Racconto di fantasia Alice e il ritorno di don Carmine

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1. Premessa.

Una nuova avventura per Alice.
La ragazza, che ormai conosciamo bene per le sue scorribande sessuali, si è fatta davvero affascinante e (se mai lo fosse stato) il "brutto anatroccolo" si è trasformato in un affascinante e bellissimo cigno, bianco come è la sua carnagione...

Come certamente ricorderete (per chi lo vorrà, può andare a rileggersi le vicende precedenti), era stata anche la donna di un boss della malavita ligure, don Carmine, famoso per la sua ferocia, spietato e sanguinario con chi non si piegava ai suoi capricci più spiccioli.
Costui, amava due cose: gli affari e le ragazze molto giovani, proprio come la nostra fanciulla...

Ebbene, da allora tanta acqua sotto i ponti era passata, ma quell'uomo così rude non aveva dimenticato Alice e sperava sempre di poterla incontrare di nuovo per rinverdire i fasti passati.
Stesso valeva per Alice, per la quale don Carmine e il suo entourage erano stati il mezzo attraverso il quale si era fatta donna.

Ma non solo... Questa volta entrerà in gioco pure sua madre, la quale aveva preso piano piano coscienza di ciò che era diventata sua figlia, una sorta di geisha ma anche una vera troia, sempre pronta a soddisfare le sue crescenti "voglie".
Ora, anche lei sarà trascinata e coinvolta nel vortice della lussuria...

2. La festa della mamma.

Così, un giorno mamma Giuliana - la mamma di Alice, che abbiamo già incontrato in passato - decise di dare una festa per i suoi 40 anni.
Invitò parenti e amici di entrambe... ma la ragazza non pensò minimamente di invitare anche il boss. Ormai faceva parte del passato. Con lui aveva fatto esperienza, ma nulla più.
Il caso volle che un giorno, un solerte assistente di don Carmine che abitava non lontano dalla casa di Alice lo venne a sapere, e - forse per fare una battuta di spirito o forse no - gli disse:
- "Don Carmine, allora andrete alla festa della vostra ex fiamma?".
Il boss si oscurò in volto, e volle sapere di più. Replicò all'incauto sciocco:
- "Che vuoi dire? Non vedo Alice da una vita... Era una gran cavallina, ma tutto passa... Tu, piuttosto, cosa ne sai?".
E l'altro, interrogato rispose facendo molta attenzione alle parole:
- "Ma sì, don Carmine, la settimana prossima la madre di Alice compirà 40 anni, e stanno organizzando una festa in grande... Hanno affittato il pub dello zio Luca per festeggiare! Pensavo che...".
A quel punto, il boss lo interruppe e lo cacciò in malo modo. Fece chiamare Kwaku, il suo amico fidato, e chiese anche a lui la stessa cosa:
- "Amico mio, sai niente della festa di quelle due troie?".
E alla risposta negativa di costui rimase in silenzio a meditare...
Poi sentenziò:
- "Bene, bene... Visto che a quanto pare non si ricordano più di noi e non siamo stati invitati, ci andremo lo stesso... Gli rinfrescheremo la memoria, a don Carmine non si fanno questi sgarbi...".

Così, la sera della festa davanti al pub c'era un gran via vai di automobili, e tra queste c'era anche il potente personaggio.
Alice e Germana, elegantissime, erano sulla porta a salutare e ad accogliere ognuno, e alla fine, quando tutti furono entrati, si unirono felici ai loro ospiti per la cena.

Si erano da poco sedute a tavola quando - con un incedere solenne - entrarono nella sala due personaggi vestiti in smoking. Si avvicinarono alle festeggiate, e con un cenno perentorio della mano dell'uomo di colore chiesero il silenzio.
Tutti tacquero, incuriositi da quella scena e dall'improvviso apparire di quei due sconosciuti.
Allora, don Carmine prese la parola e a voce alta, in modo che ognuno dei presenti udisse bene, disse fissando negli occhi la giovane:
- "Alice, mi meraviglio di te... Non invitarmi per un'occasione così importante. Ti sei dimenticata le regole dell'ospitalità che ti insegnato quando eri la mia donna? Ma io non serbo rancore, anzi, e come vedi eccomi qua. Con un regalo come si conviene a un ospite...".
Prese un pacchetto dalle mani del nero e lo porse alla festeggiata, sollecitandola ad aprirlo...
Avvolto nella carta da regalo, c'era un vibratore fiammante di ultima generazione. Sorrise beffardo, poi aggiunse:
- "A quel che mi dicono, signora, non ha un cazzo di carne disponibile tutto per se, così ho pensato di provvedere in qualche modo... Certo che se volesse, qui c'è ne sono due pronti ad ogni richiesta. Questo vale ovviamente anche per te, fanciulla... Anche se devi averne presi più di tua madre un tutta la sua vita...".
Gli ospiti erano increduli per quello che avevano appena udito, e il clima si era fatto pesante, così Germana - stizzita - li invitò a prendere posto con loro, facendo buon viso a cattivo gioco...

3. Che la festa abbia inizio.

Tutto stava andando per il meglio, la cena era stata un vero successo, ma a un certo punto don Carmine si alzò in piedi. Batté la forchetta contro il calice, come a voler prendere la parola e nella sala si fece un gran silenzio. Sembrava essere lui il vero padrone.
Si avvicinò ad Alice, la guardò fisso e poi guardò - ad uno ad uno - tutti gli ospiti.
E finalmente parlò:
- "Alice cara, non mi avevi detto che era il compleanno di tua madre! Pensa: non mi avevi nemmeno invitato, ma a don Carmine non sfugge niente, e questo dovresti saperlo... Com'è che si chiama tua madre? Ah sì, Giuliana... Beh, mi permetta, signora Giuliana, di porgerle i miei migliori auguri. Adesso, però, voi tutti vorrete sapere chi sono io e cosa c'entro con le vostre amate donne... Per la verità, è tutto molto semplice... Alice, non molto tempo fa, era la mia donna. Si, è vero, è ancora adesso molto giovane, ma me ne innamorai perdutamente e la feci rapire dai miei uomini... A me, nessuno può dire di no, e così la portai a vivere nella mia villa. Era pressappoco il mio cagnolino, e come tale le imposi di girare per casa sempre nuda... In principio non voleva perche era timida, ma poi avreste dovuto vedere che porcellina... Vero, Alice?".
Si fermò un istante, a godere dell'imbarazzo della giovane e dello sdegno di tutti i commensali.
Germana, invece, era pietrificata dalla vergogna, e non ebbe il coraggio di profferir parola...
Ad ogni modo, don Carmine non si trattenne:
- "Ho avuto io l'onore di farne una vera femmina... Una femmina da letto, e le feci conoscere tutte le sfaccettature del piacere sessuale. Devo dire che la ragazzina era un vero talento, e che apprendeva ogni cosa con grande facilità. Certo, amici come Kwaku mi aiutarono nelle fasi più difficili del suo addestramento... Sapeste che inculate che ci siamo fatte con questa troietta!".
Sii mise a ridere vedendo Germana che aveva le lacrime agli occhi, e rivolta a lei diede fondo a tutta la volgarità di cui era capace:
- "Non se lo aspettava, vero signora? E sapesse che lavoretti di bocca che ha imparato a fare... Ma non mi dica che non le aveva mai detto niente! Le potrebbe insegnare tante di quelle cose... Pensate tutti, signori e signore, che un paio di volte per sbaglio è pure rimasta incinta... Tranquilla, non c'è nessun nipotino in giro per il mondo, ho provveduto subito a farla abortire e a sistemare tutto..".

Alice era al centro della scena, ma avrebbe voluto sparire... Si sentì terrorizzata. Ora, anche sua madre sapeva tutto, fin nei minimi dettagli. Era impotente, e quell'uomo l'aveva messa a nudo, e lei non poté fare nulla per evitarlo...

Sua madre, dal canto suo, sapeva che la figlia amava divertirsi, ma non che fosse arrivata a tanto. E davanti ai loro ospiti tutto veniva amplificato.
Nel frattempo, don Carmine - non pago dell'imbarazzo che aveva creato - ricominciò a parlare:
- "Alice, cara, mi chiedo se dopo di me hai messo a frutto i miei insegnamenti... Non vorrei che te ne fossi dimenticata... Ma per questo non c'è problema, lo verificheremo subito!".
Adesso era veramente troppo, e la ragazza indispettita di alzò in piedi e – trovando un po' di coraggio – gli urlò:
- "Non ti pare di avere esagerato un po'? Mi stai offendendo davanti ai miei amici e parenti... O ti siedi o te ne vai!".
Il boss non si aspettava quella reazione, e con uno scatto d'ira – con uno strappo secco – tirò via la tovaglia con tutto il contenuto.
Poi, chiamò a se il suo amico e gli chiese:
- "Carissimo e fedele amico mio, stasera voglio farti un regalo... Sì lo so che il festeggiato non sei tu, ma lasciami fare... Voglio che tu verifichi per me se la ragazza è ancora la stessa di allora... Avanti!".
Kwaku obbedì, e in men che non si dica si denudò dalla testa ai piedi come se stesse da solo in camera sua.
Era davvero un gran maschio: alto 1 metro e 90 centimetri, era di corporatura massiccia, viso affilato, capelli corti ricci e crespi, ed aveva un aspetto imbronciato. Per di più, aveva grandi occhi scuri, un naso a patata, ed orecchie sottili ornate da due orecchini d’oro... Labbra carnose e spalle larghe, mostrò pure delle braccia forti e mani tozze. Un petto e ventre ampi, ne completavano la figura, insieme ad un poderoso cazzo di 23 centimetri abbellito da un monumentale glande rosa chiaro...
Ormai anche gli astanti non avevano più remore, e si udì un brusio di voci di ammirazione:
- "Ohhhhh... Sembra una statua greca...".
Oppure, una donna particolarmente audace disse:
- "Magari poterci andare a letto!".
O, come esclamò una attempata signora:
- "Dio che goduria che deve essere sentirselo tutto dentro...".
Solo Giuliana ed Alice non dicevano niente. Finché quella meravigliosa "macchina da guerra" non si avvicinò alla ragazza, la quale come una bambola di pezza, inanimata, lo lasciò fare...
La spogliò tra la costernazione di sua madre e gli apprezzamenti degli uomini presenti, lasciandola in completa nudità.
Intanto don Carmine trattenne per un braccio la festeggiata che sarebbe voluta correte un soccorso della figlia, non sapendo che invece dentro di lei stava montando un sentimento esibizionista. Alice, infatti, amava essere presa con durezza e Kwaku lo sapeva bene per aver preso parte tante volte in passato a quei "giochini" organizzati dal suo capo.

A 25 anni, alta 1 metro e 55, sotto gli occhi di tutti si mostrò in una cascata di capelli rosso fuoco che contrastavano con la sua carnagione bianco latte...
Ognuno dei presenti, che fosse uomo o donna, non poté non rimanere estasiato dinanzi alla perfezione di un seno da sballo – due incantevoli mammelle soffici, una terza misura abbondante e soda con grossi capezzoli sempre dritti –, cosce che lo facevano venire duro all'istante, un bell'ombelico, e per finire una fichetta depilata e con delle labbra che stavano ad indicare che non era più vergine da un pezzo.
Ma ciò che non passò inosservato a nessuno fu il suo "lato b": davvero imponente, e con due chiappe che racchiudevano al centro uno sfintere strettino – non si sarebbe detto che un molti si erano già fatti strada lì in mezzo – ma molto elastico.
Insomma, una gran porcellina dalla sensualità difficile da descrivere, cicciottella al punto giusto, con il segno della spina dorsale assai pronunciato e due fianchi nei quali affondare volentieri le mani.

Con una teatralità che parve studiata apposta, la prese in braccio e la stese sul tavolo ormai sgombro, a pochi centimetri dagli invitati, i quali potevano sentirla già ansimare ma che non seppero che dire e che fare...

4. La scopata del nero e di Alice

Alice sulle prime mostrò una peraltro scarsa resistenza, probabilmente perché non volle farsi vedere tanto disponibile davanti a quella platea di amici e parenti.
Supina su quel ruvido tavolo di legno, con il nero che la teneva con le cosce aperte più che poté e le ginocchia reclinate sulla pancia, si guardò a destra e a sinistra con movimenti sinuosi.
Cento e più occhi la attorniavano, o forse sarebbe meglio dire che fissavano il suo corpo avvenente di giovane donna. Ogni dettaglio veniva scrutato in profondità, facendola sentire come fosse in vendita...
Sentiva voci sommesse che sussurravano al vicino:
- "Guarda che meraviglia, chi se lo sarebbe mai immaginato da Alice...".
E l'altro:
- "Beata gioventù, in fondo divertirsi non c'è nulla di male...".
Ma le donne erano le più spietate:
- "Vergognosa... Ma nessuno le ha insegnato le buone maniere? Una puttana di professione...".
Quella posizione che le era stata fatta assumere, parve così naturale per lei che nessuno vide in ciò la pur minima costrizione, anzi.
Alice guardò don Carmine che era al suo fianco, il quale le disse:
- "Penso che saprai farti valere, non mi deludere...".
La ragazzina gli sorrise. L'arrabbiatura di inizio serata si era dileguata, ed ora c'era soltanto la voglia di mostrare al boss cosa si era perso lasciandola andare.
Poi fissò Kwaku, pregustando ciò che l'aspettava, e incrociò lo sguardo perso nel vuoto di sua madre...

Finalmente, l'uomo di colore posò sulla sua vagina completamente rasata i due pollici, per allargarle le grandi labbra che si stavano gonfiando ed esporre così la parte più intima.
Si manifestò, dinanzi a chiunque guardava, uno spettacolo che pochi avevano già avuto la fortuna di aver visto... In mezzo alle cosce di Alice, grosse dita esperte presero a muoversi freneticamente, entravano in profondità e uscivano, e ad ogni movimento la ragazza si sentì ansimare sempre più concitata.
Poi, Kwaku – probabilmente su indicazione del suo capo – si allontanò per qualche istante, giusto il tempo di permettere ai convitati di notare un'apertura di notevoli dimensioni, tale da dimostrare che quell'atto era stato esplorato già molte volte...
Soprattutto permise a mamma Giuliana di prendere coscienza una volta per tutte che la sua bambina non era più vergine.
Impressionata e commossa, guardò la sua intimità e quindi la fissò negli occhi. Non disse nulla, ma era come se dicesse:
- "Figlia mia, sei diventata femmina... Goditi la vita... Ma non avrei mai immaginato che arrivassi a questo punto...".
Le due donne, assai vicine, erano come una cosa sola, e Germana si trovò a sospirare sottovoce, ma in maniera ben udibile dal boss:
- "Starei proprio volentieri al tuo posto...".
Il quale le si avvicinò e fissandola la rassicurò che quel desiderio presto sarebbe diventato realtà:
- "Stai calma, ti prometto che avrai presto la tua parte... Ora, però, tutti devono vedere cosa sa fare Alice... E Kwaku c'è lo dimostrerà...".
Con un cenno della sua mano diede il via libera all'uomo di colore, il quale torno ad avvicinarsi al viso della giovane.
Alice, allora, capì al volo cosa avrebbe dovuto fare, e afferrò con decisione il grosso cazzo nero portandoselo alla bocca ed iniziando a leccarlo e succhiarlo come fosse un gelato.
Piano piano, si cominciarono a sentir uscire dalla bocca di lei dei versi incredibili, provocati dallo sfregamento delle labbra di Alice sulla cappella di Kwaku, mentre l'amico del boss emetteva dei grugniti che nulla avevano di umano...
Mancava davvero poco a che eiaculasse tutta la sua virilità, percui le sfilò con prepotenza il suo membro dalla bocca.
La troietta si stava bagnando e gocciolava umori a non finire.
Alice era davvero eccitata, vulnerabile come non mai, e gemette forte inarcando la schiena, emettendo un respiro pesante, quasi strozzato, che le riempì i polmoni:
- "Mmmmmm... Siiii... Così mi fai impazzire... Dammeloooooo...".
Aveva perso ogni freno inibitorio, tremava dal godimento che immaginava ci sarebbe stato di lì a poco, e aveva i capezzoli turgidi…
Lui la afferrò con le mani ai fianchi per tenerla ferma, e con un colpo secco glielo spinse dentro fino in fondo.
La ragazza si sentì completamente umiliata. Era stata penetrata tante di quelle volte, e anche pubblicamente, che non era un problema, ma ora quell'uomo di colore lo stava facendo sotto gli occhi attenti e atterriti di gente che la conosceva bene...
Era stato un colpo tremendo, una mazzata, una martellata contro l'utero, che la fece sobbalzare.
La sua fica pulsava, il clitoride era diventato enorme, e la sua mente era in totale subbuglio...
Intanto, Kwaku aveva preso un ritmo forsennato dentro di lei, entrava e usciva completamente per poi riuscire a infilarsi nuovamente – con precisione millimetrica – nelle sue viscere. E grugnire:
- "Che vacca che sei, porcona... Non sei cambiata per niente...".
E le strizzò le tette, afferrandola per i suoi chiodi di carne, mentre don Carmine commentava quella prestazione tanto superba co Germana, sempre più imbarazzata:
- "Ehi, mammina, non fare così, anzi ti faccio i miei complimenti... L'hai svezzata proprio bene... Anche se devo dire che pure io e il mio amico abbiamo fatto un buon lavoro... E sì, perché devi sapere che siamo stati noi a farne una macchina da sesso...".
E giù una grassa risata...
Che goduria per tutti! Ora erano due donne sulla cinquantina che commentavano:
- "La invidio... Così libera... Una femmina come tutte vorremmo essere, su non siamo ipocrite!".
Con l'altra che replicava:
- "Sembra che non abbia fatto altro nella vita!". Era passata già più di mezz'ora quando, a un certo punto, il nero -al culmine del suo piacere - esclamò: - "Ahhh... Vengooooo...".
Non si trattenne oltre, e svuotò tutto se stesso nella parte piu sacra di Alice...
Sborrò sembrando di non voler finire mai, ma quando in ultimo tutto ebbe termine dal "pubblico" si sollevò un grido contenuto di meraviglia:
- "Ohhhhh... Ma è incredibile...".
Cosa era successo? Nulla di più naturale, se non che estraendo il pene dalla fica risultò chiaro che il nero non aveva indossato alcun preservativo, e Alice rischiava una gravidanza non voluta...

Lei, però, non sembrò essere preoccupata, anzi, e dopo che Kwaku le disse una parola all'orecchio, la giovane si rigirò mettendosi a pecorina.
L'uomo era ancora perfettamente in tiro, e così non ci volle nulla affinché potesse affondare anche nel secondo canale. Anche un questo caso senza troppa difficoltà.
Germana stavolta non voleva credere ai suoi occhi, era troppo anche per lei e scoppiò in lacrime:
- "Alice, tesoro, digli di smettere!".
Ma la giovane sembrò infastidita da quel frignare insignificante di sua madre, mentre era ben abituata a farsi scopare il suo grosso culo.
Piantato nell'intestino, Kwaku aveva l'asta avvolta dal colon come una mano in un guanto di lattice, e non esitò a spingersi fin dove gli fu possibile, ostacolato solo dalle palle.
Alice, da parte sua, spingeva il sedere indietro, andando incontro a quel membro che le piaceva così tanto.
Cominciò a godere a più non posso, tanto che ognuno dei presenti poté scorgere il nascere di un piccolo ruscello viscoso – erano i suoi umori – che lentamente scendeva percorrendole le cosce fino alle ginocchia... Contemporaneamente la ragazza urlò oscenamente quel suo stato di grazia:
- "Ohhhhh, siiiii... Fammi morire di questo piacere, spaccami, rompimi, sono la tua cagna... Se sapessero tutti questi finti perbenisti come si gode bene di culo... Mmhhhh, siiii dai... Non darmi tregua...".

Era passato del tempo da quando era iniziata quella esibizione, ed ora quasi tutte le "signore" invitate alla festa avevano le loro mani infilate in mezzo alle cosce, eccitate in una sorta di "masturbazione day", mentre i signori uomini si segavano emettendo imprecazioni irripetibili...
Don Carmine, quando ne ebbe abbastanza, ordinò imperioso a Kwaku:
- "Ehi, bastardo, te la sei goduta anche troppo, ricordati che è mia... Abbiamo capito tutti che la puttanella non è cambiata affatto... Concludi!".
Così, il nero – con un'ultima tremenda spinta – si accasciò sopra la ragazza che nello stesso momento squirtò per la gioia del "suo" boss...

5. Dal nero... al bianco

Alice non aveva più timori o vergogna di stare così ignuda davanti ai suoi ospiti.
Terminata con soddisfazione di entrambi la copula con Kwaku, la ragazza se ne stava sul tavolaccio a leccare via il seme che quel maschio aveva riversato – oltre che dentro – sopra di lei, quando il nero si avvicinò a don Carmine e con l'uccello a penzoloni tra le gambe gli disse:
- "Capo, missione compiuta... La puttanella non ha perso lo smalto di quando era vostra... Andate tranquillo, vedrete che non vi deluderà, vero Alice?".
Lo disse guardando per l'ultima volta la fanciulla, quindi uscì dalla sala per andare a risistemarsi.

Allora don Carmine, rivolto compiaciuto al suo uditorio, parlò così:
- "Avete sentito? Brava troia! Ma io lo sapevo, ti ho voluta dare al nostro amico come premio. Sai, ha passato dei momenti difficili, poveretto, e togliersi uno sfizio gli avrà fatto senz'altro bene... Ora, però, tocca a noi... Quante scopate ci siamo fatte in passato! Sei un diavolo di femmina, senza limiti e con mille risorse... Credevi che avevo rinunciato a te definitivamente? Avresti fatto meglio a non tornare da tua madre, saresti stata la mia regina, servita e rispettata da tutti. Non ti saresti dovuta sbattere per un misero stipendiuccio da prostituta... Ti avrei sbattuta io, sì, ma ti saresti divertita... In ogni senso...".
Poi, si voltò verso sua madre che aveva accanto, e le disse:
- "Cara Germana, un po' di merito è anche tuo, devo riconoscerlo... Tua figlia deve certamente aver imparato da te, ma ti ha surclassata alla grande... È una vera femmina da letto, aprire le cosce le viene cosi naturale! Bene, prima però di dare a tutti voi una dimostrazione di come sa chiavare davvero", e le strizzò l'occhio, "qualcuno dovrà aiutarci affinché ogni cosa sia perfetta...".

Prese per mano la genitrice, la condusse al centro della sala, e facendo sì che tutti i presenti lo ascoltassero la invitò:
- "Non dirmi che non hai mai spogliato un uomo... Ecco, questo è il tuo momento, non è forse la tua festa? Vediamo chi è più brava se te o tua figlia. Mi hanno detto che la tua bocca sa fare grandi cose e scommetto che non vedi l'ora di averlo tra le tue labbra...".
La fece inginocchiare, e il resto venne da sé.
Germana non era certo la prima volta che soddisfaceva un uomo, ma a differenza della figlia non era avvezza a farlo in pubblico. Per amore di lei, però – e sotto sotto perché la sua vena esibizionista la spingeva a giocare con qualunque cosa le poteva regalare emozioni forti – non batté ciglio e si adeguò...
Con tutte e due le mani afferrò la cintura dei pantaloni dell'uomo e la slacciò con la stessa precisione di un chirurgo che si accinge a predisporre il campo operatorio.
Incontrò un po' più di difficoltà nel liberare il bottone, e fece scendere la zip, ma poi le fu facile abbassare i pantaloni.
Restavano gli slip, che con sempre maggior foga emotiva tirò verso il basso fino alle ginocchia di don Carmine, estraendo da essi un cazzo ancora flaccido ma di tutto rispetto. Lo guardò per alcuni istanti e sopra pensiero si ritrovò a interrogarsi:
- "Certo, Alice se lo è scelto come meglio non avrebbe potuto... Chissà come sarà quand'è bello duro... Beh, non resta che darsi da fare e lo sapremo presto...".
Perciò, chiuse le sue labbra sul cazzo facendo la giusta pressione ed iniziò a succhiare la cappella, mentre con tre dita lo strinse come in una morsa, valutando il continuo pulsare della vena dorsale.
Con ininterrotti movimenti delle mani dall’alto verso il basso e viceversa, e rumorosi risucchi ottenuti grazie ai muscoli facciali, Germana dimostrò a parenti e amici quale fosse la sua reale natura e quanto fosse porca.
Poi, di tanto in tanto se lo toglieva dalla bocca, e con le labbra socchiuse "giocava" a salire e scendere, ingurgitando completamente la cappella e rilasciandola, tormentando il frenulo con improvvisi tocchi.
Don Carmine godette come un maiale mentre sentiva l'uccello sbattere sul palato di lei, e con un grugnito le disse:
- "Mmmm... Sei una troia anche tu, una maledetta vacca, leccami bene...".
Era quasi al culmine del piacere... Non c'erano dubbi, la donna aveva esperienza anche in questo, l'asta del cazzo vibrava con spasmi incredibili, e con gli ultimi sprazzi di lucidità si sottrasse a quelle fauci...
Uomini e donne presenti all'evento erano sconvolti da quella visione che aveva trasmesso loro – indirettamente – il godimento che stava provando don Carmine.
Il quale si voltò rapido verso Alice percuotendole il monte di venere latteo e "full shaved"...
Lo percosse con due o tre colpetti, e quindi – strisciando il glande verso il basso lungo la fessurina – la penetrò brutalmente.

La ragazza, per come era messa intimamente, non batté ciglio, ma – entrata oramai nel suo personaggio della puttanella – decise di teatralizzare la cosa, e gridò come se l'avesse scannata:
- "Ohi... Ohi, mi hai spaccata, stronzo!".
E altrettanto falsamente si mise a piangere...
Germana, istintivamente, si alzò da dove si trovava e fece per correre in soccorso di sua figlia, ma fu trattenuta – cingendola alla vita – da Kwaku, il quale sottovoce le sussurrò:
- "Lasciala al suo destino, non vedi che sta recitando per il bene dei vostri ospiti? Non rovinare tutto!".
Allora, la donna abbassò lo sguardo rassegnata e tornò a sedersi, mentre alle sue spalle un'altra donna commentò la scena:
- "Povera piccola... Con quel bruto non se lo meritava proprio... E quel nero mi fa paura a me, figurarsi a una creatura così inesperta...".
Ma Kwaku, che aveva sentito tutto, la zittì con la stessa durezza usata dal suo capo:
- "Taci, vecchia gallina, cosa credi che Alice era vergine? Quella bagascia ne ha presi così tanti che tu neanche in tutta la tua vita! E ti giuro che la dentro si entra e si esce che è una bellezza...".
Nel frattempo don Carmine stava pompando la ragazza con grande forza di reni, e lei aveva allargato le cosce più che poté, per consentire al suo ex di raggiungere profondamente le sue intimità.
Così messa, si vedevano anche colare tutti i suoi umori, cosa che fu molto apprezzata da lui, il quale – benché con il fiato corto – le disse:
- "Brava... Così... Che ti dicevo che ci saremmo divertiti? Su, stringi i muscoli e fammi godere... Anzi no, ho un'altra idea!".
E ridendo si sfilò da lei...

Alice era un po' delusa, tanto che rimase Immobile in quella posizione, finché il boss non le ordinò:
- "Tranquilla, non lascio a bocca asciutta la mia puttanella preferita... Voltati...".
Allora la giovane capì cosa voleva fare il suo ex amante, e le si illuminarono gli occhi...
Obbedì come una scolaretta, e voltandosi verso l'uomo dando un'occhiata di sfida a tutti i presenti, esclamò:
- "Siiii... Tu mi conosci... Inculami, ti prego!".
Di nuovo, lo "scandalo" montò nella scala, e diverse voci, l'una sull'altra, dicevano:
- "È davvero una puttana, contro natura... Cose mai viste...".
Intanto Alice aveva assunto la posizione della pecorina, schiacciando però le tette sul ruvido legno ed esponendo magnificamente uno sfintere ben dilatato che non lasciava dubbi all'uso ed abuso che ne aveva fatto. Era chiaro che quel buco non era servito solo per l'uso canonico, e che ora avrebbe continuato a dare piacere ad entrambi...
Così, don Carmine vi sputò dentro, massaggiò, e poi si sputò sulla cappella, e infine appoggiò il glande centrandolo sul rosone scuro.
Lei aveva le mani sui glutei per tenerli larghi, e a un certo punto il boss - tenendole i fianchi - spinse in modo tale da toglierle il respiro...
Alice gemeva di goduria, si vedeva che in fondo le piaceva, e prese a urlare di piacere:
- "Mmmm... Siiii, rompimi tutta, inculami... Fatti sentire dentro l'intestino... Lavami con la tua sborra... Siiii... Ohhhhh... Mi stai facendo bagnare come una cagna...".
Don Carmine sembrò un animale, non badò troppo alle sue parole e accompagnò l'azione di sfondamento con frasi irripetibili, del tipo:
- "Ti piace troia? Stai godendo, brutta puttana?".
E cominciò a pompare forte nel budello, sempre più forte, con un ritmo forsennato, al punto che il retto non stringeva più l'asta del suo cazzo...
Ben presto, Alice cominciò a farfugliare frasi senza senso, segno che era andata via di testa dall'eccitazione e che era vicina all'apice del piacere... Infatti, di lì a poco, gridò in maniera oscena:
- "Dai porco, vai più forte che sto venendo!".
Squirtò anche l'anima, non smetteva di urlare e schizzare, inondando il pavimento dei suoi meravigliosi succhi.
L'ambiente era intriso di un incredibile odore di sesso, dì sudore e di umori, e tutto ciò stimolò anche mentalmente don Carmine, il suo membro cominciò a pulsare più forte e dopo pochi altri colpi raggiunse il suo punto di non ritorno.
Le svuotò nel culo la sua sborra calda, con un grugnito bestiale, quasi diabolico, e infine si accasciò sopra di lei.
Quando poi uscì da quel meraviglioso ano, il suo pisello era sfatto dalla prova... Si voltò guardando in viso uno ad uno tutti quegli ipocriti che si erano falsamente scandalizzati – forse, in realtà, sarebbero voluti essere al posto di loro due – e con un sorrisino beffardo gli disse:
- "Ecco, non sarebbe stato bello non portare un regalino anche a questa piccola vacca in calore... Altro che stupidi oggetti inutili... Vi assicuro che Alice lo ha apprezzato molto di più... Ahahah...".

6. Madre e figlia, uniti da un tragico destino.

Alice, imbrattata da far schifo dello sperma dei due uomini, finalmente si rialzò dal tavolo e ancora nuda raggiunse sua madre, la quale – imbarazzata dalla sua nudità – la abbracciò e le disse:
- "Oh, bimba mia come sei cresciuta!, ti sei fatta così bella da essere invidiata da tutti... Non dar retta alle cose che hai sentito, io sono orgogliosa di te... Hai un corpo che nessuna donna qui dentro si può permettere, ora però vai a vestirti e chiudiamo la serata...".
Le due, infatti, credettero che tutto fossero finito, ma don Carmine – che non aveva alcuna remora a restarsene completamente nudo con il suo gran pisello ciondolante benché flaccido e sfinito dalla recente prova – si parò dinanzi ad Alice.
Nella sala si fece di nuovo silenzio, e il boss le annunciò, parlando con un tono di voce fermo di modo che tutti potessero continuare a partecipare a quello show:
- "Cara, tu sei grandiosa, ma anche tua madre ha saputo farsi valere... Da giovane, deve essere stata una gran puttana... La voglio! Valle a dire che ho anche per lei un'offerta che non può rinunciare... Oh, naturalmente, tu sarai della partita, non ti preoccupare... Non mi priverei mai della mia principessa... Questo posto mi piace, ideale per farne un nightclub molto particolare...".
La ragazza si voltò, ed incontrò lo sguardo sconvolto di sua madre, la quale di scatto urlò:
- "Non pensarci nemmeno! Mi sono gia umiliata abbastanza... E poi, non credi che loro (e indicò la platea dei presenti con un cenno della testa) ci stiano già giudicando male abbastanza? No, non contare su di me!".
Allora don Carmine avanzò di quei passi che erano sufficienti per raggiungerla, le prese una mano, e le fece stringere il suo "gingillo".
Poi, le ricordò:
- "Mi pare che poco fa ti è piaciuto assaggiarlo, e anche con gusto... Su, non fare storie, e fai contenti tutti... Credi che i tuoi familiari non abbiano capito chi sei veramente?".
E siccome Germana resisteva, le disse aspramente
- "Va bene, fai come vuoi... Ma allora io farò lo stesso... Sono un galantuomo, ma se mi costringi potrei fare delle performance tue e di tua figlia un bel video da distribuire ovunque...".
Chiamò Kwaku e si fece consegnare un cellulare. Lo accese, e mostrò alle due donne le immagini - con tanto di audio - di quella serata, riprese dal suo fedele compagno.
Insomma, un vero e proprio ricatto.
Contro la loro volontà, furono costrette a cedere, e ad offrire al loro "pubblico" un'altro spettacolo... se possibile ancora più eccitante...

Germana, per quell'occasione, essendo comunque anch'essa una donna molto libera, aveva indossato una minigonna quasi inguinale, scarpe scollate con tacco 12, e una camicetta aperta che lasciava intravedere un reggiseno a balconcino nero.
Don Carmine, per scaldare ancora di più l'atmosfera, andò ad accedere uno stereo che era lì in un angolo della stanza, e – approfittando del frastuono che si era creato – sussurrò in un orecchio ad Alice:
- "Fai ballare tua madre, e piano piano spogliala! Voglio vedervi giocare come due lesbiche... I nostri ospiti andranno su di giri stavolta, altro che la nostra scopata!".
- "Sei un porco", replicò la ragazza che però si stava nuovamente accendendo, "ma l'idea mi piace... Anzi, sai che ti dico? Portami una bottiglia di champagne, lei non regge l'alcool...".
Così, prese Germana sostenendola per le mani e mentre entrambe si muovevano con fare seducente – bicchiere dopo bicchiere – la portò ad un tasso alcolemico da paura...
Passo dopo passo, si avvicinò a sua madre, le cinse i fianchi con un braccio e cominciò a ballare strofinando il suo corpo nudo contro di lei, seno contro seno, ventre contro ventre, e con le gambe che si sfioravano e si toccavano in un gioco di tira e molla.
Alice fissava negli occhi la madre con uno sguardo di sfida, mentre Germana non lo abbassava, tutt'altro, lo sosteneva...
Continuarono a ballare strusciandosi l'una sull’altra, i movimenti si fecero sempre più bollenti, e adesso anche le cosce si toccavano.
Poi Alice si staccò all'improvviso, e spinse delicatamente sua madre, con una mano, verso quel tavolaccio su cui era stata posseduta, la fece sdraiare, e continuando a ballarle davanti cominciò a spogliarla con uno strip-tease dal tasso erotico mai visto prima.
Muoveva i capelli ondeggiando la testa da una parte e dall'altra, mentre sbottonava la camicetta di Germana.
Guardando sempre la madre fissa negli occhi, Alice la tirò fuori dalla minigonna e la sbottonò anche ai polsi, e infine gliela tolse lanciandola verso una attempata signora che era tra gli "spettatori" e le disse, quasi con disprezzo:
- "Tieni, e godi pure tu!".
Quindi, la giovane subito dopo passò ad abbassare la cerniera della minigonna e allo stesso modo la gettò verso gli astanti.
Questa volta, il prezioso cimelio toccò a un ragazzo, imbarazzatissimo e rosso in volto, al quale gridò:
- "Coraggio, annusa il profumo di donna!".
E mentre diceva quelle parole, si toccò la fica tutta bagnata...
Ora Germana era rimasta in un reggiseno e un perizoma nero, e ai piedi indossava – senza calze – degli stivaletti, e si ritrovò a pensare alla velocità della luce:
- "Dio mio, cosa stiamo facendo? Perché non la fermo? Al diavolo il ricatto, è mia figlia cazzo! Sono sua madre, ma la guardo tutta nuda e mi eccito come una lesbica... Sarò mica malata?”.
Ma quei pensieri che volevano che ogni cosa finisse lì andavano a sbattere contro le sensazioni che le trasmetteva la sua fica... No, Germana voleva andare avanti, a qualunque costo. Voleva godere fino in fondo con sua figlia, senza preoccuparsi della sua reputazione che sarebbe andata in frantumi.
D'altronde, anche Alice si stava eccitando di nuovo, per l'ennesima volta, era chiaro da come ballava, dimenando i fianchi e offrendo alla vista della madre il suo culo e la sua schiena...
Poi, la giovane si girò, e la madre vide risplendere e sobbalzare le sue tette con i capezzoli durissimi, e la patatina della figlia, che continuando a scatenarsi in un ballo sempre più erotico comincia a toccarsi.
A Germana sembra scoppiare il cervello, ed entrambe stanno impazzendo di piacere: la ragazza che balla nuda davanti alla genitrice, e lei che comincia a masturbarsi di fronte a questa scena incredibile...
Alice, allora, le prende la mano con cui la donna si era autochiavata, e guardandola negli occhi si porta alla bocca indice e medio. Le succhia, sono ricolme di umori vaginali, e dopo averle ripulite completamente si avvicina alla bocca della madre e le bisbiglia in modo che solo loro due potessero sentire:
- "Vuoi sentire il tuo sapore? Credimi, è fantastico!".
E iniziano a baciarsi appassionatamente, intrecciando le loro lingue, e guaendo come due gatte in calore:
- "Mmmm, siiii... Cosiii... Sei una troia, ma nessun uomo mi ha mai sedotta come hai fatto te adesso", disse Germana alla sua creatura.
La quale, come impazzita, strappò di dosso il reggiseno e lo slip a sua madre.
Ora erano entrambe nude, e Germana sfoggiava solo i suoi sandali con tacco a spillo...
Legate l'una all'altra, nel bel mezzo del salone, con la pelle che strofinava sulla pelle, le mani di Alice frugarono dentro la passera della madre, sentendo chiaramente che era diventata un vero e proprio lago e raggiungendo infine il clitoride.
A quel gesto, la femmina più grande prese a gemere, implorando la figlia:
- "Ti prego, non ti fermare... Siamo due folli, ma non ti fermare per nessuna ragione!".
Avevano perso ogni freno inibitorio, ma non importava, e adesso volevano andare fino alla fine...
Alice la incalzò:
- "Avevi proprio voglia di scoparti una ragazzina, eh? Si sente da come sei calda .. Beh, sappi che anch’io avevo un tremendo bisogno di essere fottuta da una donna matura ed esperta come te... In fondo l’incesto mi ha sempre incuriosita, ma non avrei mai pensato di scoparmi mia madre. E se ci stiamo accoppiando davanti a questa gente che al massimo ci ha viste in bikini, non me ne frega un cazzo, perché ne ho una voglia matta!".
Questa volta Germana si sciolse del tutto e replicò ad Alice:
- "Anch’io non avrei mai pensato di scoparmi il sangue del mio sangue, ma sta succedendo, ed ora non voglio fermarmi per nessun motivo al mondo!”.

Quelle parole segnarono per la puttanella il "via libera", e così salì anche lei di nuovo sul tavolaccio e si dispose per un sensazionale "sessantanove".
Si leccarono, si succhiarono i rispettivi clitoridi, fino a raggiungere un orgasmo che le lasciò letteralmente devastate e senza fiato.

Pochi minuti dopo, si ripresero, ed Alice – con ancora il fiato grosso – le domandò: - "Allora, ti è piaciuto? Dovrai ringraziare il mio Daddy per averci obbligate...".
E Germana, ammiccante:
- "Non avrei mai immaginato che sarebbe stato così bello. Mai. Neanche se me lo avessero raccontato. Pensavo sempre a una cosa schifosa, invece il fatto che sei la mia bambina mi fa esplodere di godimento".
Alice non le lasciò dire altro, e puntualizzò:
- "Per me, invece, il fatto che tu sei mia mamma, che sono uscita dal tuo buco, e fissare lo sguardo su di te mentre scopavamo, mi ha bruciato il cervello!".

7. Epilogo.

La festa di compleanno di mamma Germana si concluse con quella scopata memorabile.
Don Carmine era trionfante, perché si era – in un certo senso – "vendicato" dell'esclusione iniziale, ma non si accontentò.
Il giorno dopo, infatti, si presentò senza preavviso a casa delle due donne che lo accolsero (soprattutto Alice) con grande entusiasmo. La ragazza lo abbracciò e gli disse:
- "Non volevamo offenderti... E comunque grazie, mi sono divertita di nuovo un mondo con te, e anche mia mamma... Lo sai che adesso siamo diventate amanti fisse? Certo, io sono etero totale, ma lei è un'altra cosa...".
Il boss era contento di ascoltare quelle parole, e ridacchiò:
- "Eheheh... Su di te non ho mai avuto dubbi, mi sono solo voluto divertire! E poi, se penso alle facce dei vostri ospiti... Dio che spasso!".
Si accomodò nella poltrona che era stata del padre di Alice e disse ancora:
- "Bene, bene... Adesso sarete entrambe mie! Germana, ma lo sai che non ti facevo così troia? Ma d'altronde ogni femmina è un essere speciale, direi quasi diabolico... Perciò, organizziamoci, perché da qui io non mi muovo più... Ho trovato il mio harem personale...".

Le fece spogliare, e da quel momento le due vennero obbligate a stare in costume adamitico proprio come la sera in cui tutto era iniziato.

Alice tornò ad essere la sua amante storica, ma ben presto al boss piacque iniziare un nuovo gioco... quello del padrone e della schiava.
Le mise al collo un campanaccio, come quelli che si mettono alle vacche, e un collare e un guinzaglio. Le annunciò, davanti a sua madre:
- "Complimenti, sei stata promossa a mia cagna personale...".
Spesso e volentieri la faceva mettere a quattro zampe, le faceva tirare fuori la lingua e ansimare proprio come una vera femmina di cane, e le ordinava di fargli bocchini e pompini come solo lei sapeva fare, fino a farlo sborrare sul suo capolavoro di tette.
Doveva altresì mangiare in una ciotola, per terra, mentre lui le schiaffeggiava con forza il suo bel culo grosso e sodo lasciandole il segno delle sue mani...
Un giorno, mentre stava "educando" la sua cagnetta ad essere più obbediente – e la sua genitrice-schiava assisteva stando alle spalle di lei – don Carmine alzò gli occhi, scrollò la testa e le disse:
- "Dimmi un po' Germana, ti piacerebbe essere educata anche tu? Ho idea che saresti capace di apprendere con estrema facilità...".
Non attese la sua risposta, e le ficcò in bocca un boccaglio di quelli specifici da BDSM, chiudendolo poi dietro la nuca.
Tirandola per un capezzolo la fece inginocchiare e... ma questa è un'altra storia...

FINE.
 

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