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rosebud2
Guest
Doveva essere tutto un gioco, un messaggio dal solito annoiato o infoiato, una conversazione come tante altre, ma pian piano iniziò a prendere una piega diversa. Da un semplice scambio di pensieri e fantasie si andò sempre più avanti, rendendo quelle fantasie e quelle voglie sempre più vivide e realizzabili, finché dopo due anni... mi ritrovo qui a raccontare la mia esperienza con una persona conosciuta qui, uno di voi. Semplicemente.
Anche i veterani di questo forum sanno che non è nato come sito di incontri, e che oltre a qualche scambio di foto ed opinione è alquanto improbabile sperare di incontrare una ragazza curiosa e desiderosa di giocare un po'.
Si, sono una di quei rari casi che a volte passano anche per fake, ma non sono qui per parlare di me.
Io centro italia. Lui del sud. Continuiamo a giocare ed a portare avanti questo interessante gioco di messaggi che finivano spesso nel sexting, finché una sera d'estate, quel gioco intrigante esce dal forum. Riparlando in seguito di questo nostro primo incontro, abbiamo pensato di farne un racconto, che tenesse però conto di entrambi i nostri punti di vista. Inizierò dal mio:
Il telefono vibra, una notifica. Sto guidando e non vorrei prestarci troppa attenzione. Quella lucina lampeggiante spicca nel buio dell’abitacolo e solletica la mia curiosità ma resisto fino all’arrivo al ristorante. Mi fermo,parcheggio e apro telegram
“Farò tardi a cena,fortunatamente il sushi non si fredda”
Alzo gli occhi al cielo. Ad averlo saputo prima avrei posticipato il ritiro,invece ormai sono le 8 in punto e sono dinnanzi al locale. Apro lo sportello, appoggio il primo tacco fuori e scosto il vestito per non farlo toccare a terra. Esco dalla macchina e mi avvio verso l'ingresso. La busta con la mia cena era già pronta sul bancone,mentre avrei quasi sperato di poter temporeggiare un po’.
“A posto così?”
Senza neanche rifletterci troppo, i miei occhi corrono sul retro del bancone e rispondo:
“Il sakè,aggiungi una bottiglia”
Prendo tutto e guido fino a casa. La tavola era già apparecchiata con le tovagliette di bambù,le bacchette appoggiate accanto alle ciotoline,e la salsa di soia al centro. Per il nervoso non avevo neanche chiesto di quanto avrebbe tardato. Poco male, ne approfitto per mettermi comoda e mi tolgo i tacchi. Il mio appartamento è al secondo piano,avrei fatto in tempo a rimetterli quando avessi sentito i passi sulle scale. Per ingannare il tempo mi siedo e stappo la bottiglia di sakè. Ne prendo un bicchierino e non era niente male. Passano i minuti e mi verso il secondo. Proprio buono. Inizio a sentire la noia dell’attesa,mista alla fame e all’impazienza. Bevo il terzo bicchierino sperando mi faccia passare almeno una delle tre. A questo punto mi alzo in piedi per sistemare un po’ il vestito ma sento che la testa inizia a girare e per poco non inciampo nello strascico. Presa dal nervoso e dalla paura di rovinarlo, mi sfilo il vestito, prendo una vaschetta di sushi e mi sdraio in mezzo al tavolo, nel lato non apparecchiato. Non avrei voluto iniziare a cenare senza di lui ma la testa mi girava ed ero a stomaco vuoto. Intanto il tempo passava, il telefono vibra e un messaggio mi informa che sarebbe arrivato entro pochi minuti. A quel punto avrei dovuto rivestirmi e riassettare la tavola. Ma le scarpe erano così lontane e stranamente quella posizione mi appariva così comoda. Temporeggio prendendo un altro nigiri ma,questa volta, mi sfugge dalle dita e si posa sul petto. Non portavo il reggiseno. Rimango a guardare quella strisciolina di salmone perfettamente adagiata sulla forma tondeggiante del mio seno. L’immagine mi delizia la fantasia. Prendo due rotolini di uramaki e li appoggio sopra ai capezzoli. Al tocco freddo del riso li sento indurirsi. Afferro un pezzo di sashimi e lo stendo lungo il lato sinistro del collo. la sensazione è molto piacevole. Inizio a sentire il rumore dei suoi passi provenire dalle scale. Ormai era troppo tardi per cambiarsi, avevo temporeggiato troppo. Così finisco di adagiare su di me il sushi che rimaneva nella vaschetta sulle cosce,sui polsi,sulla pancia. Tengo lo zenzero per ultimo, e ci segno sull’inguine il contorno del perizoma in pizzo nero. Sento le chiavi girare nella porta,che si affaccia direttamente nella sala in cui sta la tavola. Aprì la porta e mi trovò così.
Anche i veterani di questo forum sanno che non è nato come sito di incontri, e che oltre a qualche scambio di foto ed opinione è alquanto improbabile sperare di incontrare una ragazza curiosa e desiderosa di giocare un po'.
Si, sono una di quei rari casi che a volte passano anche per fake, ma non sono qui per parlare di me.
Io centro italia. Lui del sud. Continuiamo a giocare ed a portare avanti questo interessante gioco di messaggi che finivano spesso nel sexting, finché una sera d'estate, quel gioco intrigante esce dal forum. Riparlando in seguito di questo nostro primo incontro, abbiamo pensato di farne un racconto, che tenesse però conto di entrambi i nostri punti di vista. Inizierò dal mio:
Il telefono vibra, una notifica. Sto guidando e non vorrei prestarci troppa attenzione. Quella lucina lampeggiante spicca nel buio dell’abitacolo e solletica la mia curiosità ma resisto fino all’arrivo al ristorante. Mi fermo,parcheggio e apro telegram
“Farò tardi a cena,fortunatamente il sushi non si fredda”
Alzo gli occhi al cielo. Ad averlo saputo prima avrei posticipato il ritiro,invece ormai sono le 8 in punto e sono dinnanzi al locale. Apro lo sportello, appoggio il primo tacco fuori e scosto il vestito per non farlo toccare a terra. Esco dalla macchina e mi avvio verso l'ingresso. La busta con la mia cena era già pronta sul bancone,mentre avrei quasi sperato di poter temporeggiare un po’.
“A posto così?”
Senza neanche rifletterci troppo, i miei occhi corrono sul retro del bancone e rispondo:
“Il sakè,aggiungi una bottiglia”
Prendo tutto e guido fino a casa. La tavola era già apparecchiata con le tovagliette di bambù,le bacchette appoggiate accanto alle ciotoline,e la salsa di soia al centro. Per il nervoso non avevo neanche chiesto di quanto avrebbe tardato. Poco male, ne approfitto per mettermi comoda e mi tolgo i tacchi. Il mio appartamento è al secondo piano,avrei fatto in tempo a rimetterli quando avessi sentito i passi sulle scale. Per ingannare il tempo mi siedo e stappo la bottiglia di sakè. Ne prendo un bicchierino e non era niente male. Passano i minuti e mi verso il secondo. Proprio buono. Inizio a sentire la noia dell’attesa,mista alla fame e all’impazienza. Bevo il terzo bicchierino sperando mi faccia passare almeno una delle tre. A questo punto mi alzo in piedi per sistemare un po’ il vestito ma sento che la testa inizia a girare e per poco non inciampo nello strascico. Presa dal nervoso e dalla paura di rovinarlo, mi sfilo il vestito, prendo una vaschetta di sushi e mi sdraio in mezzo al tavolo, nel lato non apparecchiato. Non avrei voluto iniziare a cenare senza di lui ma la testa mi girava ed ero a stomaco vuoto. Intanto il tempo passava, il telefono vibra e un messaggio mi informa che sarebbe arrivato entro pochi minuti. A quel punto avrei dovuto rivestirmi e riassettare la tavola. Ma le scarpe erano così lontane e stranamente quella posizione mi appariva così comoda. Temporeggio prendendo un altro nigiri ma,questa volta, mi sfugge dalle dita e si posa sul petto. Non portavo il reggiseno. Rimango a guardare quella strisciolina di salmone perfettamente adagiata sulla forma tondeggiante del mio seno. L’immagine mi delizia la fantasia. Prendo due rotolini di uramaki e li appoggio sopra ai capezzoli. Al tocco freddo del riso li sento indurirsi. Afferro un pezzo di sashimi e lo stendo lungo il lato sinistro del collo. la sensazione è molto piacevole. Inizio a sentire il rumore dei suoi passi provenire dalle scale. Ormai era troppo tardi per cambiarsi, avevo temporeggiato troppo. Così finisco di adagiare su di me il sushi che rimaneva nella vaschetta sulle cosce,sui polsi,sulla pancia. Tengo lo zenzero per ultimo, e ci segno sull’inguine il contorno del perizoma in pizzo nero. Sento le chiavi girare nella porta,che si affaccia direttamente nella sala in cui sta la tavola. Aprì la porta e mi trovò così.