Racconto di fantasia Il cazzo di mio figlio

Marcus1985

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Ricordo come se fosse ieri la prima volta che vidi il cazzo di mio figlio. Io ero una donna di 45 anni trascurata dal marito, lui un ragazzo appena maggiorenne con gli ormoni a mille ma ancora vergine.

Lo sapevo perché io e Luca parlavamo di tutto senza problemi. Anche di sesso. Mio figlio mi aveva spesso confidato le sue difficoltà con le ragazze dovute all'eccessiva timidezza. Una timidezza che nell'adolescenza lo aveva portato a isolarsi dedicandosi a lunghe sessioni di autoerotismo chiuso nella sua camera.

L'odore che si respirava entrando nella sua stanza era inconfondibile. E ogni mattina, quando gli rifacevo il letto mentre era a scuola, trovavo sempre un paio di boxer con evidenti tracce di sperma sul pavimento. Io però non feci nulla per farlo smettere. Un po' per l'imbarazzo di affrontare l'argomento seghe, un po' perché in fondo sentire il suo forte odore di maschio risvegliava in me emozioni ormai sopite.

Emozioni che si risvegliarono definitivamente un pomeriggio in cui eravamo soli a casa quando aprì leggermente la porta della sua stanza per chiedergli se volesse preparata una merenda e lo vidi disteso sul letto, completamente vestito ma col cazzo che svettava in alto stretto nella sua mano destra che faceva su e giù. Giù e su.

Era la prima volta che vedevo il cazzo di mio figlio dopo tanti anni. A sconvolgermi però fu la sensazione che provai in quel momento. Non imbarazzo ma voglia, non repulsione ma attrazione. Era un cazzo dritto, lungo nella media ma molto largo e soprattutto molto, molto duro.

Era il cazzo di un uomo e io ero una donna che scopava troppo poco, da troppo tempo.

Forse fu per quello che mentre lo guardavo, nascosta dietro la porta in modo che lui non potesse vedermi, sentì bagnarmi gli slip. Sarei dovuta andare via ma non ci riuscivo. Stavo violando la privacy di mio figlio ma non potevo rinunciare a quello spettacolo.

Rimasi a osservare la sega di mio figlio fino alla fine. I miei occhi non si staccarono mai dal suo cazzo finché Luca non raggiunse l'orgasmo. Due, tre, quattro, cinque schizzi che mio figlio raccolse in un fazzoletto.

Feci appena in tempo ad allontanarmi prima che Luca uscisse dalla sua stanza e mi chiusi nella mia. Fu solo allora che mi resi conto della reazione del mio corpo: stavo tremando e tra le gambe sentì colare il mio piacere. Avevo raggiunto l'orgasmo per la prima volta dopo tanti, troppi anni. E lo avevo raggiunto guardando il cazzo duro di mio figlio.

Da quel giorno tutto cambiò. Da quel giorno il cazzo di Luca diventò il mio pensiero fisso. L'immagine del suo membro dritto, lungo e durissimo era sempre presente nella mia mente: mentre pulivo la cucina, mentre cucinavo, mentre facevo la spesa e perfino quelle poche volte che scopavo con suo padre pensavo solo a quello. Il cazzo di mio figlio.

Ogni volta che entravo nella stanza e sentivo il suo odore di maschio un brivido mi correva lungo la schiena. Ogni pomeriggio mi appostavo dietro la porta in attesa di rivederlo. A volte ci riuscivo, a volte no. E quando non vedevo il suo cazzo duro diventavo isterica, intrattabile fino all'ora di cena. Ne avevo bisogno. Era diventata una droga. Era diventata la mia unica fonte di piacere.

Dopo tantissimi anni tornai a masturbarmi con una certa frequenza. Immaginavo il suo cazzo. Immaginavo di toccarlo. Immaginavo di leccarlo, di succhiarlo e di bere il seme di mio figlio.

E le notti, se possibile, erano ancora più tormentate. Luca infatti mi appariva anche in sogno. E mi scopava.

Luca mi scopava con la foga di un adolescente e la dolcezza di un figlio. Mi scopava come mai avevo permesso di fare a nessun uomo, neanche a suo padre.

Mio figlio la notte si prendeva ogni centimetro del mio corpo e la mattina dopo mi risvegliavo completamente bagnata. Zuppa di piacere grazie al cazzo di mio figlio.
 
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Non potevo andare avanti così. Il cazzo di mio figlio era diventata la mia ossessione ormai da mesi, ma capì di avere raggiunto il limite solo quando non riuscì più a guardare Luca in viso senza pensare al suo cazzo duro mentre sentivo bagnarmi gli slip. Dovevo fare qualcosa. Ma cosa?

Luca era un ragazzo timido con le altre ragazze, figurarsi con sua madre. L'approccio strong era assolutamente escluso: lo avrei traumatizzato e soprattutto non avrei raggiunto il mio obiettivo. L'unica speranza era stuzzicare i suoi ormoni da adolescente e sperare che piano piano fosse lui a farsi avanti. O almeno che abbassasse le sue difese nei miei confronti.

Fu così che decisi di iniziare a stuzzicarlo. Dalla mattina alla sera il mio unico pensiero era entrare nelle sue fantasie erotiche. Volevo che la madre da venerare diventasse ai suoi occhi la donna da conquistare e poi la femmina da scopare. Volevo essere l'oggetto delle sue seghe. E feci di tutto per riuscirci.

La mattina per colazione mi facevo trovare in cucina a piedi scalzi, vestaglia corta e sotto non indossavo il reggiseno in modo che Luca potesse notare chiaramente i miei capezzoli turgidi che premevano sotto la stoffa.

Ogni occasione era buona per entrare nella sua stanza e provocarlo in tutti i modi: salivo sulle scale per posare qualcosa nell'armadio posizionato sopra il suo letto e lasciavo che mio figlio, sdraiato, sbirciasse sotto la gonna il colore degli slip già umidi.



Con la scusa di pulire mi chinavo a 90 gradi con i fuseaux più aderenti che avevo nell'armadio e sentivo il suo sguardo famelico da maschio arrapato posarsi sul mio culo ancora duro e sodo nonostante l'età non più giovanissima.

Quando eravamo soli sfruttavo anche i pasti per risvegliare il desiderio di Luca: scollature, accavallamenti di gambe e tante banane mangiate voluttuosamente mentre cercavo il suo sguardo. Luca però non cedeva. Mio figlio, a parte qualche rapida occhiata alle mie forme, non lanciava nessun segnale chiaro e la voglia di avere il suo cazzo dentro di me cresceva di giorno in giorno.

Ecco perché un pomeriggio decisi di rompere gli indugi. Durante il pranzo dissi a Luca che la mia auto era dal meccanico e gli chiesi di accompagnarmi a fare shopping. Mio figlio odiava fare shopping, ma alla fine cedette e così ci ritrovammo sulla sua Smart. Uno accanto all'altra.

Per l'occasione scelsi il vestito più corto e scollato del mio guardaroba, ai piedi un paio di sandaletti tacco 8 con cinturino alla caviglia. Nessun uomo quel pomeriggio avrebbe potuto evitare di guardarmi. E desiderarmi.

Luca non fece eccezione. Quando salì in macchina percepì la sua eccitazione. Ogni semaforo era la scusa buona per sbirciare la mia quarta di tette o fare cadere gli occhi sulle mie cosce generosamente scoperte. Mio figlio però non sapeva che quello era solo l'inizio.

Quando gli ordinai di fermarsi davanti al negozio di un noto marchio di intimo Luca trasalì e mi chiese se volevo che aspettasse in auto. Mio figlio era in evidente difficoltà e immaginai il suo cazzo duro che premeva sotto i jeans. "Ho bisogno del tuo parere di uomo", gli dissi col sorriso più sexy e materno che potessi sfoderare.

La scusa era il mio anniversario di matrimonio e una sorpresa che volevo preparare a suo padre. Entrati in quel negozio provai di tutto: slip, perizomi, culotte, brasiliane, reggicalze, guepiere e autoreggenti. E sottoposi ogni capo all'attento giudizio di mio figlio.

Sentivo gli occhi di Luca su ogni centimetro del mio corpo. Percepivo la sua eccitazione crescere prova dopo prova, minuto dopo minuto.

Durante il viaggio di ritorno Luca rimase in silenzio ma dentro quell'auto non c'erano più una madre e suo figlio ma una donna e un ragazzo tra cui la tensione sessuale era palpabile. Io volevo il suo cazzo. E adesso anche il suo cazzo voleva la mamma.

Ne ebbi la conferma quando, appena rientrati a casa, Luca mi disse che doveva andare in bagno e sbirciando dal buco della serratura vidi mio figlio scaricare tutto il suo piacere nel water in pochi secondi mentre sottovoce pronunciava le due parole che sognavo da mesi: "Oh, mamma".

L'orgasmo arrivò immediato e potentissimo. Sentì annebbiarsi la vista e tremare le gambe mentre il piacere mi colava tra le cosce scendendo fino ai piedi.

L'obiettivo era raggiunto: il cazzo di Luca voleva sua madre. Il cazzo che desideravo da mesi adesso desiderava me. Aveva sborrato per me. E ora toccava a me soddisfarlo..
 
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Non potevo andare avanti così. Il cazzo di mio figlio era diventata la mia ossessione ormai da mesi, ma capì di avere raggiunto il limite solo quando non riuscì più a guardare Luca in viso senza pensare al suo cazzo duro mentre sentivo bagnarmi gli slip. Dovevo fare qualcosa. Ma cosa?

Luca era un ragazzo timido con le altre ragazze, figurarsi con sua madre. L'approccio strong era assolutamente escluso: lo avrei traumatizzato e soprattutto non avrei raggiunto il mio obiettivo. L'unica speranza era stuzzicare i suoi ormoni da adolescente e sperare che piano piano fosse lui a farsi avanti. O almeno che abbassasse le sue difese nei miei confronti.

Fu così che decisi di iniziare a stuzzicarlo. Dalla mattina alla sera il mio unico pensiero era entrare nelle sue fantasie erotiche. Volevo che la madre da venerare diventasse ai suoi occhi la donna da conquistare e poi la femmina da scopare. Volevo essere l'oggetto delle sue seghe. E feci di tutto per riuscirci.

La mattina per colazione mi facevo trovare in cucina a piedi scalzi, vestaglia corta e sotto non indossavo il reggiseno in modo che Luca potesse notare chiaramente i miei capezzoli turgidi che premevano sotto la stoffa.

Ogni occasione era buona per entrare nella sua stanza e provocarlo in tutti i modi: salivo sulle scale per posare qualcosa nell'armadio posizionato sopra il suo letto e lasciavo che mio figlio, sdraiato, sbirciasse sotto la gonna il colore degli slip già umidi.



Con la scusa di pulire mi chinavo a 90 gradi con i fuseaux più aderenti che avevo nell'armadio e sentivo il suo sguardo famelico da maschio arrapato posarsi sul mio culo ancora duro e sodo nonostante l'età non più giovanissima.

Quando eravamo soli sfruttavo anche i pasti per risvegliare il desiderio di Luca: scollature, accavallamenti di gambe e tante banane mangiate voluttuosamente mentre cercavo il suo sguardo. Luca però non cedeva. Mio figlio, a parte qualche rapida occhiata alle mie forme, non lanciava nessun segnale chiaro e la voglia di avere il suo cazzo dentro di me cresceva di giorno in giorno.

Ecco perché un pomeriggio decisi di rompere gli indugi. Durante il pranzo dissi a Luca che la mia auto era dal meccanico e gli chiesi di accompagnarmi a fare shopping. Mio figlio odiava fare shopping, ma alla fine cedette e così ci ritrovammo sulla sua Smart. Uno accanto all'altra.

Per l'occasione scelsi il vestito più corto e scollato del mio guardaroba, ai piedi un paio di sandaletti tacco 8 con cinturino alla caviglia. Nessun uomo quel pomeriggio avrebbe potuto evitare di guardarmi. E desiderarmi.

Luca non fece eccezione. Quando salì in macchina percepì la sua eccitazione. Ogni semaforo era la scusa buona per sbirciare la mia quarta di tette o fare cadere gli occhi sulle mie cosce generosamente scoperte. Mio figlio però non sapeva che quello era solo l'inizio.

Quando gli ordinai di fermarsi davanti al negozio di un noto marchio di intimo Luca trasalì e mi chiese se volevo che aspettasse in auto. Mio figlio era in evidente difficoltà e immaginai il suo cazzo duro che premeva sotto i jeans. "Ho bisogno del tuo parere di uomo", gli dissi col sorriso più sexy e materno che potessi sfoderare.

La scusa era il mio anniversario di matrimonio e una sorpresa che volevo preparare a suo padre. Entrati in quel negozio provai di tutto: slip, perizomi, culotte, brasiliane, reggicalze, guepiere e autoreggenti. E sottoposi ogni capo all'attento giudizio di mio figlio.

Sentivo gli occhi di Luca su ogni centimetro del mio corpo. Percepivo la sua eccitazione crescere prova dopo prova, minuto dopo minuto.

Durante il viaggio di ritorno Luca rimase in silenzio ma dentro quell'auto non c'erano più una madre e suo figlio ma una donna e un ragazzo tra cui la tensione sessuale era palpabile. Io volevo il suo cazzo. E adesso anche il suo cazzo voleva la mamma.

Ne ebbi la conferma quando, appena rientrati a casa, Luca mi disse che doveva andare in bagno e sbirciando dal buco della serratura vidi mio figlio scaricare tutto il suo piacere nel water in pochi secondi mentre sottovoce pronunciava le due parole che sognavo da mesi: "Oh, mamma".

L'orgasmo arrivò immediato e potentissimo. Sentì annebbiarsi la vista e tremare le gambe mentre il piacere mi colava tra le cosce scendendo fino ai piedi.

L'obiettivo era raggiunto: il cazzo di Luca voleva sua madre. Il cazzo che desideravo da mesi adesso desiderava me. Aveva sborrato per me. E ora toccava a me soddisfarlo..
 
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Dopo quel pomeriggio di shopping tutto era cambiato tra me e Luca tranne una cosa: la mia fortissima voglia del suo cazzo. Adesso però anche mio figlio non riusciva a nascondere il desiderio sessuale che provava verso di me e a confermarmelo fu lui stesso. Seppure non ancora direttamente.

Le tracce di sborra che prima trovavo ogni mattina nei suoi boxer gettati a terra ai piedi del suo letto adesso erano iniziate a comparire sempre più evidenti sulle mie scarpe (le prime furono quelle che indossavo durante il pomeriggio di shopping insieme) e sul mio intimo.

Più di una volta quando aprivo il cassetto trovavo larghe macchie dal colore e dall'odore inequivocabili. Era sperma. Lo sperma versato dal cazzo di mio figlio, il cazzo che desideravo più di qualsiasi altra cosa da mesi, per me.

Luca non resisteva più. Il mio giovane uomo aveva bisogno di sfogarsi e lo faceva usando il mio intimo. Ma voleva di più. Lo voleva da me. E anche io volevo di più. Lo volevo da lui.

Una sera quindi decisi che era arrivato il momento di fare capire a mio figlio che la mamma sapeva. Luca era a cena con amici, suo padre come sempre sarebbe rientrato molto tardi per lavoro (o almeno così diceva lui) e io mi dedicai liberamente a una lunghissima seduta di autoerotismo inzuppando col mio piacere un paio di slip, che poi lasciai in bella vista sul letto di mio figlio. Aspettai il suo rientro e appena si chiuse in camera mi appostai dietro la porta: Luca notò subito i miei slip neri sulle coperte.



Lo vidi sbiancare. Pensai di avere esagerato. Pensai che era troppo. Pensai di non essere una buona madre. Ma tutti questi pensieri durarono solo pochi secondi. Il tempo che mio figlio si sdraiasse sul letto, prendesse i miei slip ancora umidi, se li mettesse sul volto, tirasse fuori il suo cazzo già durissimo e iniziasse una sega breve ma intensa che terminò con una lunga sborrata sullo stesso paio di slip che indossavo qualche ora prima.

I nostri fluidi si erano finalmente uniti su quel sottile pezzo di stoffa. Lo sperma di mio figlio era entrato a contatto con gli umori di sua madre. Dopo aver visto il cazzo di Luca schizzare nei miei slip corsi in camera, chiusi la porta alle mie spalle e venni di nuovo. Un altro lunghissimo orgasmo sconvolse il mio corpo e la mia anima.

Mi addormentai sfinita dal piacere e quando mi svegliai era piena notte. Mio marito era sdraiato accanto a me ma il mio primo pensiero era mio figlio. Il mio unico uomo. Pensai a cosa sarebbe successo l'indomani. Pensai a cosa provava Luca nel sapere che io sapevo. Pensai a come sarebbe proseguito il nostro rapporto. Perché sul fatto che sarebbe proseguito non avevo più nessun dubbio. Mio figlio mi voleva, io volevo lui. Dovevamo solo trovare il modo.

La mattina dopo trovai un biglietto sul tavolo della cucina. Lo presi e le mani mi tremavano. La calligrafia era riconoscibilissima: Cosa vuoi da me, mamma?

Mio figlio mi aveva spiazzato, un'altra volta. Luca non ci pensava nemmeno a uscire allo scoperto. Non aveva alcuna intenzione di rendermi la vita facile. Luca aveva capito quanto lo desideravo e intendeva comandare il gioco.

Ero perfettamente consapevole che il vortice in cui stavo per entrare era molto pericoloso ma la voglia del cazzo di mio figlio era più forte di tutto. Della morale, dell'etica, perfino del rispetto di me stessa. Presi carta e penna: Voglio tutto!

Sapevo di rischiare tanto: il mio ruolo di madre, il mio ruolo di moglie. Sapevo di rompere qualsiasi tipo di convenzione sociale ma per mio figlio, per il suo cazzo, ero disposta a ogni cosa.

Lasciai il biglietto sotto il cuscino di Luca e aspettai il suo rientro. A pranzo incrociammo più volte i nostri sguardi senza che nessuno dei due riuscisse a dire una parola, ma sotto la tutta notai la sua erezione e tra le gambe ero completamente bagnata. A fine pasto Luca uscì dalla tasca un altro biglietto, lo mise sulla tovaglia e mi guardò. Come un uomo guarda la sua donna. Come un maschio guarda la sua femmina.

"Sfilati gli slip e mettili sul tavolo", aveva scritto mio figlio. Ero imbarazzatissima, certo. Ma l'eccitazione vinceva su tutto e decisi di accontentarlo. Luca non mi staccava gli occhi di dosso. Io allargai leggermente le gambe, lo guardai e mi sfilai gli slip nel modo più sensuale che conoscevo. Poi li lascia lì, a sua disposizione.

Luca li prese in mano velocemente e li avvicinò prima al suo naso, poi alla sua bocca. Mio figlio stava leccando il sapore della mia figa a pochi centimetri da me. Era troppo, venni. Mentre Luca si allontanava con i miei slip in mano verso la sua camera.

Mio figlio tornò cinque minuti dopo. Cinque minuti in cui pensai di tutto ma in cui volevo sempre e solo una cosa: il suo cazzo. In mano teneva ancora gli slip che mi ero sfilata davanti a lui e un altro biglietto. Posò entrambi sul tavolo. Stavolta non esitai un secondo e lessi subito il suo nuovo messaggio: "Ora rimettili".

Incrociai per un attimo il suo sguardo e nei suoi occhi lessi tutto quello che non avevo mai visto in un uomo mentre mi guardava: desiderio, passione, voglia, eccitazione, trasgressione.

Quando presi in mano quel paio di slip e me li infilai lentamente sapevo bene cosa stavo facendo. Quando sentì l'umido tra le cosce sapevo bene che stavolta insieme ai miei umori a bagnare la mia figa bollente era anche il suo sperma. Lo sperma di mio figlio.

Luca mi guardò indossare gli slip pieni del suo seme e tornò in camera. Mio figlio per quel giorno era soddisfatto, ma io no. Io non vedevo l'ora di sapere cosa aveva in serbo per me. Non vedevo l'ora di capire quali limiti mi avrebbe fatto superare ma sapevo già che sarebbe accaduto.
 
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Ormai trovavo lo sperma di mio figlio dappertutto e lui non faceva più nulla per nascondersi. Ero completamente in suo potere: delle sue voglie, del suo cazzo. Luca continuava regolarmente a riempire col suo seme le mie scarpe e il mio intimo, che mi obbligava a indossare quasi ogni giorno sempre attraverso il sistema dei biglietti, ma non solo.

Una sera che eravamo soli in casa mio figlio entrò in bagno mentre mi stavo spalmando la crema per il viso e dal suo sguardo capì subito cosa aveva in mente.

Luca afferrò il barattolo che era poggiato sul lavabo, lo aprì e tenendolo in mano con la sinistra iniziò a masturbarsi con la destra fino a sborrare tutto il suo seme all'interno. Era la prima volta che mio figlio si segava platealmente davanti a me e tutto il resto passò in secondo piano.

Il mio sguardo era completamente catturato dal suo cazzo. Potevo finalmente vederlo bene, a pochi centimetri da me. Avrei voluto allungare la mano ma lasciai che Luca facesse tutto da solo. Mi piaceva che fosse mio figlio a comandare il gioco. Era il mio maschio e io ero la sua femmina.

Luca mi porse il barattolo col mix di crema e sperma aspettando che lo prendessi in mano e me lo spalmassi bene sul viso. Restò a guardarmi mentre lo facevo e notai che diventò di nuovo duro. Lo eccitava che andassi a dormire col suo odore di maschio ben fissato nelle narici.

Ne ebbi la conferma quando sul mio cuscino trovai evidenti macchie gialle. Luca aveva sborrato anche sulla federa.

L'odore di sperma era fortissimo. Insopportabile. Ma io non sarei più riuscita a farne a meno. Lascia così che mio figlio venisse nel mio shampoo e nel mio bagnoschiuma. A Luca tutto era permesso, anche quello che ad altri non avevo mai concesso.

In vita mia ad esempio, prima di allora, non avevo mai ingoiato il seme di un uomo ma quando mio figlio una mattina mi strappò la tazza di latte dalle mani e sborrò all'interno non ci pensai un attimo a riprendermela e bere tutto fino all'ultima goccia.

Non so se fosse solo l'eccitazione del momento ma il sapore mi piaceva. Era la prima volta che ingoiavo lo sperma di un uomo. Ed era lo sperma di mio figlio. Il sapore di mio figlio.

Ormai quando eravamo soli in casa Luca viveva la sua sessualità apertamente, quasi in modo sfacciato. Il ragazzino timido di qualche mese prima aveva lasciato il posto a un giovane uomo che si prendeva quello che voleva. Quando voleva. E la cosa non mi dispiaceva, anzi.

Ero fiera del maschio che era diventato. Ero orgogliosa quando lo vedevo schizzare in soggiorno davanti alla tv e mentre pulivo il pavimento su cui aveva sborrato sotto gli occhi di Luca mi sentivo una donna realizzata. La sua donna.

Certo, avrei voluto di più. Sognavo di poter toccare il suo cazzo, prenderlo in bocca. Durante le mie più sempre frequenti sessioni di autoerotismo immaginavo di essere penetrata dal cazzo duro e largo di mio figlio. Sentivo che il grande giorno era sempre più vicino e finalmente arrivò.

La vigilia del compleanno di suo padre trovai una scatola sul mio letto: dentro un biglietto di Luca, un completino intimo, un mini abito e un paio di scarpe.

"Domani sera sarai mia, ti aspetto nella casa di campagna". Il cuore iniziò a battermi fortissimo, sentì cedere le gambe e dovetti sedermi sul letto.

Pensai alla scusa da inventare con mio marito per non essere presente alla cena dei suoi 50 anni ma una cosa era certa: alla prima volta con mio figlio non avrei rinunciato per nulla al mondo.

Il suo cazzo dentro di me lo aspettavo da tanto, troppo tempo. Stavolta niente e nessuno mi avrebbe impedito di averlo..
 
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Avevo aspettato la data fissata da mio figlio per la nostra prima volta due lunghissime settimane. I giorni sembravano non passare mai anche perché Luca, in quei quindici giorni, interruppe qualsiasi contatto di tipo sessuale tra noi e tornò a essere semplicemente mio figlio.

Niente più sperma nei miei slip, mai una masturbazione sfacciata sotto i miei occhi, stop alle colazioni condite col suo sapore di maschio. L'obiettivo di mio figlio era chiaro: portare la mia voglia del suo cazzo sopra ogni livello di guardia. L'avevo capito, ne ero pienamente consapevole.

Quella di Luca era solo una provocazione ma saperlo non bastò a frenare i miei istinti. Le voglie di femmina bollente con mio figlio prendevano sempre il sopravvento sulla saggezza della donna matura.

Quelle due settimane mi servirono a capire che il cazzo di mio figlio per me era diventato davvero una droga di cui non potevo più fare a meno.

Mi mancava tremendamente guardarlo mentre si masturbava in soggiorno e schizzava sul pavimento. Mi mancava sentire il suo seme tra le mie gambe. Mi mancava talmente tanto che tornai a spiarlo da dietro la porta della sua stanza per guardarlo raggiungere il piacere e ogni volta, puntualmente, raggiungevo l'orgasmo. Sempre più forte, sempre più sconvolgente.

La mattina della nostra prima volta mi alzai all'alba dopo una notte insonne a rigirarmi tra le lenzuola mentre mio marito dormiva profondamente accanto a me. Il mio pensiero fisso era Luca, il suo cazzo e quello che sarebbe successo qualche ora dopo nella nostra casa di campagna.

Era un sabato e questo mi aiutò a trovare una scusa per saltare la cena di compleanno organizzata dai suoi colleghi per mio marito. La mia anziana madre abitava a 100 chilometri di distanza e quel week-end era rimasta sola perché la sua badante era malata.

Mio marito non oppose troppe resistenze e non sembrò neppure troppo dispiaciuto. Chissà, magari poteva portarsi alla festa una delle tante troiette che si scopava regolarmente. Io per una volta però ero più felice di lui.

Appena alzata mi infilai velocemente una tuta e uscì di casa ancora struccata. Alle 9 avevo appuntamento con l'estetista. Non ci andavo da mesi ma quello era un giorno speciale. Era il giorno che aspettavo da tanto, troppo tempo. Volevo essere perfetta per Luca. Volevo che la sua prima volta, la nostra prima volta, fosse indimenticabile.

Maschere di bellezza, crema per il corpo, smalto rosso scuro su mani e piedi e perfino una leggera sforbiciata ai peli sul pube. Non sapevo se a Luca piacesse la figa pelosa o rasata e così optai per una via di mezzo. Il mio unico pensiero durante il trattamento era lui, mio figlio. E il suo piacere.

Quando rientrai la casa era vuota. Mio marito era andato a sbrigare gli ultimi preparativi della festa mentre Luca, dopo due settimane di silenzio, mi fece trovare un biglietto sul suo letto: "Ti aspetto alle 19".

Mio figlio non pranzò con noi e così mentre eravamo soli a tavola mio marito dopo mesi, forse risvegliato dagli odori del trattamento estetico di qualche ora prima, provò un approccio sessuale che io respinsi fermamente. Il mio corpo era solo per Luca. L'unico cazzo che poteva violarmi era quello di mio figlio. Nostro figlio.

Mio marito alle 17 era già fuori di casa e questo mi permise di prepararmi con calma alla serata che mi avrebbe cambiato la vita per sempre. Scelsi un trucco leggero, due gocce di profumo dietro le orecchie ed evitai i gioielli. L'unico anello che portavo era la fede.

Poi indossai i capi scelti da mio figlio: un perizoma di pizzo nero, l'abito lungo con scollo profondo senza reggiseno e con spacco vertiginoso su entrambe le cosce. Ai piedi un paio di decollete nere tacco 12.

Durante il breve viaggio in auto la mia testa era completamente vuota.Guidai come un automa fino alla nostra villetta. Era isolata, intorno solo campagna e qualche casolare disabitato per tutto il periodo invernale. Il posto ideale per liberare il mio piacere e fare sfogare mio figlio. In ogni modo.

Avevo pensato per giorni se fossi davvero pronta a concedermi completamente a Luca e ogni volta la risposta era solo una: sì, a mio figlio avrei regalato tutta me stessa.

A mio figlio avrei concesso anche quello che non avevo mai permesso a nessun di violare. Luca aveva scelto me per la sua prima volta e io scelsi lui per sverginare il mio lato B. Sarebbe stato il primo uomo ad avere il mio culo. E l'unico.

La casa era completamente al buio ma quando varcai il cancello vidi lo scivolo illuminato da tante fiaccole poste lateralmente. Mio figlio mi aspettava seduto a terra nel salottino, davanti al camino accesso. Nessun uomo aveva mai organizzato una cosa del genere per portarmi a letto. Ma Luca non era solo il mio uomo. Era mio figlio.

"Siediti, mamma". Per la prima volta Luca mi ordinò di fare qualcosa per lui a voce e ciò bastò per sentire una scossa elettrica partire dal mio cervello e scendere giù fino alla punta dei piedi. Mio figlio aveva posto una sedia di fronte a lui. Mi sedetti sopra, lo guardai e percepì perfettamente la sua voglia di me. A quel punto accavallai le gambe nel modo più provocante in cui possa farlo una donna. I suoi occhi non si staccavano mai da me e vidi che mio figlio iniziò a massaggiarsi il cazzo duro da sopra i jeans.

Luca allora prese in mano il telecomando dello stereo da cui partì una musica latina: "Spogliati per me". Mio figlio voleva godersi lo spettacolo e io volevo renderlo felice. Non avevo mai effettuato uno striptease per un uomo in vita mia ma quella sera per mio figlio lo feci come la più consumata delle sexy star.

Vedevo Luca sbavare per me a ogni mio ancheggiamento, ogni mio sguardo, ogni mio gesto. Dopo essermi tolta le scarpe mi sfilai lentamente l'abito e rimasi in perizoma a ballare davanti a mio figlio per qualche minuto.

Sentivo il suo sguardo di maschio percorrere tutto il mio corpo. Centimetro per centimetro. Vedevo mio figlio fissare voluttuosamente il mio seno e questo bastò per farmi bagnare.

Quindi tornai a sedermi, mi sfilai anche il perizoma e strinsi le gambe negando ancora a mio figlio la vista dell'oggetto del suo desiderio. Ma non resistevo più. Non resistevamo più. Mentre mio figlio si abbassava la cerniera e tirava fuori il suo cazzo già in piena erezione, io allargai finalmente le gambe e cominciai a masturbarmi di fronte a lui a cosce spalancate.

Era tutto vero, mi stavo tirando un ditalino davanti a mio figlio e anche questo per me era una prima volta. Mai avevo permesso a un uomo di guardarmi mentre mi regalavo piacere da sola. Mai a nessuno prima di Luca.

Mio figlio si avvicinò lentamente a me, si inginocchiò e cominciò a leccarmi partendo dai piedi e salendo lentamente fino alla mia figa bollente. Il tutto senza mai staccare i suoi occhi dai miei. La sua lingua si muoveva inesperta tra le mie labbra ma tanto bastò per farmi raggiungere il primo orgasmo della serata durante cui strinsi leggermente la testa di mio figlio tra le mie gambe.

Luca a quel punto salì ancora e raggiunse il mio seno. Lo baciava, lo leccava e lo succhiava come aveva fatto solo 18 anni prima per avere il mio latte. Stavolta invece ero io a volere il suo seme. Non resistevo più e glielo feci capire in modo chiaro. Nel modo più diretto che può usare una donna: "Mettimelo in bocca".

Mio figlio mi guardò per un attimo forse sorpreso da tanto ardore ma non se lo fece ripetere due volte. In pochi secondi avevo il suo cazzo tra le labbra. Io seduta e lui in piedi davanti a me che mi scopava la bocca. Era più duro e più largo di quanto mi era sembrato.

Il cazzo di mio figlio mi riempiva completamente la bocca quasi fino a soffocarmi ma non lo mollai per un attimo finché non sentì il primo schizzò arrivarmi dritto in gola. Luca mi teneva leggermente per la nuca mentre eruttava tutto il suo sperma nella mia bocca. Era il suo primo pompino. Ma era anche la prima volta che ingoiavo il seme di un uomo direttamente dal suo cazzo. Era talmente tanto che rischiai di affogarmi ma stranamente non provai mai disgusto, anzi. Il sapore di Luca mi piaceva, quello lo sapevo già. Però mi piaceva ancora di più guardarlo negli occhi mentre mi riempiva la bocca.

Quando anche l'ultimo schizzo era finito nella mia gola continuai a succhiare e leccare il cazzo di mio figlio per parecchi minuti mentre Luca mi guardava e accarezzava dolcemente. Per qualche istante era di nuovo solo un figlio che amava sua madre ma bastò poco per sentire il suo cazzo tornare a crescere, pronto a prendersi il resto.

Luca allora mi prese per mano e come due amanti mi condusse in camera da letto. Luca per la sua prima volta, la nostra prima volta, aveva scelto il letto matrimoniale su cui avevo dormito per anni con mio marito. Luca voleva possedermi sul letto in cui e suo padre lo avevamo concepito diciotto anni prima in una calda notte di agosto.

Mio figlio mi fece sdraiare e si posizionò sopra di me abbracciandomi. Sentivo il suo cazzo semi duro vicino alla mia figa. Luca mi guardò negli occhi, mi baciò in bocca per la prima volta e mi penetrò con tutta la sua mascolinità prorompente di diciottenne.

I colpi di mio figlio erano forti come quelli di un maschio che aspettava da troppo tempo di montare la sua femmina. Io gemevo sotto di lui a gambe larghe e avvinghiata al suo corpo. Lo stringevo con le braccia e con le cosce mentre mi scopava con foga, ma Luca a un certo punto si fermò e capì subito cosa voleva.

Gli bastò uno sguardo, mi prese per i fianchi e mi girò posizionandomi a 90 gradi sul bordo del letto. Scelsi di non dire a Luca che era la mia prima volta. Non volevo condizionarlo in alcun modo. Sentì il suo cazzo duro premere sul mio ano, poi un colpo secco.

Il dolore fu lancinante e non riuscì a trattenere un urlo belluino. Luca si fermò ma solo un secondo. Troppa era la sua voglia di prendersi anche il mio culo, troppa la mia voglia di sentirmi posseduta da mio figlio in ogni modo possibile.

Luca continuò per qualche minuto affondando sempre di più i colpi mentre io mordevo le lenzuola per il dolore e allo stesso tempo grondavo di piacere. Mio figlio mi inculava e nel frattempo mi tirava leggermente i capelli come se fossi la sua cavalla da monta e lui il mio stallone. Raggiunsi il secondo orgasmo.

Ero ormai stravolta quando Luca mi girò ancora e tornò a penetrarmi. Mio figlio era instancabile. Mi scopava e continuava a leccarmi tra il collo e le orecchie.

Capì che stava per venire di nuovo dal suo sguardo ma nonostante non avessi preso alcun tipo di contraccettivo e fossi ancora fertile non feci nulla per evitare che mio figlio scaricasse il suo sperma dentro di me. L'idea che il suo seme tornasse nel mio utero era troppo eccitante e prese il sopravvento su tutto il resto.

Mentre Luca veniva nella mia figa per la prima volta ci scambiammo un lunghissimo bacio e le nostre mani si intrecciarono come quelle di due amanti travolti dalla passione. Guardai la fede sulla mia mano sinistra stretta nella mano destra di mio figlio e raggiunsi il terzo orgasmo.

Passammo la notte completamente nudi sul letto. A scaldarci erano solo i nostri corpi ancora bollenti. L'indomani mattina non trovai Luca al mio fianco e per un attimo ebbi paura che mi avesse abbandonato, pentito di quanto era successo tra noi.

Poco dopo però mio figlio entrò in camera col vassoio della colazione. Si avvicinò e ci scambiammo un altro lunghissimo bacio. No, Luca non ci aveva ripensato. Mangiammo imboccandoci a vicenda e leccando la marmellata l'uno dalle dita dell'altra.

Sotto la doccia facemmo l'amore per la seconda volta e mentre Luca veniva di nuovo dentro di me pronunciò due parole che arrivarono dritte come un pugno nello stomaco: "Ti amo"..
 
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Le parole pronunciate da Luca quella mattina mentre veniva dentro di me sotto la doccia mi ritornarono in mente per settimane. Io sapevo cosa provavo per mio figlio oltre all'amore materno. Io ero una donna matura che aveva già fatto le sue esperienze sentimentali e sessuali. Ma lui? Lui aveva solo 18 anni ed io, sua madre, ero stata la sua prima e unica donna.

Luca era davvero sicuro di amarmi e volere iniziare una storia con me o si era solo fatto prendere dall'euforia che prova qualsiasi giovane ragazzo alla sua prima volta? La notte con mio figlio era stata la migliore di tutta la mia vita. Non avevo mai sentito un'intesa sessuale tale con nessun altro uomo. E il piacere provato, la fortissima chimica, si sommava all’affetto unico che lega da sempre e per sempre una madre a suo figlio. Un figlio a sua madre.

Fu per quello, per rispettare tutto quello, che presi una decisione davvero difficile. La più difficile quando una donna pensa di avere trovato finalmente l'uomo della sua vita. Dopo la nostra prima volta decisi di frenare i miei istinti e lasciare che mio figlio capisse se ero davvero io quella che voleva.

In realtà Luca non smise mai di riempirmi di attenzioni. Per mio figlio ero sempre l'unica donna della terra. E ovviamente non mi fece mancare neppure le sue attenzioni sessuali.

Attenzioni che continuavo a gradire, ma per cui dissimulavo il mio piacere in modo che Luca guardasse altrove. Volevo che mio figlio provasse un'altra donna e poi tornasse da me. Per sempre.

La sera in cui Luca mi informò che sarebbe uscito a cena con una ragazza però persi la testa e decisi di seguirlo. Vidi mio figlio passare a prendere una biondina sua coetanea sotto casa e dirigersi verso un pub. Mi appostai fuori dal locale con la mia auto e attesi pazientemente la loro uscita ma evidentemente non fui troppo brava a nascondermi.

Luca mi aveva visto e, dopo essere uscito lasciando la ragazza al tavolo con una scusa, me lo trovai fuori dall'auto. Lo feci salire, ci guardammo per un attimo e ci baciammo. Un bacio passionale e focoso. Il bacio di due amanti che si desideravano e non potevano più fare a meno l'uno dell'altra.

Dissi a mio figlio di trovare un'altra scusa e accompagnare subito la ragazza a casa, io l'avrei seguito con la mia auto e poi....poi saremmo stati liberi di essere di nuovo noi: io e lui, un figlio e sua madre. Una femmina e il suo maschio.

Quando salì sulla mia auto, dopo avere parcheggiato la sua sotto casa dell'amica, lo portai in un posto appartato dove tanti anni prima avevo perso la verginità con suo padre proprio sul sedile di un'auto. Fu una scopata diversa, molto diversa, da quella nella casa in campagna.

Stavolta non c'era stato nulla di preparato. Stavolta nessuno dei due aveva avuto il tempo di capire come sarebbe stato, cosa sarebbe successo tra noi. Né io né lui avevamo programmato nulla. Fu sesso. Puro sesso. Sesso animalesco, primordiale.

Prima fui io a cavalcare mio figlio come un'amazzone. Saltellavo sul suo cazzo duro e largo fino a infilarmelo tutto fino in fondo. E gemevo. Venni due volte mentre lo facevo, la seconda in contemporanea con Luca che sborrò per la terza volta dentro di me senza precauzioni.

Le prime due volte era andata bene ma se stavolta fossi rimasta incinta? Il solo pensiero mi terrorizzava e mi eccitava allo stesso tempo.

Poi fu mio figlio a mettermi a 90 e scoparmi a pecorina. Luca affondava i colpi sempre più forte e nel mentre mi tirava i capelli, quindi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò solo quattro parole: "Fammi un pompino, mamma".

Luca era seduto nel posto del passeggero, io accanto a lui: lo guardai un attimo, mi chinai e cominciai a succhiare e leccare il suo cazzo senza mai staccare i miei occhi dai suoi finché non scaricò tutto il suo piacere nella mia bocca. Ingoiai avidamente il suo sperma come se fosse la bevanda più buona che avessi mai bevuto. Ero assetata di lui. Mi era mancato sentire il suo sapore sulla lingua e mentre ingoiavo venni per la terza volta.

Continuai a leccare il cazzo di mio figlio nel buio di quell'auto per parecchi minuti anche dopo l'orgasmo. Luca mi accarezzava la testa dolcemente. Lo guardai. Ci guardammo.

"Mamma, io ti amo davvero". Rimasi di nuovo senza parole davanti a mio figlio. Luca aveva capito tutto. Luca mi aveva capito ancora una volta. Mio figlio mi capiva come mai nessun uomo era riuscito a fare in tutta la mia vita.

Ora non avevo più dubbi. Era lui. L'uomo col quale volevo condividere il letto era mio figlio. Non mi interessava se e quanto sarebbe durata la storia tra noi. Ora sapevo che Luca provava per me le stesse cose che io provavo per lui. Ora ero pronta a essere sua anche in casa nostra. Ora non vedevo l'ora di sentirmi possedere da lui anche sul letto dove dormivo ogni notte accanto a suo padre.

Mio figlio quella sera era a cena con una ragazza bella, giovane e sexy ma aveva scelto ancora una volta me. Sua madre. L'unica donna che mio figlio desiderava ero io. Era quello che sognavo. Era quello che volevo. .
 
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Dopo la notte della prova io e Luca non vedevamo l'ora di viverci pienamente anche tra le quattro mura di casa. Durante il weekend però la presenza di mio marito ci impedì di farlo e così fummo costretti a limitarci. Non mancarono comunque baci fugaci, palpatine e strofinamenti.

Mio figlio ad esempio mi fece sentire il suo cazzo duro contro il mio sedere mentre cucinavo ma fu durante il pranzo della domenica che provocai Luca talmente tanto da fargli raggiungere l'orgasmo più imbarazzante della sua vita.

Indossai un prendisole corto, dalle bretelle sottili e molto scollato, sfilai le pantofole per allungare il piede sotto il tavolo e strofinarlo sui polpacci di mio figlio, salendo fino all'oggetto del mio desiderio. Arrivai al suo cazzo, già durissimo, e lo massaggiai delicatamente col piede guardandolo negli occhi. Capì subito che Luca avrebbe resistito poco a quel trattamento. Mio figlio mi implorava di fermarmi con lo sguardo ma io sapevo cosa voleva davvero Luca quindi continuai, finché non sentì una sensazione di umido sotto la pianta del piede.

Sì, mio figlio era venuto nelle mutande per me mentre suo padre, mio marito, pranzava con noi senza neppure immaginare cosa succedesse alle sue spalle. Non avevo mai visto Luca tanto imbarazzato. Fece fatica anche ad alzarsi dalla sedia per andare a pulirsi e, nonostante si fosse allontanato molto rapidamente, intravidi la chiazza di sperma che si era allargata sui pantaloncini che indossava. Sorrisi. Ero felice ma non ancora soddisfatta e già programmavo il nostro lunedì di piacere.

Il giorno dopo infatti era il mio giorno libero mentre mio marito sarebbe andato regolarmente a lavoro, decisi quindi che mio figlio avrebbe saltato la scuola.

Il motivo? Io avevo bisogno di lui. La mamma aveva bisogno del suo cazzo.

Mio marito uscì come sempre prestissimo, io anche quella volta avevo dormito pochissimo. Il pensiero fisso era sempre e solo uno: il cazzo di mio figlio. Col passare dei mesi la voglia non era mai diminuita, anzi. Tanto che appena suo padre chiuse la porta di casa alle sue spalle io corsi nella camera di Luca ancora in sottoveste e senza alzare le serrande lo svegliai nel modo in cui tutti gli uomini sognano di essere svegliati almeno una volta nella vita.

Quando mio figlio aprì gli occhi vide la mia sagoma chinata su di lui. Lo leccavo e baciavo dall'ombelico in giù, tutto intorno al cazzo. Ogni tanto alternavo qualche rapido colpo di lingua sulla cappella già umida e scendevo mordendo leggermente i testicoli gonfi del suo seme. Il mio nettare.

Luca ci mise poco ad esplodermi in bocca tutto il suo piacere mentre teneva dolcemente la mia testa tra le sue mani e me la spingeva leggermente contro il suo pube. Ingoiai ancora una volta tutto il suo sperma senza disperdere neppure una goccia e continuai a leccarlo finché non tornò semiduro.

Quindi lo presi per mano e lo condussi in bagno. Mio figlio, ancora mezzo addormentato, era completamente in mio potere. Feci scivolare a terra la sottoveste, poi gli sfilai la maglietta e gli calai i boxer. Quindi mi tolsi anche gli slip e ci infilammo in doccia.

Iniziammo a fare l'amore scambiandoci baci appassionati ma a un certo punto Luca mi fece voltare e spingendomi contro le mattonelle bagnate me lo infilò dietro per la seconda volta in vita mia. Mio figlio si era svegliato, ora mi inculava mentre mi mordeva i lobi delle orecchie, il collo e la schiena. Il dolore della prima volta aveva lasciato spazio al piacere di sentirmi posseduta dal cazzo di mio figlio.

Quando sentì arrivare prepotente il secondo orgasmo della mattinata Luca mi fece inginocchiare e iniziò a masturbarsi. Io ero sotto di lui e lo guardavo negli occhi aspettando quel momento. Stavo per concedere a mio figlio un'altra prima volta: il mio primo facial. Non avevo mai permesso a un uomo di esplodere sul mio viso il suo piacere. Lo avevo sempre trovato umiliante con gli altri, ma non con lui. Mio figlio. Il mio maschio.

Il primo schizzo finì sulla fronte, sporcandomi anche un po' i capelli. Poi due, tre, quattro schizzi mi colpirono in pieno tra occhi, naso, bocca e mento. In pochi secondi mi ritrovai la faccia completamente ricoperta dallo sperma di mio figlio. Fu una sensazione elettrizzante. Unica. Mi sentivo sua al 100%. Luca mi guardò e sorrise: "Sei bellissima, mamma". Mi bastarono queste parole per raggiungere l'orgasmo.

Dopo esserci sciacquati uscimmo dalla doccia e andammo a fare colazione in cucina. Uno di fronte all'altra. Entrambi completamente nudi. Ogni volta che incrociavo lo sguardo di mio figlio leggevo il suo desiderio di me. Io non riuscivo a staccare gli occhi dal suo cazzo ma ora volevo sentire la sua lingua tra le mie cosce e scelsi il modo più originale.

Mi posizionai seduta a gambe larghe sulla punta del tavolo della cucina esponendo oscenamente la mia figa bollente a pochi centimetri da mio figlio. Quindi presi un po' di Nutella dal barattolo direttamente con le dita e me la spalmai sul pube. In pochi secondi Luca si infilò tra le mie cosce iniziando a leccare avidamente.

Nessuno mi aveva mai leccato con tanta dolcezza e passione allo stesso tempo. Venni per la seconda volta ma mio figlio aveva ancora fame. Fame di me.

Luca mi fece sdraiare completamente sul tavolo, prese la bomboletta di panna spray che era in frigo e me la spruzzò sulle tette e sulla pancia. Poi mi ripulì con la lingua alternando baci, leccate e succhiotti per dieci minuti mentre con la destra frugava tra le mie gambe portandomi al terzo orgasmo. Ero stravolta, sfinita. Ma lui era di nuovo duro.

Mio figlio mi prese in braccio e mi portò finalmente in camera da letto. La mia camera da letto matrimoniale. Mi adagiò dolcemente e si sdraiò accanto a me coccolandomi teneramente. Fu la prima volta che facemmo davvero l'amore. Luca mi penetrò a lungo, anche con decisione a tratti, ma tra noi c'era un'intesa che andava oltre l'attrazione fisica del momento. I nostri respiri andavano all’unisono. Oltre a due corpi quel giorno si fusero due anime.

Quando Luca scaricò dentro di me tutto il suo seme tenevo le mie mani tra i suoi capelli e lo sguardo mi cadde per un attimo sulla foto del matrimonio con suo padre posta sul comò di fronte al letto. Fu la prima volta dopo tanti, tantissimi anni che benedissi il giorno in cui mi ero sposata ma solo perché da quel matrimonio era nato lui. Mio figlio. L’unico uomo della mia vita.

Io e Luca continuammo a scopare fino a sera. Ero distrutta, quando mio marito rientrò a casa usai la classica scusa del mal di testa e mi feci trovare già a letto e in camicia da notte. Tenere i ritmi sessuali di un diciottenne non era facile ma non potevo e non volevo dire di no a mio figlio. Anzi speravo che quello fosse solo l'inizio.
 
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La storia tra me e Luca proseguì senza sosta fino al termine dell'anno scolastico. Io e mio figlio scopavamo ogni giorno, a volte più volte al giorno, in ogni angolo della casa. A stupirmi non era la voglia perenne di Luca, in fondo oltre che mio figlio era sempre un diciottenne con gli ormoni a mille e una donna a sua completa disposizione, ma quello che provavo nei suoi confronti.

Prima di allora non mi era mai capitato di sentire un desiderio irrefrenabile nei confronti di un uomo. Non avevo solo voglia di sentire il suo cazzo a ogni ora del giorno e in ogni modo possibile. Ne avevo fisicamente bisogno. Non potevo più fare a meno del cazzo di mio figlio.

Gli ultimi mesi furono molto duri per Luca che era alle prese con la preparazione degli esami di maturità ma io gli stavo sempre accanto, come madre e come donna. Passai interi pomeriggi sotto la scrivania a succhiare il suo cazzo duro mentre mio figlio ripeteva la tesina.

Luca smise definitivamente di masturbarsi perché ogni volta che aveva bisogno di sfogare il suo piacere io ero a completa disposizione. Quando eravamo soli concedevo volentieri a mio figlio tutta me stessa, quando invece suo padre era in casa trovavo comunque il modo di soddisfare le sue voglie: spesso con una veloce sega, a volte perfino con un pompino.

Tornare in soggiorno e trovare mio marito che leggeva il giornale seduto sul divano mentre ancora sentivo in bocca il sapore del seme di nostro figlio mi faceva provare un brivido unico fino a raggiungere l'orgasmo.

Il rapporto tra me e Luca però non era solo fisico. Non era solo sesso. Mio figlio mi corteggiava e mi faceva sentire desiderata. Luca mi faceva sentire donna oltre che femmina.

Tanti mazzi di fiori, i soliti bigliettini sul suo letto e continue attenzioni che mai nessun uomo prima di allora mi aveva riservato. Il tutto fino alla sera della sua maturità.

Luca mi disse solo di vestirmi casual perché aveva una sorpresa per me. Suo padre, come sempre, era impegnato in una cena di lavoro. Noi uscimmo intorno alle 20, salimmo sulla Smart di mio figlio e raggiungemmo la località di mare più vicina alla nostra città.

Io indossavo una gonna jeans sopra il ginocchio, una camicetta bianca generosamente aperta sul mio seno prosperoso e un paio di sandaletti col tacco. Luca aveva scelto una camicia nera, un paio di bermuda bianchi e le immancabili sneakers.

Cenammo a lume di candela in un piccolo ristorante di pesce posizionato sul mare. Il posto era incantevole, l'atmosfera magica, il cibo squisito e lui... beh lui era bellissimo. Lui era l'uomo più bello e desiderabile che avessi mai visto. Lui era mio figlio, il mio uomo.

Durante la cena non mancarono gli sguardi carichi di erotismo tra di noi e neppure il classico piedino sotto il tavolo, fu quando arrivammo al dolce però che Luca decise finalmente di svelarmi il motivo di quella serata.

Mio figlio tirò fuori dalla tasca un cofanetto e lo aprì: all'interno c'era un anellino in oro bianco con una piccola pietra incastonata al centro. Rimasi senza parole. Senza fiato.

La sala era rimasta vuota, Luca evidentemente si era messo d'accordo con i gestori del ristorantino. Adesso c'eravamo solo io e lui, lui e io. Mio figlio si inginocchiò davanti a me, prese la sinistra tra le sue mani e mi fece la proposta più incredibile della mia vita: "Mamma, vuoi venire a vivere con me?".

Luca dopo l'estate si sarebbe trasferito in un'altra regione per proseguire i suoi studi all'università e io pensavo che fosse pronto a costruirsi una nuova vita. Una vita senza di me. Mi sbagliavo. Mio figlio non aveva alcuna intenzione di rinunciare a me. A noi. Ero stupita. Ero felice. Ero commossa da tanto amore.

Guardai gli occhi di Luca mentre le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Sapevo che avrei dovuto dirgli di no ma gli dissi di sì. Volevo diventare la sua donna. Era lui l'uomo col quale desideravo condividere il resto della mia vita. Solo lui.

Mio figlio si alzò di scatto e mi baciò. Quindi mi tolse delicatamente la fede e infilò al suo posto il suo regalo. La sua fede. Il simbolo della nostra unione sentimentale e carnale. Per sempre.

Dopo cena passeggiammo abbracciati sul lungomare come due innamorati. In fondo io e mio figlio era quello che eravamo: una donna e un uomo che si amavano, una femmina e un maschio che si desideravano. Spesso la mano di Luca scivolò sul mio sedere e la mia mano scivolò sul suo.

Raggiungemmo la spiaggia e sotto il chiarore della luna piena, senza spogliarci, io e mio figlio facemmo l'amore sulla sabbia. Senza mai staccare le nostre bocche che si baciavano, Luca mi sfilò gli slip, si tirò giù la zip e iniziò a penetrarmi dolcemente. Il viso di mio figlio affondava tra i miei seni, io gli baciavo la testa. L'orgasmo arrivò potentissimo e mentre Luca mi veniva dentro ancora una volta mi sussurrò le due parole più dolci di sempre: "Ti amo, mamma".

Durante il tragitto del ritorno verso casa restammo in silenzio ma complice il buio della notte decisi di regalarmi e regalare a mio figlio un'altra scarica di adrenalina. Allungai la mia mano sinistra, gli abbassai la zip e presi il suo cazzo.

Lo masturbai dolcemente mentre guidava facendo scorrere il suo anello, il simbolo del nostro amore, sul suo cazzo di nuovo duro per me. Quando capì che Luca stava per venire mi chinai rapidamente sotto il volante e ingoiai tutto.

Ogni volta che lo facevo venire tra le mie labbra Luca riusciva sempre a riempirmi la bocca. Non importava quante volte fosse venuto prima, lo sperma per dissetarmi a mio figlio non mancava mai. E io, che non aveva mai fatto un pompino in vita mia, non potevo più fare a meno del seme di mio figlio. E ora sapevo che lo avrei avuto. Per sempre..
 
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Quando comunicai a mio marito che sarei partita per aiutare nostro figlio ad ambientarsi non sembrò particolarmente turbato né sorpreso. In fondo da anni eravamo marito e moglie solo agli occhi degli altri e ormai da mesi non avevamo rapporti sessuali.

La sua reazione insomma fu l'ennesima conferma che il mio matrimonio era finito e questo mi diede un'ulteriore spinta per vivere al 100% la mia storia con Luca. Aiutai mio figlio a trovare un bilocale in affitto per noi e a inizio settembre, dopo due settimane di vacanza in Grecia trascorse tra arte, mare, sole e tanto sesso, volammo insieme a chilometri di distanza da casa nostra.

Finalmente eravamo liberi di viverci 24 ore su 24. Io mi ero messa in aspettativa sul lavoro e quindi attendevo pazientemente a casa il rientro di mio figlio dall'università. Ogni notte io e Luca dividevamo il letto matrimoniale e ogni giorno scopavamo come due animali in calore. Spesso più volte al giorno.

La chimica tra di noi era rimasta la stessa della prima volta. Non facevamo sesso per abitudine, lo facevamo perché l'attrazione che provavamo l'uno per l'altra era fortissima. Irrefrenabile. E con la voglia cresceva anche il sentimento che ci legava.

Mio figlio non aveva mai usato il preservativo ma io dopo qualche mese decisi di iniziare a prendere la pillola per evitare sorprese.


L'idea di diventare nonna grazie al seme di Luca mi intrigava ma era troppo rischiosa, soprattutto per la creatura che sarebbe nata dal nostro rapporto. Una sera però a sorpresa fu mio figlio ad affrontare l'argomento gravidanza.

Luca prima di allora non mi aveva mai chiesto se prendessi precauzioni ma evidentemente ci aveva pensato, eccome: "E se facessimo un figlio?".

La sua proposta mi lasciò a bocca aperta. Luca voleva ingravidarmi! Mio figlio voleva che il suo seme fecondasse il mio utero. Luca voleva un fratello da me. Un figlio da me.

Luca doveva ancora compiere 20 anni eppure mi spiegò che si sentiva pronto a diventare padre e che l'unica donna con la quale l'avrebbe fatto ero io. Sua madre. La nonna di suo figlio.

Chiesi a mio figlio qualche giorno per pensarci e per tre notti non riuscì a chiudere occhio pensando a come soddisfare il desiderio di Luca. Non gli avevo mai detto di no e non volevo deluderlo proprio ora che avevamo iniziato la nostra vita di coppia. Fu così che mi venne l'illuminazione.

Una domenica a pranzo dissi a mio figlio che ero pronto a renderlo padre per la prima volta, ma che per farlo avremmo dovuto trovare un altro modo. Il rischio di malformazioni nell'avere un figlio tutto nostro era davvero troppo alto quindi il seme che avrebbe dovuto fecondare il mio utero non poteva essere il suo. Luca come sempre capì subito cosa avevo in mente: "Chi?".

Nei mesi successivi insieme a mio figlio esaminammo una decina di potenziali 'donatori di seme'. Era così che preferivamo chiamarli entrambi, anche se in realtà la fecondazione sarebbe avvenuta tramite un tradizionale rapporto sessuale tra me e il prescelto. Ovviamente alla presenza di Luca.

Mio figlio invitò a cena un paio di suoi colleghi di università, l'istruttore della palestra che frequentava e altri amici tutti più o meno coetanei ma nessuno di loro ci aveva convinto del tutto. Alcuni per motivi estetici, altri per motivi intellettuali. Trovare il padre di nostro figlio era più difficile di quanto pensavamo.

Una mattina però rientrando a casa salimmo in ascensore con un ragazzino che abitava nel nostro stesso palazzo, due piani sopra di noi. Io e Luca ci guardammo negli occhi: il donatore giusto era lui. Inesperto e timido, ma giovanissimo e con gli ormoni a mille. Un adolescente da 'educare'. Proprio come mio figlio agli inizi.

Per entrare in confidenza strinsi un rapporto di amicizia con la madre di Marco, questo era il suo nome, dalla quale cercai di carpire più informazioni possibili sul figlio.

Marco frequentava l'ultimo anno del liceo classico, era studioso, non aveva mai avuto una ragazza e soprattutto avrebbe frequentato l'università all'estero. Un dettaglio fondamentale per essere sicuri che non avrebbe avanzato future pretese di paternità.

L'occasione giusta per affondare il colpo e mettere di nuovo alla prova le mie capacità seduttive arrivò quando la madre di Marco mi chiese di dargli qualche lezione privata di latino e greco.

Le lezioni si svolgevano nel mio appartamento e ogni volta alzavo il livello della provocazione: dal tailleur pantalone bianco con generosa scollatura del primo incontro alla mini sottoveste nera che mise Marco in evidente difficoltà. I suoi occhi quel pomeriggio si posavano dappertutto tranne che sul quaderno davanti a lui, finché non mi chiese imbarazzatissimo di andare in bagno.

Marco aveva bisogno di farsi una sega per me, ma io avevo in mente altri progetti per lui. Altri progetti per me e Luca. Posai la mia mano all'altezza del suo pacco, mi avvicinai e decisi di rompere gli indugi sussurrandogli all'orecchio: "Ti aspettiamo stasera". L'ora della monta era arrivata. Io e mio figlio saremmo presto diventati genitori. Madre e padre. Nonna e fratello. .
 
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Luca mi aiutò a prepararmi per la sera della monta con Marco. Fu mio figlio a scegliere cosa avrei indossato durante la nostra cena a tre. E fu sempre lui a stabilire le modalità del rapporto con quello che per noi restava solo un donatore di seme. Colui che ci avrebbe permesso di diventare genitori insieme. Mamma e figlio.

Mio figlio scelse per me un abito bianco scollato e lungo fino al ginocchio con spacco laterale. Luca volle che non indossassi il reggiseno e mettessi solo un perizoma nero in modo che si intravedesse attraverso il vestito e che i miei capezzoli turgidi premessero sotto la stoffa bianca. Ai piedi un paio di scarpe aperto col tacco alto e il laccio alla caviglia che tanto piaceva a mio figlio.

Marco arrivò puntuale intorno alle 20, ad aprirgli la porta fu Luca mentre io li aspettavo entrambi seduta sul divano. Ero nervosa e agitata. Nonostante con mio figlio avessimo programmato tutto nei minimi dettagli non mi sentivo pronta. O meglio, non volevo farlo.

Era Luca l'uomo al quale avevo scelto di concedermi completamente e l'idea di fare sesso con un altro, di essere penetrata da un altro cazzo, non mi piaceva. Se avevo accettato era solo per rendere padre mio figlio ma in realtà non era quello che volevo.

Non era quello che avrei voluto. Ormai però era troppo tardi per tirarsi indietro.

Appena mi vide notai lo sguardo di Marco. Era lo sguardo di un adolescente arrapato che pregustava la sua prima volta con una sexy milf. Luca gli stava accanto e controllava che tutto andasse come avevamo stabilito. A cena io, la madre, mi accomodai a capotavola mentre i due padri (quello biologico e quello morale) erano seduti ai miei lati. Uno a destra e l'altro a sinistra.

Durante il pasto sentivo gli occhi di Marco che frugavano nella mia scollatura mentre Luca mi teneva dolcemente la mano. Mio figlio aveva percepito sicuramente la mia tensione e faceva di tutto per rassicurarmi. Lui per me c'era sempre, anche quella sera. Dopo il dolce Luca mi fece il cenno stabilito e io raggiunsi la camera da letto dove dormivamo insieme ogni notte, mi spogliai completamente, spensi la luce e mi sdraiai in attesa di Marco.

Già dal rumore dei passi che si avvicinavano dietro la porta però ebbi una strana sensazione. Mi sembrava di conoscerli. Quando si distese sopra di me e iniziò a penetrarmi, prima dolcemente e poi sempre con maggiore decisione, capì subito tutto. Fin dal primo colpo mi era chiaro che l'uomo col quale stavo facendo sesso quella sera, l'uomo che stava cercando di ingravidarmi era Luca. Mio figlio.

Era sbagliato, forse. Era pericoloso sicuramente. Avrei dovuto fermarlo ma non lo feci. Non lo feci perché era quello che voleva mio figlio. E non lo feci perché era quello che avevo sempre sognato anche io. Un figlio da mio figlio.

Lasciai che scaricasse per la prima volta tutto il suo piacere dentro il mio utero fertile e mentre veniva sussurrai alle sue orecchie queste parole: "Mettimi incinta, Luca". Era il segnale che mio figlio aspettava. Allungò un bracco per accendere la lampada posta sopra il comodino e continuò a scoparmi per tutta la notte. Non ci staccammo mai l'uno dall'altra e Luca mi venne dentro tre volte. Ma era solo l'inizio.

Io e mio figlio andammo avanti così per un mese buono. Scopavamo di continuo e ogni volta Luca mi riempiva col suo sperma. Il suo seme. Il nostro unico pensiero era sempre e solo quello: diventare genitori, insieme.

Al primo ritardo corsi in farmacia e mentre mio figlio era all'università feci il test. Non ero mai stata così tesa, emozionata e...felice. Immensamente felice. Era positivo! Dopo quasi vent'anni sarei diventata di nuovo madre e il padre di quella creatura che portavo in grembo era l'uomo che amavo più della mia stessa vita: mio figlio.

Gli comunicai che sarebbe diventato papà la sera stessa a cena. Luca fece fatica a crederci e non riuscì a trattenere la commozione. La nostra prima preoccupazione fu assicurarci che il nostro bambino stesse bene. Era pur sempre il frutto dell'amore tra un figlio e sua madre ma gli esami per fortuna esclusero malformazioni o altre patologie.

Io e Luca potevamo vivere serenamente i mesi della gravidanza ed è quello che facemmo. Ogni sera mio figlio si distendeva sul mio pancione per sentire qualcosa e quando il mio seno iniziò a riempirsi di latte Luca tornò a succhiarmi le tette proprio come faceva da bambino. In quei mesi evitammo la penetrazione ma io non rinunciai mai a ingoiare lo sperma di mio figlio mentre in pancia tenevo suo figlio. Nostro figlio.

Avviai le pratiche di separazione da mio marito davanti al quale giustificai la gravidanza con un rapporto di una notte.

Il parto avvenne una notte calda di fine luglio. Luca mi tenne la mano per tutto il tempo proprio come farebbe un marito con una moglie. Venne alla luce una bambina di 3,2 chili. Bella e sana come suo padre vent'anni prima. Il suo nome era Laura.

Solo quando tornammo a casa tutti e tre insieme però mi resi pienamente conto che era tutto vero. Solo un paio di anni dopo la nostra prima volta io e mio figlio avevamo costruito un'altra famiglia. La nostra famiglia.

Non avrei neppure immaginato di diventare di nuovo madre vent'anni dopo a quasi 47 anni e certamente non lo avrei mai fatto se non con mio figlio. Per mio figlio.

La seconda maternità peraltro non incise sul rapporto con Luca, anzi. Il mio primo figlio era sempre più pazzo di me. Ora non ero più solo sua madre. Ora non ero più solo l'unica donna della sua vita. Ora ero la madre di sua figlia. Ora ero la nonna di sua sorella.

Ogni volta che guardavo Luca e Laura ero orgogliosa . Fiera del mio coraggio. Avevo rischiato tanto. Avevo rivoluzionato tutta la mia vita ma ora avevo tutto.

Spesso mi piaceva allattare insieme i miei figli. Tenevo Laura su un seno mentre Luca, suo padre, giocava con l'altro. Era tremendamente perverso ma era sopratutto estremamente eccitante. Era quello che avevo sempre sognato e ora era realtà. Grazie al cazzo di mio figlio.
 

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