Buona sera a tutti i lettori del forum.
Sono anni che leggo le avventure (reali o meno) degli scrittori del forum e devo dire che ho sempre avuto il desiderio di condividere questa esperienza avvenuta durante i miei 20 anni.
Premessa molto importante: ciò che riporterò qua di seguito è reale, al 100%. Non avrei motivo di romanzare o inventare, ho il piacere di condividere un qualcosa di vissuto anche per riviverlo io stesso.
Come potrete immaginare, cambierò solo i nomi onde evitare spiacevoli riscontri.
Partiamo quindi con le presentazioni: in questo mio ricordo conoscerete me (Luca), la mia fidanzata del tempo (Giulia), il mio migliore amico (Stefano) e la sua fidanzata del tempo (Sonia).
La situazione è quella che ha dato il via alla maggior parte dei ricordi presenti sul forum: estate, mese di luglio, casa dei genitori libera, una pizza in compagnia.
Mi scappa un sorriso al pensiero che una serata così semplice potesse farci stare così bene.
Sia io che Luca eravamo alla fine del nostro primo anno di università; io un noioso ingegnere, al quale raramente chiedevano qualcosa sul percorso di studi o sulle intenzioni future (se tra i lettori c'è qualche altro ingegnere, capirete bene la mia frustazione in confronto ad altre università più "di tendenza"); Stefano invece un fiero ed interessatissimo fisioterapista, che non perdeva occasione per raccontare quanto il suo lavoro fosse importante o quanto venisse reputato "portato" per le attività affini alla professione dai suoi docenti.
Dopo aver finito la pizza ed il dolce, le nostre giovani menti erano ad un bivio: o uscire per il paesino per proseguire la nostra serata al bar con la nostra compagnia, oppure rimanere a casa a chiacchierare.
Avendo la casa libera e avendo molte cose da raccontarci (era la prima volta che ci radunavamo noi 4 quell'estate), optammo per la seconda opzione.
Dopo aver finito il censimento di "chi si è fidanzato con chi" e, di ancor maggior interesse per Giulia e Sonia, "chi si è lasciato con chi"; parte il momento di aggiornamento scolastico-universitario.
Le ragazze avevano situazioni simili: entrambe neo-maturate, entrambe da un liceo classico quindi con tracce simili.
Io e Stefano, come evidenziato prima, avevamo intrapreso strade completamente diverse.
Prima che Stefano prendesse parola, ho velocemente liquidato la mia situazione universitaria: parlai molto bene dell'ambiente, poco stimolante dal punto di vista delle infrastrutture, ma molto stimolante dal punto di vista delle materie. Dopo circa 10 minuti di discorso, notai un po' di noia negli occhi dei miei 3 commensali, compresa Giulia, dettaglio che nella nostra relazione si ripetè spesso e una delle cause, non lo nego, per le quali ci siamo lasciati.
Ecco quindi partire lo "Stefano-show": tirocini nelle migliori strutture della regione, medici con i quali collaborava estremamente orgogliosi di lui, pazienti che lo adoravano.
Prima di proseguire con il ricordo, urgono un paio di premesse.
Io e Stefano siamo stati nella stessa classe dalla prima elementare, è ancora attualmente la persona al di fuori della mia famiglia a cui voglio più bene. E' un ragazzo d'oro, simpatico, gentile, intelligente. Inoltre piace molto al sesso femminile.
Per rendervi breve la mia descrizione posso dirvi questo: io sono Stefano, ma un gradino sotto. A scuola andavo bene, ma mai quanto lui. Son sempre stato simpatico alle persone, ma mai quanto lui. Non ho mai avuto particolari problemi con le ragazze, ma non sono mai piaciuto quanto lui.
Tutto cià si riversava poi in un'estrema sicurezza nel suo modo di esporsi, caratteristica che lo accresceva ancora di più. Sapevo quindi tutto dei suoi gusti sessuali, e sapevo quanto amasse in particolare il piede femminile, per lui era una vera e propria ossessione, me ne parlava dai tempi delle medie.
Qua farò un'ammissione che non ho mai fatto neanche a Stefano: anche io adoro il piede femminile. Non parlerei di vera e propria ossessione come nel suo caso, ma gioca un'importante componente nella mia sessualità. Ovviamente, per mia grande insicurezza, non gliene parlai mai, e non ne parlai mai neanche alle mie prime fidanzate (chissà perché), compresa Giulia.
Proseguiamo quindi con il ricordo. Al termine dello Stefano-show, Giulia iniziò una serie di domande che mai rivolse al mio percorso di studi (provocando in me non poca invidia), per poi arrivare alla richiesta che mai mi sarei aspettato: "A proposito, approfitto delle tue conoscenze per un mio tornaconto: una settimana fa ho preso una storta allucinante e da allora non cammino bene, potresti darmi un'occhiata?".
Gocciolina di sudore sulla mia fronte. Non sono un fisioterapista, ma posso immaginare cosa si debba fare per valutare una caviglia.
Mi giro con tachicardia verso Stefano, il quale aveva una strana luce negli occhi, che in poche occasioni gli avevo visto.
"C-c-certo Giulia, stenditi sul divano che ti controllo".
Quindi vi disegno la situazione: io e Claudia su delle sedie rivolte verso il divano, come se fossimo spettatori davanti ad un palco teatrale, Giulia distesa sul divano con il seguente abbigliamento: t-shirt maniche corte, pantaloncini da calcio (indossati data la permanenza a casa per essere più comoda) e fantasmini ai piedi. Era una ragazza così, abbigliamento quasi simil maschile e raramente indossava scarpe aperte, anche durante l'estate.
Anche se sono passati molti anni, ricordo come fosse ieri ogni secondo della visita.
Stefano mosse entrambe le gambe di Giulia in tutte le direzioni, partendo dalla parte alta, proseguendo nel valutare il ginocchio, per arrivare quindi all'area dolente: caviglia e piede.
Ricordo che i piedi erano coperti dai fantasmini, e, forse per una forma di rispetto nei miei confronti che ben conoscevo le sue perversioni, così rimasero, almeno per il momento.
Anche in questa fase della visita i movimenti furono numerosi. Stefano prese in mano il piede di Giulia tenendolo dal tallone e lo sollevò numerose volte, andando talvolta anche ad elicitare il dolore per capirne bene la natura (immagino?).
Dopo averla anche fatta camminare per apprezzarne il deficit in tale movimento, la visita andò verso la naturale conclusione, con l'indicazione di qualche esercizio di rinforzo.
Ed è proprio qui che la situazione si capovolse e andò dove più temevo.
La frase con la quale concludo questa prima parte del racconto è la citazione di quanto detto da Stefano.
"... ora però devo indicarti qualche esercizio di rinforzo anche per la parte relativa alle dita dei piedi, naturale sostegno durante la camminata. Ti spiace toglierti un attimo i calzini così ti faccio vedere bene?".
Il mio corpo rispose in una maniera totalmente inaspettata: un forte rimescolamento intestinale, una via di mezzo tra la nausea e le farfalle nello stomaco. E, ancora più inspiegabile, una delle erezioni migliori della mia vita.
Sono anni che leggo le avventure (reali o meno) degli scrittori del forum e devo dire che ho sempre avuto il desiderio di condividere questa esperienza avvenuta durante i miei 20 anni.
Premessa molto importante: ciò che riporterò qua di seguito è reale, al 100%. Non avrei motivo di romanzare o inventare, ho il piacere di condividere un qualcosa di vissuto anche per riviverlo io stesso.
Come potrete immaginare, cambierò solo i nomi onde evitare spiacevoli riscontri.
Partiamo quindi con le presentazioni: in questo mio ricordo conoscerete me (Luca), la mia fidanzata del tempo (Giulia), il mio migliore amico (Stefano) e la sua fidanzata del tempo (Sonia).
La situazione è quella che ha dato il via alla maggior parte dei ricordi presenti sul forum: estate, mese di luglio, casa dei genitori libera, una pizza in compagnia.
Mi scappa un sorriso al pensiero che una serata così semplice potesse farci stare così bene.
Sia io che Luca eravamo alla fine del nostro primo anno di università; io un noioso ingegnere, al quale raramente chiedevano qualcosa sul percorso di studi o sulle intenzioni future (se tra i lettori c'è qualche altro ingegnere, capirete bene la mia frustazione in confronto ad altre università più "di tendenza"); Stefano invece un fiero ed interessatissimo fisioterapista, che non perdeva occasione per raccontare quanto il suo lavoro fosse importante o quanto venisse reputato "portato" per le attività affini alla professione dai suoi docenti.
Dopo aver finito la pizza ed il dolce, le nostre giovani menti erano ad un bivio: o uscire per il paesino per proseguire la nostra serata al bar con la nostra compagnia, oppure rimanere a casa a chiacchierare.
Avendo la casa libera e avendo molte cose da raccontarci (era la prima volta che ci radunavamo noi 4 quell'estate), optammo per la seconda opzione.
Dopo aver finito il censimento di "chi si è fidanzato con chi" e, di ancor maggior interesse per Giulia e Sonia, "chi si è lasciato con chi"; parte il momento di aggiornamento scolastico-universitario.
Le ragazze avevano situazioni simili: entrambe neo-maturate, entrambe da un liceo classico quindi con tracce simili.
Io e Stefano, come evidenziato prima, avevamo intrapreso strade completamente diverse.
Prima che Stefano prendesse parola, ho velocemente liquidato la mia situazione universitaria: parlai molto bene dell'ambiente, poco stimolante dal punto di vista delle infrastrutture, ma molto stimolante dal punto di vista delle materie. Dopo circa 10 minuti di discorso, notai un po' di noia negli occhi dei miei 3 commensali, compresa Giulia, dettaglio che nella nostra relazione si ripetè spesso e una delle cause, non lo nego, per le quali ci siamo lasciati.
Ecco quindi partire lo "Stefano-show": tirocini nelle migliori strutture della regione, medici con i quali collaborava estremamente orgogliosi di lui, pazienti che lo adoravano.
Prima di proseguire con il ricordo, urgono un paio di premesse.
Io e Stefano siamo stati nella stessa classe dalla prima elementare, è ancora attualmente la persona al di fuori della mia famiglia a cui voglio più bene. E' un ragazzo d'oro, simpatico, gentile, intelligente. Inoltre piace molto al sesso femminile.
Per rendervi breve la mia descrizione posso dirvi questo: io sono Stefano, ma un gradino sotto. A scuola andavo bene, ma mai quanto lui. Son sempre stato simpatico alle persone, ma mai quanto lui. Non ho mai avuto particolari problemi con le ragazze, ma non sono mai piaciuto quanto lui.
Tutto cià si riversava poi in un'estrema sicurezza nel suo modo di esporsi, caratteristica che lo accresceva ancora di più. Sapevo quindi tutto dei suoi gusti sessuali, e sapevo quanto amasse in particolare il piede femminile, per lui era una vera e propria ossessione, me ne parlava dai tempi delle medie.
Qua farò un'ammissione che non ho mai fatto neanche a Stefano: anche io adoro il piede femminile. Non parlerei di vera e propria ossessione come nel suo caso, ma gioca un'importante componente nella mia sessualità. Ovviamente, per mia grande insicurezza, non gliene parlai mai, e non ne parlai mai neanche alle mie prime fidanzate (chissà perché), compresa Giulia.
Proseguiamo quindi con il ricordo. Al termine dello Stefano-show, Giulia iniziò una serie di domande che mai rivolse al mio percorso di studi (provocando in me non poca invidia), per poi arrivare alla richiesta che mai mi sarei aspettato: "A proposito, approfitto delle tue conoscenze per un mio tornaconto: una settimana fa ho preso una storta allucinante e da allora non cammino bene, potresti darmi un'occhiata?".
Gocciolina di sudore sulla mia fronte. Non sono un fisioterapista, ma posso immaginare cosa si debba fare per valutare una caviglia.
Mi giro con tachicardia verso Stefano, il quale aveva una strana luce negli occhi, che in poche occasioni gli avevo visto.
"C-c-certo Giulia, stenditi sul divano che ti controllo".
Quindi vi disegno la situazione: io e Claudia su delle sedie rivolte verso il divano, come se fossimo spettatori davanti ad un palco teatrale, Giulia distesa sul divano con il seguente abbigliamento: t-shirt maniche corte, pantaloncini da calcio (indossati data la permanenza a casa per essere più comoda) e fantasmini ai piedi. Era una ragazza così, abbigliamento quasi simil maschile e raramente indossava scarpe aperte, anche durante l'estate.
Anche se sono passati molti anni, ricordo come fosse ieri ogni secondo della visita.
Stefano mosse entrambe le gambe di Giulia in tutte le direzioni, partendo dalla parte alta, proseguendo nel valutare il ginocchio, per arrivare quindi all'area dolente: caviglia e piede.
Ricordo che i piedi erano coperti dai fantasmini, e, forse per una forma di rispetto nei miei confronti che ben conoscevo le sue perversioni, così rimasero, almeno per il momento.
Anche in questa fase della visita i movimenti furono numerosi. Stefano prese in mano il piede di Giulia tenendolo dal tallone e lo sollevò numerose volte, andando talvolta anche ad elicitare il dolore per capirne bene la natura (immagino?).
Dopo averla anche fatta camminare per apprezzarne il deficit in tale movimento, la visita andò verso la naturale conclusione, con l'indicazione di qualche esercizio di rinforzo.
Ed è proprio qui che la situazione si capovolse e andò dove più temevo.
La frase con la quale concludo questa prima parte del racconto è la citazione di quanto detto da Stefano.
"... ora però devo indicarti qualche esercizio di rinforzo anche per la parte relativa alle dita dei piedi, naturale sostegno durante la camminata. Ti spiace toglierti un attimo i calzini così ti faccio vedere bene?".
Il mio corpo rispose in una maniera totalmente inaspettata: un forte rimescolamento intestinale, una via di mezzo tra la nausea e le farfalle nello stomaco. E, ancora più inspiegabile, una delle erezioni migliori della mia vita.