Racconto di fantasia Eros e Complicità: La Baby Sitter e la Coppia Audace

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ErosVagante

Guest
"Mi presento: sono Giulia, una studentessa universitaria di 20 anni che vive a Roma. Alta 1.75 metri, ho gli occhi azzurri, luminosi come il cielo, e un fisico snello e tonico, frutto di regolari allenamenti in palestra. Per far fronte alle mie spese universitarie e all'affitto, ho iniziato a dare lezioni private di italiano e a lavorare come babysitter. La mia esperienza come babysitter ebbe inizio quando decisi di rispondere a un annuncio di una coppia benestante, residente in una bellissima villa sulla via Cassia. Avevano un bambino di tre anni, pieno di energia e curiosità.
La coppia per cui lavoravo era il perfetto esempio di eleganza e fascino.
Lui, un uomo di quarant'anni, possedeva una presenza che catturava immediatamente l'attenzione. Con una barba corta e meticolosamente curata, aveva un aspetto distinto e curato. Vestiva sempre in modo impeccabile, spesso con abiti che sembravano tagliati e cuciti su misura per lui, evidenziando il suo portamento sicuro e sofisticato.
Lei, della stessa età, era l'incarnazione della signora elegante e raffinata. Ogni aspetto del suo look era curato nei minimi dettagli. I suoi capelli biondi erano tagliati corti, ma ogni ciocca era al suo posto, creando un'immagine di ordine e stile inconfondibile. Indossava spesso una classica camicetta bianca che le valorizzava il collo, abbellito da un filo di perle, e metteva in risalto un seno che io, Giulia, potevo solo invidiare.
Lei era l'emblema dell'eleganza, sempre vestita con abiti che esaltavano in modo raffinato la sua figura. Ogni capo sembrava essere stato scelto con cura per delineare la sua vita e i suoi fianchi, creando un look che era allo stesso tempo sofisticato e accattivante. Le scarpe, di una semplicità elegante, completavano perfettamente il suo ensemble. Guardandola, non potevo fare a meno di pensare che fosse la personificazione di una "milf", un termine che mi balenava nella mente nonostante la mia giovane età e la mia condizione sociale diversa. La sua presenza era una combinazione di stile, bellezza e un'aura di successo che era impossibile ignorare.
Sino a quel giorno avevo avuto qualche rapporto saffico con la madre di un ragazzo a cui davo ripetizioni d'italiano, ma sapevo che per quella donna ero più un modo di vendicarsi del marito che la cornificava con la sua segretaria, che un vero dare e ricevere piacere. Quella donna invece mi eccitava neanche fossi stata un adolescente in piena crisi ormonale, trovandola di un'estrema sensualità, pur non essendo affatto volgare.
Entrambi emanavano un'aria di sicurezza e di successo, eppure erano sempre gentili e accoglienti con me. La loro casa rifletteva il loro gusto raffinato, con arredi scelti con cura e un'atmosfera di calore e lusso. Lavorare per loro era diventato per me non solo un impegno lavorativo, ma anche una finestra su un mondo diverso, elegante e affascinante, che mi ispirava e mi incuriosiva allo stesso tempo.
Dal primo giorno in cui iniziai a lavorare con loro, mi sono sentita come una seconda madre per quel piccolo. Giocavamo insieme, esploravamo nuove attività, e io gli insegnavo le parole in italiano. Era un lavoro, certo, ma per me era diventato qualcosa di più: un'esperienza che mi arricchiva ogni giorno di più.
La coppia, vedendo il mio impegno e l'affetto che avevo per loro figlio, cominciò a trattarmi come una parte della famiglia. E in occasione del loro anniversario di matrimonio, mi fecero un invito che non mi aspettavo: volevano festeggiare quell'evento così speciale solo con me, a cena a casa loro.
Quella sera, con quell’invito, mi resi conto di quanto fosse speciale il legame che avevamo creato. Non ero solo una babysitter e loro i miei datori di lavoro, eravamo una famiglia allargata. Il loro gesto di includermi in un momento così intimo e personale era la dimostrazione del loro affetto e della loro gratitudine.
Mentre festeggiavamo, sorridendo e condividendo storie, capii quanto questa esperienza stesse influenzando la mia vita. Avevo iniziato questo lavoro per guadagnare qualcosa in più mentre studiavo, ma alla fine, avevo guadagnato molto di più: una famiglia estesa e un'esperienza che mi avrebbe formato per il resto della mia vita.
Per quell'evento speciale, avevo scelto con cura un abito che univa eleganza a un sottile tocco di sensualità, un vestito acquistato appositamente per l'occasione. Portai con me una scatola di prelibate cioccolatine, un piccolo pensiero che sapevo sarebbe stato gradito dalla signora. Entrando nel grande salone, mi trovai di fronte a lei, e in quel momento sentii la mia moralità oscillare pericolosamente. Ero catturata non solo dalla sua innata gentilezza, ma soprattutto dalla sua straordinaria bellezza.
La signora, accorgendosi della mia esitazione, si avvicinò delicatamente. "Giulia, sei davvero elegante stasera, molto affascinante. Mi piace il tuo stile. Vieni, accomodati con noi e brindiamo insieme." Con un gesto di cortesia, ci accomodammo sul divano. Lei si sedette vicino a me, mentre suo marito ci preparava un drink. Era un cocktail raffinato, forse un Martini, con la sua trasparenza cristallina, guarnito con un'oliva e una leggera sfumatura di giallo, segno di una preparazione attenta e sofisticata.
Lei era gentile, ma nei suoi occhi brillava un'intensità particolare, un'attrazione sottile ma evidente nei miei confronti. Il marito, forse consapevole di questa tensione sotto la superficie, o forse addirittura partecipe, sembrava non accorgersene, mantenendo un'aria di normalità.
Successivamente, ci sedemmo a tavola per la cena, che era all'altezza dell'eleganza della serata. Iniziammo con un primo piatto di tagliatelle al salmone e vodka, un piatto che bilanciava perfettamente il sapore del pesce con la vivacità della vodka. Seguì un filetto di branzino, cucinato magistralmente, e per concludere, un sorbetto al limone che era un vero piacere per il palato.
Dopo la cena, ci ritirammo in un angolo più riservato e ci concedemmo il piacere di un Hennessy XO, un cognac superbo che brillava nei nostri bicchieri come ambra liquida, emanando un'aura di raffinatezza e profondità. La conversazione divenne più intima e personale. Raccontai della mia esperienza sentimentale, condividendo dettagli e momenti intimi che sembravano suscitare un interesse particolare nella signora. Le sue reazioni erano evidenti: un misto di curiosità e eccitazione.
Mentre continuavo a raccontare le mie esperienze, Adriana si avvicinò ulteriormente, i suoi occhi luccicavano di una luce intensa e penetrante, una profondità che non avevo mai percepito prima. Le mie parole sembravano avvolgerla, trascinandola in un mondo di emozioni e ricordi. Con un gesto audace, ma al tempo stesso incredibilmente delicato, prese una ciocca dei miei capelli tra le dita, accarezzandola dolcemente. Quel tocco inatteso fece scaturire tra noi una tensione elettrica, quasi palpabile, carica di significati non detti e di una reciproca attrazione.
Poi, riducendo ancor più la distanza che ci separava, lei si inclinò verso di me. Le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio che era al contempo esplorativo e deciso, una fusione perfetta di tentazione e delicatezza. Le sue labbra erano morbide e insistenti, trasmettendo un'emozione che andava oltre la mera fisicità; era un invito, una promessa di intimità e comprensione profonda.
Sorpreso e travolto dalla passione del momento, ricambiai il bacio. Era un gesto che trascendeva le parole, un'espressione di desiderio e connessione che sembrava sciogliere i confini tra noi, lasciandomi avvolgere in un turbinio di sensazioni e sentimenti inaspettati.
In quel momento, scelsi di prendere l'iniziativa, aprendo con cura la sua camicetta che lei lasciò scivolare a terra. Rimossi il suo reggiseno e mi chinai per baciare dolcemente le sue incantevoli tette sode. Anche se era chiaro che Adriana s'era rifatta il seno, e che si era rivolta a un ottimo chirurgo visto il risultato, il solo mordicchiarle i capezzoli era più una goduria per me che per lei, per non parlare delle sensazioni che ebbi quando d fatto infilai la testa in mezzo alle sue tette.
Mi sembrò quasi d'essere una bambina che succhia il latte materno, con la differenza che io non mi stavo nutrendo fisicamente ma provavo un piacere sempre più crescente.
"Fammi vedere le tue tette." mi disse prima di sfilarmi il vestito e scoprire così il mio petto”.
Lei m'accarezzò il seno con un'infinita dolcezza, per poi farmi sedere su un divano, da dove finii di spogliarla, e così poterla avere tutta per me.
Grazie a un gioco di specchi vidi l'immagine del marito che ci guardava, ma non gli diedi la minima importanza, istintivamente abbracciai l'oggetto del mio desiderio per poterla ricoprire di baci e carezze.
Adriana non era però donna a cui piaceva esser solo passiva, così m'infilò una mano dentro le mutandine trovandoci un lago, mentre io mi gustavo il suo seno dal quale non riuscivo quasi a staccarmi.
"Girati voglio vederti bene il tuo sedere." mi disse con un tono che non ammetteva repliche.
Così mi sistemai carponi sul divano con lei dietro, che prima mi spostò le mutandine quel tanto che bastava per poter arrivare con la bocca alla mia fighetta, per poi farle volare via e poggiare la sua lingua sapiente anche sul mio buchetto.
Con la coda dell'occhio vidi Massimo che si teneva sì a distanza, ma che poteva osservarci senza perdere nulla di quello che stavamo facendo l'un l'altra, pronto a mettersi fra noi quando ne avesse avuto voglia.
Oramai completamente nude, io ed Adriana quasi ci divertiamo a metter sotto l'altra per poi ricoprirla d'attenzioni nelle parti più sensibili, e solo quando lei ebbe voglia del suo uomo, mi fece alzare per farmi sedere sul bancone di un piccolo bar, sistemato in un angolo del salotto.
"Vieni Massimo, Giulia ha un sapore delizioso." disse la donna al marito invitandolo così a unirsi a noi.
Lui non se lo fece ripetere, e così mentre lei sprofondava la faccia fra le mie gambe, lui faceva altrettanto in mezzo al mio piccolo seno, mentre si spogliava fino a rimanere anche lui nudo, col pene in chiara erezione.
La coppia si dimostrò davvero indemoniata, facendo quasi a gara a chi mi faceva godere di più, alternandosi in continuazione fra passera e seno, ma anche ritrovandosi entrambe fra le mie cosce.
Quando Adriana volle prendere il mio posto compresi immediatamente che il gioco non sarebbe continuato in quel modo, ed infatti mentre io leccavo il piacere che usciva copioso dalla fica, Massimo si piazzò dietro di me, per penetrarmi quasi brutalmente, ma del resto io non ero certo bagnata meno della moglie.
“Ti piace la fica, ma vedo anche il cazzo.” mi disse l’uomo mentre mi sbatteva colmo d’eccitazione “A me invece piacciono le porcelle come te, con la fica ancora stretta e una gran voglia di farsi scopare.”
“Allora scopami e fammi godere, mentre faccio lo stesso con questa bella troia di tua moglie.” gli risposi affondando tre dita nella passera di Adriana.
Essendo tutti e tre estremamente eccitati, non ci volle molto perché si raggiungesse quasi con troppa fretta il primo orgasmo della serata, che l’uomo eruttò nelle nostre bocche dopo che ci inginocchiammo davanti a lui, per poi scambiarci quel gustoso liquido baciandoci a lungo.
“Adesso andiamo in camera, perché voglio stare comoda e ho voglia di cazzo anch’io.” Disse Adriana prima di prendermi per mano e portarmi nella loro camera seguite dal marito che aveva ancora le gambe un po’ malferme.
Una volta arrivati nella loro camera, Massimo di sdraiò al centro del letto, mentre Adriana ed io ci sistemammo carponi ai suoi lati, per poi giocare con le bocche, un po’ sul suo membro, ma anche fra su di noi.
La mazza dell’uomo tornò in poco tempo nuovamente dura, e a quel punto fu la moglie a volere la sua parte, così muovendosi in modo a dir poco felino, s’impalò sul pene del marito, che scomparve in meno d’un secondo dalla mia vista.
“Qui c’è qualcun’altra a cui piace fica e cazzo.” dissi a Adriana inginocchiandomi al suo fianco per poi poterla baciare in bocca, ma soprattutto poggiare una mano sulla sua passera “E magari ti piace anche prenderlo nel culo.”
“Quello dopo e solo da mio marito.” mi rispose appoggiandosi a me “E del resto lui può avere solo il mio.”
“Se è per quello io preferisco farmelo fare da una donna, gli uomini sono troppo violenti e con loro godo di meno.”
Mentre ci alternavamo sul cazzo di Massimo continuammo a toccarci e baciarci facendo così eccitare ancor di più l’uomo, che alla fine quasi buttò la moglie carponi sul letto per piazzarsi dietro di lei, e prenderla con forza.
"Aspetta ho un'idea migliore." disse la donna bloccando il marito, per poi rivolgersi a me "Tu sdraiati così mi metto sopra di te."
Non appena Adriana fu sopra di me, il marito iniziò a stuzzicarle l'ano prima con un dito, poi con due, fino a chiedermi di tenerle le chiappe aperte in modo da poterla allargare meglio. Mi era chiarissimo che non era la prima volta che loro due facevano quel gioco con una terza persona, ma da parte mia ero curiosa di vedere come sarebbe andata a finire, così feci quanto mi era stato richiesto, leccando allo stesso tempo la passera della donna.
Massimo la sodomizzò con estrema calma, quasi con un certo timore, per poi aumentare il ritmo che divenne ben presto quasi un assalto. Adriana però non stava certo soffrendo, anzi i suoi umori mi colavano sul viso sempre più copiosi, anche quando il coniuge l'afferrò per i capelli per poter affondare ancor di più i suoi colpi.
È inutile, parti sempre col leccare la fica di una ragazza e finisci sempre col mio cazzo nel culo." le disse l'uomo quasi con rabbia.
"Lo sai che mi piace tutto, anche essere la tua troia da culo." gli rispose Adriana oramai prossima all'orgasmo "E tu leccami la fica perchè voglio godere anche di te."
Compresi che a quel punto ero un di più al loro rapporto, forse inutile anche se continuavo ad affondare la lingua fra le gambe di Adriana, ma vederla in quel modo così inusuale per me, era una nuova fonte di sottile piacere.
Alla fine mi ritrovai il buchetto della donna pieno di sperma che mi colava in faccia, e leccarlo sino all'ultima goccia fu quasi doveroso, avendo come premio conclusivo la bocca di Adriana sulla mia.
Mi rivestii in un silenzio quasi irreale, per poi essere accompagnata alla porta dalla padrona di casa, coperta solo da una camicia da uomo.
"Quando vuoi un po' di intimità tra noi chiamami." mi disse dandomi un suo biglietto preso non so da dove vicino alla porta "Mi è rimasta la voglia di scoparti e credo che per te sia lo stesso."
"Sì, le risposi dandole l'ultimo bacio della serata, sapendo che non sarebbe stato l'ultimo fra di noi.
Qualche giorno dopo il nostro a dir poco infuocato incontro, Adriana mi chiese se ero interessata ad un lavoro come commessa in un negozio d'abbigliamento in un centro commerciale.
"Chi lo gestisce è una mia cara amica." mi disse al telefono "Che fra l'altro mi deve un piacere grande come una casa, e siccome cerca una ragazza magari poco esperta ma seria, di bella presenza io ho pensato a te. Per un mese è un part-time, ma se vai bene ti mette subito a tempo pieno ovviamente tutto in regola."
"Certo che mi va bene, anzi dimmi come posso ringraziarti." le chiesi sperando che mi rispondesse d'andare subito a casa sua per “saldare il debito”.
"Per quello c'è tempo, intanto tu presentati domani e dille che ti mando io."
Il giorno seguente mi presentai da Elena, una donna brutta quanto simpatica, che mi fece sentire una “di casa”, in quel negozio che gestiva da sola facendosi aiutare da un'altra commessa. Il lavoro era di fatto molto semplice, e l'unica scocciatura era rimettere a posto i vestiti che le persone lasciavano dentro e fuori i camerini dopo averli provati.
Dopo due settimane Elena mi fece passare dal part-time al tempo pieno, con grande gioia anche dei miei che mi vedevano sempre più indipendente, ma soprattutto felice nonostante fossi ancora single.
Adriana si fece sentire un sabato all'ora di pranzo, e fin da subito il suo più che un invito mi sembrò un mandato di comparizione.
"Giulia avrei bisogno di te stasera, diciamo verso le dieci visto che finisci alle otto e mezza, l'indirizzo lo conosci, quindi spero di vederti o ci sono problemi ?"
Il suo tono era un misto di autoritario ed ironico, tanto che non capii se diceva sul serio, o se invece mi stava prendendo in giro.
"No nessun problema." le risposi per non sbagliare "Solo hai qualche richiesta particolare ?"
"Nessuna, solo che arrivi puntuale, ti aspetto ciao."
Quella telefonata mi mise un po' d'apprensione, ma non osai chiedere a Elena se alla nostra comune conoscente fosse successo qualcosa, così aspettai la chiusura del negozio, per fare un salto a casa per una velocissima doccia, e quindi andare da Adriana non sapendo se avrei trovato anche suo marito.
Fu invece proprio Massimo a venire ad aprirmi un attimo dopo aver suonato il campanello, ma a differenza del nostro primo incontro, il suo volto era chiaramente sofferente, come se qualcuno l'avesse preso a botte, senza però segnargli il viso.
"Ciao Giulia entra." mi disse quasi con freddezza "Adriana ti sta aspettando, ma prima devi venire con me perché c'è una sorpresa."
Dopo averlo salutato lo seguii in quella che doveva essere la stanza degli ospiti, dove trovai sul letto un paio di scatole bianche senza alcuna insegna.
"Adriana vuole che tu indossi quel che c'è nelle scatole, e nel frattempo prendi questa busta, poi lei ti spiegherà" mi disse dandomi una busta gialla "Quando hai finito chiamami che ti porto da lei."
Massimo più che uscire dalla stanza mi sembrò che scappasse da me, così mi ritrovai sola e non mi rimase che aprire la busta, dove dentro c'era una bella somma di denaro.
"Ma guarda questa che mi ha preso per una puttana !" pensai avendo al contempo l'istinto di lasciare quei soldi sul letto per poi uscire da quella casa.
Passato però l'attimo di rabbia, mi venne la curiosità di vedere cosa c'era nelle due scatole, e così le aprii trovando in una un bellissimo paio di decolté in vernice nera, e nell'altra un completo reggiseno, tanga reggicalze e calze nere, che erano un trionfo di pizzi e raso.
Anche se prima d'uscire avevo messo la mia miglior lingerie, quella della scatola era di ben altro livello, così mi spogliai in tutta fretta per indossarla, facendo fin troppa attenzione a mettere le calze che non ero abituata a portare.
Mi guardai allo specchio giusto il tempo per sistemare le bretelline del reggiseno e controllare che fosse tutto a posto, per poi chiamare Massimo che senza dire nulla mi portò nella loro camera dove mi aspettava la moglie.
Adriana era sdraiata sul letto con addosso un completo del tutto simile al mio, ma su di lei che aveva ben altre forme rispetto alle mie faceva tutto un altro effetto, rendendola la sensualità fatta donna.
"So che ti stai facendo delle domande, ed è giusto che ti dia delle risposte, ma prima vieni qui vicina a me, quanto a te caro maritino siediti e stai zitto."
Fui un po' stupita da quel tono così autoritario verso Massimo, ma non dissi nulla e mi sdraiai davanti a lei, che non perse tempo a spiegarmi quello che voleva.
"Come avrai capito la nostra è una coppia aperta, dove però c'è una regola inviolabile che è la sincerità, o se vuoi il dire all'altro quello che si vuol fare, non tanto per avere un consenso quanto per non nascondere nulla. Massimo ha violato questa regola scopandosi una mezza troia, peccato che poi sia stato così scemo da farsi scoprire il giorno dopo, quindi adesso è in “punizione” per una settimana."
"E in cosa consiste questa punizione ?" domandai con una certa curiosità.
"Semplice per una settimana porterà una specie di cintura di castità che impedisce ogni forma d'erezione. Ieri subito dopo avergliela messa mi sono masturbata davanti a lui, e dovevi vedere com'era piegato in due, stasera ho deciso di farlo soffrire ancora di più facendo venire te qui, perché se c'è qualcosa che lo fa impazzire è vedermi con un'altra donna." mi spiegò senza perdersi in inutili fronzoli.
"Posso solo chiederti il perché dei soldi ? Io con te lo farei anche gratis, e questo credo che tu l'abbia capito."
"Perché così nel suo cervello sei una puttana, e se c'è qualcosa che non sopporto sono proprio le puttane quindi per Massimo questa è ancor più una situazione assurda, però che ne dici di smettere di parlare e passare ad altro ?"
La sua non era certamente una domanda a cui si poteva rispondere di no, anche perché Adriana iniziò a giocare con un suo pollice che fece passare fra le mie labbra, sino a quando non lo avvolsi con la lingua per poi finire col baciarla.
Quello che seguì non fu solo un semplice contatto fra labbra, ma qualcosa che andava ben oltre, e non solo perché le nostre mani sembravano quasi impazzite mentre cercavano la pelle dell'altra. Il nostro fu un continuo mordicchiare le labbra dell'altra, per poi incrociare le lingue quasi a voler fare a braccio di ferro, per tornare ad usare dolcemente i denti e quindi strusciare le guance l'un l'altra, e quindi tornare ad un “semplice” bacio.
Il mio reggiseno volo sul letto poco prima del suo, liberando così altra pelle di cui prendersi cura, ed i capezzoli fecero la parte del leone in quanto a ricevere coccole di ogni genere.
Pur sapendo che Adriana mi stava usando per vendicarsi del marito, non potevo non godere delle sue attenzioni, anche quando mi spinse sul letto per poi mettersi sopra di me, quasi mi volesse scopare come un uomo. In realtà quello strusciare il suo corpo contro il mio non fece altro che eccitarmi a dismisura, tanto che mi avvinghiai a lei, quasi avessi paura che scappasse via.
Quando sentii scendere la sua bocca non desideravo altro che avercela fra le gambe, invece Adriana evitò la mia passera per arrivare a metà coscia, e quindi risalire fino alla mia bocca, Non feci però in tempo a baciarla che lei scese nuovamente, ma questa volta si fermò al seno, che leccò quasi avidamente prima di tornare al punto di partenza.
Il suo perverso gioco era fin troppo chiaro, eccitare sia me che il marito guardone, ma quando le sue labbra si ritrovarono davanti alle mie, le bloccai la testa mettendole una mano fra i capelli, per baciarla come volevo da fin troppo tempo. Le nostre lingue tornarono ad intrecciarsi, ma non più fra le labbra chiuse, ma come sospese nell'aria, giocando poi più che altro con la punta mentre il suo corpo era sempre più attaccato al mio.
"Voglio la tua fica." mi disse scivolando verso il basso per poi togliermi le mutandine.
Adriana mi aprì la passera con le dita per leccare i miei umori quasi pulendomi, e quando iniziò a passarci la lingua dentro, fu quasi come se mi esplodesse il cervello per tutta l'eccitazione accumulata e che finalmente diventava puro piacere.
Più lei mi leccava il sesso, più io mi contorcevo in preda al godimento più puro, dimenticandomi del tutto della presenza di Massimo, ma anche di quanto potesse soffrire vedendomi in quello stato. Lei si fermò solo quando si accorse che stavo avendo un orgasmo, decidendo che non potevo venire così presto, così mi fece girare in modo che suo marito avesse campo aperto verso il mio sedere.
Se con la passera era stata una furia, col buchetto fu l'opposto, partendo col girarci intorno con la lingua, sino a fare piccole penetrazioni tenendola dura quasi come se fosse un piccolo pene.
"Guarda come le scopo il culo stronzo." disse Adriana al marito infilandomi un dito nell'ano, a cui ne accompagnò presto un secondo.
Quello che poteva sembrare un semplice ditalino anale, diventò ben presto un piccolo viaggio verso l'orgasmo, con me che gemevo senza sosta, e quella donna così perversa che aumentava o diminuiva il ritmo delle dita coll'unico scopo di allungare il più possibile il mio piacere.
"Lo so che vorresti che ti scopasse un bel cazzo, ma l'unico in giro è ben chiuso in una gabbietta, e quindi devi accontentarti delle mie dita." mi disse Adriana prima di penetrarmi anche la passera con le sue dita.
A quel punto non potei che arrivare all'orgasmo che quasi le spruzzai in faccia, ma allo stesso tempo felice di poterla fare mia, ricambiando ogni sua attenzione.
Adriana però non aveva nessuna intenzione di lasciar condurre a me il gioco, così mi disse di rimanere ferma per poi rivolgersi al marito.
"Senti lo so che non vorresti altro che metterlo nel culo a Giulia, e del resto lo ha davvero bello." gli disse accarezzandomi delicatamente le chiappe "Però sei in castigo così questo bel fiore me lo prenderò io, quindi puoi solo decidere se rimanere a guardare o toglierti dalle palle."
"No, rimango anche se mi fa male e lo sai." le rispose Massimo che dallo sguardo doveva soffrire moltissimo.
Lei non disse nulla, ma mi allargò il buchetto con le dita, per poi rituffarci la lingua dentro, mandandomi subito fin troppo su di giri. La mia eccitazione salì a dismisura quando Adriana iniziò a prepararmi l'ano, mettendoci dentro del gel lubrificante usando le dita.
"Non voglio romperti il culo, ma solo vederti godere, quindi adesso sdraiati." mi disse mentre si fissava alla vita uno strap-on realistico dalle dimensioni considerevoli.
"Lo so, ed è per questo che da te mi farei fare di tutto." le risposi sdraiandomi sulla schiena.
Adriana non pensò neanche per un attimo a scoparmi, ma puntò dritta verso la porta del peccato, per iniziare a penetrarmi lentamente, ma senza mai tirarsi indietro neanche di un pelo, finendo col sodomizzarmi del tutto senza che quasi me ne accorgessi.
Il resto fu solo un lungo viaggio verso il paradiso, durante il quale non ci fu neanche bisogno di toccarmi in qualche modo la passera per eccitarmi o godere di più, tanto fu perfetta quella donna nel prendermi come se il tempo si fosse fermato solo per noi.
Nessuna delle due volle cambiare posizione tanto era perfetta nella sua semplicità quella in cui eravamo, con lei che dettava il ritmo, alzandolo o abbassandolo a suo piacimento, ed io che godevo come se non ci fosse un domani, entrambe incuranti della presenza di Massimo.
Lo vidi giusto il tempo per pensare a come doveva soffrire nel vederci insieme in quel modo senza poter fare nulla, e quanto avrebbe esser lui dietro di me a sodomizzarmi, magari con la brutalità tipica del maschio. Perchè Adriana non si comportò in alcun modo da dominatrice, ma neppure donna alfa, prendendomi sì con vigore, ma senza neanche un barlume di violenza, facendo sì che godessi come non mi era mai successo.
Non avevo infatti mai avuto un vero orgasmo anale, e Adriana seppe regalarmi il primo della mia vita, dando alcuni veloci affondi prima di sdraiarsi su di me che la abbracciai con le poche forze che mi erano rimaste.
Quando si alzò non ci fu bisogno di dire nulla, ma mi rivestii quasi di fretta per lasciare quella casa, lasciando i due coniughi ai loro giochetti perversi, fatti di punizioni e ripicche.
Capii infatti che la mia parte era terminata, e che dopo quel rapporto ero di troppo, quindi per non rovinare quei momenti salutai entrambi per tornare a casa mia, sperando di risentire quanto prima Adriana, perché con lei il piacere era sempre garantito.​
FINE

PS: Spero che il mio racconto abbia catturato la vostra attenzione e vi abbia regalato qualche momento di piacere e evasione. Se pensate che i miei racconti meritino un like, mi farebbe piacere riceverne uno.​
Grazie mille per aver letto e per ogni parola che vorrete condividere!
 

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