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Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
Cronache di "L"
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<blockquote data-quote="pwriter" data-source="post: 17203350" data-attributes="member: 346444"><p>Da lì in poi, per me fu molto difficile smettere di pensare all'inimmaginabile lato oscuro di "L".</p><p>Ciò che per tanto tempo era stato possibile soltanto nelle mie fantasie perverse divenne un sospetto nella realtà, trovando conferma nel giro di poco.</p><p>Più ci pensavo e più la cosa generava in me sensazioni contrastanti.</p><p>Da un lato la paura che oltre me lo sospettassero (o peggio, lo scoprissero) altri conoscenti e amici vari, dall'altro la tremenda eccitazione che scaturiva in me nel riascoltare quel file audio.</p><p>Avevo tutto l'interesse che la faccenda rimanesse qualcosa di segreto, così da alimentare ulteriormente il fuoco della mia voglia matta di saperla così disinibita nel suo privato. Temevo che anche il solo affrontare l'argomento tra noi avrebbe potuto alterare la perfetta situazione che si era venuta a creare, così mi sforzavo giornalmente di essere me stesso.</p><p>Nonostante tutto, però, era impossibile non cogliere certi segnali che "L" lanciava, forse inconsapevolmente.</p><p>Capitava spesso di beccarla sovrappensiero entrando in casa sua e vederla istintivamente buttare via il telefono o notare qualche timido atteggiamento differente sotto le coperte. Uno fra tutti: prendere in bocca le dita durante i nostri rapporti. Chiaramente in quel dito vedeva un compagno di letto in più, magari proprio il suo amante.</p><p>Anche il suo modo di vestire andava cambiando, sempre più orientato all'apparire un po' di più rispetto al passato. E non solo per andare in ufficio.</p><p>Decisi di approfittarne un po' quando volle andare in giro per negozi alla vigilia dell'estate. La prova costume è sempre un duro colpo per una donna e lo era ancor più nel suo caso.</p><p>Ogni costume che provava aveva, a detta sua, imperdonabili difetti.</p><p>Troppo hot, troppo "da vecchia", troppo scomodo e chi più né ha più né metta. Secondo me li vestiva tutti benissimo, aiutata da un gran bel corpicino.</p><p>Provai a convincerla che ormai tutte le ragazze tenevano costumi abbastanza sgambati e scollati e che non ci fosse più chissà che scandalo nello sfoggiarne qualcuno del genere. Inoltre meno coprenti significava anche meno segni dell'abbronzatura, roba che lei detesta.</p><p>La convinsi a provarne qualche modello più sexy e beneficiai di una succosa anteprima. Le regole del negozio imponevano di provare i costumi soltanto addosso al proprio intimo, ma era sufficiente per farsi un'idea di come "L" li vestisse.</p><p>Mi eccitò tantissimo vederle provare un bikini rosso davvero minimale, estremamente sgambato nella parte inferiore che lasciava scoperti i lati dell'inguine. Si teneva allacciato al piccolo triangolo posteriore con dei sottilissimi laccetti che legavano ai fianchi. Da dietro la visione sarebbe stata da urlo, se non fosse per le mutande che aveva indosso sotto al costumino. Un perizoma coraggioso che poco aveva da invidiare al classico filo che ci fa impazzire e lascia il sedere totalmente nudo. </p><p>Diciamo che lo copriva per meno di metà, lasciando in vista il fondoschiena di "L", scolpito dal suo costante allenamento in palestra.</p><p>Al piano superiore il panorama era bollente. Laccetti laterali, spalle completamente scoperte e ampio scollo. Il bikini copriva più o meno in corrispondenza dei suoi capezzoli. Inoltre generava un vistoso effetto push-up, che complice la terza misura nascosta al suo interno metteva indubbiamente un feroce appetito.</p><p></p><p>"L": Ma sei pazzo? Non metterei mai una cosa del genere. E' come essere nuda.</p><p></p><p>Replicai facendo notare che in spiaggia è difficile vedere gente vestita e forzai un po' facendo leva sul suo fisico. Se puoi permetterti di indossarlo perché non farlo? Magari fra qualche anno te ne pentirai ed avrai bruciato l'occasione.</p><p></p><p>"L": E' una trappola, basta muoversi un po' più bruscamente per restare nuda. Ma poi mi fisserebbero tutti, non ti darebbe fastidio?</p><p></p><p>Percepii in quella domanda una possibilità enorme, ma che avrebbe potuto aprire a scenari nuovi e non per forza a me favorevoli. Che cosa rispondere, in questi casi?</p><p>Parlai dopo un attimo di esitazione.</p><p></p><p>"Se ti fissano tutti vuol dire che sto con la più bella della spiaggia. E comunque le cose belle vanno fatte vedere. Di che c'è da vergognarsi? Lo fanno le VIP, le influencer da due soldi e non puoi farlo tu?"</p><p></p><p>"L" mi fissò perplessa. Temetti di aver esagerato, ma non feci in tempo a ricevere la sua replica per colpa di altre ragazze che entrarono nelle sale di prova adiacenti. La commessa, che aveva sorvolato sulla mia presenza lì finché eravamo soltanto io ed "L", mi fece un chiarissimo cenno. Dovevo allontanarmi, così lasciai "L" in camerino e attesi fuori.</p><p>Dopo qualche minuto mi raggiunse e ci apprestammo a pagare. Aveva scelto un altro modello, decisamente casto.</p><p>Una volta fuori le domandai come mai avesse lasciato in negozio il bikini rosso e mi rispose che ci aveva anche pensato, ma che non le andava di esagerare così tanto. Si mise a sottolineare dei suoi difetti fisici (io le chiamo fissazioni) e l'imbarazzo che poteva scaturire nel caso in cui lì in spiaggia avessimo incontrato suoi parenti o amici.</p><p>Insomma, tutta una serie di scuse. Io che la conoscevo da anni le dissi che non ne era davvero convinta e che come al solito si stava facendo paranoie eccessive.</p><p></p><p>Dopo averla riaccompagnata a casa pensai che il vero motivo per cui avesse lasciato in camerino quel costume fosse un altro: me.</p><p>Non voleva passare per esibizionista, ragazza facile o quant'altro. Eppure, rispetto al passato, ero stato più deciso nel farle capire che poteva permettersi di osare un po' di più. Il suo titubare ne era stata la prova. Qualche tempo prima nemmeno avrebbe provato ad indossare un costume del genere, o perlomeno non in mia presenza, dati i suoi trascorsi in privato con il suo collega.</p><p>Decisi di provare ad uscire dalla zona di comfort di cui accennai all'inizio di questo racconto, così tornai in negozio da solo e cercai il bikini rosso. Per fortuna era ancora lì.</p><p>Lo acquistai e glielo portai a casa l'indomani dopo il lavoro.</p><p></p><p>"L": Sei impazzito? Non lo metterei mai, te l'ho già detto ieri. Non esiste, riportalo indietro e vedi se ti rimborsano.</p><p></p><p>Rifiutai con delicatezza e prima di congedarmi le dissi chiaramente che poteva farlo lei.</p><p>Lasciai sul comodino lo scontrino e le dissi di passarci al più presto per un reso o al più un cambio con altra merce.</p><p>Lei non si oppose e seppur scuotesse la testa mentre la salutavo per tornare a casa mia, si lasciò scappare una smorfia particolare. Sapeva di soddisfazione. Ed io, da parte mia, iniziavo a convincermi che quel bikini non sarebbe mai tornato in negozio.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="pwriter, post: 17203350, member: 346444"] Da lì in poi, per me fu molto difficile smettere di pensare all'inimmaginabile lato oscuro di "L". Ciò che per tanto tempo era stato possibile soltanto nelle mie fantasie perverse divenne un sospetto nella realtà, trovando conferma nel giro di poco. Più ci pensavo e più la cosa generava in me sensazioni contrastanti. Da un lato la paura che oltre me lo sospettassero (o peggio, lo scoprissero) altri conoscenti e amici vari, dall'altro la tremenda eccitazione che scaturiva in me nel riascoltare quel file audio. Avevo tutto l'interesse che la faccenda rimanesse qualcosa di segreto, così da alimentare ulteriormente il fuoco della mia voglia matta di saperla così disinibita nel suo privato. Temevo che anche il solo affrontare l'argomento tra noi avrebbe potuto alterare la perfetta situazione che si era venuta a creare, così mi sforzavo giornalmente di essere me stesso. Nonostante tutto, però, era impossibile non cogliere certi segnali che "L" lanciava, forse inconsapevolmente. Capitava spesso di beccarla sovrappensiero entrando in casa sua e vederla istintivamente buttare via il telefono o notare qualche timido atteggiamento differente sotto le coperte. Uno fra tutti: prendere in bocca le dita durante i nostri rapporti. Chiaramente in quel dito vedeva un compagno di letto in più, magari proprio il suo amante. Anche il suo modo di vestire andava cambiando, sempre più orientato all'apparire un po' di più rispetto al passato. E non solo per andare in ufficio. Decisi di approfittarne un po' quando volle andare in giro per negozi alla vigilia dell'estate. La prova costume è sempre un duro colpo per una donna e lo era ancor più nel suo caso. Ogni costume che provava aveva, a detta sua, imperdonabili difetti. Troppo hot, troppo "da vecchia", troppo scomodo e chi più né ha più né metta. Secondo me li vestiva tutti benissimo, aiutata da un gran bel corpicino. Provai a convincerla che ormai tutte le ragazze tenevano costumi abbastanza sgambati e scollati e che non ci fosse più chissà che scandalo nello sfoggiarne qualcuno del genere. Inoltre meno coprenti significava anche meno segni dell'abbronzatura, roba che lei detesta. La convinsi a provarne qualche modello più sexy e beneficiai di una succosa anteprima. Le regole del negozio imponevano di provare i costumi soltanto addosso al proprio intimo, ma era sufficiente per farsi un'idea di come "L" li vestisse. Mi eccitò tantissimo vederle provare un bikini rosso davvero minimale, estremamente sgambato nella parte inferiore che lasciava scoperti i lati dell'inguine. Si teneva allacciato al piccolo triangolo posteriore con dei sottilissimi laccetti che legavano ai fianchi. Da dietro la visione sarebbe stata da urlo, se non fosse per le mutande che aveva indosso sotto al costumino. Un perizoma coraggioso che poco aveva da invidiare al classico filo che ci fa impazzire e lascia il sedere totalmente nudo. Diciamo che lo copriva per meno di metà, lasciando in vista il fondoschiena di "L", scolpito dal suo costante allenamento in palestra. Al piano superiore il panorama era bollente. Laccetti laterali, spalle completamente scoperte e ampio scollo. Il bikini copriva più o meno in corrispondenza dei suoi capezzoli. Inoltre generava un vistoso effetto push-up, che complice la terza misura nascosta al suo interno metteva indubbiamente un feroce appetito. "L": Ma sei pazzo? Non metterei mai una cosa del genere. E' come essere nuda. Replicai facendo notare che in spiaggia è difficile vedere gente vestita e forzai un po' facendo leva sul suo fisico. Se puoi permetterti di indossarlo perché non farlo? Magari fra qualche anno te ne pentirai ed avrai bruciato l'occasione. "L": E' una trappola, basta muoversi un po' più bruscamente per restare nuda. Ma poi mi fisserebbero tutti, non ti darebbe fastidio? Percepii in quella domanda una possibilità enorme, ma che avrebbe potuto aprire a scenari nuovi e non per forza a me favorevoli. Che cosa rispondere, in questi casi? Parlai dopo un attimo di esitazione. "Se ti fissano tutti vuol dire che sto con la più bella della spiaggia. E comunque le cose belle vanno fatte vedere. Di che c'è da vergognarsi? Lo fanno le VIP, le influencer da due soldi e non puoi farlo tu?" "L" mi fissò perplessa. Temetti di aver esagerato, ma non feci in tempo a ricevere la sua replica per colpa di altre ragazze che entrarono nelle sale di prova adiacenti. La commessa, che aveva sorvolato sulla mia presenza lì finché eravamo soltanto io ed "L", mi fece un chiarissimo cenno. Dovevo allontanarmi, così lasciai "L" in camerino e attesi fuori. Dopo qualche minuto mi raggiunse e ci apprestammo a pagare. Aveva scelto un altro modello, decisamente casto. Una volta fuori le domandai come mai avesse lasciato in negozio il bikini rosso e mi rispose che ci aveva anche pensato, ma che non le andava di esagerare così tanto. Si mise a sottolineare dei suoi difetti fisici (io le chiamo fissazioni) e l'imbarazzo che poteva scaturire nel caso in cui lì in spiaggia avessimo incontrato suoi parenti o amici. Insomma, tutta una serie di scuse. Io che la conoscevo da anni le dissi che non ne era davvero convinta e che come al solito si stava facendo paranoie eccessive. Dopo averla riaccompagnata a casa pensai che il vero motivo per cui avesse lasciato in camerino quel costume fosse un altro: me. Non voleva passare per esibizionista, ragazza facile o quant'altro. Eppure, rispetto al passato, ero stato più deciso nel farle capire che poteva permettersi di osare un po' di più. Il suo titubare ne era stata la prova. Qualche tempo prima nemmeno avrebbe provato ad indossare un costume del genere, o perlomeno non in mia presenza, dati i suoi trascorsi in privato con il suo collega. Decisi di provare ad uscire dalla zona di comfort di cui accennai all'inizio di questo racconto, così tornai in negozio da solo e cercai il bikini rosso. Per fortuna era ancora lì. Lo acquistai e glielo portai a casa l'indomani dopo il lavoro. "L": Sei impazzito? Non lo metterei mai, te l'ho già detto ieri. Non esiste, riportalo indietro e vedi se ti rimborsano. Rifiutai con delicatezza e prima di congedarmi le dissi chiaramente che poteva farlo lei. Lasciai sul comodino lo scontrino e le dissi di passarci al più presto per un reso o al più un cambio con altra merce. Lei non si oppose e seppur scuotesse la testa mentre la salutavo per tornare a casa mia, si lasciò scappare una smorfia particolare. Sapeva di soddisfazione. Ed io, da parte mia, iniziavo a convincermi che quel bikini non sarebbe mai tornato in negozio. 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