p>Quella frase avrebbe già dovuto farmi puzzare qualcosa, ma come vi ho già detto, in lei non vedevo altro che una collega.</p><p>Finisce il gruppo, laviamo i bicchieri, sistemiamo il banco e via. Cenno d'intesa: "Vado a cambiarmi, passo a prenderti tra dieci minuti a casa tua, muoviti!". "Agli ordini dico" e scappo a cambiarmi. </p><p>Si, in barba alle regole del galateo, passava lei a prendermi perché io ancora non avevo la patente.</p><p>Dopo dieci minuti esatti lei è sotto casa, io infilo la giacca a razzo e mi fiondo in macchina e cazzo se è figa stasera! Tacco, collant scuro, minigonna in jeans e top nero con una giacca panna. Mamma se sta bene Paola.</p><p>Li non ero più spontaneo come sempre, avvertivo disagio, quasi come fosse un segnale premonitore...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="giov1985, post: 20859610, member: 117586"] Quell'anno il 26 Dicembre cadeva di sabato e le feste natalizie praticamente non avevano stop. Ricordo di aver passato tutte le ferie a lavorare al bar, buono perché di fatto accumulavo un altro stipendio, ma al 7 Gennaio son arrivato praticamente sfatto e li mi aspettava il rientro al mio vero lavoro, ufficio geometri. Per quel giorno era stata organizzata una rassegna rock a cui avevano aderito 5 gruppi locali, un seratone bomba che partiva dalle 20 e terminava alle 24. Quei ritmi potevano spezzare tutti, ma non me e Paola. Considerato che il locale aveva 150 posti a sedere, io e lei unici banconisti, il boss in cassa e 3 in sala, capite perché il buon Gianni ci concedeva le birrette, quello staff era il suo tesoro. Poco prima che finisse l'ultimo gruppo Paola mi fa: "oh oggi dobbiamo volare, è già tardi, siamo stanchi, ma non voglio perdermi il post serata, ho bisogno di svagarmi e tu non puoi mancare!". "Ovvio", rispondo io "barcollo ma non mollo ", senza esserne troppo convinto. Ero distrutto. Quella frase avrebbe già dovuto farmi puzzare qualcosa, ma come vi ho già detto, in lei non vedevo altro che una collega. Finisce il gruppo, laviamo i bicchieri, sistemiamo il banco e via. Cenno d'intesa: "Vado a cambiarmi, passo a prenderti tra dieci minuti a casa tua, muoviti!". "Agli ordini dico" e scappo a cambiarmi. Si, in barba alle regole del galateo, passava lei a prendermi perché io ancora non avevo la patente. Dopo dieci minuti esatti lei è sotto casa, io infilo la giacca a razzo e mi fiondo in macchina e cazzo se è figa stasera! Tacco, collant scuro, minigonna in jeans e top nero con una giacca panna. Mamma se sta bene Paola. Li non ero più spontaneo come sempre, avvertivo disagio, quasi come fosse un segnale premonitore... [/QUOTE]
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