Esperienza reale Ci vuole pazienza...

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Lo pubblico ora perchè poi sarò via per tre giorni e non volevo farvi attendere;);)



Così scorreva la nostra vita, sessuale e non, ed io provavo sempre a spingere con Ada per aggiungere un qualcosa in più alle nostre esperienze

Mi trovavo a Berlino per una convention di lavoro, la sera con alcuni colleghi entrammo in un sex shop per curiosità e mi balenò un’idea. Il giorno dopo tornai da solo e comprai un fallo di gomma, di dimensioni discrete, solo un po’ più del normale, (certamente più piccole di quello del vichingo), dotato di un discreto glande, i testicoli e di un colore carne leggermente più scuro.

Al ritorno a casa dopo dieci giorni, avevo chiesto ad Ada di preparare una cenetta, per festeggiare il rientro, che reputavo funzionale a ciò che avevo in testa, sapendo che dopo dieci giorni che non ci vedevamo la sera saremmo finiti a letto a scopare furiosamente.

La cena fu ottima, Ada si era superata in tutti i sensi, anche nel vestirsi: indossava una maglietta aderente morbida color azzurro senza reggiseno, le sue tette si muovevano sotto il tessuto in maniera provocante mentre apparecchiava la tavola e i suoi capezzoli lasciavano intravedere la loro consistenza, aveva dei fuseaux grigi molto fini che fasciavano il suo sedere rotondo minimamente coperto da un perizoma che si intuiva sotto la stoffa , era scalza, sapeva che mi piace vedere i suoi piedini piccoli, ben formati e con le unghie laccate; dopo giorni che non ci vedevamo eravamo molto affettuosi, io avevo stappato un paio di bottiglie di vino, Ada era discretamente brilla (le basta poco) e ci coccolavamo cercando spesso un contatto fisico; mentre portavamo i piatti in cucina e ci incontravamo sulla soglia della porta la avevo fermata e baciata sul collo, lei chiudendo gli occhi, aveva sorriso e sussurrato

“non avere fretta” e dandomi una tastata scherzosa al pacco aveva detto

“…uhmm forse qui sotto qualcuno non resiste…” eravamo finiti a ridere, ma sapevamo che la nostra eccitazione stava salendo.

Finalmente,finito di riordinare andammo in camera e cominciammo i nostri preliminari,con la fase di dolcezza e coccole, nella quale ci scambiavamo frasi affettuose su quanto ci eravamo mancati in quei dieci giorni e contatto fisico che mano a mano si faceva sempre più spinto, baci e carezze in tutto il corpo, ma stasera stante il fatto che erano dieci giorni che non facevamo sesso, eravamo impazienti di arrivare alla fase di sesso puro. Cominciai a leccarle le tette e i capezzoli,mentre la sua mano con sapienza si occupava del mio cazzo e delle palle, poi pian piano scesi lungo il suo corpo,fino a trovarmi tra le sue gambe e iniziai a leccarle il clitoride e la figa. Ada ansimava e mi spingeva tra le sue gambe, poi fu la sua volta, si alzò in ginocchio sul letto , mi fece distendere si piegò su di me è cominciò un pompino assurdo; solitamente cominciava molto cauta iniziando a leccarlo pian piano , ma stasera eravamo evidentemente affamati di sesso per cui al primo colpo se lo infilo per più di metà in bocca facendomi fare un salto sul letto… dopo un po’ si staccò da me e venne a baciarmi e in quel momento di pausa le parlai

“stasera mi sembra che tra tutti e due siamo belli caldi…”

“si,davvero, mi sei mancato tantissimo… ho una voglia matta” rispose

“be… allora se sei così vogliosa… stasera un cazzo non basta…”

“che cosaa?”

“ ehh.. stasera ci vuole anche il cazzo del vichingo..”

“Ohh..dai eccolo lui, era tanto che non ti veniva in mente questa cosa…maniaco”

“Dai Ada… stasera ci sta…”

“ho troppa voglia stasera per stare a discutere con te, dai …come vuoi”

“Amore mio stasera non devi forzare troppo la tua immaginazione, ti ho portato una sorpresa, guarda” e così dicendo tirai fuori dal lato del letto ,dove lo avevo seminascosto approfittando della penombra, il fallo di gomma. Temevo la sua reazione, sapevo di potermi aspettare una mezza scenata,ma ero pronto a rischiare.

Ada saltò sul letto appoggiandosi sui gomiti, con una faccia tra il sorpreso e l’incredulo

“che diavolo è quello?”

“ E’ il cazzo del vikingo!” le risposi con tutta l’innocenza che potevo

Si rigirò sulla pancia nascondendo la faccia tra le lenzuola,

“non ci credo… non ci credo… dai… no è possibile”

Mi stavo preparando al peggio, ma Ada rialzò la testa e ,puntandomi il dito con voce inquisitoria mi disse

“dove pensi di volerlo infilare quell’aggeggio eh… brutto maiale… scordatelo!”

“da nessuna parte, tranquilla, farà quello che ha sempre fatto nella fantasia il cazzo del vikingo, solo che ora sarà più reale”

“Oddio, ma sei matto..” mi accorsi che nonostante tutto stava ridacchiando, e la reazione era stata molto meno violenta di quel che pensavo.

Mi avvicinai e le presi le spalle, la baciai con foga e lei rispose, forse non era andata così male. Era il momento della seconda sorpresa e le misi in mano una scatolina, semiaperta con un paio di orecchini d’oro che lei desiderava da tempo. (lo so è stata una mossa da bastardo…)

“questi sono per farti capire quanto mi manchi, voglio farmi perdonare per averti lasciato sola per tutto questo tempo, ed essere stato lontano da te.”

Rimase qualche secondo interdetta, mi abbracciò fortissimo

“TI amo …ti amo… ti amo… anche se sei uno stronzo” mi disse emozionata e commossa

Riprendemmo a baciarci e carezzarci, ci volle un po’ di tempo per riprendere l’eccitazione che era stata interrotta… ad un certo punto presi in mano il fallo di gomma, e dissi

“allora,il vichingo stasera lo facciamo giocare con noi?”

Mi guardò come si guarda un ragazzino capriccioso

“dai …. questa cosa ormai ce l’hai nella testa… ma sai che ti amo troppo e te ne approfitti… giochiamo col vichingo”

Fu una scopata bollente, con Ada che ebbe più di un orgasmo mentre la scopavo e si rigirava in mano la cappella e le palle del finto fallo, che fu carezzato e menato a dovere, mugolando e incitandomi a scoparla più forte; alla fine cademmo sfiniti sul letto abbracciati dolcemente e ci addormentammo.

Dopo circa un ora mi svegliò Ada che chinata accanto a me mi stava baciando e leccando i capezzoli, le accarezzai il sedere, e lei si girò verso di me bisbigliandomi

“Ti amo amore….ho ancora voglia”… “anzi ne ho più di prima” aggiunse con un sorriso.

La mia reazione fu probabilmente una faccia ebete e stupita, non mi aspettavo di ricominciare…

Ada aveva l’iniziativa, scese con la testa verso il basso mi scavalcò con una gamba e prese in bocca il mio cazzo, anche lui colto di sorpresa; con un movimento del bacino spinse la sua figa aperta davanti alla mia bocca. Cominciai a leccarla mentre il mio cazzo aveva già risposto alle sue carezze

“ sei insaziabile stasera” le dissi mentre la leccavo; per tutta risposta alzò la testa si giro dietro e guardandomi negli occhi mi sussurrò con quella voce da porca che le veniva quando era eccitata

“adoro farti i pompini …lo sai”

<Adoro questa donna!> pensai

Andammo avanti per un po’ . sentivo il mio cazzo che sembrava scoppiare sotto i suoi colpi di lingua, mentre la figa di Ada mi colava umori su tutta la faccia mentre la leccavo.

Ad un cero punto Ada si alzò rotolò sul letto si mise di fronte a me con le gambe aperte appoggiata sui gomiti e guardandomi sibilò

“chiavami… lo voglio dentro!”

Mi gettai su di lei e la penetrai quasi di colpo, rispose con un gemito ed un sospiro, cominciai a penetrarla con spinte regolari e non troppo frenetiche, Ada ansimava ad ogni colpo girava la testa a destra e sinistra, mi tirava verso di se con le mani sulla schiena e sul sedere mentre inarcava il bacino per sentirsi penetrare più a fondo; sembrava impazzita, in uno stato di eccitazione che avevo visto poche volte, e questo mi rendeva felice.

“ Ada “ le dissi “non ti ho mai visto così, che ti succede?”

“Ti amo…ti amo… e ho voglia, ho voglia…ho voglia di essere chiavata!”

Ada ora si era appoggiata sui gomiti mi guardava e ogni tanto gettava indietro la testa, io ero tra le sue gambe e la scopavo tenendole le mani sulla cosce; mi allungai sul letto , fino ad arrivare al membro di gomma , lo presi e tenendolo per le palle cominciai a farglielo scorrere sulla pancia. Mi guardò e fece un mezzo singulto e una smorfia indecifrabile, io continuavo a strusciarle quella cappella sulla pancia.Dopo poco allungò una mano e con movimento deciso me lo tolse di mano, chiuse gli occhi e tenendolo per la parte bassa dell’asta iniziò a passarsi la cappella sulle tette e sui capezzoli che ora erano scuri e inturgiditi. Io continuavo a stantuffarla e Ada gemeva e sospirava

“Dio come sto godendo, dio come mi piace stasera” ansimò

D’improvviso quasi preso da un raptus, senza pensare a cosa facevo le tolsi di mano il fallo , lo presi come prima e ne appoggiai la punta della cappella alle sue labbra.

Ada mandò un lamento girando la testa di lato e respingendolo, quasi sputando con una faccia schifata “mmmmmh… nooo… spftt”

ma rimase con gli occhi chiusi, e riprese a gemere . Io continuando a stantuffarla con regolarità avevo portato il fallo sul suo collo e scesi: ora la cappella di gomma era di nuovo tra le sue tette,poi sulla pancia continuai ad accarezzarle per un minuto o due poi cominciai a risalire verso il collo lentamente ed aumentai il ritmo della scopata. Stavo risalendo, Ada era ancora ad occhi chiusi e testa all’indietro, la cappella del fallo ora stava percorrendo la gola, arrivato alla curva del mento mi fermai, poi la sorpassai, indeciso, fino alla fossetta sotto le labbra. A quel punto, ebbi la sensazione che Ada ancora ad occhi chiusi avesse schiuso leggermente le labbra, allora le appoggiai la punta della cappella sulle labbra col cuore che mi batteva forte.

Ada tirò su la testa le sue labbra si schiusero, si aprirono , io spinsi leggermente, la cappella scivolò in avanti, Ada aprì i denti per farla entrare, spinsi ancora un po’ e le labbra si richiusero circondando tutta l’asta del fallo, mentre mandava un mugolio osceno.

Ada , ancora con gli occhi chiusi aveva allargato ancora la mandibola per ingoiare ancora di più il fallo, le sue labbra erano scese oltre il solco della cappella, dalle sue guance si intuiva il movimento della lingua che avvolgeva il cazzo all’interno della bocca. Ad un certo momento tolse la mia mano e con la sua cominciò a muoverlo lentamente avanti e indietro stringendo l’asta tra le labbra e mugolando

A quel punto credo di essere andato fuori di testa, cominciai a scoparla freneticamente con colpi profondi e mi misi quasi a urlare.

“ si…si… dai Ada… dai succhialo… così.. succhia il cazzo del Vikingo, spompinalo… così dai…fagli vedere quanto sei troia…”

Ad ogni frase che dicevo Ada rispondeva con un mugolio quasi osceno che con quella verga in bocca diventava un “Mmmmhh…..mmhhhh” che mi eccitava ancora di più.

Ormai avevamo perso la cognizione della realtà io fuori di me immaginavo che Ada stesse spompinando il Vikingo ,lei ugualmente , come mi confessò dopo, si era immedesimata nel fargli un pompino.

Stavo per venire e anche Ada tremava in preda agli spasmi dell’orgasmo; ormai calati in quella che non era più una fantasia ma nelle nostre menti realtà cominciai a dirle

“vengo…vengo…dai Ada fai venire anche il vikingo…dai che ti sborra in bocca, dai….” e proruppi in un lamento mentre godevo, Ada ormai mugolava di continuo, ebbe un ultimo sussulto di orgasmo e togliendosi il fallo di bocca proruppe in un quasi urlo liberatorio prolungato.

Rimasi in ginocchio, senza capire , senza pensieri con la testa svuotata per qualche momento, poi rimisi a fuoco , e vidi Ada che era lunga distesa nel letto con la testa all’indietro che con respiro affannoso ripeteva piano

“oddio… oddio ho goduto con un cazzo in bocca… che troia ho goduto con un cazzo in bocca e uno in fica, ho goduto con due cazzi, che puttana sono…che puttana

Mi gettai su su di lei e cominciai a baciarla come un pazzo su tutto il viso, mi accorsi che dagli occhi le scendevano le lacrime, “Ti amo amore mio ,ti amo come non mai, ti adoro, sei splendida …” Lei mi sorrise e mi baciò dolcemente

…(continua)…
 
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La mattina dopo ci svegliammo , eravamo stati abbracciati tutta la notte, e ci scambiammo effusioni dolci dicendoci quanto ci amavamo, poi andammo al lavoro; nessuno dei due aveva accennato alla serata precedente.

Io ero un po’ sorpreso, e dovetti confessare a me stesso che le cose si erano sviluppate assai velocemente , in un modo che non mi aspettavo; cioè anche se Ada aveva fatto un percorso di apertura notevole (oddio è vero che c’era voluto molto tempo e tanto impegno)verso una mentalità più libera, avevo la sensazione che la serata avesse impresso un accelerazione inaspettata. Da una parte dovevo essere contento, e lo ero, dall’altra avevo una certa inquietudine che non riuscivo a spiegare. Man mano che andavamo avanti mi veniva il dubbio e il rimorso che forse Ada stava forzando troppo se stessa per compiacermi. Subito dopo ,però, ripensai a quanto aveva goduto, a quanto si era dimostrata vogliosa e poi soddisfatta dopo, e mi rasserenai un poco, “

Quella sera a cena ci pensò lei, da persona intelligente e leale quale è ad entrare sull’argomento e a mettermi di fronte alla realtà “dobbiamo parlare di ieri sera” mi disse “ e non solo di quello”. La sua voce era decisa ma tranquilla.

Ada partì confessando di sentirsi confusa,di non riuscire a capire i contorni di quello che stava andando avanti. Ricordò le nostre prime volte , il suo essere così pudica e contenuta, e quello che era venuto dopo. Mi confessò che a fronte di una resistenza iniziale che aveva sempre avuto ma che aveva superato a volte per compiacermi, il percorso che avevamo fatto l’aveva resa più consapevole, più sicura del suo corpo e quindi non lo rimpiangeva affatto. A queste parole cominciai a sentirmi un po’ meno teso.

Continuò dicendo e sottolineando che lei aveva preso tutto come un nostro gioco, che era servito a movimentare il nostro rapporto e che così aveva pensato che dovesse rimanere. Per cui, disse, non aveva nessun rimpianto di quello che aveva fatto. Cominciavo a rilassarmi, anche perché queste parole andavano a cancellare i dubbi che avevo avuto la mattina.

Continuò dicendo che anzi secondo lei tutto questo aveva contribuito a rendere più stretto il nostro legame… dentro di me aumentava un senso di liberazione…

“C’ è un però…” aggiunse con voce ferma. Qualcosa cominciò a vacillare dentro di me.

“Paolo, io ti amo infinitamente e per questo ti conosco benissimo, so come pensi, so cosa ti eccita, so cosa ti deprime, conosco la tua determinazione, così come la tua dolcezza, conosco la tua pazienza così come la tua esuberanza, insomma non puoi nasconderti con me”

Man mano che parlava sentivo di amarla in maniera totale, ammiravo quella donna, conoscevo anch’io la sua lealtà la sua franchezza e la sua intelligenza

“ Ti ho detto che ho accettato tutto quello che abbiamo fatto e non lo rinnego anzi ne sono contenta…ma voglio sapere dove stiamo andando…”

“ Ada ma …io…” cercai di argomentare

“Paolo, dove stiamo andando?...dove mi vuoi portare…”

“ No Ada vedi, noi stiamo…”

“Io lo so, ti conosco troppo per non sapere quello che hai nella testa, mi ricordo quella cosa che mi hai chiesto tempo fa quando facevamo l’amore, mi ricordo le tue parole, tu dicesti che ti sarebbe piaciuto che io facessi qualcosa di sesso“soft” con un altro uomo E’ li che mi stai portando ?

Dovevo essere franco e onesto come lo era stata lei

“ Si, ma solo a condizione che lo voglia anche tu”

“e dimmi onestamente cosa intendi per soft”

“Ada mi piacerebbe vederti che masturbi o fai un pompino ad uno sconosciuto “

Ecco lo avevo detto nudo e crudo. Ada chiuse gli occhi in silenzio

“e pensi che sarei capace di farlo?” chiese.

“Senti mettiamola così ti ho coinvolta nell’ aumentare il nostro erotismo per farti diventare più libera sessualmente ed insieme abbiamo raggiunto un’intesa sessuale perfetta, abbiamo fatto esperienze che tu prima avresti assolutamente rifiutato, e questo tuo liberarsi da vincoli mentali pensavo potesse condurci a qualcosa di più intenso, è una cosa che mi stimola e ci penso, è vero, ma non ti farei mai fare cose che tu non voglia, non mi metterei mai ad organizzare alle tue spalle qualcosa.”

“ Paolo, ti ho detto all’inizio che mi sento confusa… molto… non so cosa sta succedendo, sono dubbiosa… “

“Guarda Ada è solo colpa mia , ti chiedo scusa… ho esagerato sono stato egoista…”

“No Paolo, il fatto è che io sono anche dispiaciuta per te, ti amo così tanto che il sapere che una cosa che ti farebbe piacere non avvenga perché io non riesco a farla mi fa star male”,

Mi alzai la raggiunsi e mi chinai su di lei abbracciandola stretta

“Non voglio sentire queste cose, sono io che ho esagerato, tu sei sempre la splendida donna che ho sposato e che amo follemente. Non devi soffrire per questo chiudiamola qui, niente si deve interporre tra di noi.

Alzò la testa e mi sorrise dolcemente

“Anch’io non voglio che alcuna barriera si frapponga tra noi, ti amo troppo.



Passarono un paio di giorni durante i quali non pensai più alla cosa, non volevo mettere Ada in una situazione imbarazzante;

La sera seguente eravamo andati ad una apericena per la presentazione di un libro; rientrammo a casa verso le undici e sdraiati sul letto cominciammo a farci un po’ di coccole;

Ada era stata di ottimo umore tutta la sera, ma ora era un po’ taciturna

“amore che cosa c’è ti vedo un po’ strana” buttai li

Tacque per un momento, si mordicchiò il labbro inferiore e poi mi guardò negli occhi

“L’altra sera non ti ho detto una cosa, non sono riuscita a dirtela”

“era importante?” chiesi

“Per me si perché voglio sempre essere corretta con te e con me stessa”

“Allora … dai… prova a dirla ora se vuoi, ti ascolto”

“Mi sono accorta che sto pensando sempre più spesso a quella cosa, non mi esce dai pensieri”

Non riuscii a realizzare immediatamente e prima di capire mi usci

“quale cosa?” prima del lampo di comprensione mi rispose

“quello che vorresti che facessi con un altro”

Rimasi senza fiato, ma cercai di essere razionale.

“sei sicura di quello che stai dicendo?”

“ si…no, non lo so… sono confusa sono combattuta” disse con tono lamentoso

“a volte ci penso e non riesco a capire cosa provo, vorrei poterlo fare perché come ti ho detto so che lo vorresti tu , ma poi mi sento una poco di buono al solo pensarci”

Non sapevo se essere contento o preoccupato, ma mi sforzai di essere razionale

“ beh, vediamo, pensavo di aver chiuso l’argomento, se il problema è questo cerca di analizzare per capire quello che è meglio per te, e ti scongiuro lascia perdere ciò che riguarda quelli che erano i miei desideri” avrei voluto dire tante cose di più ma non ne ero stato capace

“ l’ho già fatto rispose, ma sai che sono intransigente anche con me stessa e beh… non posso nascondere che una vena di curiosità mi sta tormentando, sarei capace di farlo?, e dall’altra parte sento la vergogna e penso che non sarei capace , sarei troppo imbarazzata” mi mise le braccia la collo e chinò la testa sul mio petto.

Rimasi in silenzio, non riuscivo a coordinare la minima idea, ero stato preso troppo alla sprovvista su un argomento che avevo dato per esaurito

Ada rialzò la testa e mi guardò “vedi come sono ora che te lo ho detto mi vergogno davvero”

“Stupidina, non c’è niente di cui ti devi vergognare” e la baciai sulla fronte stringendola a me

“senti Ada si è fatto tardi e siamo tutti e due un po’ agitati, perché non riprendiamo l’argomento domani sera dopo esserci chiariti le idee?”

“D’accordo”

La sera successiva dopo cena ci mettemmo sul divano, ed eravamo tutti e due impazienti di riprendere l’argomento. Ada perché era tormentata dai suoi dubbi, io avevo due sentimenti contrastanti, da una parte non volevo farla soffrire dall’altra temevo veder svanire le mie speranze.

Affrontammo l’argomento e in pratica Ada mi ribadì di essere molto confusa su cosa si aspettava da se stessa con la dichiarata curiosità che ormai le era entrata dentro, ma anche con le sue resistenze. Sentiva a livello morale di non riuscire a giustificare un passo del genere, soprattutto una cosa la spaventava: i nostri giochini avevano come attori principali noi due e basta, il fatto di coinvolgere così strettamente una terza persona, uno sconosciuto, la destabilizzava.

Sapevo però che una cosa giocava a mio favore: Ada non aveva mai sopportato di non essere capace di fare qualcosa; tutto quello che si metteva in testa di fare ,se proprio alla fine non gli riusciva, quantomeno lo aveva tentato fino all’estremo….

La conclusione fu che mi chiese di soprassedere alla cosa, di accantonarla in un angolo, ma mi rincuorò dicendo che non era completamente chiusa, dovevo lasciarle il tempo di capire se stessa, e aggiunse che non sapeva quanto ci sarebbe voluto. Alla fine la porta rimaneva socchiusa.

Detti ad Ada tutta la mia comprensione e le ribadii che avrebbe lei deciso il se, e l’eventuale come e quando, e lei mi rispose che in ogni caso se (quanti se) avesse deciso di procedere voleva che succedesse in maniera spontanea quando se ne fosse presentata l’occasione senza forzature, senza strategie, doveva essere un frutto del caso e dell’improvvisazione, SE tenne a ribadire ancora

La situazione lasciò qualche segno per un po’ di tempo nel nostro rapporto, niente a che vedere con la nostra vita o il nostro modo di amarci, ma alcuni piccoli divertimenti e i nostri “giochini” ebbero un rallentamento. Ada era tranquilla ed io pure. Col ritorno dell’estate riprendemmo un po’. La spiaggia e le serate fuori invogliavano ma tutto sommato a parte uno a due show al ristorante nemmeno tanto osè e altre banalità non ci impegnammo più di tanto. A letto comunque continuavamo con le nostre fantasie , continuavamo ad appagarci l’un l’altro ed anche “il vikingo di gomma” saltuariamente faceva le sue apparizioni.

Ci fu sul finire dell’estate un episodio che ci scosse ed ebbe qualche conseguenza anche in seguito. Fu un episodio che ci colpì nella nostra sfera emotiva, soprattutto perché ne imputo una parte di responsabilità alla nostra imprudenza.

Era settembre ed eravamo su una grande spiaggia della costa Toscana, di quelle dove dietro si distende la pineta e dove si vedono spesso sull’arenile delle specie di piccolissime specie di capanne che i bagnanti costruiscono con i tronchi di albero e i legnami che il mare scarica a riva; sono poco più che rami e tronchi d’albero secchi riuniti insieme che non garantiscono un gran riparo giusto un po’ dal sole e dal vento (poco) e un minimo di privacy, ma proprio minima.

Eravamo arrivati tardi verso l’ora di pranzo e verso le 16 cominciando a svuotarsi un po’ la spiaggia uno di questi “capanni” si liberò e noi ci fiondammo dentro , un po’ per ripararci dal sole, ne avevamo preso già un bel po’, un po’ perché ci piaceva l’idea di stare sdraiati vicini un po’ all’ombra e in intimità ; in realtà la nostra intimità finiva poco più in là del busto , il resto del corpo sporgeva fuori.

Ada aveva un bellissimo due pezzi rosso di quelli legati dietro la schiena e con le coppe che avevano laccetti che si legano dietro il collo e che ricadono lunghi sul davanti, che naturalmente non si era tolto perché la spiaggia era troppo affollata, c’erano tante famiglie con bambini , nessuna donna a seno nudo e quindi niente!

Parlando di varie cose eravamo andati anche sull’argomento che accennavo prima, i nostri ”giochini” constatando che era un periodo un po’ di ribasso e ci eravamo detti che dovevamo ravvivarli.

Il mare solitamente ci mette addosso un’euforia e una certa carica sessuale e l’argomento giochini ci aveva stimolato; Ada in particolare visto che io la accarezzavo distrattamente non cessava di strusciarsi addosso , cercava sempre la mia bocca la sua lingua cercava la mia in baci infiniti come due ragazzini; purtroppo non potevamo concederci di più c’era gente intorno. Ma Ada era in una di quelle sue giornate dove a volte perdeva la capacità di trattenersi.

Ero sdraiato sulla schiena Ada alla mia sinistra si mise in ginocchio sull’asciugamano e mi sibilò “ho voglia, fammi godere” prese il mio braccio sinistro e lo mise disteso sull’asciugamano allargandolo da mio corpo, poi ci si sdraiò sopra a pancia in giù; pochi movimenti della mano ed ero già all’interno delle sue mutandine che mi facevo strada verso l’interno della sua figa. Passò poco tempo prima che fosse scossa da un orgasmo prolungato. Il pomeriggio era passato il sole era tramontato, ma a noi piace stare in spiaggia a quell’ora.

Ormai eravamo rimasti quasi soli, le persone rimaste erano poche ma tutte abbastanza distanti, in riva al mare passavano i venditori africani che lasciavano la spiaggia. Eravamo in piedi accanto al capanno che guardavamo il sole scomparire in mare quando vedemmo arrivare verso di noi il solito africano che da lontano ci apostrofava alzando le braccia con la sua merce.

Ada si girò verso di me e con entusiasmo, come una bambina mi disse “Paolo se viene qui facciamo il “giochino del marocchino” come quella volta?? Rimasi sorpreso “Dai facciamolo… dai” insistè ed io annuii e le dissi “si dai …ma fallo impazzire.”

Il tipo stava arrivando da noi e si fermò cominciando a blaterare, era massiccio, con capelli riccioluti e occhiali da sole sulla testa, aveva un corpetto aperto sotto il quale spuntavano un petto e un ventre ricoperti di una peluria riccioluta. Aveva un paio di quei pantaloni che si usano nel mondo arabo, i pantaloni climatizzati, molto larghi che hanno un cavallo che si allunga fino alle ginocchia Riportai la mia attenzione su Ada , che stava già guardando la mercanzia e stava parlando, notai, molto spigliatamente, sorridendo continuamente al tipo. Il tipo non vendeva parei ma monili e collane e mi domandai come avrebbe fatto Ada a replicare la scena dello scorso anno. Non avevo fatto conto sulle risorse femminili; Ada si stava facendo vedere delle lunghe collane di quelle con i monili attaccati e che arrivavano sul petto o addirittura sulla pancia. Il marocchino che sembrava discretamente intraprendente si prodigava a fargliele vedere e aveva già le mani piena di collane. La recita cominciò, Ada aveva già al collo due collane, che in effetti (non ho mai capito se era riuscita a farlo apposta o no) si impigliavano e nei laccetti del costume e nei suoi capelli. Guardando verso me , ma rivolta anche al marocchino disse allegramente “No così non va bene si impigliano da tutte le parti” si chinò a prendere la pinza per i capelli dall’asciugamano e portando le mani dietro la testa li legò, nel mentre sciolse il laccio del reggiseno al collo poi fece scendere le mani al laccio di dietro e lo slacciò facendolo cadere sull’asciugamano e guardandomi col suo solito faccino da porcella. Il marocchino si trovò davanti le tette piene e sode di Ada con i capezzoli che naturalmente mostravano la sua eccitazione e rimase interdetto, ma solo un secondo, e poi guardò verso di me con uno sguardo un po’ interrogativo (di sicuro pensava che la scusa era veramente ridicola, come lo pensavo io). Io feci un gesto con la faccia , quel gesto che si fa quando succede una cosa di cui non siamo responsabili alzandola un po’ in avanti e allargando gli occhi con un mezzo sorriso da ebete Ada intanto si provava le collane prendendole dal braccio del marocchino dove lui le aveva tutte sistemate.

Rideva con lui e lo toccava sulle braccia con la scusa di prendere le collane, aveva provato anche un bracciale e il marpione che cominciava a capire il gioco le aveva preso il braccio tra le sue mani per infilarle il bracciale fino a sopra il gomito e la carezzò per tutto il braccio. Ada continuava nella sua giovialità forzata e il Marocchino fattosi coraggio con la scusa di sistemarle i monili della collana comincio a metterle le mani sui seni e sulla pancia; piccoli e fugaci contatti che quando vide che Ada non protestava si fecero più insistenti arrivando a sfiorarle un capezzolo. Ada rideva continuamente mostrando un’allegria sopra le righe, addirittura quando lui le fece un complimento per quanto era bella e stava bene con una collana lei gli si appoggiò addosso con una mano sulla spalla cinguettando un “ grazie , ma come sei gentile…” , aveva easagerato il movimento premendogli in seno contro il braccio nudo prolungatamente; il marocchino mi guardò ed io sorrisi stupidamente, così che lui probabilmente scambiò la mia indifferenza per una approvazione che sommato ai comportamenti sfrontati di Ada gli dava un via libera

Mi sfiorò il dubbio che stessimo spingendo la situazione un po’troppo, ma vedendo Ada così spigliata che sembrava a suo agio e inebriato dall’erotismo della situazione, ricacciai il pensiero e la lasciai andare avanti

Ada stava troieggiando alla grande, ed io che avrei dovuto cominciare a intuire qualcosa, ero invece eccitato e preso.

A un certo punto il marocchino con il fare tipico del venditore cominciò a dire che avrebbe dovuto provare assolutamente una collana che spacciava per tipica dei villaggi Berberi o qualcosa del genere, e Ada acconsentì con entusiasmo. Tirò fuori una collana di quelle che erano più un corpetto da danzatrice del ventre , che si infilano dalla testa e poi sul davanti hanno tante striscie orizzontali che vanno dal collo al seno, sino quasi alla pancia e che si allungano fino ad arrivare dietro formando davanti degli archi che vanno anche a contornare i seni.

Il marocchino blaterando un “bellissim, bellisssim, questa è bellisima solo per te “ si pose insistente dietro a lei, gliela passò dal collo facendola scendere sul davanti, e cominciò stando da dietro ad Ada e sporgendo le braccia ai suoi lati a sistemare e tirare le catene sulla pancia verso dietro, sistemandole poi in modo che davanti facessero degli archi simmetrici e risalendo in su; arrivato all’altezza del seno facendo finta di cercarle per afferrarle le due catene, ma nemmeno mascherando tanto la sua intenzione con un movimento improvviso prese i seni di Ada da sotto con le mani a coppa stringendoli. Ada rimase immobile ma le mani indugiarono ancora per qualche secondo stringendo completamente i seni, poi Ada fece un deciso passo avanti visibilmente incazzata, dicendo che era troppo vistosa e se la tolse con rabbia.

Il suo atteggiamento era cambiato, era uscita dalla recita,disse che non voleva niente , vedevo la sua rabbia che stava montando (conosco Ada e so che non farebbe mai una scenata, la sua freddezza era il massimo della rabbia che avrebbe dimostrato anche se so che avrebbe voluto ucciderlo); intervenni anch’io con decisione dicendo al marocchino che non volevamo niente e per farmi capire meglio presi le sue borse e gliele misi addosso spingendolo perché se ne andasse e apostrofandolo da idiota . Dopo un po’ di proteste e imprecazioni cominciò ad indietreggiare, ma era ancora baldanzoso, al che presi il telefono e minacciai di chiamare la polizia; si girò e spari in breve. Corsi ad abbracciare Ada che nel frattempo era terrea in volto e sibilò “lurido maiale, beduino di merda... “ Cominciai a consolarla, me lei non riuscì a trattenere le lacrime. Continuava a ripetere “come si è permesso, come …” Le sue erano lacrime di rabbia di chi si sente violato nella persona, ma la sua lucidità le permise di dirmi “Paolo abbiamo esagerato !?” e sul momento non capii se fosse una domanda o una affermazione, ma sapevo che questo episodio ci avrebbe portato a delle riflessioni.

…(continua)…

ed ora per finale una foto più recente di Ada al mare

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Ma1aking

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La mattina dopo ci svegliammo , eravamo stati abbracciati tutta la notte, e ci scambiammo effusioni dolci dicendoci quanto ci amavamo, poi andammo al lavoro; nessuno dei due aveva accennato alla serata precedente.

Io ero un po’ sorpreso, e dovetti confessare a me stesso che le cose si erano sviluppate assai velocemente , in un modo che non mi aspettavo; cioè anche se Ada aveva fatto un percorso di apertura notevole (oddio è vero che c’era voluto molto tempo e tanto impegno)verso una mentalità più libera, avevo la sensazione che la serata avesse impresso un accelerazione inaspettata. Da una parte dovevo essere contento, e lo ero, dall’altra avevo una certa inquietudine che non riuscivo a spiegare. Man mano che andavamo avanti mi veniva il dubbio e il rimorso che forse Ada stava forzando troppo se stessa per compiacermi. Subito dopo ,però, ripensai a quanto aveva goduto, a quanto si era dimostrata vogliosa e poi soddisfatta dopo, e mi rasserenai un poco, “

Quella sera a cena ci pensò lei, da persona intelligente e leale quale è ad entrare sull’argomento e a mettermi di fronte alla realtà “dobbiamo parlare di ieri sera” mi disse “ e non solo di quello”. La sua voce era decisa ma tranquilla.

Ada partì confessando di sentirsi confusa,di non riuscire a capire i contorni di quello che stava andando avanti. Ricordò le nostre prime volte , il suo essere così pudica e contenuta, e quello che era venuto dopo. Mi confessò che a fronte di una resistenza iniziale che aveva sempre avuto ma che aveva superato a volte per compiacermi, il percorso che avevamo fatto l’aveva resa più consapevole, più sicura del suo corpo e quindi non lo rimpiangeva affatto. A queste parole cominciai a sentirmi un po’ meno teso.

Continuò dicendo e sottolineando che lei aveva preso tutto come un nostro gioco, che era servito a movimentare il nostro rapporto e che così aveva pensato che dovesse rimanere. Per cui, disse, non aveva nessun rimpianto di quello che aveva fatto. Cominciavo a rilassarmi, anche perché queste parole andavano a cancellare i dubbi che avevo avuto la mattina.

Continuò dicendo che anzi secondo lei tutto questo aveva contribuito a rendere più stretto il nostro legame… dentro di me aumentava un senso di liberazione…

“C’ è un però…” aggiunse con voce ferma. Qualcosa cominciò a vacillare dentro di me.

“Paolo, io ti amo infinitamente e per questo ti conosco benissimo, so come pensi, so cosa ti eccita, so cosa ti deprime, conosco la tua determinazione, così come la tua dolcezza, conosco la tua pazienza così come la tua esuberanza, insomma non puoi nasconderti con me”

Man mano che parlava sentivo di amarla in maniera totale, ammiravo quella donna, conoscevo anch’io la sua lealtà la sua franchezza e la sua intelligenza

“ Ti ho detto che ho accettato tutto quello che abbiamo fatto e non lo rinnego anzi ne sono contenta…ma voglio sapere dove stiamo andando…”

“ Ada ma …io…” cercai di argomentare

“Paolo, dove stiamo andando?...dove mi vuoi portare…”

“ No Ada vedi, noi stiamo…”

“Io lo so, ti conosco troppo per non sapere quello che hai nella testa, mi ricordo quella cosa che mi hai chiesto tempo fa quando facevamo l’amore, mi ricordo le tue parole, tu dicesti che ti sarebbe piaciuto che io facessi qualcosa di sesso“soft” con un altro uomo E’ li che mi stai portando ?

Dovevo essere franco e onesto come lo era stata lei

“ Si, ma solo a condizione che lo voglia anche tu”

“e dimmi onestamente cosa intendi per soft”

“Ada mi piacerebbe vederti che masturbi o fai un pompino ad uno sconosciuto “

Ecco lo avevo detto nudo e crudo. Ada chiuse gli occhi in silenzio

“e pensi che sarei capace di farlo?” chiese.

“Senti mettiamola così ti ho coinvolta nell’ aumentare il nostro erotismo per farti diventare più libera sessualmente ed insieme abbiamo raggiunto un’intesa sessuale perfetta, abbiamo fatto esperienze che tu prima avresti assolutamente rifiutato, e questo tuo liberarsi da vincoli mentali pensavo potesse condurci a qualcosa di più intenso, è una cosa che mi stimola e ci penso, è vero, ma non ti farei mai fare cose che tu non voglia, non mi metterei mai ad organizzare alle tue spalle qualcosa.”

“ Paolo, ti ho detto all’inizio che mi sento confusa… molto… non so cosa sta succedendo, sono dubbiosa… “

“Guarda Ada è solo colpa mia , ti chiedo scusa… ho esagerato sono stato egoista…”

“No Paolo, il fatto è che io sono anche dispiaciuta per te, ti amo così tanto che il sapere che una cosa che ti farebbe piacere non avvenga perché io non riesco a farla mi fa star male”,

Mi alzai la raggiunsi e mi chinai su di lei abbracciandola stretta

“Non voglio sentire queste cose, sono io che ho esagerato, tu sei sempre la splendida donna che ho sposato e che amo follemente. Non devi soffrire per questo chiudiamola qui, niente si deve interporre tra di noi.

Alzò la testa e mi sorrise dolcemente

“Anch’io non voglio che alcuna barriera si frapponga tra noi, ti amo troppo.



Passarono un paio di giorni durante i quali non pensai più alla cosa, non volevo mettere Ada in una situazione imbarazzante;

La sera seguente eravamo andati ad una apericena per la presentazione di un libro; rientrammo a casa verso le undici e sdraiati sul letto cominciammo a farci un po’ di coccole;

Ada era stata di ottimo umore tutta la sera, ma ora era un po’ taciturna

“amore che cosa c’è ti vedo un po’ strana” buttai li

Tacque per un momento, si mordicchiò il labbro inferiore e poi mi guardò negli occhi

“L’altra sera non ti ho detto una cosa, non sono riuscita a dirtela”

“era importante?” chiesi

“Per me si perché voglio sempre essere corretta con te e con me stessa”

“Allora … dai… prova a dirla ora se vuoi, ti ascolto”

“Mi sono accorta che sto pensando sempre più spesso a quella cosa, non mi esce dai pensieri”

Non riuscii a realizzare immediatamente e prima di capire mi usci

“quale cosa?” prima del lampo di comprensione mi rispose

“quello che vorresti che facessi con un altro”

Rimasi senza fiato, ma cercai di essere razionale.

“sei sicura di quello che stai dicendo?”

“ si…no, non lo so… sono confusa sono combattuta” disse con tono lamentoso

“a volte ci penso e non riesco a capire cosa provo, vorrei poterlo fare perché come ti ho detto so che lo vorresti tu , ma poi mi sento una poco di buono al solo pensarci”

Non sapevo se essere contento o preoccupato, ma mi sforzai di essere razionale

“ beh, vediamo, pensavo di aver chiuso l’argomento, se il problema è questo cerca di analizzare per capire quello che è meglio per te, e ti scongiuro lascia perdere ciò che riguarda quelli che erano i miei desideri” avrei voluto dire tante cose di più ma non ne ero stato capace

“ l’ho già fatto rispose, ma sai che sono intransigente anche con me stessa e beh… non posso nascondere che una vena di curiosità mi sta tormentando, sarei capace di farlo?, e dall’altra parte sento la vergogna e penso che non sarei capace , sarei troppo imbarazzata” mi mise le braccia la collo e chinò la testa sul mio petto.

Rimasi in silenzio, non riuscivo a coordinare la minima idea, ero stato preso troppo alla sprovvista su un argomento che avevo dato per esaurito

Ada rialzò la testa e mi guardò “vedi come sono ora che te lo ho detto mi vergogno davvero”

“Stupidina, non c’è niente di cui ti devi vergognare” e la baciai sulla fronte stringendola a me

“senti Ada si è fatto tardi e siamo tutti e due un po’ agitati, perché non riprendiamo l’argomento domani sera dopo esserci chiariti le idee?”

“D’accordo”

La sera successiva dopo cena ci mettemmo sul divano, ed eravamo tutti e due impazienti di riprendere l’argomento. Ada perché era tormentata dai suoi dubbi, io avevo due sentimenti contrastanti, da una parte non volevo farla soffrire dall’altra temevo veder svanire le mie speranze.

Affrontammo l’argomento e in pratica Ada mi ribadì di essere molto confusa su cosa si aspettava da se stessa con la dichiarata curiosità che ormai le era entrata dentro, ma anche con le sue resistenze. Sentiva a livello morale di non riuscire a giustificare un passo del genere, soprattutto una cosa la spaventava: i nostri giochini avevano come attori principali noi due e basta, il fatto di coinvolgere così strettamente una terza persona, uno sconosciuto, la destabilizzava.

Sapevo però che una cosa giocava a mio favore: Ada non aveva mai sopportato di non essere capace di fare qualcosa; tutto quello che si metteva in testa di fare ,se proprio alla fine non gli riusciva, quantomeno lo aveva tentato fino all’estremo….

La conclusione fu che mi chiese di soprassedere alla cosa, di accantonarla in un angolo, ma mi rincuorò dicendo che non era completamente chiusa, dovevo lasciarle il tempo di capire se stessa, e aggiunse che non sapeva quanto ci sarebbe voluto. Alla fine la porta rimaneva socchiusa.

Detti ad Ada tutta la mia comprensione e le ribadii che avrebbe lei deciso il se, e l’eventuale come e quando, e lei mi rispose che in ogni caso se (quanti se) avesse deciso di procedere voleva che succedesse in maniera spontanea quando se ne fosse presentata l’occasione senza forzature, senza strategie, doveva essere un frutto del caso e dell’improvvisazione, SE tenne a ribadire ancora

La situazione lasciò qualche segno per un po’ di tempo nel nostro rapporto, niente a che vedere con la nostra vita o il nostro modo di amarci, ma alcuni piccoli divertimenti e i nostri “giochini” ebbero un rallentamento. Ada era tranquilla ed io pure. Col ritorno dell’estate riprendemmo un po’. La spiaggia e le serate fuori invogliavano ma tutto sommato a parte uno a due show al ristorante nemmeno tanto osè e altre banalità non ci impegnammo più di tanto. A letto comunque continuavamo con le nostre fantasie , continuavamo ad appagarci l’un l’altro ed anche “il vikingo di gomma” saltuariamente faceva le sue apparizioni.

Ci fu sul finire dell’estate un episodio che ci scosse ed ebbe qualche conseguenza anche in seguito. Fu un episodio che ci colpì nella nostra sfera emotiva, soprattutto perché ne imputo una parte di responsabilità alla nostra imprudenza.

Era settembre ed eravamo su una grande spiaggia della costa Toscana, di quelle dove dietro si distende la pineta e dove si vedono spesso sull’arenile delle specie di piccolissime specie di capanne che i bagnanti costruiscono con i tronchi di albero e i legnami che il mare scarica a riva; sono poco più che rami e tronchi d’albero secchi riuniti insieme che non garantiscono un gran riparo giusto un po’ dal sole e dal vento (poco) e un minimo di privacy, ma proprio minima.

Eravamo arrivati tardi verso l’ora di pranzo e verso le 16 cominciando a svuotarsi un po’ la spiaggia uno di questi “capanni” si liberò e noi ci fiondammo dentro , un po’ per ripararci dal sole, ne avevamo preso già un bel po’, un po’ perché ci piaceva l’idea di stare sdraiati vicini un po’ all’ombra e in intimità ; in realtà la nostra intimità finiva poco più in là del busto , il resto del corpo sporgeva fuori.

Ada aveva un bellissimo due pezzi rosso di quelli legati dietro la schiena e con le coppe che avevano laccetti che si legano dietro il collo e che ricadono lunghi sul davanti, che naturalmente non si era tolto perché la spiaggia era troppo affollata, c’erano tante famiglie con bambini , nessuna donna a seno nudo e quindi niente!

Parlando di varie cose eravamo andati anche sull’argomento che accennavo prima, i nostri ”giochini” constatando che era un periodo un po’ di ribasso e ci eravamo detti che dovevamo ravvivarli.

Il mare solitamente ci mette addosso un’euforia e una certa carica sessuale e l’argomento giochini ci aveva stimolato; Ada in particolare visto che io la accarezzavo distrattamente non cessava di strusciarsi addosso , cercava sempre la mia bocca la sua lingua cercava la mia in baci infiniti come due ragazzini; purtroppo non potevamo concederci di più c’era gente intorno. Ma Ada era in una di quelle sue giornate dove a volte perdeva la capacità di trattenersi.

Ero sdraiato sulla schiena Ada alla mia sinistra si mise in ginocchio sull’asciugamano e mi sibilò “ho voglia, fammi godere” prese il mio braccio sinistro e lo mise disteso sull’asciugamano allargandolo da mio corpo, poi ci si sdraiò sopra a pancia in giù; pochi movimenti della mano ed ero già all’interno delle sue mutandine che mi facevo strada verso l’interno della sua figa. Passò poco tempo prima che fosse scossa da un orgasmo prolungato. Il pomeriggio era passato il sole era tramontato, ma a noi piace stare in spiaggia a quell’ora.

Ormai eravamo rimasti quasi soli, le persone rimaste erano poche ma tutte abbastanza distanti, in riva al mare passavano i venditori africani che lasciavano la spiaggia. Eravamo in piedi accanto al capanno che guardavamo il sole scomparire in mare quando vedemmo arrivare verso di noi il solito africano che da lontano ci apostrofava alzando le braccia con la sua merce.

Ada si girò verso di me e con entusiasmo, come una bambina mi disse “Paolo se viene qui facciamo il “giochino del marocchino” come quella volta?? Rimasi sorpreso “Dai facciamolo… dai” insistè ed io annuii e le dissi “si dai …ma fallo impazzire.”

Il tipo stava arrivando da noi e si fermò cominciando a blaterare, era massiccio, con capelli riccioluti e occhiali da sole sulla testa, aveva un corpetto aperto sotto il quale spuntavano un petto e un ventre ricoperti di una peluria riccioluta. Aveva un paio di quei pantaloni che si usano nel mondo arabo, i pantaloni climatizzati, molto larghi che hanno un cavallo che si allunga fino alle ginocchia Riportai la mia attenzione su Ada , che stava già guardando la mercanzia e stava parlando, notai, molto spigliatamente, sorridendo continuamente al tipo. Il tipo non vendeva parei ma monili e collane e mi domandai come avrebbe fatto Ada a replicare la scena dello scorso anno. Non avevo fatto conto sulle risorse femminili; Ada si stava facendo vedere delle lunghe collane di quelle con i monili attaccati e che arrivavano sul petto o addirittura sulla pancia. Il marocchino che sembrava discretamente intraprendente si prodigava a fargliele vedere e aveva già le mani piena di collane. La recita cominciò, Ada aveva già al collo due collane, che in effetti (non ho mai capito se era riuscita a farlo apposta o no) si impigliavano e nei laccetti del costume e nei suoi capelli. Guardando verso me , ma rivolta anche al marocchino disse allegramente “No così non va bene si impigliano da tutte le parti” si chinò a prendere la pinza per i capelli dall’asciugamano e portando le mani dietro la testa li legò, nel mentre sciolse il laccio del reggiseno al collo poi fece scendere le mani al laccio di dietro e lo slacciò facendolo cadere sull’asciugamano e guardandomi col suo solito faccino da porcella. Il marocchino si trovò davanti le tette piene e sode di Ada con i capezzoli che naturalmente mostravano la sua eccitazione e rimase interdetto, ma solo un secondo, e poi guardò verso di me con uno sguardo un po’ interrogativo (di sicuro pensava che la scusa era veramente ridicola, come lo pensavo io). Io feci un gesto con la faccia , quel gesto che si fa quando succede una cosa di cui non siamo responsabili alzandola un po’ in avanti e allargando gli occhi con un mezzo sorriso da ebete Ada intanto si provava le collane prendendole dal braccio del marocchino dove lui le aveva tutte sistemate.

Rideva con lui e lo toccava sulle braccia con la scusa di prendere le collane, aveva provato anche un bracciale e il marpione che cominciava a capire il gioco le aveva preso il braccio tra le sue mani per infilarle il bracciale fino a sopra il gomito e la carezzò per tutto il braccio. Ada continuava nella sua giovialità forzata e il Marocchino fattosi coraggio con la scusa di sistemarle i monili della collana comincio a metterle le mani sui seni e sulla pancia; piccoli e fugaci contatti che quando vide che Ada non protestava si fecero più insistenti arrivando a sfiorarle un capezzolo. Ada rideva continuamente mostrando un’allegria sopra le righe, addirittura quando lui le fece un complimento per quanto era bella e stava bene con una collana lei gli si appoggiò addosso con una mano sulla spalla cinguettando un “ grazie , ma come sei gentile…” , aveva easagerato il movimento premendogli in seno contro il braccio nudo prolungatamente; il marocchino mi guardò ed io sorrisi stupidamente, così che lui probabilmente scambiò la mia indifferenza per una approvazione che sommato ai comportamenti sfrontati di Ada gli dava un via libera

Mi sfiorò il dubbio che stessimo spingendo la situazione un po’troppo, ma vedendo Ada così spigliata che sembrava a suo agio e inebriato dall’erotismo della situazione, ricacciai il pensiero e la lasciai andare avanti

Ada stava troieggiando alla grande, ed io che avrei dovuto cominciare a intuire qualcosa, ero invece eccitato e preso.

A un certo punto il marocchino con il fare tipico del venditore cominciò a dire che avrebbe dovuto provare assolutamente una collana che spacciava per tipica dei villaggi Berberi o qualcosa del genere, e Ada acconsentì con entusiasmo. Tirò fuori una collana di quelle che erano più un corpetto da danzatrice del ventre , che si infilano dalla testa e poi sul davanti hanno tante striscie orizzontali che vanno dal collo al seno, sino quasi alla pancia e che si allungano fino ad arrivare dietro formando davanti degli archi che vanno anche a contornare i seni.

Il marocchino blaterando un “bellissim, bellisssim, questa è bellisima solo per te “ si pose insistente dietro a lei, gliela passò dal collo facendola scendere sul davanti, e cominciò stando da dietro ad Ada e sporgendo le braccia ai suoi lati a sistemare e tirare le catene sulla pancia verso dietro, sistemandole poi in modo che davanti facessero degli archi simmetrici e risalendo in su; arrivato all’altezza del seno facendo finta di cercarle per afferrarle le due catene, ma nemmeno mascherando tanto la sua intenzione con un movimento improvviso prese i seni di Ada da sotto con le mani a coppa stringendoli. Ada rimase immobile ma le mani indugiarono ancora per qualche secondo stringendo completamente i seni, poi Ada fece un deciso passo avanti visibilmente incazzata, dicendo che era troppo vistosa e se la tolse con rabbia.

Il suo atteggiamento era cambiato, era uscita dalla recita,disse che non voleva niente , vedevo la sua rabbia che stava montando (conosco Ada e so che non farebbe mai una scenata, la sua freddezza era il massimo della rabbia che avrebbe dimostrato anche se so che avrebbe voluto ucciderlo); intervenni anch’io con decisione dicendo al marocchino che non volevamo niente e per farmi capire meglio presi le sue borse e gliele misi addosso spingendolo perché se ne andasse e apostrofandolo da idiota . Dopo un po’ di proteste e imprecazioni cominciò ad indietreggiare, ma era ancora baldanzoso, al che presi il telefono e minacciai di chiamare la polizia; si girò e spari in breve. Corsi ad abbracciare Ada che nel frattempo era terrea in volto e sibilò “lurido maiale, beduino di merda... “ Cominciai a consolarla, me lei non riuscì a trattenere le lacrime. Continuava a ripetere “come si è permesso, come …” Le sue erano lacrime di rabbia di chi si sente violato nella persona, ma la sua lucidità le permise di dirmi “Paolo abbiamo esagerato !?” e sul momento non capii se fosse una domanda o una affermazione, ma sapevo che questo episodio ci avrebbe portato a delle riflessioni.

…(continua)…

ed ora per finale una foto più recente di Ada al mare

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Racconto bellissimo e scritto davvero bene! E' davvero bello leggerti. Poi la foto finale ovvimante fa impazzire! Complimenti
 

Goky

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La mattina dopo ci svegliammo , eravamo stati abbracciati tutta la notte, e ci scambiammo effusioni dolci dicendoci quanto ci amavamo, poi andammo al lavoro; nessuno dei due aveva accennato alla serata precedente.

Io ero un po’ sorpreso, e dovetti confessare a me stesso che le cose si erano sviluppate assai velocemente , in un modo che non mi aspettavo; cioè anche se Ada aveva fatto un percorso di apertura notevole (oddio è vero che c’era voluto molto tempo e tanto impegno)verso una mentalità più libera, avevo la sensazione che la serata avesse impresso un accelerazione inaspettata. Da una parte dovevo essere contento, e lo ero, dall’altra avevo una certa inquietudine che non riuscivo a spiegare. Man mano che andavamo avanti mi veniva il dubbio e il rimorso che forse Ada stava forzando troppo se stessa per compiacermi. Subito dopo ,però, ripensai a quanto aveva goduto, a quanto si era dimostrata vogliosa e poi soddisfatta dopo, e mi rasserenai un poco, “

Quella sera a cena ci pensò lei, da persona intelligente e leale quale è ad entrare sull’argomento e a mettermi di fronte alla realtà “dobbiamo parlare di ieri sera” mi disse “ e non solo di quello”. La sua voce era decisa ma tranquilla.

Ada partì confessando di sentirsi confusa,di non riuscire a capire i contorni di quello che stava andando avanti. Ricordò le nostre prime volte , il suo essere così pudica e contenuta, e quello che era venuto dopo. Mi confessò che a fronte di una resistenza iniziale che aveva sempre avuto ma che aveva superato a volte per compiacermi, il percorso che avevamo fatto l’aveva resa più consapevole, più sicura del suo corpo e quindi non lo rimpiangeva affatto. A queste parole cominciai a sentirmi un po’ meno teso.

Continuò dicendo e sottolineando che lei aveva preso tutto come un nostro gioco, che era servito a movimentare il nostro rapporto e che così aveva pensato che dovesse rimanere. Per cui, disse, non aveva nessun rimpianto di quello che aveva fatto. Cominciavo a rilassarmi, anche perché queste parole andavano a cancellare i dubbi che avevo avuto la mattina.

Continuò dicendo che anzi secondo lei tutto questo aveva contribuito a rendere più stretto il nostro legame… dentro di me aumentava un senso di liberazione…

“C’ è un però…” aggiunse con voce ferma. Qualcosa cominciò a vacillare dentro di me.

“Paolo, io ti amo infinitamente e per questo ti conosco benissimo, so come pensi, so cosa ti eccita, so cosa ti deprime, conosco la tua determinazione, così come la tua dolcezza, conosco la tua pazienza così come la tua esuberanza, insomma non puoi nasconderti con me”

Man mano che parlava sentivo di amarla in maniera totale, ammiravo quella donna, conoscevo anch’io la sua lealtà la sua franchezza e la sua intelligenza

“ Ti ho detto che ho accettato tutto quello che abbiamo fatto e non lo rinnego anzi ne sono contenta…ma voglio sapere dove stiamo andando…”

“ Ada ma …io…” cercai di argomentare

“Paolo, dove stiamo andando?...dove mi vuoi portare…”

“ No Ada vedi, noi stiamo…”

“Io lo so, ti conosco troppo per non sapere quello che hai nella testa, mi ricordo quella cosa che mi hai chiesto tempo fa quando facevamo l’amore, mi ricordo le tue parole, tu dicesti che ti sarebbe piaciuto che io facessi qualcosa di sesso“soft” con un altro uomo E’ li che mi stai portando ?

Dovevo essere franco e onesto come lo era stata lei

“ Si, ma solo a condizione che lo voglia anche tu”

“e dimmi onestamente cosa intendi per soft”

“Ada mi piacerebbe vederti che masturbi o fai un pompino ad uno sconosciuto “

Ecco lo avevo detto nudo e crudo. Ada chiuse gli occhi in silenzio

“e pensi che sarei capace di farlo?” chiese.

“Senti mettiamola così ti ho coinvolta nell’ aumentare il nostro erotismo per farti diventare più libera sessualmente ed insieme abbiamo raggiunto un’intesa sessuale perfetta, abbiamo fatto esperienze che tu prima avresti assolutamente rifiutato, e questo tuo liberarsi da vincoli mentali pensavo potesse condurci a qualcosa di più intenso, è una cosa che mi stimola e ci penso, è vero, ma non ti farei mai fare cose che tu non voglia, non mi metterei mai ad organizzare alle tue spalle qualcosa.”

“ Paolo, ti ho detto all’inizio che mi sento confusa… molto… non so cosa sta succedendo, sono dubbiosa… “

“Guarda Ada è solo colpa mia , ti chiedo scusa… ho esagerato sono stato egoista…”

“No Paolo, il fatto è che io sono anche dispiaciuta per te, ti amo così tanto che il sapere che una cosa che ti farebbe piacere non avvenga perché io non riesco a farla mi fa star male”,

Mi alzai la raggiunsi e mi chinai su di lei abbracciandola stretta

“Non voglio sentire queste cose, sono io che ho esagerato, tu sei sempre la splendida donna che ho sposato e che amo follemente. Non devi soffrire per questo chiudiamola qui, niente si deve interporre tra di noi.

Alzò la testa e mi sorrise dolcemente

“Anch’io non voglio che alcuna barriera si frapponga tra noi, ti amo troppo.



Passarono un paio di giorni durante i quali non pensai più alla cosa, non volevo mettere Ada in una situazione imbarazzante;

La sera seguente eravamo andati ad una apericena per la presentazione di un libro; rientrammo a casa verso le undici e sdraiati sul letto cominciammo a farci un po’ di coccole;

Ada era stata di ottimo umore tutta la sera, ma ora era un po’ taciturna

“amore che cosa c’è ti vedo un po’ strana” buttai li

Tacque per un momento, si mordicchiò il labbro inferiore e poi mi guardò negli occhi

“L’altra sera non ti ho detto una cosa, non sono riuscita a dirtela”

“era importante?” chiesi

“Per me si perché voglio sempre essere corretta con te e con me stessa”

“Allora … dai… prova a dirla ora se vuoi, ti ascolto”

“Mi sono accorta che sto pensando sempre più spesso a quella cosa, non mi esce dai pensieri”

Non riuscii a realizzare immediatamente e prima di capire mi usci

“quale cosa?” prima del lampo di comprensione mi rispose

“quello che vorresti che facessi con un altro”

Rimasi senza fiato, ma cercai di essere razionale.

“sei sicura di quello che stai dicendo?”

“ si…no, non lo so… sono confusa sono combattuta” disse con tono lamentoso

“a volte ci penso e non riesco a capire cosa provo, vorrei poterlo fare perché come ti ho detto so che lo vorresti tu , ma poi mi sento una poco di buono al solo pensarci”

Non sapevo se essere contento o preoccupato, ma mi sforzai di essere razionale

“ beh, vediamo, pensavo di aver chiuso l’argomento, se il problema è questo cerca di analizzare per capire quello che è meglio per te, e ti scongiuro lascia perdere ciò che riguarda quelli che erano i miei desideri” avrei voluto dire tante cose di più ma non ne ero stato capace

“ l’ho già fatto rispose, ma sai che sono intransigente anche con me stessa e beh… non posso nascondere che una vena di curiosità mi sta tormentando, sarei capace di farlo?, e dall’altra parte sento la vergogna e penso che non sarei capace , sarei troppo imbarazzata” mi mise le braccia la collo e chinò la testa sul mio petto.

Rimasi in silenzio, non riuscivo a coordinare la minima idea, ero stato preso troppo alla sprovvista su un argomento che avevo dato per esaurito

Ada rialzò la testa e mi guardò “vedi come sono ora che te lo ho detto mi vergogno davvero”

“Stupidina, non c’è niente di cui ti devi vergognare” e la baciai sulla fronte stringendola a me

“senti Ada si è fatto tardi e siamo tutti e due un po’ agitati, perché non riprendiamo l’argomento domani sera dopo esserci chiariti le idee?”

“D’accordo”

La sera successiva dopo cena ci mettemmo sul divano, ed eravamo tutti e due impazienti di riprendere l’argomento. Ada perché era tormentata dai suoi dubbi, io avevo due sentimenti contrastanti, da una parte non volevo farla soffrire dall’altra temevo veder svanire le mie speranze.

Affrontammo l’argomento e in pratica Ada mi ribadì di essere molto confusa su cosa si aspettava da se stessa con la dichiarata curiosità che ormai le era entrata dentro, ma anche con le sue resistenze. Sentiva a livello morale di non riuscire a giustificare un passo del genere, soprattutto una cosa la spaventava: i nostri giochini avevano come attori principali noi due e basta, il fatto di coinvolgere così strettamente una terza persona, uno sconosciuto, la destabilizzava.

Sapevo però che una cosa giocava a mio favore: Ada non aveva mai sopportato di non essere capace di fare qualcosa; tutto quello che si metteva in testa di fare ,se proprio alla fine non gli riusciva, quantomeno lo aveva tentato fino all’estremo….

La conclusione fu che mi chiese di soprassedere alla cosa, di accantonarla in un angolo, ma mi rincuorò dicendo che non era completamente chiusa, dovevo lasciarle il tempo di capire se stessa, e aggiunse che non sapeva quanto ci sarebbe voluto. Alla fine la porta rimaneva socchiusa.

Detti ad Ada tutta la mia comprensione e le ribadii che avrebbe lei deciso il se, e l’eventuale come e quando, e lei mi rispose che in ogni caso se (quanti se) avesse deciso di procedere voleva che succedesse in maniera spontanea quando se ne fosse presentata l’occasione senza forzature, senza strategie, doveva essere un frutto del caso e dell’improvvisazione, SE tenne a ribadire ancora

La situazione lasciò qualche segno per un po’ di tempo nel nostro rapporto, niente a che vedere con la nostra vita o il nostro modo di amarci, ma alcuni piccoli divertimenti e i nostri “giochini” ebbero un rallentamento. Ada era tranquilla ed io pure. Col ritorno dell’estate riprendemmo un po’. La spiaggia e le serate fuori invogliavano ma tutto sommato a parte uno a due show al ristorante nemmeno tanto osè e altre banalità non ci impegnammo più di tanto. A letto comunque continuavamo con le nostre fantasie , continuavamo ad appagarci l’un l’altro ed anche “il vikingo di gomma” saltuariamente faceva le sue apparizioni.

Ci fu sul finire dell’estate un episodio che ci scosse ed ebbe qualche conseguenza anche in seguito. Fu un episodio che ci colpì nella nostra sfera emotiva, soprattutto perché ne imputo una parte di responsabilità alla nostra imprudenza.

Era settembre ed eravamo su una grande spiaggia della costa Toscana, di quelle dove dietro si distende la pineta e dove si vedono spesso sull’arenile delle specie di piccolissime specie di capanne che i bagnanti costruiscono con i tronchi di albero e i legnami che il mare scarica a riva; sono poco più che rami e tronchi d’albero secchi riuniti insieme che non garantiscono un gran riparo giusto un po’ dal sole e dal vento (poco) e un minimo di privacy, ma proprio minima.

Eravamo arrivati tardi verso l’ora di pranzo e verso le 16 cominciando a svuotarsi un po’ la spiaggia uno di questi “capanni” si liberò e noi ci fiondammo dentro , un po’ per ripararci dal sole, ne avevamo preso già un bel po’, un po’ perché ci piaceva l’idea di stare sdraiati vicini un po’ all’ombra e in intimità ; in realtà la nostra intimità finiva poco più in là del busto , il resto del corpo sporgeva fuori.

Ada aveva un bellissimo due pezzi rosso di quelli legati dietro la schiena e con le coppe che avevano laccetti che si legano dietro il collo e che ricadono lunghi sul davanti, che naturalmente non si era tolto perché la spiaggia era troppo affollata, c’erano tante famiglie con bambini , nessuna donna a seno nudo e quindi niente!

Parlando di varie cose eravamo andati anche sull’argomento che accennavo prima, i nostri ”giochini” constatando che era un periodo un po’ di ribasso e ci eravamo detti che dovevamo ravvivarli.

Il mare solitamente ci mette addosso un’euforia e una certa carica sessuale e l’argomento giochini ci aveva stimolato; Ada in particolare visto che io la accarezzavo distrattamente non cessava di strusciarsi addosso , cercava sempre la mia bocca la sua lingua cercava la mia in baci infiniti come due ragazzini; purtroppo non potevamo concederci di più c’era gente intorno. Ma Ada era in una di quelle sue giornate dove a volte perdeva la capacità di trattenersi.

Ero sdraiato sulla schiena Ada alla mia sinistra si mise in ginocchio sull’asciugamano e mi sibilò “ho voglia, fammi godere” prese il mio braccio sinistro e lo mise disteso sull’asciugamano allargandolo da mio corpo, poi ci si sdraiò sopra a pancia in giù; pochi movimenti della mano ed ero già all’interno delle sue mutandine che mi facevo strada verso l’interno della sua figa. Passò poco tempo prima che fosse scossa da un orgasmo prolungato. Il pomeriggio era passato il sole era tramontato, ma a noi piace stare in spiaggia a quell’ora.

Ormai eravamo rimasti quasi soli, le persone rimaste erano poche ma tutte abbastanza distanti, in riva al mare passavano i venditori africani che lasciavano la spiaggia. Eravamo in piedi accanto al capanno che guardavamo il sole scomparire in mare quando vedemmo arrivare verso di noi il solito africano che da lontano ci apostrofava alzando le braccia con la sua merce.

Ada si girò verso di me e con entusiasmo, come una bambina mi disse “Paolo se viene qui facciamo il “giochino del marocchino” come quella volta?? Rimasi sorpreso “Dai facciamolo… dai” insistè ed io annuii e le dissi “si dai …ma fallo impazzire.”

Il tipo stava arrivando da noi e si fermò cominciando a blaterare, era massiccio, con capelli riccioluti e occhiali da sole sulla testa, aveva un corpetto aperto sotto il quale spuntavano un petto e un ventre ricoperti di una peluria riccioluta. Aveva un paio di quei pantaloni che si usano nel mondo arabo, i pantaloni climatizzati, molto larghi che hanno un cavallo che si allunga fino alle ginocchia Riportai la mia attenzione su Ada , che stava già guardando la mercanzia e stava parlando, notai, molto spigliatamente, sorridendo continuamente al tipo. Il tipo non vendeva parei ma monili e collane e mi domandai come avrebbe fatto Ada a replicare la scena dello scorso anno. Non avevo fatto conto sulle risorse femminili; Ada si stava facendo vedere delle lunghe collane di quelle con i monili attaccati e che arrivavano sul petto o addirittura sulla pancia. Il marocchino che sembrava discretamente intraprendente si prodigava a fargliele vedere e aveva già le mani piena di collane. La recita cominciò, Ada aveva già al collo due collane, che in effetti (non ho mai capito se era riuscita a farlo apposta o no) si impigliavano e nei laccetti del costume e nei suoi capelli. Guardando verso me , ma rivolta anche al marocchino disse allegramente “No così non va bene si impigliano da tutte le parti” si chinò a prendere la pinza per i capelli dall’asciugamano e portando le mani dietro la testa li legò, nel mentre sciolse il laccio del reggiseno al collo poi fece scendere le mani al laccio di dietro e lo slacciò facendolo cadere sull’asciugamano e guardandomi col suo solito faccino da porcella. Il marocchino si trovò davanti le tette piene e sode di Ada con i capezzoli che naturalmente mostravano la sua eccitazione e rimase interdetto, ma solo un secondo, e poi guardò verso di me con uno sguardo un po’ interrogativo (di sicuro pensava che la scusa era veramente ridicola, come lo pensavo io). Io feci un gesto con la faccia , quel gesto che si fa quando succede una cosa di cui non siamo responsabili alzandola un po’ in avanti e allargando gli occhi con un mezzo sorriso da ebete Ada intanto si provava le collane prendendole dal braccio del marocchino dove lui le aveva tutte sistemate.

Rideva con lui e lo toccava sulle braccia con la scusa di prendere le collane, aveva provato anche un bracciale e il marpione che cominciava a capire il gioco le aveva preso il braccio tra le sue mani per infilarle il bracciale fino a sopra il gomito e la carezzò per tutto il braccio. Ada continuava nella sua giovialità forzata e il Marocchino fattosi coraggio con la scusa di sistemarle i monili della collana comincio a metterle le mani sui seni e sulla pancia; piccoli e fugaci contatti che quando vide che Ada non protestava si fecero più insistenti arrivando a sfiorarle un capezzolo. Ada rideva continuamente mostrando un’allegria sopra le righe, addirittura quando lui le fece un complimento per quanto era bella e stava bene con una collana lei gli si appoggiò addosso con una mano sulla spalla cinguettando un “ grazie , ma come sei gentile…” , aveva easagerato il movimento premendogli in seno contro il braccio nudo prolungatamente; il marocchino mi guardò ed io sorrisi stupidamente, così che lui probabilmente scambiò la mia indifferenza per una approvazione che sommato ai comportamenti sfrontati di Ada gli dava un via libera

Mi sfiorò il dubbio che stessimo spingendo la situazione un po’troppo, ma vedendo Ada così spigliata che sembrava a suo agio e inebriato dall’erotismo della situazione, ricacciai il pensiero e la lasciai andare avanti

Ada stava troieggiando alla grande, ed io che avrei dovuto cominciare a intuire qualcosa, ero invece eccitato e preso.

A un certo punto il marocchino con il fare tipico del venditore cominciò a dire che avrebbe dovuto provare assolutamente una collana che spacciava per tipica dei villaggi Berberi o qualcosa del genere, e Ada acconsentì con entusiasmo. Tirò fuori una collana di quelle che erano più un corpetto da danzatrice del ventre , che si infilano dalla testa e poi sul davanti hanno tante striscie orizzontali che vanno dal collo al seno, sino quasi alla pancia e che si allungano fino ad arrivare dietro formando davanti degli archi che vanno anche a contornare i seni.

Il marocchino blaterando un “bellissim, bellisssim, questa è bellisima solo per te “ si pose insistente dietro a lei, gliela passò dal collo facendola scendere sul davanti, e cominciò stando da dietro ad Ada e sporgendo le braccia ai suoi lati a sistemare e tirare le catene sulla pancia verso dietro, sistemandole poi in modo che davanti facessero degli archi simmetrici e risalendo in su; arrivato all’altezza del seno facendo finta di cercarle per afferrarle le due catene, ma nemmeno mascherando tanto la sua intenzione con un movimento improvviso prese i seni di Ada da sotto con le mani a coppa stringendoli. Ada rimase immobile ma le mani indugiarono ancora per qualche secondo stringendo completamente i seni, poi Ada fece un deciso passo avanti visibilmente incazzata, dicendo che era troppo vistosa e se la tolse con rabbia.

Il suo atteggiamento era cambiato, era uscita dalla recita,disse che non voleva niente , vedevo la sua rabbia che stava montando (conosco Ada e so che non farebbe mai una scenata, la sua freddezza era il massimo della rabbia che avrebbe dimostrato anche se so che avrebbe voluto ucciderlo); intervenni anch’io con decisione dicendo al marocchino che non volevamo niente e per farmi capire meglio presi le sue borse e gliele misi addosso spingendolo perché se ne andasse e apostrofandolo da idiota . Dopo un po’ di proteste e imprecazioni cominciò ad indietreggiare, ma era ancora baldanzoso, al che presi il telefono e minacciai di chiamare la polizia; si girò e spari in breve. Corsi ad abbracciare Ada che nel frattempo era terrea in volto e sibilò “lurido maiale, beduino di merda... “ Cominciai a consolarla, me lei non riuscì a trattenere le lacrime. Continuava a ripetere “come si è permesso, come …” Le sue erano lacrime di rabbia di chi si sente violato nella persona, ma la sua lucidità le permise di dirmi “Paolo abbiamo esagerato !?” e sul momento non capii se fosse una domanda o una affermazione, ma sapevo che questo episodio ci avrebbe portato a delle riflessioni.

…(continua)…

ed ora per finale una foto più recente di Ada al mare

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Leggendo ho immaginato tutta la scena con mia moglie!!! Complimenti per la scrittura!!!
 
OP
K

kebos

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Le riflessioni come già accennato erano che ci sentivamo colpevoli di esserci troppo lasciati andare, di non aver capito che spingere così le cose con un personaggio del genere poteva portarci a situazioni imbarazzanti. Di questo ci imputammo di esserci fatti coinvolgere troppo dall’erotismo della situazione, oltre al fatto che lo stronzo non si doveva permettere di metterle le mani addosso senza il suo permesso, anche se , convenimmo, lo avevamo sollecitato un po’ oltre le righe.

A questo punto prima di andare avanti vorrei chiarire un punto, il fatto che spesso mi dilungo nel raccontare le sensazioni più dei fatti; detto già il nostro modo di concepire il sesso, riteniamo, o almeno per noi è così, che il piacere passi completamente dalla testa, nel senso che il fatto puramente meccanico (la scopata… o quant’altro) deve essere accompagnato da un piacere che passa dai sensi e dalla condivisione di sentimento e partecipazione di uno al godimento dell’altro e viceversa. Cerco quindi di coinvolgere chi legge nelle nostre passioni, di trasmettere i nostri pensieri, le paure, i dubbi le frenesie che ci invadono, e non limitarsi a descrivere l’atto puramente sessuale e spero che questo non risulti noioso.

Poi come avete capito questa nostra storia non fila tutta liscia, a momenti siamo pieni di dubbi e di perplessità su come la stiamo conducendo, a momenti voliamo sulle ali dell’erotismo ,poi torniamo a chiederci se stiamo facendo bene, spesso siamo anche contraddittori e ci troviamo a rivedere alcune certezze che credevamo di avere; una cosa ci conforta, la nostra unione ne sta uscendo rafforzata, il fatto di condividere i momenti di erotismo e quelli di riflessione e i timori , ci unisce in una intimità maggiore, ci nutriamo l’uno della eccitazione dell’altro, e pur tuttavia la nostra educazione morale ricevuta (soprattutto per Ada) ci fa sentire a volte troppo spinti. Insomma, non siamo i tipi da situazioni estreme; pornocinema, club sexy, scambi, orge, e quant’altro non fanno per noi.

La situazione che si era generata con l’ultima avventura estiva ci aveva lasciati un po’ turbati, con tutte le domande a cui ho accennato sopra; questo unito al fatto che l’estate (periodo più propizio alle nostre storie) stava finendo ci portò ad un periodo di sospensione delle attività erotiche “esterne” (non quelle a letto). Passammo l’inverno senza cercare alcuna attività dei nostri “giochini.

Comunque con Aprile si era risvegliata, insieme alla natura,la nostra voglia di piccoli viaggetti, week-end di due tre giorni che programmavamo nelle località di mare, dove se era bel tempo andavamo in spiaggia, e ci piaceva particolarmente perché essendo ancora fuori stagione trovavamo poca gente e ce le godevamo. Parimenti era tornata la nostra voglia di essere trasgressivi, non era facile però pensare e trovare occasioni per i nostri giochini. Mi venne in mente di provare a ripetere l’esperienza nelle dune con i guardoni. Ada rifiutò subito l’idea,la sua paura era di incontrare persone non affidabili come il venditore. Anch’io avevo le mie perplessità, ci mettemmo così a guardare, sul web i siti di voyeur e soprattutto le recensioni e le spiegazioni di come funzionasse nei luoghi ritenuti più sicuri ed affidabili; Ada si ricredette un po’ ma era assai nervosa davanti all’idea di ritrovarsi davanti uno sconosciuto completo e soprattutto si rifiutava all’idea di essere toccata o di toccarlo; le spiegai e le feci leggere che la cosa si svolgeva (nei posti giusti)in modo molto educato e che i guardoni si attenevano alle istruzioni di chi li accettava, magari si contentavano di guardare, segarsi e al massimo eiaculare vicino o addosso al soggetto.

Non era molto convinta, ma con la promessa che avrebbe deciso lei quello che voleva fare riuscii a strapparle un “proviamo” , così prenotai un week-end in una località di mare dove c’era una spiaggia dedicata che era recensita sul web come una delle più affidabili. Naturalmente dentro di me la speranza era che Ada avrebbe fatto qualcosa di più che lasciarsi guardare.

… (continua)…

P.S.

Vi posto una piccola chicca, tra l’altro ci ho pensato molto se postarla o no, poi mi sono deciso. E’ un piccolissimo filmato, dura pochi secondi che ho fatto in occasione di uno dei nostri “giochini” coi venditori africani in spiaggia. Non è riferito all’ultimo episodio, quello spiacevole , ma ad uno degli altri due (in tutto ne abbiamo fatti solo tre). Avevo armeggiato col telefono riuscendo senza farmi vedere (non potevo farmi vedere dal venditore , e nemmeno da Ada che non vuole tassativamente che filmi niente) ad appoggiarlo sullo zaino seminascosto dall’asciugamano. Purtroppo l’equilibrio era precario ed il telefono si è ribaltato quasi immediatamente e data la situazione ho dovuto lasciar perdere. La situazione inquadrata è Ada in ginocchio sull’asciugamano(si vede solo lei) che ha di fronte accovacciato sui talloni a pochi metri il venditore; Ada ha appeno fatto la sua solita scena dicendo che vuole provare uno di quei foulard /pareo per vedere se trasparisce e per questo si sta slacciando il reggiseno del costume…..direi corto ma significativo, almeno per me che al ricordo della scena mi eccito ancora.
 

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