Esperienza reale La monotonia del liceo

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WARNING: il racconto è molto soft, soprattutto all'inizio. Spero di non annoiarvi.

Quarta liceo. Oddio, sono passati anni! Probabilmente meno di quelli che mi sembrano ora... ma davvero, pare un'altra vita.
Ma grazie a dio quel giorno non sono nella mia noiosa classe in un anonimo paesino della periferia di Milano. Sono proprio nella grande Milano, che mi appresto a raggiungere l'università.
Per gli alunni di quarta e quinta è infatti possibile effettuare una simulazione del test di ingresso, da bravo studente previdente qual'ero ho deciso di tentare fin dalla quarta.
Grande decisione.
Non solo perchè in quinta ero troppo preso dalla maturità e non avrei potuto farlo, no no... è stata davvero un ottima decisione.
Nonostante il mio terribile orientamento e la mia scarsa conoscenza di Milano, raggiungo l'edificio dell'esame con largo anticipo. Resta solo da trovare l'aula 707.
Aula 707... aula 707...
Giro e rigiro, ma non la trovo. A parte che che l'edificio sembra creato per darti il mal di testa, con strane svolte e scale ovunque, trovo solo le aule 600 e qualcosa. Boh.
Esco dall'edificio. Magari è quello sbagliato. No no, edificio giusto.
Che problema c'è, chiedo alla portinaia! L'idea mi arriva solo ora.
Vengo preceduto da due ragazze. La prima si precipita con passo deciso verso la portinaia e chiede dell'aula 707.
La seconda sta per fiondarsi sulla portinaia, ma, quando si accorge di cosa la prima ragazza ha chiesto, fa un sorriso e rimane in disparte.
Bene, neanche io devo chiedere nulla, è la mia aula! Così mi soffermo a guardare le ragazze.
La prima è davvero impettita, con il classico look la secchiona: maglia grigia, jeans lunghi anonimi, capelli ondulati ma non troppo ricercati e grossi occhiali. Il suo volto non traspare nulla mentre la portinaia fornisce le indicazioni.
La seconda... è bellissima. Oddio in realtà non devo averla vista così bene, io ero un po' lontano e lei era girata, però ricordo era bellissima. I vestiti mi pare fossero una semplice maglietta colorata e dei jeans stretti, i capelli lunghi e curati raccolti in una coda. Quello che ricordo bene era il suo sorriso e il suo luccichio negli occhi.
Perso come un demente a fissare una che mi dava 3/4 di spalle, non recepisco bene le indicazioni. Mi pare di aver sentito "prima dritto...gira a sinistra... prendi le scale".
Boh.
La prima ragazza si avvia, la seconda la segue e così faccio anche io. Per un primo pezzo andiamo dritti, poi la prima ragazza gira a sinistra. Le seconda prosegue dritto.
Mi fermo. Che fare, che fare. Sono piuttosto certo che la prima ragazza abbia ragione, è quella la via.
Così seguo la seconda ragazza. Lo so, sono un genio. Mi affretto pure, perchè rischiavo di perderla. Grazie a dio riesco a raggiungerla e a riassumere un atteggiamento noncurante, come quello di chi ti ha seguito normale e camminando, e non quello di chi ti ha corso dietro perchè "anche se sbagli strada sei gnocca", appena prima che lei si giri.
"Ciao!" mi dice lei con un sorriso. Che sorriso. Ci avevo visto giusto. E che occhi! è davvero bella, i suoi lineamenti sono abbastanza normale ma hanno un pizzico di particolare che la rende davvero bella.
Vorrei squadrarla tutta e vedere il suo corpo, ma non so con quale sforzo di volontà mantengo il contatto visivo nel modo più disinvolto possibile.
"Ciao!" rispondo io.
"Ascolta, sai dov'è l'aula 707?" Mi chiede lei leggermente imbarazzata.
"Guarda, in realtà seguivo te" rispondo arrossendo.
"Perfetto!" dice lei, e scoppia a ridere. Una risata bella come il suo sorriso: genuina e solare.
"Forse è di qua" suggerisco io, ripercorrendo la strada della prima ragazza.
Dopo qualche girotondo troviamo questa benedetta aula 707. Siamo in largo anticipo, davanti all'aula ci sono molti tavoli vuoti, così ci fermiamo a chiacchierare.
E' sorprendete come questa sconosciuta voglia parlare con me. La guarda bene adesso,, ed è davvero bella. Il fisico asciutto e magro, ma non troppo. Probabilmente faceva qualche sport perchè nonostante fosse magra risultava anche molto tonica. Il culo abbastanza abbondante e tondo, bello stretto in quei jeans. Le tette grandi anche quelle, molto più di quello che ti aspetteresti da una così magra... e avrei imparato che quella maglietta non le rendeva per nulla giustizia.
Mentre io la squadro con disinvoltura parliamo del più e del meno. Lei sorride sempre.
Cosa fai, cosa non fai. Io faccio lo scientifico, lei il classico. Io sono qui per il test di biologia, lei per quello di fisica. A quanto pare ne ha la passione.
Si chiama Giovanna, nome che non la fa troppo impazzire.
"E meno male che non ti ho detto il mio secondo nome" scherza lei.
Io sono curioso, faccio lo scemo, tento di farmelo dire, nulla. Da infame quale sono, aspetto che manchi poco all'inizio del test.
"L'hai portato un documento di identità, vero? Altrimenti non te lo fanno fare" le chiedo.
"Certo, eccolo" mi risponde, tirando fuori la carta di identità. Che io prontamente le strappo di mano.
"NO! BASTARDO!" grida lei in mezzo al corridoio
"GIOVANNA FABRIZIA!?!?!?" rispondo io cercando di apparire più incredulo possibile.
Lei finge di mettere il broncio. Continuiamo a fare i coglioni come due ragazzi (cosa che in effetti eravamo) finchè non ci chiamano per il test.
Entro e svolgo il mio test. Una boiata allucinante. Finisco in neanche mezz'ora, 3/4 di test fatto. L'altro quarto riguardava il programma di quinta, che ovviamente non conoscevo.
Esco dall'aula, sono il primo. Che fare?
Decido di aspettarla. Mi metto al tavolo dove stavo prima e aspetto, continuando a lanciare occhiate alla porta dell'aula ogni volta che qualcuno usciva. Dovevo sembrare davvero patetico.
Dopo un'ora e mezza, esce anche lei. Sembra un po' sconvolta, ma quando mi vede sorride e mi raggiunge.
"Allora? Hai consegnato in bianco?" mi chiede.
"Ma va! Era facilissimo!" rispondo tronfio.
"Il mio invece era difficilissimo... non credo di averlo passata" risponde lei amareggiata.
"Ma dai Fabrizia! Sono sicuro che lo hai passato!"
"NON TI AZZARDARE A CHIAMARMI COSI'!"
Passiamo quasi un'altra ora buona a ridere e scherzare, parlando di tutto fuorchè di questo esame. Alla fine, lei deve andare. Ci scambiamo i numeri di telefono.
Quel magico sogno era finito, l'indomani sarei tornato alla solita vita di tutti i giorni.

Tornai in classe tronfio. I miei amici, che erano un vero dito al culo (cose di cui quando sei ragazzo non ti accorgi troppo), in quel periodo erano ancora più un dito al culo. Mostrarono completo disinteresse per questa mia conoscenza con Giovanna, gelosi del fatto che avessi conosciuto qualcuna. Per quanto possibile, loro erano ancora più morti di figa di me. Il resto della classe a malapena si ricordava della mia esistenza, perciò con chi parlarne? Rimaneva solo Maria.
Maria, la mia "dirimpettaia", si potrebbe dire che era l'altra emarginata della classe.
Abbastanza bruttina, ripetente, Maria era proprio sfigata. Però era così dolce, gentile e indifesa. Forse proprio per quello era così sfigata, soprattutto nella nostra classe dove quelle come lei venivano masticate e sputate dagli squali in cima alla catena alimentare. Aveva un ragazzo, uno dei più grandi buzzurri che io abbia mai conosciuto, trovato non so dove, ma sembrava venire da un ghetto per quanto era stupido e sciatto. E lui Maria la trattava sempre davvero di merda. Povera Maria.
Maria era una ragazza molto anonima, piuttosto in carne ma non troppo grassa, con dei semplici occhi marroni e dei capelli castani raccolti quasi sempre in una poco curata coda.
Lo sguardo e il sorriso innocente erano accentuati da moltissime lentiggine che aveva in viso e le davano un'aria davvero tenera.
Se fossimo stati in un telefilm, sarebbe stata la ragazza che al liceo ancora si vestiva e comportava come alle medie. Avete presente Sue Heck di the Middle? Penso di no, perchè the Middle credo di guardarlo solo io, ma ci avviciniamo.
Grazie a dio siamo nella realtà perciò, anche se non si acconciava e si truccava come le sue compagne, si degnava di vestirsi da donna e non da bambina. Anche se ogni tanto si metteva un indecente maglione con un gran cuore rosa.
Maria mi ascoltava sempre, era la mia confidente, e fu felicissima di sentire di Giovanna.
"Hai conosciuto una ragazza? Ma che bello! Mi raccomando, non fare lo sfigato come tuo solito!"
Così ascoltai i suoi consigli e iniziai a sentirmi con Giovanna.
Prima iniziammo con conversazioni stupide, simili a quelle fatte in università. Poi io cercai di essere un po' più concreto, invitandola ad uscire. Non per forza da soli, anche aggregandosi alla sua compagnia di amici, dato che la mia si stava sfaldando. Però sembrava ci fosse sempre un problema. E i suoi amici non potevano, e non si trovava il locale, e di qui e di là.
Un giorno dopo circa tre settimane, presi coraggio e le chiesi, diretto "A questo punto vediamoci noi due. Posso venire a casa tua un giorno che sei libera".
E qui arrivò la risposta che non mi aspettavo: "Non credo che al mio ragazzo andrebbe bene".
Ma mi pigli per il culo?!?!? Ci scriviamo da quasi un mese e solo ora salta fuori che hai un ragazzo?
Non mi ricordo se le risposi con una frase di cortesia o se semplicemente non le risposi più. Ero furioso.
Il giorno dopo, andai a scuola. Maria, come al solito, era in ansia per l'interrogazione. Succedeva sempre, per ogni materia, ma soprattutto per fisica. Quel giorno l'avrebbe proprio interrogata in fisica e si giocava il 6. Sembrava in fibrillazione. Già dalla prima ora, continuava ad aprire il libro, leggere qualcosa, chiuderlo, scriversi qualcosa sul banco, riaprire il libro. E intanto mi chiedeva. "Com'è questo?" "Spiegami questo" "E' giusta questa formula?".
Povera Maria, io ressi davvero poco prima di esplodere in un "Maria non rompere il cazzo".
Povera, povera Maria. Da buona samaritana qual'era, mi chiese subito cosa non andava e tentò di consolarmi.
Le raccontai delle conversazioni con Giovanna e del suo ragazza spuntato fuori dal nulla.
Lei mi abbracciò forte forte per consolarmi. Io adoravo i suoi abbracci, perchè lei profumava e si faceva stringere forte. Spesso ne approfittavo per allungare le mani, quando eravamo soli.
Purtroppo in quel momento eravamo nel cambio dell'ora, in mezzo a tutta la classe. Così l'abbraccio durò poco e io ripresi un barlume di normalità, aiutandola in fisica.
Per sua fortuna gli argomenti di quell'interrogazione erano i più semplici trattati in tutto l'anno. Di ostico c'erano solo un paio di formule, che le spiegai come potevo.
Finì il cambio dell'ora. Lezione di inglese. Poi intervallo.
Io e Maria rimanemmo soli. I fighi della classe ovviamente uscivano tutti gli intervalli e quel giorno persino i miei amici erano spariti chissà dove. Ne fui molto felice perchè era proprio ciò di cui avevo bisogno.
"Devi ripassare ancora?" chiesi a Maria
"No, ormai mi sta scoppiando la testa. Se apro ancora il libro vomito. La tua spiegazione di prima dovrebbe bastarmi. Tu piuttosto, come stai? Posso fare qualcosa?"
"Si, vorrei andare in bagno" dissi a Maria con tono deciso.
Diversamente dalle altre volte, non provò minimamente a discutere o obiettare. Probabilmente già sapeva che sarebbe andata così.

Avevamo la sfortuna di essere la classe più inculata della scuola. Nell'angolo più remoto dell'ultimo piano.
Avevo la fortuna che c'era un bagno lì vicino che praticamente usava solo la nostra classe. Ci avevo portato spesso Maria.
Maria mi guardò abbastanza esasperata di fronte alla mia richiesta.
"Guarda che non è che ti puoi approfittare di me così solo perchè sei giù!" mi disse poco convinta.
"Dai Maria non abbiamo tempo per il resto e lo sai anche tu! Però non voglio obbligarti, se vuoi torniamo in classe..." dissi con l'aria più affranta possibile.
Che bastardo che sono.
Maria guardò la mia faccia sconsolata, poi il mio cazzo, esposto e ben eretto. Sapevo che dopo avermi visto così non avrebbe detto di no.
lo prese in mano mentre diceva "va bene..." rassegnata. Si inginocchiò e iniziò a leccarlo.
Maria odiava fare i pompini. Ne aveva fatti due in vita sua: uno al suo ragazzo e uno a me.
Da quello che avevo capito, il primo pompino era stato molto traumatizzante per lei. Quell'animale del suo ragazzo, oltre ad avere una scarsa igiene personale, le aveva scopato la bocca con forza, ignorando le sue volontà e pensando solo a cacciaglielo in gola, finchè non le era venuto addosso senza avvisare. Tra lo schifo e il dolore, lei aveva deciso che non avrebbe più fatto pompini.
La seconda volta ero stato io il fortunato ricevente, ed era andata molto diversamente. Era una sera che ero a casa sua, non c'era nessuno. Lei aveva appena litigato il suo ragazzo, credo fosse il loro anniversario ma lui avesse preferito uscire con i suoi amici, o qualcosa del genere. Conoscendolo, probabilmente la stava tradendo.
Come spesso accadeva quando era a casa da sola e arrabbiata con il suo ragazzo, mi aveva chiamato. Io avevo accettato con gioia: solitamente guardavamo un film abbracciati, e io ne approfittavo per toccarla tutta: cosce, tette, culo... a volte le mettevo una mano in mezzo alle gambe. Nelle sere più fortunate me la scopavo anche.
Quella sera in particolare, oltre ad essere davvero arrabbiata col ragazzo, era eccitata da morire. Per la prima volta prese lei l'iniziativa, ne aveva una voglia tremenda.
Me ne venne anche a me, il cazzo divenne subito dritto appena lei ci mise la mano sopra. La spogliai del suo pigiama a cuoricini, levando pantaloni e mutande in una volta sola.
Non le piaceva quando andavo così di fretta, ma quella sera era talmente vogliosa che non obiettò. Le misi entrambe le mani sul culo, afferrando bene le sue chiappe.
Aveva un culo piuttosto grande, per via del peso, anche se nulla di eccessivo. Non era troppo sodo e mostrava qualche segno di cellulite, ma era bello morbido e malleabile da toccare e quando scopavamo rimbalzava in modo delizioso.
Infilai una mano tra le chiappe, muovendo pian piano un dito verso la sua figa. Appena la tocco sento che è bagnatissima. Non è mai successo che Maria fosse così eccitata senza bisogno di preliminari. La cosa mi fa eccitare tantissimo. Finisco velocemente di spogliarla levandole la camicetta e scoprendole i seni. Di solito mi soffermo molto su quei seni, tastandoli e leccandoli e dovere. Maria ha una terza poco abbondante, non molto soda e con dei capezzoli piuttosto grandi che, quando si eccita, diventano due sporgenti bottoncini.
Ma io in quel momento non sono interessato. Ho un solo interesse: metterglielo dentro la sua figa bagnata. Ci precipitiamo in camera da letto.
Lì Maria mi ferma. Non so dove abbia trovato la lucidità per farlo. Inizia a cercare un preservativo.
Maria lo fa solo con il preservativo. Non ci devi neanche provare a chiederle di farlo senza. Lo fa mettere a me come lo fa mettere al suo ragazzo. E dopo il sesso va pure in paranoia pensando che possa essersi bucato. A me la cosa non dispiace troppo, più che altro perchè vedendo il suo ragazzo, probabilmente mi conviene davvero metterlo.
Lei cerca, cerca e non trova nulla. Io intanto noto una cosa: sul comodino c'è l'involucro di un preservativo, aperto. Lì realizzo: ecco perchè è così arrabbiata ed eccitata! Quel furbone del suo ragazzo è venuto lì, se l'è scopata, sarà durato poco come suo solito e poi sarà scappato via dai suoi amici, lasciandola insoddisfatta. Dopotutto succedeva spesso che lui la vedesse soltanto per "svuotarsi".
Dopo aver realizzato questa cosa, mi sento un po' un rimpiazzo, una ruota di scorta... ma d'altronde sono io che mi sto scopando la ragazza di un altro, non posso mica lamentarti.
Mentre faccio questi pensieri Maria mi dice quello che avevo già intuito: "non ci sono preservativi"
"Quindi?" chiedo io
"Quindi niente! Non c'è neanche bisogno di chiedere!" risponde lei, a metà tra l'incazzatura e la delusione.
"Potremmo fare altro..." suggerisco io
Maria non ci deve neanche pensare: sapeva ciò a cui mi riferivo, non era la prima volta che glielo chiedevo, in effetti. "Scordatelo!"
"Dai, che altra scelta abbiamo? Guarda come sono eccitato!" dico, cercando contatto visivo e fisico.
Lei rimugina. Io le prendo la mano e poi la stringo dolcemente a me.
"Possiamo provare..." dice lei remissiva "ma le regole le decido io! Non ti azzardare a muoverti, toccarmi o spingermi! Faccio io ai miei tempi!" prosegue fiera.
Non potendo essere più d'accordo, mi sdraio suino sul letto, con le braccia dietro la testa e il cazzo in tiro.
Maria si mette ginocchioni sulle miei gambe e inizia a farmi il secondo pompino della sua vita. Che è stato anche il primo pompino che io abbia mai ricevuto.
La sensazione senza preservativo è bellissima. Maria è molto lenta e titubante. All'inizio usa molto la mano e le labbra. Ogni tanto esplora con la lingua.
"Prova a leccare..." cerco di suggerire io
"Zitto! Ho detto che faccio io!" Risponde stizzita lei, stringendomelo forte nella sua mano.
Però il mio suggerimento ha funzionato. Inizia a leccare l'asta, prima da un lato e poi dall'altro. Le sue leccate si fanno sempre più ampie e decise. Poi passa alla cappella, anche li leccandola prima in un modo insicuro e titubante, fino ad assaporarla sempre più.
Per buona parte si limita semplicemente a leccarlo e a prendere in bocca solo la cappella. E' un pompino un po' scarso. Forse ha paura. Però anche le leccate mi fanno godere, abituato come sono al preservativo. La sensazione della saliva è davvero piacevole. Lei inizia ad usare la mano insieme alla lingua e io inizio ad ansimare.
Il sentirmi fa scattare in lei un campanello di allarma "Scusa ma quando devi venire come facciamo?"
Per quando mi piacerebbe venirle in bocca, immagino che una proposta del genere verrebbe immediatamente respinta, perciò dico "potremmo usare un fazzolettino".
Triste, lo so, ma sinceramente volevo solo tornare a godermi il pompino.
Maria cerca velocemente un fazzoletto, lo trova e lo mette a portata di mano. "Avvisami quando stai per venire" dice, e riprende a leccare.
Le leccate però non sono il massimo, vorrei di più. Anche Maria sembra accorgersene. Forse non mi sente più ansimare e la cosa le dispiace.
Mi guarda. Rimugina un attimo. Mi guarda ancora "Certo che è davvero grande...". Ottimo, si viene a scoprire che quello stronzo del suo ragazzo ce l'ha pure piccolo, perchè io non sono certo Rocco Siffredi.
Prova a prenderlo in bocca. Prima la cappella, poi ancora più giù. Ma dalla posizione, con me sdraiato, è scomoda. Allora mi dice: "adesso cambiamo posizione, mettiti in piedi. Ma valgono le regole di prima! Anzi, valgono più di prima!"
Io non me lo faccio ripetere due volte. Mi metto in piedi, sull'attenti come il mio cazzo. Le si mette in ginocchio sul letto e lo prende in bocca. Come ad immergersi in acqua il più in fretta possibile dopo una boccata d'aria, lei cerca di prendere il mio cazzo in bocca con un colpo secco. Arriva circa a 1/3 e si ferma. Il mio cazzo nella sua bocca, è una bella sensazione. Si toglie lentamente e inizia a boccheggiare. Povera, mi dispiace quasi per lei.
"Tutto bene?"
"Tranquillo... tranquillo..." risponde ansimando.
"Non sei mica obbligata" le dico io in tono poco convinto.
Lei guarda il mio cazzo come se fosse una sfida. Lo prende in mano, massaggiandolo lentamente, ma con decisione. Inizia a leccare la cappella. Poi schiude le labbra e prende la cappella in bocca. Aiutandosi con le mani, muove il mio cazzo dentro e fuori la sua bocca, in modo lento ma costante. E' una bellissima sensazione, di umido e stretto. Inizio ad ansimare. Le vedo negli occhi un bagliore compiaciuto. Inizia ad andare più veloce e più a fondo. Io ansimo sempre più forte. Ad un certo punto, i miei versi la fanno allarmare: si stacca e prende il fazzoletto, usandolo come un buffo scudo, come se la catastrofe fosse imminente.
"Che fai?" le chiedo.
"Scusa... pensavo stessi per venire" risponde mortificata
"Non preoccuparti, e stai tranquilla: ti avviso quando sto per venire! fidati!"
Le mi guarda ancora dispiaciuta. "Dai, riprendiamo dov'eravamo prima che stavi andando davvero bene...." la incoraggio io.
Compiaciuta, Maria riprende il mio cazzo tra le mani e ricomincia ad assaporarlo. La sensazione è davvero eccitante. La sua bocca avanza sempre più. Ora è a metà: metà del mio cazzo fa avanti e indietro dalla sua bocca, caldo della sua saliva. La sua mano ne stringe ancora la base, ma non ha lo spazio per muoversi... è la sua bocca ora che lavora.
La sensazione è bellissima e io ansimo molto forte, lasciando andare qualche gemito. La vedo lanciarmi qualche sguardo. Forse ha deciso di fidarsi, o forse è troppo presa anche lei per rifare la sceneggiata di prima.
Mi manca davvero poco, lei non riesce ad andare più a fondo e allora decide di compensare in altro modo. Con l'altra mano inizia ad accarezzarmi le palle, dolcemente. Mentre succhia con foga, le sue dita mi accarezzano fino a trovare i testicoli.
Avrei voluto godermi di più la sensazione, ma non riesco... "Maria... sto per venire!" esclamo.
Maria succhia ancora un po' e poi si toglie, prendendo il fazzolettino con una mano e segandomi con l'altro. Dopo poco, vengo copiosamente nel fazzoletto.
Una gran bella serata.

Ora, nel bagno della scuola, mi stava per fare il terzo pompino della sua vita. Io ero seduto e lei in ginocchio a leccarmi l'asta.
"si Maria, come sai fare tu..." dico cercando di adularla.
Un po' per quello, un po' perchè sa che deve fare in fretta, Maria lo prende in bocca con foga.
Con il cazzo tra le labbra, muove rapidamente la testa su e giù, non andando troppo a fondo, ma muovendosi molto velocemente.
Nella bocca, la sua lingua si muove rapidamente, bagnandomi la cappella.
La sensazione è davvero fantastica... che Maria abbia fatto i compiti a casa al riguardo?
Mentre mi lascio andare a queste congetture lei inizia a massaggiarmi con decisione le palle.
Certo che Maria è proprio una santa... con questo pompino mi sta facendo dimenticare Giovanna...
Dannazione, Giovanna. Eccola rientrare prepotentemente nella mia testa. Quei suoi occhi espressivi, quel suo sorriso...
Chissà se fosse Giovanna a farmi un pompino...
Il pensiero è molto eccitante, troppo. "Ah... vengo!" faccio giusto in tempo a gridare.
Maria va nel panico, ma i pochi secondi che le ho dato non le lasciano scelta. Dopo aver sentito il primo fiotto schizzarle in bocca, Maria rimane con le labbra sul mio cazzo per non sporcarsi, inghiottendo tutto il mio sperma.
A bocca piena e incazzata nera, Maria si gira circospetta, poi apre il bagno e si precipita fuori, sputando tutto nel lavandino. Grazie a dio non c'era nessuno.
Povera ragazza, e pensare che non ero neanche venuto troppo perchè in quei giorni mi ero anche segato molto pensando a Giovanna.
Mi ripulisco anche io e torniamo in classe. Io le chiedo scusa. Lei mi guarda inviperita, ma non mi dice niente.

Ora di fisica. Maria prende un bel 7+, alzando la sua media. E' al settimo cielo, mi ringrazia, mi abbraccia. Sembra essersi dimenticata di ciò che è successo in bagno.
Io invece sono ancora scombussolato dal pensiero di Giovanna. Mentre Maria torna a sedersi, il mio sguardo si sofferma sul suo culo, incorniciato elegantemente dai pantaloni di una tuta aderente. Forse un pompino non mi sarebbe bastato...
Ultima ora: ginnastica. Già di per sè a ginnastica nessuno ha voglia di fare un cazzo, se è l'ultima ora poi.
I ragazzi sono fuori a giocare a calcio. Le ragazze dentro a spettegolare e giocare a pallavolo. Io svicolo dalla partita di calcio, tanto gli splendidi giocatori, futuri attaccanti della serie A che mi ritrovo in classe non mi considerano. Meglio così.
Entro, guardo Maria e le faccio un cenno. Lei è in panchina, non sta giocando, probabilmente ignorata dalle compagne come me.
Fa per chiedermi qualcosa ma io mi precipito nello spogliatoio dei maschi. Le mi segue.
"Cosa vuoi ancora?" mi chiede, sapendo benissimo cosa voglio.
"Sono ancora giù per la storia di Giovanna. All'intervallo è stato bellissimo, ma dopo aver visto questo bel culetto saltellare per tutto il riscaldamento di ginnastica ho voglia di altro..." le dico, pizzicandole una chiappa.
"Sei incorreggibile! Aspettami qui" mi risponde Maria rassegnata, ma con un tono che tradiva la sua eccitazione. Le piaceva ricevere complimenti sconci.
Torna poco dopo con un preservativo preso dalla sua borsa. Ci chiudiamo nel bagno dello spogliatoio. Mi spoglio e mi siedo.
Lei si toglie la parte sotto e si siede su di me. Inizio a toccarle i fianchi e le cosce, passando ogni tanto sul culo. Lei inizia ad ansimare.
"Non possiamo fare troppo casino!" le dico io, mentre le stringo le chiappe con decisione.
Lei risponde con un gemito.
Le tolgo la maglietta e il reggiseno sportivo. Le sue tette mi accolgono saltando fuori allegramente e io inizio a leccarle. Dopo una breve leccata generale mi concentro su un capezzolo, prendendolo in bocca. Noto che non è ancora duro che dovrebbe. Allora, mentre succhio più forte, faccio scivolare una mano tra le sue gambe.
Accarezzo prima le labbra, dolcemente, e poi il clitoride, con decisione.
Le geme , sento il suo capezzolo indurirsi. Inizio a baciarle il collo, mentre con le dita mi avvicino all'ingresso della sua figa.
"Piano..." sussurra lei tra un gemito e l'altro.
Io faccio scivolare dolcemente indice e medio dentro di lei.
"AH!" geme Maria, troppo forte per il luogo dove eravamo
"Shhh!" le dico io.
Maria continua a gemere, io la bacio per zittirla. Intanto con le dita vado sempre più a fondo e più forte, sditalinandola per bene.
La sento bagnarsi sempre più, così la faccio alzare. Lei sa csa fare: prende il preservativo a me lo infila, pronta poi a mettersi a cavalcioni su di me.
Io la fermo e le dico di mettersi a 90.
Lei obbedisce, piegandosi in un modo un po' maldestro. Io le afferro con forza il culo, stringendole un po' le chiappe, prima di allargarle e appoggiare la mia cappella sull'ingresso della sua figa.
"Piano..." dice lei.
Io come risposta le metto una mano sulla bocca ed entro in lei.
Le spinte dolci ma decise diventando rapidamente forti e vigorose, mentre lei geme sempre più. Tapparle la bocca non sta funzionando troppo... ma non è un pensiero a cui riesco a dare troppo conto, riesco solo a pensare a sbattermi la figa di Giovanna.
Maria. La figa di Maria. Così bagnata e stretta. Davvero accogliente e non abituata a ricevere cazzi come il mio. Povera Maria, a volta me la scopavo un po' troppo forte. Come in questo caso.
Non riuscivo a trattenermi. E non riuscivo a non pensare a quella stronza di Giovanna. Chissà com'era la sua figa. Probabilmente quella troia si faceva sfondare giorno e notte dal suo ragazzo.
Se avessi avuto il suo bel culo tra le mani, le avrei fatto vedere io.
Perso in quei pensieri, estraniato completamente da Maria e pensando al culo di Giovanna, inizio a stringerglielo forte. Tolgo la mano dalla sua bocca e inizio e sculacciarla. Maria è colta di sorpresa, ma prima che possa dire qualcosa vengo, sovrastandola con in miei gemiti.
Mi tolgo da Maria e mi appoggio un attimo al muro per riposarmi. Le mi toglie il preservativo e lo controlla, paranoica come sempre. Poggia un orecchio sulla porta e poi la apre con circospezione. Nessun segno di vita. Meno male!
Maria si riveste velocemente e così faccio anche io.
Ci mescoliamo ai nostri compagni in palestra come se nulla fosse successo, al cambio dell'ora prepariamo borse e zaini e prendiamo il pullman per andare a casa.
"A domani!" mi saluta.
"A domani, Maria!"
 
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Cuckchieti

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Davvero bello.
La cosa che ho apprezzato di più è stata la capacità di riportarmi ai tempi delle superiori.
Inoltre anche lo stile di scrittura è molto buono, e riesci nell'intento di intrattenere nonostante la lunghezza del racconto.
Un complimento apparte, te lo faccio per il coraggio di scrivere un racconto così lungo.
Per me un racconto non è tale se non si costruisce un solido background dove vengono presentati i personaggi e la situazione, ed è impossibile farlo senza scrivere tanto.
Purtroppo molti utenti saranno spaventati, e forse si perderanno delle vere e proprie perle, come questa.
Piccolo appunto, probabilmente è stata una scelta stilistica e di sicuro non può essere considerato un errore, personalmente trovo che inserire un racconto dentro un altro racconto(1o pompino di Maria durante il 2o) crei un po' troppa confusione e distolga un po' dal secondo racconto, che in realtà hai cominciato a raccontare per primo.
Certo può tranquillamente essere una scelta di stile, ma per me ha l'effetto che ha un film pieno di salti temporali sulla comprensibilità del film stesso...
Ingarbuglia soltanto...
 
OP
F

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Il salto temporale è voluto, ma ammetto che ha ingarbugliato tutto.
L'ideale sarebbe stato finire il primo episodio con io e Maria in bagno e mettere il flashback nel secondo episodio
Ma così il primo episodio sarebbe risultato davvero molto soft XD
Ammetto però che comunque risulti complicato, neanche a me piacciono troppo queste scelte narrative.
Ora sono un po' indeciso anche su come continuare, vista la non linearità del racconto. Penso che il secondo episodio sarà tutto un grande flashback incentrato su Maria.
 

Cuckchieti

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Il salto temporale è voluto, ma ammetto che ha ingarbugliato tutto.
L'ideale sarebbe stato finire il primo episodio con io e Maria in bagno e mettere il flashback nel secondo episodio
Ma così il primo episodio sarebbe risultato davvero molto soft XD
Ammetto però che comunque risulti complicato, neanche a me piacciono troppo queste scelte narrative.
Ora sono un po' indeciso anche su come continuare, vista la non linearità del racconto. Penso che il secondo episodio sarà tutto un grande flashback incentrato su Maria.

Infatti non sarebbe male.
Nel racconto parli del fatto che ti ha fatto solo 2 pompini, ma da come è scritto te la sei scopata diverse volte (da qui la confusione).
Sarebbe buona cosa chiarire questa piccola incongruenza e spiegare quanto è lungo il salto temporale fra il 1 e il 2 pompino...
Ti seguo molto volentieri cmq...
 

ssaiyabiv

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Bel racconto... A me viene però un dubbio, non è che Maria facesse così perché innamorata di te?
 
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fusibile87

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Allora innanzitutto grazie ragazzi, non pensavo di avere un "pubblico" trepidante in attesa del seguito. Pensavo di pubblicare questa cosa ed essere ignorato da tutti. Grazie davvero!
Come ricompensa, un bel preambolo lunghissimo forse anche peggiore del precedente XD

Fine della seconda liceo, era giugno o giù di lì. In quel periodo nella nostra scuola avveniva un rito disumano, paragonabile al mitico sacrificio che l'isola di Creta doveva compiere per saziare il Minotauro.
Che poi, perchè il Minotauro dovesse mangiare carne non l'ho mai capito.
Alla nostra scuola avveniva un simile rituale. Decine di ragazzi venivano immolati per soddisfare gli appetiti sadici dell'amministrazione.
Di classi seconde ce n'erano... 6, se non ricordo male.
Di classi terze ce n'erano 5.
Come risolvere questo problema? Semplice: si estraeva a sorte una malcapitata classe che veniva smembrata, i suoi studenti accorpati a gruppetti alle altre classi.
Ora, penso voi sappiate già dove va parare il racconto. Quale classe sarà stata estratta?
Ovviamente la E, la classe di Gino, che...
Eh, magari. La mia classe, giustamente. Ero nella... B, mi pare. La B come la conoscevamo non sarebbe più esistita e io, insieme ad altri quattro malcapitati, sarei finito nella C.

Ora, la mia vecchia classe non era sto granchè. Non era il luogo idilliaco dove tutti si volevano bene e la figa scorreva a fiumi.
C'era la solita scala sociale.
C'erano i fighi che avevano tutto quello che volevano.
C'erano le fighe che a quelli come me non degnavano neanche uno sguardo.
E così via.
Però almeno ci si provava. Provavamo ad essere una classe, a fare le cose insieme, ad organizzare uscite tutti quanti almeno una volta al mese. Si faceva comunella. Le ragazze me l'hanno fatta solo annusare per due anni, vero, ma almeno mi rivolgevano la parola. Almeno ci ero uscito insieme la sera, vedendole nei loro bei vestiti.
Sarà stato il fatto che venivamo tutti da realtà simili, piccoli paesini di provincia, vicini alla grande Milano ma molto più poveri, della serie "vorrei ma non posso".

Finiamola con la nostalgia, arrivo nella nuova classe. La """"fantastica"""" Terza C.
Il grosso dei suoi studenti veniva da un paesino tra il mio e Milano. Un paesino piccolo, ma infinitamente snob. Un ghetto per riccastri insomma.
E mio dio quando si notava la cosa. Tutti erano pagliacci agghindati con vestiti di marca dalla testa ai piedi. Tutti con i soldi del papi e la puzza sotto al naso.
La cosa bella è che senza i soldini sarebbero stati tutti degli immensi falliti. Piuttosto stupidi, brutti, privi di senso dell'umorismo o del gusto. Delle spazzature umane.
La classe era in fase di assestamento non solo per il nostro arrivo, ma anche per il fatto che alcuni "big" (inteso come grandi idioti) della classe erano stati bocciati, avevano cambiato scuola, mollato o quant'altro, mentre si erano aggiunti un paio di ripetenti.
Avevamo quindi il gruppo dei fighetti: loro erano i boss. Loro giocavano a calcio meglio di Pelè, sarebbero andati tutti in serie A.
Un paio erano davvero bellocci, nulla di eccezionale ma grazie alla palestra e ai vestiti di marca erano passabili.
Un altro paio erano brutti e scemi in maniera inverosimile, ma se la sentivano quanto i loro compagni precedenti.
Due ripetenti erano ragazzi a modo, anche troppo. Timidi e schivi, stavano sempre sulle loro senza dire mai nulla. In tre anni ci avrò scambiato 10 parole.
Le ragazze, oh, le ragazze erano furbe. Avevano capito al volo come manipolare quegli scemi. Passavano il tempo a fare le civette, a compiacergli, a farli sentire davvero fighi ma senza davvero dare nulla in cambio. Un paio di loro erano fidanzate con ragazzi di fuori (eh, furbette), l'altro paio troieggiava ogni venerdì in discoteca, ma ai grandi figoni della loro classe neanche una carezzina.
E i grandi figoni della mia classe ci cascavano in pieno. Che imbecilli.
Oltre alle grandi fighe di legno c'erano le pazze. Le pazze erano più bruttine, se la tiravano meno, sembravano quasi abbordabili... ma erano pazze. Della serie che chiamavano la madre ogni fine intervallo per non farla stare in pensiero, all'idea di tenersi per mano con un ragazzo arrossivano come neanche negli anime e, ovviamente, se ti mettevi con loro dovevi sposarle o quasi.
I figoni principalmente le evitavano, ma ogni tanto cercavano conferma della loro mascolinità anche da loro, guadagnandosi una merita risatina imbarazzata che li gasavano neanche le avessero sverginate.
Poi c'ero io con i miei tre amici. Amici lo siamo diventati perchè eravamo tutti sfigati, più che altro. Più passava il tempo, pù mi chiedevo perchè ero loro amico in effetti.
Oltre a loro mi era capitata una ragazza. I professori avranno avuto pietà anche di noi sfigati.
Ovviamente mi sono beccato l'unica che non volevo, quella con cui ci avevo provato e che mi aveva respinto il modo davvero umiliante. Devo aggiungere altro?
E poi c'era Maria, unico flebile raggio di speranza. Una ragazza sfigatella ma simpatica e socievole.
Così si crea il ghetto. A sinistra davanti gli introversi, dietro la mia ex-cotta con Maria, poi io e i miei amici e un paio di pazze.
A destra i grandi figoni incommensurabili.

E così inizia il fantastico anno scolastico. Non è tanto terribile dopotutto: il fatto di essere stati divisi è una cosa che accomuna noi vecchi alunni della B! No?
No, in effetti, anche se è questo ciò che sostenevano i professori, per giustificare la mostruosa divisione.
Per un mesetto neanche è andata così: la vecchia gang della B si riuniva come se non fosse cambiato nulla. Poi sai, quelli della A hanno legato subito con i nuovi compagni (beati loro) e iniziano a uscire con loro.
Quelli della (nuova) B pure.
Quelli della D in po' sul cazzo ti stavano quindi uscirci insieme non ha senso.
E via. Nè amico della vecchia classe, nè amico della nuova. Schifato sia dai cani che dai lupi. Peggio di Balto cazzo.

Mi ricordo ancora i primi tentativi di socializzare dei nuovi compagni, se così possiamo chiamarli. Una delle fighe di legno, la più stronza e zoccola, fa passare un foglio ad alcuni: sta mappando chi è vergine e chi no.
Carino.
Fatto divertente: io non vengo neanche interpellato, vengo piazzato subito nei vergini.
Altro fatto divertente: anche tutti i figoni sono vergini, ma non si sa come se la sentono comunque e ci sfottono insieme alle troiette.
L'anno inizia davvero bene.
In tutto questo però non mi sfugge il fatto che Maria è stata interpellata e che, sorpresa sopresa, non è tra i vergini.
Anche per questo fatto mi sale la curiosità per questa ragazza, così dolce e sensibile ma che al tempo stesso è molto più esperta di molte compagne.
Tra un aiutarsi per l'interrogazioni e un consolarsi per essere degli sfigati in fondo alla catena alimentare, imparo a conoscere Maria molto bene. Diventa la mia confidente, seduta davanti a me, passiamo le lezioni a ridere e scherzare.
Scopro del suo ragazzo, conosciuto nell'altra prima (è ripetente se ricordate) e con cui sta insieme da due anni.
Oltre a parlare di gattini e unicorni, quando siamo da soli Maria non degna di raccontare particolari sconci. Il suo ragazzo se la scopa praticamente ogni giorno, quasi fosse un dovere.
Lei non pare particolarmente entusiasta, io faccio deduzione sul fatto che sia poco dotato e poco abile, ma non è che lei le possa confermare. Ha avuto solo lui, il meglio non sa cosa sia.
Più so cose di questo ragazzo più inizio a detestarlo. è della mia città, tra l'altro, e parlandone con altri scopro sempre cose peggiori.
Ignorante e cafone, è uno di quelli che frequenta la brutta gente della mia zona. Per brutta gente intendo gli aspiranti spacciatori/criminali che in effetti a 16 anni stavano per sbocciare e diventare a tutti gli effetti spacciatori e criminali.
Lo vedo solo una volta di sfuggita insieme a Maria e, mio dio, è pure brutto. Testa sproporzionata, orecchie giganti, denti storti e sguardo ebete. Madonna.
Non capisco davvero che cosa Maria trovi in lui. La cosa divertente è che Maria sembra essere d'accordo con me: anche se non lo ammette mai apertamente, sembra che ormai stia con lui solo per abitudine.
In effetti, c'era da aspettarsi che una come Maria non abbia il coraggio di lasciare un ragazzo. Lui, d'altro canto, ha una figa da scopare e se la tiene stretta. Brutta come la fame, già è tanto che ne ha trovato una.

Vi sto dicendo questo per sentirmi meno in colpa, visto che grazie a me lui ha un bel paio di corna? Forse.
In breve tempo io e Maria diventiamo amici. Io la aiuto nelle materie in cui è in difficoltà (matematica, fisica, scienze e italiano... robetta insomma) e lei mi consola per la mia sfiga cosmica. Mi abbraccia, mi da contatto umano.
Patetico come ero quel minimo di contatto mi faceva eccitare un sacco e a casa mi facevo delle gran seghe.
Ora io vorrei dirvi che il mio anno è andato male, che ci provavo con le tipe ma loro mi rifiutavano, ma neanche quello. Le tipe della mia classe proprio non mi cagavano, non esistevo. Era come se quell'anno io non ci fossi stato.
E a casa, quando mi segavo, venivano surclassate da Maria. Anche se loro erano fighe, la loro freddezza le penalizzava. Mentre Maria, pur così bruttina, aveva un calore che mi faceva eccitare di brutto.
Mi facevo delle gran seghe pensando a Maria.
Eh beh, alla fine il destino si stufa di prendermi in giro e mi fa un piccolo regalo.

Scopro che anche Maria è della mia città, e non un posto qualunque: il palazzo di fronte a dove abitavano i miei nonni.
Leggermente lontano da casa mia, ma so come raggiungerlo in ogni modo.
E così con la fine dell'inverno arrivano i miei pomeriggi a casa di Maria.
Che state pensando? Pomeriggi dove si studia, ovviamente.
All'inizio.
Quando i genitori di Maria fanno tardi, ci mettiamo sul divano a guarda la televisione. Io da furbastro le chiedo sempre di sdraiarci e stiamo molto stretti.
Io ne approfitto per stringerle i fianchi e la pancia, assaporando ancora di più il suo contatto.
Ho anche il cazzo duro premuto sul suo culo. All'epoca, pensavo e speravo non lo sentisse. Ora che sono piùsgamato so per certo che lo sentiva... e la cosa non gli dispiaceva affatto.
La svolta c'è stata grazie al nostro prof di italiano. Quel decrepito uomo mostrava una chiusura mentale e una bigotteria secondi a pochi. Per descriverlo in breve, sembrava fosse un alto esponente della Democrazia Cristiana. Le sue lezioni erano terribilmente noiose.
Un giorno, non si sa perchè, forse per animarci, forse perchè aveva bevuto, forse perchè era troppo rincoglionito per capire che cazzo stesse facendo, ci da come compiti a casa da leggere delle poesie un po' sconce.
Ora nulla di che, per carità, non pensate male. Roba PEGI 14 adatta ad una scuola pubblica, ma ci faceva capire che i poeti non scrivevano solo odi per l'amore platonico, ma si divertivano anche a descrivere la carne nelle sue gioiose e giocose forme.
Parole come "panettone" e "colonnato" per descrivere le forme femminili. E più abbondanti queste parti erano, più ispirato sembrava il poeta.
Ispirato sono anche io, il giorno che studio queste poesie con Maria. Lei imbarazzatissima, io cerca di stemperare la tensione con battute.
Più passa il tempo più le battute si fanno mirate e audaci.
"Dai Maria ma secondo te il tuo potrebbe essere definito un colonnato?"
"Smettila"
"Dai sul serio, è abbastanza grande? E se il prof me lo chiede? Io non ho mai visto un paio di tette, quando devono essere grandi per essere definite colonnato?"
"Sei proprio un cretino!"
"Non volevo offerti, sono troppo piccole? A me sembrano belle grandi"
"Ti sembra bene! Continua a leggere la poesia!"
"Voglio solo prendere un bel voto scusa! Io l'altroieri te l'ho fatto prendere 7/8 in scienze! Ora tu aiutami in italiano!"
"Come se potessi aiutarti, mi stai solo prendendo in giro!"
"Va bene, come vuoi, passiamo ad altro. Qua dice che il padrone di casa tastava per bene il panettone della domestica, assicurandosi che fosse adatto per il lavoro. Quando la domestica faceva un buon lavoro, il padrone le dava un pizzicotto sul panettone come premio... dov'è il premio per il 7/8?"
Maria in tutta risposta mi da un lieve pizzicotto sulla chiappa.
"Ecco qui! Contento?"
Cazzo no, mi ha fregato. Oppure...
La prendo per il braccio
"Fai la furbetta? Qua però la domestica mi pari tu... e hai cucinato un bel pranzetto!"
Prima che possa reagire, le pizzico energicamente una natica.
"Ma che cazzo fai! Ti sembra il caso?" esclama lei, ma il tono non sembra essere arrabbiato quanto dovrebbe.
Io tutta risposta io l'abbraccio e le stringo una chiappa.
Lei mi allontana, indignata e si sdraia sul divano a guardare la tele.
"Abbiamo finito di studiare?" le chiedo
"Lo sai anche tu che queste poesie sono facilissime! Non hai bisogno di studiarle, vuoi solo fare il cretino! Vieni qui, piuttosto".
Mi sdraio dietro di lei.
"Perchè, qui non lo posso fare il cretino?" chiedo io mentre le metto una mano sul fianco.
Lei non dice nulla, ma sembra agitata. Io ho il cazzo durissimo. Le metto una mano tra il fianco e la chiappa. Le in tutta risposta spinge forte il culo sul mio pacco, per impedirmi con la mano di scivolare giù.
Cazzo.
"Ah... ma vedo che ti piace il mio panettone" dice lei maliziosa.
Io non so che fare. Facevo tanto i gradasso prima, ma ora sono impietrito.
"Che c'è, ora stai zitto? Non dovevo? Pensavo che preferissi così, ma forse preferiresti toccare solo con la mano, allora?"
Ritrovo coraggio, le metto le mani sui fianchi e la spingo forte verso di me. Il bozzo dei miei pantaloni è tra le sue chiappe, strette dai i leggings.
"Ah..." lei si lascia sfuggire un piccolo gemito.
Io non so che fare. Maria rimane ferma, il mio cazzo pulsante premuto su di lei.
Rimaniamo così per un po'. Ogni tanto io mi muovo leggermente, strusciandomi. Lei non sembra reagire.
Inizia a farsi un po' tardi e quel giorno i suoi sarebbero tornati presto. Non so che fare. Non voglio interrompere questa sensazione.
"Si sta facendo tardi..." sussura lei con tono caldo.
Io non reagisco, apposta. Continuo a strusciarmi.
"Facciamo così: adesso andiamo a studiare, ma prima ti do il premio che meriti..."
Maria si alza e, senza che me o aspetti, si alza la maglietta, scoprendo i seni.
Le prime tette che io abbia visto.
Una bella terza non troppo abbondante, Leggermente cascante. Bianco pallide, con un po' di lentiggini all'attaccatura con il petto. Capezzoli tondi e rosa, belli turgidi.
Io sono estasiato.
Come un drone, mi muovo meccanicamente protendendo le mani.
"Ah no! Fermo là! Tutto vuole lui! Per quello, mi dovevi almeno far prendere 8!" dice Maria, ricoprendosi.
Prima che io possa ribattere torna in cucina a studiare.
Poco tempo dopo sono arrivati i suoi.
Ma da lì, è stata un escalation.

Non succedeva sempre, ma succedeva spesso. Abbracciavo Maria e, piano piano iniziavo a toccarla. Le prima volte era sopra i vestiti. Le accarezzavo il culo, le strizzavo le tette.
Poi arrivai a metterle le mani sotto la maglietta, stingendo i seni e stuzzicando i capezzoli.
Poi iniziai a metterle le mani nei pantaloni, toccandole le chiappe.
Maria non diceva mai niente. Io le strusciavo il cazzo duro da dietro, eccitandomi tantissimi.
Un giorno feci passare la mano da dietro a davanti, toccandole la figa.
"Che fai?" mi disse lei leggermente allarmata.
In tutta risposta io le strusciai il cazzo più forte e continuai a toccarla.
La prima figa che toccavo. Non me la aspettavo così bagnata.
Le sue labbra erano piuttosto grosse e carnose. Il suo clitoride piccolo e non facile da individuare. La toccavo in modo grossolano, inesperto, ma delicato.
A lei piaceva, e gemeva in modo sottile.
Ogni volta andavo sempre più in là. Le baciavo il collo, le succhiavo i capezzoli. la toccavo sempre con più foga. Finchè un giorno arrivai a spogliarla, metterla seduta gambe larghe davanti a me per sditalinarla. iniziai con un dito per arrivare in fretta a due. Lei godeva come non mai, le miei dita entravano e uscivano muovendo le sue labbra avanti e indietro.
Maria godeva davvero, ansimando insistentemente.
io avevo il cazzo gonfissimo e arrivato a casa mi segavo come un matto.
Oltre a sditalinarla iniziai a leccarle la figa e il clitoride, ad accarezzarle l'ano, a farle di tutto.
Maria si faceva fare tutto, protestando solo quando i suoi rischiavano di tornare e semplicemente godendo quando era tutto tranquillo.

Arrivo l'estate e ci fu una pausa. Io e Maria non ci vedemmo mai, lei presa dal ragazzo. Io cercai di trovarmi qualcuna, fallendo miseramente.
Riprese la scuola, era la quarta e non sapevo che fare. Da un lato mi sentivo in colpa perchè comunque Maria era fidanzata, dall'altro avevo una voglia matta di scoparmela che non ci vedevo più.
Le prime volte da lei fu imbarazzante. Non sapevo che fare e ci limitammo a studiare.
Poi un giorno venne a scuola truccata con un ombretto nuovo, blu scuro. Non era un trucco troppo ben realizzato, ma non so perchè mi fece eccitare da matti.
Le chiesi di vederla e lei accettò, pur sapendo che non c'erano compiti particolarmente difficili da fare.
Giunto a casa sua le saltai subito addosso, spogliandola e toccandola ovunque. Maria si fece fare tutto.
La misi sul divano e iniziai a sditalinarla con foga, leccandole il clitoride.
Avevamo tutto il pomeriggio a disposizione e le feci un ditalino lunghissimo, continuando a masturbarla e stimolarla in ogni modo.
Ad un certo punto mi tolsi i pantaloni e mi sdraiai a fianco a lei. Mentre continuavo a toccarla, iniziai a strusciarmi sempre più forte, mentre le leccavo il collo e le ansimavo nell'orecchio. Ad un certo punto la guardai negli occhi, con quell'ombretto blu, e la baciai con foga, mentre tirai fuori il cazzo dalle mutande e inizia a strusciarlo tra le sue gambe.
Lei iniziò a gemere forte, poi si fermò.
"Aspetta" mi disse "se vuoi posso fartelo io un favore per una volta".
Lei andò veloce nell'altra stanza e tornò con un fazzolettino. Si inginocchiò davanti a me e iniziò a masturbarmi.
La sega non era troppo ben fatta, ma era la mia prima sega e la sensazione fu bellissima.
Ero già carico da prima, quindi mi ci volle poco. Anche se, prima di venire, chiesi a Maria di aumentare il ritmo.
Lei mi ascoltava gemere con interesse ed eccitazione e, quando le dissi "Più veloce" lei mi accontentò. Poco dopo venni e Maria fu veloce nel raccogliere gli schizzi nel fazzoletto.

Le volte successive furono più fredde del previsto. Io non sapevo bene che fare. Provai a lasciarle di più l'iniziativa, a vedere se lei faceva qualcosa. Dopo un paio di giornate in cui non successe quasi nulla se non qualche timido toccamento durante gli abbracci, decisi che dovevo passare alla strategia opposta.
Attacco totale.
Un giorno che avevamo pochi compiti e molto tempo a disposizione la portai sul divano e la spogliai. Maria si fece fare tutto.
Iniziai a spogliarla e a leccarla. Poi inizia a spogliarmi io, completamente.
Ero nudo, con il cazzo in tiro di fronte a Maria. Mi avvicinai, portandolo pericolosamente vicino alla sua figa. Maria si fermò e si alzo di scatto.
Senza dirmi nulla si precipita in camera, facendo cenno di seguirmi. Cerca una cosa nel cassetto, poi si sdraia supina e a gambe larghe.
Io saltai sul letto, precipitandomi verso di lei. Portai il cazzo verso l'ingresso della figa di Maria, strusciando il clitoride e le labbra con la mia cappella. Com'era bagnata!. Lo strusciai un po' cercando di capire come infilarlo. Stavo per scoparmi Maria!
Lei mi fermò e mi disse "Metti questo", porgendomi un preservativo.
Io obbedii senza protestare, per un qualche miracolo divino riuscii a mettere il preservativo praticamente subito.
Ripetei il procedimento di prima e, una volta trovato l'ingresso, che era leggermente più in basso rispetto a quello che pensavo, iniziai a infilarlo. Anche grazie al preservativo, il mio cazzo entro subito. Procedetti molto piano, gustandomi la sensazione. Anche se ovattata dal preservativo, potevo sentire la sensazione della sua figa intorno a me.
Inizia a dare qualche colpo, lento e maldestro. Quando riuscii a metterlo tutto dentro, fu una goduria immensa. Cercai di spingere più forte che potevo, ma in risultati non furono i migliori.
Scopai Maria al meglio che potevo. Lei ogni tanto gemeva, più forte del solito. Era davvero eccitante.
Come prima volta durai poco. Nulla di troppo imbarazzante, ma era prevedibile.
Mi scaricai dentro di lei, dando delle leggere bottarelle. Fu molto intenso. Finito il mio orgasmo Maria mi scostò rapidamente e mi chiese di darle il preservativo. Una volta accontentata, andò in bagno a controllarlo.
Ci rivestimmo in fretta nel timore che arrivassero i suoi. In realtà mancava ancora un po', ma forse ci sentivamo entrambi i colpevoli per quello che avevamo fatto.
I suoi non arrivarono e io dovevo andare.
La salutai con un bacio. I suoi baci, però, erano sempre freddi. Io avevo ancora delle voglie, così le afferrai con forza il culo, stringendola a me.
"Hey calmo tu! Cos'è, non ti è bastato?" mi disse lei, scostandosi.
La salutai e me ne andai. Avevo scopato con Maria!

Da allora, ogni volta che avevo voglia, me la scopavo. Maria si faceva far tutto senza dire nulla. Iniziavo con i preliminari per lei, andavamo in camera, preservativo e via. Mi stendevo su di lei e la scopavo meglio che potevo. Le mie prestazioni migliorarono in fretta e si sentiva. Maria gemeva sempre con più foga, anche se non arrivava mai a gridare.
In breve, però, mi stufai. Mi stufai di doverla sempre toccare io, mi stufai del solito missionario, e quant'altro.
Sapevo bene com'era fatta Maria, sapevo che se volevo qualcosa dovevo semplicemente prendermela.
Così iniziai a chiedere.
Chiese una sega e mi venne fatta. Ma onestamente Maria non era bravissima e farmi masturbare serviva solo a farmi durare meno durante il sesso. Decisi che non ne valeva la pena.
Chiese un pompino e, beh, sapete com'è andata. Quelli erano un no categorico. I due che mi sono goduto sono state le uniche, fantastiche eccezioni.
Provai a non farle preliminari, ma la cosa non funzionò troppo. Maria era difficile da far eccitare senza leccate e ditalini. Era abbastanza facile capire quando era pronta perchÃèi suoi capezzoli diventavano belli turgidi e si bagnava tanto, ma senza stimolazioni diretti si faticava a raggiungere quello stato.
Alla fine, nessuna delle cose precedenti mi importavano troppo, la cosa che mi pesava di più era quella noiosa monoposizione.
Sempre a missionario. Le provai tutte eh, alzandole una o entrambe le gambe, stringendole il culo e quant'altro. Però quella posizione, dopo un po', iniziò ad annoiarmi.
Così ne chiesi altre. Maria all'inizio era contraria, ma dopo un po' mi concesse la pecorina.
Fu fantastico: si mise a 90, con il culo bello pronto ad essere afferrato. La penetrai, le afferrai i fianchi e inizia a scoparla selvaggiamente. Wow! Si vede che questa èla posizione in cui i nostri antenaati scopavano milioni di anni fa, ti da un brivido davvero selvaggio! Era fantastico sentire il bel culo tondo di Maria rimbalzare su di me ad ogni colpo.
La prima volta a pecorina finì molto presto, ma fu bellissima. Il mio orgasmo fu intenso come non mai.
Da allora, ogni scopata iniziava con il missionario e terminava con la pecorina. Migliorai anche, ma dovevo stare attento perchè se esageravo con i colpi facevo male a Maria. Dovevo stare attento anche con il suo bel culetto: dopo qualche esperimento, mi permise di stuzzicarlo. Niente dita dentro o sculacciate, ma se lo accarezzavo a lei piaceva... e si sentiva.
Una volta, me lo ricordo bene, mi stavo godendo la scopata. Ci avevo preso l'abitudine e stavo iniziando a durare un po' di più. Lei era a 90 sul bordo del letto e io in piedi, la sbattevo con forza... anche un po' troppa. Lei ansima forte "stai venendo vero? Non ce la faccio più..." mi chiede. Io provo ad andare più forte ma ancora non riesco a venire. Lei mi chiede una pausa.
La pausa dura molto poco, la faccio mettere a missionario e continuo a scoparla... ma ancora il mio orgasmo tarda ad arrivare.
"Ti prego sbrigati... a breve torneranno i miei" ansima lei.
"Maria... toccami le palle ti prego" le chiedo. Una cosa che non avevo mai e che immaginavo non la facesse impazzire.
Maria però obbedisce e inizia a toccarmi leggermente le palle. Mentre io spingo ancora a ancora le sue mani si fanno piò energiche. Sento il mio orgasmo carico e pronto.
"Ah.... vengo Maria" rantolo dal piacere.

La posizione in cui mi ha fatto più dannare metterla è stata con lei sopra (o cowgirl se vogliamo fa' gli americani).
Adduceva mille scuse. E non era capace, e si stancava e si vergognava.
Ma quanto doveva divertirsi quel roito del suo ragazzo a scoparsela in una sola posizione?
Fortunamente ho avuto l'asso nella manica per convincerla.
Capitava spesso a noi due di rimanere soli all'intervallo. I fighetti uscivano perchè beh, erano fighetti. Le pazze uscivano per stalkerare i ragazzi che le avevano guardate le settimane prime e che quindi, chiaramente, erano innamorate di loro. Rimanevo io con gli altri sfigatelli. Ad un certo punto anche gli sfigatelli presero ad uscire, però. Ogni tanto anche io e Maria uscivamo, ma poi decidemmo di rimanere più spesso soli in aula a "studiare"... che secchioni vero?
Io la toccavo e palpavo ovunque. Maria si vergognava un sacco, ma sotto sotto si eccitava anche da morire. L'idea di farsi beccare da una qualche troietta impomatata mentre scopava doveva attizzarla parecchio.
Comunque, con gli altri stavamo davvero attenti a non dare il minimo segno. Se ci avessero scoperto, sarebbe stata la fine. Conoscendo i miei "amici" futuri calciatori, sarebbe stati così frustrati dal sapere che io avevo scopato e loro no che avrebbero spifferato tutto al ragazzo di Maria. Quel coglioncello aveva una faccia da schiaffa assurda e se avesse provato a dirmi qualcosa ne avrebbe prese tante, ma tante. Però conosceva un sacco di delinquenti che avrebbero fatto trovare in un sacco in fondo a un fosso.
D'altro canto le troiette avrebbero spettegolato della povera Maria, scopertasi troia all'improvviso, sputtanandola con l'intera scuola.
No no, stavamo ben attenti.
Ma come vi ho detto nella parte prima, la nostra classe era davvero isolata e quando eravamo soli, lo eravamo davvero.
Così un giorno, dopo averla toccacciata per bene e averla fatta bagnare anche troppo, le proposi di andare nel bagno a scopare.
Ovviamente disse di no.
E lo disse anche la volta dopo che glielo chiesi. E quella dopo ancora. Ma vedevo che l'idea la stuzzicava.
Così feci due cose. La prima fu di fare delle "prove", appostati davanti ai bagni, a vedere chi entrava e chi usciva. Risposta: praticamente nessuno. Chi entrava sbrigava le sue faccende e se ne andava alla svelta: non era un luogo di ritrovo e chiacchiere come i bagni di altri piani e corridoi.
Dopo questo, convinsi Maria ad esercitarsi nello stare sopra. Dopotutto era la posizione migliore per scopare in quello stretto bagno.
Così a casa sua provammo. Il primo tentativo fu un disastro. Si vergognava, tartagliava. Rimase su 30 secondi, il tempo di dare 5-6 colpetti, poi disse di essere stanca.
Me la scopai per bene a pecorina, con una foga superiore al solito per punirla. La troietta, sapendo quello che aveva fatto, stava zitta e non si lamentava mentre veniva sfondata per bene.
La seconda volta presi io l'iniziativa. La feci mettere sopra e inizia a scoparla io, muovendo il bacino in modo ritmico e deciso. Che le mani le afferai il culo, tenendolo e abbassandolo ogni colpo che davo. Tra le spinte e l'aiuto che mi davo con le mani, riuscii a scoparmela con forza vigore. Maria era stupita e gemeva fortemente. La sensazione del suo culo tondo e morbido tra le mie mani, che veniva sbattuto ancora e ancora sul mio cazzo duro era estasiante. Venni copiosamente, esalando alla fine un respiro soddisfatto. Maria si accasciò su di me, sfinita. Il momento durò poco, perchè come un lampo le arrivò l'illuminazione e si tolse per controllare il preservativo.
Dopo un paio di altre belle scopate in cui lei si immedesimava sempre più nel ruolo di cowgirl e un paio di ronde davanti al bagno, Maria era finalmente pronta a farsi scopare in bagno.
Seduto sul cesso sporgendo un po', Maria si metteva a cavalcioni su di me. A volte teneva le gambe sul pavimento e dava delle spinte lievi ma costanti. A volta piegava le gambe, mettendosi a ranocchia e scopando violentemente, con spinte veloci e decise. Così si stancava in fretta e facevamo rumore, ma era bellissimo e io venivo in fretta.
Da un punto di vista prettamente meccanico, il sesso in bagno non era sto granchè: vuoi mettere la comodità di un letto spazioso e del poter fare tutte le posizioni che vuoi? Tuttavia, il senso di trasgressione gli dava quel brivido in più. Anche Maria tornava a testa alta in classe dopo una bella scopata, non esitando a guardare le sue compagne troiette con aria derisoria.

E qui giungiamo all'inizio del racconto, quando conosco Giovanna. Dapprima l'averla conosciuta mi frena un po' Maria.
Cosa che non le dispiace troppo, perchè in effetti ci stavamo prendendo la mano e i nostri voti ne avevano risentito.
Ma dopo aver scoperto del ragazzo di Giovanna ho ripreso a scoparmi Maria anche più di prima. A volte anche doppio, a scuola e poi a casa sua. Verso la fine dell'anno riuscii anche prendere la patente, cosa che mi consentiva di andare a trovare Maria anche la sera... e scoparmela per bene.
Anche Maria non averne mai abbastanza. Pur continuando ad avere i suoi tabù, ad essere remissiva e silenziosa, si vedeva che le piaceva scoparmi. Ogni tanto accontentava qualche mia fantasia non troppa spinta. Mi ricordo quando le chiesi di non stare nuda, ma di indossare il suo imbarazzante maglioncino con il cuore e delle altrettanto imbarazzanti calze lunghe con i colori dell'arcobaleno il tutto coronato da una coda tenuta insieme da un fermaglio vaporoso e rosa, mentre me la montavo davanti allo specchio.
Un'altra volta le chiesi l'opposto, facendole mettere un completino di pizzo nero con abbinato perizoma (l'aveva comprato per il suo ragazzo con delle amiche, ma si vergognava troppo per metterlo) e l'avevo fatta truccare pesantemente con l'ombretto blu che mi arrapava tanto.

Tra molte belle scopate l'anno scolastico finisce. Per questo o quell'altro motivo io e Maria iniziamo a sentirci poco, ma ci sentiamo: è fine giugno e messaggiando Maria mi dice che ha finalmente lasciato il suo ragazzo.
Io ne sono davvero contento e credetemi, non per il fattore scopate. Era felice che una persona tanto di merda fosse uscita dalla vita di quella povera ragazza.
Arriva luglio e lei parte. Arriva agosto e parto io. In pratica, non ci sentiamo dall'inizio della scuola.
Arriva la scuola e beh, io sono tre mesi che non scopo. Non che non ci abbia provate d'estate, ma nada come al solito.
Però mi par brutto andar da Maria a scopare subito il primo giorno, manco non aspettassi altro da giugno (era così). Che cafonata.
Aspetto un po', poi chiedo a Maria di studiare insieme. Lei non vuole, ha da fare e dopotutto l'anno è appena iniziato, le materie sono ancora gestibili.
E gira e rigira lei mi racconta di questo ragazzo che ha conosciuto e le piace molto. E mentre io sono lì che dico "ah... ok..." e non so che fare, passa una settimana e loro si mettono insieme.
Vado a studiare da Maria e lei è ben chiara che con questo si trova bene e che non ha intenzione di tradirlo. Lo fa con mille scuse, e mi dispiace, e perdonami.
E io sono lì tutto "Ma tranquilla! Ma ti pare! Ma è normale! Ma figurati! Ahahah non preoccuparti, va tutto bene! Alla grande!"
è stata con questo per anni... e io non mi sono più scopato Maria.
 
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ssaiyabiv

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Magari Maria sperava proponessi qualcosa di più quando ti ha comunicato di aver lasciato il ragazzo... Bel racconto però ;)
 

Cuckchieti

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Che cavolo, non ho ancora abbastanza tempo per leggere.
Più tardi mi metto a pari...
Voglio sapere come continua
 

armando.b

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Racconto molto bello e scritto bene.

Mi ricorda anche a me il periodo liceale ed il fascino delle bruttine: alla fine siamo tutti bravi a andare dietro alla strafiga del primo banco o alla bionda occhi azzurri. Eppure durante quei magici cinque anni hanno motivo di esserci anche le bruttine (che magari ci piacciono ugualmente come gusti) trascurate dalla massa e per questo più arrapate e disposte a sganciarla. La "mia" bruttina della terza liceo anzichè Maria si chiamava Miriam: sono stato abbastanza saggio da farmi segare e succhiare come se non ci fosse stato un domani con la scusa di aiutarla in matematica per gli esami di riparazione a settembre; non abbastanza saggio da non aver proseguito i rapporti e non essermela fatta. Soprattutto ora che fa l'università ed è migliorata molto, ma s'è fidanzata...
 

Cuckchieti

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Allora innanzitutto grazie ragazzi, non pensavo di avere un "pubblico" trepidante in attesa del seguito. Pensavo di pubblicare questa cosa ed essere ignorato da tutti. Grazie davvero!
Come ricompensa, un bel preambolo lunghissimo forse anche peggiore del precedente XD

Fine della seconda liceo, era giugno o giù di lì. In quel periodo nella nostra scuola avveniva un rito disumano, paragonabile al mitico sacrificio che l'isola di Creta doveva compiere per saziare il Minotauro.
Che poi, perchè il Minotauro dovesse mangiare carne non l'ho mai capito.
Alla nostra scuola avveniva un simile rituale. Decine di ragazzi venivano immolati per soddisfare gli appetiti sadici dell'amministrazione.
Di classi seconde ce n'erano... 6, se non ricordo male.
Di classi terze ce n'erano 5.
Come risolvere questo problema? Semplice: si estraeva a sorte una malcapitata classe che veniva smembrata, i suoi studenti accorpati a gruppetti alle altre classi.
Ora, penso voi sappiate già dove va parare il racconto. Quale classe sarà stata estratta?
Ovviamente la E, la classe di Gino, che...
Eh, magari. La mia classe, giustamente. Ero nella... B, mi pare. La B come la conoscevamo non sarebbe più esistita e io, insieme ad altri quattro malcapitati, sarei finito nella C.

Ora, la mia vecchia classe non era sto granchè. Non era il luogo idilliaco dove tutti si volevano bene e la figa scorreva a fiumi.
C'era la solita scala sociale.
C'erano i fighi che avevano tutto quello che volevano.
C'erano le fighe che a quelli come me non degnavano neanche uno sguardo.
E così via.
Però almeno ci si provava. Provavamo ad essere una classe, a fare le cose insieme, ad organizzare uscite tutti quanti almeno una volta al mese. Si faceva comunella. Le ragazze me l'hanno fatta solo annusare per due anni, vero, ma almeno mi rivolgevano la parola. Almeno ci ero uscito insieme la sera, vedendole nei loro bei vestiti.
Sarà stato il fatto che venivamo tutti da realtà simili, piccoli paesini di provincia, vicini alla grande Milano ma molto più poveri, della serie "vorrei ma non posso".

Finiamola con la nostalgia, arrivo nella nuova classe. La """"fantastica"""" Terza C.
Il grosso dei suoi studenti veniva da un paesino tra il mio e Milano. Un paesino piccolo, ma infinitamente snob. Un ghetto per riccastri insomma.
E mio dio quando si notava la cosa. Tutti erano pagliacci agghindati con vestiti di marca dalla testa ai piedi. Tutti con i soldi del papi e la puzza sotto al naso.
La cosa bella è che senza i soldini sarebbero stati tutti degli immensi falliti. Piuttosto stupidi, brutti, privi di senso dell'umorismo o del gusto. Delle spazzature umane.
La classe era in fase di assestamento non solo per il nostro arrivo, ma anche per il fatto che alcuni "big" (inteso come grandi idioti) della classe erano stati bocciati, avevano cambiato scuola, mollato o quant'altro, mentre si erano aggiunti un paio di ripetenti.
Avevamo quindi il gruppo dei fighetti: loro erano i boss. Loro giocavano a calcio meglio di Pelè, sarebbero andati tutti in serie A.
Un paio erano davvero bellocci, nulla di eccezionale ma grazie alla palestra e ai vestiti di marca erano passabili.
Un altro paio erano brutti e scemi in maniera inverosimile, ma se la sentivano quanto i loro compagni precedenti.
Due ripetenti erano ragazzi a modo, anche troppo. Timidi e schivi, stavano sempre sulle loro senza dire mai nulla. In tre anni ci avrò scambiato 10 parole.
Le ragazze, oh, le ragazze erano furbe. Avevano capito al volo come manipolare quegli scemi. Passavano il tempo a fare le civette, a compiacergli, a farli sentire davvero fighi ma senza davvero dare nulla in cambio. Un paio di loro erano fidanzate con ragazzi di fuori (eh, furbette), l'altro paio troieggiava ogni venerdì in discoteca, ma ai grandi figoni della loro classe neanche una carezzina.
E i grandi figoni della mia classe ci cascavano in pieno. Che imbecilli.
Oltre alle grandi fighe di legno c'erano le pazze. Le pazze erano più bruttine, se la tiravano meno, sembravano quasi abbordabili... ma erano pazze. Della serie che chiamavano la madre ogni fine intervallo per non farla stare in pensiero, all'idea di tenersi per mano con un ragazzo arrossivano come neanche negli anime e, ovviamente, se ti mettevi con loro dovevi sposarle o quasi.
I figoni principalmente le evitavano, ma ogni tanto cercavano conferma della loro mascolinità anche da loro, guadagnandosi una merita risatina imbarazzata che li gasavano neanche le avessero sverginate.
Poi c'ero io con i miei tre amici. Amici lo siamo diventati perchè eravamo tutti sfigati, più che altro. Più passava il tempo, pù mi chiedevo perchè ero loro amico in effetti.
Oltre a loro mi era capitata una ragazza. I professori avranno avuto pietà anche di noi sfigati.
Ovviamente mi sono beccato l'unica che non volevo, quella con cui ci avevo provato e che mi aveva respinto il modo davvero umiliante. Devo aggiungere altro?
E poi c'era Maria, unico flebile raggio di speranza. Una ragazza sfigatella ma simpatica e socievole.
Così si crea il ghetto. A sinistra davanti gli introversi, dietro la mia ex-cotta con Maria, poi io e i miei amici e un paio di pazze.
A destra i grandi figoni incommensurabili.

E così inizia il fantastico anno scolastico. Non è tanto terribile dopotutto: il fatto di essere stati divisi è una cosa che accomuna noi vecchi alunni della B! No?
No, in effetti, anche se è questo ciò che sostenevano i professori, per giustificare la mostruosa divisione.
Per un mesetto neanche è andata così: la vecchia gang della B si riuniva come se non fosse cambiato nulla. Poi sai, quelli della A hanno legato subito con i nuovi compagni (beati loro) e iniziano a uscire con loro.
Quelli della (nuova) B pure.
Quelli della D in po' sul cazzo ti stavano quindi uscirci insieme non ha senso.
E via. Nè amico della vecchia classe, nè amico della nuova. Schifato sia dai cani che dai lupi. Peggio di Balto cazzo.

Mi ricordo ancora i primi tentativi di socializzare dei nuovi compagni, se così possiamo chiamarli. Una delle fighe di legno, la più stronza e zoccola, fa passare un foglio ad alcuni: sta mappando chi è vergine e chi no.
Carino.
Fatto divertente: io non vengo neanche interpellato, vengo piazzato subito nei vergini.
Altro fatto divertente: anche tutti i figoni sono vergini, ma non si sa come se la sentono comunque e ci sfottono insieme alle troiette.
L'anno inizia davvero bene.
In tutto questo però non mi sfugge il fatto che Maria è stata interpellata e che, sorpresa sopresa, non è tra i vergini.
Anche per questo fatto mi sale la curiosità per questa ragazza, così dolce e sensibile ma che al tempo stesso è molto più esperta di molte compagne.
Tra un aiutarsi per l'interrogazioni e un consolarsi per essere degli sfigati in fondo alla catena alimentare, imparo a conoscere Maria molto bene. Diventa la mia confidente, seduta davanti a me, passiamo le lezioni a ridere e scherzare.
Scopro del suo ragazzo, conosciuto nell'altra prima (è ripetente se ricordate) e con cui sta insieme da due anni.
Oltre a parlare di gattini e unicorni, quando siamo da soli Maria non degna di raccontare particolari sconci. Il suo ragazzo se la scopa praticamente ogni giorno, quasi fosse un dovere.
Lei non pare particolarmente entusiasta, io faccio deduzione sul fatto che sia poco dotato e poco abile, ma non è che lei le possa confermare. Ha avuto solo lui, il meglio non sa cosa sia.
Più so cose di questo ragazzo più inizio a detestarlo. è della mia città, tra l'altro, e parlandone con altri scopro sempre cose peggiori.
Ignorante e cafone, è uno di quelli che frequenta la brutta gente della mia zona. Per brutta gente intendo gli aspiranti spacciatori/criminali che in effetti a 16 anni stavano per sbocciare e diventare a tutti gli effetti spacciatori e criminali.
Lo vedo solo una volta di sfuggita insieme a Maria e, mio dio, è pure brutto. Testa sproporzionata, orecchie giganti, denti storti e sguardo ebete. Madonna.
Non capisco davvero che cosa Maria trovi in lui. La cosa divertente è che Maria sembra essere d'accordo con me: anche se non lo ammette mai apertamente, sembra che ormai stia con lui solo per abitudine.
In effetti, c'era da aspettarsi che una come Maria non abbia il coraggio di lasciare un ragazzo. Lui, d'altro canto, ha una figa da scopare e se la tiene stretta. Brutta come la fame, già è tanto che ne ha trovato una.

Vi sto dicendo questo per sentirmi meno in colpa, visto che grazie a me lui ha un bel paio di corna? Forse.
In breve tempo io e Maria diventiamo amici. Io la aiuto nelle materie in cui è in difficoltà (matematica, fisica, scienze e italiano... robetta insomma) e lei mi consola per la mia sfiga cosmica. Mi abbraccia, mi da contatto umano.
Patetico come ero quel minimo di contatto mi faceva eccitare un sacco e a casa mi facevo delle gran seghe.
Ora io vorrei dirvi che il mio anno è andato male, che ci provavo con le tipe ma loro mi rifiutavano, ma neanche quello. Le tipe della mia classe proprio non mi cagavano, non esistevo. Era come se quell'anno io non ci fossi stato.
E a casa, quando mi segavo, venivano surclassate da Maria. Anche se loro erano fighe, la loro freddezza le penalizzava. Mentre Maria, pur così bruttina, aveva un calore che mi faceva eccitare di brutto.
Mi facevo delle gran seghe pensando a Maria.
Eh beh, alla fine il destino si stufa di prendermi in giro e mi fa un piccolo regalo.

Scopro che anche Maria è della mia città, e non un posto qualunque: il palazzo di fronte a dove abitavano i miei nonni.
Leggermente lontano da casa mia, ma so come raggiungerlo in ogni modo.
E così con la fine dell'inverno arrivano i miei pomeriggi a casa di Maria.
Che state pensando? Pomeriggi dove si studia, ovviamente.
All'inizio.
Quando i genitori di Maria fanno tardi, ci mettiamo sul divano a guarda la televisione. Io da furbastro le chiedo sempre di sdraiarci e stiamo molto stretti.
Io ne approfitto per stringerle i fianchi e la pancia, assaporando ancora di più il suo contatto.
Ho anche il cazzo duro premuto sul suo culo. All'epoca, pensavo e speravo non lo sentisse. Ora che sono piùsgamato so per certo che lo sentiva... e la cosa non gli dispiaceva affatto.
La svolta c'è stata grazie al nostro prof di italiano. Quel decrepito uomo mostrava una chiusura mentale e una bigotteria secondi a pochi. Per descriverlo in breve, sembrava fosse un alto esponente della Democrazia Cristiana. Le sue lezioni erano terribilmente noiose.
Un giorno, non si sa perchè, forse per animarci, forse perchè aveva bevuto, forse perchè era troppo rincoglionito per capire che cazzo stesse facendo, ci da come compiti a casa da leggere delle poesie un po' sconce.
Ora nulla di che, per carità, non pensate male. Roba PEGI 14 adatta ad una scuola pubblica, ma ci faceva capire che i poeti non scrivevano solo odi per l'amore platonico, ma si divertivano anche a descrivere la carne nelle sue gioiose e giocose forme.
Parole come "panettone" e "colonnato" per descrivere le forme femminili. E più abbondanti queste parti erano, più ispirato sembrava il poeta.
Ispirato sono anche io, il giorno che studio queste poesie con Maria. Lei imbarazzatissima, io cerca di stemperare la tensione con battute.
Più passa il tempo più le battute si fanno mirate e audaci.
"Dai Maria ma secondo te il tuo potrebbe essere definito un colonnato?"
"Smettila"
"Dai sul serio, è abbastanza grande? E se il prof me lo chiede? Io non ho mai visto un paio di tette, quando devono essere grandi per essere definite colonnato?"
"Sei proprio un cretino!"
"Non volevo offerti, sono troppo piccole? A me sembrano belle grandi"
"Ti sembra bene! Continua a leggere la poesia!"
"Voglio solo prendere un bel voto scusa! Io l'altroieri te l'ho fatto prendere 7/8 in scienze! Ora tu aiutami in italiano!"
"Come se potessi aiutarti, mi stai solo prendendo in giro!"
"Va bene, come vuoi, passiamo ad altro. Qua dice che il padrone di casa tastava per bene il panettone della domestica, assicurandosi che fosse adatto per il lavoro. Quando la domestica faceva un buon lavoro, il padrone le dava un pizzicotto sul panettone come premio... dov'è il premio per il 7/8?"
Maria in tutta risposta mi da un lieve pizzicotto sulla chiappa.
"Ecco qui! Contento?"
Cazzo no, mi ha fregato. Oppure...
La prendo per il braccio
"Fai la furbetta? Qua però la domestica mi pari tu... e hai cucinato un bel pranzetto!"
Prima che possa reagire, le pizzico energicamente una natica.
"Ma che cazzo fai! Ti sembra il caso?" esclama lei, ma il tono non sembra essere arrabbiato quanto dovrebbe.
Io tutta risposta io l'abbraccio e le stringo una chiappa.
Lei mi allontana, indignata e si sdraia sul divano a guardare la tele.
"Abbiamo finito di studiare?" le chiedo
"Lo sai anche tu che queste poesie sono facilissime! Non hai bisogno di studiarle, vuoi solo fare il cretino! Vieni qui, piuttosto".
Mi sdraio dietro di lei.
"Perchè, qui non lo posso fare il cretino?" chiedo io mentre le metto una mano sul fianco.
Lei non dice nulla, ma sembra agitata. Io ho il cazzo durissimo. Le metto una mano tra il fianco e la chiappa. Le in tutta risposta spinge forte il culo sul mio pacco, per impedirmi con la mano di scivolare giù.
Cazzo.
"Ah... ma vedo che ti piace il mio panettone" dice lei maliziosa.
Io non so che fare. Facevo tanto i gradasso prima, ma ora sono impietrito.
"Che c'è, ora stai zitto? Non dovevo? Pensavo che preferissi così, ma forse preferiresti toccare solo con la mano, allora?"
Ritrovo coraggio, le metto le mani sui fianchi e la spingo forte verso di me. Il bozzo dei miei pantaloni è tra le sue chiappe, strette dai i leggings.
"Ah..." lei si lascia sfuggire un piccolo gemito.
Io non so che fare. Maria rimane ferma, il mio cazzo pulsante premuto su di lei.
Rimaniamo così per un po'. Ogni tanto io mi muovo leggermente, strusciandomi. Lei non sembra reagire.
Inizia a farsi un po' tardi e quel giorno i suoi sarebbero tornati presto. Non so che fare. Non voglio interrompere questa sensazione.
"Si sta facendo tardi..." sussura lei con tono caldo.
Io non reagisco, apposta. Continuo a strusciarmi.
"Facciamo così: adesso andiamo a studiare, ma prima ti do il premio che meriti..."
Maria si alza e, senza che me o aspetti, si alza la maglietta, scoprendo i seni.
Le prime tette che io abbia visto.
Una bella terza non troppo abbondante, Leggermente cascante. Bianco pallide, con un po' di lentiggini all'attaccatura con il petto. Capezzoli tondi e rosa, belli turgidi.
Io sono estasiato.
Come un drone, mi muovo meccanicamente protendendo le mani.
"Ah no! Fermo là! Tutto vuole lui! Per quello, mi dovevi almeno far prendere 8!" dice Maria, ricoprendosi.
Prima che io possa ribattere torna in cucina a studiare.
Poco tempo dopo sono arrivati i suoi.
Ma da lì, è stata un escalation.

Non succedeva sempre, ma succedeva spesso. Abbracciavo Maria e, piano piano iniziavo a toccarla. Le prima volte era sopra i vestiti. Le accarezzavo il culo, le strizzavo le tette.
Poi arrivai a metterle le mani sotto la maglietta, stingendo i seni e stuzzicando i capezzoli.
Poi iniziai a metterle le mani nei pantaloni, toccandole le chiappe.
Maria non diceva mai niente. Io le strusciavo il cazzo duro da dietro, eccitandomi tantissimi.
Un giorno feci passare la mano da dietro a davanti, toccandole la figa.
"Che fai?" mi disse lei leggermente allarmata.
In tutta risposta io le strusciai il cazzo più forte e continuai a toccarla.
La prima figa che toccavo. Non me la aspettavo così bagnata.
Le sue labbra erano piuttosto grosse e carnose. Il suo clitoride piccolo e non facile da individuare. La toccavo in modo grossolano, inesperto, ma delicato.
A lei piaceva, e gemeva in modo sottile.
Ogni volta andavo sempre più in là. Le baciavo il collo, le succhiavo i capezzoli. la toccavo sempre con più foga. Finchè un giorno arrivai a spogliarla, metterla seduta gambe larghe davanti a me per sditalinarla. iniziai con un dito per arrivare in fretta a due. Lei godeva come non mai, le miei dita entravano e uscivano muovendo le sue labbra avanti e indietro.
Maria godeva davvero, ansimando insistentemente.
io avevo il cazzo gonfissimo e arrivato a casa mi segavo come un matto.
Oltre a sditalinarla iniziai a leccarle la figa e il clitoride, ad accarezzarle l'ano, a farle di tutto.
Maria si faceva fare tutto, protestando solo quando i suoi rischiavano di tornare e semplicemente godendo quando era tutto tranquillo.

Arrivo l'estate e ci fu una pausa. Io e Maria non ci vedemmo mai, lei presa dal ragazzo. Io cercai di trovarmi qualcuna, fallendo miseramente.
Riprese la scuola, era la quarta e non sapevo che fare. Da un lato mi sentivo in colpa perchè comunque Maria era fidanzata, dall'altro avevo una voglia matta di scoparmela che non ci vedevo più.
Le prime volte da lei fu imbarazzante. Non sapevo che fare e ci limitammo a studiare.
Poi un giorno venne a scuola truccata con un ombretto nuovo, blu scuro. Non era un trucco troppo ben realizzato, ma non so perchè mi fece eccitare da matti.
Le chiesi di vederla e lei accettò, pur sapendo che non c'erano compiti particolarmente difficili da fare.
Giunto a casa sua le saltai subito addosso, spogliandola e toccandola ovunque. Maria si fece fare tutto.
La misi sul divano e iniziai a sditalinarla con foga, leccandole il clitoride.
Avevamo tutto il pomeriggio a disposizione e le feci un ditalino lunghissimo, continuando a masturbarla e stimolarla in ogni modo.
Ad un certo punto mi tolsi i pantaloni e mi sdraiai a fianco a lei. Mentre continuavo a toccarla, iniziai a strusciarmi sempre più forte, mentre le leccavo il collo e le ansimavo nell'orecchio. Ad un certo punto la guardai negli occhi, con quell'ombretto blu, e la baciai con foga, mentre tirai fuori il cazzo dalle mutande e inizia a strusciarlo tra le sue gambe.
Lei iniziò a gemere forte, poi si fermò.
"Aspetta" mi disse "se vuoi posso fartelo io un favore per una volta".
Lei andò veloce nell'altra stanza e tornò con un fazzolettino. Si inginocchiò davanti a me e iniziò a masturbarmi.
La sega non era troppo ben fatta, ma era la mia prima sega e la sensazione fu bellissima.
Ero già carico da prima, quindi mi ci volle poco. Anche se, prima di venire, chiesi a Maria di aumentare il ritmo.
Lei mi ascoltava gemere con interesse ed eccitazione e, quando le dissi "Più veloce" lei mi accontentò. Poco dopo venni e Maria fu veloce nel raccogliere gli schizzi nel fazzoletto.

Le volte successive furono più fredde del previsto. Io non sapevo bene che fare. Provai a lasciarle di più l'iniziativa, a vedere se lei faceva qualcosa. Dopo un paio di giornate in cui non successe quasi nulla se non qualche timido toccamento durante gli abbracci, decisi che dovevo passare alla strategia opposta.
Attacco totale.
Un giorno che avevamo pochi compiti e molto tempo a disposizione la portai sul divano e la spogliai. Maria si fece fare tutto.
Iniziai a spogliarla e a leccarla. Poi inizia a spogliarmi io, completamente.
Ero nudo, con il cazzo in tiro di fronte a Maria. Mi avvicinai, portandolo pericolosamente vicino alla sua figa. Maria si fermò e si alzo di scatto.
Senza dirmi nulla si precipita in camera, facendo cenno di seguirmi. Cerca una cosa nel cassetto, poi si sdraia supina e a gambe larghe.
Io saltai sul letto, precipitandomi verso di lei. Portai il cazzo verso l'ingresso della figa di Maria, strusciando il clitoride e le labbra con la mia cappella. Com'era bagnata!. Lo strusciai un po' cercando di capire come infilarlo. Stavo per scoparmi Maria!
Lei mi fermò e mi disse "Metti questo", porgendomi un preservativo.
Io obbedii senza protestare, per un qualche miracolo divino riuscii a mettere il preservativo praticamente subito.
Ripetei il procedimento di prima e, una volta trovato l'ingresso, che era leggermente più in basso rispetto a quello che pensavo, iniziai a infilarlo. Anche grazie al preservativo, il mio cazzo entro subito. Procedetti molto piano, gustandomi la sensazione. Anche se ovattata dal preservativo, potevo sentire la sensazione della sua figa intorno a me.
Inizia a dare qualche colpo, lento e maldestro. Quando riuscii a metterlo tutto dentro, fu una goduria immensa. Cercai di spingere più forte che potevo, ma in risultati non furono i migliori.
Scopai Maria al meglio che potevo. Lei ogni tanto gemeva, più forte del solito. Era davvero eccitante.
Come prima volta durai poco. Nulla di troppo imbarazzante, ma era prevedibile.
Mi scaricai dentro di lei, dando delle leggere bottarelle. Fu molto intenso. Finito il mio orgasmo Maria mi scostò rapidamente e mi chiese di darle il preservativo. Una volta accontentata, andò in bagno a controllarlo.
Ci rivestimmo in fretta nel timore che arrivassero i suoi. In realtà mancava ancora un po', ma forse ci sentivamo entrambi i colpevoli per quello che avevamo fatto.
I suoi non arrivarono e io dovevo andare.
La salutai con un bacio. I suoi baci, però, erano sempre freddi. Io avevo ancora delle voglie, così le afferrai con forza il culo, stringendola a me.
"Hey calmo tu! Cos'è, non ti è bastato?" mi disse lei, scostandosi.
La salutai e me ne andai. Avevo scopato con Maria!

Da allora, ogni volta che avevo voglia, me la scopavo. Maria si faceva far tutto senza dire nulla. Iniziavo con i preliminari per lei, andavamo in camera, preservativo e via. Mi stendevo su di lei e la scopavo meglio che potevo. Le mie prestazioni migliorarono in fretta e si sentiva. Maria gemeva sempre con più foga, anche se non arrivava mai a gridare.
In breve, però, mi stufai. Mi stufai di doverla sempre toccare io, mi stufai del solito missionario, e quant'altro.
Sapevo bene com'era fatta Maria, sapevo che se volevo qualcosa dovevo semplicemente prendermela.
Così iniziai a chiedere.
Chiese una sega e mi venne fatta. Ma onestamente Maria non era bravissima e farmi masturbare serviva solo a farmi durare meno durante il sesso. Decisi che non ne valeva la pena.
Chiese un pompino e, beh, sapete com'è andata. Quelli erano un no categorico. I due che mi sono goduto sono state le uniche, fantastiche eccezioni.
Provai a non farle preliminari, ma la cosa non funzionò troppo. Maria era difficile da far eccitare senza leccate e ditalini. Era abbastanza facile capire quando era pronta perchÃèi suoi capezzoli diventavano belli turgidi e si bagnava tanto, ma senza stimolazioni diretti si faticava a raggiungere quello stato.
Alla fine, nessuna delle cose precedenti mi importavano troppo, la cosa che mi pesava di più era quella noiosa monoposizione.
Sempre a missionario. Le provai tutte eh, alzandole una o entrambe le gambe, stringendole il culo e quant'altro. Però quella posizione, dopo un po', iniziò ad annoiarmi.
Così ne chiesi altre. Maria all'inizio era contraria, ma dopo un po' mi concesse la pecorina.
Fu fantastico: si mise a 90, con il culo bello pronto ad essere afferrato. La penetrai, le afferrai i fianchi e inizia a scoparla selvaggiamente. Wow! Si vede che questa èla posizione in cui i nostri antenaati scopavano milioni di anni fa, ti da un brivido davvero selvaggio! Era fantastico sentire il bel culo tondo di Maria rimbalzare su di me ad ogni colpo.
La prima volta a pecorina finì molto presto, ma fu bellissima. Il mio orgasmo fu intenso come non mai.
Da allora, ogni scopata iniziava con il missionario e terminava con la pecorina. Migliorai anche, ma dovevo stare attento perchè se esageravo con i colpi facevo male a Maria. Dovevo stare attento anche con il suo bel culetto: dopo qualche esperimento, mi permise di stuzzicarlo. Niente dita dentro o sculacciate, ma se lo accarezzavo a lei piaceva... e si sentiva.
Una volta, me lo ricordo bene, mi stavo godendo la scopata. Ci avevo preso l'abitudine e stavo iniziando a durare un po' di più. Lei era a 90 sul bordo del letto e io in piedi, la sbattevo con forza... anche un po' troppa. Lei ansima forte "stai venendo vero? Non ce la faccio più..." mi chiede. Io provo ad andare più forte ma ancora non riesco a venire. Lei mi chiede una pausa.
La pausa dura molto poco, la faccio mettere a missionario e continuo a scoparla... ma ancora il mio orgasmo tarda ad arrivare.
"Ti prego sbrigati... a breve torneranno i miei" ansima lei.
"Maria... toccami le palle ti prego" le chiedo. Una cosa che non avevo mai e che immaginavo non la facesse impazzire.
Maria però obbedisce e inizia a toccarmi leggermente le palle. Mentre io spingo ancora a ancora le sue mani si fanno piò energiche. Sento il mio orgasmo carico e pronto.
"Ah.... vengo Maria" rantolo dal piacere.

La posizione in cui mi ha fatto più dannare metterla è stata con lei sopra (o cowgirl se vogliamo fa' gli americani).
Adduceva mille scuse. E non era capace, e si stancava e si vergognava.
Ma quanto doveva divertirsi quel roito del suo ragazzo a scoparsela in una sola posizione?
Fortunamente ho avuto l'asso nella manica per convincerla.
Capitava spesso a noi due di rimanere soli all'intervallo. I fighetti uscivano perchè beh, erano fighetti. Le pazze uscivano per stalkerare i ragazzi che le avevano guardate le settimane prime e che quindi, chiaramente, erano innamorate di loro. Rimanevo io con gli altri sfigatelli. Ad un certo punto anche gli sfigatelli presero ad uscire, però. Ogni tanto anche io e Maria uscivamo, ma poi decidemmo di rimanere più spesso soli in aula a "studiare"... che secchioni vero?
Io la toccavo e palpavo ovunque. Maria si vergognava un sacco, ma sotto sotto si eccitava anche da morire. L'idea di farsi beccare da una qualche troietta impomatata mentre scopava doveva attizzarla parecchio.
Comunque, con gli altri stavamo davvero attenti a non dare il minimo segno. Se ci avessero scoperto, sarebbe stata la fine. Conoscendo i miei "amici" futuri calciatori, sarebbe stati così frustrati dal sapere che io avevo scopato e loro no che avrebbero spifferato tutto al ragazzo di Maria. Quel coglioncello aveva una faccia da schiaffa assurda e se avesse provato a dirmi qualcosa ne avrebbe prese tante, ma tante. Però conosceva un sacco di delinquenti che avrebbero fatto trovare in un sacco in fondo a un fosso.
D'altro canto le troiette avrebbero spettegolato della povera Maria, scopertasi troia all'improvviso, sputtanandola con l'intera scuola.
No no, stavamo ben attenti.
Ma come vi ho detto nella parte prima, la nostra classe era davvero isolata e quando eravamo soli, lo eravamo davvero.
Così un giorno, dopo averla toccacciata per bene e averla fatta bagnare anche troppo, le proposi di andare nel bagno a scopare.
Ovviamente disse di no.
E lo disse anche la volta dopo che glielo chiesi. E quella dopo ancora. Ma vedevo che l'idea la stuzzicava.
Così feci due cose. La prima fu di fare delle "prove", appostati davanti ai bagni, a vedere chi entrava e chi usciva. Risposta: praticamente nessuno. Chi entrava sbrigava le sue faccende e se ne andava alla svelta: non era un luogo di ritrovo e chiacchiere come i bagni di altri piani e corridoi.
Dopo questo, convinsi Maria ad esercitarsi nello stare sopra. Dopotutto era la posizione migliore per scopare in quello stretto bagno.
Così a casa sua provammo. Il primo tentativo fu un disastro. Si vergognava, tartagliava. Rimase su 30 secondi, il tempo di dare 5-6 colpetti, poi disse di essere stanca.
Me la scopai per bene a pecorina, con una foga superiore al solito per punirla. La troietta, sapendo quello che aveva fatto, stava zitta e non si lamentava mentre veniva sfondata per bene.
La seconda volta presi io l'iniziativa. La feci mettere sopra e inizia a scoparla io, muovendo il bacino in modo ritmico e deciso. Che le mani le afferai il culo, tenendolo e abbassandolo ogni colpo che davo. Tra le spinte e l'aiuto che mi davo con le mani, riuscii a scoparmela con forza vigore. Maria era stupita e gemeva fortemente. La sensazione del suo culo tondo e morbido tra le mie mani, che veniva sbattuto ancora e ancora sul mio cazzo duro era estasiante. Venni copiosamente, esalando alla fine un respiro soddisfatto. Maria si accasciò su di me, sfinita. Il momento durò poco, perchè come un lampo le arrivò l'illuminazione e si tolse per controllare il preservativo.
Dopo un paio di altre belle scopate in cui lei si immedesimava sempre più nel ruolo di cowgirl e un paio di ronde davanti al bagno, Maria era finalmente pronta a farsi scopare in bagno.
Seduto sul cesso sporgendo un po', Maria si metteva a cavalcioni su di me. A volte teneva le gambe sul pavimento e dava delle spinte lievi ma costanti. A volta piegava le gambe, mettendosi a ranocchia e scopando violentemente, con spinte veloci e decise. Così si stancava in fretta e facevamo rumore, ma era bellissimo e io venivo in fretta.
Da un punto di vista prettamente meccanico, il sesso in bagno non era sto granchè: vuoi mettere la comodità di un letto spazioso e del poter fare tutte le posizioni che vuoi? Tuttavia, il senso di trasgressione gli dava quel brivido in più. Anche Maria tornava a testa alta in classe dopo una bella scopata, non esitando a guardare le sue compagne troiette con aria derisoria.

E qui giungiamo all'inizio del racconto, quando conosco Giovanna. Dapprima l'averla conosciuta mi frena un po' Maria.
Cosa che non le dispiace troppo, perchè in effetti ci stavamo prendendo la mano e i nostri voti ne avevano risentito.
Ma dopo aver scoperto del ragazzo di Giovanna ho ripreso a scoparmi Maria anche più di prima. A volte anche doppio, a scuola e poi a casa sua. Verso la fine dell'anno riuscii anche prendere la patente, cosa che mi consentiva di andare a trovare Maria anche la sera... e scoparmela per bene.
Anche Maria non averne mai abbastanza. Pur continuando ad avere i suoi tabù, ad essere remissiva e silenziosa, si vedeva che le piaceva scoparmi. Ogni tanto accontentava qualche mia fantasia non troppa spinta. Mi ricordo quando le chiesi di non stare nuda, ma di indossare il suo imbarazzante maglioncino con il cuore e delle altrettanto imbarazzanti calze lunghe con i colori dell'arcobaleno il tutto coronato da una coda tenuta insieme da un fermaglio vaporoso e rosa, mentre me la montavo davanti allo specchio.
Un'altra volta le chiesi l'opposto, facendole mettere un completino di pizzo nero con abbinato perizoma (l'aveva comprato per il suo ragazzo con delle amiche, ma si vergognava troppo per metterlo) e l'avevo fatta truccare pesantemente con l'ombretto blu che mi arrapava tanto.

Tra molte belle scopate l'anno scolastico finisce. Per questo o quell'altro motivo io e Maria iniziamo a sentirci poco, ma ci sentiamo: è fine giugno e messaggiando Maria mi dice che ha finalmente lasciato il suo ragazzo.
Io ne sono davvero contento e credetemi, non per il fattore scopate. Era felice che una persona tanto di merda fosse uscita dalla vita di quella povera ragazza.
Arriva luglio e lei parte. Arriva agosto e parto io. In pratica, non ci sentiamo dall'inizio della scuola.
Arriva la scuola e beh, io sono tre mesi che non scopo. Non che non ci abbia provate d'estate, ma nada come al solito.
Però mi par brutto andar da Maria a scopare subito il primo giorno, manco non aspettassi altro da giugno (era così). Che cafonata.
Aspetto un po', poi chiedo a Maria di studiare insieme. Lei non vuole, ha da fare e dopotutto l'anno è appena iniziato, le materie sono ancora gestibili.
E gira e rigira lei mi racconta di questo ragazzo che ha conosciuto e le piace molto. E mentre io sono lì che dico "ah... ok..." e non so che fare, passa una settimana e loro si mettono insieme.
Vado a studiare da Maria e lei è ben chiara che con questo si trova bene e che non ha intenzione di tradirlo. Lo fa con mille scuse, e mi dispiace, e perdonami.
E io sono lì tutto "Ma tranquilla! Ma ti pare! Ma è normale! Ma figurati! Ahahah non preoccuparti, va tutto bene! Alla grande!"
è stata con questo per anni... e io non mi sono più scopato Maria.

Wow finalmente l'ho letto...
Complimenti. Un piccolo capolavoro!
 
S

Skixxo

Guest
Veramente ottimo racconto, mi ricorda i tempi del liceo ,quando si cercava di fare di tutto per avere in mano la prima fica da leccare , ispirati dai video porno e le seghe in solitaria. Ho visto la mia prima fica vera a 13 anni e da allora non ho più smesso di scopare ,amare la fica e segarmi. Mi rammarico solo di non essere nato dal 2000 in poi ,perché oggi , le ragazzette sono diventate di una porcaggine e bellezza imbarazzante con i loro fisici super dati dalla genetica. Con instagram ormai non passa giorno che non mi sego ragazze su ragazze ,immaginando di metterle a pecora e farmi pompare. Sicuramente mio figlio avrà di che divertirsi con le nuove generazioni, e se fosse una figlia....bhe c'è da stare in ansia il giusto non sapendo se diventerà zoccola o meno😂😂
 

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