Racconto di fantasia Alice, la cugina, e i ladri di sesso

pollicino1

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Continua la saga della nostra maialina (su ispirazione di un amico...)


1. Premessa.


Siamo di nuovo "in compagnia" di Alice, la ragazza di 24 anni che già conosciamo bene per la sua spregiudicata vita sessuale. Questa volta, però, la nostra porcellina non è sola, e soprattutto dovremo "perdonarla" per ciò che sta per accadere, poiché – come vedrete –, nonostante il "teatro delle operazioni" è ancora una volta casa sua, non sarà lei a prendere l'iniziativa...

Quel pomeriggio, Alice era sola... Era Luglio avanzato, ed essendo la mamma fuori città per lavoro, la ragazza si annoiava. Perciò, decise di telefonare a sua cugina Valentina, 26 anni e più grande di lei di due.
Lasciò squillare parecchio, tanto che stava quasi per rassegnarsi ad ore ed ore assai pesanti, ma quando finalmente udì la voce della sua consanguinea – senza nemmeno lasciarle dire nulla – subito esclamò:
- "Oh, Vale!, meno male... Non c'è la faccio più a starmene chiusa dentro casa... E non mi va nemmeno di uscire da sola... Guarda che bel pomeriggio caldo! Perché non ce ne andiamo al mare? Magari incontriamo pure qualche bel figo... Tu mi capisci, vero? Ahahah...".
Valentina era si più grande di lei, ma anche un po' timida, e così – leggermente imbarazzata – attese un attimo prima di rispondere.
E poi, quando si decise, sussurrò:
- "Ma che dici? Tu sei pazza! Comunque, va bene, anch'io avrei voluto fare qualcosa ma non sapevo cosa... Poi, magari, facciamo pure quattro salti alla discoteca in spiaggia...".
La più "anziana" aveva così vinto l'incertezza, ed Alice – prima che l'altra ci ripensasse – concluse:
- "Ok, affare fatto! Ci vediamo tra un quarto d'ora...".
Indossò uno dei suoi proverbiali costumi che "incorniciavano" splendidamente il suo "lato b", e quel pomeriggio si trasformò come per incanto in una incredibile fonte di divertimento, nel loro "paese dei balocchi" preferito...

Tutto filò liscio. In discoteca, si agitarono così tanto che iniziarono a sudare, tanto che Alice e Valentina sentirono i capelli incollarsi sulla nuca.
Lo slip dei costumi delle due cugine, come per un tacito accordo, ad ogni movimento andava a infilarsi tra le chiappe mentre loro ballavano ad occhi chiusi.
Alice, soprattutto, era così sensuale che dopo un po' sentì il suo corpo sfiorato da una moltitudine di mani, così come Valentina che comunque – nonostante la sua magrezza – era anche lei un appetibile bocconcino...
Alice capì immediatamente quel "messaggio", e voltandosi di modo che la sua schiena si trovasse in maniera speculare con quella di sua cugina, le sibilò:
- "Guarda... Senti... Abbiamo fatto colpo! Ora li faccio morire!".
Alzò entrambe le braccia ed accentuò i suoi movimenti sinuosi, ondeggiando lentamente e sinuosa i fianchi.
Fece finta di non essersi accorta di niente, ma mentre loro cercavano di afferrarla e di palparle il culo praticamente nudo Alice da parte sua si sottrasse a quelle mani vogliose... Prese per un braccio Valentina e – faccia a faccia – decretò:
- "Basta!, il gioco è bello quando dura poco... Adesso ci vuole qualcosa di più tranquillo per rilassarci...".
E se la portò lontano da quel trambusto...

2. Una sex-machine molto particolare.

Appena che furono fuori dalla discoteca, Alice si fermò con sua cugina ancora per mano. Scoppiò a ridere a crepapelle e piegandosi in due, quasi incapace di respirare, disse:
- "Ma hai visto come si fa a prendersi un uomo? E tu cosa aspetti, di arrivare alla menopausa? Ti assicuro che è una cosa bellissima sentirsi il cazzo dentro...".
Poi, si rialzò, e annusò con ribrezzo i suoi indumenti, e con una faccia schifata verso se stessa, esclamò:
- "Weaaa, che vomito... Puzzo come una capra...".
Infatti erano entrambe sudatissime, e allora la troia propose a Valentina di andare a casa sua a darsi una bella sistemata. E nel mentre che attendeva una risposta le tornò in mente che sua madre aveva fatto un acquisto straordinario:
- "Sai, ho qualcosa che non puoi davvero rifiutare! La mia matusa ha comprato una Jacuzzi che deve essere una bomba. Non l'abbiamo mai provata, e siccome lei è fuori e non tornerà prima di domani, mi pare perciò giusto che la proviamo io e te... Beh, che ne dici?".
Valentina era davvero stanca e avrebbe voluto tornarsene a casa per stendersi in tutta tranquillità, ma quella proposta era allettante. Chissà quando le sarebbe ricapitata un'occasione del genere!, i suoi non avevano certo le disponibilità per un simile lusso...
Perciò, d'impeto rispose:
- "Caspita! Sei proprio fortunata, cuginetta... Certo che vengo!".

Questa sintonia d'intenti mise le ali ai piedi alle due ragazze, che in poco più di una ventina di minuti furono davanti al portone di una bellissima villetta a due piani.
Alice fece gli onori di casa... Trasse un mazzo di chiavi dalla borsa ed aprì la serratura, smaniosa di lasciare l'altra a bocca aperta dinanzi alla vasca idromassaggio nuova fiammante.
Ed era talmente eccitata che – sbadata – una volta dentro, si dimenticò di chiudere bene dall'interno.
La porta, quindi, rimase solo accostata, in un quartiere dove non era mai accaduto nulla, tantomeno furti o rapine di alcun genere...
Gettata al vento ogni cosa, le cugine si diressero immediatamente verso la stanza da bagno. Alice non stava più nella pelle dalla voglia di "presentare" a Valentina la Jacuzzi nuova fiammante, e così – una volta dentro – con un gesto della mano indicò quel "trofeo" e disse:
- "Ti piace? È a due posti, giusto giusto per noi... Su, spogliamoci, non vedo l'ora di stare lì dentro, con tutte le bollicine e. La schiuma da bagno!".
Valentina esitò qualche secondo: sì, è vero che al mare Alice l'aveva già vista in costume senza nessun problema, ma non si era mai denudata completamente davanti a nessuno, e nonostante l'altra fosse "di famiglia" si vergognava come una ladra...
Poi, sospirò, e a testa bassa acconsentì definitivamente:
- "Ok, facciamolo, anch’io voglio rilassarmi un po’...".
Allora Alice, senza perdere tempo si tolse ogni indumento di dosso, aprì l'acqua e abbassò le luci della stanza per creare l'atmosfera migliore, subito seguita da Valentina ancora un po' a disagio per quella situazione...

Nelle loro diversità, entrambe erano due bellissime femmine che attiravano l'attenzione di molti uomini, l'una in modo più "sfacciato", l'altra più discretamente.
Alice, la conosciamo bene, ma quella sera – nonostante la stanchezza – "brillava" come una stella.
Di carnagione chiara e alta 1 metro e 55, sfoggiava una acconciatura scapigliata rosso fuoco che la faceva davvero sexy. Così "nuda e cruda", inoltre, il suo seno da sballo – due incantevoli tette morbide e sode, pressappoco una terza abbondante –, ondeggiava ad ogni movimento, e non poteva certo passare inosservato neanche agli occhi della cugina, così come le cosce e quella fantastica passerina "full shaved".
Anche il suo "lato b" era spettacolare, in perfetta forma, bello grosso e con due chiappe che incorniciavano uno sfintere angusto ma aperto e "malleabile".
Grassottella al punto giusto, rivelava la linea della spina dorsale assai evidente, e delle "maniglie dell'amore" da afferrare e stringere proprio con soddisfazione...
Ma anche osservare Valentina in quei momenti dava una forte"tirata" alle parti intime: molto magra, anche lei di pelle color latte, aveva dei capelli biondo cenere lisci e lunghi fino alle spalle.
Occhi chiari – leggermente a mandorla –, alta 1 metro e 70 x 50 kg, i piedi erano l'unica cosa che a prima vista potevano sembrare sgraziati per essere quelli di una ragazza: portava, infatti, un "41" pieno...
Tutta questa magrezza, però, era contrastata da un seno che poteva a buon diritto fare a gara con quello di Alice: una 4 misura, con areole abbastanza contenute e capezzoli grossi.
Sotto, una fichetta che nessun uomo aveva ancora avuto la gioia di "cogliere", con delle grandi labbra poco appariscenti e incorniciate da un folto pelo corvino.
Infine il culetto era una favola: minuto, con un rosone scuro e delle grinze assai vistose e invitanti, era già stato abbondantemente – a differenza della micetta – "esplorato"...

Ebbene, nell'attesa che tutto fosse pronto, la nostra puttanella guardò il corpo della cugina e se ne uscì con una battuta folgorante:
- "Ehi, Vale, che bosco! Non ti pare il momento di darci un taglio? Così nessun maschio ci metterà la lingua... Se mai lo ha fatto...".
L'altra abbassò lo sguardo sul suo pube, e – dopo essersi coperta pudicamente con entrambe le mani – rispose sottovoce:
- "Beh... Per la verità... Sono vergine...".
E Alice, di rimando:
- "Cara, è ora che ti dai una svegliata!".
Valentina aveva lo stomaco sottosopra dal nervosismo, e non resistette oltre a stare sotto gli occhi indagatori di Alice, così si sbrigò a scendere immediatamente in acqua.
La troietta, invece, eccitata da quello stato di frustrazione che aveva indotto nella sua "compagna di bagno", le voltò le spalle e uscì dalla stanza dicendo:
- "Tornò subito, tu intanto ammorbidisci la tua foresta... Ihihih...".

Passò un po' di tempo, ed Alice sembrò svanita nel nulla, tanto che Valentina iniziò ad inquietarsi. Ma proprio mentre la ragazza stava per afferrare il suo accappatoio ed uscire dalla vasca, ecco che la "desaparecida" ricomparve tenendo in mano due calici e una bottiglia di buon vino. Posò tutto sul tavolino dei trucchi e – impaziente di testare quella meraviglia dell'idromassaggio – entrò anch'essa in acqua, porgendo alla cugina uno dei due calici.
Cominciarono a ridere e a bere, e – siccome entrambe erano praticamente astemie – calice dopo calice finirono per essere completamente brille...
Alice, sempre ridendo, propose a Valentina un brindisi:
- "A noi due, le superfighe della famiglia!"
E risero ancora, mentre la bottiglia si andava svuotando e le loro inibizioni pian piano svanirono...
A un certo punto, Alice prese a muovere lentamente il suo bacino su e giù, avvicinandolo e poi subito ritraendolo da uno dei bocchettoni dell’idromassaggio.
Al che Valentina, con gli ultimi scampoli di lucidità che le erano rimasti, incuriosita le chiese:
- "Ma che fai, Aly?".
La troia, per nulla imbarazzata, e assumendo il ruolo di una sorta di insegnante di educazione sessuale, cercò di spiegare alla pivellina:
- "L’acqua, quando va a finire proprio LI, ti fa letteralmente impazzire, non hai mai provato?, è come avere una lingua... Dai, prova anche tu!".
Così Valentina chiuse gli occhi e cercò di imitare i movimenti della cugina, assecondando la "carezza" del getto e cominciando a sentire come un piacevole pizzico sul clitoride.
Passarono pochi istanti, e senza accorgersene si lasciò sfuggire un gemito soffocato:
- "Ohhh... Oddioooo”.
Alice, allora, che nel frattempo aveva chiuso gli occhi anche lei per lasciarsi meglio stimolare dall'acqua, li riaprì svogliata e le sorrise lascivamente.
Entrambe si guardarono nella penombra, i loro corpi bellissimi semisommersi, la bottiglia vuota, i fianchi che salivano e scendevano come in un vero amplesso...
Inoltre, muovendosi fuori controllo, il piede destro di Alice toccò la gamba della cugina, e per le due ragazze fu come una scossa.
Valentina, per una reazione incontrollata, avanzò anch'essa il suo piede, fino a toccare la fessura della fica di Alice, la quale si sentì ormai prossima all’orgasmo e perse completamente la testa.
Mosse l’altro piede fuori dall’acqua e andò a cercare con le dita del piede i capezzoli dell'altra...
Un orgasmo fantastico si impadronì quasi all'unisono delle due, scuotendole come fossero indemoniate e facendole reclinare le teste all’indietro in maniera perfettamente speculare...

3. Che lo spettacolo abbia inizio.

Ci vollero parecchi minuti perché Valentina ed Alice riuscissero a calmarsi.
E quando la prima si rese conto di quello che - per la prima volta - le era successo, molto imbarazzata uscì svelta dalla vasca, si asciugo' alla bene e meglio, e si avviò a piedi nudi fino alla porta con i suoi bellissimi capezzoli turgidi.

Intanto, mentre le due ragazze si stavano sollazzando come abbiamo visto, fuori due balordi senza arte ne parte - un italiano, Manuel, e uno straniero, Anton - si aggiravano nei paraggi della casa in cerca di alloggi da ripulire.
Si fermarono per fumarsi una sigaretta, e - inavvertitamente - Manuel si appoggiò alla porta d'ingresso della casa di Alice.
Ci mancò poco che - scivolando all'indietro - vi finisse dentro!
I malviventi si guardarono attoniti e quasi increduli della facilità con cui avrebbero potuto introdursi in quella proprietà senza effrazione alcuna a fare man bassa.
Poi, quello che era rimasto in piedi, gettò via la sigaretta e urlò sottovoce:
- "Bingo! Non credevo fosse così facile!".
Quatti quatti e guardinghi avanzarono, e subito si richiusero la porta alle loro spalle, addentrandosi nell'oscurità dell'appartamento e facendosi guidare soltanto da una piccola torcia a batteria. Tutto era immerso nel silenzio, anche perché le ragazze, ubriache e sfinite, erano in uno stato di catalessi profonda.
Anton cominciò ad arraffare preziosi, posate d'argento e cose varie con la massima calma, nella certezza che quell'abitazione fosse vuota... Aprirono ogni armadio ed ogni porta, ma quando giunsero dinanzi alla stanza da bagno ed aprirono con circospezione anche quella udirono delle voci femminili. In fretta e furia la richiusero, ma poi Manuel - preso dalla curiosità - la riaprì un poco, di modo da poter vedere all'interno senza però essere visti.
Alice e Valentina si erano risvegliate e - ancora completamente nude - si stavano prendendo gioco dei ragazzi che avevano fatto impazzire poco prima in discoteca, e non si accorsero di nulla.

Così, Manuel e Anton avrebbero avuto ancora del tempo per razziare altri beni e andarsene, ma - dinanzi a quello spettacolo insperato che le due stavano offrendo ai loro occhi - dimenticarono ben presto il motivo percui erano lì.
Anton si stava letteralmente "innamorando" della padrona di casa... Le grazie della sua estrema nudità, unite alle sue generose curve lo fecero trasecolare. E senza riuscire a mantenere il silenzio necessario a quel frangente, disse all'amico:
- "Ohhh... La roscia è una dea, io la voglio!".
Di scatto, Manuel riuscì giusto in tempo a chiudergli la bocca con una sua mano, replicando:
- "Ma sei matto? Vuoi farci scoprire e finire in galera? Ora ti tolgo la mano, ma non fare altre cazzate! Piuttosto andiamocene finché siamo in tempo... Io non voglio finire in trappola...".
Lasciò la presa, ma l'altro tornò alla carica:
- "Beh, fai come vuoi... Vai pure, io resto qui a godermi la MIA puttanella. E se per caso cambi idea, sappi che a te non resta che l'altra... Troppo secca per i miei gusti...".
Poi riprese:
- "Dio mio che corpo... Chissà come si chiama...".
E proprio in quel momento udì "la secca" che chiamò per nome sua cugina...
Continuò, non staccando mai gli occhi dalla ragazza che era davanti a lui:
- "Guarda Alice che occhi vispi che ha... Quanti anni avrà? Ad ogni modo, è una gran femmina, su questo non si discute..."
Manuel, benché non fosse molto preso da quel genere di donna, dovette però ammettere che neanche a lui era rimasta indifferente:
- "Amico mio, certo che ha delle chiappe favolose... Un culo grosso come un'anguria e tosto come una noce di cocco... Eh, peccato che possiamo solo guardare, comincio ad avere una certa fame di femmina...".
Anton, allora, come se volesse puntualizzare che ormai Alice era la sua "prima scelta", tornò a fare notare:
- "E perché le tette? Guarda, guarda come si muovono quando cammina... Si vedono da qua i capezzoli duri e appuntiti! Ha dei piedini così curati, delle caviglie fine e sensuali...".
A un certo punto la ragazza, con un rapido scatto si voltò mettendosi a favore dei loro sguardi, e mostrò il suo pube. Cosicché stavolta fu Manuel ad esclamare:
- "Madonna che fica! Deve essere una vera porcellina, con quella bocca che ha tra le cosce!".
Luccicava alle luci soffuse, e si vedeva che era completamente bagnata, forse al pensiero di quei giovani che l'avevano palpeggiata poche ore prima...
E quando - con elegante sensualità - mise due dita nella sua fessura, il più giovane quasi sopra pensiero disse:
- "Mmm... A proposito di bocca, deve fare dei servizi niente male... Però anche l'altra...".

Fu così che Manuel, resosi conto che stava esaltando un po' troppo la sua "avversaria", decise di spostare l'attenzione sulle qualità della sua prediletta:
- "Valentina mi ha colpito subito... Credimi, è meno esplicita di Alice, ma credo sia un diavolo tentatore... Per esempio, le tette... A me sembrano ancora più grandi di quelle dell'amica... Guarda che belle e come stanno sù... Io poi adoro i capezzoli carnosi, e questi sotto i denti si sentono alla grande... Sì, c'è di che divertirsi...".
Anton prese ad osservare anche lui ciò che gli veniva suggerito, e quando Valentina fece una giravolta su se stessa constatò:
- "A me, invece, quel culetto stretto mi farebbe venir voglia di spaccarlo... Chissà...".
Ma Manuel, scherzando ma non troppo, replicò per mettere le cose in chiaro:
- "Ah no, ormai hai scelto la cicciottella, ad ognuno il suo!".
E l'altro:
- "Ok, ma facevo così per parlare... Anche perché guarda che patata: io non mi ci avvicinerei proprio...".
Intendeva dire che non amava avere a che fare con l'abbondante pelo che Valentina si era fatto crescere in mezzo alle gambe.
Ma Manuel, che fino a poco prima era sembrato più sensibile al bottino che alle ragazze, adesso volle ergersi a difensore della cugina maggiore. Quindi, cercò di valorizzare ogni aspetto di lei:
- "Sì è vero che non ha le forme della TUA, ma guardala bene... Che movimenti fluidi ed eccitanti... Si direbbe una skinny, ma a guardarla con attenzione ci sarebbe molto da fare... Per esempio, che zinne! Converrai che c'è l'ha più grandi di quelle della tua Alice!".
Anton sorrise, compiaciuto di aver fatto sciogliere quel pezzo di ghiaccio del sodale, e lo stuzzicò ancora:
- "Caro mio, hai proprio ragione!, sarà la magrezza complessiva ma quella ha due belle gambe longilinee e affusolate, oltre che delle bombe enormi... Credo che... Vabbeh, lasciamo perdere...".

Manuel, "cancellando" dalla mente quei "cattivi pensieri", afferrò il sacco della refurtiva e si avviò all'uscita. Stava per varcare l'ingresso quando qualcosa lo fermò. Si disse:
- "Però è un peccato non approfittare... Perché non unire l'utile al dilettevole?".
Tornò sui suoi passi, batté una mano sulla spalla di Anton, e sottovoce gli sussurrò:
- "Ehi, e va bene, hai vinto tu... Ma se dobbiamo rischiare allora facciamolo fino in fondo... Scopiamole!".
Adesso, toccò ad Anton non essere d'accordo:
- "Ma dai, sono solo due ragazzine, io dicevo solo perche sono stupende entrambe, però...".
Manuel, vedendo la precipitosa marcia indietro dell'amico, si indispetti' ed esclamò:
- "Eh no, prima mi hai fatto eccitare come un mandrillo e adesso non se ne fa nulla? Assolutamente no!, ora andiamo fino in fondo!".
Prese per un braccio Anton per allontanarlo un poco dalla porta del bagno e lo portò nel salone, dove gli comunicò il suo piano:
- "Adesso aspettiamo buoni buoni dietro alla porta, e quando apriranno noi saremo pronti, con le pistole in mano... Il resto, improvviseremo... Solo una cosa: io porterò Alice in camera da letto, tu starai qui con l'altra. Ma lasceremo le porte aperte, così sentiranno l'una i gemiti dell'altra, e anche noi ci ecciteremo di più... Che ne dici?".
L'accordo fu pieno e completo tra i due, i quali tornarono a prendere il loro posto di prima, armi in pugno.

Dentro, come accennato, Valentina era grandemente imbarazzata per essersi mostrata in un gesto così "intimo" (era venuta) davanti alla cugina, e - così come si trovava, nella sua totale e disarmante nudità - andò di corsa verso la porta.
Alice fece altrettanto, ma prima che potesse raggiungerla la udì lanciare un grido di terrore...

4. Doppia coppia.

Erano sole le due cugine, percui Alice – ripresasi subito dallo spavento – non riuscì a immaginare cosa potesse essere accaduto alla sua ospite.
In realtà, una volta spalancata la porta con impeto, Valentina si era trovata a tu per tu con Manuel.
Siccome quando erano entrate in casa le due ragazze sapevano di essere sole, ora non potevano immaginare neanche lontanamente che qualcuno si era introdotto furtivamente nell'alloggio. Perciò lo sbigottimento fu accresciuto anche dal fatto di non avere nulla addosso: erano nude e crude esattamente come erano venute al mondo.
Per di più, Valentina sentì che un capezzolo – stimolato dall'eccitazione provata nell'idromassaggio e ancora turgido – era finito imprigionato nella canna di una Beretta calibro "9"...
Il ladro capì che una cosa erano le parole e un'altra i fatti, e superato un primo istante in cui non riuscì a decidere sul da farsi, intimò alla giovane:
- "Stai zitta e vedrai che nessuno si farà male... Anzi, ti prometto che ci sarà da divertirsi".
Con la mano non armata, poi, le cinse la vita e la tirò a sé, proprio nel momento in cui sopraggiunse anche Alice in aiuto della cugina...
Anche lei, senza nulla addosso, provò ad abbozzare una qualche reazione, ma Anton sbucò dall'ombra e la immobilizzò:
- "E adesso chi è questa qua? Calma, penso che sei troppo intelligente e bella per fare una sciocchezza!", le disse.
Ma la padrona di casa, facendosi forza su quel suo stato, cercò di salvare entrambe reagendo e tenendo testa al suo aggressore:
- "Se vuoi prendi tutto, ma lasciaci stare. Tra poco tornerà mia madre e farete i conti con lei...".
Ovviamente, sapeva bene che quella notte non sarebbe arrivato nessuno ad aiutarle, ma tentò disperatamente di bleffare, finché Anton non replicò con altrettanta fermezza:
- "Non sei tu, puttana, a dovermi dire cosa fare... Quello lo so io... Guarda quel sacco: la dentro c'è tutta la vostra roba... Ma tranquilla, ci prenderemo tutto, proprio TUTTO... Tu sarai il piatto forte...".
E guardando il compare si mise a ridere sguaiatamente...

Manuel era impaziente, così condusse Valentina in sala da pranzo... Si guardò attorno, la scaraventò senza tanti complimenti sul divano, e sarcastico disse:
- "Proprio il posto giusto per un bel pranzetto...".
Poi andò verso l'uscio e finse di chiuderlo, ma non lo fece. Viceversa, guardando negli occhi la ragazza le domandò:
- "Sai perché lascio aperta la porta? Perché la tua amica e il mio compare possano sentire quanto mi diverto e quanto sei troia!".

Nel frattempo, Anton era rimasto quasi in estasi dinanzi ad Alice, e la sua durezza tornò a sciogliersi in quella sorta di "innamoramento" che lo aveva colpito appena l'aveva vista. Ebbe però il piglio di prenderla sottobraccio e domandarle:
- "Dov'è la camera da letto? Così staremo più comodi... Tanto ho la sensazione che tu sai quello che si deve fare...".
E ricevuta la risposta con un cenno del capo ve la condusse.
Ma Anton era lì anche lui per prendersi qualcosa con la forza, e non volle fare credere ad Alice che fosse un debole.
Con una manata sul petto la spinse all'indietro su un letto matrimoniale di cui non riuscì a darsi una spiegazione, e con lo sguardo interrogativo le chiese la ragione. Al che la giovane confessò senza remore:
- "È la stanza di mia madre...".
E Anton:
- "Bene bene, oltre ad essere una gran porcella, scommetto che ti diverti pure con lei... Oh come vorrei che fosse qui per mettere un altro po' di pepe sul nostro gioco!".
Infine, tornò sui suoi passi. Guardò la porta e poi di nuovo Alice. Le chiese:
- "Che dici, la chiudiamo?".
Ma non attese la risposta, e sorridendo continuò:
- "No, mia cara... Il mio amico deve sentire cosa si è perso. Sai a un certo punto voleva avere te al posto di Valentina, ma io non ho accettato lo scambio... Chissà, ho fatto male? E poi, anche noi dobbiamo sentire come la tua amica si lascerà godere...".
A quelle parole Alice si rabbuiò leggermente in viso e guardò l'uomo, aggiungendo con tono lapidario:
- "Valentina è vergine...".

5. Primi approcci.

Manuel si avvicinò a Valentina e le si sedette con calma accanto sul divano, mentre la giovane si rannicchiò su se stessa sempre più spaventata.
Non assunse alcun atteggiamento eclatante, ma le lacrime cominciarono a scenderle sul viso, come un tumultuoso torrente in piena inarrestabile...
Il malvivente non era avvezzo a usare violenza, e quindi prese ad accarezzarle il volto per tranquillizzarla dicendole:
- "Non avere paura, non sono un assassino e non voglio farti del male... È normale che un uomo e una donna facciano certe cose, vedrai che sarà un gioco che ti piacerà... Sei così bella che sarebbe stato eccitante spogliarti piano piano, come quando si scarta una caramella... Ma pazienza, faremo altre cose... Intanto, perché non mi spogli tu invece?".
La ragazza, allora, come se fosse stata punta da una tarantola, salto' sù ritrovando la forza e il coraggio di controbattere a quello che lei considerava un bruto. Gridò:
- "Ma sei matto? Non lo farei neanche a mio fratello!".
Dall'altra stanza, Alice e Anton sentirono parola per parola, e a un certo punto la puttanella guardò il "suo" uomo e gli disse:
- "Che ti avevo detto? Non è mai andata a letto con nessuno... Pensa che prima si è vergognata di stare nuda anche con me. Dovrà faticare parecchio il tuo amico, anche se alla fine avrà un premio forse inaspettato".
E urlò all'altra:
- "Vale non fare la stupida! Siamo femmine, e questo è il nostro compito!".
Intanto, Manuel - che aveva cercato di comportarsi da gentiluomo - stava perdendo la pazienza. E per mettere in chiaro chi comandava lì, le annunciò:
- "Senti ragazzina, ora tu fai quello che dico io; Hai capito bene?".
Valentina si sentì - per la prima volta - veramente sola in quella casa, anche se a pochi metri di distanza c'era la cugina... E ben presto si sarebbe resa conto che l'altra non avrebbe potuto far nulla.
Così - per non avere altri problemi - obbedì, quasi sprofondando in una sorta di trance. Prese Manuel per una mano e lo fece sdraiare accanto a sé, togliendogli molto lentamente scarpe e calzini. Tergiversò nella speranza di prendere tempo e che qualche ipotetico "salvatore" sarebbe giunto a tirarla fuori da quell'assurdità. Ma il lento passare del tempo si tramutò in una crescita esponenziale dell'eccitazione dell'uomo, che arrivo' a stelle...
Con un movimento un po' goffo provò a scimmiottare quello che facevano le pornostar nei filmetti che di tanto in tanto guardava per dare sfogo ai suoi "bisogni". Afferrò la fibbia della cintura di lui, e poi la slacciò con un colpo deciso.
Lo guardò fisso negli occhi con una intensità che voleva dire: "l'hai voluto tu...", e quindi vi si sdraiò sopra.
Se Alice l'avesse vista in quei momenti, sarebbe rimasta a bocca aperta, forse compiaciuta... Non sembrava più lei, Valentina, la quale - strusciando il pube sulla patta dei pantaloni di lui - cominciò gradualmente ad aprirgli i bottoni della camicia.
Si lasciò andare, e man mano che il torace - ansimante - di Manuel si andava scoprendo mettendo in evidenza il rigonfiamento della prominente pancia, lei lo ricoprì di una miriade di baci...
A questo punto, il malvivente - con un accento che denotava chiaramente uno stato di forte agitazione sessuale - diede voce all'amico nella camera da letto:
- "Ehi, Anton, questa chissà quanti se n'è passati... Ancora non abbiamo cominciato e già mi sta spolpando...".

Alice udì perfettamente ogni parola, e facendo al suo uomo il segno del "pollice su", scoppiò un un sorrisino che subìto si represse con una mano davanti alla bocca. Poi, portandosi in prossimità dell'orecchio, disse:
- "Ero sicura che bastasse poco per accenderla... E anche che fosse una porca peggio dì me... Hai capito la santarellina!".
Al che Anton replicò alla ragazza:
- "Lascia stare quella... E sbrigati a farmi vedere cosa sai fare. Basta chiacchere, avanzo di bordello!".
Aveva infatti capito che ad Alice piaceva essere presa con durezza, e così fece...
Perciò, la padrona di casa, iniziò a "scartare" quel prezioso e inaspettato regalo, e - quasi fosse una minaccia - gli fece una promessa:
- "Io distruggerò la tua vita!".
Si passò la lingua sulle labbra in senso circolare, prima un un senso e poi nell'altro, e infine si morse il labbro inferiore.
Entrambi volevano arrivare al punto di "prendere fuoco", ma Alice non aveva fretta, benché la pazienza di sbottonare ad uno ad uno quei bottoncini piccoli piccoli della maglia che indossava e che le sfuggivano dalle dita stava per esaurirsi per sempre.
Le piacque di godersi ogni secondo, mentre spogliava quel maschio che aveva sotto, e frugava compulsivamente, e gli leccava la pelle man mano che veniva scoperta...
Allora Anton, che era rimasto fin troppo in silenzio, volle far sapere all'amico ciò che stava accadendo, e alzando la voce del necessario disse:
- "Manuel, mi senti? Abbiamo trovato proprio la casa giusta, la casa delle puttane... Sapessi cosa mi sta facendo... E credo che questo sia solo l'inizio...".

L'altro, non rispose nulla, ma guardò Valentina, la quale gli confermò senza alcun problema:
- "Il tuo amico non esagera affatto, mia cugina ha la fama di essere a letto una vera femmina. È più giovane di me, ma ha tanta esperienza da fare invidia a una vera escort...".
Manuel si fece impaziente, e per tutta risposta tirò a sé la ragazza tenendola per la nuca e schiacciandola con il viso sulla zip dei suoi pantaloni, facendole passare il messaggio che era ora di spingersi oltre.
Le mani di Valentina cominciarono a tastare alla cieca, e trovarono ben presto la cerniera. La aprirono, e tirarono l'indumento verso il basso, mentre la giovane gli lanciava sguardi di fuoco. Prima una gamba e poi l'altra furono fuori e Valentina poté vedere e ammirare quanto era peloso quell'uomo.
Restò per qualche attimo a guardarlo pensierosa, e - ritrovando un minimo di fiducia in se stessa - concluse:
- "Beh, dato che è così villoso anche lui, il mio pelo non dovrebbe fargli tanto schifo...".
Manuel adesso era in mutande, e gli si vedeva un pacco stupendo... Era già in tiro quando Valentina gli afferrò l'elastico alla vita, e senza tanti convenevoli gliele sfilò sollevandogli anche le gambe.
Le gettò alle sue spalle come potrebbe fare una sposa con il suo buche', e solo allora si accorse della fierezza di un membro eretto che aspettava solo il tocco del sue dita tremanti.
Il "ladro di emozioni" strinse con decisione le sue mani su quelle della ragazza e insieme le appoggiò sull'asta che dalla libidine si stava muovendo a scatti avanti e indietro. Poi la incoraggiò a fare ciò che una femmina avrebbe dovuto fare, ma vedendola incerta la spronò ancora:
- "Dai, è facile no!? Chissà quante volte lo avrai fatto!".
Solo allora Valentina capì che Manuel non era uno sprovveduto e che lei non avrebbe potuto mentire, e confessò la sua "vergogna":
- "Perdonami ma non l'ho mai fatto. Ho provato una volta, ma è stato un disastro...".
L'uomo non credeva alle sue orecchie e reagì con una sonora risata:
- "Ahahah... Oh dio mio! Hai un corpo da troia e non hai mai fatto un pompino!".
Quindi alzò la voce verso l'amico che stava nell'altra stanza:
- "Hai sentito Anton? Questa è proprio una suora! Speriamo che almeno la tua sia più smaliziata...".

E infatti così fu. Alice non aveva nulla da invidiare ad una che faceva il "mestiere". Si fregò le mani e si mise all'opera per dimostrargli di che pasta era fatta... Ma prima preciso':
- "Ti è andata bene... Mia cugina gioca a far vedere ciò che in realtà non è. Ma con me sarà tutt'altra musica!".
Quindi, notò che dalla tasca dei pantaloni di Anton usciva un coltello a serramanico che lui aveva sempre con se quando "lavorava". Lo estrasse con destrezza, suscitando nell'uomo uno sguardo terrorizzato. Le strinse il polso e gridò:
- "Sei matta? Non fare la stupida, se vuoi riprenditi pure tutto quello che sta nel sacco ma perdio non fare pazzie!".
Allora Alice tornò a fissarlo, e capì la causa delle sue paure... Ridacchiò e poi si avvicinò al suo volto dicendogli:
- "Ma cosa hai capito? Io mi voglio solo divertire... Lascia fare a me, e vedrai...".
Così, affondò la lama nelle mutande e tirò, tagliandole a brandelli.
Lentamente, il cazzo di Anton si palesò, ma la paura che aveva provato gli aveva fatto perdere l'erezione...
La giovane, per nulla preoccupata ma forse ancora in preda ai fumi dell'alcool, come se stesse intavolando un discorso diretto con quell'arnese, disse:
- "Eh no, così non va bene per niente... Non fare il timido...Su, adesso Alice ti farà diventare un bellissimo giocattolo tutto per sé...".
Anton sentì improvvisamente le sue labbra accerchiare quel mollusco, facendogli riprendere vita, come se fosse posseduta, e in effetti raramente aveva ciucciato un cazzo con così tanto trasporto. Si sarebbe detto che - se avesse potuto - se lo sarebbe mangiato.
Intanto quel pisello cresceva tra le sue tenere fauci, e divenne in poco tempo duro come non era mai stato in vita sua.
La faccia di lui cominciò a contrarsi in una smorfia di estremo piacere, e parimenti l'uomo mise una mano su quella testa rosso fuoco che gli stava regalando dei momenti di estasi inaspettata.
Alice succhiava sempre più forte, finché Anton non ce la fece più ed esplose con fragore nella bocca di lei... Sborra ovunque, da record, che quasi - nonostante la sua esperienza - la faceva strozzare...
Ripresosi da quella prova suprema quanto desiderata, Anton quasi rantolando chiamò Manuel:
- "Ehi, mi senti? C'è mancato poco che rischiassi l'infarto... Però, le ho fatto bere tanta sborra da restare a secco... Ed ha ingoiato tutto!".

6. E giunse l’ora di rompere gli indugi.

Era passata da poco la mezzanotte quando Manuel, steso - supino e a cazzo dritto - sul divano a contemplare estasiato il corpo nudo di Valentina che gli stava sopra, con quel magnifico culetto appoggiato sui talloni e la fessurina che di tanto in tanto strusciava sull'asta del suo membro, sbuffò disarcionandola.
La mise sotto, spalle al materasso, le aprì rozzamente - e senza darle la possibilità di resistere - le cosce, e ridendo le chiese:
- "Zoccoletta, non ti sembra il momento di divertirci insieme? I pompini non li sai fare, e va bene... Vediamo cosa ti ha insegnato tua madre!".
Lo disse con tale naturalezza che sembrò avesse fatto sesso da sempre con quella ragazza. Che, invece, era realmente alle prime armi, come lasciava intendere la sua fichetta incorrotta...
Eh sì, quello "strumento di piacere" era proprio come piaceva a Manuel. Se ne era "innamorato" sin dal primo istante, nella stanza da bagno, quando aveva proposto all'amico di "rubare" anche quelle meraviglie di femmine. E adesso eccola che era lì, tutta bella e adornata di una pelliccetta nera corvina - folta e riccioluta - dalla quale si stagliava il rosa chiaro delle grandi labbra, ben accostate e solo vagamente socchiuse.
La fissò, pregustandone l'odore delicato e il sapore acidulo, e immaginando brandelli di quel pelame che sarebbero rimasti "incastrati" nella sua bocca.
Poi si avvicinò con le sue manone e prese a frugare alacremente, scansando quei lembi di carne per andare a indagare più a fondo.
Le piccole labbra erano davvero piccole!, ma lui non si arrestò. Tentò di entrare, fece un po' di pressione senza esagerare lì dove c'era già un lago, ma ecco la sorpresa: quella meravigliosa fichetta non se l'era ancora "presa" nessun uomo...
Valentina si ritrasse di scatto e si mise a piangere:
- "No, ti prego, non farlo, sono vergine...".
Questo poteva essere un "problema", però Manuel, ne fu sorpreso, e le rispose:
- "Che cosa?? Un corpo da troia come il tuo non ha ancora goduto e fatto godere nessuno! Vacca miseria...".
Si anticipò mentalmente il fascino di quella "prima volta", e subito ne volle rendere partecipe il suo socio:
- "Caspita, Anton, questa qua' davanti è chiusa da non credere...".
E l'altro, di risposta, tanto per fare una battuta:
- "E tu entra di dietro! Ahahah...".
Già, il culo, quel "lato b" che era così invitante... Ma, se davanti era vergine, dietro... Insomma, pensò Manuel tra sé e sé:
- "Sarà una faticaccia, ma vuoi mettere poi raccontarlo agli amici?".
Così, guardando negli occhi quella giovane, spaventata come un agnellino, mise le cose in chiaro:
- "Io da qui non me ne vado senza aver inzuppato il mio biscotto...".
Mollò quindi la presa sulla fica, e - con un altro colpo "cattivo" - la fece voltare di schiena. Le sistemo' gambe e braccia, le diede una postura adatta, e si apprestò a cogliere - con le buone i con le cattive - un'altra primizia...
E già, perché Manuel era straconvinto che - se davanti era ancora "terra di nessuno" - dietro avrebbe comunque potuto lasciarsi andare liberamente, qualunque fosse stata la situazione...

Il cazzo era ancora in tiro per tutte le sollecitazioni emotive che aveva provato, e lui iniziò ad aprirle le chiappe con dei movimenti delle mani come quelli che si fanno quando si vuole spaccare un'arancia in due. Lentamente, e più apriva e più si avvicinava con il volto...
A un certo punto si arrestò mantenendo la posizione, e una seconda sorpresa lo colse: il buco in cui terminava l'intestino era abbastanza dilatato, e per quanto lui cercasse di vedere se allentando la presa poteva restringersi per via naturale ciò non accadde. E questo non perché avesse problemi cronici di evacuazione.
Inoltre, tutto intorno, un rosone scuro e grinzoso rendeva ancor più eccitante la vista...
Quello, fu un richiamo troppo forte perché Manuel potesse resistere ancora. Si apprestò in ginocchio a quel mini cratere, ma giunto con la cappella - che si era ulteriormente ingrossata - a pochi centimetri, gridò con entusiasmo in direzione degli occupanti la camera da letto:
- "Culo alto ci fo' un salto! E stavolta non credo che questa mocciosetta si tirerà indietro!".
Alice sapeva tutto, e con il suo uomo commentò:
- "Sapessi... Non potendo dare la fica, si è specializzata lcon il culo! Lo so per certo! Ahahah...".
Poi, rimasero entrambi in silenzio ad ascoltare i rumori...
Manuel si era appoggiato con le mani ai fianchi della ragazza, immobilizzandola e tirandola a se, finché la punta arrossata del glande non andò ad aderire allo sfintere.
Disgraziatamente, non aveva con sé alcun profilattico, e non pensò a lubrificare a sufficienza, ma spinse dentro con una serie di "botte" progressivamente più decise.
Il cazzo si fece strada come una serpe, dilatando le pareti dello sfintere, e scavando e squarciando il canale dell'intestino, mentre Valentina iniziò a gridare. Inizialmente per il dolore, e poi per il puro piacere che le scioglieva il cervello...
Quando finalmente quell'attrezzo si arrestò trovando come ostacolo le palle che si abbatterono contro le chiappe di lei, l'uomo cominciò a pompare sempre più velocemente e la puttanella iniziò a infoiarsi, agitandosi e dimenando quel magnifico culetto, e accrescendo all'infinito anche la goduria di Manuel.
Ululava come un'ossessa:
- "Ssssiiii, che belloooo... Daiiii, sfondami, spaccami... Trattami come la troia che sono... Rompimi il culo!".
Il mariuolo la cavalcò "obbedendo" alle sue vaneggianti invocazioni, e le distrusse il buco e tutto il resto, fino ad eruttarle un fiume di sborra nelle budella.
Le palle si sgonfiarono, e Manuel si accasciò stremato sul divano accanto a Valentina, la quale iniziò solo allora a prendere coscienza di quanto le era accaduto. Aveva il culo in fiamme, e prese a roteare pugni in aria, come a voler scacciare il dolore che si era fatto lancinante... Infine, voltò lo sguardo verso il suo "carnefice" e sibilò piangente:
- "Stronzo, mi hai fatto male... Ma non credere che sei stato tu ad aprirlo, era già rotto..."
Fu allora che Manuel decise in cuor suo di andare fino in fondo: la giovane non avrebbe visto l'alba con la passerina salva...

Intanto Anton, dopo tutta quella serie di travolgenti rumori, non aveva sentito più nulla... Tutto era silenzio. Perciò si disse:
- "Quello l'ha ammazzata...".
Ma Alice, conoscendo bene la resistenza anale della cugina, gli rispose:
- "Ma daiii... Quella ha sette vite come i gatti... Piuttosto, che ti frega di quella rotta in culo... Prendimi come ti pare, adesso devi essere tu a fare l'uomo... Fica o culo? Fai tu, tanto in questi giorni non mi puoi mettere incinta!".
E si mise a sghignazzare come una bimba innocente...
In quattro e quattrotto, il maschio prese la sua decisione, ma prima volle che la troia lo facesse tornare in perfetta erezione.
Le impose:
- "Vediamo chi delle due è più porca... Devi farmi un servizietto dei tuoi... In giro si dicono cose pazzesche su di te... Sù, spicciati...".
Alice era conosciuta infatti per le sue abilità di bocca oltre che per tutto il resto, e ogni sua leccata sulla cappella era come uno schiaffo, capace di far sborrare all'istante. E ingoiava anche. Tutto. Quella, era la sua "bibita" preferita. E amava che il maschio la guardasse mentre lo faceva... Amava rendere felice l'altra metà del cielo...
Perciò, prese la cosa come un affronto personale, e ci mise tutto il suo impegno.
Si allontanò di un poco, e strinse l'asta di Anton in una sorta di anello tra pollice e indice della mano destra.
Era gia enorme. Alice si piegò in avanti e cominciò a serrare il glande tra le sue labbra, muovendo sapientemente le mascelle in un massaggio che soltanto lei sapeva fare.
Gli piaceva l'odore di quella cappella, era buona e sapeva di sesso.
Poi, lo fece scendere tutto in bocca, mentre lui le accarezzava il capo, e quando Alice cominciò a scorrere lungo tutta la sua lunghezza Anton prese ad accompagnarle la nuca in quel movimento...

Spesso, in quei frangenti, le capitava di provare quasi una sensazione di soffocamento, e fu così anche questa volta.
Ma il malvivente non se ne diede pena, e le domandò:
- "Ti piace troia il mio cazzo, vero?"
Da lì Alice non ci capì più niente... Era esaltata, e aveva le labbra doloranti per lo sforzo, però lo faceva con passione, lo leccava come fosse un gelato, lo baciava con rapidi tocchi e lo pompava velocemente di mano...
Anton era in Paradiso, e a un certo punto - mentre lo aveva in bocca - Alice sentì la cappella come se si dovesse espandere all'infinito fino a scoppiare, fin quando l'uomo - non riuscendo più a trattenersi - le esplose dentro.
Il suo seme era bollente e salato, ma buono. Gliene riversò talmente tanto che alla fine prese a colare disperdendosi in mille rivoli dai lati della bocca, mentre la ragazza si affannava a raccoglierlo con la lingua e se lo ingoiava avidamente...
Soddisfatto e ansimante, Anton si sollevò un poco dal materasso poggiandosi sui gomiti, la guardò e le fece:
- "Brava! È stato il più bel pompino della mia vita!".
E lei, volendosi sentire ancor più apprezzata, lo incalzò:
- "Davvero sono brava?".
Così Anton tagliò corto e proclamò con fare solenne:
- "Sei la Signora dei Pompini!".

Rimasero sul letto, con lei riversa con le tette e i capezzoli ancora rigidi sul torace del rumeno...
E mentre potevano udire l'una il respiro dell'altro, lei gli propose un bel "missionario":
- "Mi piace, è bello perché alla fine lo tiri fuori e mi schizzi sulla pancia e sul seno... E io cerco di prenderlo con la lingua...".
Ma Anton ebbe un'intuizione, fulminea, e le rispose:
- "Niente affatto... Per una troia come te il missionario è troppo poco... Ti voglio a cavallo!".
Così, dopo l'ennesimo pompino fatto a regola d'arte, Alice si appresto' a salire sopra di lui, ma quello la stoppò con decisione:
- "No. Non così. Voltati!", le disse.
La giovane, che era davvero intelligente e fantasiosa a livello di sesso, obbedì e dopo una rotazione di 180 gradi si infilò il pene nel ventre. Scese fino a toccare con i glutei i testicoli di lui, e infine - spostando le braccia leggermente indietro - intrecciò le sue mani con quelle di Anton.
Che spettacolo che era vedere quella creatura così in quella posizione! Il suo grosso culo, peraltro armonioso e sodo, ad ogni suo movimento sobbalzava.
Sopra, le scapole e la schiena, che divisa a metà dalla spina dorsale assai pronunciata, aveva preso ad assecondare tutte le sollecitazioni che Anton le imprimeva, usando braccia e mani come fossero briglie...
Da parte sua, l'uomo sentì la punta della cappella battere - ogni volta che lei si lasciava cadere di peso - sull'utero.
Era una sensazione di dolore ma anche di piacere estremo, dato sì che i genitali di Alice erano oramai abbondantemente slabbrati dall'uso intensivo che ne faceva, e soprattutto i suoi umori lubrificavano alla perfezione.
Per di più lui si divertiva, a tratti, a svincolarsi dalla presa per allargarle con le mani le chiappe, massaggiarle lo sfintere, e ritmicamente - quando lei si sollevava - ad infilarle uno o entrambi i pollici nell'ano...
Fu una gara a chi resisteva di più, ma dopo un tempo che nessuno dei due sarebbe riuscito mai a quantificare Alice urlò che sembrava la stessero scannando: era venuta, e sembrava non smettere più di schizzare ovunque i suoi succhi.

Dalla sala, Manuel e Valentina rimasero un attimo con il fiato sospeso. Non era da Alice reagire in questo modo, percui la cugina si preoccupò di cosa potesse esserle accaduto. Ma l'altro, che era un volpone e amava lo squirt, le spiegò:
- "Tranquilla, quella cagnetta ha appena goduto... Quando imparerai a farlo pure tu, vedrai che per voi femmine è il massimo del piacere...".

La reazione di lei e la sua immediata risposta fecero nascere però in Manuel un'idea.
Con la scusa di dover andare in bagno, abbandonò la sua donna - che dal dolore non riuscì a rigirarsi per capire cosa stesse accadendo - e si alzò dal divano.
Ormai conosceva bene quella casa, e sapeva che nel tragitto sarebbe dovuto passare davanti alla stanza in cui l'altra coppia stava godendo del proprio amplesso. Come da accordi, la porta era rimasta aperta, e non appena fu in una posizione a lui favorevole la curiosità di Manuel fu troppa per resistere.
Ai primi cenni dei gemiti di Alice vi buttò dentro un occhio e restò incantato: la fanciulla era saldamente impalata sul membro dell'amico, e data la posizione lui poté ammirarla in tutto il suo splendore...
Gli sembrò una dea, tanto che tra sé e sé si disse:
- "Che fesso che sono stato! Eh, sono troppo generoso...".
Sulle prime, infatti, rimpianse di essersi ritrovato con Valentina, e la cosa che lo colpì immediatamente furono le tette da sballo di Alice:
- "Non sto sognando, vero? Dio che voglia di godermele anch'io... Magari è anche brava a prenderlo lì in mezzo... Non importa se non sono enormi, sento che le sa usare alla grande!".
Non che fossero più sviluppate di quelle della sua troia, anzi, ma - forse per quel movimento sussultorio così sensuale - soltanto la loro vista gli causò una forte emozione, e il suo uccello si inalberò in pochi istanti, divenendo duro come la roccia al punto di fargli male.
Inoltre, Alice aveva dei capezzoli fantastici, grossi e sempre ritti di loro natura, ed ora Manuel li vedeva quasi "mungere" dalle grosse mani di Anton, il quale poteva gustarsi appieno anche tutta la superba morbidezza delle mammelle che strizzava e rilasciava ritmicamente.
Intanto, la minore - che era estremamente sensibile ai tocchi del maschio - sospirava in maniera evidente e cristallina, benché non fosse ancora prossima all'orgasmo. Il suo corpo, madido di sudore, era ancora più affascinante, e a un certo punto lei gemette:
- "Oddiooo... Sì, così ma più forte, non ti fermare, ti prego... Stringili, strapazzali, falli a pezziiii...".
Poi, l'attenzione di Manuel si spostò più in basso, dove poté vedere il palo di Anton che a fasi alterne appariva e scompariva nel più bel meandro che quella donna potesse possedere. Quel trave animato che - come un pistone impazzito - andava a torturare anche il clitoride...
Tornò a riflettere:
- "Come scopa bene la maiala! Azzecca i tempi alla perfezione e non gli dà nemmeno il tempo di prendere lui l'iniziativa... Se non sta attenta gli spezza l'osso del cazzo...".
E come se avesse udito telepaticamente quel pensiero, Alice riprese a genere, ma ancora più forte... Gemiti "pesanti", spasmi, che a volte le facevano perdere l'equilibrio, poi tornava in sé e ansimando urlava:
- "Sei il mio toro, e io la tua vacca... Montani, fecondami...".
Anche se sapeva bene che ciò sarebbe stato impossibile.
Questo stato di profonda eccitazione per lo spettacolo che via via si dipanava sotto i suoi occhi, fece sì che - inavvertitamente - l'inatteso "ospite" si prendesse tra le mani il proprio giocattolo di carne ed iniziasse a masturbarsi.
Ben presto - è proprio il caso di dirlo -, la situazione gli sfuggì di mano, e con voce soffocata - vuoi dalla libidine, vuoi dalla sua volontà di non farsi sentire - iniziò ad emettere strani grugniti:
- "Mmm... Ohhh... Ahhh...".
Fu allora che Alice voltò di scatto la testa verso la porta e lo vide. Ma lungi dall'essere imbarazzata la ragazza gli fece l'occhiolino e riprese la sua galoppata con maggior entusiasmo e intensità di prima.
Manuel aveva visto tutto ciò percui era andato lì. Gli bastava, o meglio quell'esperienza lo stava "caricando" nuovamente per tornare dalla sua puttanella...

Anton, da parte sua, non aveva ancora goduto, e Alice continuava a dimenarsi saltando su di lui come un'ossessa, tanto che a un certo punto accadde l'insperato.
Entrambi, in cuor loro, lo avrebbero voluto, ma fino a quel momento non si erano confessati il desiderio di farlo...
Insomma, dopo un'altra lunga serie di cavalcate, il membro di Anton si sfilò dalla vagina, e subito prese possesso del budello.
Non ci fu nessun problema, poiché i movimenti avevano fatto colare i succhi dalla fica al buco del culo, facilitando una penetrazione profonda ed appagante.
Fu però quell'impatto così traumatico e inaspettato nel canale intestinale che scatenò una botta di adrenalina e finalmente liberò in un sol colpo tutto lo sperma, spingendolo dentro come una fucilata.
Ecco, adesso anche Anton si era scaricato, e pote' finalmente lasciarsi andare a un sonno ristoratore...

7. La prima di Valentina.

Manuel, al contrario, era in febbrile trepidazione, più sveglio che mai, e soprattutto voleva concludere la "pratica" che aveva lasciato in sospeso poco prima.
Perciò, tornò alla carica:
- "Ragazzina, che ne dici se mi fai entrare anche davanti? Ti prometto che farò tutto con la massima attenzione... Farò il bravo... Ahahah...".
Ma Valentina fu irremovibile, e si tirò indietro, in un cantuccio.
Si disse, tra sé e sé:
- "Ma guarda in che casino mi ha messo quella stupida! Ho sempre dato il culo per salvare la fica, e adesso... Come faccio a dirgli ancora di no? Uffa...".
Allora Manuel insistette:
- "Dai, non ti farò male... Guarda quella là... Senti come si diverte? Vedrai che dopo anche tu, con i tuoi amici...".
Ma la giovane esitava, sembrava terrorizzata da tutto quello che le era stato raccontato in proposito, e tenendo lo sguardo basso sottovoce disse:
- "Ho paura...".
- "Capisco... Facciamo una cosa: tu chiudi gli occhi e ti rilassi, al resto penserò a tutto io... Sì, mi sono introdotto in casa vostra per rubare, però mi pare di averti trattata bene. Io non ho mai sverginato una ragazza e questo mi piacerebbe molto; tu non hai mai provato il piacere completo del sesso e muori dalla voglia anche se hai paura... In fondo, vogliamo la stessa cosa... Allora?", replicò Manuel.

Valentina alla fine cedette, e come se stesse per togliersi un peso dall'anima sospirò:
- "E sia...".
Si stese con il dorso appoggiato allo schienale del divano, i talloni sul sedile, e allargò le cosce, mostrando il pelo della sua patata già fradicio.
Di fronte a lei, il malvivente si avvicinò segandosi frettolosamente il cazzo fino a che non tornò in perfetta erezione. La baciò sulla fronte e per rassicurarla le spiegò:
- "Più è duro e più sarà facile...".
Poi iniziò a giocherellare con i riccioletti che la ragazza aveva in mezzo alle gambe, si piegò leggermente, e scostò con due dita le labbra esterne.
Valentina ebbe un fremito improvviso, come dei brividi, e Manuel ne approfittò per scendere con le dita un po' più in profondità e divaricare anche le labbra più interne.
La guardò fisso negli occhi. Anche lui era emozionato per la "solennità" di un momento unico che sapeva non sarebbe mai più tornato un'altra volta.
Salì sù fino ad impattare contro una sorta di cappuccetto. Lo tirò indietro, e sotto i suoi polpastrelli sentì materializzarsi un grosso bottone scivoloso. Era il clitoride che per l'eccitazione si era ingrossato incredibilmente...
Ridiscese, e tastò in prossimità di dove si sarebbe dovuto trovare l'orifizio tanto agognato, ma si trovò di fronte un muro. Un muro di una elasticità fuori dal comune.
Provò a fare più forza con la punta del pollice, ma niente, anzi sul volto di Valentina si dipinse una smorfia di fastidio.
Le sussurrò:
- "È l'imene... Stai tranquilla, perché appena mi darà strada libera ti porterò in un'altra dimensione...".
E senza perdere altro tempo punto' la cappella proprio nel bel mezzo. Ma mentre stava per dare la botta di reni decisiva lei urlò:
- "Noooo!, Così no, io non prendo la pillola e tu non hai il preservativo!".
Manuel si sentì perduto:
- "E ora? Non possiamo mica rinunciare così, arrivati a questo punto...", le disse.
Poi, diede voce al suo socio:
- "Ehi Anton, hai mica un preservativo?".
Stava per intervenire ancora una volta Alice - che ne aveva sempre una scorta a disposizione - quando il rumeno le tappò la bocca e rispose al compagno:
- "No Manuel, ma che problema c'è, che vuoi che sia! A pelle sarà ancora più bello, vai giù con attenzione e vedrai che non succederà nulla...".
Allora Alice guardò in volto il suo uomo e capì al volo ogni cosa, e sghignazzando sottovoce gli disse:
- "Noi due siamo della stessa pasta... Un giorno la mia cuginetta ci ringrazierà...".
Manuel ricominciò da capo tutta la procedura, un po' turbato, e quando giunse al punto critico sferrò il colpo.
Un colpo tremendo per la giovane, che si sentì come bloccare il respiro, come un pugno nello stomaco, come se una lancia incandescente le avesse squarciato il ventre proprio all'altezza dell'ombelico, e un calore indescrivibile a parole le pervase anche il cervello.
Gridò forte, non preoccupandosi minimamente di essere ascoltata:
- "Dio che maleee... Sei un pazzo, un maledetto... Mi hai stuprata!".
Manuel restò fermo giusto il tempo di farla abituare a quel corpo estraneo che aveva preso possesso delle sue viscere, poi iniziò a pompare con cautela per finire il lavoro che aveva iniziato, mentre l'asta del suo pene si andò ricoprendo del sangue verginale di Valentina...
Esaurito l'effetto di quel devastante "ariete", la ragazza sentì quello strano calore trasformarsi piano piano in una sensazione dì assoluto piacere, ed aprì ancora di più le cosce, come se lo volesse accogliere in pienezza senza più remore o tentennamenti.
Manuel colpì forte, dando botte clamorose. Era fuori di sé per quell'esperienza che anche per luì era nuova, e perse il controllo finendo per eiaculare dentro. Sembrava che i suoi testicoli non finissero mai di produrre liquido seminale, e anche Valentina - presa in un delirio dei sensi - non si rese conto subito di ciò che stava accadendo nel suo corpo...
Solo quando l'uomo le uscì dalla vagina accasciandosi pesantemente al suo fianco, e lei vide traboccare dai suoi genitali come un torrente di sperma, le fu tutto chiaro.
Scoppiò in lacrime e aggredì a manate il "colpevole":
- "Tu devi essere impazzito... Ma certo, che te ne frega? Ora ti pulisci, ti rivestì e te ne vai... E tanti saluti! Prega che non succeda niente, perché altrimenti...".
Ma non riuscì a completare la frase, perché ebbe un crollo di nervi e tra un singhiozzo e l'altro trovò la forza di dire:
- "Mi ha rovinato la vita... Come lo spiegherò ai miei?".

La notte stava per lasciare strada alle prime luci dell'alba, e in quella casa calò il silenzio.
Nella camera da letto, anche Anton stava rimettendosi i vestiti. Era imbarazzato anche lui per il casino che aveva combinato il suo socio, e per stemperare quel clima pesante pensò di fare una battuta:
- "Che ti avevo detto, Alice, ieri sera? Che ci saremmo presi tutto... Proprio tutto!".
Ma la giovane che aveva capito dal trambusto cosa era accaduto alla cugina, gli rispose:
- "Ma vaffanculo!".

8. Il tempo passa…

Manuel e Anton se ne andarono in fretta e furia per non essere visti nel vicinato, lasciando tutta la refurtiva.
Solo allora la minore delle due corse dall'altra trovandola in uno stato pietoso.
Valentina, infatti, oltre ad aver imbrattato il divano con il suo sangue non aveva ancora smesso di lacrimare.
Subito, Alice abbracciò sua cugina cercando di rincuorarla:
- "Oh cara, ho dovuto accettare che ci scopassero... Chissà cosa ci avrebbero fatto se non gli avessimo dato la cosa più preziosa che abbiamo... Certo, soprattutto Manuel è andato ben oltre quello che potevo immaginare, e forse è anche un po' colpa mia... Ma Anton mi ha impedito di dare a quel disgraziato il preservativo che invece io avevo... Credevo che di fronte a quel problema si sarebbe fermato, e invece...".
Si abbracciarono ancora più forte, come solo le ragazze sanno fare, e nessuna delle due disse ancora una parola. Infine, si accordarono affinché nessuno sapesse nulla, portando questo segreto tra di loro...

Ripresero una vita "tranquilla" ma nessuna delle due era più la stessa. Soprattutto Valentina, che dopo pochi giorni dal "fattaccio" cominciò ad accusare strane nausee, stanchezza e seni doloranti.
Inoltre, il suo ciclo mestruale - che era sempre stato regolarissimo - accusò un ritardo, ed era già al sesto giorno di "attesa"...
La giovane cercò di non farci caso pensando a fenomeni passeggeri, ma quando gli eventi si fecero sempre più fastidiosi decise di parlarne con Alice:
- "Ho paura, Aly... Ti ricordi quei delinquenti la sera dell'idromassaggio? Beh, ho paura che il mio mi ha fregato... Insomma, si, ho tutti i sintomi... Tu mi capisci... Possibile che la prima volta che l'ho fatto e giaaaa... E adesso, che casino... Mio padre mi rompe la testa se lo viene a sapere...".
La cugina ormai quasi non ci pensava più, ma in quel momento ripercorse mentalmente ogni istante. Si passò una mano sulla fronte e prese in mano la situazione. Le chiese:
- "Vale, hai fatto le analisi? O almeno il test di gravidanza?".
E l'altra:
- "No. Ti ho detto che ho paura...".
Ma Alice capì che era impossibile tergiversare ancora, e con voce sicura si occupò di avere una certezza in proposito:
- "Ok, intanto ti vengo a prendere e starai qualche giorno a casa mia... A mia madre diremo che vogliamo stare un po' insieme. Passeremo anche in farmacia a prendere il test...".
Ma Valentina si oppose decisamente:
- "Sei matta? Io mi vergogno!".
Alice allora perse la pazienza e sbottò:
- "Potevi VERGOGNARTI prima! Comunque, stai calma, so io come fare...".

Detto fatto, le due rientrarono a casa, la stessa casa in cui tutto era cominciato.
La mattina seguente, Alice si accostò di buon'ora al letto di sua cugina con un bicchiere e un tubetto di dentifricio, e le disse:
- "Sveglia, dormigliona! Oggi è il gran giorno: voglio sapere se mi farai diventare zia!".
Ancora intontita dal sonno, l'altra - scura in volto - non seppe fare altro che grugnire:
- "Ti diverte la cosa, vero? Questa è una tragedia... E poi cosa sono quelle cose che hai in mano?".
Allora Alice le spiegò:
- "È il nostro test di gravidanza... Fidati, che funziona! Intanto, devi fare pipì in questo bicchiere...".
- "Cosa???", urlò Valentina, "tu non sei mica tanto normale...".
A forza di insistere, però, alla fine la ragazza obbedì, seppur controvoglia, ed urinò un bel bicchiere caldo di pioggia dorata.
Alice fu soddisfatta del "prodotto" che pochi minuti dopo sua cugina le presento', e continuò nella spiegazione della procedura:
- "Ottimo! Adesso dobbiamo lasciarla raffreddare".
La mise sul comò, e nell'attesa si misero a chiacchierare, cercando di pensare a tutt'altro per stemperare un po' la tensione.
Passata un'oretta circa, la nostra "piccola chimica" prese un altro bicchiere e vi mise sul fondo un po' di dentifricio. Era del tipo completamente bianco, come prescritto. Poi, con un cucchiaino, vi aggiunse qualche goccia di urina e mescolò bene il tutto...
Trascorsero altri pochi minuti, e quando Alice andò a controllare vide che quella miscela aveva assunto una colorazione che tendeva al blu, e vi era una leggera presenza di schiuma...
Dalle istruzioni che aveva letto su internet sapeva cosa ciò significasse, ed ebbe un certo timore.
Si chiese:
- "E adesso, come glielo dico?".
Guardò Valentina negli occhi, la abbracciò, e lei capì senza bisogno di parole...
Ad ogni modo, sentì il dovere di confermarlo:
- "Oh Valy, non ci sono dubbi... Aspetti un bambino!".

Ora bisognava escogitare qualcosa di più lunga portata per allontanarla dalla famiglia.
Ebbene, Alice si ricordò di una comune cugina che viveva in Canada. Scrisse una falsa lettera in cui questa invitava Valentina per un Master di un anno in Nord America, tutto spesato.
Al resto ci si sarebbe pensato quando il marmocchio sarebbe nato...

9. Una speranza che si fa realtà.

Manuel rimase scosso per un bel po’, nell'incertezza che il suo errore avesse o meno portato Valentina a diventare madre. Così, si tenne lontano per un po' da quella casa, e insieme al socio decise di battere altre zone.
Passarono un paio di mesi, e piano piano il suo pensiero si spostò su Alice. Ne era rimasto affascinato da quando – per "sbaglio" – l'aveva vista scopare quella fatidica notte. Tanto da progettare, questa volta in solitaria, un nuovo "incontro" con lei...
Ma come? Non era facile, e soprattutto era molto rischioso. E se le due ragazze, nel frattempo, avevano sporto denuncia? E se la casa era controllata?
Alla fine, la voglia di "giocare" con il suo corpo come aveva fatto Anton fu talmente forte che decise di correre il rischio...
Si camuffò alla bene e meglio, si fece crescere barba e baffi, e cominciò a gironzolare per il quartiere per capire come avrebbe potuto introdursi – senza dare sospetti – là dove c'era la sua "preda". Si accorse che le abitudini erano cambiate, poiché la madre di Alice era in casa dal pomeriggio e per tutta la sera, e senza tergiversare oltre prese la decisione: sarebbe andato a "trovarla" la mattina...
Pochi giorni, e Manuel si appostò dietro a un albero che gli consentì una perfetta visuale, e non appena la genitrice uscì di casa passò all'azione...

Afferrò il suo passepartout e – aperta in un lampo la porta – si guardò attorno, fece qualche passo all'interno – non perdendo mai di vista l'ingresso per paura che la madre potesse tornare indietro – e rimase alquanto perplesso. Tutto era silenzio. Richiuse l'uscio dal di dentro, ma niente... Nessuna traccia di Alice...
Si addentrò verso la sala, e continuando a non sentire alcun rumore ebbe il tremendo sospetto di aver fatto un buco nell'acqua.
Ma ecco la "sorpresa": una porta cominciò a cigolare...
Manuel, spaventato, cercò rifugio dietro a un divano, proprio lo stesso divano su cui aveva sverginato la cugina... Vi si acquattò per bene ed attese.
Pochi istanti, e tutti i suoi timori svanirono in un sol colpo. Alice si materializzò dinanzi ai suoi occhi, bella come se la ricordava.

Ancora assonnata, gli passò dinanzi senza sospettare nulla, con movenze da fare godere all'istante anche un impotente, scalza e – Manuel lo intuì immediatamente – con il solo accappatoio addosso...
Sbadigliando rumorosamente aprì la porta del bagno, e se la richiuse subito alle spalle.
Di corsa, il mariuolo si precipitò in quella direzione e si fermò davanti ad essa, e un altro ricordo affiorò alla sua mente: proprio li l'aveva vista, per la prima volta, assieme ad Anton, ma sulle prime non le era piaciuta...
Questa volta, però, la porta era chiusa, e solo il rumore dello scorrere dell'acqua "risvegliò" l'uomo riportandolo alla concretezza del momento.
Si avvide, così, che all'altezza dei suoi occhi c'era uno spioncino, forse rimasto lì da una precedente destinazione d'uso di quella stanza.
L'altra volta non lo vide poiché essendo quella porta rimasta socchiusa non fu necessario, ma ora lo considerò come una vera e propria manna dal cielo, che gli avrebbe permesso di gustarsi ogni istante di ciò che la ragazza si apprestava a compiere.

Si accostò, e vide che questa volta la donna aveva optato per una veloce doccia anziché una più rilassante seduta nella vasca dell'idromassaggio, cosa che lo lasciò piacevolmente sorpreso poiché gli dava la possibilità di ammirarla - senza ostacoli - nella sua sensuale nudità.
Lascivamente, Alice si liberò dell'accappatoio ed entrò in doccia dando le spalle alla porta. Iniziò a lavarsi, assecondando i movimenti della spugna con incredibili e ondeggianti spostamenti delle anche, che finirono per esaltare ancora di più il suo opulento culo.
Le spalle, poi, con quelle stupende scapole, non fecero altro che accrescere in maniera esponenziale l'eccitazione del maschio spettatore...
Finalmente, dopo un bel po' di tempo che stava quasi per indispettire Manuel, Alice si voltò permettendogli di ammirare un paio di tette davvero spettacolari. Se qualcuno glielo avesse chiesto, l'uomo non avrebbe saputo dire perché gli piacevano così tanto, ma quel che era certo era che esercitavano su di lui un'attrazione irresistibile. Lì in mezzo, se solo avesse potuto, vi avrebbe fatto scorrere immediatamente il suo pisello con la stessa potenza e precisione di un pistone nel cilindro... Fu inoltre decisivo il modo in cui l'acqua della doccia vi scivolava sopra, percorrendone esattamente il profilo e colpendo inesorabilmente i capezzoli che – minuto dopo minuto – si andarono drizzando come le punte acuminate di "minacciose" lance...
Manuel respirava a fatica dall'intensa goduria e dal desiderio di stringere a se quel corpo giovanile quando la ragazza – per raccogliere la saponetta che era caduta a terra – si chinò, e quelle sfere di carne, quelle macchine perfette che stavano su' che era una bellezza, presero a dondolare brevemente e in maniera "secca" nell'aria.
Quella porca da competizione aveva le chiappone schiacciate contro il vetro del box. Si risollevò un poco, non del tutto, e lui vide molto bene il buco dell'ano aperto senza che fosse stato forzato nell'immediato.
Alice prese la boccetta del detergente liquido e se ne versò un po' su indice e medio della mano destra, li insaponò per bene, e se li infilò entrambi – ripiegandoli come fossero un gancio – nell'intestino, girandole e rigirandole poi con assoluta disinvoltura.
Infine, la donna tornò in posizione eretta, faccia alla porta, e scese con la spugna sulla pancia, disegnando dei movimenti rotatori, fino a raggiungere il clou di quello spettacolo che stava offrendo a Manuel.

Gli occhi dell'uomo, infatti, attraverso il vetro trasparente, si erano già posati sulla patatina di Alice. Totalmente diversa da quella di sua cugina. Bella liscia e depilata.
Non ci volle nulla perché lei riservasse al suo "lato a" lo stesso trattamento che poco prima aveva indirizzato al "lato b". Anche qui, due dita si intrufolarono lungo la spacca fino a sparire totalmente al suo interno, e la troia – piegando le gambe – iniziò ad emettere dei suoni gutturali che però Manuel non poté udire, coperti com'erano dal rumore dello scrosciare dell'acqua...

La visione del corpo nudo di quella femmina lo aveva mandato in tilt, e – fulmineo, senza pensare alle possibili conseguenze – decise di affrontarla a viso aperto.
Fece irruzione nella stanza da bagno, si avvicinò alla doccia, e la sorprese proprio sul più bello.
Aveva il cazzo gonfio e duro come un bastone, che subito gli regalò una sborrata fenomenale, tale da imbrattargli i pantaloni. Ma l'uomo ma non se ne avvide...
Sorpresa dal frastuono, Alice uscì dal box e lo guardò, con l'acqua che scivolando sulle curve del suo corpo finì per creare a terra una pozza che li divideva proprio nel mezzo come fosse stato un muro invalicabile...
Poi, scese con lo sguardo sulla patta dei pantaloni di lui, sorrise – mettendosi, con eleganza, un dito sotto il naso –, prese la parola e gli disse:
- "Ah sei tu... Sapessi da quanto tempo ti aspettavo... Si, insomma, speravo che tornassi a scopare anche me... Se hai messo incinta mia cugina, ci devi saper fare... Peccato solo che hai rimandato indietro il mio orgasmo... Però, se mi volevi vedere, potevi entrare prima... Non c'era mica bisogno che ti masturbavi come un animale con l'occhio appiccicato allo spioncino! Guarda che ti ho visto... e guarda come ti sei ridotto...”.
Ma l'uomo provò, con poca convinzione, a negare:
- "Cosa? Che stai dicendo, piccola puttanella?".
E lei:
- "Si, ti ho visto che dallo spioncino mi mangiavi con gli occhi... Ma non c'è nessun problema, stai tranquillo... Ho rivisto in te quello sguardo affamato che avevi quando stavo sopra a Anton...".
Si fermò un istante e poi di nuovo:
- "Ah, quasi mi dimenticavo... Come ti ho detto, Valentina è incinta, ma tu non hai nulla da temere... L'ho spedita in America da una parente e tornerà solo a cose fatte... Comunque, non ti denuncia, e nemmeno io, figuriamoci! Ma adesso...".

Lasciò cadere così quella frase, mentre Manuel capì che avrebbe avuto strada libera, ma volle essere lui a comandare.
La prese per un braccio, nuda com'era, e la portò nella stanza della volta precedente. Tutto doveva ripetersi per filo e per segno. Ma Alice protestò:
- "Noooo!, questa è la camera di mia madre! Andiamo da me...".
L'uomo ne aveva abbastanza, e tagliando corto ribatté in maniera definitiva:
- "Lì ti ha scopata il mio amico, e lì anch'io ti farò la festa...".
Ma Alice si fece insistente:
- "Ti ho detto di no. E poi, non ti piacerebbe di avere qualcosa di speciale, tutto per te?? Dai, andiamo in camera mia!".

10. Menù alla carta.

Cosa avrebbe potuto replicare Manuel a quella pretesa così ferma della padrona di casa? In fondo, la proposta di Alice non è che gli dispiacesse poi tanto, anzi, e quindi – fingendo di assoggettarsi a lei – accettò, lasciandosi condurre verso l'ignoto.
Lì, avrebbe giocato "fuori casa", ma reputò che proprio quel fattore sarebbe potuto essere per lui un elettrizzante stimolo in più...

Visto che aveva dovuto cedere per quanto riguardava la "location" dell'evento, l'uomo – senza tante smancerie – volle però stabilire il "menù" di quello che si annunciava un ricco banchetto:
- "Ti voglio nella stessa identica posizione che hai fatto con Anton. Eri uno spettacolo solo a vederti quando lo montavi, e lui se lo ricorda ancora adesso...".
La ragazza non batté ciglio, ma volle metterci del suo. Prima che Manuel potesse fare qualsiasi movimento, fermo in mezzo alla stanza, con un ghigno a mezza bocca gli si inginocchiò dinanzi.
Era assai singolare, per chi li avesse visti, il contrasto tra lui – vestito di tutto punto – e lei – totalmente nuda –, ma ciò non inibì certo la sua intraprendenza.
Come una brava geisha, iniziò slacciandogli i lacci delle scarpe e sfilandogli quest'ultime una alla volta per poi gettarsele disordinatamente alle spalle. Gli levò le calze, con la stessa gestualità di prima, e chinandosi gli andò a baciare le estremità, secondo una improvvisazione che gli venne sul momento.
Era una forza anche in questo, Alice, perché riusciva sempre – quando era a letto con un uomo – a non limitarsi a fare il "minimo sindacale", ma dava il meglio di sé con un tocco di fantasia sempre originale...
Poi si alzò un momento e – sostenendosi sulle forti spalle del malvivente – salì con i suoi morbidi piedini di fanciulla sbarazzina su quelli robusti del maschio. Ne saggiò la misura con le punte delle dita, finché lui – persa un po' della sua asprezza – non le sussurrò:
- "Sei un diavoletto... Così mi piaci, perché non vai subito al sodo... Tua cugina, invece, era un po' inesperta... Mi stai facendo impazzire, e mi sorprendi con delle iniziative che non avrei mai immaginato... Adesso però vai avanti e non ti fermare...".
Così Alice, dopo essersi sollevata un'ultima volta sulle punte dei piedi ed avergli stampato un bacio alla francese sulla bocca – per fargli capire che quello era solo il principio di una giornata che anche lui non avrebbe mai più dimenticato –, tornò a genuflettersi con una devozione tipica delle geishe.
Vedendo ciò, Manuel – per agevolare il "lavoro" di lei – posò le mani sulla fibbia della sua cintura per liberarsene, ma la ragazza – posando con tutta la sua forza una sua mano su quella dell'uomo – lo guardò severamente negli occhi e lo bloccò:
- "No. Lascia fare a me e non te ne pentirai. Poi saprai dirmi se sono meglio io o quella ex verginella di Valentina".
E spostando le mani di lui completò quell'azione, apparentemente semplice ma dal forte senso erotico... Sfilò la cinta dai passanti, e come una domatrice da circo la fece schioccare nell'aria.
Gettò via anche questa... A mani aperte ripercorse tutta la lunghezza dei pantaloni, dalle caviglie su fino ai fianchi di lui, per aggrapparsi infine alla sua vita. Lo guardò ancora, e lentamente si avvicinò a quell'unico bottone centrale e alla zip che in breve "addomesticò" con la sapienza delle sue mani esperte.
- "Altro che Valentina, questa mi fa sborrare un'altra volta in pochi minuti", bofonchiò tra sé e sé Manuel che stava dolcemente rinunciando a comandare, per "agonizzare" piacevolmente invece in un mare di lussuria...
Intanto, Alice – che non conosceva ostacoli – stava procedendo a "scartare" il suo uomo. Senza più resistenze, con tutto il dolce peso del suo corpo si lasciò cadere verso il basso, trascinandosi dietro il tessuto dei jeans e i boxer.
Per un attimo, Manuel fu tentato di mettere una mano sull'elastico dell'intimo per trattenerlo per una successiva "manovra", ma Alice lo fulminò con il solo sguardo. E subito dopo gli sussurrò sottovoce, come a non voler rovinare quell'atmosfera:
- "Non ti azzardare a farlo! Si vede che era destino che scendesse tutto insieme...".
Detto ciò, con uno strappo violento scese l'abbigliamento fino ai piedi del manigoldo, il quale a questo punto l'aiutò sollevando prima un piede e poi l'altro...

Alice cominciava ad essere soddisfatta della sceneggiatura che aveva messo in opera. Ne osservò il risultato sedendosi sui talloni e con le braccia conserte come a voler sostenere il peso delle tette. E infine si morse un labbro per l'emozione.
Manuel era finalmente nudo dalla cintola in giù, e con indosso ancora la camicia era davvero sexy agli anni della ragazza: con il suo "coso" ancora dormiente, a penzoloni tra le gambe per effetto della gravità, tutto circondato da un boschetto irsuto e con due coglioni di tutto rispetto, calamitava la sua attenzione...
Alice non resistette oltre, e preso un cuscino che aveva a portata di mano se lo mise sotto le ginocchia e cominciò a masturbarlo. Prima – per prenderci confidenza – piano, con due dita, scappellandolo e ricoprendolo con una certa difficoltà, poiché gli sfuggiva da tutte le parti come un'anguilla. Due, tre, quattro, cinque volte ripeté quel "gioco". Poi, quando cominciava a dare cenni di vita, lo strinse dentro l'intero pugno accompagnando il prepuzio dalla cima fino a quando non metteva al massimo della tensione il filetto.
Insomma, le ci volle un bel po' affinché il cazzo di Manuel tornasse pienamente operativo...
Fu allora che la giovane si sollevò, strusciando rapidamente il suo seno su quel membro, ed andò a mettersi nuovamente "vis-a-vis" con lui. Le chiese:
- "Ti è piaciuto?".
E lui:
- "Non ho mai ricevuto un pompino migliore...".
Allora Alice gli rispose:
- "Per forza... Io sono la migliore!".
Abbassò il capo e prese a dedicarsi alla camicia, che aprì in un batter d'occhio. Sotto Manuel non aveva canottiera né altro, era assolutamente depilato, tanto che alla troia venne un'idea... Gli occhi le scintillarono per la sorpresa che avrebbe sicuramente suscitato in lui, si chinò fino ad avere le labbra all'altezza del suo petto, ed iniziò a ciucciargli i capezzoli con brevi tocchi di labbra e di lingua, fino a farli inturgidire e fino a quando Manuel non la scongiurò:
- "Tu prego, Alice, basta... Mi fanno male...".
E ai "piani bassi", l'asta dell'uccello puntava minacciosa – a novanta gradi – verso la bellissima fessurina della fichetta di Alice...

Nuda lei e nudo lui, si poteva cominciare a dar seguito alla iniziale richiesta dell'uomo. Il quale si sdraiò sul letto. Con le gambe leggermente divaricate, sembrava un sommergibile con il periscopio alzato. Non voleva perdere l'erezione proprio sul più bello, e quindi le fece fretta:
- "Sù, a cavallo... E come ti ho detto prima!".
Poi, riflettendo sulla fisicità e l'energia che Alice metteva nell'accoppiamento, come le aveva visto fare con Anton, aggiunse:
- "Mi raccomando, non esagerare con i movimenti... Non vorrei che me lo rompi...".

La nostra porcellina sapeva bene cosa fare e cosa non fare, e così – dandogli le spalle – allargò le gambe, si posizionò esattamente sopra il glande turgido e violaceo, e si aprì con due dita la fica già strillante abbondanti gocce di umori. Di pari passo, anche la cappella di Manuel era preparata a quella "mistica unione", ricoperta di un discreto strato di bianco precum...
Lentamente scese, finché i suoi stupendi glutei non si adagiarono sulle cosce dell'uomo, e l'asta del membro non terminò il suo "viaggio" in vagina, in prossimità dell'utero di Alice. A quel punto, sporse le braccia all'indietro e aspettò che l'uomo le afferrasse le mani, intrecciandole alle sue.
Entrambi – quasi per un tacito accordo dei sensi, poiché con lei di spalle non potevano vedersi – emisero un profondo sospiro come se volessero svuotarsi i polmoni, ed ecco che la ragazza iniziò a muoversi: con un breve colpo di reni si sollevò di qualche centimetro, senza peraltro farsi sfilare il cazzo dalle viscere, in un ininterrotto saliscendi che le fece provare quella sensazione stupenda che solo quella posizione sapeva trasmetterle.
Così, cominciò a mugolare:
- "Ohhh... Siiii... Sei... molto... meglio del tuo amico... Che bello... Mmmm...".
E l'altro:
- "Lo sentivo che dovevo scoparti... Per essere una ragazzina non sei male, anzi... Hai il fuoco dentro... Adesso però fammi vedere il resto...".
Alice non se lo fece ripetere, e impresse ancor più energia a quella cavalcata, dimenandosi e dondolandomi avanti e dietro per sollecitare il clitoride il più possibile.
Da dietro e sdraiato, Manuel aveva una visuale assai limitata, ma sufficiente a mostrargli uno spettacolo la cui protagonista era colei che aveva desiderato con tutte le sue forze. Agitata da stimoli che anche lui da sotto le forniva, scuoteva il busto verso destra e poi verso sinistra, facendo sì che Manuel potesse gustarne – seppur di tre quarti – ogni minimo dettaglio. Solo i capezzoli restarono preclusi al suo benessere visivo, ma quando – improvvisamente – Alice si svincolò dalla sua presa e si distese sul suo corpo, allora lui non si fece trovare impreparato: le afferrò le mammelle e vi "giocò" come fossero di gomma, strizzando con forza i capezzoli fino quasi a farle male...
La troia, infastidita, gli urlò:
- "Ma sei matto? Non sono mica una di quelle bambole gonfiabili che usi tu...".
Riprese quindi il "comando delle operazioni" e tornò in posizione eretta a compiere i movimenti a lei consueti, ma con una velocità sempre crescente.
Voleva un orgasmo con i fiocchi, e per questo si titillò il grilletto, che ormai si era fatto duro ed estremamente sensibile, ma prima che riuscisse a squirtare tutti i suoi succhi Manuel la precedette.
Con una voce roca per il godimento, l'avverti':
- "Attenta... Sto per venire... Levati finché siamo in tempo... Non voglio essere responsabile di un altro marmocchio...".
Ma Alice finse di non aver sentito. Continuò a cavalcare finché l'uomo non le venne dentro. Una interminabile serie di schizzi le martoriarono l'utero, e alla fine anche lei ebbe il suo orgasmo tanto atteso...

Prosciugati nelle forze, si accasciarono l'una sull'altro, come morti.
Ci volle una decina di minuti perché fosse ripristinata in loro ogni capacità di essere maschio e femmina.
Poi, la donna – che non volle lasciare quel poveretto nell'incertezza – gli diede un bacio su una guancia e gli sibilò, ridendo:
- "Coraggio... Stai tranquillo... Io non sono come quella fessa di mia cugina... Prendo la pillola... Perciò puoi venirmi dentro quando e quanto ti pare!".

Si alzarono dal letto, e nudi com'erano andarono in cucina per rifocillarsi un poco. Fecero man bassa di ogni genere di cibarie, e quando furono satolli – seduti l'uno di fronte all'altra – Manuel tornò alla carica:
- "Sei stata grande... Una grande TROIA. Ma non credere che sia finita qui. A me dovrai dare qualcosa che non hai dato a Anton...".
La prese per mano, dandole un'affettuosa quanto sonora pacca sul culo. Alice lo precedeva, ancheggiando come una paperella, e nel breve tragitto si domandò cosa potesse dargli ancora di esclusivo. Poi, le brillarono gli occhi e si disse:
- "Ma si, il culo... Gli darò proprio il culo! A ogni uomo piace. Sarà il mio regalo di congedo...".
E quando fecero ritorno in camera da letto, mentre Manuel si stava fumando una sigaretta, lei salì sul materasso e si dispose a quattro zampe mostrandogli il suo sontuoso "lato b". Poi, si aprì le chiappe per mettere in evidenza un buco del culo non certo vergine, e lo esortò:
- "Beh, che ne dici? Questo ti piacerebbe?".
Manuel si voltò di scatto e – trovandosela dinanzi così esposta – non poté far altro che ammirarla per l'ennesima volta. Si sedette su una sedia che era ai piedi del letto, ed osservò quel dettaglio. Infine, non poté far altro che constatare, silenziosamente:
- "È magnifico... Mi piacerebbe sì pompare quel budello".
E poi, rivolto alla ragazza:
- "Lo voglio...".
Ma il suo sguardo fu rapito di nuovo dalle tette... Ancora madide di quel "sudore da sesso", pendenti ma toste come le sue palle, erano un'attrattiva irresistibile per lui. Subito si fiondò lì sotto di lei, la fece abbassare un poco, e i giochi poterono avere inizio...
Cominciò a baciare le coppe, usò la lingua, le mordicchiò tutte, spostandosi infine verso il centro e scendendo a lambire la periferia delle areole.
Il livello di eccitazione di entrambi aumentava sempre più, e siccome Manuel indugiava senza arrivare al dunque Alice lo supplicò:
- "Baciami i capezzoli! O dovrò fare tutto da sola...".
Manuel, allora, cercò di dissuaderla, continuando ad occuparsi del circondario e non cedendo alle sue richieste.
La sua eccitazione crebbe ancora, insieme ai suoi gemiti sempre più potenti:
- "Cattivo... Dai, ti scongiuro, i capezzoli, mangiami i capezzoli!".
L'uomo, allora, finse di volerla accontentare, e mosse la sua lingua e la sua bocca sempre più vicino ai capezzoli. Ma proprio poco prima di raggiungerli tornò indietro e riprese a prestare la sua attenzione alle areole, utilizzando solo la punta della lingua.
Leccò con precisione i contorni, mentre Alice era sempre più infoiata, ansimante e vogliosa.
E finalmente giunse il momento fatidico, quello di "attaccare" i capezzoli... Lì bagnò con la saliva e immediatamente dopo ci soffiò sopra, e queste sensazioni alternate di caldo e freddo fecero sì che la sua compagna di divertimento vibrasse tutta.
Infine, aprì la bocca e con essa avvolse – uno alla volta – tutto il corpo di quelle bellissime protuberanze che, grazie a quel calore umido, si inturgidirono.
Di nuovo, Alice gemette forte:
- "Oh, diooo... Sei davvero bravo... Mi stanno scoppiando... Il cervello mi scoppia!".
E detto questo ebbe un forte tremito. Per la seconda volta in quella mattina era venuta. Squirtando sul pisello di lui...

Manuel era sempre più soddisfatto, e le disse:
- "Sei una femmina da letto... Ti andrebbe di essere la mia puttana fissa?".
Ma poi si ricordò della promessa fatta in cucina... Lesto le infilò due dita con prepotenza nella fica ancora fradicia, giusto per acquisire quel magnifico lubrificante naturale, e con altrettanta destrezza gliele piantò nel sedere.
Al che la giovane troia intuì qual'era la "cosa" che non aveva dato ad Anton, e – voltando solo il capo per guardarlo in volto – con una smorfia da gran porca gli annunciò:
- "Perfetto... Mi sembra il modo giusto per concludere...".
Si rimise correttamente a pecora, Manuel la afferrò per le maniglie dell'amore, ed iniziò.
Era davvero un toro scatenato che non conosceva momenti di deifallance, e per la seconda volta il cazzo era bello eretto e tosto come l'acciaio, pronto a fare il suo dovere.
Quel bastone faceva novanta gradi perfetti con il suo corpo in piedi, così come a novanta gradi era Alice.
L'uomo le si avvicinò e le diede una clamorosa sculacciata, tanto da lasciarle il segno di tutte e cinque le dita sulle natiche, dopodiché si prese il pisello con una mano e lo indirizzò verso il buchino stretto di Alice. Che poi tanto stretto non era, visto come appariva dopo che Manuel lo aveva ben preparato e "oliato" con i suoi stessi umori...
Cominciò a spingerglielo nel culo, mentre lei taceva. Solo qualche mugolio, ma nulla di che, uscì dalla bocca della ragazza.
Poi iniziò a urlare, stava impazzendo di piacere, e Manuel la inculava sempre più forte e le diceva:
- "Ti piace come ti sfondo? Lo senti che sta arrivando nello stomaco? Stai godendo, puttanella?".
La inculava brutalmente, ma a lei piacque così, forse perché non aveva mai avuto prima una penetrazione così invasiva...
All'improvviso, quella perfetta unione sembrò spezzarsi... Manuel rallentò progressivamente le sue spinte fino a irrigidirsi dentro il budello di Alice, la quale fece altrettanto. Pochi istanti, e la sborra cominciò a colare e a rigare le gambe della fanciulla: era venuto.
Da parte sua, la femmina si sentì un bollore nella pancia, un fuoco crescente...
Manuel riprese a muoversi, ma lentamente, per far scendere nell'intestino di quella maiala fino all'ultima goccia del suo sperma.
Infine, estrasse il cazzo – moscio ma ancora grosso – e lo usò come una frusta sul deretano di lei. La colpì più volte, e alla fine si complimentò:
- "È stata la più bella scopata della mia vita...".

Erano ormai quasi le 13, e Alice se ne accorse:
- "Cazzo, sta per tornare mia madre! Non che se ne farebbe un problema, ma insomma non mi va di farmi trovare così, tutta sborrata... Sarebbe capace di ripulirmi con la sua lingua!".
Così Manuel si rivestì di corsa e lasciò la giovane ancora ansimante sul letto. Prima, però, di richiudersi alle spalle la porta d'ingresso depose sul tavolo della cucina una banconota da 500 euro con un biglietto:
"TE LE SEI MERITATE".


FINE.
 

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