Esperienza reale Cronache di "L"

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airot

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se la tua intenzione era quella di alimentare la voglia di sapere come prosegue la storia, ci sei riuscito alla grande, bravissimo adesso però prosegui non lasciarci così.
 
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Avevo pensato e ripensato a come poter ottenere una conferma definitiva riguardo alla sospetta tresca tra "L" e "G".
Qua e là sul web mi sono imbattuto in diversi articoli che sponsorizzavano particolari software invisibili da installare sullo smartphone bersaglio per potere tenere traccia di chat, foto e video (a quanto pare sono usati da alcuni genitori per monitorare i figli).
Il prezzo non era proibitivo, ma ho deciso di scartare l'idea visto il mio scarso feeling con l'informatica.
Ed ecco che mi salta all'occhio un annuncio di vendita su Amazon: un mini registratore dalle dimensioni di una piccola chiavetta usb. Il venditore, nella descrizione del prodotto, menziona una durata in registrazione di ben 12 ore.
Ho rivalutato il software "invisibile" di cui scrivevo poco fa. Che fare se un mini registratore fosse stato trovato per caso?
Sembrava una scelta ovvia, ed invece ordinai quel registratore.
Fui travolto da un brivido, un misto di paura ed eccitazione all'idea di correre quel rischio che mi avrebbe permesso di sentire con le mie orecchie le loro conversazioni nei momenti di solitudine, e probabilmente anche altro...
Sarei stato lì in ufficio pur non essendo realmente in ufficio.
Non mi restava che aspettare l'occasione giusta per passare a trovare "L" durante una pausa pranzo, come occasionalmente facevo, e piazzare il mio piccolo spione sotto ad una delle librerie disposte al centro della stanza.
Fui assalito da mille paranoie e provai diverse volte quel registratore. Volevo essere sicuro che non emettesse alcun suono, nemmeno allo scaricarsi della batteria.
A quel punto mi prese l'impazienza. Volevo agire!
Passò qualche giorno prima che "L" mi comunicasse di una nuova occasione di straordinario al lavoro, e mi sentii felice come un bambino alla mattina di Natale.
Il caso volle che io avessi delle giornate libere a disposizione (siano benedette le ferie non godute che ogni azienda ti prega di prendere per non doverle pagare).
Conoscevo "L" e le sue abitudini. Erano in pochi a rimanere in ufficio durante la pausa pranzo e tra questi non vi era "G", ma dopo aver mangiato era loro prassi fare due passi per sentirsi meno in colpa dopo qualche boccone di troppo.
Fu molto semplice presentarmi lì mentre armeggiavano con le posate ed attendere il momento della passeggiata digestiva. Uscendo per ultimo mi attardai vicino alle librerie fingendo di allacciarmi una scarpa, ed assicurandomi di non essere visto, attivai il registratore prima di spingerlo al sicuro.
Sin da subito pensai che il suo recupero sarebbe stato un po' più complicato, ma ormai ero deciso ad andare fino in fondo.
Tornando a casa ero elettrizzato all'idea di tornare l'indomani e godermi il frutto di questa opera di spionaggio amatoriale.
Scambiai qualche messaggio con "L" che si manifestava triste per questo ennesimo pomeriggio di lavoro che non sarebbe terminato nemmeno tanto presto.
Le chiesi se era proprio necessario e di tirarsi indietro, ma lei rispose che purtroppo non poteva esimersi da tutto questo.
Insomma, è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo.
Mi scrisse non appena tornò a casa, intorno alle 19:30. Si manifestava davvero esausta ed io ero sicuro che fosse davvero così...

Non chiusi praticamente occhio durante la notte, troppo eccitato all'idea di andare a recuperare il registratore e fugare definitivamente ogni dubbio riguardo la fedeltà di "L".
Anche la mattinata trascorse troppo lentamente, ma finalmente si fece l'ora di passare a trovare la mia dolce metà.
Pausa pranzo identica a quella del giorno prima, con un'unica differenza: al momento della loro passeggiata io mi tirai indietro sostenendo di dover chiamare urgentemente un collega.
Avrei aspettato lì in ufficio e sarei andato via al ritorno di "L", che senza sospettare nulla uscì insieme al piccolo gruppetto di lavoratori.
Andai di corsa alla finestra e sbirciai da dietro la tenda per essere sicuro che fossero usciti tutti quanti.
Finalmente solo. Mi calai a terra ed aiutandomi con un righello riuscii immediatamente a recuperare il registratore.
Ero fermamente convinto che fosse ancora lì, al riparo da occhi indiscreti, ma ammetto di aver provato un certo sollievo nel rientrarne in possesso.
Attesi il rientro di "L" e me ne andai con estrema naturalezza, augurandole buon lavoro.
Rientrai a casa in meno di un quarto d'ora e mi piazzai subito al PC per trasferirvi il file audio.
Normalmente la pausa pranzo terminava alle 14:00 ed io avevo attivato la registrazione circa un quarto d'ora prima del suo termine, nella giornata antecedente.
Passai subito al minutaggio corrispondente alla chiusura e se i miei sospetti erano fondati, avrei udito di lì a poco gli altri colleghi congedarsi.
L'audio era un po' ovattato, ma facilmente percepibile. Ecco uno dei ragazzi che salutava tutti e annunciava la fine della sua giornata lavorativa.
A ruota altre tre persone fecero lo stesso. Era proprio come sospettavo, altro che straordinario collettivo...
Nel giro di dieci minuti si allontanarono tutti tranne due persone: "L" e "G".
Passò meno di un minuto e udii la voce di "L".

"L": Tutti andati e "M" alla fermata.

Seguì un attimo di silenzio, poi di nuovo lei.

"L": No... almeno aspetta che passi l'autobus.
"G": L'ultima volta ci ha messo troppo. Dai, mica ritornerà qui.
"L": Che ne sai? Aspetta un po'.

Subito il chiaro rumore della sedia di "G" che scorreva all'indietro e poi nulla di decifrabile per almeno due minuti.
All'improvviso ecco la voce di "G".

"G": C'è l'autobus, tu continua... (o almeno così mi è sembrato di capire).

Quelle parole assunsero connotati ben precisi nella mia testa. "G" stava in piedi alla finestra a spiare la collega che stava aspettando l'autobus, mentre "L" doveva trovarsi impossibilitata a vedere quella scena, poiché china sulle ginocchia. E zitta da un po'...
Poco dopo fu possibile distinguere il rumore dei loro passi e lo stridere di quella che suppongo fosse una scrivania poco delicatamente mossa lungo il pavimento.
La mia eccitazione crebbe a dismisura, finché divampò nell'udire l'inconfondibile gemere di "L".
Avevo ragione sin dall'inizio. "L" si era trovata un amante e adesso ne avevo l'inconfutabile prova!
Dall'intensificarsi dei suoi versi era palese che "G" stesse intensificando l'attività. "L" apprezzava molto e mi sorprese non poco sentirle pronunciare certi incitamenti decisamente non da lei.

"L": Sì, dai... più forte! Non ti fermare!

Con me si comportava sempre da santerellina. Mai nulla che potesse essere più hot, quasi a vergognarsene.
Ora invece di nuovo il rumore della scrivania, seguito da urletti di piacere più decisi di prima ed il chiarissimo schiocco ritmato di una evidente scopata a pecorina.
Ero lì ad ascoltare tutto con l'irrefrenabile voglia di liberarmi dei pantaloni e masturbarmi.
"L" godeva in modo sempre più intenso, in coro con l'ansimare selvaggio di "G" che alternava il tutto con offese che mai mi sono sognato di affibbiare alla mia compagna.

"G": Oh, sì... quanto sei troia? Sei la mia troia.
"L" Sì, sì, sì, dai scopami più forte, ti prego!

Udire "L" così sottomessa e così diversa dalla brava e pudica ragazza che credevo fosse fino a qualche tempo prima mi fece quasi esplodere.
Non resistevo oltre ed iniziai a masturbarmi su quelle che per me erano splendide note di una musica meravigliosa: la mia insospettabile ragazza a fare la troia con un estraneo.
Ci misi pochissimo a venire, e fu qualcosa di incredibile per sensazione e volume dell'orgasmo, mentre ancora mi tremavano le gambe e l'audio continuava a svelare quel lato oscuro di "L".
Fui costretto a sospendere l'ascolto per andare a lavarmi e tornai per godermi il finale.
"G" doveva essere davvero un bel toro per reggere ritmi così elevati tanto a lungo, tutto scandito da frasi sconce da ambo le parti.
Attendevo i loro orgasmi. Dopo circa dieci minuti dall'inizio fu "L" ad aprire le danze, godendo in modo intenso e rumoroso. Sentendola venire mi si rizzò nuovamente il bastone, alla faccia del periodo refrattario che solitamente mi tiene KO molto più a lungo...
Immediatamente dopo di lei venne anche "G", chissà come e chissà dove. In quel momento avrei desiderato che oltre all'audio ci fosse anche del supporto video, ma lasciai fare alla mia immaginazione. Del resto si trovavano in ufficio e sicuramente saranno stati ben attenti a non sporcare. Alla luce di questa nuova versione porno di "L" non avevo dubbi riguardo al fatto che avesse accolto in bocca tutto quanto.
Li sentii andare via, probabilmente diretti in bagno. Dopo cinque minuti erano nuovamente in ufficio a parlare di lavoro, come se nulla fosse.
Fu "L" a riprendere argomenti interessanti dicendo che gli concedeva un altro quarto d'ora di chiacchiere. Dopodiché si sarebbe ricominciato a fare sul serio.
Parlarono del più e del meno, variando tra argomenti di comune interesse come la palestra a qualche cattiveria sui colleghi.
"L" fu però puntuale come un orologio svizzero, e dopo un quarto d'ora pretese il secondo round.
Pensandoci bene aveva proprio ragione: stava davvero facendo gli straordinari...
 
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Da lì in poi, per me fu molto difficile smettere di pensare all'inimmaginabile lato oscuro di "L".
Ciò che per tanto tempo era stato possibile soltanto nelle mie fantasie perverse divenne un sospetto nella realtà, trovando conferma nel giro di poco.
Più ci pensavo e più la cosa generava in me sensazioni contrastanti.
Da un lato la paura che oltre me lo sospettassero (o peggio, lo scoprissero) altri conoscenti e amici vari, dall'altro la tremenda eccitazione che scaturiva in me nel riascoltare quel file audio.
Avevo tutto l'interesse che la faccenda rimanesse qualcosa di segreto, così da alimentare ulteriormente il fuoco della mia voglia matta di saperla così disinibita nel suo privato. Temevo che anche il solo affrontare l'argomento tra noi avrebbe potuto alterare la perfetta situazione che si era venuta a creare, così mi sforzavo giornalmente di essere me stesso.
Nonostante tutto, però, era impossibile non cogliere certi segnali che "L" lanciava, forse inconsapevolmente.
Capitava spesso di beccarla sovrappensiero entrando in casa sua e vederla istintivamente buttare via il telefono o notare qualche timido atteggiamento differente sotto le coperte. Uno fra tutti: prendere in bocca le dita durante i nostri rapporti. Chiaramente in quel dito vedeva un compagno di letto in più, magari proprio il suo amante.
Anche il suo modo di vestire andava cambiando, sempre più orientato all'apparire un po' di più rispetto al passato. E non solo per andare in ufficio.
Decisi di approfittarne un po' quando volle andare in giro per negozi alla vigilia dell'estate. La prova costume è sempre un duro colpo per una donna e lo era ancor più nel suo caso.
Ogni costume che provava aveva, a detta sua, imperdonabili difetti.
Troppo hot, troppo "da vecchia", troppo scomodo e chi più né ha più né metta. Secondo me li vestiva tutti benissimo, aiutata da un gran bel corpicino.
Provai a convincerla che ormai tutte le ragazze tenevano costumi abbastanza sgambati e scollati e che non ci fosse più chissà che scandalo nello sfoggiarne qualcuno del genere. Inoltre meno coprenti significava anche meno segni dell'abbronzatura, roba che lei detesta.
La convinsi a provarne qualche modello più sexy e beneficiai di una succosa anteprima. Le regole del negozio imponevano di provare i costumi soltanto addosso al proprio intimo, ma era sufficiente per farsi un'idea di come "L" li vestisse.
Mi eccitò tantissimo vederle provare un bikini rosso davvero minimale, estremamente sgambato nella parte inferiore che lasciava scoperti i lati dell'inguine. Si teneva allacciato al piccolo triangolo posteriore con dei sottilissimi laccetti che legavano ai fianchi. Da dietro la visione sarebbe stata da urlo, se non fosse per le mutande che aveva indosso sotto al costumino. Un perizoma coraggioso che poco aveva da invidiare al classico filo che ci fa impazzire e lascia il sedere totalmente nudo.
Diciamo che lo copriva per meno di metà, lasciando in vista il fondoschiena di "L", scolpito dal suo costante allenamento in palestra.
Al piano superiore il panorama era bollente. Laccetti laterali, spalle completamente scoperte e ampio scollo. Il bikini copriva più o meno in corrispondenza dei suoi capezzoli. Inoltre generava un vistoso effetto push-up, che complice la terza misura nascosta al suo interno metteva indubbiamente un feroce appetito.

"L": Ma sei pazzo? Non metterei mai una cosa del genere. E' come essere nuda.

Replicai facendo notare che in spiaggia è difficile vedere gente vestita e forzai un po' facendo leva sul suo fisico. Se puoi permetterti di indossarlo perché non farlo? Magari fra qualche anno te ne pentirai ed avrai bruciato l'occasione.

"L": E' una trappola, basta muoversi un po' più bruscamente per restare nuda. Ma poi mi fisserebbero tutti, non ti darebbe fastidio?

Percepii in quella domanda una possibilità enorme, ma che avrebbe potuto aprire a scenari nuovi e non per forza a me favorevoli. Che cosa rispondere, in questi casi?
Parlai dopo un attimo di esitazione.

"Se ti fissano tutti vuol dire che sto con la più bella della spiaggia. E comunque le cose belle vanno fatte vedere. Di che c'è da vergognarsi? Lo fanno le VIP, le influencer da due soldi e non puoi farlo tu?"

"L" mi fissò perplessa. Temetti di aver esagerato, ma non feci in tempo a ricevere la sua replica per colpa di altre ragazze che entrarono nelle sale di prova adiacenti. La commessa, che aveva sorvolato sulla mia presenza lì finché eravamo soltanto io ed "L", mi fece un chiarissimo cenno. Dovevo allontanarmi, così lasciai "L" in camerino e attesi fuori.
Dopo qualche minuto mi raggiunse e ci apprestammo a pagare. Aveva scelto un altro modello, decisamente casto.
Una volta fuori le domandai come mai avesse lasciato in negozio il bikini rosso e mi rispose che ci aveva anche pensato, ma che non le andava di esagerare così tanto. Si mise a sottolineare dei suoi difetti fisici (io le chiamo fissazioni) e l'imbarazzo che poteva scaturire nel caso in cui lì in spiaggia avessimo incontrato suoi parenti o amici.
Insomma, tutta una serie di scuse. Io che la conoscevo da anni le dissi che non ne era davvero convinta e che come al solito si stava facendo paranoie eccessive.

Dopo averla riaccompagnata a casa pensai che il vero motivo per cui avesse lasciato in camerino quel costume fosse un altro: me.
Non voleva passare per esibizionista, ragazza facile o quant'altro. Eppure, rispetto al passato, ero stato più deciso nel farle capire che poteva permettersi di osare un po' di più. Il suo titubare ne era stata la prova. Qualche tempo prima nemmeno avrebbe provato ad indossare un costume del genere, o perlomeno non in mia presenza, dati i suoi trascorsi in privato con il suo collega.
Decisi di provare ad uscire dalla zona di comfort di cui accennai all'inizio di questo racconto, così tornai in negozio da solo e cercai il bikini rosso. Per fortuna era ancora lì.
Lo acquistai e glielo portai a casa l'indomani dopo il lavoro.

"L": Sei impazzito? Non lo metterei mai, te l'ho già detto ieri. Non esiste, riportalo indietro e vedi se ti rimborsano.

Rifiutai con delicatezza e prima di congedarmi le dissi chiaramente che poteva farlo lei.
Lasciai sul comodino lo scontrino e le dissi di passarci al più presto per un reso o al più un cambio con altra merce.
Lei non si oppose e seppur scuotesse la testa mentre la salutavo per tornare a casa mia, si lasciò scappare una smorfia particolare. Sapeva di soddisfazione. Ed io, da parte mia, iniziavo a convincermi che quel bikini non sarebbe mai tornato in negozio.
 

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