Racconto di fantasia Cuckhold itinerante

Bennaccia

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La Mercedes argentata si era fermata di fianco ad una serie di camion e dallo sportello del guidatore era sceso Claudio dall’aspetto elegante, in jeans e polo bianca.
Con passo deciso si era avvicinato al ristorante, luogo dell’appuntamento, e proprio sulla porta, si era fermato a parlare con un uomo piuttosto robusto, forse un camionista, in quel momento intento a fumarsi una sigaretta. i due si avvicinarono alla macchina in questione.
Andrea, il camionista era un ragazzone sui trentacinque, si chinò verso il finestrino posteriore. Rimase un attimo in quella posizione, a parlare; poi si voltò verso Claudio e sembrò rivolgergli un cenno di assenso.
A quel punto Claudio riprese posto in macchina, mentre Andrea salì sul sedile posteriore. Quella sera Andrea si era fermato in quel ristorante per esaudire il desiderio di Claudio ed Elisa…
Seduta sul sedile posteriore, appoggiata contro la portiera del lato opposto, Elisa giovane ragazza, capelli biondi lisci e lunghi, ricoperta da un vestito molto aderente e leggere che segnava in maniera bellissima e sexy le sue curve.
Elisa incrociò lo sguardo di Andrea. Non indossava le mutandine e, a gambe aperte, si stava masturbando pesantemente. Andrea rimase un attimo interdetto. Gli occhi ipnotizzati da quell’immagine sconvolgente ed inaspettata quanto eccitante. Da quelle dita affusolate immerse in quelle carni umide e luccicanti alla luce di un lampione.
“Allora – l’aveva incalzato Claudio – Che vuole fare Andrea, ti va di divertirti un po’?”
Andrea non esitò neppure un attimo. Annuì con il capo ed entrò nella vettura, che dopo pochi secondi ripartì nella notte stellata. Mentre Claudio prendeva prese l’autostrada a Fiorenzuola in direzione Bologna, Elisa fece segno a Andrea di avvicinarsi…
Elisa vedeva Andrea piuttosto impacciato, a disagio: non si era mai trovato in una situazione del genere! Elisa lo aveva capito immediatamente, ma non era nuova a queste avventure, perciò iniziò a muoversi con studiata abilità. Per prima cosa allargò la scollatura del vestito facendo fuoriuscire un seno abbondante e sodo.
“Dimmi un po’…Andrea…Ti piaccio?” gli chiese, con voce sinuosa. Ed intanto riprese a masturbarsi con la mano destra Andrea si limitò a far segno di si con la testa.
“E allora fammi godere, da bravo…” Come nelle gare di atletica è necessario uno sparo per dar inizio alla corsa, in quella situazione bastarono quelle parole per dare l’inizio alle danze.
Andrea si avvicinò a lei. Le sue mani grandi e ruvide si impadronirono prima dei suoi seni, poi scivolarono verso il basso. Non con troppo romanticismo. Sicuramente non vi era abituato. Immediatamente le sue dita grandi e tozze presero il posto di quelle affusolate della donna e senza tanti preamboli scivolarono rapidamente verso l’interno della sua figa. Era così bagnata! “Si, fammi godere, da bravo!” Avanzò ulteriormente verso di lei. Le si avvicinò al viso; cercò le sue labbra e queste si schiusero. La sua lingua incontrò quella di Elisa. Una lingua fradicia di saliva, che cercava di penetrare nella sua bocca e poi scivolava via.
Questo bacio crudo, accompagnato da un ditalino profondo eccitò incredibilmente Elisa donna che, quando non riuscì più a resistere spinse indietro Andrea e si gettò a capofitto sulla cintura dei suoi jeans. Sotto la patta dei pantaloni poteva sentire un evidente rigonfiamento. In un attimo gli sfilò la cintura e gli sbottonò i pantaloni. Mutande bianche, pessime. Ma in quel momento non andò troppo per il sottile. Presa dalla foga e dall’eccitazione ne abbassò l’elastico e immediatamente si ritrovò tra le mani un cazzo di notevoli dimensioni, duro come la pietra. Poco dopo un quarto d’ora di viaggio Claudio si fermò presso il parcheggio autostradale sito a Fontanellato. Era circa le dieci e mezza di sera…
Un paio di camion e tre auto affollavano il parcheggio. Claudio, che durante il viaggio aveva visto la scena dallo specchietto retrovisore, aveva il cazzo duro, scese, aprì tutti e due gli sportelli posteriori della macchina per favorire la visione della scena e si accese una sigaretta. Dentro l’auto, Andrea era eccitatissimo, lo si vedeva bene. Allungò una mano sulla testa di Elisa e gliela spinse verso il basso. Lei non era certo una verginella, capì subito cosa fare.
Schiuse leggermente le labbra e si abbassò su quel tronco di carne, stringendo leggermente gli angoli della bocca, in modo da scoprirgli la cappella e abbassare quella pelle morbida e sottile fino alla base. Immediatamente un gusto acre, pungente, le riempì le fauci. Quel porco non doveva essere granchè abituato alla pulizia. Soprattutto, quel sapore acidulo sembrava tanto quello dello sperma lasciato seccare… Quel cretino doveva essersi già fatto una sega in quella giornata e non si era ancora lavato! Ciononostante, Elisa capì che certo non poteva bloccarsi in quel momento. La mano di Andrea, poi, le dettava il ritmo, così iniziò a scivolare su e giù sopra quel palo di carne. Era grosso, la cappella molto larga e curva alla base. Non lo vedeva ma era la sua lingua a dirglielo. Già si immaginava il piacere che avrebbe potuto trarne al momento della penetrazione! Aiutandosi con la mano iniziò a scappellarglielo lentamente, mentre con la lingua gli sollecitava il tronco in tutta la sua lunghezza, fino alle palle. Gliele succhiò anche, ma lui la riportò sulla cappella tirandola per i capelli. Allora lei ricominciò a prenderlo in bocca, ora con maggior intensità, quasi volesse aspirare fuori la sborra dai coglioni. In quel momento avrebbe tanto voluto un cambiamento di posizione. Gli sarebbe piaciuto sentirsela leccare per bene, sentirsi penetrare con un numero di dita man mano crescente… sentirsi succhiare i capezzoli. Ma Andrea non era di quell’idea.
“Togliti il vestito, dai!” le ordinò. Fino a quel momento Elisa non lo aveva ancora sentito parlare. Ubbidì. Si sfilò il vestito dalla testa e rimase completamente nuda. Non indossava né reggiseno né mutandine. Anche Andrea si sfilò i calzoni, rimanendo in calzini e camicia mezza sbottonata
“Vieni sopra, adesso” Il ragazzo scivolò in centro all’abitacolo e attirò a sé la donna che gli salì a cavalcioni. Intanto Claudio non era più solo, quattro persone giovani (tre ragazzi e una ragazza) erano a fianco a lui a guardare Elisa e Andrea scopare. Ora che Andrea aveva preso coraggio, non dava che ordini. Elisa non si compose, né si offese. Allungò la mano da dietro, impugnò quel cazzo fradicio di saliva e se lo spinse nella figa bella liscia e fradicia. Come aveva immaginato quella cappella rotonda entrò con un leggero sforzo, permettendole di godersi tutta la sensazione piacevole data da quello scalino pronunciato.
“Su, fammi impazzire, troia!”
Quanto era eccitante sentirsi dare della troia da uno sconosciuto! Si aggrappò alle sue spalle ed iniziò a dondolarsi in avanti e indietro, come una contorsionista. A tratti si allungava all’indietro, incurvando la schiena e lasciandoselo scivolare da dentro fin quando non percepiva la cappella all’altezza dell’imboccatura; allora si faceva avanti conficcandosi quel tronco di carne nel ventre. In quel momento poteva godersi appieno le dimensioni di quella cappella. Se la godeva! Si sollevava leggermente e leggermente scendeva. Lo stuzzicava, lo solleticava! Attorno, il gruppo di persone si gustava la scena con i ragazzi che si segavano e Claudio che limonava e si faceva segare dalla giovane ragazza. Il rumore dei gemiti dei ragazzi accompagnavano come una colonna sonora i loro movimenti, ma non distraevano Elisa che era completamente concentrata sui suoi movimenti e sulla pressione che riusciva ad esercitare su quella carne dura infilzata nella sua guaina.
Ma Andrea, non abituato a certe raffinatezze, d’un tratto scappò la pazienza: se la afferrò per i fianchi e se la strinse al petto, iniziando una feroce stantuffata. Elisa fu presa alla sprovvista; quei colpi decisi erano proprio ciò che voleva. La pressione esercitata da quello sfregamento, proprio sotto il clitoride, le procurò immediatamente una vertigine di piacere! E il respiro affannoso si trasformò presto in un rantolo ed infine in gemiti e urla di piacere.
Intanto Claudio stava leccando le tette alla giovane ragazza, seni piccoli con capezzoli duri come il marmo. La luce della torrefaro illuminava il fondoschiena sudato di Elisa proprio nel momento in cui l’orgasmo la travolgeva. Una fitta di piacere, una scossa elettrica dal clitoride serpeggiò lungo la sua spina dorsale raggiungendo la testa e i nervi del collo. Urlò di piacere, senza remore. Senza freni.
I tre ragazzi giovani si continuavano a segare dando della troia ad Elisa. La giovane ragazza stava spompinando Claudio con una voracitĂ  allucinante nel mentre si masturbava la figa.
Quando Andrea si era accorto che Elisa stava per raggiungere l’orgasmo si inarcò così da permetterle di assaporare al meglio il piacere del suo cazzo. Lei glielo stringeva come in una morsa, poi lo lasciava libero per una frazione di secondo, ma subito dopo se lo riagguantava, vibrando ogni volta di un nuovo piacere.
”Ti piace, eh, troia! Ti piace farti sfondare ed essere guardata!!! Sei una troia schifosa!”
Ma la troia non ascoltava. Godeva e basta. Aveva la capacità di prolungare l’orgasmo a piacimento quando poteva contare su di un cazzo resistente come quello. D’un tratto quel volume dentro la sua pancia iniziò a darle leggermente fastidio, allora fece per sgusciare fuori, ma subito Andrea la fermò afferrandola per i fianchi.
“Hey, non vorrai mica scapparmi adesso?”
“Non ti scappo, stai tranquillo” rispose Elisa, che si sollevò da quel formidabile bastone di carne e, con una certa difficoltà ruotò su se stessa per posizionarsi a cavalcioni sul suo uomo, ma dandogli le spalle. Elisa si appoggiò con una mano al sedile dell’autista e con l’altra si inumidì le dita della destra con gli umori della sua passera bollente. Allora scivolò verso il basso e iniziò ad inumidirsi il buco del culo. Era questa la sua idea. Lo sapeva da quando aveva percepito le dimensioni di quella cappella. Voleva godere fino in fondo quella sera!
“Ti piace il mio culo, eh, porco?!” chiese ad Andrea, che se ne stava ammutolito di fronte a quella scena che stava capitando proprio sotto i suoi occhi. Le dita che continuavano a massaggiare quel bocciolo di carne lo ipnotizzavano. Le vedeva scivolare lentamente verso l’interno, poi sgusciare fuori… rotearci attorno… e quando erano di nuovo umide ritornare alla carica.
”Certo che mi piace!” rispose dopo un momento di attesa. In quel momento Andrea ce l’aveva durissimo. Quella scena l’aveva rapito. Forse nessuna donna, mai, gli aveva offerto il suo culo così su un piatto d’argento. Si sputò sulle dita e appoggiò il suo indice al bocciolo carnoso. Un suo dito era spesso come due dita della donna messe insieme. Aumentò leggermente la pressione e senza difficoltà scivolò dentro completamente. Quel culo doveva essere abituato a certi giochetti! Dopo averle inumidite ben bene con gli umori della fica, provò ad inserirne due insieme. Questa volta la difficoltà aumentò un poco, ma in fin dei conti si trattava di un calibro notevole. Intanto Elisa vedeva Claudio indaffarato con la giovane ragazza e chiese ad uno degli spettatori di avvicinarsi e iniziò a spompinarlo. Elisa era nuovamente al massimo dell’eccitazione. I suoi capezzoli turgidi ne erano una testimonianza evidente!
“Mettimelo dentro, dai – mormorò ad un tratto - Sei sicura?” Andrea, benché lo desiderasse tantissimo, sembrava un po’ titubante
“Ti ho detto di mettermelo nel culo, cos’è? Non ti va?” La sua voce ora sembrava quasi offesa. Andrea non se lo fece ripetere due volte. Lasciò che Elisa, mentre spompinava un altro cazzo, si fosse alzata leggermente e le strofinò la cappella contro gli umori della passera, poi gliela puntò proprio nel piccolo spiraglio vuoto lasciato dalla fuoriuscita delle dita. Elisa percepì la morbidezza marmorea di quel cazzo non appena provò ad abbassarsi. Sapeva che quella cappella le avrebbe procurato un certo dolore, all’inizio, ma sapeva anche che il piacere che ne sarebbe derivato sarebbe stato superiore, perciò si lasciò andare e incominciò ad impalarsi su quel cazzo fuoriserie. All’inizio fu difficile. Per aiutarsi si divaricò le natiche aiutandosi con una mano, ma era ugualmente doloroso. Andrea non doveva essere un esperto di sesso anale! Finalmente la donna riuscì a piantarsi dentro un buon centimetro di quella spada; a quel punto il difficile era stato fatto. Ora non le restava che calarsi giù e riempirsene le budella. Lo sentiva pulsare terribilmente, mentre avanzava nelle sue carni bollenti. Stringeva i denti: quel calibro era davvero notevole! Poi, ad un tratto, le sembrò quasi che le scivolasse verso l’interno e subito dopo sentì il suo buco del culo serrarsi leggermente; allora mimò le stesse contrazioni che esercitava quando andava al cesso, sapeva che quel movimento istintivo le tornava utile per “imbrogliare” lo sfintere. Insomma pur spremendosi per mandare “in giù”, in automatico il muscolo si dilatava, e così, anche quando un cazzo era troppo grosso, riusciva a favorirne ugualmente la penetrazione. Non per questo l’operazione risultava meno dolorosa. Quella cappella mostruosa doveva essere entrata completamente! Si fermò, stette immobile per un minuto abbondante, mentre continuava a spompinare il giovane cazzone. Poi, una volta affievolitosi il bruciore iniziò a muoversi leggermente per cercare di prenderlo tutto dentro. Elisa lascio il giovane cazzo e liberò un violento sospiro che fino a quel momento aveva trattenuto; praticamente sbuffò con forza tutta l’aria fuori. Anche quella tecnica, come aveva imparato, era utile per permette le grosse stantuffate nel culo, una volta sfondato. Elisa liberò un sospiro che fino a quel momento aveva trattenuto. Si fermò, stette immobile per un minuto abbondante. Poi, una volta affievolitosi il bruciore iniziò a muoversi leggermente in su e in giù e riprese a spompinare il giovane cazzone. Un cazzone in bocca e uno nel culo a favore degli ospiti che guardavano la scena. Il cazzo di Andrea lo sentiva scorrere nelle sue budella con un certo attrito. Le bruciava molto, ma quel dolore si convertiva subito in scosse di piacere che irradiavano verso la sua figa di nuovo pronta per godere. - Dai, dai, fammi godere, troia! Andrea era al limite. Quella strettezza dopo una scorrazzata in quella figa fradicia doveva essere tremenda per la resistenza del suo pisello. La teneva per i fianchi, le stropicciava le tette che ogni tanto i fari di qualche macchina illuminavano nel buio. Un cazzo arrossato e umido scorreva sempre più veloce nel buco del culo di Elisa, proprio al di sotto di quella figa squarciata e grondante umori. Automaticamente Elisa iniziò ad accarezzarsela, stropicciandosi il clitoride, ma quasi immediatamente si trattenne e riportò la mano sullo schienale dell’autista, quasi le fosse venuta in quel momento un’idea migliore. Intanto ricevette la prima sborrata della serata, il giovane cazzone le aveva riempito la bocca di sborra calda che ingoiò al volo… Allo stesso tempo, inoltre, Andrea iniziò ad ansimare. Il suo fiato si fece affannoso, e i suoi movimenti di bacino violenti e disordinati. Stava venendo. Elisa strinse i denti. Quei colpi raffazzonati le facevano male, ma Andrea la teneva stretta a sé per i fianchi. Sapeva che, in quel momento, l’unica era sperare che durasse poco, così serrò le natiche in modo da comprimere ulteriormente quel povero cazzo sfinito. Il trucchetto funzionò alla perfezione. Quasi immediatamente un fiotto di sborra bollente le inondò le budella. Lo percepì, percepì da quel momento, una maggiore lubrificazione e una minore resistenza negli affondi. Si godette quel momento, ascoltando le urla di Andrea che ad ogni colpo, ad ogni spruzzo di sborra, ruggiva come una bestia ferita. Continuò così per un tempo infinito, poi di colpo si fermò; le mani lasciarono libera la donna che si abbandonò all’indietro, sul suo torace. Rimasero in quella posizione per un minuto abbondante, fino a quando quel cazzo stravolto, afflosciandosi, sgusciò fuori dal buco del culo, portandosi dietro una colata di sperma e una sonora scorreggia. A quel punto Elisa smontò dalla sua cavalcatura e di accasciò sfinita nel suo cantuccio. Si avvicinarono altri due ragazzi che conclusero la loro sega sborrandole sulle grosse tette. Claudio mise la giovane ragazza a 90 sul cofano della macchina e anche lui le stava aprendo il buco del culo. Dopo poco che Elisa ebbe finito, anche Claudio inondò il culo della ragazza con tanta sborra calda. Ora il silenzio era calato nella vettura e vicino ad essa. Solo rumori di accendini che accendevano sigarette per tutti i partecipanti. Solo il fiato affannoso di Elisa e Andrea dava il tempo a quel momento. Ad un tratto Andrea si sollevò e iniziò a cercare i suoi vestiti. Ora che si era svuotato i coglioni un certo imbarazzo si era impadronito di lui! Si infilò mutande e pantaloni, calzò le scarpe e si abbottonò la camicia. Il tutto nel più completo silenzio e sotto lo sguardo di tutti. Solo una pozza di sperma addensato campeggiava sul tappetino di destra, dove poco prima stava seduto Andrea.
“Sei proprio la mia amorevole troia, Elisa” Quelle furono le prime parole pronunciate da Claudio a cui seguì una grossa risata. Claudio fece scendere Elisa dalla macchina e nuda davanti a tutti disse: “Quanto hai goduto, eh? Dimmelo! Quanto hai goduto a farti scopare da quel bestione?”
“Tanto stronzo!”
“Tanto, eh? Troia!” ma la sua voce non era arrabbiata, anzi. Nel suo tono spiccava una nota di orgoglio. Elisa s’era fatta sfondare il culo da un’imbecille qualunque, davanti ai suoi occhi e tanti altri! – Era grosso, eh? L’ho visto sai, mentre ti sfondava il culo!
”Sei una troia, lo sai? Oltre al culo ti sei spompinata questo ragazzo!!!” Lei si limitò ad annuire, e gli abbassò l’elastico dei boxer. Il suo cazzo, il cazzo di Claudio che conosceva così bene svettava ora davanti ai suoi occhi, duro e grosso anche dopo la scopata con la giovane ragazza. I coglioni penzolavano mollemente tra le sue gambe. Elisa per prima cosa se li raccolse nel palmo della mano e iniziò a baciarglieli.
“Si, sei la MIA troia! Non è vero?” Fece cenno di si con il capo, poi risalì con la lingua fino in cima alla cappella e la inghiottì in tutta la sua grandezza. Quanto le piaceva quel cazzo. Il suo gusto, il suo odore! Le sue dimensioni perfette per la sua bocca! E poi come lo conosceva bene! Lei sapeva tutto di quel cazzo, sapeva cosa fare, cosa non fare. Sapeva come far godere il suo uomo!
“Dai, fai sborrare pure me, troia! Sei capace? Dai!” Lei a quel punto capì cosa fare. Allungò la mano tra le sue cosce, appoggiò i polpastrelli sul bocciolo carnoso e i suoi polpastrelli si impiastrarono di sborra ancora liquida. Si inumidì ben bene due dita, poi andò a cercare il buchino del suo compagno. Lui capì al volo. Se lo aspettava. Lo aveva desiderato per tutta quella sera. Quando sentì le dita della sua compagna appoggiarsi al buco del SUO culo rilassò le natiche e si lasciò penetrare. Elisa era brava in quei giochetti. Stuzzicava le sue carni, entrava faceva capolino, usciva poi si inumidiva nuovamente le dita nella sborra già munta e ritornava alla carica, sempre più in profondità. Un dito, due dita. Infine inserì tutto il pollice. Quella penetrazione strappò un gemito a Claudio. Quanto gli piaceva sentirsi riempire il culo da lei! Quel pollice era la dimensione perfetta: lei lo faceva scorrere su e giù, con lo stesso ritmo con cui affondava la sua bocca carnosa sul suo cazzo stremato.
“Dai, sfondami il culo, dai!” Dal canto suo, la donna non poteva essere più eccitata. Penetrare il suo uomo, anche solo con le dita, era una delle cose che la facevano impazzire. Con la mano libera iniziò a menarsela con decisione. Il gusto di quel cazzo tanto amato le riempiva la bocca e la eccitava ancor di più. Gli bastò pochissimo per arrivare al piacere. Non un orgasmo come il primo, ovviamente, ma pur sempre una bella scossa elettrica che le invase il ventre e le si trasmise al resto del corpo. I suoi gemiti fecero infine crollare il suo uomo. Accompagnato dalle ultime penetrazioni profonde, il cazzo di Claudio iniziò a riversare un fiume di sborra nella bocca di Elisa. Questa se la lasciò riempire e impastare di quel liquido denso e acido, ma ad ogni affondo se la fece colare agli angoli della bocca. Uno sbrodolamento lattiginoso e denso che le colò sul seno e fin tra le cosce. Un poco la ingoiò, mentre un altro poco ancora le rimase ad impastarle la lingua, ma non pensò mai di sputarla. Quel gusto aspro, leggermente acido di sperma le piaceva. Lentamente fece sgusciare il pollice fuori dal culo del suo uomo che, finalmente, stremato da tutte le emozioni della serata, si sedette a fianco di Elisa. Tutta la scena fu vista da tutti i presenti compreso Andrea che intanto lo aveva preso in mano. Amorevolmente Elisa ripulì il cazzo di Claudio da ogni traccia di sperma, leccandoglielo da cima a fondo e succhiando le ultime gocce dalla cappella, poi, con un paio di fazzoletti, iniziò a ripulirsi la faccia ed il corpo. Era sfinita: un’esperienza come quella non se la sarebbe mai più scordata!
 

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