Racconto di fantasia Avventure pericolose in Estremo Oriente (I Parte)

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1. Premessa.

Cari e affezionati amici lettori, questa storia – di intrighi, avventure e passioni –, è ambientata tra due mondi apparentemente lontani distanze siderali, ma che in realtà chiamano in causa come protagoniste due coppie madre-figlio, entrambe provenienti dagli States, che si contenderanno una misteriosa “reliquia”, che alla fine della vicenda risulterà decisiva solo per una di esse.
Vediamo, perciò, di cominciare arruolando i nostri eroi...

La prima donna ad entrare in scena è Susan, originaria di Carson City, nel Nevada, una donna di 51 anni, vagamente formosa, alta 1 metro e 65 per 54 kg, occhi scuri e capelli neri lisci e lunghi, e due tette "corpose", una 5 misura di cui la femmina va giustamente orgogliosa benché sia frutto di un passaggio dal chirurgo – che le aveva donato anche delle areole grandi e chiare –, poiché inizialmente era dotata solo di una 3 scarsa.
Sotto, due cosce toniche e ben tornite, un pò di pancetta a darle un tocco assolutamente sexy, e una fichettina rasata e slabbrata (che aveva usato spesso come "strumento" per ottenere preziose informazioni quando era in missione).
Sempre ben curata, indossa sempre dei jeans a mezza coscia, degli anfibi ai piedi, e dei top dai quali sfoggia un ampio décolleté.
In patria, si guadagna da vivere come guida turistica, ma è spesso all'estero, dove – per passione e per denaro – è una affermata guerrigliera mercenaria: Vietnam e Cambogia, Guatemala e molti paesi africani sono il teatro delle sue avventurose scorribande al servizio della Fratellanza che – conoscendo la sua grande esperienza – se la contendono a suon di migliaia di dollari.

Susan, nelle rare pause in patria, ha avuto un figlio, frutto di una relazione ormai morta e sepolta, poiché l'uomo con cui stava non approvava il suo stile di vita.
Jonathan, questo è il suo nome, è un ragazzo di 23 anni, alto 1 metro e 70 per 78 kg, magro ma atletico, capelli corti, e "sotto" molto ben dotato, circa 23 cm...
Studia da archeologo, e grazie a questa scelta assisterà la madre nella ricerca del “cimelio”.

L'altra "coppia", è formata – invece – da Nicole e Robert, anch'essi madre e figlio.

La donna, poco più grande della nostra protagonista, 55 anni, è alta 1 metro e 60 per 58 kg, ha anch'essa un seno importante, anche lei una 5 ma tutta naturale, con grandi areole scure e grossi capezzoloni, fianchi ampi, e cosce formose.
Occhi neri e capelli rosso fuoco alle spalle, una pancia pronunciata con un grosso ombelico infossato, Nicole ha una bella patata pelosa, riccia, "a triangolone".
Indossa spesso vestiti che le fasciano – esaltandoli – i fianchi, corredati di un’ampia scollatura, chiusi sul davanti e lunghi a mezza gamba.

Anche lei, come detto, è americana, di Bellville, ma di origini mandarine, e lavora per la stessa “organizzazione” che ha assoldato Susan, la "Fratellanza dell'Amore Eterno".

Nicole ha un figlio maschio, Robert, che assisterà la madre nelle operazioni di “contrasto e resistenza”.
Non sarà mai un vero protagonista, ma è "necessario" a compiere la missione che lei ha ricevuto.
Ha 27 anni, è alto 1 metro e 60 per 58 kg, capelli e occhi marroni, tarchiato e grassottello, con fianchi ampi come la donna; totalmente glabro, petto abbastanza sporgente con piccole areole e capezzoli pronunciati, non è estremamente dotato: infatti, ha un membro sui 17 cm.
Di solito, veste un classico abbigliamento maschile: pantalone con cintura, camicia bianca – sempre ben stirata – con l'ultimo bottone aperto, e non porta la cravatta.

Ecco, questi sono i protagonisti della nostra vicenda, e... buona lettura!

2. Preparativi per la partenza.

Come già detto, Susan era molto quotata quando si trattava di missioni delicate, così un giorno - mentre era da sola in casa - squillò il telefono, e lei, stancamente, andò a rispondere.
Dall'altra parte del filo, si materializzò una voce:
- "Susan, è l'ora di tornare in azione... Il Maestro ha un incarico particolare per te... Sappiamo che tuo figlio è un archeologo, e potrà esserti utile, ma non dovrai rivelargli tutto della tua vera natura... Gli dirai solo lo stretto necessario... Un fratello della Confraternita ti aspetta alla reception della Sede Centrale, e ti darà tutte le informazioni...
- “Ma come faccio…” cercò di rintuzzare lei, e la voce misteriosa:
- “No, non domandare altro... Buona fortuna!".
E riattaccò immediatamente.

Susan rimase un istante pensierosa... ChissĂ  cosa volevano da lei, questa volta, i Confratelli... Ad ogni modo, il suo spirito di combattente le diceva di andare subito a sentire.
Si vestì, si mise al collo il monile della Confraternita, e senza indugiare scese a prendere la macchina; partì a razzo e si diresse fuori città, dove si trovava un massiccio edificio circolare senza finestre.
Scese al piano interrato, e li si mise ad attendere.
Dopo pochi minuti, fu avvicinata da un uomo tarchiato, con un impermeabile lungo a tre quarti e un cappello nero a falda larga.
Si sedette, le fece un sorriso di intesa, e riconobbe il ciondolo... Poi, quasi bisbigliando, prese la parola:
- "Sapevamo che saresti venuta, la tua lealtà è per noi un tuo punto di forza... Dunque, Susan, il Maestro si è da poco impossessato di una pergamena preziosissima... Giuri di mantenere il segreto di ciò di cui ora ti metterò a parte?".
E lei:
- "Certo... Non ho mai tradito i miei fratelli!".
L'uomo, allora, continuò:
- "Perfeto… E noi ti apprezziamo perché sei brava, scaltra, ti muovi bene in ogni ambiente, anche il più inaccessibile, sei spericolata ma non imprudente… Come ti dicevo, in questa pergamena si parla di una spada che dà a chi la possiede poteri incredibili... E noi ne abbiamo assoluto bisogno, per perpetuare l'esistenza della nostra Società. Questa spada, a quanto pare, si trova in una non meglio precisata grotta sperduta e dedicata agli dei Familiari, nella regione della Cina meridionale di Chongqing, protetta e sorvegliata da uomini armati. Ebbene, tu dovrai andare lì e recuperare quel tesoro, facendo attenzione a non insospettire nessuno. Hai capito bene?”.
- “Sì, tutto chiaro… Avete già pensato alla logistica?”.
- “Stai tranquilla, nulla sarà lasciato al caso… Avrai tutti i documenti necessari, mappe e soprattutto tutto il denaro che ti servirà per far parlare i locali”.
La guardò negli occhi, e poi riprese:
- “Beh, che ne dici? E’ evidente che, se accetti, il 20% del tuo compenso ti sarà accreditato sul tuo conto entro domani…”.
La donna già non vedeva l’ora di partire, vedeva solo come unico problema quello di convincere il figlio senza dirgli troppo della sua attività. Ad ogni modo, accettò l’incarico… Era troppo desiderosa di farsi vedere attenta e disponibile dai suoi superiori… Chissà che – se fossero rimasti soddisfatti dei suoi servigi – l’avrebbero promossa nelle gerarchie della Società…
Dunque, disse all’emissario del Maestro:
- “Sì, per il Maestro e per la Società… Accetto!!!”
- “Benissimo… Allora, tieniti pronta, ogni momento può essere buono per la partenza…”.
Si salutarono con un inchino, ed uscirono da quel locale uno per volta.
Susan, soddisfatta fece ritorno a casa, ed attese trepidante l’arrivo del figlio Jonathan.

Il quale arrivò, e raccontò a sua madre quello che gli era accaduto quel giorno:
- "Sai, i miei insegnanti hanno pensato di mandarmi qualche mese in Egitto per farmi fare “le ossa”, si insomma un po' di pratica sul campo, e dovrei partire questo fine settimana".
- "Cosaaa?", non riuscì a trattenersi Susan, "e io che avevo da proporti un'esperienza unica, un viaggio in Cina, noi due soli, dopo anni...".
E gli spiegò, dettagliatamente, l'offerta di lavoro che aveva ricevuto, omettendo accuratamente di dirgli – come concordato – chi l'aveva assoldata e perché. Invece, gli espose la possibilità di andare con lei come responsabile scientifico di quella “missione”:
- "In fondo, verresti con me come archeologo, non è la stessa cosa? Ti prego, Jony, non farmi questo, non mettermi nei guai...".
Ma il ragazzo sembrava irremovibile sulla sua preferenza per l'Egitto.
All’idea di partire da sola, Susan si sentì perduta: lei era la prima ad imbracciare le armi, ma non ci capiva niente quando si trattava di interpretare simboli e scene misteriose di cui l'intermediario le aveva parlato.
Avrebbe dovuto deludere i Confratelli, e spiegare loro che era incapace a riportare in patria l'agognata, misteriosa "preda"?
Come al suo solito, non si diede per vinta, e – a più riprese – tentò nei giorni a venire di fargli vedere che la sua proposta sarebbe stata più avvincente, sicuramente la più avventurosa...

Il tempo passava, e la chiamata per fissare la partenza poteva arrivare da un momento all'altro, così Susan decise di giocarsi quella carta che sperava poteva essere vincente...
Era una femmina davvero seducente, e anche Jonathan questo lo aveva notato fin dall'adolescenza. Più volte la osservava, “stregato”, mentre si cambiava, e avrebbe fatto di tutto per poter mettere le mani su di lei.
Cosi, mentre il giovane, pensoso, guardava fuori dalla finestra, le piombò alle spalle e gli sussurrò, suadente:
- "Amore, hai veramente deciso di non venire con la tua mamna? Peccato, perché tanti farebbero follie per stare insieme a me, e tu lo sai… Ma anche perché avrei delle cosine da offrirti che credo non ti dispiacerebbero".
E liberando il gancetto del reggiseno, avvolse il suo collo del ragazzo con le sue due morbide ma sode tettone: una 5 misura, come abbiamo accennato, percui Jonathan avrebbe fatto davvero di tutto.
Lui, restò immobile, come gelato, mentre i sottili capezzoli di lei carezzavano dolcemente la pelle di lui, disegnando un'immaginaria serie di ghirigori.
A quell'improvvisata della madre, il figlio si girò di scatto e si ritrovò quelle due meraviglie dinanzi agli occhi…

Ebbe solo la forza di dire:
- “Oh, mamma!!!”.
Poi, afferrò le sue mammelle, le strinse e ci posò delicatamente le labbra in un casto bacio.
style='font-size:12.0pt;font-family:"Verdana","sans-serif"'>Ma Susan aveva ben altre intenzioni: mise le mani sui fianchi del figlio, e lentamente cominciò a scendere giù fino a portare il suo volto all’altezza del pube di lui. Gli slacciò la cintura dei pantaloni, sbottonò, e tirò verso il basso – con esasperante quanto conturbante lentezza – la cerniera.
I jeans crollarono fino alle caviglie, e sotto lo slip cominciava a muoversi qualcosa… La donna, allora, lo prese sui fianchi e tirò via anche quello, mettendo in luce un bellissimo pisello, benché non ancora completamente “efficiente”.
style='font-size:12.0pt;font-family:"Verdana","sans-serif"'>Si sollevò sulle ginocchia, lo strinse tra quei magnifici seni ed iniziò a praticargli qualcosa che era a metà tra il pompino e la spagnola…
In breve quel cazzo assunse tutto il suo fulgore, e i suoi 23 centimetri svettarono, turgidi, al di sopra delle tette materne.
La donna, prese a muoversi, dapprima lentamente e poi sempre piĂą veloce, attorno a quel membro, scappellandolo col solo sfregamento del petto di lei.
Andò avanti così per circa una decina di minuti… quando – all’improvviso, un denso getto caldo raggiunse prima le mammelle e poi il volto di Susan.
Jonathan era venuto! Si accasciò sul pavimento, quasi esanime.
Solo allora Susan, dopo essersi leccata accuratamente e con gusto tutta la sborra filiale di dosso, si accostò al suo orecchio e gli disse:
- “Hai visto cosa ti ha fatto la tua mammina? E tu non vuoi neanche accompagnarla… Cattivone… Questo non è nulla se ti deciderai… Non sono meglio io di quei vecchi parrucconi dei tuoi insegnanti?”.
style='font-size:12.0pt;font-family:"Verdana","sans-serif"'>E così parlando, si rialzò e rivestendosi aggiunse, con uno sguardo birichino:
- “Pensaci, potrai avere molto di più…”.
Infine, se ne andò per i fatti suoi, mentre il giovane restò mezzo imbambolato e assai più pensieroso di prima.
Infatti, la proposta dei suoi professori era certamente allettante, ma la mamma era sempre la mamma… sotto tutti gli aspetti.
Il suo cervello diceva Egitto, ma le sue parti basse davano la preferenza alla Cina…

Susan, nel frattempo, era andata in cucina a preparare la cena come una qualunque donna di casa, e fu lì che Jonathan la raggiunse:
- “Mamma, vengo con te! Mi hai fatto capire che tu sei l’unica a cui non posso dire di no!”.
All’udir quelle parole, lei rimase con il mestolo che aveva in mano a mezz’aria, poi gli rispose:
- “Oh, amore di mamma… Finalmente… Ti prometto che non te ne pentirai…”.

Era al settimo cielo… Non doveva più rinunciare all’incarico datole dal Maestro, avrebbe potuto riprendere l’attività che lei preferiva in assoluto, e soprattutto avrebbe avuto con sé il frutto del suo grembo…

Quella notte, i due la trascorsero nel letto di lei, e la donna volle “ringraziarlo” facendolo godere come nessun’altra donna lo avrebbe mai più fatto godere.
Difatti, Jonathan si era appena addormentato, ed era ancora in uno stato di semi-incoscienza, quando percepì qualcosa che massaggiava da sopra il pigiama il suo cazzo nel bel mezzo di una bellissima erezione.
Ci volle davvero poco affinchè il giovane si rendesse conto che quella mano era di sua madre, la quale si infilò ben presto dentro l’indumento cominciando ad accarezzargli l’asta e i testicoli con delicatezza.
Lui era già su di giri, e lei – che se ne era resa conto – gli si avvicinò all’orecchio e gli bisbigliò:
- “Sshh... Stai calmo, e lascia fare alla tua mamma...”.
Susan, preso a masturbarlo, mentre lui era colto da un leggero tremore che non riusciva a dominare.
Il lavorio delle dita della donna sul suo pisello, ormai durissimo, era così eccitante che lentamente venne colto da uno stato di “perfetto piacere”.
E quando quel membro cominciò a contrarsi, quella femmina, dando un veloce colpo di lingua sull’orecchio del figlio, con un tono da vera porca, lo incitò:
- “Godi, figlio mio, godi… e sborra…”.
L'eccitazione di Jonathan era al culmine, e lui esplose violento, mentre Susan non allentò la presa fino allo svuotamento più totale.
Solo allora, quando il suo cazzo era completamente imbrattato di sperma, la donna astaccò la mano dall’asta e se la portò alla bocca per degustarne il sapore.
Poi, sempre sottovoce, gli disse:
- “Hai una cremina di ottima qualità, sai… Grazie, amore mio... grazie di questo ben regalino!”.
Infine, appagata e senza dir nulla, si girò dall’altra parte e finì subito tra le braccia di Morfeo, a ritemprare le energie.

La mattina seguente, Susan si svegliò felice accanto al suo ragazzo, e da quel momento per lei ogni momento era buono per la fatidica telefonata.
Con lui accanto, si sentiva pronta e fiduciosa di poter decifrare correttamente ogni enigmatico messaggio che avrebbero incontrato in Cina.

Mentre stava ancora a letto riflettendo sul da farsi, un trillo improvviso le trapassò il cervello. Anche Jonathan si svegliò, e ci volle qualche istante ancora affinché lei si rendesse conto che era il suo cellulare che suonava.
Lo prese in mano e rispose:
- "Chi è?".
Dall'altra parte, una voce flebile le annunciava:
- "Susan, figlia mia, avete due biglietti aerei prenotati per sabato mattina, recati in aeroporto e buon viaggio... Ah, una volta lĂ , ti contatterĂ  un confratello che ti farĂ  avere una copia esatta della mappa... Da allora sarete soli con la vostra missione... Riferirai direttamente a me, al tuo ritorno...".

La donna non vedeva l'ora di tornare operativa, e così impiegò il tempo che le rimaneva per preparare i bagagli, e soprattutto per verificare i suoi armamenti.
Alla vista dei quali il figlio rimase sbalordito, e le domandò:
- "Mamma, ma cosa sono? Non avevo mai visto armi in casa... Chi te le ha date? Che ci fai?".
Susan avrebbe voluto trovare una scusa qualsiasi, ma suo figlio era troppo intelligente per capire che gli stava mentendo... Così gli disse la verità:
- "Da quando tuo padre ci ha abbandonati, ho dovuto arrangiarmi per mantenere entrambi... E loro ci hanno aiutati in cambio della mia assoluta dedizione alla Fratellanza...".
Pronunciò la parola "loro" con tanta venerazione e timore, che il giovane – fortemente impressionato – non osò domandare altro...

3. Destinazione Chongquing.

Susan e Jonathan erano appena giunti all'aeroporto che l'altoparlante – in una perfetta parlata inglese – gli annunciò che erano attesi al posto di polizia dei controlli doganali.
Inquieti, si guardarono:
- "Andiamo bene! Nemmeno abbiamo messo piede a terra e giĂ  siamo ricercati... Speriamo che non si sono accorti delle armi e non ci fanno aprire i bagagli", si disse la donna.

Ad ogni modo, si recarono diligentemente dove erano attesi, senza fare storie, e lì si trovarono dinanzi un uomo anziano, vestito in abiti tradizionali, il quale – riconosciuto il medaglione – con i soliti inchini tipici di quella popolazione, li pregò di seguirlo.
Li fece salire su un SUV con autista, e poi cominciò a parlare in un dialetto che Susan appena capiva:
- "Mi chiamo Wen Tian, e sono stato inviato a voi dal Maestro... Spero abbiate fatto buon viaggio... Prima, in dogana, non sono stato molto loquace, perdonatemi, ma nel nostro paese è meglio non fidarsi di nessuno... Vi condurrò a Chongquing, al vostro alloggio, e da quel momento noi non ci dovremo più parlare, voi non mi avrete mai visto e conosciuto...".
Scampato il pericolo della dogana, la donna annuì, mentre l'automobile iniziò un lungo viaggio che, lasciandosi dietro di se un ambiente prettamente cittadino, li condusse per foreste verdeggianti e impenetrabili.

E quando dopo più di 6 ore di strada il SUV si fermò, dinanzi a loro si innalzava un manufatto gigantesco, simile a un camminamento, disseminato di costruzioni somiglianti a castelletti in mattoni rossi: era quella che gli occidentali chiamano la Grande Muraglia Cinese.
Tutto intorno, invece, erano solamente casupole abitate dagli indigeni e verde... tanto verde!

Wen Tian li fece scendere e subito li condusse al loro alloggio, all'interno di uno di quei castelli; si fermò sulla porta, e con un altro profondo inchino si congedò da loro.

Susan e suo figlio entrarono, e si ritrovarono in una stanza inaspettatamente spoglia, con assi di bambĂą alle pareti. Due sacchi riempiti di foglie di mais per letti, nessun bagno e un tavolo.
Uscirono nullo spazio antistante l'alloggio, e lì videro un piccolo pozzo per l'acqua, e a terra uno spazio per accendere il fuoco e "cucinare".
Da ogni parte, era una desolazione da non credere, ma loro erano lì per compiere la loro missione... e non ci fecero caso.
Rientrarono nella stanza, e solo allora si accorsero che sul tavolo c'era una busta.
La donna vi si gettò sopra e la aprì con il suo coltello a serramanico, e vi trovò due fogli. Il primo era una lettera:
- "Susan, se leggi queste righe significa che sei giunta a destinazione... Bene, il primo passo è compiuto... Ora viene il difficile: la fotografia che trovi allegata riproduce la vera mappa in pietra... Tuo figlio sarà certamente in grado di identificarne i luoghi e tradurre in parole i graffiti che vi sono rappresentati. Buona fortuna".
Era di nuovo lui, il Maestro, che le forniva ulteriori chiarimenti attraverso quel foglio di carta.

4. Inizia la ricerca.

Jonathan prese in mano il foglio che le passò la madre, e lo guardò con attenzione... Poi, dottamente, sentenziò:
- "Sono quasi certo di aver capito di cosa si tratta… E’ la Grotta di Chuang Mu, la “dea della camera da letto”, a Jiang".
Stette un attimo in silenzio, prese una carta topografica militare della zona che si erano portati dall'America, e riprese:
- "Non è lontana da dove siamo adesso, si trova a circa 15 km da noi…".
Susan, allora, da stratega della missione, pianificò le mosse successive:
- "Ottimo, ragazzo mio, domani mattina presto ci muoveremo per andare a fare una prima ricognizione...".

Nel frattempo, il sole era tramontato, e i due conclusero che era meglio – dopo una cena frugale a base di erbe raccolte nei dintorni – andare a coricarsi.
Ma siccome quei giacigli erano troppo scomodi al punto da spezzarsi la schiena, i nostri ebbero l'intuizione di accatastarli e di stendervisi sopra l'uno sull'altra.
Cercarono di dormire, ma il richiamo dei sensi ebbe il sopravvento.
Jonathan, che stava sopra, sentì il proprio membro irrigidirsi, e prese a giocherellare con le tette della mamma, slinguazzandole tutta la superficie delle larghe areole.
Dopo circa un quarto d'ora in cui Susan aveva iniziato ad ansimare, il ragazzo si accorse che tra le gambe della femmina stava sgorgando un tenue ruscelletto di piacere: si abbassò a succhiare quel prelibato nettare, proprio nel momento in cui una potente squirtata di lei gli inondò il volto.
Susan era fatta così, dopo essere venuta si addormentava all'istante... E così accadde anche quella volta, lasciando il giovane maschio in preda ad un'erezione che dovette tacitare con una violenta sessione di autoerotismo.

Restarono così, con Susan a fare con il proprio corpo da morbido giaciglio al giovane, ma quando spuntò l'alba, madre e figlio – presi sulle spalle i loro zaini con gli strumenti necessari – erano già in cammino, su uno stretto e scosceso sentiero fatto di pietrisco.
Avanzavano facendo molta attenzione a non scivolare, e quando il sole fu alto ecco che erano giunti ad una caverna.
Si fermarono un istante, indossarono i caschetti da speleologo, con la luce frontale, e si addentrarono nelle viscere della terra cinese...
Era buio pesto attorno, ma a un certo punto si aprì dinanzi a loro una specie di cattedrale a volta semisferica: al centro, un'ara di granito, a forma di grosso parallelepipedo, e in alto un fascione con un ciclo di graffiti policromi.
Il ragazzo, estasiato, prese a fotografarli uno ad uno, senza tralasciare nulla, mentre la donna era rapita da uno strano oggetto – sempre in pietra – che fuoriusciva per un tratto dal cippo.
Non seppero neanche loro quantificare il tempo che erano rimasti in quella sala, e si guardarono in volto: erano praticamente certi di aver raggiunto la loro meta.
Percui, non essendoci altro da vedere, Jonathan propose alla genitrice di fare ritorno alla base affinché potesse studiare per bene quelle figure.
Con la promessa implicita di farvi presto ritorno, i due ripresero la via per rientrare alla base, dove giunsero che era quasi notte.

5. Il potere della spada.

L'indomani, Jonathan si mise di buon mattino davanti al suo notebook, e cominciò ad esaminare ogni minimo dettaglio, anche il più insignificante, di quelle riproduzioni.
Erano migliaia le foto che aveva scattato il giorno precedente, ma ne ricavò l'impressione che quella serie di graffiti era quasi una sorta di "biblia pauperum", che spiegava per immagini la storia di una misteriosa spada che però, loro, ancora non avevano individuato: sembrava che, a chi ne entrava in possesso, sarebbe stata garantita fertilità e potenza sessuale.
Fu una rivelazione sensazionale, sia per Susan – che si avvicinava a portare a termine l’incarico conferitole dalla Fratellanza – che per suo figlio, che veniva così ripagato della "rinuncia" all'Egitto.

Quella stessa sera, a letto, in quella posizione così disagevole ma tanto eccitante, la donna disse al giovane:
- "Jony, non credi pure tu che la nostra condizione di madre-figlio stia stupendamente evolvendo? Che si stia trasformando? Io non ho piĂą un uomo e tu non hai ancora una donna...".
- "GiĂ ", rispose lui, "... A proposito, quei graffiti mi hanno incuriosito molto... E ho scoperto che oltre a indicarci la vera essenza del tuo cimelio, parlano anche di un singolare rito di protezione...".

La donna era davvero stupefatta dalla scoperta, e così il figlio – che nel frattempo aveva fatto una ricerca via internet sui siti delle più prestigiose università – le narrò per filo e per segno la vera storia la spada, conosciuta attraverso la lettura di una antica pergamena, nella quale si raccontava di una giovane, di nome Lian Wei.
Costei, viveva – nel 1178 – nel regno matriarcale di Tianjin, facendo la serva di un ricco signore, quando una maga della regione – grazie ai suoi poteri – capì subito che la ragazza non era una ragazza qualunque, ma che l’aspettava un destino straordinario.
Così decise di prenderla sotto la sua tutela e di educarla alla scienza occulta.
Dopo varie vicende in cui Lian Wei si mise nei guai proprio a causa dei suoi maldestri esperimenti, un giorno la stessa rischiò davvero grosso a causa di una strega malvagia, nemico della sua “protettrice”, ma fortunatamente riuscì comunque a salvarsi.
Nel frattempo morì la Regina, il regno rimase privo della sua guida,
e così – per trovare un nuovo governante – venne indetto tra le amazzoni un vero e proprio torneo cavalleresco.
Lian Wei, naturalmente, accompagnò alla gara la sua benefattrice, facendole da scudiera, ma distrattamente dimenticò la spada del torneo.
Presa dalla paura di perdere la fiducia della sua padrona, per sua ventura trovò casualmente una spada infilata in una roccia, e decise di prenderla.
La giovane ignorava che la leggenda voleva che colei che fosse riuscita ad estrarre quella spada sarebbe stata destinata a divenirne la custode.

Il tempo intanto passò, e Lian Wei – ormai cresciuta e divenuta madre – aveva riposto la spada lì dove l’aveva trovata, giurando di difenderla da ogni pericolo su cosa aveva di più caro.
E ciò che la donna aveva di più caro era senza dubbio suo figlio…
Per suggellare quel giuramento, Lian Wei giacque con lui una intimità, e da allora – tutte le discendenti femmine della donna – in memoria di questo grande avvenimento, si recavano (tre volte l’anno) presso la roccia in cui era inserita la spada, a compiere – con il loro primogenito – un rito che perpetrava la benevolenza della “dea della camera da letto”, Chuang Mu, ed assicurava la fertilità.

Susan cominciava a capire perché quella che lei aveva considerata come semplice anticaglia era così importante per la Fratellanza… Possedere la spada, significava avere il dominio sulla prolificità, e quindi sulla sopravvivenza di quella Associazione.
Disse a Jonathan:
- “Credo che domani sarà il giorno decisivo… Andremo là, e vedremo il da farsi… Prima la prendiamo, e prima torniamo a casa!”.

Quella notte i due la trascorsero ognuno sul proprio sacco, dovevano riposare bene, per poter così avere – il giorno successivo – il pieno controllo di sè.

La mattina dopo, conoscendo giĂ  il percorso e cosa li aspettava, si destarono sul tardi, e giunsero alla grotta nelle prime ore del pomeriggio.
Entrarono, e si diressero senza indugi sotto la volta, presso l’ara nella quale era conficcata la spada.
Alzarono lo sguardo verso l’alto, e proprio nel mezzo videro con sorpresa un piccolo affresco, quasi invisibile, che era accompagnato da una sorta di “fumetto”, in volgare:

“FALITE DERETO CO LO PALO, FILI DE LE PVTE”​

che, tradotto, significava:

“SPINGI DA DIETRO CON IL PALO, FIGLIO DI PUTTAVA”.

Jony, sempre più meravigliato, lo decifrò facilmente, e venne a sapere che quella era un’esortazione, e che il “palo” era nientemeno che il cazzo di un ipotetico maschio, che doveva “spingerlo” dentro alla donna.

In poche parole, la “dea della camera da letto” stava chiedendo ai primi visitatori di accoppiarsi, come segno di un’unione che avrebbe dato loro la forza per vincere ogni avversità, e (nel loro caso) per poter riportare in patria il prezioso oggetto.
Si guardarono ancora negli occhi, e benché fossero madre e figlio, e quello sarebbe stato un incesto, decisero di non contrariare la dea.

FINE I PARTE.
 

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