Racconto di fantasia Elisabetta si diverte (I parte)

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1. Premessa.

In un piccolo centro dell'entroterra ligure, Cornigliano, vive con la sua famiglia Elisabetta, una giovane studentessa in medicina di 23 anni.

Fisicamente, la ragazza non è quella che si può considerare una bellezza mozzafiato, con frotte di ragazzi che le corrono dietro, ma comunque è un tipo che incuriosisce perché comunque emana un chiaro "odore di femmina": alta 1 metro e 65 per 60 kg, vagamente chubby, occhi scuri e penetranti nascosti da un paio di occhiali da vista e capelli nero corvini che le scendono ondulati sulle spalle, si contraddistingue dinanzi a chi la conosce bene come una persona tranquilla e senza grilli per la testa, senza smanie di esibire spudoratamente il proprio corpo che si sta affacciando ai piaceri della vita...
Solitamente, non indossa biancheria intima troppo sexy, tipo micro-perizomi o reggiseno minimalisti, ma solo slip “da donne mature”, poco sotto l'ombelico e reggiseno neri che non fanno apparire la minima ombra delle sue forme, una 3 misura piena, un culo bello consistente ma non troppo, e una passerina depilata e con delle labbra strette il giusto.
L'unico particolare che, invece, è spesso in vista sono due magnifici piedini, con caviglie sottili e dita lunghe e snelle, che Elisabetta mostra con orgoglio ed usa "segretamente"...

Caratterialmente, non è molto aperta, così come vuole un'educazione religiosa e tradizionalista che la sua famiglia le ha inculcato in tutti quegli anni.

Betty si è lasciata da poco con il suo ragazzo, con cui ha sempre avuto – a dispetto dei genitori – un rapporto abbastanza disinvolto, e questo più passano i mesi e più le pesa, fisicamente e mentalmente.

La ragazza ha pure un fratello, più giovane di lei di qualche anno, Antonio, alto 1 metro e 70 per 70 kg, occhi marroni e capelli castani corti, di carnagione chiara, che non ama particolarmente lo sport: difatti, lo scarso movimento, è rivelato da un pò di pancetta per nulla sgradevole.
Anch'esso abbastanza chiuso di carattere, guarda alla sorella come al modello perfetto di donna, soprattutto esteticamente, e non di rado fa di tutto per osservarla sotto la doccia e masturbarcisi.

La famiglia... Che dire? A metà strada tra il moderno e la struttura patriarcale di una volta, ha un "rito" irrinunciabile: la domenica, la loro casa diventa scenario di un pranzo “solenne”, a cui prendono parte – oltre a loro quattro – zii, cugini e nonni.

2. Come tutto ebbe inizio.

Betty, per dimenticare la delusione amorosa, si era buttata anima e corpo nello studio, e perciò aveva un ottimo profitto scolastico.
Ma ciò non le bastava, sentiva un vuoto dentro di se:
- "Accidenti, Betty, sei sempre così bagnata, devi assolutamente fare qualcosa per risolvere il problema", si disse.
Così, cominciò a navigare in Internet: chat, siti di amicizie, e-mail... E alla fine si trovò intrappolata in un famoso sito di incontri erotici...
La ragione le diceva di smetterla, ma i sensi la portavano sempre più dentro quel vortice.
Ormai, tutte le sere, prima di addormentarsi, era calamitata da questa nuova mania, e fu soprattutto un nickname a "prenderla" di testa: "BlackSnake".

Si erano conosciuti un giorno di circa un mese fa, e da allora il loro modo di comunicare era divenuto ogni giorno sempre più intrigante.
Il loro appuntamento era invariabilmente alle 11 di sera, quando Elisabetta, chiusa nella sua stanza, sentiva sprigionarsi dentro un'energia incredibile.
Si era chiamata "FeetAngel", Angelo dei Piedi, per via di quel suo particolare anatomico che piaceva tanto ai ragazzi.
In 30 giorni, non avevano mai saltato un appuntamento, ogni reciproca parte anatomica era nota all'altro, e lui di tanto in tanto gli regalava dei video in cui si masturbava in suo onore, e poi eruttava fiumi di sperma dal suo grosso cazzo nero come l'ebano.
Erano diventati così intimi che a un certo punto Betty – presa dalla curiosità – gli propose:
- "Snake, giù la maschera! Ti voglio vedere tutto... Conosciamoci nella nostra integrità".
Fu allora che la sorpresa dei due "amici" raggiunse il culmine quando si videro in volto...
Betty rimase schoccata... Si era mostrata senza veli, in nudo integrale al suo "collega" di corso, che avrebbe incontrato di nuovo la mattina seguente...
Presa dalla vergogna, chiuse istantaneamente la conversazione e si ritirò sotto le coperte, come se quel "luogo" avesse il potere di proteggere la sua intimità regalata deliberatamente.

Il giorno dopo, con il cuore in gola, si recò a lezione come se nulla fosse, e incontrò Ahmed (questo era il suo nome), il quale le sorrise senza dir nulla.
Da allora, Betty interruppe unilateralmente quegli appuntamenti notturni, e i rapporti tra i due tornarono ad essere prettamente scolastici.

La ragazza, però, continuava a "soffrire" la mancanza di un rapporto stabile, anzi quell'esperienza interrotta in maniera così traumatica era stata come una droga, e ora si sentiva in uno stato di grave astinenza. Si vergognava come un cane, ma aveva terribilmente bisogno di lui... Ma come dirglielo? Non poteva certo dirgli: "Scopami!", così su due piedi!
Si sentì impazzire, gli ormoni a mille, e si disse:
- "Devo fare qualcosa, ogni volta che lo penso divento un lago... Elisabetta, muoviti!".

3. La "trappola".

Ahmed viveva in un convitto con altri suoi connazionali, e quindi era escluso andare da lui se non voleva rischiare uno stupro di gruppo da parte di poveri ragazzi che non toccavano una femmina da troppo tempo.
Così come era escluso riceverlo nella sua stanza, magari con i suoi genitori presenti in casa: con la loro mentalità, non glielo avrebbero mai permesso...

Ma un giorno si presentò a Betty l'occasione propizia per rivederlo e porre in atto il suo pruriginoso progetto...
Quella mattina, il padre e la madre le comunicarono che sarebbero stati fuori casa fino a tardi, percui sarebbe rimasta sola con suo fratello; il quale, però, poco dopo, le annunciò:
- "Betty, io esco, vado da Romeo... Torno per cena... Ciao!".
E lei:
- "Ok, tanto io sono qui, che devo studiare…".

Non le sembrava vero... Avrebbe avuto casa libera tutto il giorno... E siccome doveva preparare un esame particolarmente difficile ma – essendo terribilmente indietro – da sola non ce l'avrebbe mai fatta, meditò dentro di sè:
- "E se chiamo Ahmed che se la cava meglio di me in questa materia?".
E subito dopo:
- "Poi, chissà... Porca miseria, ho così tanta voglia di sesso che non mi frega niente dell'esame... Ha proprio un cazzo bello grosso e io, per la miseria, lo voglio tutto dentro di me!".

Non volle far passare altro tempo: chissà, altrimenti l’avrebbe avuta vinta la “brava ragazza” che c’era dentro di lei, e lei ci avrebbe anche potuto ripensare!
Così, compose il suo numero e attese febbrilmente che rispondesse:
-"Ciao, Betty... Allora non sei arrabbiata con me... Sai, a lezione non ti potevo parlare liberamente, e poi tu scappavi via subito... Comunque, mi fa piacere di risentirti...".
All’udire quelle parole, la ragazza si sentì al settimo cielo, ma non voleva fargli vedere subito che era cotta di lui e stava per cadere ai suoi piedi, perciò cercò di cambiare discorso:
-"Senti, Ahmed, ti andrebbe di studiare insieme? Tanto stiamo preparando lo stesso esame, e... Ho casa libera…".
- "Certo che mi và, sorellina!", rispose euforico il giovane.
Al che Betty, volendolo tenere ancora sulla corda, e dimostrargli che era lei a condurre i giochi, freddamente gli disse:
- "Calma, non farti strane idee, eh?! È solo per studiare... Ce la fai a stare qui tra un'ora?".

Ahmed non se lo fece ripetere due volte, e fu puntualissimo...
Era un bel maschio nero, di origini africane, alto 1 metro e 80 per 75 kg, capelli pettinati con delle treccine fitte e lunghe fino al collo, fisico asciutto, palestrato e molto muscoloso.

La ragazza andò ad aprirgli con un sorriso smagliante ma misurato, e lo fece accomodare nel salotto di casa, dove spiccavano un grande divano, una scrivania d'epoca e un televisore enorme.

Nella sua semplicità "casual", Betty era in gran forma: indossava un top giallo, con una profonda scollatura sul davanti, e sotto un paio di jeans corti a mezza coscia, tenuti su da una bella cinta nera con borchie di metallo.

Si sistemò al tavolo, e cominciò a sfogliare pigramente un libro. Lui, che era un bravo ragazzo e molto preparato, si immerse nella materia, mentre lei lo osservava di sottecchi studiandolo nei minimi dettagli.
Erano faccia a faccia, e per circa un'ora Ahmed provò con tutte le sue forze a far capire tacitamente a Betty ciò per cui era andato da lei.
Ma la ragazza sembrava non ascoltarlo, sembrava avesse la testa altrove... Smaniava e sbuffava, e ogni volta che lui alzava gli occhi dal libro lo interrompeva:
- "Uffa che caldo che fa oggi, Ahmed, non ti pare pure a te?".
E si toccava il top, tirandolo verso il basso e mostrandogli fugacemente un accenno del suo bel seno.
Finse di ascoltare gli “insegnamenti” che lui le dava, ma dopo qualche minuto tornò nuovamente a divagare, aggiungendo un altro pizzico di voluta sfacciataggine che – per la prima volta – imbarazzò e non poco il giovane:
-" Saranno le mestruazioni in arrivo... Ma io sto sudando incredibilmente, sono bagnatissima... Che dici, sarà proprio così, vero?".
E calcò l’accento su “bagnatissima”, andando ancora una volta a deformare il tessuto del suo corpetto...
Ahmed si sentiva confuso, non riusciva a decifrare a pieno i messaggi di lei, ma cominciava ad apprezzare (dal vivo) le sue forme.
Ciononostante, sottolineò tutto il suo imbarazzo, continuando a non dir parola, rallentando il ritmo delle sue frasi e torcendosi nervosamente le dita delle mani:
- "Betty, per favore, cerca di non distrarti, dobbiamo studiare, l’esame è vicino…".
Ma non ci fu niente da fare… La ragazza, con uno scatto quasi rabbioso e allo stesso tempo con assoluta naturalezza, si sfilò l’indumento lasciando apparire palesemente – benché custodito in un castigato reggiseno nero – un bellissimo décolleté.

Quella situazione, ipnotizzò decisamente Ahmed – che fino ad allora aveva strenuamente combattuto contro se stesso – come non gli era mai accaduto prima, tanto che – quasi senza volerlo – il povero ragazzo esplose in una esclamazione incontrollata:
- "Sei bel-lissi-maaaaa!".
E protese una delle sue manone scure verso di lei.
Si fermò a pochi centimetri e, guardandola in viso, continuò:
- "Betty, se rimani cosi, io non ce la faccio a studiare, sei così bella da oscurare il sole...".
Lusingata da quel complimento tanto galante, ma determinata a tenerlo sulle spine, si schernì:
- "Esagerato... Tra l’altro sono anche bruttina… Lo so, non negare per compiacermi… E non dirmi che non hai mai visto una donna in reggiseno... Ce ne sono a migliaia meglio di me!".
Ma Ahmed già non la ascoltava più, e meccanicamente si era posato la stessa mano che aveva tentato di toccarla sulla patta dei suoi pantaloni nel tentativo di nascondere quel bozzo via via crescente, o forse per dar vita ad una masturbazione soft.
Betty, però, se ne accorse lo stesso, e – maliziosa – decise di calcare la mano spingendosi oltre: si sciolse la grossa cintura, poi si tolse le scarpe, e infine si calò anche i piccoli calzoni che indossava, gettando ulteriore “benzina” sul fuoco delle emozioni che si erano accese in Ahmed...
Lo slip superstite fasciava alla perfezione il suo spettacolare culo, tosto e sodo, un vero mappamondo costellato qua e là da piccoli accenni di cellulite che però lo rendevano ancora più bello.
E scendendo più in basso, Ahmed potè rimanere affascinato anche da due piedini che, nervosi e impazienti, battevano il tempo a terra, non vedendo l’ora di finire dove la ragazza avrebbe voluto.
Le sue forme scoperte adesso erano inequivocabilmente "mangiate" con gli occhi dal nero...
"Finalmente è mio", pensò tra se e se Betty, la quale tornò a sedersi composta – dinanzi alla sua "preda" – alla scrivania, sotto la quale stese subito le gambe spingendo i piedi in avanti proprio sul basso ventre di Ahmed.

Con uno sguardo intenso che non ammetteva repliche, lo guardò negli occhi e cominciò a massaggiare la parte sensibile, mentre le dita smaltate di azzurro si muovevano come dei piccoli serpentelli impazziti, a cercare il più piccolo varco nella cerniera per poter entrare.
Ahmed si dichiarò mutamente vinto, stese in avanti le sue lunghe gambe, si tolse gli infradito che portava, sollevò le sue estremità ed andò a ricambiare il favore della ragazza, percorrendo a lungo in su e in giù – da sopra lo slip – la fessura della vagina, che, mostrando di gradire il trattamento, si andava allagando dei suoi umori.

Fu allora che il ragazzo si rese conto che lo studio era definitivamente terminato…
A testa bassa, si alzò in piedi aprendosi lentamente la camicia e mettendo in mostra un petto ampio ma glabro, e abbassò i jeans cosicchè quel “mostro” di carne ebbe la possibilità di palesarsi ancora di più…
Nel frattempo, Betty si era alzata dalla sua seggiola ed era andata ad aprire il divano, che si trasformò in un comodo e spazioso letto.
Lui ansimava dall’eccitazione sempre più crescente… In un battibaleno, capì le intenzioni della ragazza e – rapido – fece volar via anche il perizoma che portava, dando libero sfogo a quel boa che gli stava crescendo tra le gambe.
Infine, non avendo più nulla da togliersi, si risedette e cominciò a segarsi vigorosamente.
Elisabetta, benché fosse di spalle, aveva visto tutto con la coda dell’occhio; si voltò di scatto e fingendosi scandalizzata riprese il suo ruolo di ingenua fanciullina:
- “Ma cosa stai facendo, ti sei ammattito?”.
- "Sì, sono pazzo di te... Ti ho sempre desiderata, e quando ti vedo in università con il tuo ragazzo non riesco a non farmi prendere dalla rabbia... Quel ragazzino non ti merita, e non riuscirà mai a farti essere femmina... Ecco, ora te l'ho detto!", disse lui tutto d'un fiato.
Betty stette al gioco, voleva farlo ingelosire e divertirsi un pò con lui:
- "E tu che ne sai? Io sono femmina non una ma cento volte; comunque, se ti fa piacere saperlo, sono di nuovo single, ci siamo lasciati...".
Ahmed, allora, smise di masturbarsi, mollò la presa sull'uccello e aprì le cosce, lasciando che quel traliccio pauroso si innalzasse aggressivo verso l’alto.
Aveva raggiunto un'erezione perfetta, e quel cazzo di 30 centimetri, circonciso, con una cappella rosa che contrastava il nero di tutto il corpo, percorso per tutta la sua lunghezza da due vene assai pronunciate, avrebbe spaventato chiunque. Ma non Betty, la quale aveva troppa voglia di farsi rompere, tanto che i muscoli del suo ventre si contrassero provocandole dei crampi dolorosissimi.
Pur non essendo più sollecitato, il membro di Ahmed non accennava minimamente ad ammosciarsi... Lui ne era giustamente orgoglioso, e si fece inaspettatamente ancora più sfrontato:
- "Pensi che possa bastarti? Se vuoi, puoi provarlo, e poi vedrai che ti dimenticherai in fretta del tuo ragazzino...".

Le sfide erano sempre piaciute alla ragazza, la quale si risedette tranquilla, senza replicare alcunché: guardandolo fisso negli occhi, infilò pollice e indice delle due mani sui fianchi, dentro le sue mutandine, e le fece scorrere lentamente verso i piedi.
Poi, con un gesto rapido, svincolò il gancetto del reggiseno rimanendo completamente nuda.

Erano l'uno di fronte all'altra in costume adamitico, e lei – allungando le gambe verso il pube nudo del maschio – cominciò a praticargli un footjob da favola.
Le dita dei piedi di Betty erano fermamente avvinghiate attorno a quel glande pulsante, e – grazie al precum – scivolavano facilmente a stantuffarlo.
Lei andò avanti per un bel pò di tempo, ma quando si rese conto che lui avrebbe potuto esplodere tutto il suo piacere da un momento all’altro, richiamò a sé i suoi piedini.

La passerina si era dilatata e luccicava dal godimento, mentre la giovane, ad occhi semichiusi, sussurrò:
- "Sono stata brava, eh!? Pensa che questo non è ancora niente di ciò di cui sono capace...".
Ahmed era in uno stato catalettico, ma ebbe la forza di replicare:
- "Non ne ho alcun dubbio, porcellina... Ma stai attenta, che potresti pentirtene... Lui (e indicò il suo cazzo) sa come tenere a bada le cavalline selvagge!".
- "Vedremo se saprai fare anche i fatti oltre che le chiacchiere, a parole siete tutti bravi...", lo sfidò lei.

Si alzò di nuovo in piedi, e tese il braccio verso di lui offrendogli la sua mano, per fargli capire che doveva seguirlo sul letto...
Ahmed non esitò, afferrò al volo il concetto, ma quello che accadde dopo non fu esattamente ciò che Betty aveva previsto, e la situazione le sfuggì letteralmente di mano...

4. Sorprese e certezze.

Avevano appena iniziato quella che sarebbe stata una lunga e intensissima giornata di sesso, ma Betty si sentiva già spossata… Quel mirabile bull l'aveva fiaccata, anche se lei era risoluta ad esplorare con lui tutte le vie del piacere...
Perciò, divincolandosi dalla stretta di Ahmed – sempre tenendolo per mano –, lo condusse fin sui margini del divano letto, dove lei si accomodò sistemandosi affinchè potesse stare il più confortevolmente possibile.
Lui, invece, era proprio di fronte a lei, in piedi, a gambe leggermente aperte, e con quel missile che – dopo aver fatto il suo dovere –, proprio all’altezza della sua bocca, stava godendo di qualche attimo di riposo.

La fanciulla era determinata a sorprendere il suo "uomo di giornata": così, rannicchiando le gambe fin sulle tette, si coricò supina, e quindi ridistese gli arti fino a che le falangi dei piedi non andarono ad intrappolare il glande di Ahmed.
Voleva sorprenderlo con una pratica che lui non si sarebbe certo aspettato, un vero e proprio footjob, e ci riuscì egregiamente visto che il cazzo riprese subito vigore.
- "Sei una pervertita troietta, piccola", brontolò lui, imbrigliato in quella ferrea presa...
Elisabetta cominciò a verificarne la consistenza con i suoi piedini numero 37, e mentre col piede destro gli schiacciava dolcemente le palle, con il sinistro gli esplorava l'asta, centimetro a centimetro, ormai nuovamente bella in tiro.
Era puro spettacolo vederla "lavorare" quell'enorme palo di carne...
Pian piano, aumentò il ritmo, ed anche le palme dei piedi si serrarono su quell’uccello, alternando movimenti veloci a movimenti lenti, con l’obiettivo di far durare il più possibile quel reciproco divertimento.
Infine, preso alla sprovvista, Ahmed venne ancora una volta in zampilli del suo caldo nettare bianco, il quale andò a velare i piedini della ragazza, regalando ad entrambi una sensazione mai sperimentata insieme fino a quel momento.
Ma le sorprese non erano finite: fu a questo punto, infatti, che il nero prese prima uno e poi l’altro piede di Betty e cominciò a massaggiarli usando il suo sperma come se fosse un unguento.

Era letteralmente innamorato di quei piedini, così volitivi, ben fatti, e che la "proprietaria" sapeva usare magistralmente... Cominciò a baciarli sul collo e a leccare quelle estremità così paradisiache, il cui odore gli invase le narici, penetrandogli il cervello, e lo mandò in esaltazione totale, poiché erano perfettamente curati e profumati anche quando erano sudati.
Dopo aver ricevuto il footjob più eccitante della sua vita, Ahmed iniziò dunque a leccare quelle delizie partendo dalle dita e risalendo su fino al tallone...
Poi, completato il suo “lavoro”, le confessò:
- "Betty, sono un amante dei piedi femminili, e belli come i tuoi non li avevo mai visti... Oltretutto, li usi divinamente!".
E lei, di rimando, ridendo:
- "Sono il mio punto forte, a loro non ha mai resistito nessun maschio…".

5. Uno spettacolo inatteso.

Intanto Antonio stava per rientrare a casa: il suo amico era dovuto uscire improvvisamente con i suoi genitori, e lui – sconsolato e annoiato, e sapendo che l'attendevano ore e ore di abbrutimento totale – non sapeva proprio cosa fare.
Ma di lì a poco gli eventi che l’aspettavano lo avrebbero “consolato”...

Infatti, era così scocciato che non se la sentiva di dare spiegazioni alla sorella che certamente avrebbe ritrovato in casa, e per evitare di incontrarla almeno fino al ritorno dei genitori aprì la porta cercando di girare silenziosamente la chiave nella serratura.
Aveva sete, e decise di avviarsi verso la cucina, dove potè constatare che regnava un silenzio assoluto...
La cosa gli parve strana, in quanto Elisabetta gli aveva detto che sarebbe rimasta a casa a studiare, e lei solitamente occupava proprio quello spazio perché si trovava più a suo agio...
Pensò che avesse cambiato programma, e fosse uscita con qualche amica, e quindi si diresse verso la sua stanza... Passò davanti alla porta chiusa del salotto, e fu allora che udì dei rumori sospetti: che fossero entrati i ladri per svaligiare la casa?
Dapprima ebbe un attimo di sgomento, ma poi sentì che ai rumori si erano aggiunte delle voci soffocate di un uomo e una donna.
- "Ma questa è la voce di Betty!", si disse, ma non aveva lo stesso il coraggio di entrare...
Subito dopo, seguì una voce maschile che – con un accento molto particolare – diceva:
- "Hai dei piedini magnifici...", e lei che rispondeva:
- "Grazie… In effetti, nessun maschio mi è mai resistito...".
Era sempre più sbalordito: quelle frasi afferrate a tratti non potevano comunque essere riferite alla materia di studio...

Così, si fece coraggio, e cercando di fare il più piano possibile, socchiuse la porta e buttò dentro un occhio...
A quel punto, potè udire chiaramente il maschio che le diceva:
- "Sei fantastica...".

Ancor più attratto, Antonio aprì di più la porta quel tanto che bastava per introdursi nella sala, rimanendo però nascosto, ben protetto dietro un pilastro, da dove però riusciva ad osservare chiaramente tutta una scena a cui mai si sarebbe immaginato di poter assistere: sua sorella e quel maschio, completamente nudi, sul divano, con i piedi di lei poggiati sulla cappella di lui!
In sostanza, Betty stava facendo una sega in piena regola a un ragazzo di colore, e a quanto pareva pure con ottimi risultati...

Quante volte Antonio si era chiuso nella sua camera da letto, si era spogliato, e – fantasticando di accarezzare il corpo della sorella – si era masturbato fino a venire copiosamente sulle lenzuola?
E quante volte – quando lei dimenticava di chiudere la porta del bagno – si era intrufolato a guardarla mentre si faceva la doccia?
Ora, pero, era tutto diverso. Quello che vedeva non era assolutamente frutto della sua fantasia o di situazioni innocenti rubate di nascosto...
Aveva sorpreso la sorella mentre faceva sesso, un’occasione più unica che rara e che non si voleva perdere per nessuna ragione al mondo.
Il suo "pacco", intanto, si stava gonfiando a dismisura, e in quel momento il ragazzo si ricordò che aveva nella tasca dei pantaloni – proprio a contatto con il suo arnese – il suo smartphone.
Abbassò alla cieca la mano destra, estrasse il telefono ed iniziò ad immortalare quella fenomenale prestazione, filmando ogni scena...
Per sua fortuna, dalla posizione che aveva assunto, poteva vedere tutto mentre i due non sospettavano neanche lontanamente di quella indiscreta presenza; la sua patta dei pantaloni presentava già una larga chiazza scura, umida, che non avrebbe certo deposto a favore di Antonio se qualcuno lo avesse notato, considerato che fino a quel momento anche lui era un giovane irreprensibile, come la famiglia lo aveva allevato.

FINE DELLA I PARTE.
 

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