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Capitolo 1: Bar Mario
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<blockquote data-quote="Crazydiamond" data-source="post: 18443319" data-attributes="member: 450463"><p>Dopo circa un anno Lea mi chiese se ci fosse stata la possibilità di fare lavorare suo marito in quanto da diversi mesi era disoccupato: non esitai a accontentarla, mi fidavo di lei e sapeva che pretendevo persone serie e quantomeno che non mi dessero problemi. Perciò raccomandato da lei non mi feci alcun problema fino al colloquio, quando conobbi suo marito: il sesto senso difficile che mi inganna, tutto sembrava tranne di avere davanti una persona sveglia e lavoratrice, l'esatto contrario della moglie. Tenni con me quel pensiero, sperando di sbagliare. Dopo neanche una settimana, i primi scarsi risultati, che comunque tollerai, poi un paio di dissidie tra colleghi in reparto e per completare l'opera, di mise in malattia. Non ne parlai assolutamente con Lea, ma non riuscii a nasconderle la mia delusione. Mesi dopo, la costanza inaffidabile, anche cambiando diverse mansioni, di quell'operaio si concretizzava un vero e proprio danno per l'azienda. Stufo della cosa ne parlai con Lea:</p><p>" Era da tempo che ne dovevamo parlare... E sai benissimo come vanno le cose giù...con Giorgio (suo marito)... E il caso che gli dici anche tu qualcosa?"</p><p>" Lo so e ti chiedo scusa... Ma glielo dico e ridico... Non vuole capire quella testa di cazzo"</p><p>"...si...ma come mi dovrei comportare? Sono molto tollerante, e mi fido di te... Ma agli altri che gli dico?"</p><p>"Dagli un altra possibilità...ti prego!"</p><p>"Spero di non riparlarne più... spero"</p><p>Così feci ma le cose non cambiarono, se non in peggio e con l'ennesima finta malattia di Giorgio, il giorno stesso chiamai Lea a rapporto. </p><p>Entrò in ufficio, già sapeva quale fosse l'argomento: era dispiaciuta e si vedeva in volto. Io lo ero di più, non potevo farci nulla. Coincidenza volle, che fu proprio quel giorno che la vidi vestita diversa da come era abituata: un jeans abbastanza attillato, anziché le solite gonne, su una zeppa vertiginosa metteva in evidenza un culo di belle natiche. Mai vista così e suscitava molto interesse.</p><p>Mi ripresi dallo sbandamento e parlammo di suo marito: ovvio che lei mi pregò di non prendere provvedimenti.</p><p>"Non posso farci nulla...come rientra a lavoro ne parlo a quattr'occhi di persona con lui, se non si trova il compromesso... è inevitabile!"</p><p>"Prometto che si troverà il compromesso"</p><p>"Sicura?"</p><p>"Sicurissima"rispose sorridendo: era in piedi davanti a me, di fronte la mia scrivania, si voltò dirigendosi verso una libreria, chinandosi e facendo finta di cercare qualcosa, mise in bella mostra la rotondità del suo sedere glorioso, rimanendo così per diversi secondi, un chiaro invito.</p><p>Lo stava facendo apposta, era evidente, mai si era permessa di andare così oltre, cosa volesse ottenere si capiva. Cercai di rimanere impassibile anche quando tornò vicino alla scrivania. Leggevo nel suo volto un leggero senso di sfida contornato da malizia.</p><p>"Ne riparliamo...dopo" mi sussurrò. Io non risposi.</p><p>La cosa mi distrasse parecchio. Quel dopo, a cosa si riferiva? Vuole ottenere qualcosa, disposta a tutto? E io? Farmi comprare? Non dovevo assolutamente perdere la ragione.</p><p>Titubante e per prendere tempo, improvvisai un fuori sede, tornando solo in tardo pomeriggio.</p><p>Non mi meravigliai, entrando in amministrazione, di trovarci ancora Lea dietro il suo PC.</p><p>"Ancora qui... ch'è successo?"dissi</p><p>"...niente un ultima cosetta da fare..."rispose continuando a tamburellare le dita sulla tastiera. La lasciai per andare nel mio di ufficio.</p><p>Tempo qualche minuto mi raggiunse, rimanendo sulla porta a braccia incrociate senza dire nulla: aveva lo stesso jeans, con una camicetta a fiori anziché la maglietta della mattina.</p><p>"Lea...tutto bene?"</p><p>"Sì sì... possiamo parlare?"</p><p>"Certo...ci mancherebbe"</p><p>Si avvicinò e si appoggiò di lato al tavolo mettendo in mostra la coscia. Ci stava provando, freddamente cercai di riprendere il controllo: " perché complicarsi la vita?"</p><p>Sorrise: " non è nulla di complicato...anzi...". Si alzò avvicinandosi a cercare più contatto a me seduto sulla sedia girevole, poggiando le mani sui braccioli, i nostri visi a un palmo di distanza, e all'interno della camicetta si vedeva chiaramente cosa ci fosse dentro.</p><p>Avendo catturata la mia attenzione, specie per la scollatura, di liberò della camicetta, rimanendo in un bel reggiseno rosa, contenente un bellissimo e perfetto seno.</p><p>Sospirai e sorridente cercai di alzarmi ma si ebbe più contatto tra i corpi, quasi abbracciati. Era più che determina a quello, ci guardammo a lungo prima che si attivasse a sbottonarmi la camicia, proseguendo con lo slaccio della cinta. Sbottonato il pantalone, infilò la mano dentro palpandomi le parti basse.</p><p>Tutt'uno è stata l' azione di scoprirmi completamente, facendomi cadere il pantalone ai piedi e tirando giù lo slip, impugnò il mio cazzo innescando una sega lenta. </p><p>Già tremendamente duro, feci la mia parte accarezzandola e tirargli fuori i seni, la palpai: capezzoli duri e perfetti, molto invitanti.</p><p>Mi risedetti di nuovo. Non accennava a lasciarmi il cazzo, continuando a segarlo mentre mi sbatteva le sue tette in faccia: le cicciai attivamente.</p><p>Pian piano, scese in basso attivandosi al pompino: era bravissima, ci sapeva fare veramente. Altre donne mi deliziavano con la loro bocca, anche esperte del settore, ma lei aveva una marcia in più: " cazzo mi sono perso fino a ora"pensai.</p><p>Sborrai che lei continuò a succhiare come se nulla fosse, leccando tutto lo sperma, compresi i rivoli sfuggiti alla base del cazzo, ingoiando e pulendo tutto, fino all'ultima goccia.</p><p>Ci risisteammo in silenzio. Cercavo di capire se era una forzatura la sua, ma non sembrava affatto, specie quando si complimentò del mio affare " hai un bel cazzo...ci hai messo tempo a darmelo". Ridemmo, anche ad altre battute.</p><p>"Domani ne riparliamo..." disse prima di andare via.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Crazydiamond, post: 18443319, member: 450463"] Dopo circa un anno Lea mi chiese se ci fosse stata la possibilità di fare lavorare suo marito in quanto da diversi mesi era disoccupato: non esitai a accontentarla, mi fidavo di lei e sapeva che pretendevo persone serie e quantomeno che non mi dessero problemi. Perciò raccomandato da lei non mi feci alcun problema fino al colloquio, quando conobbi suo marito: il sesto senso difficile che mi inganna, tutto sembrava tranne di avere davanti una persona sveglia e lavoratrice, l'esatto contrario della moglie. Tenni con me quel pensiero, sperando di sbagliare. Dopo neanche una settimana, i primi scarsi risultati, che comunque tollerai, poi un paio di dissidie tra colleghi in reparto e per completare l'opera, di mise in malattia. Non ne parlai assolutamente con Lea, ma non riuscii a nasconderle la mia delusione. Mesi dopo, la costanza inaffidabile, anche cambiando diverse mansioni, di quell'operaio si concretizzava un vero e proprio danno per l'azienda. Stufo della cosa ne parlai con Lea: " Era da tempo che ne dovevamo parlare... E sai benissimo come vanno le cose giù...con Giorgio (suo marito)... E il caso che gli dici anche tu qualcosa?" " Lo so e ti chiedo scusa... Ma glielo dico e ridico... Non vuole capire quella testa di cazzo" "...si...ma come mi dovrei comportare? Sono molto tollerante, e mi fido di te... Ma agli altri che gli dico?" "Dagli un altra possibilità...ti prego!" "Spero di non riparlarne più... spero" Così feci ma le cose non cambiarono, se non in peggio e con l'ennesima finta malattia di Giorgio, il giorno stesso chiamai Lea a rapporto. Entrò in ufficio, già sapeva quale fosse l'argomento: era dispiaciuta e si vedeva in volto. Io lo ero di più, non potevo farci nulla. Coincidenza volle, che fu proprio quel giorno che la vidi vestita diversa da come era abituata: un jeans abbastanza attillato, anziché le solite gonne, su una zeppa vertiginosa metteva in evidenza un culo di belle natiche. Mai vista così e suscitava molto interesse. Mi ripresi dallo sbandamento e parlammo di suo marito: ovvio che lei mi pregò di non prendere provvedimenti. "Non posso farci nulla...come rientra a lavoro ne parlo a quattr'occhi di persona con lui, se non si trova il compromesso... è inevitabile!" "Prometto che si troverà il compromesso" "Sicura?" "Sicurissima"rispose sorridendo: era in piedi davanti a me, di fronte la mia scrivania, si voltò dirigendosi verso una libreria, chinandosi e facendo finta di cercare qualcosa, mise in bella mostra la rotondità del suo sedere glorioso, rimanendo così per diversi secondi, un chiaro invito. Lo stava facendo apposta, era evidente, mai si era permessa di andare così oltre, cosa volesse ottenere si capiva. Cercai di rimanere impassibile anche quando tornò vicino alla scrivania. Leggevo nel suo volto un leggero senso di sfida contornato da malizia. "Ne riparliamo...dopo" mi sussurrò. Io non risposi. La cosa mi distrasse parecchio. Quel dopo, a cosa si riferiva? Vuole ottenere qualcosa, disposta a tutto? E io? Farmi comprare? Non dovevo assolutamente perdere la ragione. Titubante e per prendere tempo, improvvisai un fuori sede, tornando solo in tardo pomeriggio. Non mi meravigliai, entrando in amministrazione, di trovarci ancora Lea dietro il suo PC. "Ancora qui... ch'è successo?"dissi "...niente un ultima cosetta da fare..."rispose continuando a tamburellare le dita sulla tastiera. La lasciai per andare nel mio di ufficio. Tempo qualche minuto mi raggiunse, rimanendo sulla porta a braccia incrociate senza dire nulla: aveva lo stesso jeans, con una camicetta a fiori anziché la maglietta della mattina. "Lea...tutto bene?" "Sì sì... possiamo parlare?" "Certo...ci mancherebbe" Si avvicinò e si appoggiò di lato al tavolo mettendo in mostra la coscia. Ci stava provando, freddamente cercai di riprendere il controllo: " perché complicarsi la vita?" Sorrise: " non è nulla di complicato...anzi...". Si alzò avvicinandosi a cercare più contatto a me seduto sulla sedia girevole, poggiando le mani sui braccioli, i nostri visi a un palmo di distanza, e all'interno della camicetta si vedeva chiaramente cosa ci fosse dentro. Avendo catturata la mia attenzione, specie per la scollatura, di liberò della camicetta, rimanendo in un bel reggiseno rosa, contenente un bellissimo e perfetto seno. Sospirai e sorridente cercai di alzarmi ma si ebbe più contatto tra i corpi, quasi abbracciati. Era più che determina a quello, ci guardammo a lungo prima che si attivasse a sbottonarmi la camicia, proseguendo con lo slaccio della cinta. Sbottonato il pantalone, infilò la mano dentro palpandomi le parti basse. Tutt'uno è stata l' azione di scoprirmi completamente, facendomi cadere il pantalone ai piedi e tirando giù lo slip, impugnò il mio cazzo innescando una sega lenta. Già tremendamente duro, feci la mia parte accarezzandola e tirargli fuori i seni, la palpai: capezzoli duri e perfetti, molto invitanti. Mi risedetti di nuovo. Non accennava a lasciarmi il cazzo, continuando a segarlo mentre mi sbatteva le sue tette in faccia: le cicciai attivamente. Pian piano, scese in basso attivandosi al pompino: era bravissima, ci sapeva fare veramente. Altre donne mi deliziavano con la loro bocca, anche esperte del settore, ma lei aveva una marcia in più: " cazzo mi sono perso fino a ora"pensai. Sborrai che lei continuò a succhiare come se nulla fosse, leccando tutto lo sperma, compresi i rivoli sfuggiti alla base del cazzo, ingoiando e pulendo tutto, fino all'ultima goccia. Ci risisteammo in silenzio. Cercavo di capire se era una forzatura la sua, ma non sembrava affatto, specie quando si complimentò del mio affare " hai un bel cazzo...ci hai messo tempo a darmelo". Ridemmo, anche ad altre battute. "Domani ne riparliamo..." disse prima di andare via. [/QUOTE]
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