Spike25x
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Top! Sempre più eccitante!
Spettacolo 💦💦💦Visto che sarò assente per tre giorni vi lascio con una foto delle tette di Ada
Racconto bellissimo e scritto davvero bene! E' davvero bello leggerti. Poi la foto finale ovvimante fa impazzire! ComplimentiLa mattina dopo ci svegliammo , eravamo stati abbracciati tutta la notte, e ci scambiammo effusioni dolci dicendoci quanto ci amavamo, poi andammo al lavoro; nessuno dei due aveva accennato alla serata precedente.
Io ero un po’ sorpreso, e dovetti confessare a me stesso che le cose si erano sviluppate assai velocemente , in un modo che non mi aspettavo; cioè anche se Ada aveva fatto un percorso di apertura notevole (oddio è vero che c’era voluto molto tempo e tanto impegno)verso una mentalità più libera, avevo la sensazione che la serata avesse impresso un accelerazione inaspettata. Da una parte dovevo essere contento, e lo ero, dall’altra avevo una certa inquietudine che non riuscivo a spiegare. Man mano che andavamo avanti mi veniva il dubbio e il rimorso che forse Ada stava forzando troppo se stessa per compiacermi. Subito dopo ,però, ripensai a quanto aveva goduto, a quanto si era dimostrata vogliosa e poi soddisfatta dopo, e mi rasserenai un poco, “
Quella sera a cena ci pensò lei, da persona intelligente e leale quale è ad entrare sull’argomento e a mettermi di fronte alla realtà “dobbiamo parlare di ieri sera” mi disse “ e non solo di quello”. La sua voce era decisa ma tranquilla.
Ada partì confessando di sentirsi confusa,di non riuscire a capire i contorni di quello che stava andando avanti. Ricordò le nostre prime volte , il suo essere così pudica e contenuta, e quello che era venuto dopo. Mi confessò che a fronte di una resistenza iniziale che aveva sempre avuto ma che aveva superato a volte per compiacermi, il percorso che avevamo fatto l’aveva resa più consapevole, più sicura del suo corpo e quindi non lo rimpiangeva affatto. A queste parole cominciai a sentirmi un po’ meno teso.
Continuò dicendo e sottolineando che lei aveva preso tutto come un nostro gioco, che era servito a movimentare il nostro rapporto e che così aveva pensato che dovesse rimanere. Per cui, disse, non aveva nessun rimpianto di quello che aveva fatto. Cominciavo a rilassarmi, anche perché queste parole andavano a cancellare i dubbi che avevo avuto la mattina.
Continuò dicendo che anzi secondo lei tutto questo aveva contribuito a rendere più stretto il nostro legame… dentro di me aumentava un senso di liberazione…
“C’ è un però…” aggiunse con voce ferma. Qualcosa cominciò a vacillare dentro di me.
“Paolo, io ti amo infinitamente e per questo ti conosco benissimo, so come pensi, so cosa ti eccita, so cosa ti deprime, conosco la tua determinazione, così come la tua dolcezza, conosco la tua pazienza così come la tua esuberanza, insomma non puoi nasconderti con me”
Man mano che parlava sentivo di amarla in maniera totale, ammiravo quella donna, conoscevo anch’io la sua lealtà la sua franchezza e la sua intelligenza
“ Ti ho detto che ho accettato tutto quello che abbiamo fatto e non lo rinnego anzi ne sono contenta…ma voglio sapere dove stiamo andando…”
“ Ada ma …io…” cercai di argomentare
“Paolo, dove stiamo andando?...dove mi vuoi portare…”
“ No Ada vedi, noi stiamo…”
“Io lo so, ti conosco troppo per non sapere quello che hai nella testa, mi ricordo quella cosa che mi hai chiesto tempo fa quando facevamo l’amore, mi ricordo le tue parole, tu dicesti che ti sarebbe piaciuto che io facessi qualcosa di sesso“soft” con un altro uomo E’ li che mi stai portando ?
Dovevo essere franco e onesto come lo era stata lei
“ Si, ma solo a condizione che lo voglia anche tu”
“e dimmi onestamente cosa intendi per soft”
“Ada mi piacerebbe vederti che masturbi o fai un pompino ad uno sconosciuto “
Ecco lo avevo detto nudo e crudo. Ada chiuse gli occhi in silenzio
“e pensi che sarei capace di farlo?” chiese.
“Senti mettiamola così ti ho coinvolta nell’ aumentare il nostro erotismo per farti diventare più libera sessualmente ed insieme abbiamo raggiunto un’intesa sessuale perfetta, abbiamo fatto esperienze che tu prima avresti assolutamente rifiutato, e questo tuo liberarsi da vincoli mentali pensavo potesse condurci a qualcosa di più intenso, è una cosa che mi stimola e ci penso, è vero, ma non ti farei mai fare cose che tu non voglia, non mi metterei mai ad organizzare alle tue spalle qualcosa.”
“ Paolo, ti ho detto all’inizio che mi sento confusa… molto… non so cosa sta succedendo, sono dubbiosa… “
“Guarda Ada è solo colpa mia , ti chiedo scusa… ho esagerato sono stato egoista…”
“No Paolo, il fatto è che io sono anche dispiaciuta per te, ti amo così tanto che il sapere che una cosa che ti farebbe piacere non avvenga perché io non riesco a farla mi fa star male”,
Mi alzai la raggiunsi e mi chinai su di lei abbracciandola stretta
“Non voglio sentire queste cose, sono io che ho esagerato, tu sei sempre la splendida donna che ho sposato e che amo follemente. Non devi soffrire per questo chiudiamola qui, niente si deve interporre tra di noi.
Alzò la testa e mi sorrise dolcemente
“Anch’io non voglio che alcuna barriera si frapponga tra noi, ti amo troppo.
Passarono un paio di giorni durante i quali non pensai più alla cosa, non volevo mettere Ada in una situazione imbarazzante;
La sera seguente eravamo andati ad una apericena per la presentazione di un libro; rientrammo a casa verso le undici e sdraiati sul letto cominciammo a farci un po’ di coccole;
Ada era stata di ottimo umore tutta la sera, ma ora era un po’ taciturna
“amore che cosa c’è ti vedo un po’ strana” buttai li
Tacque per un momento, si mordicchiò il labbro inferiore e poi mi guardò negli occhi
“L’altra sera non ti ho detto una cosa, non sono riuscita a dirtela”
“era importante?” chiesi
“Per me si perché voglio sempre essere corretta con te e con me stessa”
“Allora … dai… prova a dirla ora se vuoi, ti ascolto”
“Mi sono accorta che sto pensando sempre più spesso a quella cosa, non mi esce dai pensieri”
Non riuscii a realizzare immediatamente e prima di capire mi usci
“quale cosa?” prima del lampo di comprensione mi rispose
“quello che vorresti che facessi con un altro”
Rimasi senza fiato, ma cercai di essere razionale.
“sei sicura di quello che stai dicendo?”
“ si…no, non lo so… sono confusa sono combattuta” disse con tono lamentoso
“a volte ci penso e non riesco a capire cosa provo, vorrei poterlo fare perché come ti ho detto so che lo vorresti tu , ma poi mi sento una poco di buono al solo pensarci”
Non sapevo se essere contento o preoccupato, ma mi sforzai di essere razionale
“ beh, vediamo, pensavo di aver chiuso l’argomento, se il problema è questo cerca di analizzare per capire quello che è meglio per te, e ti scongiuro lascia perdere ciò che riguarda quelli che erano i miei desideri” avrei voluto dire tante cose di più ma non ne ero stato capace
“ l’ho già fatto rispose, ma sai che sono intransigente anche con me stessa e beh… non posso nascondere che una vena di curiosità mi sta tormentando, sarei capace di farlo?, e dall’altra parte sento la vergogna e penso che non sarei capace , sarei troppo imbarazzata” mi mise le braccia la collo e chinò la testa sul mio petto.
Rimasi in silenzio, non riuscivo a coordinare la minima idea, ero stato preso troppo alla sprovvista su un argomento che avevo dato per esaurito
Ada rialzò la testa e mi guardò “vedi come sono ora che te lo ho detto mi vergogno davvero”
“Stupidina, non c’è niente di cui ti devi vergognare” e la baciai sulla fronte stringendola a me
“senti Ada si è fatto tardi e siamo tutti e due un po’ agitati, perché non riprendiamo l’argomento domani sera dopo esserci chiariti le idee?”
“D’accordo”
La sera successiva dopo cena ci mettemmo sul divano, ed eravamo tutti e due impazienti di riprendere l’argomento. Ada perché era tormentata dai suoi dubbi, io avevo due sentimenti contrastanti, da una parte non volevo farla soffrire dall’altra temevo veder svanire le mie speranze.
Affrontammo l’argomento e in pratica Ada mi ribadì di essere molto confusa su cosa si aspettava da se stessa con la dichiarata curiosità che ormai le era entrata dentro, ma anche con le sue resistenze. Sentiva a livello morale di non riuscire a giustificare un passo del genere, soprattutto una cosa la spaventava: i nostri giochini avevano come attori principali noi due e basta, il fatto di coinvolgere così strettamente una terza persona, uno sconosciuto, la destabilizzava.
Sapevo però che una cosa giocava a mio favore: Ada non aveva mai sopportato di non essere capace di fare qualcosa; tutto quello che si metteva in testa di fare ,se proprio alla fine non gli riusciva, quantomeno lo aveva tentato fino all’estremo….
La conclusione fu che mi chiese di soprassedere alla cosa, di accantonarla in un angolo, ma mi rincuorò dicendo che non era completamente chiusa, dovevo lasciarle il tempo di capire se stessa, e aggiunse che non sapeva quanto ci sarebbe voluto. Alla fine la porta rimaneva socchiusa.
Detti ad Ada tutta la mia comprensione e le ribadii che avrebbe lei deciso il se, e l’eventuale come e quando, e lei mi rispose che in ogni caso se (quanti se) avesse deciso di procedere voleva che succedesse in maniera spontanea quando se ne fosse presentata l’occasione senza forzature, senza strategie, doveva essere un frutto del caso e dell’improvvisazione, SE tenne a ribadire ancora
La situazione lasciò qualche segno per un po’ di tempo nel nostro rapporto, niente a che vedere con la nostra vita o il nostro modo di amarci, ma alcuni piccoli divertimenti e i nostri “giochini” ebbero un rallentamento. Ada era tranquilla ed io pure. Col ritorno dell’estate riprendemmo un po’. La spiaggia e le serate fuori invogliavano ma tutto sommato a parte uno a due show al ristorante nemmeno tanto osè e altre banalità non ci impegnammo più di tanto. A letto comunque continuavamo con le nostre fantasie , continuavamo ad appagarci l’un l’altro ed anche “il vikingo di gomma” saltuariamente faceva le sue apparizioni.
Ci fu sul finire dell’estate un episodio che ci scosse ed ebbe qualche conseguenza anche in seguito. Fu un episodio che ci colpì nella nostra sfera emotiva, soprattutto perché ne imputo una parte di responsabilità alla nostra imprudenza.
Era settembre ed eravamo su una grande spiaggia della costa Toscana, di quelle dove dietro si distende la pineta e dove si vedono spesso sull’arenile delle specie di piccolissime specie di capanne che i bagnanti costruiscono con i tronchi di albero e i legnami che il mare scarica a riva; sono poco più che rami e tronchi d’albero secchi riuniti insieme che non garantiscono un gran riparo giusto un po’ dal sole e dal vento (poco) e un minimo di privacy, ma proprio minima.
Eravamo arrivati tardi verso l’ora di pranzo e verso le 16 cominciando a svuotarsi un po’ la spiaggia uno di questi “capanni” si liberò e noi ci fiondammo dentro , un po’ per ripararci dal sole, ne avevamo preso già un bel po’, un po’ perché ci piaceva l’idea di stare sdraiati vicini un po’ all’ombra e in intimità ; in realtà la nostra intimità finiva poco più in là del busto , il resto del corpo sporgeva fuori.
Ada aveva un bellissimo due pezzi rosso di quelli legati dietro la schiena e con le coppe che avevano laccetti che si legano dietro il collo e che ricadono lunghi sul davanti, che naturalmente non si era tolto perché la spiaggia era troppo affollata, c’erano tante famiglie con bambini , nessuna donna a seno nudo e quindi niente!
Parlando di varie cose eravamo andati anche sull’argomento che accennavo prima, i nostri ”giochini” constatando che era un periodo un po’ di ribasso e ci eravamo detti che dovevamo ravvivarli.
Il mare solitamente ci mette addosso un’euforia e una certa carica sessuale e l’argomento giochini ci aveva stimolato; Ada in particolare visto che io la accarezzavo distrattamente non cessava di strusciarsi addosso , cercava sempre la mia bocca la sua lingua cercava la mia in baci infiniti come due ragazzini; purtroppo non potevamo concederci di più c’era gente intorno. Ma Ada era in una di quelle sue giornate dove a volte perdeva la capacità di trattenersi.
Ero sdraiato sulla schiena Ada alla mia sinistra si mise in ginocchio sull’asciugamano e mi sibilò “ho voglia, fammi godere” prese il mio braccio sinistro e lo mise disteso sull’asciugamano allargandolo da mio corpo, poi ci si sdraiò sopra a pancia in giù; pochi movimenti della mano ed ero già all’interno delle sue mutandine che mi facevo strada verso l’interno della sua figa. Passò poco tempo prima che fosse scossa da un orgasmo prolungato. Il pomeriggio era passato il sole era tramontato, ma a noi piace stare in spiaggia a quell’ora.
Ormai eravamo rimasti quasi soli, le persone rimaste erano poche ma tutte abbastanza distanti, in riva al mare passavano i venditori africani che lasciavano la spiaggia. Eravamo in piedi accanto al capanno che guardavamo il sole scomparire in mare quando vedemmo arrivare verso di noi il solito africano che da lontano ci apostrofava alzando le braccia con la sua merce.
Ada si girò verso di me e con entusiasmo, come una bambina mi disse “Paolo se viene qui facciamo il “giochino del marocchino” come quella volta?? Rimasi sorpreso “Dai facciamolo… dai” insistè ed io annuii e le dissi “si dai …ma fallo impazzire.”
Il tipo stava arrivando da noi e si fermò cominciando a blaterare, era massiccio, con capelli riccioluti e occhiali da sole sulla testa, aveva un corpetto aperto sotto il quale spuntavano un petto e un ventre ricoperti di una peluria riccioluta. Aveva un paio di quei pantaloni che si usano nel mondo arabo, i pantaloni climatizzati, molto larghi che hanno un cavallo che si allunga fino alle ginocchia Riportai la mia attenzione su Ada , che stava già guardando la mercanzia e stava parlando, notai, molto spigliatamente, sorridendo continuamente al tipo. Il tipo non vendeva parei ma monili e collane e mi domandai come avrebbe fatto Ada a replicare la scena dello scorso anno. Non avevo fatto conto sulle risorse femminili; Ada si stava facendo vedere delle lunghe collane di quelle con i monili attaccati e che arrivavano sul petto o addirittura sulla pancia. Il marocchino che sembrava discretamente intraprendente si prodigava a fargliele vedere e aveva già le mani piena di collane. La recita cominciò, Ada aveva già al collo due collane, che in effetti (non ho mai capito se era riuscita a farlo apposta o no) si impigliavano e nei laccetti del costume e nei suoi capelli. Guardando verso me , ma rivolta anche al marocchino disse allegramente “No così non va bene si impigliano da tutte le parti” si chinò a prendere la pinza per i capelli dall’asciugamano e portando le mani dietro la testa li legò, nel mentre sciolse il laccio del reggiseno al collo poi fece scendere le mani al laccio di dietro e lo slacciò facendolo cadere sull’asciugamano e guardandomi col suo solito faccino da porcella. Il marocchino si trovò davanti le tette piene e sode di Ada con i capezzoli che naturalmente mostravano la sua eccitazione e rimase interdetto, ma solo un secondo, e poi guardò verso di me con uno sguardo un po’ interrogativo (di sicuro pensava che la scusa era veramente ridicola, come lo pensavo io). Io feci un gesto con la faccia , quel gesto che si fa quando succede una cosa di cui non siamo responsabili alzandola un po’ in avanti e allargando gli occhi con un mezzo sorriso da ebete Ada intanto si provava le collane prendendole dal braccio del marocchino dove lui le aveva tutte sistemate.
Rideva con lui e lo toccava sulle braccia con la scusa di prendere le collane, aveva provato anche un bracciale e il marpione che cominciava a capire il gioco le aveva preso il braccio tra le sue mani per infilarle il bracciale fino a sopra il gomito e la carezzò per tutto il braccio. Ada continuava nella sua giovialità forzata e il Marocchino fattosi coraggio con la scusa di sistemarle i monili della collana comincio a metterle le mani sui seni e sulla pancia; piccoli e fugaci contatti che quando vide che Ada non protestava si fecero più insistenti arrivando a sfiorarle un capezzolo. Ada rideva continuamente mostrando un’allegria sopra le righe, addirittura quando lui le fece un complimento per quanto era bella e stava bene con una collana lei gli si appoggiò addosso con una mano sulla spalla cinguettando un “ grazie , ma come sei gentile…” , aveva easagerato il movimento premendogli in seno contro il braccio nudo prolungatamente; il marocchino mi guardò ed io sorrisi stupidamente, così che lui probabilmente scambiò la mia indifferenza per una approvazione che sommato ai comportamenti sfrontati di Ada gli dava un via libera
Mi sfiorò il dubbio che stessimo spingendo la situazione un po’troppo, ma vedendo Ada così spigliata che sembrava a suo agio e inebriato dall’erotismo della situazione, ricacciai il pensiero e la lasciai andare avanti
Ada stava troieggiando alla grande, ed io che avrei dovuto cominciare a intuire qualcosa, ero invece eccitato e preso.
A un certo punto il marocchino con il fare tipico del venditore cominciò a dire che avrebbe dovuto provare assolutamente una collana che spacciava per tipica dei villaggi Berberi o qualcosa del genere, e Ada acconsentì con entusiasmo. Tirò fuori una collana di quelle che erano più un corpetto da danzatrice del ventre , che si infilano dalla testa e poi sul davanti hanno tante striscie orizzontali che vanno dal collo al seno, sino quasi alla pancia e che si allungano fino ad arrivare dietro formando davanti degli archi che vanno anche a contornare i seni.
Il marocchino blaterando un “bellissim, bellisssim, questa è bellisima solo per te “ si pose insistente dietro a lei, gliela passò dal collo facendola scendere sul davanti, e cominciò stando da dietro ad Ada e sporgendo le braccia ai suoi lati a sistemare e tirare le catene sulla pancia verso dietro, sistemandole poi in modo che davanti facessero degli archi simmetrici e risalendo in su; arrivato all’altezza del seno facendo finta di cercarle per afferrarle le due catene, ma nemmeno mascherando tanto la sua intenzione con un movimento improvviso prese i seni di Ada da sotto con le mani a coppa stringendoli. Ada rimase immobile ma le mani indugiarono ancora per qualche secondo stringendo completamente i seni, poi Ada fece un deciso passo avanti visibilmente incazzata, dicendo che era troppo vistosa e se la tolse con rabbia.
Il suo atteggiamento era cambiato, era uscita dalla recita,disse che non voleva niente , vedevo la sua rabbia che stava montando (conosco Ada e so che non farebbe mai una scenata, la sua freddezza era il massimo della rabbia che avrebbe dimostrato anche se so che avrebbe voluto ucciderlo); intervenni anch’io con decisione dicendo al marocchino che non volevamo niente e per farmi capire meglio presi le sue borse e gliele misi addosso spingendolo perché se ne andasse e apostrofandolo da idiota . Dopo un po’ di proteste e imprecazioni cominciò ad indietreggiare, ma era ancora baldanzoso, al che presi il telefono e minacciai di chiamare la polizia; si girò e spari in breve. Corsi ad abbracciare Ada che nel frattempo era terrea in volto e sibilò “lurido maiale, beduino di merda... “ Cominciai a consolarla, me lei non riuscì a trattenere le lacrime. Continuava a ripetere “come si è permesso, come …” Le sue erano lacrime di rabbia di chi si sente violato nella persona, ma la sua lucidità le permise di dirmi “Paolo abbiamo esagerato !?” e sul momento non capii se fosse una domanda o una affermazione, ma sapevo che questo episodio ci avrebbe portato a delle riflessioni.
…(continua)…
ed ora per finale una foto più recente di Ada al mare
Visualizza allegato 22786113
Leggendo ho immaginato tutta la scena con mia moglie!!! Complimenti per la scrittura!!!La mattina dopo ci svegliammo , eravamo stati abbracciati tutta la notte, e ci scambiammo effusioni dolci dicendoci quanto ci amavamo, poi andammo al lavoro; nessuno dei due aveva accennato alla serata precedente.
Io ero un po’ sorpreso, e dovetti confessare a me stesso che le cose si erano sviluppate assai velocemente , in un modo che non mi aspettavo; cioè anche se Ada aveva fatto un percorso di apertura notevole (oddio è vero che c’era voluto molto tempo e tanto impegno)verso una mentalità più libera, avevo la sensazione che la serata avesse impresso un accelerazione inaspettata. Da una parte dovevo essere contento, e lo ero, dall’altra avevo una certa inquietudine che non riuscivo a spiegare. Man mano che andavamo avanti mi veniva il dubbio e il rimorso che forse Ada stava forzando troppo se stessa per compiacermi. Subito dopo ,però, ripensai a quanto aveva goduto, a quanto si era dimostrata vogliosa e poi soddisfatta dopo, e mi rasserenai un poco, “
Quella sera a cena ci pensò lei, da persona intelligente e leale quale è ad entrare sull’argomento e a mettermi di fronte alla realtà “dobbiamo parlare di ieri sera” mi disse “ e non solo di quello”. La sua voce era decisa ma tranquilla.
Ada partì confessando di sentirsi confusa,di non riuscire a capire i contorni di quello che stava andando avanti. Ricordò le nostre prime volte , il suo essere così pudica e contenuta, e quello che era venuto dopo. Mi confessò che a fronte di una resistenza iniziale che aveva sempre avuto ma che aveva superato a volte per compiacermi, il percorso che avevamo fatto l’aveva resa più consapevole, più sicura del suo corpo e quindi non lo rimpiangeva affatto. A queste parole cominciai a sentirmi un po’ meno teso.
Continuò dicendo e sottolineando che lei aveva preso tutto come un nostro gioco, che era servito a movimentare il nostro rapporto e che così aveva pensato che dovesse rimanere. Per cui, disse, non aveva nessun rimpianto di quello che aveva fatto. Cominciavo a rilassarmi, anche perché queste parole andavano a cancellare i dubbi che avevo avuto la mattina.
Continuò dicendo che anzi secondo lei tutto questo aveva contribuito a rendere più stretto il nostro legame… dentro di me aumentava un senso di liberazione…
“C’ è un però…” aggiunse con voce ferma. Qualcosa cominciò a vacillare dentro di me.
“Paolo, io ti amo infinitamente e per questo ti conosco benissimo, so come pensi, so cosa ti eccita, so cosa ti deprime, conosco la tua determinazione, così come la tua dolcezza, conosco la tua pazienza così come la tua esuberanza, insomma non puoi nasconderti con me”
Man mano che parlava sentivo di amarla in maniera totale, ammiravo quella donna, conoscevo anch’io la sua lealtà la sua franchezza e la sua intelligenza
“ Ti ho detto che ho accettato tutto quello che abbiamo fatto e non lo rinnego anzi ne sono contenta…ma voglio sapere dove stiamo andando…”
“ Ada ma …io…” cercai di argomentare
“Paolo, dove stiamo andando?...dove mi vuoi portare…”
“ No Ada vedi, noi stiamo…”
“Io lo so, ti conosco troppo per non sapere quello che hai nella testa, mi ricordo quella cosa che mi hai chiesto tempo fa quando facevamo l’amore, mi ricordo le tue parole, tu dicesti che ti sarebbe piaciuto che io facessi qualcosa di sesso“soft” con un altro uomo E’ li che mi stai portando ?
Dovevo essere franco e onesto come lo era stata lei
“ Si, ma solo a condizione che lo voglia anche tu”
“e dimmi onestamente cosa intendi per soft”
“Ada mi piacerebbe vederti che masturbi o fai un pompino ad uno sconosciuto “
Ecco lo avevo detto nudo e crudo. Ada chiuse gli occhi in silenzio
“e pensi che sarei capace di farlo?” chiese.
“Senti mettiamola così ti ho coinvolta nell’ aumentare il nostro erotismo per farti diventare più libera sessualmente ed insieme abbiamo raggiunto un’intesa sessuale perfetta, abbiamo fatto esperienze che tu prima avresti assolutamente rifiutato, e questo tuo liberarsi da vincoli mentali pensavo potesse condurci a qualcosa di più intenso, è una cosa che mi stimola e ci penso, è vero, ma non ti farei mai fare cose che tu non voglia, non mi metterei mai ad organizzare alle tue spalle qualcosa.”
“ Paolo, ti ho detto all’inizio che mi sento confusa… molto… non so cosa sta succedendo, sono dubbiosa… “
“Guarda Ada è solo colpa mia , ti chiedo scusa… ho esagerato sono stato egoista…”
“No Paolo, il fatto è che io sono anche dispiaciuta per te, ti amo così tanto che il sapere che una cosa che ti farebbe piacere non avvenga perché io non riesco a farla mi fa star male”,
Mi alzai la raggiunsi e mi chinai su di lei abbracciandola stretta
“Non voglio sentire queste cose, sono io che ho esagerato, tu sei sempre la splendida donna che ho sposato e che amo follemente. Non devi soffrire per questo chiudiamola qui, niente si deve interporre tra di noi.
Alzò la testa e mi sorrise dolcemente
“Anch’io non voglio che alcuna barriera si frapponga tra noi, ti amo troppo.
Passarono un paio di giorni durante i quali non pensai più alla cosa, non volevo mettere Ada in una situazione imbarazzante;
La sera seguente eravamo andati ad una apericena per la presentazione di un libro; rientrammo a casa verso le undici e sdraiati sul letto cominciammo a farci un po’ di coccole;
Ada era stata di ottimo umore tutta la sera, ma ora era un po’ taciturna
“amore che cosa c’è ti vedo un po’ strana” buttai li
Tacque per un momento, si mordicchiò il labbro inferiore e poi mi guardò negli occhi
“L’altra sera non ti ho detto una cosa, non sono riuscita a dirtela”
“era importante?” chiesi
“Per me si perché voglio sempre essere corretta con te e con me stessa”
“Allora … dai… prova a dirla ora se vuoi, ti ascolto”
“Mi sono accorta che sto pensando sempre più spesso a quella cosa, non mi esce dai pensieri”
Non riuscii a realizzare immediatamente e prima di capire mi usci
“quale cosa?” prima del lampo di comprensione mi rispose
“quello che vorresti che facessi con un altro”
Rimasi senza fiato, ma cercai di essere razionale.
“sei sicura di quello che stai dicendo?”
“ si…no, non lo so… sono confusa sono combattuta” disse con tono lamentoso
“a volte ci penso e non riesco a capire cosa provo, vorrei poterlo fare perché come ti ho detto so che lo vorresti tu , ma poi mi sento una poco di buono al solo pensarci”
Non sapevo se essere contento o preoccupato, ma mi sforzai di essere razionale
“ beh, vediamo, pensavo di aver chiuso l’argomento, se il problema è questo cerca di analizzare per capire quello che è meglio per te, e ti scongiuro lascia perdere ciò che riguarda quelli che erano i miei desideri” avrei voluto dire tante cose di più ma non ne ero stato capace
“ l’ho già fatto rispose, ma sai che sono intransigente anche con me stessa e beh… non posso nascondere che una vena di curiosità mi sta tormentando, sarei capace di farlo?, e dall’altra parte sento la vergogna e penso che non sarei capace , sarei troppo imbarazzata” mi mise le braccia la collo e chinò la testa sul mio petto.
Rimasi in silenzio, non riuscivo a coordinare la minima idea, ero stato preso troppo alla sprovvista su un argomento che avevo dato per esaurito
Ada rialzò la testa e mi guardò “vedi come sono ora che te lo ho detto mi vergogno davvero”
“Stupidina, non c’è niente di cui ti devi vergognare” e la baciai sulla fronte stringendola a me
“senti Ada si è fatto tardi e siamo tutti e due un po’ agitati, perché non riprendiamo l’argomento domani sera dopo esserci chiariti le idee?”
“D’accordo”
La sera successiva dopo cena ci mettemmo sul divano, ed eravamo tutti e due impazienti di riprendere l’argomento. Ada perché era tormentata dai suoi dubbi, io avevo due sentimenti contrastanti, da una parte non volevo farla soffrire dall’altra temevo veder svanire le mie speranze.
Affrontammo l’argomento e in pratica Ada mi ribadì di essere molto confusa su cosa si aspettava da se stessa con la dichiarata curiosità che ormai le era entrata dentro, ma anche con le sue resistenze. Sentiva a livello morale di non riuscire a giustificare un passo del genere, soprattutto una cosa la spaventava: i nostri giochini avevano come attori principali noi due e basta, il fatto di coinvolgere così strettamente una terza persona, uno sconosciuto, la destabilizzava.
Sapevo però che una cosa giocava a mio favore: Ada non aveva mai sopportato di non essere capace di fare qualcosa; tutto quello che si metteva in testa di fare ,se proprio alla fine non gli riusciva, quantomeno lo aveva tentato fino all’estremo….
La conclusione fu che mi chiese di soprassedere alla cosa, di accantonarla in un angolo, ma mi rincuorò dicendo che non era completamente chiusa, dovevo lasciarle il tempo di capire se stessa, e aggiunse che non sapeva quanto ci sarebbe voluto. Alla fine la porta rimaneva socchiusa.
Detti ad Ada tutta la mia comprensione e le ribadii che avrebbe lei deciso il se, e l’eventuale come e quando, e lei mi rispose che in ogni caso se (quanti se) avesse deciso di procedere voleva che succedesse in maniera spontanea quando se ne fosse presentata l’occasione senza forzature, senza strategie, doveva essere un frutto del caso e dell’improvvisazione, SE tenne a ribadire ancora
La situazione lasciò qualche segno per un po’ di tempo nel nostro rapporto, niente a che vedere con la nostra vita o il nostro modo di amarci, ma alcuni piccoli divertimenti e i nostri “giochini” ebbero un rallentamento. Ada era tranquilla ed io pure. Col ritorno dell’estate riprendemmo un po’. La spiaggia e le serate fuori invogliavano ma tutto sommato a parte uno a due show al ristorante nemmeno tanto osè e altre banalità non ci impegnammo più di tanto. A letto comunque continuavamo con le nostre fantasie , continuavamo ad appagarci l’un l’altro ed anche “il vikingo di gomma” saltuariamente faceva le sue apparizioni.
Ci fu sul finire dell’estate un episodio che ci scosse ed ebbe qualche conseguenza anche in seguito. Fu un episodio che ci colpì nella nostra sfera emotiva, soprattutto perché ne imputo una parte di responsabilità alla nostra imprudenza.
Era settembre ed eravamo su una grande spiaggia della costa Toscana, di quelle dove dietro si distende la pineta e dove si vedono spesso sull’arenile delle specie di piccolissime specie di capanne che i bagnanti costruiscono con i tronchi di albero e i legnami che il mare scarica a riva; sono poco più che rami e tronchi d’albero secchi riuniti insieme che non garantiscono un gran riparo giusto un po’ dal sole e dal vento (poco) e un minimo di privacy, ma proprio minima.
Eravamo arrivati tardi verso l’ora di pranzo e verso le 16 cominciando a svuotarsi un po’ la spiaggia uno di questi “capanni” si liberò e noi ci fiondammo dentro , un po’ per ripararci dal sole, ne avevamo preso già un bel po’, un po’ perché ci piaceva l’idea di stare sdraiati vicini un po’ all’ombra e in intimità ; in realtà la nostra intimità finiva poco più in là del busto , il resto del corpo sporgeva fuori.
Ada aveva un bellissimo due pezzi rosso di quelli legati dietro la schiena e con le coppe che avevano laccetti che si legano dietro il collo e che ricadono lunghi sul davanti, che naturalmente non si era tolto perché la spiaggia era troppo affollata, c’erano tante famiglie con bambini , nessuna donna a seno nudo e quindi niente!
Parlando di varie cose eravamo andati anche sull’argomento che accennavo prima, i nostri ”giochini” constatando che era un periodo un po’ di ribasso e ci eravamo detti che dovevamo ravvivarli.
Il mare solitamente ci mette addosso un’euforia e una certa carica sessuale e l’argomento giochini ci aveva stimolato; Ada in particolare visto che io la accarezzavo distrattamente non cessava di strusciarsi addosso , cercava sempre la mia bocca la sua lingua cercava la mia in baci infiniti come due ragazzini; purtroppo non potevamo concederci di più c’era gente intorno. Ma Ada era in una di quelle sue giornate dove a volte perdeva la capacità di trattenersi.
Ero sdraiato sulla schiena Ada alla mia sinistra si mise in ginocchio sull’asciugamano e mi sibilò “ho voglia, fammi godere” prese il mio braccio sinistro e lo mise disteso sull’asciugamano allargandolo da mio corpo, poi ci si sdraiò sopra a pancia in giù; pochi movimenti della mano ed ero già all’interno delle sue mutandine che mi facevo strada verso l’interno della sua figa. Passò poco tempo prima che fosse scossa da un orgasmo prolungato. Il pomeriggio era passato il sole era tramontato, ma a noi piace stare in spiaggia a quell’ora.
Ormai eravamo rimasti quasi soli, le persone rimaste erano poche ma tutte abbastanza distanti, in riva al mare passavano i venditori africani che lasciavano la spiaggia. Eravamo in piedi accanto al capanno che guardavamo il sole scomparire in mare quando vedemmo arrivare verso di noi il solito africano che da lontano ci apostrofava alzando le braccia con la sua merce.
Ada si girò verso di me e con entusiasmo, come una bambina mi disse “Paolo se viene qui facciamo il “giochino del marocchino” come quella volta?? Rimasi sorpreso “Dai facciamolo… dai” insistè ed io annuii e le dissi “si dai …ma fallo impazzire.”
Il tipo stava arrivando da noi e si fermò cominciando a blaterare, era massiccio, con capelli riccioluti e occhiali da sole sulla testa, aveva un corpetto aperto sotto il quale spuntavano un petto e un ventre ricoperti di una peluria riccioluta. Aveva un paio di quei pantaloni che si usano nel mondo arabo, i pantaloni climatizzati, molto larghi che hanno un cavallo che si allunga fino alle ginocchia Riportai la mia attenzione su Ada , che stava già guardando la mercanzia e stava parlando, notai, molto spigliatamente, sorridendo continuamente al tipo. Il tipo non vendeva parei ma monili e collane e mi domandai come avrebbe fatto Ada a replicare la scena dello scorso anno. Non avevo fatto conto sulle risorse femminili; Ada si stava facendo vedere delle lunghe collane di quelle con i monili attaccati e che arrivavano sul petto o addirittura sulla pancia. Il marocchino che sembrava discretamente intraprendente si prodigava a fargliele vedere e aveva già le mani piena di collane. La recita cominciò, Ada aveva già al collo due collane, che in effetti (non ho mai capito se era riuscita a farlo apposta o no) si impigliavano e nei laccetti del costume e nei suoi capelli. Guardando verso me , ma rivolta anche al marocchino disse allegramente “No così non va bene si impigliano da tutte le parti” si chinò a prendere la pinza per i capelli dall’asciugamano e portando le mani dietro la testa li legò, nel mentre sciolse il laccio del reggiseno al collo poi fece scendere le mani al laccio di dietro e lo slacciò facendolo cadere sull’asciugamano e guardandomi col suo solito faccino da porcella. Il marocchino si trovò davanti le tette piene e sode di Ada con i capezzoli che naturalmente mostravano la sua eccitazione e rimase interdetto, ma solo un secondo, e poi guardò verso di me con uno sguardo un po’ interrogativo (di sicuro pensava che la scusa era veramente ridicola, come lo pensavo io). Io feci un gesto con la faccia , quel gesto che si fa quando succede una cosa di cui non siamo responsabili alzandola un po’ in avanti e allargando gli occhi con un mezzo sorriso da ebete Ada intanto si provava le collane prendendole dal braccio del marocchino dove lui le aveva tutte sistemate.
Rideva con lui e lo toccava sulle braccia con la scusa di prendere le collane, aveva provato anche un bracciale e il marpione che cominciava a capire il gioco le aveva preso il braccio tra le sue mani per infilarle il bracciale fino a sopra il gomito e la carezzò per tutto il braccio. Ada continuava nella sua giovialità forzata e il Marocchino fattosi coraggio con la scusa di sistemarle i monili della collana comincio a metterle le mani sui seni e sulla pancia; piccoli e fugaci contatti che quando vide che Ada non protestava si fecero più insistenti arrivando a sfiorarle un capezzolo. Ada rideva continuamente mostrando un’allegria sopra le righe, addirittura quando lui le fece un complimento per quanto era bella e stava bene con una collana lei gli si appoggiò addosso con una mano sulla spalla cinguettando un “ grazie , ma come sei gentile…” , aveva easagerato il movimento premendogli in seno contro il braccio nudo prolungatamente; il marocchino mi guardò ed io sorrisi stupidamente, così che lui probabilmente scambiò la mia indifferenza per una approvazione che sommato ai comportamenti sfrontati di Ada gli dava un via libera
Mi sfiorò il dubbio che stessimo spingendo la situazione un po’troppo, ma vedendo Ada così spigliata che sembrava a suo agio e inebriato dall’erotismo della situazione, ricacciai il pensiero e la lasciai andare avanti
Ada stava troieggiando alla grande, ed io che avrei dovuto cominciare a intuire qualcosa, ero invece eccitato e preso.
A un certo punto il marocchino con il fare tipico del venditore cominciò a dire che avrebbe dovuto provare assolutamente una collana che spacciava per tipica dei villaggi Berberi o qualcosa del genere, e Ada acconsentì con entusiasmo. Tirò fuori una collana di quelle che erano più un corpetto da danzatrice del ventre , che si infilano dalla testa e poi sul davanti hanno tante striscie orizzontali che vanno dal collo al seno, sino quasi alla pancia e che si allungano fino ad arrivare dietro formando davanti degli archi che vanno anche a contornare i seni.
Il marocchino blaterando un “bellissim, bellisssim, questa è bellisima solo per te “ si pose insistente dietro a lei, gliela passò dal collo facendola scendere sul davanti, e cominciò stando da dietro ad Ada e sporgendo le braccia ai suoi lati a sistemare e tirare le catene sulla pancia verso dietro, sistemandole poi in modo che davanti facessero degli archi simmetrici e risalendo in su; arrivato all’altezza del seno facendo finta di cercarle per afferrarle le due catene, ma nemmeno mascherando tanto la sua intenzione con un movimento improvviso prese i seni di Ada da sotto con le mani a coppa stringendoli. Ada rimase immobile ma le mani indugiarono ancora per qualche secondo stringendo completamente i seni, poi Ada fece un deciso passo avanti visibilmente incazzata, dicendo che era troppo vistosa e se la tolse con rabbia.
Il suo atteggiamento era cambiato, era uscita dalla recita,disse che non voleva niente , vedevo la sua rabbia che stava montando (conosco Ada e so che non farebbe mai una scenata, la sua freddezza era il massimo della rabbia che avrebbe dimostrato anche se so che avrebbe voluto ucciderlo); intervenni anch’io con decisione dicendo al marocchino che non volevamo niente e per farmi capire meglio presi le sue borse e gliele misi addosso spingendolo perché se ne andasse e apostrofandolo da idiota . Dopo un po’ di proteste e imprecazioni cominciò ad indietreggiare, ma era ancora baldanzoso, al che presi il telefono e minacciai di chiamare la polizia; si girò e spari in breve. Corsi ad abbracciare Ada che nel frattempo era terrea in volto e sibilò “lurido maiale, beduino di merda... “ Cominciai a consolarla, me lei non riuscì a trattenere le lacrime. Continuava a ripetere “come si è permesso, come …” Le sue erano lacrime di rabbia di chi si sente violato nella persona, ma la sua lucidità le permise di dirmi “Paolo abbiamo esagerato !?” e sul momento non capii se fosse una domanda o una affermazione, ma sapevo che questo episodio ci avrebbe portato a delle riflessioni.
…(continua)…
ed ora per finale una foto più recente di Ada al mare
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