Esperienza reale Botta e risposta

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rosebud2

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Doveva essere tutto un gioco, un messaggio dal solito annoiato o infoiato, una conversazione come tante altre, ma pian piano iniziò a prendere una piega diversa. Da un semplice scambio di pensieri e fantasie si andò sempre più avanti, rendendo quelle fantasie e quelle voglie sempre più vivide e realizzabili, finché dopo due anni... mi ritrovo qui a raccontare la mia esperienza con una persona conosciuta qui, uno di voi. Semplicemente.
Anche i veterani di questo forum sanno che non è nato come sito di incontri, e che oltre a qualche scambio di foto ed opinione è alquanto improbabile sperare di incontrare una ragazza curiosa e desiderosa di giocare un po'.
Si, sono una di quei rari casi che a volte passano anche per fake, ma non sono qui per parlare di me.
Io centro italia. Lui del sud. Continuiamo a giocare ed a portare avanti questo interessante gioco di messaggi che finivano spesso nel sexting, finché una sera d'estate, quel gioco intrigante esce dal forum. Riparlando in seguito di questo nostro primo incontro, abbiamo pensato di farne un racconto, che tenesse però conto di entrambi i nostri punti di vista. Inizierò dal mio:

Il telefono vibra, una notifica. Sto guidando e non vorrei prestarci troppa attenzione. Quella lucina lampeggiante spicca nel buio dell’abitacolo e solletica la mia curiosità ma resisto fino all’arrivo al ristorante. Mi fermo,parcheggio e apro telegram
“Farò tardi a cena,fortunatamente il sushi non si fredda”
Alzo gli occhi al cielo. Ad averlo saputo prima avrei posticipato il ritiro,invece ormai sono le 8 in punto e sono dinnanzi al locale. Apro lo sportello, appoggio il primo tacco fuori e scosto il vestito per non farlo toccare a terra. Esco dalla macchina e mi avvio verso l'ingresso. La busta con la mia cena era già pronta sul bancone,mentre avrei quasi sperato di poter temporeggiare un po’.
“A posto così?”
Senza neanche rifletterci troppo, i miei occhi corrono sul retro del bancone e rispondo:
“Il sakè,aggiungi una bottiglia”
Prendo tutto e guido fino a casa. La tavola era già apparecchiata con le tovagliette di bambù,le bacchette appoggiate accanto alle ciotoline,e la salsa di soia al centro. Per il nervoso non avevo neanche chiesto di quanto avrebbe tardato. Poco male, ne approfitto per mettermi comoda e mi tolgo i tacchi. Il mio appartamento è al secondo piano,avrei fatto in tempo a rimetterli quando avessi sentito i passi sulle scale. Per ingannare il tempo mi siedo e stappo la bottiglia di sakè. Ne prendo un bicchierino e non era niente male. Passano i minuti e mi verso il secondo. Proprio buono. Inizio a sentire la noia dell’attesa,mista alla fame e all’impazienza. Bevo il terzo bicchierino sperando mi faccia passare almeno una delle tre. A questo punto mi alzo in piedi per sistemare un po’ il vestito ma sento che la testa inizia a girare e per poco non inciampo nello strascico. Presa dal nervoso e dalla paura di rovinarlo, mi sfilo il vestito, prendo una vaschetta di sushi e mi sdraio in mezzo al tavolo, nel lato non apparecchiato. Non avrei voluto iniziare a cenare senza di lui ma la testa mi girava ed ero a stomaco vuoto. Intanto il tempo passava, il telefono vibra e un messaggio mi informa che sarebbe arrivato entro pochi minuti. A quel punto avrei dovuto rivestirmi e riassettare la tavola. Ma le scarpe erano così lontane e stranamente quella posizione mi appariva così comoda. Temporeggio prendendo un altro nigiri ma,questa volta, mi sfugge dalle dita e si posa sul petto. Non portavo il reggiseno. Rimango a guardare quella strisciolina di salmone perfettamente adagiata sulla forma tondeggiante del mio seno. L’immagine mi delizia la fantasia. Prendo due rotolini di uramaki e li appoggio sopra ai capezzoli. Al tocco freddo del riso li sento indurirsi. Afferro un pezzo di sashimi e lo stendo lungo il lato sinistro del collo. la sensazione è molto piacevole. Inizio a sentire il rumore dei suoi passi provenire dalle scale. Ormai era troppo tardi per cambiarsi, avevo temporeggiato troppo. Così finisco di adagiare su di me il sushi che rimaneva nella vaschetta sulle cosce,sui polsi,sulla pancia. Tengo lo zenzero per ultimo, e ci segno sull’inguine il contorno del perizoma in pizzo nero. Sento le chiavi girare nella porta,che si affaccia direttamente nella sala in cui sta la tavola. Aprì la porta e mi trovò così.
 

Lee-san

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fammi capire...fa tardi, e viene anche premiato??? 😂🤤
E certo. A volte l'attesa aumenta il piacere....


Dopo aver fatto le rampe che portavano al secondo piano, mi soffermo un attimo per provare a sentire qualche rumore provenire dalla porta. Sapevo di aver fatto tardi quindi mi aspettavo il frenetico rumore dei tacchi mentre lei preparava gli ultimi dettagli per la cena, invece con mia sorpresa non sentivo nulla, avrei quasi pensato di aver sbagliato porta se non fosse stato per il mazzo di chiavi lasciato fuori apposta.
Entro, e la scena che mi trovo avanti mi smorza un sorriso di sorpresa e di gradimento: lei era sdraiata supina in mezzo al tavolo. Una gamba era piegata, come se volesse in minima parta nascondere il corpo nudo, e le braccia erano piegate lasciando appoggiare le dita delle mani poco al di sotto del seno.
Stranamente non era affatto a disagio, mi fissava divertita mentre faceva scivolare le sue dita sul corpo adornato di uramaki e sashimi sui capezzoli e lungo lo stomaco,fino ad arrivare all’inguine.

Mi avvicino posando una busta contenente un contenitore di polistirolo ed una bottiglia di Roku e togliendomi la giacca.

“Vedo che hai iniziato senza di me”, mentre mi sbottono le maniche della camicia accorciandole.

“Sei tu in ritardo, mica io” mi fa il verso.

“Mi accontenterò di ciò che mi hai lasciato”, il suo sguardo soddisfatto ma che tralasciava un po’ di vergogna.

Mi siedo all’altezza del suo petto, e come se niente fosse aggiusto le bacchette alla mano destra, e con la sinistra prendo la bottiglietta di salsa di soia versandone una piccola parte nel suo ombelico.

Il riflesso dell’addome cre un piccolo solco scuro che corre lungo il pallido fianco sinistro, facendole venire la pelle d’oca ed un respiro più intenso. Faccio finta di nulla, soprattutto cercando di non dare a vedere troppo la mia eccitazione, ed inizio ad intingere il primo pezzo di salmone preso dal suo collo e portandolo nel suo ombelico.

Me lo gusto guardandola prendere un pezzo con le sue dita curate ma non appariscenti, simulando il mio stesso movimento. Continuo a masticare, le chiedo com’è andata la giornata e facendo complimenti per il sushi di buona qualità mi alzo per versarmi un bicchiere di sake.

“Hai nascosto qualcosa in tasca?” indicando il rigonfiamento ormai evidente del mio pantalone di cotone.

“Il dessert si scarta dopo.” Mi soffermo sul suo volto. Vedo meglio i suoi occhi e capelli neri, lo sguardo un po’ stralunato ma che non disdegnava assolutamente il momento.

Poso le bacchette e prendo uno degli uramaki disposti sui suoi capezzoli ormai turgidi. Non vado di fretta, lentamente striscio il pezzo di sushi sul suo capezzolo, facendo poi un giro su di esso con la nocca dell’indice.

“Anche se in anticipo, ti chiedo di aprire la bocca”

Sorride divertita ma esegue il mio comando, il suo rossetto contrasta con il bianco dei suoi denti. Le lascio accogliere l’uramaki completamente in bocca ma ricevo un piccolo morso sulle dita. Mi prometto di essere paziente ancora per un po’ ed incasso il colpo.

Ricambio il gesto avvicinandomi con il viso al suo seno ed aprendo la bocca per prendere l’ultimo uramaki,senza però aver assestato un paio di colpi di lingua al capezzolo.

“Così non vale”, mi fa smorzando un piccolo sospiro

“Lo so” guardandola compiaciuto ed avvicinandomi al suo inguine. Le porgo un bicchiere di sake e si mette quasi seduta sul tavolo, tenendo aperte le gambe

Mi ritrovo a godermi la vista del suo monte di venere e le gambe ormai entrambe aperte sul tavolo.
Dal suo perizoma in pizzo, scruto i suoi umori creare delle piccole goccioline tra le grandi labbra ed i neri peletti, orgogliosamente compiaciuto dal fatto che quello spettacolo, in parte, fosse anche merito mio.

Appoggio i gomiti sul tavolo e gusto una striscia di zenzero marinato disposto sul suo basso ventre. Non alzo lo sguardo ma continuo a leccare quel punto scendendo gradualmente ed assaporando la sua pelle. Sento il suo basso ventre muoversi, tendersi e rilassarsi a secondo dei colpi della mia lingua. La sento ansimare quando sposto il perizoma ed arrivo sul suo clitoride, bagnandomi il mento a contatto con le sue labbra ed assaporando i suoi umori.

Apro gli occhi e la vedo stendersi di nuovo, vedo il suo diaframma alzarsi ed abbassarsi, mentre le mani stringono dapprima il seno ed i capezzoli.

Mi fermo solo per toglierle il perizoma e prendendola per i fianchi la porto ai bordi del tavolo. Mi siedo e riprendo da dove avevo iniziato... Voglio almeno ringraziarla per la sua accoglienza, per la cena, voglio iniziare i giochi con un suo orgasmo, sentire il suo corpo vibrare...
 
OP
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rosebud2

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Siete un po' moscini ragazzi, se non vedo interazioni mi passa un po' la voglia di pubblicare il seguito. Sinceramente credevo che la fantasia di passare da questo forum alla vita reale fosse più condivisa, forse mi sbagliavo
 

uomocaldo

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Penso che il racconto sia scritto in modo condiviso. La prima parte lei, la seconda lui. Idea secondo me ottima, che rende il tutto più coinvolgente. Molto bella la scena iniziale, davvero, piena di emozione e trasporto. Tra l'altro, condivido pienamente il vostro approccio all'eros.
 

TheChosenOne

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Ottima storia ed anche ben scritta! Che non è una cosa da poco
Nickname di un certo livello mia cara "rosabella2" ;)
Le fantasie con il cibo sono molto erotiche!
 

alanswiss

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passare da questo forum alla vita reale fosse più condivisa, forse mi sbagliavo
Decisamente sì! Adoro questa scelta di scrittura a quattro mani, il modo migliore per gustare un pianoforte...ed il sushi. Continuate, siete meravigliosi così come lo è la vostra scrittura, calda ed accogliente, passionale e adeguatamente curata!
 
OP
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rosebud2

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Mi fa piacere che abbiate apprezzato il nostro format 😊 A entrambi piace scrivere ed entrambi volevamo raccontare il nostro punto di vista, ci siamo messi a scritturare i nostri ricordi quasi per gioco, ma il risultato finale ci ha molto soddisfatti. A breve pubblicherò il seguito con la mia parte
 
OP
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rosebud2

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PARTE 3
Vidi quel guizzo nei suoi occhi e le sue intenzioni mi furono subito chiare. Chiusi le gambe, e mentre con una mano sollevavo il suo mento, lentamente le accavallai. La sua eccitazione era palpitante, e l'idea che la stesse trattenendo in quel momento si delineó nella mia mente come una sfida. La cena poteva cominciare.

"Come mai tanta fretta? A me hai fatto attendere per tutto questo tempo"

Prima che riuscisse a controbattere gli poggiai le dita sulle labbra e senza distogliere lo sguardo avvicinai il mio viso al suo fino a sentirne il respiro. Dalle labbra feci scorrere le dita leggermente inumidite di saliva lungo il suo collo, fino al colletto della camicia. Mi chinai ancora,slacciando con la mano i primi due bottoni della camicia, con la bocca ormai a sfiorare la sua, finsi un bacio per arrivare a mordergli il labbro inferiore. Non arretró di un millimetro, quasi come se lo aspettasse questa volta. Quando lasciai la presa mi fece un mezzo sorriso sghembo, sembrava divertito dei miei tentativi di stuzzicarlo. Non riuscivo a capire bene quanto fosse realmente eccitato, il suo viso era impenetrabile. C'era una sola cosa che poteva darmi degli indizi,e non ero affatto sicura di voler aspettare fino al dessert per scartarla. Con un balzello scendo dal tavolo e mi siedo sulle sue gambe. Mi sistemo per trovare equilibrio e sento il suo cazzo premere da sotto. I suoi pantaloni erano così leggeri che lo sentivo proprio spingere contro il culo, come se lo avesse tirato fuori. Appena si fosse distratto avrei dato una sbirciatina, ma ora non potevo tradirmi.

"Ora tocca a me mangiare qualcosa."

"Ma io non avevo ancora finito il mio antipasto.."

"Io non sono l'antipasto". "Sono la portata principale" , mormorai con tono più basso, ma non sono sicura che riuscì a sentirmi. Presi dal tavolo del wasabi e glielo spalmai sul collo. Presi un pezzo di sushi delicatamente tra le labbra e lo passai sul suo collo. Sentii il suo cazzo premere ancora più forte, ma decisi ancora di ignorarlo. Mangiai il boccone di gusto. Era rimasta della salsa sul collo. Scostai il colletto della camicia e inizia a leccare dalla base del collo fino al mento,ripulendola tutta. Non vado pazza per il wasabi, ma il profumo della sua pelle e del suo dopobarba lo resero una delizia tale che volli condividerla. Accarezzai con la punta della lingua i contorni delle sue labbra carnose, e gli chiesi di assaggiare. In quel breve momento di distrazione allargai leggermente le gambe per dare finalmente un'occhiata al rigonfiamento del suo cazzo che scalpitava per uscire sotto di me ma ebbi una sorpresa: i miei umori erano colati fuori, bagnando i suoi pantaloni. Rialzai gli occhi verso di lui, che mi stava di nuovo facendo un sorrisino sghembo. Se ne era accorto. E probabilmente anche prima di me.
 

timassaggio

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PARTE 3
Vidi quel guizzo nei suoi occhi e le sue intenzioni mi furono subito chiare. Chiusi le gambe, e mentre con una mano sollevavo il suo mento, lentamente le accavallai. La sua eccitazione era palpitante, e l'idea che la stesse trattenendo in quel momento si delineó nella mia mente come una sfida. La cena poteva cominciare.

"Come mai tanta fretta? A me hai fatto attendere per tutto questo tempo"

Prima che riuscisse a controbattere gli poggiai le dita sulle labbra e senza distogliere lo sguardo avvicinai il mio viso al suo fino a sentirne il respiro. Dalle labbra feci scorrere le dita leggermente inumidite di saliva lungo il suo collo, fino al colletto della camicia. Mi chinai ancora,slacciando con la mano i primi due bottoni della camicia, con la bocca ormai a sfiorare la sua, finsi un bacio per arrivare a mordergli il labbro inferiore. Non arretró di un millimetro, quasi come se lo aspettasse questa volta. Quando lasciai la presa mi fece un mezzo sorriso sghembo, sembrava divertito dei miei tentativi di stuzzicarlo. Non riuscivo a capire bene quanto fosse realmente eccitato, il suo viso era impenetrabile. C'era una sola cosa che poteva darmi degli indizi,e non ero affatto sicura di voler aspettare fino al dessert per scartarla. Con un balzello scendo dal tavolo e mi siedo sulle sue gambe. Mi sistemo per trovare equilibrio e sento il suo cazzo premere da sotto. I suoi pantaloni erano così leggeri che lo sentivo proprio spingere contro il culo, come se lo avesse tirato fuori. Appena si fosse distratto avrei dato una sbirciatina, ma ora non potevo tradirmi.

"Ora tocca a me mangiare qualcosa."

"Ma io non avevo ancora finito il mio antipasto.."

"Io non sono l'antipasto". "Sono la portata principale" , mormorai con tono più basso, ma non sono sicura che riuscì a sentirmi. Presi dal tavolo del wasabi e glielo spalmai sul collo. Presi un pezzo di sushi delicatamente tra le labbra e lo passai sul suo collo. Sentii il suo cazzo premere ancora più forte, ma decisi ancora di ignorarlo. Mangiai il boccone di gusto. Era rimasta della salsa sul collo. Scostai il colletto della camicia e inizia a leccare dalla base del collo fino al mento,ripulendola tutta. Non vado pazza per il wasabi, ma il profumo della sua pelle e del suo dopobarba lo resero una delizia tale che volli condividerla. Accarezzai con la punta della lingua i contorni delle sue labbra carnose, e gli chiesi di assaggiare. In quel breve momento di distrazione allargai leggermente le gambe per dare finalmente un'occhiata al rigonfiamento del suo cazzo che scalpitava per uscire sotto di me ma ebbi una sorpresa: i miei umori erano colati fuori, bagnando i suoi pantaloni. Rialzai gli occhi verso di lui, che mi stava di nuovo facendo un sorrisino sghembo. Se ne era accorto. E probabilmente anche prima di me.
Wow!
 

uomocaldo

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PARTE 3
Vidi quel guizzo nei suoi occhi e le sue intenzioni mi furono subito chiare. Chiusi le gambe, e mentre con una mano sollevavo il suo mento, lentamente le accavallai. La sua eccitazione era palpitante, e l'idea che la stesse trattenendo in quel momento si delineó nella mia mente come una sfida. La cena poteva cominciare.

"Come mai tanta fretta? A me hai fatto attendere per tutto questo tempo"

Prima che riuscisse a controbattere gli poggiai le dita sulle labbra e senza distogliere lo sguardo avvicinai il mio viso al suo fino a sentirne il respiro. Dalle labbra feci scorrere le dita leggermente inumidite di saliva lungo il suo collo, fino al colletto della camicia. Mi chinai ancora,slacciando con la mano i primi due bottoni della camicia, con la bocca ormai a sfiorare la sua, finsi un bacio per arrivare a mordergli il labbro inferiore. Non arretró di un millimetro, quasi come se lo aspettasse questa volta. Quando lasciai la presa mi fece un mezzo sorriso sghembo, sembrava divertito dei miei tentativi di stuzzicarlo. Non riuscivo a capire bene quanto fosse realmente eccitato, il suo viso era impenetrabile. C'era una sola cosa che poteva darmi degli indizi,e non ero affatto sicura di voler aspettare fino al dessert per scartarla. Con un balzello scendo dal tavolo e mi siedo sulle sue gambe. Mi sistemo per trovare equilibrio e sento il suo cazzo premere da sotto. I suoi pantaloni erano così leggeri che lo sentivo proprio spingere contro il culo, come se lo avesse tirato fuori. Appena si fosse distratto avrei dato una sbirciatina, ma ora non potevo tradirmi.

"Ora tocca a me mangiare qualcosa."

"Ma io non avevo ancora finito il mio antipasto.."

"Io non sono l'antipasto". "Sono la portata principale" , mormorai con tono più basso, ma non sono sicura che riuscì a sentirmi. Presi dal tavolo del wasabi e glielo spalmai sul collo. Presi un pezzo di sushi delicatamente tra le labbra e lo passai sul suo collo. Sentii il suo cazzo premere ancora più forte, ma decisi ancora di ignorarlo. Mangiai il boccone di gusto. Era rimasta della salsa sul collo. Scostai il colletto della camicia e inizia a leccare dalla base del collo fino al mento,ripulendola tutta. Non vado pazza per il wasabi, ma il profumo della sua pelle e del suo dopobarba lo resero una delizia tale che volli condividerla. Accarezzai con la punta della lingua i contorni delle sue labbra carnose, e gli chiesi di assaggiare. In quel breve momento di distrazione allargai leggermente le gambe per dare finalmente un'occhiata al rigonfiamento del suo cazzo che scalpitava per uscire sotto di me ma ebbi una sorpresa: i miei umori erano colati fuori, bagnando i suoi pantaloni. Rialzai gli occhi verso di lui, che mi stava di nuovo facendo un sorrisino sghembo. Se ne era accorto. E probabilmente anche prima di me.
Tutto meraviglioso, sei una notevole scrittrice erotica.
 

Lee-san

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Restai fisso in quella posizione per qualche minuto, tenendole lo sguardo e sorridendo, mentre sentivo i suoi caldi umori bagnarmi la parte superiore del pantalone, sotto al quale il mio cazzo faceva sentire tutte le sue pulsazioni come un toro che sbatte con la testa contro il cancello di legno dopo aver visto il torero.

Avrei voluto prenderla e dar finalmente adito alla mia passione, sbatterla sul tavolo e penetrarla avidamente,mentre avrei continuato a gustarmi i suoi capezzoli e stretto i suoi voluminosi capelli neri in un pugno, ma non volevo finire quella cena in un modo così diretto, non avrei voluto darle ciò che voleva già da adesso.

La afferrai serratamente e facendomi forza sulle gambe la rimisi seduta sul tavolo. Appena si sentìi avvinghiata a me, emise un gemito ed affondò un morso sul mio collo, così ricambiai usando la mia lingua per giocare con la sua.

Mentre esplorai la sua bocca, sfiorando i suoi denti ed assaporando la sua saliva, la mia mano sinistra scese tra le sue gambe e si protrasse tra le sue labbra bagnatissime e calde. Al contatto con esse, le mie dita scivolarono tra di loro creando dei movimenti repentini vicino al clitoride prima, e all’interno della sua fica dopo.

Le vibrazioni provenienti dalla sua bocca non lasciarono spazio all’immaginazione, il mio pantalone continuò ad essere sempre più bagnato e stavolta non per colpa sua. Decisi di liberare almeno il mio cazzo da quel posto angusto che erano diventati i miei boxer e decisi di strusciarlo avidamente sulla sua fica.

Di questo passo non avrei resistito molto a lungo dalla voglia di possederla sul tavolo, dal penetrare quel posto così accogliente e bramoso di sesso. Ma quante altre possibilità avrei avuto nel ritrovarla così vogliosa e così desiderosa di essere scopata, di desiderare il mio cazzo ma sopratutto di realizzare anche il mio desiderio.

Faccio per inserire il glande tra le sue labbra. Lei lo percepì ricambiando con un gemito smorzato mordendosi le labbra ed aiutandomi ad assestare il colpo stringendo i miei fianchi con le sue gambe, ma per fortuna, non caddi nella tentazione.

La presi per i capelli con la mano sinistra, abbastanza forte da farle alzare lo sguardo al soffitto e portandola a guardarmi come una preda ormai consapevole di essere diventata il pasto del suo predatore, ansimante e con il battito accellerato: “Cosa aspetti, stronzo”

“Ti ricordi il boccone migliore lasciato per ultimo? Come ho detto, sono ancora all’antipasto”

Le presi il seno e la spinsi sul tavolo sdraiandola, volevo darle piacere prima di scoparla avidamente, ed iniziai a riprendere il ritmo veloce nella sua fica con le mie dita.

Il gesto fu molto apprezzato, lei continuò a tenersi il seno e stringersi i capezzoli, mentre aprì la bocca e mi mostrò tutto il suo piacere, servito tra i bicchieri sporchi di sake ed i piatti inutilizzati. Mentre le mie dita continuarono a grondare umori, anche il mio cazzo iniziò a lasciar colare dalla punta tutta la sua voglia, repressa da una mente tanto sadica quanto galante. Per un attimo ebbi paura di venire senza neanche averla penetrata, ma rinsavii all’istante quando sentii i suoi piedi appoggarsi all’asta umida del mio cazzo strusciandolo con movimenti interrotti.

Vedevo gemerla, presa dal piacere che le davo io, ma non si era arresa nel tenermi testa, mentre ero lì a sditalinarla aveva trovato il modo per riprendersi un minimo di controllo della situazione afferrando il mio cazzo con i suoi piedi.

Avevo fatto bene ad aspettare ancora un po’, a darle modo di controbattere alla mia ennesima provocazione.

Decisi di aumentare il ritmo, di non arrendermi nonostante la mia eccitazione aveva ormai superato il limite della razionalità, ma dopo qualche istante lei mollò la presa con i piedi e portando le mani dal suo petto al tavolo si lasciò andare in un gemito più forte degli altri, mentre alzando il bacino sentìì delle fantastiche vibrazioni provenire dal suo basso ventre.

I suoi occhi stralunati ed il suo respiro affannoso mi suggerirono che mai aveva provato una sensazione così forte, forse neanche quando maltrattava i suoi utensili da cucina o la sua scorta di banane.

Era fantastico vedere il suo corpo rilassarsi dopo l’orgasmo ed il suo volto estasiato ma a tratti confuso.

La mia mano era zuppa, così come il mio cazzo. Per un istante, ero riuscito a farla mia, a tenerla letteralmente con due dita, a darle prova della mia devozione per il suo corpo e per quella serata. Ma sapevo che non sarebbe finita lì, mi fissava, sapevo che ora toccava a lei “farmela pagare”, e la cosa mi provocò un sorriso di impazienza e curiosità.
 

uomocaldo

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Restai fisso in quella posizione per qualche minuto, tenendole lo sguardo e sorridendo, mentre sentivo i suoi caldi umori bagnarmi la parte superiore del pantalone, sotto al quale il mio cazzo faceva sentire tutte le sue pulsazioni come un toro che sbatte con la testa contro il cancello di legno dopo aver visto il torero.

Avrei voluto prenderla e dar finalmente adito alla mia passione, sbatterla sul tavolo e penetrarla avidamente,mentre avrei continuato a gustarmi i suoi capezzoli e stretto i suoi voluminosi capelli neri in un pugno, ma non volevo finire quella cena in un modo così diretto, non avrei voluto darle ciò che voleva già da adesso.

La afferrai serratamente e facendomi forza sulle gambe la rimisi seduta sul tavolo. Appena si sentìi avvinghiata a me, emise un gemito ed affondò un morso sul mio collo, così ricambiai usando la mia lingua per giocare con la sua.

Mentre esplorai la sua bocca, sfiorando i suoi denti ed assaporando la sua saliva, la mia mano sinistra scese tra le sue gambe e si protrasse tra le sue labbra bagnatissime e calde. Al contatto con esse, le mie dita scivolarono tra di loro creando dei movimenti repentini vicino al clitoride prima, e all’interno della sua fica dopo.

Le vibrazioni provenienti dalla sua bocca non lasciarono spazio all’immaginazione, il mio pantalone continuò ad essere sempre più bagnato e stavolta non per colpa sua. Decisi di liberare almeno il mio cazzo da quel posto angusto che erano diventati i miei boxer e decisi di strusciarlo avidamente sulla sua fica.

Di questo passo non avrei resistito molto a lungo dalla voglia di possederla sul tavolo, dal penetrare quel posto così accogliente e bramoso di sesso. Ma quante altre possibilità avrei avuto nel ritrovarla così vogliosa e così desiderosa di essere scopata, di desiderare il mio cazzo ma sopratutto di realizzare anche il mio desiderio.

Faccio per inserire il glande tra le sue labbra. Lei lo percepì ricambiando con un gemito smorzato mordendosi le labbra ed aiutandomi ad assestare il colpo stringendo i miei fianchi con le sue gambe, ma per fortuna, non caddi nella tentazione.

La presi per i capelli con la mano sinistra, abbastanza forte da farle alzare lo sguardo al soffitto e portandola a guardarmi come una preda ormai consapevole di essere diventata il pasto del suo predatore, ansimante e con il battito accellerato: “Cosa aspetti, stronzo”

“Ti ricordi il boccone migliore lasciato per ultimo? Come ho detto, sono ancora all’antipasto”

Le presi il seno e la spinsi sul tavolo sdraiandola, volevo darle piacere prima di scoparla avidamente, ed iniziai a riprendere il ritmo veloce nella sua fica con le mie dita.

Il gesto fu molto apprezzato, lei continuò a tenersi il seno e stringersi i capezzoli, mentre aprì la bocca e mi mostrò tutto il suo piacere, servito tra i bicchieri sporchi di sake ed i piatti inutilizzati. Mentre le mie dita continuarono a grondare umori, anche il mio cazzo iniziò a lasciar colare dalla punta tutta la sua voglia, repressa da una mente tanto sadica quanto galante. Per un attimo ebbi paura di venire senza neanche averla penetrata, ma rinsavii all’istante quando sentii i suoi piedi appoggarsi all’asta umida del mio cazzo strusciandolo con movimenti interrotti.

Vedevo gemerla, presa dal piacere che le davo io, ma non si era arresa nel tenermi testa, mentre ero lì a sditalinarla aveva trovato il modo per riprendersi un minimo di controllo della situazione afferrando il mio cazzo con i suoi piedi.

Avevo fatto bene ad aspettare ancora un po’, a darle modo di controbattere alla mia ennesima provocazione.

Decisi di aumentare il ritmo, di non arrendermi nonostante la mia eccitazione aveva ormai superato il limite della razionalità, ma dopo qualche istante lei mollò la presa con i piedi e portando le mani dal suo petto al tavolo si lasciò andare in un gemito più forte degli altri, mentre alzando il bacino sentìì delle fantastiche vibrazioni provenire dal suo basso ventre.

I suoi occhi stralunati ed il suo respiro affannoso mi suggerirono che mai aveva provato una sensazione così forte, forse neanche quando maltrattava i suoi utensili da cucina o la sua scorta di banane.

Era fantastico vedere il suo corpo rilassarsi dopo l’orgasmo ed il suo volto estasiato ma a tratti confuso.

La mia mano era zuppa, così come il mio cazzo. Per un istante, ero riuscito a farla mia, a tenerla letteralmente con due dita, a darle prova della mia devozione per il suo corpo e per quella serata. Ma sapevo che non sarebbe finita lì, mi fissava, sapevo che ora toccava a lei “farmela pagare”, e la cosa mi provocò un sorriso di impazienza e curiosità.
Eccezionale suspense erotica.
 
OP
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rosebud2

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PARTE 5

"Ora bevi" gli dissi. Il mio tono di voce era basso ma intenso, ancora smussato dal rilassamento che mi pervadeva dopo l'orgasmo. Le tempie mi martellavano, il mio battito era ancora accelerato, la figa mi pulsava forte. Eppure sapevo esattamente cosa fare, quel piacere non aveva fatto altro che amplificare le mie voglie. Gli passai il bicchierino vuoto del sake, e mi poggiai sui gomiti per vedere al meglio. D'istinto gli venne di afferrarlo con la mano destra, ancora immersa nella mia figa,ma gli bloccai il polso e gli intimai di prenderlo con l'altra mano libera. Lo guardai fisso negli occhi quando immerse il bicchiere nei miei umori, che stavano lentamente colando fuori. Mi alzai a sedere sul tavolo e mi chinai verso di lui. Mentre bevve in un solo sorso quell'inebriante shottino, allentai la presa sul suo polso e gli tolsi la mano destra dalla mia figa per mettermela in bocca. Deglutì e io gli sorrisi compiaciuta, mentre iniziavo a succhiargli le dita avidamente. Le mie labbra scorrevano su e giù lungo le sue due dita, mentre la mia lingua leccava via ogni stilla del mio sapore. Quando non ne rimase più alcuna traccia, rallentai il ritmo, e presi a succhiargliele più dolcemente ma sempre senza distogliere lo sguardo. A quel punto allungai una mano verso il suo cazzo e finalmente potei stringerlo in tutta la sua possanza. Coordinai il ritmo della mano con quello della bocca, e iniziai a segarlo lentamente. La mia presa era però ferma e decisa, e scorreva su e giù per la cappella. Stava ancora provando a resistermi, e non si fece sfuggire più di qualche piccolo mugolio, ma il suo respiro era affannato, lo vedevo dai movimenti del suo petto.

"Spogliati" gli intimai con lo stesso tono basso ma autoritario di prima, sfilandomi le dita dalla bocca. Mi fece un sorrisino beffardo e per un momento pensai che non mi avrebbe ubbidito. Ma lentamente avvicinò la mano madita di saliva alla sua camicia e iniziò a giocherellare con il bottone nel tentativo di slacciarlo. Non capivo perché non usasse entrambe le mani, ma ero rapita da quei piccoli movimenti ostacolati dalle dita scivolose per la saliva e dal fatto che non avessi mai smesso di masturbarlo. Ma d'un tratto mi sentii penetrata dall'altra sua mano. Mi infilò due dita dentro, di botto, che entrarono come niente per quanto ero bagnata, ma mi fecero comunque sussultare per la sorpresa.

"Questo per ricordarti che non prendo ordini"

L'eccitazione divenne un tutt'uno con la rabbia per essermi fatta distrarre con un trucco così semplice. Sentivo che non avrei saputo reggere questa guerra di logoramento ancora per molto, nonostante l'orgasmo mi avesse dato un vantaggio su di lui. Stavo scoppiando di voglia. Non mollai il suo cazzo neanche per un istante, e accelerai il ritmo. Intanto chiusi e strinsi le cosce per non farlo muovere dentro di me, o non avrei saputo resistere all'impulso di saltargli addosso. Lentamente infatti la ritrasse. A quel punto scesi dal tavolo, e con la mano libera gli sbottonai la camicia,mentre continuavo a segarlo. Avvicinai il seno alla sua bocca per farmi leccare un capezzolo e non si fece certo pregare. Me lo succhió piuttosto forte fino a farmi male, ma mi venne anche un brivido lungo la schiena. Gli passai il capezzolo turgido e bagnato lungo tutto il petto ormai rimasto nudo e scesi giù. Mi inginocchiai davanti a lui e tolsi la mano dal suo cazzo per mettermelo in bocca. Lo affondai fino alla gola e poi riemersi, per darmi un paio di colpi in faccia con la sua cappella gonfia e bagnata. Lo rimisi in bocca, questa volta accarezzandolo da dentro con la lingua. Gliela passavo su e giù lungo l'asta, e poi intorno al glande,solleticavo il frenulo e infine tornavo a succhiare. Lo sentivo gonfiarsi sempre più, mi riempiva completamente la bocca. Mi mise una mano sulla testa, ma gliela tolsi perché ero ancora irritata per avermi disubbidito. Ce la rimise ma mi afferró i capelli questa volta. Non capivo se volesse incentivare i miei affondi o se volesse fermarmi perché era arrivato al limite.
 

uomocaldo

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PARTE 5

"Ora bevi" gli dissi. Il mio tono di voce era basso ma intenso, ancora smussato dal rilassamento che mi pervadeva dopo l'orgasmo. Le tempie mi martellavano, il mio battito era ancora accelerato, la figa mi pulsava forte. Eppure sapevo esattamente cosa fare, quel piacere non aveva fatto altro che amplificare le mie voglie. Gli passai il bicchierino vuoto del sake, e mi poggiai sui gomiti per vedere al meglio. D'istinto gli venne di afferrarlo con la mano destra, ancora immersa nella mia figa,ma gli bloccai il polso e gli intimai di prenderlo con l'altra mano libera. Lo guardai fisso negli occhi quando immerse il bicchiere nei miei umori, che stavano lentamente colando fuori. Mi alzai a sedere sul tavolo e mi chinai verso di lui. Mentre bevve in un solo sorso quell'inebriante shottino, allentai la presa sul suo polso e gli tolsi la mano destra dalla mia figa per mettermela in bocca. Deglutì e io gli sorrisi compiaciuta, mentre iniziavo a succhiargli le dita avidamente. Le mie labbra scorrevano su e giù lungo le sue due dita, mentre la mia lingua leccava via ogni stilla del mio sapore. Quando non ne rimase più alcuna traccia, rallentai il ritmo, e presi a succhiargliele più dolcemente ma sempre senza distogliere lo sguardo. A quel punto allungai una mano verso il suo cazzo e finalmente potei stringerlo in tutta la sua possanza. Coordinai il ritmo della mano con quello della bocca, e iniziai a segarlo lentamente. La mia presa era però ferma e decisa, e scorreva su e giù per la cappella. Stava ancora provando a resistermi, e non si fece sfuggire più di qualche piccolo mugolio, ma il suo respiro era affannato, lo vedevo dai movimenti del suo petto.

"Spogliati" gli intimai con lo stesso tono basso ma autoritario di prima, sfilandomi le dita dalla bocca. Mi fece un sorrisino beffardo e per un momento pensai che non mi avrebbe ubbidito. Ma lentamente avvicinò la mano madita di saliva alla sua camicia e iniziò a giocherellare con il bottone nel tentativo di slacciarlo. Non capivo perché non usasse entrambe le mani, ma ero rapita da quei piccoli movimenti ostacolati dalle dita scivolose per la saliva e dal fatto che non avessi mai smesso di masturbarlo. Ma d'un tratto mi sentii penetrata dall'altra sua mano. Mi infilò due dita dentro, di botto, che entrarono come niente per quanto ero bagnata, ma mi fecero comunque sussultare per la sorpresa.

"Questo per ricordarti che non prendo ordini"

L'eccitazione divenne un tutt'uno con la rabbia per essermi fatta distrarre con un trucco così semplice. Sentivo che non avrei saputo reggere questa guerra di logoramento ancora per molto, nonostante l'orgasmo mi avesse dato un vantaggio su di lui. Stavo scoppiando di voglia. Non mollai il suo cazzo neanche per un istante, e accelerai il ritmo. Intanto chiusi e strinsi le cosce per non farlo muovere dentro di me, o non avrei saputo resistere all'impulso di saltargli addosso. Lentamente infatti la ritrasse. A quel punto scesi dal tavolo, e con la mano libera gli sbottonai la camicia,mentre continuavo a segarlo. Avvicinai il seno alla sua bocca per farmi leccare un capezzolo e non si fece certo pregare. Me lo succhió piuttosto forte fino a farmi male, ma mi venne anche un brivido lungo la schiena. Gli passai il capezzolo turgido e bagnato lungo tutto il petto ormai rimasto nudo e scesi giù. Mi inginocchiai davanti a lui e tolsi la mano dal suo cazzo per mettermelo in bocca. Lo affondai fino alla gola e poi riemersi, per darmi un paio di colpi in faccia con la sua cappella gonfia e bagnata. Lo rimisi in bocca, questa volta accarezzandolo da dentro con la lingua. Gliela passavo su e giù lungo l'asta, e poi intorno al glande,solleticavo il frenulo e infine tornavo a succhiare. Lo sentivo gonfiarsi sempre più, mi riempiva completamente la bocca. Mi mise una mano sulla testa, ma gliela tolsi perché ero ancora irritata per avermi disubbidito. Ce la rimise ma mi afferró i capelli questa volta. Non capivo se volesse incentivare i miei affondi o se volesse fermarmi perché era arrivato al limite.
Uno dei più bei pompini letterari mai scritti. La tecnica narrativa e quella erotica si fondo mirabilmente.
 

Lee-san

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Mi ritrovai con i suoi capelli stretti nel mio pugno, mentre continuò a leccare lentamente il mio glande fissandomi e facendo passare le sue dita sulla mia asta fino alle palle. Il suo movimento lento, morbido e la visione delle sue labbra che si adattavano alla forma del mio cazzo mi avevano quasi fatto sborrarle in bocca. In quel preciso istante mi teneva in pugno, aveva preso il mio “punto debole” e lo stava lavorando magnificamente. Il suo sguardo non tralasciava soddisfazione ma la sentivo consapevole al comando della situazione. Mai avrei immaginato che fosse così brava con i pompini, e mentre mi balenavano strane idee in cui la vedevo protagonista con il mio cazzo in bocca in alcuni luoghi pubblici, la presi per il busto e la feci alzare.

Mi guardava con aria interrogativa, stava aspettando la mia mossa ma non le diedi troppo tempo per farle capire le mie intenzioni. Alzandomi dalla sedia, le presi di nuovo i capelli con la mano destra e con un movimento la obbligai a darmi prima le spalle, e poi a chinarsi a pancia in giù sul tavolo. Le sue mani accarezzavano il tavolo, come se si preparasse a godersi ciò che le avrei fatto. Mi abbassai per baciarle e leccarle la schiena, sentivo che gradiva e che stringeva le gambe mentre il mio cazzo continuava a premere in mezzo al suo culo, prima in sù vicino al buchetto poi in giù sulla sua fica ormai bagnatissima.

Avrei voluto scoparla per ore,pensavo che la novità mista e l’ansia da prestazione mi avessero aiutato a durare molto di più, ma sapevo per certo che dopo quel fantastico pompino non avrei avuto ancora molta autonomia, almeno per il primo round.

Decisi di prendermi finalmente la portata principale: mentre continuava a rimanere inerme, mi allontanai qualche centimentro e mi abbassai per allargarle le natiche ed iniziare a leccare il suo buchetto. Si vedeva che fino ad allora non aveva fatto molto sesso anale, non era molto scuro e sopratutto restituiva molta resistenza alla pressione delle mie dita. Mentre continuavo a leccare, lei iniziava a contorcersi ad ansimare, fino ad emettere un gemito quando sentìì il mio pollice affondare dentro di lei.

Ora avevo soltanto in mente di sodomizzarla, di prendermi quel buchetto che tanto mi aveva fatto incuriosire durante i mesi precedenti, e lo avrei fatto con tutta l’eccitazione del momento.

Tolsi il pollice e con l’aiuto della mano iniziai a premere il mio cazzo dentro. La sentivo torcersi un po’ dal dolore, ma dopo un istante la vidi con una mano sul suo culo mentre lo allargava per facilitare la mia penetrazione. Non mi feci attendere, con il glande completamente dentro, iniziai lentamente a penetrarla fino a sentire la resistenza del suo buchetto cedere alle pulsazioni della mia asta che entrava, continuai a tenere il ritmo lento per qualche istante, godendomi i suoi gemiti ed il suo volto a tratti dolorante sul tavolo. Provava a trovare sollievo allargando entrambi i glutei con le mani, e ne approfittai per far cadere una spruzzo di saliva sul suo buchetto per poi massaggiare la zona.

Il suo culo avvolgeva completamente il mio cazzo, già provato dall’incredibile pompino ricevuto. Non avrei retto ancora per molto, ma sapevo che avrei voluto iniziare quella serata sborrandole dentro. Presi le sue mani avvinghiate al culo e tenendole strette coi polsi iniziai ad aumentare il ritmo. I suoi morbidi glutei sbattevano sotto al mio addome mentre il suo buchetto si allargava ad ogni mio affondo.

Passarono poco meno di 5 minuti, mentre continuavo ad alternare ritmo lento a ritmo veloce, e lasciando cadere sprazzi di saliva sul suo buchetto quando lo sentivo troppo asciutto, finchè.... una fantastica sensazione di calore mi pervase, gli ultimi due affondi furono molto più profondi e forti degli altri, tanto da sentirla gemere molto più forte rispetto alle volte precedenti. Ad ogni pulsazione, il mio caldo sperma schizzava copiosamente occupando ogni meandro disponibile e facendosi largo. Ero fermo con le braccia indolenzite sul tavolo, e con il cazzo ancora dentro di lei. La vedevo respirare ampiamente, leccandosi le labbra ed infine morderle, mentre strisciava con le dita sul tavolo.

Lentamente estrassi il mio cazzo, finchè appena uscìì fuori, un ultimo riflesso la scosse. Era totalmente inerme sul tavolo, mentre io mi sedetti dietro di lei per prendere fiato. Le sue gambe che prima erano tese, rimasero quasi penzoloni mentre vedevo colare giù i suoi umori a gocce.

Finalmente avevo ottenuto ciò che desideravo da qualche tempo. Finalmente avevo provato le stesse sensazioni che descrisse molti anni fa in quel forum e che mi avevano portato a quella sera. Ero soddisfatto, ma allo stesso tempo curioso...Curioso di provare altro.

“Posso restare la notte qui?
 

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