Racconto di fantasia L'ARTISTA (Racconto su Laura)

Sig.Patato

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Premessa: grazie a Slalom per lo spunto.
Non sono uno scrittore nè di professione nè per hobby. Ma mi sono davvero divertito. Spero vi piaccia.



Parte prima - Il colloquio

Era quasi mezz'ora che aspettavo. La sala d'attesa era piccolina, ma pulita e ordinata. Un profumo delicato si diffondeva in quella penombra del tardo pomeriggio. Mi guardavo attorno a osservare l'arredo. Oggetti etnici arricchivano la stanza, lasciando comunque un sobrio equilibrio all'ambiente. Da dietro la porta sentivo la Signora Laura discutere in francese una trattativa con tono professionale e deciso.

Sapendo di avere qualche minuto di privacy cominciai a girare per la stanza. Una foto sulla libreria mi svelò il volto della donna che fino a quel momento avevo solo immaginato. Seduta su una poltrona bianca, guardava fuori campo; un viso delicato con espressione sicura, capelli corvini che le scendevano sulla spalla e gambe lunghe e sinuose accavallate svelano un corpo tonico e sensuale.

Sentii la discussione volgere al termine e di fretta tornai alla mia postazione. Rumore di tacchi si facevano più vicini, poi la porta si aprì e lei, con un sorriso sincero e ammaliante, mi invitò ad entrare. Aveva un vestitino nero che le seguiva i fianchi e lasciava le gambe scoperte fino a metà coscia. Un colletto alla coreana e capelli raccolti in alto slanciavano il collo dandogli un erotica e severa eleganza da padrona.
Mi sorpresi a guardarle intensamente quelle gambe che, a ogni passo, mostravano la tonica muscolatura contrarsi e rilassarsi facendo altalenare quel tubino ai limiti del sedere.
Le mie mutande si gonfiarono lentamente e il pensiero di prenderla da dietro, li in quel momento, non mi andava via dalla testa. Cominciai a sentirmi in imbarazzo per la paura che potesse vederlo. Lei mi volse uno veloce sguardo disinvolto e sorrise dolcemente (Forse lo aveva visto? ) poi mi indicò la poltroncina con un cenno educato anche se sbrigativo.

“Prego, si accomodi Sandro. Finalmente ci conosciamo.”
Ero li per la vendita di un quadro che avevo realizzato, raffigurante una donna nuda sdraiata su un divanetto tra i fiori di un giardino. Una tela di impronta espressionista e dalla forte carica erotica.
Iniziammo la chiacchierata che da professionale diventò subito scherzosa e amichevole. Lei si alzò e si risedette diverse volte per analizzare i dettagli del quadro che aveva esposto su cavalletto e ogni volta era costretta a spingere un po' giù quel vestito che sembrava volersene andare via. Il discorso prosegue nei vari punti della stanza.
Dopo tutte le parti formali della trattativa il discorso si spostò sul lato personale. Si sedette sull'angolo della scrivania davanti a me e io non potei fare a meno di immaginare quel cuneo di legno che affondava lentamente e in profondità tra le sue natiche turgide. La immaginavo a godere in silenzio della sensazione di quella pressione sull'ano che iniziava ad aprirsi delicatamente per accogliere la penetrazione. Il mio cazzo cominciava nuovamente a gonfiarsi. Diventava così duro da far male.
“Devo essere onesto con lei Sandro...” disse porgendomi un bicchierino di caffè caldo e cremoso “all'inizio ero scettica verso questa trattativa.”
“Era scettica sul quadro o di me?” Risposi con tono ironico.
“Entrambe le cose. Quando ci siamo sentiti la prima volta ho fatto delle ricerche. Sono una persona che da molta retta alle prime impressioni. Guardando il suo volto su internet non ho visto quel carattere impulsivo e passionale che solitamente cerco in un artista.”
“E adesso che ci siamo visti dal vivo?” Risposi leggermente imbarazzato
“Adesso che ci siamo visti dal vivo...” - Si avvicino lentamente a me con gli occhi fissi sul mio viso e mi si fermò quasi a contatto - “...le mie impressioni sono confermate. Lei non ha questo temperamento rude e forte. Al contrario sembra una persona timida e introversa. Anche un po' debole, se posso.” Aveva uno sguardo così fisso e concentrato su di me che la mano mi tremò di colpo a quelle parole e una goccia di caffè si rovesciò sulla manica.
“Ma ciò nonostante” - Continuò - “Ho visto le sue opere. E lì ci sono tutte le qualità che sto cercando.” Con un gesto disinvolto si passò delicatamente le dita sulla lingua e mi tolse la goccia di caffè dalla manica. Poi alzò nuovamente lo sguardo verso di me. “Non so come, ma in qualche modo l'ho sottovalutata. Lei ha delle potenti pulsioni all'interno che riesce ad esprimere sulla tela più che nella vita. E allora mi chiedo di cosa sarebbe capace se qualcuno le desse le opportunità e i mezzi necessari...”
Opportunità e mezzi necessari. Dovevano essere parole interessanti per la mia carriera. Ma io ero rimasto ancora a quella macchiolina di caffè sulla manica. A quelle dita affusolate che erano diventate il mio cazzo, gonfio e pulsante, avvolto e infradiciato da una lingua calda e bagnata. Vedevo solo la sua bocca che mi sbranava, inghiottendolo con voracità fino in gola e sforzandosi di andare sempre più in fondo. E poi un caldo rivolo bianco che comincia a uscirle dalle labbra. E poi la sua bocca che si riempie del mio sperma che le cola sul collo. E poi le i che geme di piacere nel vedermi spossato mentre con le mani si accarezza e si sparge del mio seme.
Ecco le Opportunità e i mezzi necessari che volevo. Andasse a fanculo il lavoro e la fama.

Tornai alla realtà in un lampo
“Sandro, la vedo pensieroso. Ha avuto una sorta di timore nella mia richiesta? O magari le ha dato ispirazione...” Disse con un accenno di sorriso mentre alzava nuovamente la testa verso i miei occhi. Mi accorsi solo in quel momento che il mio pene era diventato così gonfio da vedersi chiaramente. E infatti lei lo aveva visto e no si era preoccupata di non farsene accorgere. Aveva un'espressione di curiosità e divertimento.
Imbarazzato mi misi il borsello davanti e mi portai un passo indietro.
“No ma quale timore Laura, anzi sono contento che questa collaborazione possa prendere il largo.”
“Lo immagino” Inclinò leggermente la testa come se quella mossa potesse permetterle di vedermi dentro, ancora più a fondo.
“Vorrei approfondire il suo curriculum, vedere altre sue opere magari nel suo studio mentre le sviluppa. Pensa che sia possibile?”
“Ma certo! Facciamo prossima settimana?”
“La prossima sono a Praga per una convention. Domenica però mi dedico qualche ora libera per me, ma un'oretta credo di potergliela regalare se le fa piacere.”
“Assolutamente! Aspetto allora la sua chiamata!”
“La chiamo alle 8.00. Prima vado a correre. Mi raccomando risponda, e non si faccia desiderare” Sorrise. Sorrisi.
“Mi ha fatto piacere conoscerla. E' stato interessante. Lei è una sfida Sandro e non c'è cosa al mondo che più mi attrae. Lei è davvero...” - Uno sguardo veloce pizzica il mio pantalone che, anche se coperto dal borsello, mostra segni di tiratura - “da scoprire”.

Mi aprì la porta e dopo un veloce saluto scappai in auto. Accasciato sul sedile mi massaggiai il pene che mi faceva male. Nella testa le sue gambe lunghe e toniche si aprivano davanti a me facendomi vedere le 'Opportunità' che mi offriva. Un pensiero intenso e martellante, durato un secondo eterno dopo il quale il mio corpo aveva ceduto facendomi venire nei pantaloni.
Restai sull'auto ancora un po' fumando una sigaretta, immaginando domenica che cosa avrebbe lasciato intatto della mia vita attuale.

Fine Parte Prima
 

slalom

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pianeta terra
Lo avevo letto frettolosamente in mattinata e mi era molto piaciuto.
Ora confermo e rilancio: un antipasto di alto livello.
Molto bene, ne leggeremo delle belle...
 
OP
Sig.Patato

Sig.Patato

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Ciao a Tutti!
Sono scomparso per un po' ma purtroppo ho avuto un periodo difficile. La mia ragazza mi ha beccato sul pc, appunti e discussioni del forum ed è successo un casino...
Periodo un po' down... Ma adesso mi sono ripreso. Scusate l'improvvisa assenza.
 
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ks421

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Racconto strepitoso, spero che il signor Patato si rimetta a scrivere perché il potenziale è molto alto!! Nel frattempo i miei complimenti.  
 
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ks421

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Spero che il Sig. Patato non me ne voglia ma ho provato a immaginare un pò il seguito...


Nei giorni seguenti non riuscii a togliermela dalla testa, questa donna offriva "opportunità interessanti" sotto più punti di vista e per quanto avessi bisogno di soldi più di quanto volessi ammettere avevo la certezza quasi assoluta che dietro la donna grintosa e super attiva ci fosse una troia da sbattere senza tanti complimenti. Ovviamente non volevo sbagliare o comunque fare passi falsi su nessuno dei due fronti.
Avevo il suo telefono e la tentazione di chiamarla con una scusa qualsiasi o spedirle un messaggio era forte ma in qualche modo riuscii a non farlo.
Una settimana dopo il nostro incontro mi arrivò un messaggio; era lei che mi ricordava del nostro appuntamento al mio studio la domenica successiva, le risposi che ero pronto. Più tardi in serata la sua risposta: "Lo spero..." e quei puntini mi facevano pensare. Come immagine Whatsapp adesso aveva messo una foto in top e mini shorts che mi aveva fatto venire un' erezione monumentale, non avevo mai avuto dubbi che una bella quarantenne fosse il top del top. Nella foto era sudata e sorridente, un fisico praticamente perfetto, una medaglia al collo segno che la corsa era andata bene e uno sguardo magnetico. Dovevo averla a tutti i costi, era la donna perfetta, quella che incontri una sola volta nella vita.
La domenica mi alzai prestissimo, quando arrivò la sua telefonata esitai a rispondere. Mi disse subito bruscamente che non sarebbe stata puntualissima, le ricordai l' indirizzo e mi misi ad aspettare fumando molte sigarette. Quando arrivò era ancora più bella di come la ricordavo; tacchi alti, tailleur nero con gonna decisamente corta e sotto una maglietta molto scollata. Difficile trattenersi.
Dopo pochi convenevoli si mise sul divano accavallando le gambe più belle che avessi mai visto, la gonna salì ulteriormente e lei non fece niente per abbassarla. Mi disse che si stava allenando per una gara di trail running molto impegnativa sia per il percorso che per il livello dei partecipanti; l' anno scorso nonostante una preparazione approssimativa aveva ottenuto un piazzamento sorprendentemente buono e siccome amava le sfide avrebbe venduto cara la pelle aggiunse con un sorriso malizioso.
A proposito di sfide mi disse che anche il mio caso era una bella scommessa: provare a inserire nel grande giro un pittore di provincia, non giovanissimo e per certi versi ancora da maturare artisticamente era un bel rischio. Non mi dava tempo di parlare e non ammetteva repliche, poi disse senza tanti giri di parole che aveva un planning molto semplice che avrei dovuto seguire alla lettera: avrebbe commissionato quattro quadri al mese per sei mesi, contemporaneamente mi mise in mano un assegno con una cifra che mi avrebbe permesso di chiudere i debiti che avevo e rimettermi in carreggiata. Quando disse "benvenuto nella squadra!" alzai gli occhi e vidi che le gambe non erano più accavallate e che la mini era completamente salita mettendo in mostra l' intimo nero, si accorse che la guardavo ma non fece niente per coprirsi. Mi chiese se ero soddisfatto e le risposi "non ancora", mi sedetti accanto a lei, le misi una mano sulle gambe e iniziando ad accarezzarla la baciai. Non oppose nessuna resistenza, anzi aprì subito le gambe. Era bagnatissima e mentre mi toccava il cazzo sopra i pantaloni iniziò a spogliarsi, decisamente non era una che perdeva tempo...
 
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ks421

Guest
Si alzò in piedi e in un nanosecondo era nuda, praticamente un sogno.
Come sospettavo la donna in carriera iperattiva e spesso arrogante svanì per lasciare il posto a una femmina sottomessa e totalmente a disposizione del maschio. Ancora non immaginavo quanto sottomessa e quanto a disposizione, ma sto correndo troppo.
Ci guardammo per un attimo che sembrò lunghissimo, aveva un corpo da dea. Era chiaramente una sportiva ma senza gli eccessi di chi pratica sport con fanatismo. Era altrettanto chiaro che il cibo e la cucina non erano i suoi interessi principali.
Quello che sapevo di lei veniva da un amico comune che avevo ripreso a frequentare dopo molti anni. Era lui che mi aveva consigliato di farci 2 chiacchiere, del resto per come stavano andando i miei affari non avevo niente da perdere.
In breve 43 anni vissuti a tutto gas, sposata, 2 figli, abile e spietata nel lavoro, una rete infinita di amicizie e conoscenze su scala internazionale, smartphone e tablet perennemente in funzione, mai ferma neanche per sbaglio.
Il marito viveva in Svizzera dove aveva preso in gestione una discoteca a Locarno. Si vedevano non più di una volta al mese, a volte in Svizzera altre volte scendeva lui.
Da 3 o 4 anni, spronata da un' amica che doveva rimettersi in forma, si era messa a correre per farle compagnia. Dopo circa un anno si iscrisse a una gara per curiosità, staccò molta gente ben più navigata; alla seconda corsa, una nota 10 km del centro Italia capì che pur avendo 40 anni le ventenni e le trentenni non le facevano paura. La terza fu una gara di trail running, finì prima tra le donne e quarta assoluta. Il mio amico era il marito dell' amica che l'aveva spronata a correre insieme. Ripeteva spesso che Laura era la star del club podistico del quale anche lui faceva parte.
Raccontava che i top e i pantaloncini che esibiva erano "leggendari", roba che anche una ventenne avrebbe esitato ad indossare.
Si passò una mano tra i capelli e abbassò lo sguardo mentre le mettevo prima uno, poi 2 dita nella fica perfettamente depilata. Era bagnata oltre ogni immaginazione e non mancai di farglielo notare mentre divaricava le gambe per favorirmi.
Neanche io sono più ragazzo, e non serve essere particolarmente svegli per capire che con una donna del genere non te la cavi solo con una scopata. Per quello le basta schioccare le dita e i volontari arrivano in massa.
La feci inginocchiare sul divano, si appoggiò allo schienale e che dire... Era super, un culo perfetto, un corpo perfetto.
Il primo sculaccione partì da solo, lei sobbalzò ma non disse niente e restò in posizione. Ne seguirono molti altri fino a che mi facevano male le mani; le avevo fatto il culo rosso. Voltò la testa e sorrise, mi sedetti accanto e iniziai la pomiciata più bella della mia vita. Poi mi salì a cavalcioni e ci baciammo a lungo mentre si strusciava sul cazzo ancora dentro i pantaloni.
Quando le nostre lingue si staccarono iniziò a sbottonarmi la camicia, poi cintura e pantaloni. Non ebbi neanche il tempo di togliermi i pantaloni che lo stava già leccando. Quando riuscii a spogliarmi lo prese in bocca e anche se le tenevo forte la testa per un face fuck piuttosto deciso si impegnò al massimo, era chiaramente in difficoltà tra conati di vomito e una respirazione simile a una specie di apnea ma non si tirò indietro neanche per un attimo.
Poi ci baciammo ancora mentre continuavo a toccare ovunque quel corpo meraviglioso; nessuno aveva più detto una parola, non era necessario, l' intesa era perfetta.
Su quel divano ci baciammo in tutte le posizioni possibili, e non potei non notare che Laura era sempre molto attenta a tenere sempre le gambe ben aperte. Non mi era mai capitato niente del genere e solo successivamente ebbi modo di sapere perché e cosa significasse.
Mi misi sopra di lei e il cazzo entrò con facilità, si aggrappava a me e quando le bloccai i polsi iniziando ad alzare il ritmo sembrò apprezzare parecchio.
Devo essere sincero, durai poco e le inondai la fica con una sborrata colossale, ben piantato dentro di lei i getti sembravano non finire mai. Lei era in estasi, mi baciava e leccava sul petto e sul collo. Ero ancora dentro quando mi disse "bravo", poi un'ultima leccata sul collo e stop. La quarantenne troia era svanita e la donna in carriera era tornata.
Non era più lasciva e remissiva, era sorridente ma ora era lei la padrona della situazione.
Mentre si puliva alla meglio, sorridendo, mi fece i complimenti per la sborrata notevole; poi in un attimo era già vestita, già con lo smartphone in mano. In poco tempo si era persa, mi disse, un numero esagerato di telefonate per non parlare delle mail che aspettavano una risposta.
Aggiunse che avrebbe preso volentieri un caffè, aveva ancora un po' di tempo; con un buon caffè mi avrebbe spiegato le prossime mosse per organizzare il lavoro al meglio. Ovviamente ero d'accordo, ma lei ridendo disse che sentiva ancora la mia sborra che continuava a scendere e che il mini perizoma non era in grado di trattenerla. Quindi lo tolse e riprese a pulirsi sotto i miei occhi, poi abbassò la gonna e propose di andare in un caffè storico non troppo lontano. Andiamo con 2 auto aggiunse, dicendo che aveva di fronte una giornata infernale con un paio di impegni inderogabili.
Stava per mettere il perizoma oramai inutilizzabile nella borsa quando le dissi "no, questo resta qui; lo riavrai la prossima volta". Per un attimo mi sembrò pensierosa, poi con un sorriso che toglieva il fiato annuì maliziosamente.
Ero ancora in estasi mentre seguivo il suo grosso suv fumando una sigaretta guidando la mia vecchia utilitaria.
Le cose non si stavano mettendo male; avevo un assegno con una bella cifra, mi ero appena divertito con una donna strepitosa e con una minigonna del genere probabilmente il caffè sarebbe stato memorabile.
 
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