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<blockquote data-quote="Crazydiamond" data-source="post: 18451142" data-attributes="member: 450463"><p>Ci presentammo e la feci accomodare: fascino disarmante di lunghi capelli bruni con occhi grandi e azzurri come due fari e labbra carnose. Accavallo' le bellissime gambe in calze nere contenute in una attillatissima minigonna: il corto giubbotto, ancora chiuso non poteva nascondere la prorompenza di un seno esagerato.</p><p>"Si può mettere più comoda... faccia come se fosse a casa sua"</p><p>"Ah sì...la ringrazio...e caldo qui...fuori con quel vento gelido..."</p><p>"Prego...dia a me il giubbotto" dissi alzandomi facendo il giro della scrivania per osservarla meglio e più da vicino: il seno sembrava scoppiasse ancora intrappolato. Appena liberata dal giubbino sembrava che avesse guadagnato un altra misura di seno: anche i bottoni della camicia soffrivano parecchio. Anche il culo, molto pronunciato, sembrava molto morbido, probabilmente per cellulite, ma molto eccitante come il resto. </p><p>Il relativo social time per poi concentrarsi sul lavoro, ma fu difficile concentrarmi più di tanto,: quella era un invasione di figa. Sarà che fosse solo assistente, ma se fosse un avvocato non ci sarebbe causa persa per lei, pensai.</p><p>Cristina, il suo nome, non passò inosservata neanche a Lea che in secondo momento ci raggiunse: mostrava chiaramente segni di invidia/gelosia dato che la new entry occupava prepotentemente la scena erotica.</p><p>All'ora di pranzo Cristina accettò il mio invito a prendere un boccone insieme, ne avevamo un sacco di scartoffie da esaminare, ci sarebbe voluto tutto il pomeriggio: per non destare sospetti fui costretto a chiedere anche a Lea di unirsi a noi. Ovvio che accettò senza esitare.</p><p>Purtroppo nel pomeriggio, per miei impegni, sono stato costretto a lasciare Cristina con Lea, sperando di ribeccarla come mi fossi liberato. Ma non fu così. Infatti, quando tornai in amministrazione la sexy assistente già era andata via. Chiesi a Lea rapporto del pomeriggio.</p><p>" Ti sei rifatto gli occhi con quella è?" disse in modo ironico</p><p>" Beh...sei gelosa?"</p><p>"Un po'... Tanto ti rifarai domani... sicuramente"</p><p>"Domani? Perché? E sabato"</p><p>"Ha bisogno di altri dati... verrà domani in tarda mattinata"</p><p>Annui alla cosa e avendo fretta di altri impegni me ne andai.</p><p>La mattina seguente, di sabato, ero solo in giro per l'azienda deserta, aspettando quasi impaziente di rivedere quella gnocca. Davo per scontato che ci fosse stata anche Lea, perciò non mi curai di fare il piantone al cancello di ingresso nel caso che fosse arrivata Cristina e mi feci un giro giù in officina, qua e là tra i macchinari e impianti.</p><p>Passate le undici, pensai che Cristina fosse in ritardo: non avevo nessun contatto telefonico e Lea non si faceva ancora sentire. Per puro caso notai un auto ferma al cancello e il tempo che lo raggiunsi la feci entrare: era Cristina sola. </p><p>Mi domandai dove fosse Lea, la stavo per chiamare ma ci ripensai, distratto dall'assistente che accompagnai come un segugio negli uffici. Vestito diverso rispetto al giorno prima, sempre in minigonna ma stivali con tacco alto. Era più caldo di ieri, perciò sensa giubbotto, il maglioncino dava il benvenuto al promontorio di tettone. Ciliegina sulla torta, e vederla da dietro salire le scale: culo immenso e invitante, specie per le movenze. Mi eccitai come un ragazzino.</p><p>Mi illustrò in grandi linee cosa gli mancasse, varie botte e risposte, la richiesta di ultime carte e mettemmo parola fine all'incontro.</p><p>"Spero di rivederti presto" disse mentre la accompagnavo alla porta: mi ha dato del tu, prima volta.</p><p>"Lo spero anche io..."</p><p>"Considera' il lavoro già fatto. Lo eseguirò io stessa... È un piacere lavorare con te!" disse questo dandomi l'idea del doppio senso, soprattutto per il modo come mi guardava.</p><p>"E un piacere averti conosciuta... bella e brava"</p><p>"Ohhh grazie" rispose arrossendo, con tanto della sua dolcezza " se ci fosse altro che possa fare... basta chiedere...sono a tua disposizione"</p><p>Sembrava un altro doppio senso, cercai di rimanere lucido " so che posso contare su di te e della tua e vostra professionalità, sono molto soddisfatto. Manda i miei saluti al dottore"</p><p>"Sarà fatto... ora credo che vada via... Volevo salutare Lea, sarebbe passata di certo!"</p><p>"Non so...non ne abbiamo parlato..."</p><p>"So che è così"</p><p>Non capivo quella affermazione, feci un espressione di domanda</p><p>" So di voi...due"</p><p>" ...cosa..." titubante reagii</p><p>"Gli avvocati devono sapere tutto dei loro clienti" disse con prontezza</p><p>"Proprio tutto..."</p><p>"E si... tutto tutto...senza segreti"</p><p>I riferimenti non erano casuali, inutili i giri di parole e quasi beffeggiando dissi:" non vado a letto con la mia dipendente"</p><p>" Perché no? È una bella donna?"</p><p>"No...se è quello che vuoi sapere"</p><p>"Sei santo o gay!" si stava prendendo gioco di me, chiara provocazione</p><p>" L'esatto contrario...di tutt e due le cose...Se sei un avvocato...hai bisogno di prove" risposi mettendomi da parte invitandola a rientrare. Rispose con un sorriso e rientrò come se nulla fosse. L'assistente sapeva il fatto suo.</p><p>Una volta in ufficio, non esitai prenderla da dietro, palpando le tettone ancora intrappolate nel maglioncino. E anche lei non perse tempo a tastarmi il pacco.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Crazydiamond, post: 18451142, member: 450463"] Ci presentammo e la feci accomodare: fascino disarmante di lunghi capelli bruni con occhi grandi e azzurri come due fari e labbra carnose. Accavallo' le bellissime gambe in calze nere contenute in una attillatissima minigonna: il corto giubbotto, ancora chiuso non poteva nascondere la prorompenza di un seno esagerato. "Si può mettere più comoda... faccia come se fosse a casa sua" "Ah sì...la ringrazio...e caldo qui...fuori con quel vento gelido..." "Prego...dia a me il giubbotto" dissi alzandomi facendo il giro della scrivania per osservarla meglio e più da vicino: il seno sembrava scoppiasse ancora intrappolato. Appena liberata dal giubbino sembrava che avesse guadagnato un altra misura di seno: anche i bottoni della camicia soffrivano parecchio. Anche il culo, molto pronunciato, sembrava molto morbido, probabilmente per cellulite, ma molto eccitante come il resto. Il relativo social time per poi concentrarsi sul lavoro, ma fu difficile concentrarmi più di tanto,: quella era un invasione di figa. Sarà che fosse solo assistente, ma se fosse un avvocato non ci sarebbe causa persa per lei, pensai. Cristina, il suo nome, non passò inosservata neanche a Lea che in secondo momento ci raggiunse: mostrava chiaramente segni di invidia/gelosia dato che la new entry occupava prepotentemente la scena erotica. All'ora di pranzo Cristina accettò il mio invito a prendere un boccone insieme, ne avevamo un sacco di scartoffie da esaminare, ci sarebbe voluto tutto il pomeriggio: per non destare sospetti fui costretto a chiedere anche a Lea di unirsi a noi. Ovvio che accettò senza esitare. Purtroppo nel pomeriggio, per miei impegni, sono stato costretto a lasciare Cristina con Lea, sperando di ribeccarla come mi fossi liberato. Ma non fu così. Infatti, quando tornai in amministrazione la sexy assistente già era andata via. Chiesi a Lea rapporto del pomeriggio. " Ti sei rifatto gli occhi con quella è?" disse in modo ironico " Beh...sei gelosa?" "Un po'... Tanto ti rifarai domani... sicuramente" "Domani? Perché? E sabato" "Ha bisogno di altri dati... verrà domani in tarda mattinata" Annui alla cosa e avendo fretta di altri impegni me ne andai. La mattina seguente, di sabato, ero solo in giro per l'azienda deserta, aspettando quasi impaziente di rivedere quella gnocca. Davo per scontato che ci fosse stata anche Lea, perciò non mi curai di fare il piantone al cancello di ingresso nel caso che fosse arrivata Cristina e mi feci un giro giù in officina, qua e là tra i macchinari e impianti. Passate le undici, pensai che Cristina fosse in ritardo: non avevo nessun contatto telefonico e Lea non si faceva ancora sentire. Per puro caso notai un auto ferma al cancello e il tempo che lo raggiunsi la feci entrare: era Cristina sola. Mi domandai dove fosse Lea, la stavo per chiamare ma ci ripensai, distratto dall'assistente che accompagnai come un segugio negli uffici. Vestito diverso rispetto al giorno prima, sempre in minigonna ma stivali con tacco alto. Era più caldo di ieri, perciò sensa giubbotto, il maglioncino dava il benvenuto al promontorio di tettone. Ciliegina sulla torta, e vederla da dietro salire le scale: culo immenso e invitante, specie per le movenze. Mi eccitai come un ragazzino. Mi illustrò in grandi linee cosa gli mancasse, varie botte e risposte, la richiesta di ultime carte e mettemmo parola fine all'incontro. "Spero di rivederti presto" disse mentre la accompagnavo alla porta: mi ha dato del tu, prima volta. "Lo spero anche io..." "Considera' il lavoro già fatto. Lo eseguirò io stessa... È un piacere lavorare con te!" disse questo dandomi l'idea del doppio senso, soprattutto per il modo come mi guardava. "E un piacere averti conosciuta... bella e brava" "Ohhh grazie" rispose arrossendo, con tanto della sua dolcezza " se ci fosse altro che possa fare... basta chiedere...sono a tua disposizione" Sembrava un altro doppio senso, cercai di rimanere lucido " so che posso contare su di te e della tua e vostra professionalità, sono molto soddisfatto. Manda i miei saluti al dottore" "Sarà fatto... ora credo che vada via... Volevo salutare Lea, sarebbe passata di certo!" "Non so...non ne abbiamo parlato..." "So che è così" Non capivo quella affermazione, feci un espressione di domanda " So di voi...due" " ...cosa..." titubante reagii "Gli avvocati devono sapere tutto dei loro clienti" disse con prontezza "Proprio tutto..." "E si... tutto tutto...senza segreti" I riferimenti non erano casuali, inutili i giri di parole e quasi beffeggiando dissi:" non vado a letto con la mia dipendente" " Perché no? È una bella donna?" "No...se è quello che vuoi sapere" "Sei santo o gay!" si stava prendendo gioco di me, chiara provocazione " L'esatto contrario...di tutt e due le cose...Se sei un avvocato...hai bisogno di prove" risposi mettendomi da parte invitandola a rientrare. Rispose con un sorriso e rientrò come se nulla fosse. L'assistente sapeva il fatto suo. Una volta in ufficio, non esitai prenderla da dietro, palpando le tettone ancora intrappolate nel maglioncino. E anche lei non perse tempo a tastarmi il pacco. [/QUOTE]
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