Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

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Peccato scoccassero già le tre e mezza, quella giornata non sarebbe mai dovuta finire.

Lo stato di grazia di Diana traspirava dai pori della sua pelle, dal suo sguardo vivace ed intraprendente, dalla sua oculata ricerca di un posto ideale per allestire il suo ultimo palcoscenico. Il pubblico pagante era nutritissimo e variegato, un tutto esaurito a dir poco stimolante, ma un risvolto vagamente fastidioso disturbò stavolta le nostre aspettative: fu impossibile individuare un fazzoletto di sabbia su cui fermarci, nelle immediate vicinanze delle sue prede ben selezionate: Diana allora li divorò con gli occhi, scegliendo di passare a pochi centimetri da loro con le tettone faticosamente tenute a bada dal reggiseno ed il suo culo stampato sui microscopici pantaloncini. Alcuni dei ragazzi conservarono il sorriso di conquista anche a distanza ravvicinata, sfidandola a colpi di occhiate, mentre altri trasfigurarono in un'espressione di assoggettamento totale e di ammaliata dipendenza. Fu uno scambio di sguardi ad altissima intensità emotiva anche per un osservatore interessato come me: in quel momento avrei letteralmente sradicato l'ombrellone lasciato vuoto dai vicini e lanciato il mare le loro sdraio, pur di francobollarmi senza il minimo ritegno a quel gruppo di malandrini allupati.

Qualche metro più avanti comparve il primo spazio vuoto: Diana rallentò ulteriormente, quasi fermandosi e si guardò intorno con estrema attenzione, la imitai: dietro di noi giacevano assopiti l'uomo di mezza età, sua moglie e i loro figli che qualche ora prima avevano ben memorizzato le forme esplosive del mio amore. Davanti, invece, era rimasta la coppia di fidanzati davanti ai quali Diana aveva sostato per consultare il suo cellulare: la ragazza finalmente era sveglia e leggeva un libro a pancia in su, aiutata dai suoi occhiali da sole, lui invece riconobbe Diana e rinunciò a girarsi come sembrava avesse accennato, riaccomodandosi a pancia sotto pur di verificare le nostre reali intenzioni di occupare quel misero posticino. Sul lato destro un altro ombrellone rimasto vuoto, circondato da cataste di giocattoli, materassini e braccioli, a sinistra invece brulicava una comitiva mista di trentenni piuttosto allegra e rumorosa, in continuo movimento tra battigia ed asciugamani. Diana terminò la sua analisi e si voltò verso i predestinati originari, come volesse calcolare la visuale e misurare la distanza che avevamo accumulato rispetto alla loro postazione: "Non è proprio come volevo io, ma meglio di niente, dai... speriamo solo che questa specie di asilo nido qui a fianco non si ripresenti troppo presto, dormissero profondamente!!" Poi indicò l'ombrellone che avrei volentieri raso al suolo e sepolto poco prima: "Certo che la gente è incredibile: si appropriano di decine di metri di spiaggia per piantare un ombrellone e due seggioline, mah, sicuramente saranno due vecchi rompipalle rintronati che nemmeno si parlano". Stese contrariata il suo asciugamano, borbottando qualcosa di incomprensibile, affiancai anche il mio, dopo aver poggiato le borse sulla sabbia.

Diana voltò le spalle al giovane fidanzato che continuava ad osservarci, abbassando i pantaloncini: il suo sedere in primo piano mise a dura prova l'apparente pacatezza del giovanotto... fissai per un attimo la sua compagna, con la quale la natura aveva sbagliato un po' troppo, omettendo di donarle la benché minima curva femminile: compresi maggiormente il palese interessamento a ben altre rotondità da parte di quel poveretto...

Avanzò di qualche passo e ripose il pantaloncino nella borsa, mostrando con evidenza il sedere in direzione dei suoi prediletti. Mi girai per curiosare, notando che la loro indole osservatrice non era scemata affatto. "Mi faccio subito un bagno, almeno avrò il tempo per asciugarmi". Senza privarsi del reggiseno, raggiunse la battigia per poi tuffarsi, iniziando a nuotare adagio verso il largo. Ebbi il sentore che provasse un pizzico di delusione, immaginai che avesse programmato qualche numero dei suoi, che stavolta non era riuscita ad estrarre dal cilindro: nel frattempo i ragazzi continuavano a puntarla, nonostante il suo corpo fosse ormai immerso in acqua. Mi venne un'idea per riportare l'atmosfera sui binari giusti: presi il mio telefono e mi alzai, raggiungendo il bagnasciuga. Finsi di effettuare una telefonata passeggiando in direzione dello stabilimento. Mi girai di tanto in tanto, nessuno sembrava interessato ai miei movimenti, Diana continuava a nuotare senza voltarsi verso la spiaggia. Raggiunsi la postazione dei giovanotti, celandomi dietro una delle sdraio abbandonate vicino a loro:

"Ragazzi, scusate per l'invasione ma devo proporvi una cosa, non prendetemi per matto". Non ottenni la minima risposta, sembravano del tutto sorpresi ed intimoriti dalla mia presenza, continuai a bassa voce: "Mi pare di capire che vi piace la mia ragazza, giusto? Non abbiate paura, se mi rispondete con un SI... mi fate felice".

Il più intraprendente di loro confermò le mie impressioni "Forse l'ho guardata troppo, scusami ma non passa inosservata, quindi è normale guardarla!"

Risposi di essere perfettamente d'accordo e che gradivo il loro apprezzamento, senza essere geloso né infastidito. "Anche a lei piace essere guardata ed ammirata da voi. A dirla tutta volevamo sistemarci proprio qui intorno, ma non c'è posto: comunque, se qualcuno di voi ha voglia di fare un bagno, potete raggiungerla e scambiare due chiacchiere: di sicuro apprezzerà, complimentatevi per il suo corpo, penso sappiate come si fa, ok?: siete giovani ma mi sembrate svegli."

I ragazzi si guardarono tra loro completamente increduli e spiazzati, dando il via ad un lunghissimo istante di imbarazzo e di esitazione. Li esortai a riprendersi: "Su, coraggio, siete capaci solo di guardare? Possibile che non sappiate fare altro? Forza, mica rimarrà in acqua ancora a lungo, non fate le femminucce!"

Si scambiarono rapidi sguardi di intesa prima di alzarsi quasi all'unisono, ma con sobbalzi piuttosto impacciati ed incerti, cercando un'ultima conferma della mia approvazione. "Ce l'hai detto tu, eh, mica ci metterai nei casini"

"No no, potete fidarvi, vedrete, ma io non vi ho detto proprio niente, mi raccomando! Anzi: acqua in bocca, intesi?"

Annuirono recuperando sorrisi e sfacciataggine. Ero certo che Diana non si fosse accorta di nulla, avevo ben imparato la sua tecnica natatoria: lenta, compassata, ma priva di soste e di cambi di direzione, costantemente dritta verso l'orizzonte. Non ero stato particolarmente attento ai suoi movimenti, a dire il vero, concentrandomi ad analizzare le reazioni dei ragazzi alla mia richiesta, ma in quel momento fui pressoché sicuro di non essere stato notato. Tornai indietro camuffandomi tra la folla: furtivamente cominciai a mirare gli sguardi del maggior numero possibile di persone, per capire se la mia strategia fosse stata colta in flagrante da qualcuno: tutto sembrava tranquillo ed ordinario: in molti dormivano, chiacchieravano o leggevano all'ombra, alcuni prendevano il sole con assoluto disinteresse al contesto circostante, altri erano impegnati a giocare con i bambini o a scambiarsi effusioni.

Quando ripresi possesso del mio asciugamano molti dei giovani avevano già quasi raggiunto Diana, grazie a bracciate molto più energiche rispetto alle sue. Il ragazzo davanti a noi nel frattempo si era girato con la faccia al sole, abbronzandosi ad occhi chiusi, anche la famiglia dietro di noi continuava a riposare, ignara di ogni presenza.

La posizione seduta permise alla mia adrenalina di abbandonarmi per qualche istante, lasciando il posto alla consapevolezza sempre crescente di aver compiuto una mossa troppo imprudente e temeraria, senza calcolare i possibili contro: pensai fosse impossibile che nessuno avesse notato la mia immoralità: "Ma chi se ne frega, tra due ore ci siederemo in macchina e non ci vedranno mai più, giudicassero quanto vogliono, benpensanti dei miei stivali".

Subito a seguire venni pervaso dal terrore che Diana si fosse voltata mentre eseguivo il mio piano, pizzicandomi a conversare con i suoi bersagli: non avevo mai preso iniziative così evidenti ed estreme e non potevo conoscere la sua reazione ed il suo atteggiamento in conseguenza di una forzatura così netta e non concordata. Cercai allora di focalizzare il suo volto, l'impressione è che fosse compiaciuta e perfettamente a suo agio, in mezzo a quella combriccola che l'aveva raggiunta. Mi parve di notare che i lacci del suo reggiseno non fossero visibili, ma il suo corpo era quasi interamente immerso, ad eccezione della testa, del collo e delle spalle; in più alcuni dei ragazzi coprivano la mia visuale, non consentendomi di verificare meglio.

Un brindisi di birre della comitiva alla mia sinistra interruppe per un attimo il mio tentativo d'indagine, alcune ragazze del gruppo avevano indossato i loro parei ed iniziavano a radunare le attrezzature da spiaggia. Mi accorsi di non sentirmi appagato e mi avvicinai alla battigia, sedendomi sulla sabbia bagnata davanti ad una coppia più matura, appisolata a pancia in giù. Le mie sensazioni erano giuste: il reggiseno di Diana non era allacciato al collo e notai una brillante alternanza tra risate, ringraziamenti e inclinazioni del suo viso verso il basso, a mirare per frazioni di secondo il suo seno coperto dall'acqua, prima di rialzare la testa e regalare sorrisi ironici e provocanti ai giovanotti: pensai che entrambi i suoi lacci fossero magari annodati alla schiena, o nessuno dei due, chissà... mentre scommettevo eccitato sulle opzioni possibili, Diana sollevò in alto le braccia, puntando lo sguardo verso di me: entrambi i suoi polsi erano occupati da strani bracciali, molto larghi, irregolari e voluminosi: il suo reggiseno da una parte ed il suo perizoma dall'altra...
 

Grandel

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Peccato scoccassero già le tre e mezza, quella giornata non sarebbe mai dovuta finire.

Lo stato di grazia di Diana traspirava dai pori della sua pelle, dal suo sguardo vivace ed intraprendente, dalla sua oculata ricerca di un posto ideale per allestire il suo ultimo palcoscenico. Il pubblico pagante era nutritissimo e variegato, un tutto esaurito a dir poco stimolante, ma un risvolto vagamente fastidioso disturbò stavolta le nostre aspettative: fu impossibile individuare un fazzoletto di sabbia su cui fermarci, nelle immediate vicinanze delle sue prede ben selezionate: Diana allora li divorò con gli occhi, scegliendo di passare a pochi centimetri da loro con le tettone faticosamente tenute a bada dal reggiseno ed il suo culo stampato sui microscopici pantaloncini. Alcuni dei ragazzi conservarono il sorriso di conquista anche a distanza ravvicinata, sfidandola a colpi di occhiate, mentre altri trasfigurarono in un'espressione di assoggettamento totale e di ammaliata dipendenza. Fu uno scambio di sguardi ad altissima intensità emotiva anche per un osservatore interessato come me: in quel momento avrei letteralmente sradicato l'ombrellone lasciato vuoto dai vicini e lanciato il mare le loro sdraio, pur di francobollarmi senza il minimo ritegno a quel gruppo di malandrini allupati.

Qualche metro più avanti comparve il primo spazio vuoto: Diana rallentò ulteriormente, quasi fermandosi e si guardò intorno con estrema attenzione, la imitai: dietro di noi giacevano assopiti l'uomo di mezza età, sua moglie e i loro figli che qualche ora prima avevano ben memorizzato le forme esplosive del mio amore. Davanti, invece, era rimasta la coppia di fidanzati davanti ai quali Diana aveva sostato per consultare il suo cellulare: la ragazza finalmente era sveglia e leggeva un libro a pancia in su, aiutata dai suoi occhiali da sole, lui invece riconobbe Diana e rinunciò a girarsi come sembrava avesse accennato, riaccomodandosi a pancia sotto pur di verificare le nostre reali intenzioni di occupare quel misero posticino. Sul lato destro un altro ombrellone rimasto vuoto, circondato da cataste di giocattoli, materassini e braccioli, a sinistra invece brulicava una comitiva mista di trentenni piuttosto allegra e rumorosa, in continuo movimento tra battigia ed asciugamani. Diana terminò la sua analisi e si voltò verso i predestinati originari, come volesse calcolare la visuale e misurare la distanza che avevamo accumulato rispetto alla loro postazione: "Non è proprio come volevo io, ma meglio di niente, dai... speriamo solo che questa specie di asilo nido qui a fianco non si ripresenti troppo presto, dormissero profondamente!!" Poi indicò l'ombrellone che avrei volentieri raso al suolo e sepolto poco prima: "Certo che la gente è incredibile: si appropriano di decine di metri di spiaggia per piantare un ombrellone e due seggioline, mah, sicuramente saranno due vecchi rompipalle rintronati che nemmeno si parlano". Stese contrariata il suo asciugamano, borbottando qualcosa di incomprensibile, affiancai anche il mio, dopo aver poggiato le borse sulla sabbia.

Diana voltò le spalle al giovane fidanzato che continuava ad osservarci, abbassando i pantaloncini: il suo sedere in primo piano mise a dura prova l'apparente pacatezza del giovanotto... fissai per un attimo la sua compagna, con la quale la natura aveva sbagliato un po' troppo, omettendo di donarle la benché minima curva femminile: compresi maggiormente il palese interessamento a ben altre rotondità da parte di quel poveretto...

Avanzò di qualche passo e ripose il pantaloncino nella borsa, mostrando con evidenza il sedere in direzione dei suoi prediletti. Mi girai per curiosare, notando che la loro indole osservatrice non era scemata affatto. "Mi faccio subito un bagno, almeno avrò il tempo per asciugarmi". Senza privarsi del reggiseno, raggiunse la battigia per poi tuffarsi, iniziando a nuotare adagio verso il largo. Ebbi il sentore che provasse un pizzico di delusione, immaginai che avesse programmato qualche numero dei suoi, che stavolta non era riuscita ad estrarre dal cilindro: nel frattempo i ragazzi continuavano a puntarla, nonostante il suo corpo fosse ormai immerso in acqua. Mi venne un'idea per riportare l'atmosfera sui binari giusti: presi il mio telefono e mi alzai, raggiungendo il bagnasciuga. Finsi di effettuare una telefonata passeggiando in direzione dello stabilimento. Mi girai di tanto in tanto, nessuno sembrava interessato ai miei movimenti, Diana continuava a nuotare senza voltarsi verso la spiaggia. Raggiunsi la postazione dei giovanotti, celandomi dietro una delle sdraio abbandonate vicino a loro:

"Ragazzi, scusate per l'invasione ma devo proporvi una cosa, non prendetemi per matto". Non ottenni la minima risposta, sembravano del tutto sorpresi ed intimoriti dalla mia presenza, continuai a bassa voce: "Mi pare di capire che vi piace la mia ragazza, giusto? Non abbiate paura, se mi rispondete con un SI... mi fate felice".

Il più intraprendente di loro confermò le mie impressioni "Forse l'ho guardata troppo, scusami ma non passa inosservata, quindi è normale guardarla!"

Risposi di essere perfettamente d'accordo e che gradivo il loro apprezzamento, senza essere geloso né infastidito. "Anche a lei piace essere guardata ed ammirata da voi. A dirla tutta volevamo sistemarci proprio qui intorno, ma non c'è posto: comunque, se qualcuno di voi ha voglia di fare un bagno, potete raggiungerla e scambiare due chiacchiere: di sicuro apprezzerà, complimentatevi per il suo corpo, penso sappiate come si fa, ok?: siete giovani ma mi sembrate svegli."

I ragazzi si guardarono tra loro completamente increduli e spiazzati, dando il via ad un lunghissimo istante di imbarazzo e di esitazione. Li esortai a riprendersi: "Su, coraggio, siete capaci solo di guardare? Possibile che non sappiate fare altro? Forza, mica rimarrà in acqua ancora a lungo, non fate le femminucce!"

Si scambiarono rapidi sguardi di intesa prima di alzarsi quasi all'unisono, ma con sobbalzi piuttosto impacciati ed incerti, cercando un'ultima conferma della mia approvazione. "Ce l'hai detto tu, eh, mica ci metterai nei casini"

"No no, potete fidarvi, vedrete, ma io non vi ho detto proprio niente, mi raccomando! Anzi: acqua in bocca, intesi?"

Annuirono recuperando sorrisi e sfacciataggine. Ero certo che Diana non si fosse accorta di nulla, avevo ben imparato la sua tecnica natatoria: lenta, compassata, ma priva di soste e di cambi di direzione, costantemente dritta verso l'orizzonte. Non ero stato particolarmente attento ai suoi movimenti, a dire il vero, concentrandomi ad analizzare le reazioni dei ragazzi alla mia richiesta, ma in quel momento fui pressoché sicuro di non essere stato notato. Tornai indietro camuffandomi tra la folla: furtivamente cominciai a mirare gli sguardi del maggior numero possibile di persone, per capire se la mia strategia fosse stata colta in flagrante da qualcuno: tutto sembrava tranquillo ed ordinario: in molti dormivano, chiacchieravano o leggevano all'ombra, alcuni prendevano il sole con assoluto disinteresse al contesto circostante, altri erano impegnati a giocare con i bambini o a scambiarsi effusioni.

Quando ripresi possesso del mio asciugamano molti dei giovani avevano già quasi raggiunto Diana, grazie a bracciate molto più energiche rispetto alle sue. Il ragazzo davanti a noi nel frattempo si era girato con la faccia al sole, abbronzandosi ad occhi chiusi, anche la famiglia dietro di noi continuava a riposare, ignara di ogni presenza.

La posizione seduta permise alla mia adrenalina di abbandonarmi per qualche istante, lasciando il posto alla consapevolezza sempre crescente di aver compiuto una mossa troppo imprudente e temeraria, senza calcolare i possibili contro: pensai fosse impossibile che nessuno avesse notato la mia immoralità: "Ma chi se ne frega, tra due ore ci siederemo in macchina e non ci vedranno mai più, giudicassero quanto vogliono, benpensanti dei miei stivali".

Subito a seguire venni pervaso dal terrore che Diana si fosse voltata mentre eseguivo il mio piano, pizzicandomi a conversare con i suoi bersagli: non avevo mai preso iniziative così evidenti ed estreme e non potevo conoscere la sua reazione ed il suo atteggiamento in conseguenza di una forzatura così netta e non concordata. Cercai allora di focalizzare il suo volto, l'impressione è che fosse compiaciuta e perfettamente a suo agio, in mezzo a quella combriccola che l'aveva raggiunta. Mi parve di notare che i lacci del suo reggiseno non fossero visibili, ma il suo corpo era quasi interamente immerso, ad eccezione della testa, del collo e delle spalle; in più alcuni dei ragazzi coprivano la mia visuale, non consentendomi di verificare meglio.

Un brindisi di birre della comitiva alla mia sinistra interruppe per un attimo il mio tentativo d'indagine, alcune ragazze del gruppo avevano indossato i loro parei ed iniziavano a radunare le attrezzature da spiaggia. Mi accorsi di non sentirmi appagato e mi avvicinai alla battigia, sedendomi sulla sabbia bagnata davanti ad una coppia più matura, appisolata a pancia in giù. Le mie sensazioni erano giuste: il reggiseno di Diana non era allacciato al collo e notai una brillante alternanza tra risate, ringraziamenti e inclinazioni del suo viso verso il basso, a mirare per frazioni di secondo il suo seno coperto dall'acqua, prima di rialzare la testa e regalare sorrisi ironici e provocanti ai giovanotti: pensai che entrambi i suoi lacci fossero magari annodati alla schiena, o nessuno dei due, chissà... mentre scommettevo eccitato sulle opzioni possibili, Diana sollevò in alto le braccia, puntando lo sguardo verso di me: entrambi i suoi polsi erano occupati da strani bracciali, molto larghi, irregolari e voluminosi: il suo reggiseno da una parte ed il suo perizoma dall'altra...
Diana alla fine ci ha preso gusto, molto gusto. Mi sa che è lei che si divertiva di più
 

dan_zan

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Per me questa volta ci scappa anche una bella palpata. Non vedo l'ora di leggere come si conclude la giornata.
 

ermejo66

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Questo thread me l'ero perso....
Racconto stupendo, e qui non dico nulla di nuovo
La tua storia la trovo particolarmente eccitante perchè la prima Diana assomiglia tanto a mia moglie, mentre l'ultima forse è anche un tantino più provocante di come desidero sia la mia lei.
Anche perchè ho sempre l'impressione che un "certo" confine alla fine sia stato anche superato.....
 
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selpot

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"Ho capito, ho capito: sei tutta nuda in mezzo ai tuoi prediletti, ora puoi anche riabbassare le braccia, altrimenti non sarò l'unico a notarlo quaggiù!" Diana sembrò attivare la nostra telepatia e nascose bruscamente i suoi polsi in acqua, continuando a puntarmi con audacia ed insistenza. Senza gesticolare in maniera eccessiva, cercai di mimarle di avvicinarsi un pochino alla riva, perché l'altezza dell'acqua non permetteva di ammirare il suo corpo: rifiutò con la testa il mio invito, accennandomi con una mano di attendere e di pazientare. Mi voltai verso la spiaggia, fingendo di controllare la nostra postazione: l'indifferenza e la disattenzione generali parevano regnare ancora sovrane: inoltre la comitiva di trentenni era in procinto di andarsene ma il loro semplice rivestirsi aumentava a dismisura i decibel di ogni singola voce, al punto di ridestare dal sonno l'intera famiglia dietro di noi: marito e moglie miravano in cagnesco la combriccola per la troppa confusione, mentre i due figli tentavano ancora mezzi addormentati di spostare i loro asciugamani dall'ombra al sole. Diana nel frattempo aveva iniziato a predisporre una curiosa barriera a semicerchio intorno a sé, lasciando una maggiore apertura visiva solo a favore della mia prospettiva; i ragazzi obbedivano a menadito ai suoi ordini di posizionamento, in quel momento ebbi la sensazione di assistere ad una sorta di scena calcistica prima della battuta di un calcio di punizione ed oltre ad una eccitazione sempre crescente mi trovai a sorridere di gusto nel vedere quei giovanotti muoversi millimetricamente a comando, secondo le indicazioni di Diana.

"Chissà cosa avrà in mente", iniziai a pensare arrapatissimo, ma il tempo non mi fu sufficiente per immaginare qualche opzione possibile. Vidi Diana distendersi in un morto a galla a gambe aperte, con le sue tettone affioranti a pelo d'acqua, riuscii a distinguere nitidamente anche i suoi capezzoli turgidi ed esplosivi che puntavano dritti verso il sole. Dopo qualche minuto di perfetta staticità i ragazzi avanzarono uno alla volta avvicinandosi a lei per guardare ogni centimetro del suo corpo ancora più da vicino, mantenendo una perfetta posizione di copertura da eventuali e retrostanti sguardi indiscreti. Diana iniziò ad agitare le gambe con leggeri movimenti di apertura e chiusura, spalancandole di tanto in tanto; subito dopo toccò il suo seno sinistro con la mano, stringendolo con energia mentre guardava i ragazzi di fronte con espressioni provocanti, senza perdere il sorriso.

Notai che alcuni giovanotti perdevano talvolta l'equilibrio e la stabilità, soprattutto a causa di impercettibili sollecitazioni delle mani sui loro membri. Uno di loro, meno vivace ed interessato in fase conoscitiva, era invece il più convinto e stimolato in quel momento ed a differenza degli altri non sembrava in grado di mascherare agli occhi della gente la sua masturbazione in corso, a causa della sua irruenza.

Molti di loro durarono davvero pochissimo, qualche decina di secondi forse, evidentemente la loro fase di arrapamento era iniziata ben prima del morto a galla di Diana che d'improvviso cambiò posizione, dopo aver parlato e sorriso a lungo ad uno dei "ritardatari": si piazzò di fronte a lui ed iniziò a saltellare, consentendo alle tettone di apparire moderatamente, con balzi sinuosi e straripanti. Vidi il ragazzo scattare tre o quattro volte e contorcersi su se stesso dopo qualche istante, era impossibile resisterle a lungo. Mancava solo un giovane per completare l'opera: Diana si rivolse anche a lui, quasi a chiedergli cosa desiderasse vedere per un'erezione soddisfacente: il ragazzo sorridendo indicò con un dito verso la riva, subito dopo tutti gli altri arretrarono di qualche metro senza girarsi, continuando a nasconderla più che potessero, lei li seguì: il suo corpo lentamente venne liberato dall'acqua: prima le tette, poi l'addome, dopo i fianchi, stop: Diana sembrò concordare qualcosa con il ragazzo e si fermò davanti a lui, in attesa: si guardò intorno, prima di avanzare di qualche passo, esibendo la sua fica al giovanotto che scoppiò all'istante. Poi tutti insieme si tuffarono per un bagno ricostituente. Vidi Diana slacciare dal polso il suo perizoma e indossarlo con circospezione, il reggiseno continuava invece a rimanere al proprio posto. Si allontanò da loro con alcune bracciate più energiche, i ragazzi invece virarono a nuoto con calma ed accortezza dalla parte opposta, in vicinanza del loro ombrellone e uscirono in verticale, raggiungendolo senza deviazioni. Notai che miracolosamente non venivano sommersi da sguardi di rimprovero o di condanna: possibile che nessuno si fosse accorto di una scena del genere? Non capii se esserne sollevato o dispiaciuto.

Mentre Diana proseguiva il suo bagno al largo, mi alzai dalla battigia ed entrai in acqua, spalle al mare. Avvertii l'esigenza di capire quante persone potessero aver visto e giudicato l'accaduto, ma il mio stupore non si interruppe: nessun volto mi puntava, nessun altro rideva di me, gli sguardi di alcuni furono assolutamente, innocui, sfuggevoli ed inespressivi.

Tornai allora al mio asciugamano, per attendere impaziente l'uscita dall'acqua di Diana, che nel frattempo si era spostata nuotando verso sinistra. Erano quasi le 16.30: secondo i programmi concordati, avremmo dovuto già essere ripartiti verso casa, ormai, ma poco mi importava: il mio unico pensiero era di chiudere in bellezza, godendomi il sedere e le tettone svergognate di quel capolavoro che non avrei mai lasciato per nessun'altra...

Diana ancora una volta sembrò leggermi nel pensiero e dopo aver mirato in direzione dei nostri posti, iniziò il suo riavvicinamento, muovendosi trasversalmente. Avrei prosciugato il mare per poter vedere il suo culo, ma era inutile smaniare, entro pochi istanti il suo eccitante lato B sarebbe emerso con totale naturalezza. A rilento raggiunse la riva, si sollevò mostrando le tettone all'intera spiaggia, senza accennare a coprirsi. Sostò sulla battigia per iniziare ad asciugarsi. Mi chiese che ora fosse e nel girarmi verso la borsa per afferrare il telefono notai che uno dei ragazzi dietro di noi la stava puntando con un'espressione a dir poco libidinosa.

"Le quattro e mezza!?!? Di già! Dobbiamo andare, si sta facendo troppo tardi". Il ragazzo avanti a noi distinse la sua voce e immediatamente si alzò dalla posizione sdraiata, aprendo gli occhi: i capezzoli di Diana esplodevano di fronte a lui: cercò di desistere, di guardarsi intorno, di incrociare lo sguardo della sua distratta compagna, ma fu inutile: dopo pochi secondi le tettone di Diana riempirono nuovamente il suo panorama ravvicinato. Frattanto avvertii alcuni granelli di sabbia colpirmi sulla schiena: uno dei figlioli alle nostre spalle si era evidentemente svegliato in via definitiva, passando a pochi centimentri da me e, strana coincidenza, andò a sistemarsi sul bagnasciuga, con i piedi in acqua: mirò l'orizzonte per pochi attimi, prima di girarsi con il preciso intento di analizzare ogni centimentro del sedere di Diana e del profilo delle sue tette. Lei avvertì la sua presenza, si girò consentendogli anche un'attenta e nitida valutazione dei suoi seni gocciolanti. Rimosse il reggiseno dal suo polso senza indossarlo, si avvicinò al suo asciugamano rovente e lo stese ad asciugare, prima di tornare sulla battigia: si piegò in avanti per sciacquarsi le mani, regalandoci una spettacolare inquadratura del suo culo già abbronzato: "L'acqua oggi è davvero calda, sono appena uscita e si sta meravigliosamente, sei ancora in tempo per un tuffo". Il ragazzo sembrò assolutamente sorpreso ed impacciato nel parlare per la prima volta nella sua vita con una tettona in topless e perizoma a brevissima distanza, che mostrava il suo seno con una disinvoltura disarmante: "No no, mi bagno solo i piedi per abbassare la temperatura corporea, non mi va di entrare in acqua... proprio adesso." Diana gli sorrise compiaciuta, continuando a mostrarsi senza ritegno: "Capisco capisco, fai pure! Per noi questo è l'ultimo giorno... tra poco la nostra vacanza sarà finita, purtroppo" Il ragazzo la guardò con un'intensità ancora maggiore: "Già... purtroppo, è un vero peccato... e dove ti abbronzerai da domani?"

"Bella domanda" rispose Diana: "Con queste vesti... da nessuna parte probabilmente. In altre vesti non mi va più di rientrare: quindi è un gran dilemma, chissà!"

Il giovanotto venne richiamato severamente dalla sua famiglia, in particolare dalla madre che con ogni probabilità captò il suo evidente interesse alle forme di Diana. Lo seguimmo anche noi, raggiungendo i nostri asciugamani, dopo aver regalato un sorriso al ragazzo fidanzato che aveva assistito imbambolato all'intera chiacchierata di Diana con il giovane. Si sdraiò per alcuni minuti con i seni al vento e con le gambe abbastanza aperte, noncurante degli sguardi allupati ed ininterrotti dei nostri vicini, poi si voltò a pancia sotto, per circa mezz'ora, quasi addormentandosi: il suo sedere al sole, visto da così vicino, incentivava ed autorizzava le mie mani ad affondare, ma lo sguardo rude ed ispettivo della mamma dietro di noi scoraggiò il mio intento. "Mi prendi il costume giallo nella borsa? Non posso ripartire tutta bagnata, devo cambiarmi" Obbedii sull'attenti, Diana si girò di nuovo con il seno in mostra, nello stesso istante in cui anche il ragazzo fidanzato proiettò il suo sguardo verso di lei: "mi dai anche qualcosa per coprirmi? Una delle magliette magari... ". Le consegnai la mia: Diana la appoggiò sopra il suo perizoma, nascondendolo. Poi lo sfilò senza esitare. Un generoso scorcio della sua fica per qualche istante venne catturato dalla perfetta traiettoria visiva dell'incredulo ragazzo che non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Diana scelse allora di indossare con un minimo ritardo lo slip di ricambio, regalandoci molti secondi in più di libidine assoluta.

"E ora a casa, coraggio: può bastare così, non sei d'accordo!?" Le risposi con un'eloquente smorfia di dispiaciuta approvazione. Finimmo di rivestirci e raccogliemmo i nostri bagagli da spiaggia, prima di avviarci verso il parcheggio... Diana dispensò gli ultimi sorrisi e saluti a tutti coloro che l'avevano ammirata durante il giorno, con particolare riguardo al suo gruppo di malandrini prediletti che ricambiarono con espressioni di estrema riconoscenza e venerazione.

L'accensione del motore dell'auto fu preceduta da un bacio lunghissimo, colmo di piacere, di appagamento e di riconoscenza reciproca: il sipario su quella vacanza indimenticabile potè finalmente calare.
 

dan_zan

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Bello e appagante. La "nostra" Diana si è esibita si è fatta scrutare la parte più intima della fica ha fatto esplodere i cazzi dei giovani davanti a se, chissa che lago sarà stata la sua fica a vedere quei cazzi nudi esplodere per lei? Una curiosità ma quei ragazzi essendo vicino a lei l'hanno sborrata con gli schizzi? Spero che questa sia stato l'inizio di un camino lungo di esibizioni e chissà.
 

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119
Posizione
Jerusalem’s Lot
"Ho capito, ho capito: sei tutta nuda in mezzo ai tuoi prediletti, ora puoi anche riabbassare le braccia, altrimenti non sarò l'unico a notarlo quaggiù!" Diana sembrò attivare la nostra telepatia e nascose bruscamente i suoi polsi in acqua, continuando a puntarmi con audacia ed insistenza. Senza gesticolare in maniera eccessiva, cercai di mimarle di avvicinarsi un pochino alla riva, perché l'altezza dell'acqua non permetteva di ammirare il suo corpo: rifiutò con la testa il mio invito, accennandomi con una mano di attendere e di pazientare. Mi voltai verso la spiaggia, fingendo di controllare la nostra postazione: l'indifferenza e la disattenzione generali parevano regnare ancora sovrane: inoltre la comitiva di trentenni era in procinto di andarsene ma il loro semplice rivestirsi aumentava a dismisura i decibel di ogni singola voce, al punto di ridestare dal sonno l'intera famiglia dietro di noi: marito e moglie miravano in cagnesco la combriccola per la troppa confusione, mentre i due figli tentavano ancora mezzi addormentati di spostare i loro asciugamani dall'ombra al sole. Diana nel frattempo aveva iniziato a predisporre una curiosa barriera a semicerchio intorno a sé, lasciando una maggiore apertura visiva solo a favore della mia prospettiva; i ragazzi obbedivano a menadito ai suoi ordini di posizionamento, in quel momento ebbi la sensazione di assistere ad una sorta di scena calcistica prima della battuta di un calcio di punizione ed oltre ad una eccitazione sempre crescente mi trovai a sorridere di gusto nel vedere quei giovanotti muoversi millimetricamente a comando, secondo le indicazioni di Diana.

"Chissà cosa avrà in mente", iniziai a pensare arrapatissimo, ma il tempo non mi fu sufficiente per immaginare qualche opzione possibile. Vidi Diana distendersi in un morto a galla a gambe aperte, con le sue tettone affioranti a pelo d'acqua, riuscii a distinguere nitidamente anche i suoi capezzoli turgidi ed esplosivi che puntavano dritti verso il sole. Dopo qualche minuto di perfetta staticità i ragazzi avanzarono uno alla volta avvicinandosi a lei per guardare ogni centimetro del suo corpo ancora più da vicino, mantenendo una perfetta posizione di copertura da eventuali e retrostanti sguardi indiscreti. Diana iniziò ad agitare le gambe con leggeri movimenti di apertura e chiusura, spalancandole di tanto in tanto; subito dopo toccò il suo seno sinistro con la mano, stringendolo con energia mentre guardava i ragazzi di fronte con espressioni provocanti, senza perdere il sorriso.

Notai che alcuni giovanotti perdevano talvolta l'equilibrio e la stabilità, soprattutto a causa di impercettibili sollecitazioni delle mani sui loro membri. Uno di loro, meno vivace ed interessato in fase conoscitiva, era invece il più convinto e stimolato in quel momento ed a differenza degli altri non sembrava in grado di mascherare agli occhi della gente la sua masturbazione in corso, a causa della sua irruenza.

Molti di loro durarono davvero pochissimo, qualche decina di secondi forse, evidentemente la loro fase di arrapamento era iniziata ben prima del morto a galla di Diana che d'improvviso cambiò posizione, dopo aver parlato e sorriso a lungo ad uno dei "ritardatari": si piazzò di fronte a lui ed iniziò a saltellare, consentendo alle tettone di apparire moderatamente, con balzi sinuosi e straripanti. Vidi il ragazzo scattare tre o quattro volte e contorcersi su se stesso dopo qualche istante, era impossibile resisterle a lungo. Mancava solo un giovane per completare l'opera: Diana si rivolse anche a lui, quasi a chiedergli cosa desiderasse vedere per un'erezione soddisfacente: il ragazzo sorridendo indicò con un dito verso la riva, subito dopo tutti gli altri arretrarono di qualche metro senza girarsi, continuando a nasconderla più che potessero, lei li seguì: il suo corpo lentamente venne liberato dall'acqua: prima le tette, poi l'addome, dopo i fianchi, stop: Diana sembrò concordare qualcosa con il ragazzo e si fermò davanti a lui, in attesa: si guardò intorno, prima di avanzare di qualche passo, esibendo la sua fica al giovanotto che scoppiò all'istante. Poi tutti insieme si tuffarono per un bagno ricostituente. Vidi Diana slacciare dal polso il suo perizoma e indossarlo con circospezione, il reggiseno continuava invece a rimanere al proprio posto. Si allontanò da loro con alcune bracciate più energiche, i ragazzi invece virarono a nuoto con calma ed accortezza dalla parte opposta, in vicinanza del loro ombrellone e uscirono in verticale, raggiungendolo senza deviazioni. Notai che miracolosamente non venivano sommersi da sguardi di rimprovero o di condanna: possibile che nessuno si fosse accorto di una scena del genere? Non capii se esserne sollevato o dispiaciuto.

Mentre Diana proseguiva il suo bagno al largo, mi alzai dalla battigia ed entrai in acqua, spalle al mare. Avvertii l'esigenza di capire quante persone potessero aver visto e giudicato l'accaduto, ma il mio stupore non si interruppe: nessun volto mi puntava, nessun altro rideva di me, gli sguardi di alcuni furono assolutamente, innocui, sfuggevoli ed inespressivi.

Tornai allora al mio asciugamano, per attendere impaziente l'uscita dall'acqua di Diana, che nel frattempo si era spostata nuotando verso sinistra. Erano quasi le 16.30: secondo i programmi concordati, avremmo dovuto già essere ripartiti verso casa, ormai, ma poco mi importava: il mio unico pensiero era di chiudere in bellezza, godendomi il sedere e le tettone svergognate di quel capolavoro che non avrei mai lasciato per nessun'altra...

Diana ancora una volta sembrò leggermi nel pensiero e dopo aver mirato in direzione dei nostri posti, iniziò il suo riavvicinamento, muovendosi trasversalmente. Avrei prosciugato il mare per poter vedere il suo culo, ma era inutile smaniare, entro pochi istanti il suo eccitante lato B sarebbe emerso con totale naturalezza. A rilento raggiunse la riva, si sollevò mostrando le tettone all'intera spiaggia, senza accennare a coprirsi. Sostò sulla battigia per iniziare ad asciugarsi. Mi chiese che ora fosse e nel girarmi verso la borsa per afferrare il telefono notai che uno dei ragazzi dietro di noi la stava puntando con un'espressione a dir poco libidinosa.

"Le quattro e mezza!?!? Di già! Dobbiamo andare, si sta facendo troppo tardi". Il ragazzo avanti a noi distinse la sua voce e immediatamente si alzò dalla posizione sdraiata, aprendo gli occhi: i capezzoli di Diana esplodevano di fronte a lui: cercò di desistere, di guardarsi intorno, di incrociare lo sguardo della sua distratta compagna, ma fu inutile: dopo pochi secondi le tettone di Diana riempirono nuovamente il suo panorama ravvicinato. Frattanto avvertii alcuni granelli di sabbia colpirmi sulla schiena: uno dei figlioli alle nostre spalle si era evidentemente svegliato in via definitiva, passando a pochi centimentri da me e, strana coincidenza, andò a sistemarsi sul bagnasciuga, con i piedi in acqua: mirò l'orizzonte per pochi attimi, prima di girarsi con il preciso intento di analizzare ogni centimentro del sedere di Diana e del profilo delle sue tette. Lei avvertì la sua presenza, si girò consentendogli anche un'attenta e nitida valutazione dei suoi seni gocciolanti. Rimosse il reggiseno dal suo polso senza indossarlo, si avvicinò al suo asciugamano rovente e lo stese ad asciugare, prima di tornare sulla battigia: si piegò in avanti per sciacquarsi le mani, regalandoci una spettacolare inquadratura del suo culo già abbronzato: "L'acqua oggi è davvero calda, sono appena uscita e si sta meravigliosamente, sei ancora in tempo per un tuffo". Il ragazzo sembrò assolutamente sorpreso ed impacciato nel parlare per la prima volta nella sua vita con una tettona in topless e perizoma a brevissima distanza, che mostrava il suo seno con una disinvoltura disarmante: "No no, mi bagno solo i piedi per abbassare la temperatura corporea, non mi va di entrare in acqua... proprio adesso." Diana gli sorrise compiaciuta, continuando a mostrarsi senza ritegno: "Capisco capisco, fai pure! Per noi questo è l'ultimo giorno... tra poco la nostra vacanza sarà finita, purtroppo" Il ragazzo la guardò con un'intensità ancora maggiore: "Già... purtroppo, è un vero peccato... e dove ti abbronzerai da domani?"

"Bella domanda" rispose Diana: "Con queste vesti... da nessuna parte probabilmente. In altre vesti non mi va più di rientrare: quindi è un gran dilemma, chissà!"

Il giovanotto venne richiamato severamente dalla sua famiglia, in particolare dalla madre che con ogni probabilità captò il suo evidente interesse alle forme di Diana. Lo seguimmo anche noi, raggiungendo i nostri asciugamani, dopo aver regalato un sorriso al ragazzo fidanzato che aveva assistito imbambolato all'intera chiacchierata di Diana con il giovane. Si sdraiò per alcuni minuti con i seni al vento e con le gambe abbastanza aperte, noncurante degli sguardi allupati ed ininterrotti dei nostri vicini, poi si voltò a pancia sotto, per circa mezz'ora, quasi addormentandosi: il suo sedere al sole, visto da così vicino, incentivava ed autorizzava le mie mani ad affondare, ma lo sguardo rude ed ispettivo della mamma dietro di noi scoraggiò il mio intento. "Mi prendi il costume giallo nella borsa? Non posso ripartire tutta bagnata, devo cambiarmi" Obbedii sull'attenti, Diana si girò di nuovo con il seno in mostra, nello stesso istante in cui anche il ragazzo fidanzato proiettò il suo sguardo verso di lei: "mi dai anche qualcosa per coprirmi? Una delle magliette magari... ". Le consegnai la mia: Diana la appoggiò sopra il suo perizoma, nascondendolo. Poi lo sfilò senza esitare. Un generoso scorcio della sua fica per qualche istante venne catturato dalla perfetta traiettoria visiva dell'incredulo ragazzo che non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Diana scelse allora di indossare con un minimo ritardo lo slip di ricambio, regalandoci molti secondi in più di libidine assoluta.

"E ora a casa, coraggio: può bastare così, non sei d'accordo!?" Le risposi con un'eloquente smorfia di dispiaciuta approvazione. Finimmo di rivestirci e raccogliemmo i nostri bagagli da spiaggia, prima di avviarci verso il parcheggio... Diana dispensò gli ultimi sorrisi e saluti a tutti coloro che l'avevano ammirata durante il giorno, con particolare riguardo al suo gruppo di malandrini prediletti che ricambiarono con espressioni di estrema riconoscenza e venerazione.

L'accensione del motore dell'auto fu preceduta da un bacio lunghissimo, colmo di piacere, di appagamento e di riconoscenza reciproca: il sipario su quella vacanza indimenticabile potè finalmente calare.
Diana quindi da brutto anatroccolo è diventata il cigno che tu vedevi in Lei e che Lei non vedeva in se stessa, forse anche di più. Raccontaci se ne avete mai parlato, magari per eccitarvi o soltanto per discuterne. Bella storia, molto interessante
 

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