Racconto di fantasia Il primo pelo non si scorda mai.

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Come se si fosse svegliata da un sonno profondo, Lea nervosamente si liberò alzandosi:" cazzo abbiamo combinato..." balbetto' con una mano come per tapparsi la bocca.
Io, con ancora impressa vivamente nella mente le mie mani poggiate sulle sue chiappe e il cazzo in culo: un flashback che non andò via per parecchio tempo.
Non parlammo per niente: avevamo veramente esagerato questa volta. Una volta risistemati, rimanemmo ancora lì muti, a distanza, neanche ci guardavamo.
Ruppe il silenzio e avvicinandosi a me seduto mi mise una mano sulla testa: " vabe'...oramai è fatta...Non si può tornare indietro... mi raccomando domani...fatti valere, porcellino mio" e mi bacio sulla fronte.

Per tutta la giornata pensai e ripensai a tutto: non mi spariva dalla mente, completamente scioccato, quasi dimenticai l'appuntamento con la signora Carla se non fosse stato per la sorella, la mattina del giorno dopo telefono' a casa cercando me.
" buongiorno scusa...starai ancora dormendo... mi ha chiamato Carla... questa mattina ha avuto un contrattempo...se per te va bene a rimandare in serata...per le otto". Dissi che mi andava bene.
"...se vuoi passare per salutarmi..." aggiunse
"Non lo so... mo' vedo..." risposi. Mi ripiombo' in mente la scena dell' inculata.
Non resistetti e nel pomeriggio decisi di passare di passare da Lea: potenzialmente poteva esserci anche il compagno a casa, dato che era sabato. Non mi interessava, volevo almeno vederla.
Suonai, rispose meraviglianodosi e mi fece salire. Era sola ma era pronta per uscire per fare compere, il compagno era fuori per il calcetto. Mi offrìi per fargli compagnia per la spesa, accettò e uscimmo di casa.
In macchina chiesi io per prima come stesse, dopo quello che è successo.
"Sei una persona magnifica, ti stimo tanto e lo sai. Ti sentivo dentro di me... è stato bellissimo... almeno per me! A te invece?"
"Ho goduto...ovvio...era la prima volta per me...magnifico " mi riassenerai dicendo questo e lei mi mise una mano sulla coscia.
Fatta la spesa aiutai a portare le buste su'. Fatto questo dissi che sarei andato via. Si avvicinò e mi abbraccio', più calorosamente del solito: sentivo la pressione delle sue tettone sul mio petto, per la prima volta. Prese una mia mano e allontanandosi leggermente se la poggio su un seno: " ti piace?". Rimasi muto ma mi eccito' parecchio. " dai...vai ora...e divertiti stasera!".
Rimasi folgorato a quello: mi piacque, non ci stavo capendo più niente. Mi ripresi: avevo poco tempo per tornare a casa, prepararmi per l'appuntamento con Carla.
 
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Tutto pronto per la serata, mi diressi all' indirizzo della Carla. Palazzina di nuova costruzione in periferia: al portone citofonai e la padrona di casa aprì indicandomi per l'ultimo piano. Non presi l'ascensore, per alleviare un po' la tensione qualche passo non avrebbe fatto male, nonostante l'ottavo piano. Infatti, scorgendo l'ultima rampa di scale prima del pianerottolo, la signora mi aspettava alla porta: " Ahh...mi stavo chiedendo perché ci mettessi tanto...c'è l'ascensore!".
Salutati mi fece accomodare porgendole un mazzo di rose rosse che comprai per strada: gradi' tanto sentendone il profumo con passione. Appartamento accogliente e moderno. Mansarda con un ampio balcone tutto infiorato (avevo azzeccato con le rose, piacevano i fiori) e un ampia veduta della città illuminata. Stava preparando la cena: indossava un classico grembiule da cucina con sotto una bianca camicetta di lino e gonnellino scozzese e tacchi. Nonostante il grembiule era molto invitante.
Aprì una bottiglia di prosecco per brindare: eravamo rilassanti e si parlò in generale di cose varie proprie per conoscerci meglio.
"Ho preparato cosette leggere per stasera...base di pesce...spero che a te piaccia" disse alzandosi per andare al dietro cucina per prendere alcune portate.
Risposi che era perfetto per me. Altri piatti dispose sul tavolo già apparecchiato con una bottiglia di vino bianco al fresco nell'apposito secchiello del ghiaccio: si liberò del grembiule e ci sedemmo a tavola.
Mix di crudo con annesse ostriche, insalatina di polpo e tanto altro per finire con un branzino delizioso e vino : era una buongustaia. Ottima cena.
Mi chiedevo come mai fosse single: quando potevo mi scrutavo intorno, osservando le varie foto appese o disposte lì intorno, senza avere risposta alla mia curiosità. Quasi mi lesse nel pensiero:" come mai non hai una ragazza ancora?" Raccontai in grosse linee di aver avuto storielle qua e là aggiungendo di non essere così fortunato.
"Sfortunato tu? ...con quel coso? Allora non conosci la sfortuna!". Ridemmo. Da come mi guardava si capiva che era il momento di andare oltre.
Ancora seduti intorno alla tavola, Carla invitò a sederci sul divano.
Mi sedetti con lei al fianco che incrociò le gambe sempre rivolta a me con lo sguardo.
"Ti senti imbarazzato?"
"Un po'..."
"...torno subito..." disse passandomi in dito sotto il mento.
Andò nel lato notte, non capivo se in bagno o altro. Comunque non la seguii con lo sguardo e rimasi lì inerme.
Nell' istante che tornò si affievolo' l'illuminazione della sala di sola luce soffusa, gradevole e rilassante. Mi voltai al rumore di tacchi, Carla venne verso di me meravigliosamente sexy di elegante completino bianco: corpetto, calze giarrettiera reggicalze e tacchi vertiginosi. Fece un giravolta su se stessa piazzandosi davanti a me, rimasto a bocca aperta.
"Ti piaccio cosi?"
Ingoiai, spalancai gli occhi esclamando un wow.
Si avvicinò ondeggiando, mi accarezzo' i capelli. Si voltò chinandosi mostrandosi di culo a me. Mi attivai allungando le mani lungo le sue gambe fino ad accarerzargli le chiappe. Misi un dito tra il tessuto del perizoma, tirandolo come un elastico, come per strapparlo.
"Vai di fretta?"disse sorridendo e tornandomi di fronte mi salì su inprigionando la mia faccia nel suo petto, con lenti movimenti del suo bacino.
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"Aspetta...lascia fare a me " surrurro' a me intenzionato a sbottonarmi i pantaloni dopo che si adagio' al mio lato. Lo fece accarezzandomi il box che teneva intrappolato il cazzo eretto da un lato: lo fece con delicatezza e maestria e cercando di liberarmi dalla camicia sbottonandola con l'altra mano e massaggiandomi il petto e l'addome.
Lentamente si posiziono' sul tappeto e in modalità felina completò il liberarmi dai pantaloni per poi, sempre con delicatezza, mi sfilò i box. Allargai le gambe che lei mi toccava per tutta la lunghezza non distogliendo lo sguardo sulla ceppa maestosa rivolta in alto e dura.
In un attimo lo afferro' con ambo le mani tenendolo dalla base come fosse un calice, ci si avvicinò con il viso accarezzandoselo sulle guance e con le labbra: partì la prima slinguata diretta alla cappella poi diverse più decise, sembrava un rettile, e slinguando dalla base del pene fino alla sommità lo divoro' in un istante: una bocca caldissima, sentivo chiaramente i colpi di lingua all'interno di essa. Ci si sollevò come per riprendere fiato:" è grandissima... "esclamò con entusiasmo per tornare a ciucciarlo con maestria e abilità. Era formidabile in quell' atto: capii che era esperta e soprattutto vogliosa per la passione che ci metteva. Durante questo allungò le mani sul mio petto come per graffiarmi per concentrarsi poi con le dita a stuzzicarmi i capezzoli. Mi poggiai la testa e rivolto all' indietro mi godei quel favoloso pompino sperando che non smettesse mai.
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Carla sollevò la testa dal cazzo dicendo di andare di là in camera da letto dando ancora qualche sporadica leccata lungo la superficie dell' asta. Ci alzammo e mi accompagnò in camera tenendomi per mano.
Ai piedi del letto, dopo che si liberò delle calzature ci abbracciammo per poi dirmi di distendermi. La tenevo puntata con lo sguardo quando si liberò le tette facendole fuoriuscire una alla volta dal corpetto, sfilandosi di seguito dal perizoma mostrandomi accarezzandosi la fica. Mi salì addosso e baciandomi l'addome tornò a succhiarsi l'asta impegnando anche una mano, segandola.
Si sedette tra le mie gambe e si sfilò una a una le calze dopo averle staccate dal reggicalze e tra baci, leccate e palpate varie mi legò entrambi gli arti superiori con le sue stesse calze a mo' di laccio, al cordolo del letto: me lo feci fare passivamente senza pensare a niente, impegnato a farmi gustare da lei affamata e insaziabile del mio corpo.
Quasi non mi accorsi, se non nell' ultimo momento che si divoro' il cazzo in fica scopandomi divinamente. "Avvisami quando stai per venire"disse solo questo tra ansimi e gemiti e parole che neanche capivo, forse della sua lingua madre.
Egregiamente resistetti, lei se ne meraviglio rispondendo ad intensificare la cavalcata. Il mio primo punto a favore: si fermò, come stanca e affannata:" wow...sei magnifico...cazzo duro e che dura..." si staccò da me per prenderlo a pompare più furiosa sputacchiando e segando. Tornò di nuovo su, infilandoselo col culo rivolto verso me e impostandosi in punta di piedi riavvio' l'attività motoria poggiandosi con le mani sulle sue gambe per un vivace su e giù: avrei voluto toccarla, palparla: purtroppo impossibilitato...ammanettato a letto dalle sue calze. Fantastico era dire poco, comunque.
Venne il momento che sentii l'esigenza di scaricare e glielo dissi: quasi nervosamente reagì sollevandosi tornando a impossessarsi il cazzo in bocca. Lo pompo' aiutandosi con la mano: schizzai tutto dentro in bocca. Era tanta: gran parte sbrodolo' fuori dalla bocca, ma sapientemente un po' per volta lo catturo' con la lingua ingoiandosela come assetata, pulendo tutto per bene
 
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"Bellissimo...straordinario... scopare con un cazzone cosi" disse quasi in affanno " sembrava che la figa mi esplodesse... ". Sorrisi a quelle parole, mi guardai una dei miei arti legato ai polsi al letto chuedendole se fosse ancora il caso che rimanessi così. " mio caro...sei mio ora è per un bel po'... passerai la notte con me e se vorrai anche domani"
"Mi piacerebbe e come ma ci sarebbe il fatto che i miei si preoccuperebbero se non rientro..." bloccò quello che stavo finendo per dire: " abbiamo pensato a questo...Lea ha già avvisato i tuoi che non saresti rientrato... sei mio..." giocherellava col cazzo flacido e umido.
"Sono curiosa di sapere quanto ci mette a tornare duro..." lo impugno' e mi masturbo per poi posizionarsi su di me rivolgendomi la fica in faccia: la leccai. Ogni tanto alzava la testa ansimando ai miei colpi di lingua che esloravano la sua fica.
Il cazzo raggiunse la consistenza ideale: le ostriche cominciavano a fare effetto, per come si dice. Mi cavalco' di nuovo, con più morbidezza e sempre rivolgendomi le chiappe che martellavano di un ciap ciap melodico e a tempo il mio linguine. Alterno' diverse volte bocca e figa: avrei partecipato più attivamente se non fossi legato, ma lei sembrava che importasse poco, per la figa che ci metteva, a me andava comunque bene.
Mi cavalcava e , avendolo proprio davanti agli occhi, si infilava due dita nell'ano: pensai subito che lo stesse preparando. Infatti, sistemandosi al meglio spalancandosi le chiappe con ambo le mani, il cazzo scompari' completamente in culo, come risucchiato. Parti' un suo wow ad alto volume, lentamente ci si stantuffo sopra con lunghi movimenti per tutta la lunghezza. Quando voleva si fermava senza staccarcisi, come per non perderlo, quando succedeva che su sfilava prontamente lo prometteva dentro: era largo, ci entrava magnificamente ma estremamente piacevole per me e soprattutto per lei per come godeva e urlava.
Dissi che stavo per sborrare: "riempimi...su...dai...fammelo arrivare in gola la tua sborra".
Quando venni Carla non accenno' a smetterla di farsi pompare il culo, continuando su e giù:" cazzo che bello... sento la tua sborra calda nelle budella... godooo..." probabilmente venne anche lei ma non potei capirlo e vederlo se non dopo che si alzò notando alcune chiazze di umido fuoriuscire dalla sua fica. Alzandosi, parte dello sperma fuoriusci' dall' ano. Si distese al mio fianco.
 
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Non mi resi conto quanto durò la nottata: persi la cognizione del tempo, anche per il fatto che in camera non ci fosse orologio o sveglia. Ne per quante volte lo facemmo. Tra una pausa e un altra si beveva qualche goccio di prosecco, ci fu anche il dolce, che lei aiutò a imboccarmi, come fossi un allettato. Ci fu' anche la condizione di insaponarmi le mie parti intime di panna che lei lecco avidamente. Non capii quando ci addormentammo : sicuramente io prima di Carla, per il fatto, che quando mi svegliai non ero più legato al letto.
Lei dormiva a mio fianco beata, entrambi coperti e nudi sotto un leggero lenzuolo. Rilassato e sereno, nonostante la movimentata notte. Alzai leggermente la coperta per osservarmi il pisello dormiente: provavo leggermente dolore al glande incappucciato, specie quando lo tastai.
Carla si svegliò e con un caloroso abbraccio e buongiorno ci scambiammo qualche battuta.
Si alzò andando in bagno, era impellente anche per me: aspettai il mio turno. Fatto tornai a sedermi sul letto: lei in cucina, sentivo i classici rumori di cocci.
Preparò una generosa colazione, anche con zabaione (chissà come mai), facemmo a letto con apposito tavolinetto.
Sentii in lontananza delle campane, messa domenicale, facendomi capire che potessero essere le 10.30, massimo le undici.
"Spero che non mi legherai di nuovo..."
"No caro..." sorridendo" oggi farai la parte attiva. Rilassati...abbiamo tutto il giorno...".
Ci voleva una bella doccia, che facemmo insieme e ci scopammo pure.
Passammo tutto il tempo nudi facendo sesso in ogni angolo della casa .
Tornai a casa solo nel tardo pomeriggio come uno zombi
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Quello fu solo l'inizio con Carla: accettò con entusiasmo di vedermi, stessa cosa per me. Ogni volta erano situazioni incredibili, uniche, sperimentando, specie per me, cose nuove a base di sesso di qualità e esperienza da parte sua, imparando cose nuove, da parte mia. Esibendosi sempre con nuovi completini sexy, originali e non. Comunque non ero l'unico suo amante, me lo confermo' esplicitamente. Aveva una bella agenda, occasionali e non. Su tutti era l'amante di un noto politico della città, che lo manteneva anche economicamente: il suo lavoro di commessa dello stesso negozio dove lavorava anche Lea, nonché proprietario lo stesso tipo, era solo una copertura. Tra tutti, ero il suo preferito a detta sua: cazzo grosso, giovane e piaceva come scopavo. Era un intenditrice: aveva tanti maschi a disposizione, non c'era nessun motivo che mentisse e la cosa mi gratificava alla grande. Rimaneva sempre la cosa che era un rapporto clandestino, soprattutto per la differenza di età abissale (i miei mi avrebbero massacrato): questa cosa aveva importanza nulla! Solo sesso.
L'unica a conoscenza della situazione, ovvio che fosse la sorella che in alcune occasioni desiderava che gli raccontassi qualcosa sugli incontri con l'amica, oppure lei che mi riferiva qualche aneddoto, magari buffo, confessatogli da Carla.
All' inizio sembrava contenta e interessata, ma con il tempo notai in Lea una sorta di invidia o gelosia: non lo diceva ma si percepiva chiaramente. Infatti un giorno disse:" dovresti farla finita con Carla e trovarti una ragazza seriamente". Non era minimamente nei miei piani, ci mancherebbe, appagato com' ero.
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Venne il tempo dei primi cellulari, passo avanti della tecnologia. Classico: sms, squilli tra amici, ed altro: ovvio che si divenne più " rintracciabili " , coincidendo con il fatto di essermi allontanato dalla mia città per l'università in capitale. Altra vita, conoscere altra gente...qualche ragazza, e magari storielle mordi e fuggi...Classico. Quando tornavo dai miei, ovvio che tappa fissa era Carla.

Un giorno, dopo aver seguito lezione, ricevetti una telefonata: era Katia, la cugina. Aveva avuto il mio numero da mia madre in quanto era, proprio quel giorno, a Roma per un meeting. "Cavolo da quando non ci si sente e non ci si vede..." euforica disse. Era vero, un sacco di tempo: capitò raramente, in qualche occasione di incontri familiari. Parlammo per un po' e lanciò l'idea di incontrarci. Diedi qualche indicazione su dove trovarmi, senza che si perdesse nel caos urbano.
Ci ritrovammo al posto stabilito: entrammo in un bar lì vicino per prenderci qualcosa.
Chiacchierammo tanto intorno a due bibite: spiegò il motivo della sua visita e quant'altro di come passava la vita.
Venne il momento:
" mi è dispiaciuto non rivederti più... soli io e te"
"Già..."risposi timidamente " spiace anche a me...è passato tanto tempo..."
"Sicuramente hai avuto tante avventure "
Sorrisi affermandolo
" Non ti piaccio più come una volta..."
Ebbi una scossa a quelle parole con il suo sguardo sensuale.
"Sei sempre stupenda, sempre di più ". E lo era veramente, in più, qualcosa che risaltava a prima vista era il seno, nonostante sotto giacca, più grosso:al momento pensai di averlo dimenticato com'era
"Accetteresti di farmi compagnia? Stanotte pernotto qua...se ti va..."
Accettai senza esitare.
Ritrovata la sua auto, mi diede un passaggio fino al mio appartamento, che dividevo con altri 3 coinquilini. Il tempo che velocemente presi alcune cose mie e il cambio giacca: lei aspetto' in macchina. Avremmo cenato, quella sera, insieme ad un gruppo di suoi colleghi, nel ristorante dello stesso hotel dove pernottavano.
Mi immaginavo che fossero tutti in ghingheri ed eleganti, tra avvocati e notai, il mio abbigliamento non era appropiato, credevo, ma lei mi tranquillizzo'.
Era già ora di cena e qualcuno di loro li incontrano nella hall dell'hotel. Si unirono altri: era una bella compagnia, tranquilla, anche se ero il più giovane, mi ci trovai a mio agio.
Katia approfittò a andare a darsi una rinfrescata in camera lasciandomi con loro: mi catturo' l'attenzione di una figona pazzesca della compagnia... rossa alta e slanciata è soprattutto gnocca da capogiro. Mi grippo' per tutta la serata: Katia se ne accorse..." la stai mangiando con gli occhi..." disse appoggiandomi una mano sulla coscia senza che o presenti se ne accorgessero, stando tutti seduti a tavola.
Cena ultimata, chi prima chi dopo si abbandonò il tavolo: noi due per non destare sospetti, ci facemmo un giro fuori con la scusa della sigaretta. Tra l'altro non fumavo neanche più: fumare riduce il fiato, per uno scopatore è essenziale tanto quanto la virilità.
 
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Temporeggiammo per salire su: Quando lo facemmo, come una classica coppia ci intrufolammo con spavalderia: i più cauti, attentamente, avrebbero notato una certa differenza di età, anche se a lei, Katia, risultasse molto meno i superati trenta, tenendo una linea smagliante , il suo modo di vestire gli davano qualche anno in più, rimanendo sempre al top dell'eleganza.
Mi venne qualche pensiero al momento: anche se era passato un po' di tempo, la promessa fatta alla sorella di non avere nessun tipo di rapporto con la cugina, mi spaleso' un po'...ma al cazzo è difficile comandare!
Appena chiusa la porta della camera non esitai a aggrapparmi a lei incollandomi con un caloroso abbraccio e la baciai in bocca: sentii per un attimo il suo sorprendersi per il gesto ma lo assecondo magnificamente rispondendo ai miei colpi di lingua nell' esplorazione della sua bocca. Era una limonata intensa, inevitabile fu la risposta delle nostre mani impegnate all' esplorazione dei nostri corpi.

"La prima volta su un letto vero..." disse concentrandosi a osservarlo candido e perfetto mentre la continuai a baciare lungo il collo per un po' a ricatturando la sua bocca con avidità e freddezza: ad ogni mia azione lei rispose quasi inerme, ansimando.
La liberai, sempre con determinazione, della giacca: il body a balconcino confermò che il seno era più grosso del passato. Rimanendo sempre incollato alle sue labbra le tastai il seno confermando che c'era altro: se lo era rifatto. Benché la sua gloriosa misura do una quarta, ne assunse un paio in più. Al tatto era comunque gradevole, per tutti e due: chiare erano le sue reazioni e ansini.
Sempre più convinto di fare la parte attiva, andai oltre scendendo verso le sue parti basse palpandole le chiappe, dolcissime, e cercando di sollevargli la minigonna, attillata.
Trovando un varco, quasi automaticamente la mia mano ai ritrovò sulla sua fica, separata solo dal sotto la tessuto del suo intimo: non ci misi tempo a surpassare l'ultimo ostacolo per impossessarmi della sua passera e trapanarla con un dito.
 
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Passata la notte con katia.
La mattina mi riaccompagno' nei pressi del mio alloggio, sarebbe rimasta anche in mattinata a Roma per altri affari: ci salutammo e andò via. Rapidamente salì a casa e scendere subito dopo: c'era lezione ed era abbastanza tardi.
Tornai solo nel pomeriggio. Appena rientrato squillo il cellulare: era Lea. " Che fai di bello?"disse. Ci scambiammo qualche parola e senza girarci intorno disse che era in stazione Tiburtina, era passata a trovarmi ma non ricordava esattamente dove vivessi. Dissi che l'avrei raggiunta io, avevo solo 5 minuti di strada da fare a piedi.
Una volta ritrovati, facemmo la strada di ritorno per casa: aveva una valigia piena, ma prevalentemente di cibo che hli fiede la mamma,per arricchire la mia dispensa, che da studente tende sembra ad essere scarsa. Sarebbe rimasta la notte, per ripartire il giorno dopo: non c'era nessuno problema ad ospitarla.
La presenza di Lea in casa passò tutt' altro che inosservata: i tre coinquilini, aguzzarono gli occhi, specie alle sue forme. Infatti, già entrati in sintonia, non persero tempo a fare gli sboroni intorno a lei.
Comunque decisi di uscire fuori a cena con Lea per una pizza. Così facemmo.
Ad una certa si tornò a casa, serata piovosa, non indicata per stare fuori e non si aveva voglia di ficcarci dentro qualche locale.
Lea avrebbe dormito nella mia camera, sul l'unico letto a disposizione: per questo gonfiai uno dei classici materassini da campeggio, appoggiato per terra lo sistemai per addormertamici, mentre Lea approfitto per la doccia. Uscì dal bagno in pigiama per tornare da noi in cucina. Era senza intimo sotto e si notava benissimo in quanto le tettone ci ballonzolavano sotto in piena libertà: ovvio che lo notò il mio coinquilino, Daniele, spalancando gli occhi . Gli altri due non c'erano in casa: avrebbero sicuramente reagito nello stesso modo. La seguii con gli occhi: voleva essere osservata, stava tirando fuori il suo lato da troia, probabilmente Daniele gli piaceva, ero curioso se si fosse spinta oltre.
Decisi anche io di andare a fare una doccia, lasciandoli soli. Anche dentro il bagno, cercavo di captare se ipoteticamente potessero aprofittare della mia assenza. Fui rapido a tornare da loro: stavano discutendo di qualcosa ma sentivo, a senso, che fosse successo qualcosa. Daniele si alzò per andare a letto: notai l'evidente pacco in bella mostra. Cosa che fece anche Lea, quando mi girai a guardarla.
" che vorresti combinare?" Gli sussurrai.
"...niente di che...ma se capitasse... Non mi dispiacerebbe "
Rise quando le dissi maiala.
Andammo in camera. Ognuno al suo posto. Gli avrei confessato del fatto di essermi visto con la cugina ma non lo feci.
Spenta la luce ci addormetammo.
Persi il sonno per l'inevitabile cigolio della porta della camera: Lea era uscita. Mi alzai anche io per capire dove fosse andata. Non era in bagno: davo per scontato che fosse andata a fare visita sicuramente a Daniele. Gli altri due ancora non rientravano. Pensai di andare a origliare ma ci ripensai, tornando al lettino.
Non passarono neanche 5 minuti e tornò. Mi feci trovare sveglio e accesi la luce appena chiuse la porta.
" dove sei andata?"
" niente...di là..."
" lo so...ho sentito..."
Rise. " guarda che non è successo nulla...purtroppo!"
"Cioè?"
Rise di nuovo sdraiandosi a letto, accarezzandosi tra le coscie " uccello moscio...tutti bravi a parlare...e poi?".
Daniele ha fatto cilecca, con enorme dispiacere della sorellona.
"Aspetta gli altri due allora!"Dissi
"Seeee...magari tornano pure brilli...sarà peggio!" Alla cosa ci ridemmo tutti e due.
Di nuovo spensi la luce cercando di addormentarci, io sicuro che lo feci. Lea non provo' per certo a fare la vacca con i miei coinquilini.
Ero solito dormire nudo sotto le coperte, da tanto tempo lo facevo, così feci anche quella notte.
Stavo sognando, cosa non ricordo ma d'un tratto l'immagine di katia intenta a farmi un pompino. Era bello, surreale, sembrava che ci godessi in sogno: aprii gli occhi che guardavano il soffitto. Non era un sogno, la sensazione era realissima: Lea mi stava facendo un pompino
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"...ma che cazzo fai?" Reagii di soprassalto. Lea continuò impassibile a pomparmi: la bloccai spostandola con una mano in fronte.
"Sei matta..."
"Dai...che è fantastico..."
"Ma cosa ti salta in mente...e abbassa la voce, potrebbero sentirci di la..."
Rispose con un uff, alzandosi e sedendosi sul letto.
"Scema...psicopatica..."
"... ma se piace anche a te..." disse osservandomi il cazzo in tiro e umido della sua saliva. Poteva essere naturale, classico alzabandiera mattutino.
Aggiunse con un filo di tristezza:"è tanto che non faccio sesso...peccato...".
"Tanto...perché?...e la checca? dissi
"L'hai detto te... fa la checca!". Ci rifevivamo al suo compagno, che con il passare del tempo si scoprì di avere abitudini bisessuali: si erano mollati da pochissimo e Lea tornò a casa dai nostri, motivo in più per farmi visita e sfagarsi un po'.
"Tra tanti...proprio a me!"glielo sussurrai con la speranza di non essere sentito dai coinquilini dall'altra parte della casa.
Lea si distese sul letto sfilandosi il pantalone del pigiama e le mutandine, e allargando le gambe si sgrilletto' la passera.
"...ancora continui...dai smettila"
"Ho voglia..."
"Smettila di fare la scema" dissi alzandomi per vestirmi mentre lei impassibile si menava energicamente due dita tra le labbra della fica. La lasciai in quel modo in camera per andare in cucina.
Trovai Daniele a far colazione, mi attivai per prepararmi la nostra, sempre con la speranza che Lea tornasse con i piedi per terra.
Stavo per tornare in camera per chiamarla dicendole che la colazione era pronta, ma lo anticipò. Speravo che si fosse tolto il pigiama che favoriva non poco pensieri straordinari. Fu peggio: si presentò in accappatoio, nonostante la doccia l'avesse fatta la notte prima. Dubitavo di un motivo giusto.
Come si presentò Lea, Daniele dava l'impressione che volesse scomparire: immaginavo questo sapendo della figuraccia che gli successe. Risultato che Lea fosse più provocante del solito: l'accappatoio non proprio stretto dava modo che le tette ondeggiassero a ogni movimento.
Chi prima, chi dopo, anche gli altri due coinquilini ci raggiunsero, con aria di sbandamento dovuto alla notte passata. Evidente era che alla vista della sorellona si riattivarono completamente .
Mi salì un leggero senso di gelosia, specie quando Lea si alzò per andare in camera con gli occhi attenti dei presenti a non perdersi un minimo suo movimento: notai che si fissò più con interesse a Piero che ricambio'.
Era troppo spudorata, avevo comunque una sorte di dignità e rispetto da mantenere. L'idea che loro si facessero del fratello di una zoccola non mi piacque per niente.
Per calmare i bollenti spiriti, decisi di andare a fare una passeggiata, prima di riprendere il pulman di ritorno, con Lea avvisandola di prepararsi. Solo allora mi disse se poteva rimanere ancora qualche giorno da me. La guardai con aria seria dicendo comunque che non c'era nessuno problema.
A turno i coinquilini tornarono nelle loro rispettive camere, mentre io aspettavo Lea che finiva di prepararsi: fu allora che L'idea del fratello geloso si anniento'.
La raggiunsi in camera. Si stava finendo di truccare. Glielo feci fare, avvicinandomi e osservarla in silenzio.
"Che c'è?"
"Puoi fare quello che vuoi... Non me la prendo!"dissi
" cosa dovrei fare...con il tuo consenso...io"
" vuoi fare sesso? Ci sono tre tipi di là... fai tu!?"
Sorrise con malizia. " davvero non ti darebbe fastidio?"
" te lo detto "
" Non mi interessano...li ho provocati tanto per... che si ammazzassero di seghe".
Quando fu pronta uscimmo per un lungo giro nella capitale.
Tornammo a casa per pranzo. C'era solo Piero chiuso nella sua camera. Ci salutò appena sentì la nostra presenza. Lea avrebbe preparato il pranzo e invitammo Piero a unirsi a noi.
Si sentiva che tra i due ci fosse qualcosa: cercai sempre di non essere invadente, di lasciarli fare. Diedi loro possibilità, dopo finito di mangiare, chiudendomi in camera mia con la scusa di una lunga telefonata. Solo in un caso sentii una presenza di loro due dietro la porta: capii che ci si doveva accertare di me chiuso dentro in camera, che facevo finta di comunicare con un immaginario amico dall' altra parte. Si sarebbero attivati per qualcosa, sicuramente e glielo feci fare. Con l'orecchio attento sentii una porta chiudersi, accertandomi, dopo uscito che i due si erano effettivamente chiusi nella camera di Piero, come immaginavo. Avvicinandomi alla porta li sentii ansimare. Provai a spiare dal buco della chiave ma a malapena mi sembrava di vedere la schiena di Lea è da ciò che si udiva sembrò che gli stesse facendo un pompino. Non disturbai e pensando di tornare in camera aspettando che finissero, cambiai idea andando in cucina. Non tardarono a tornare anche loro, approfittarono solo di una svetina: lui si meraviglio' quando mi vide arrossendo e abbassando lo sguardo. Lea invece ci sorrise su' con la sua classica strafottenza.
Silenzio dovuto all' imbarazzo, specie di Piero. Ruppi il ghiaccio: " mo'...già fatto?"
Il ragazzo muto come una statua: non se lo aspettava quella partecipazione e complicità, sfido chi avesse fatto il contrario.
"Tra me e mio fratello non ci sono segreti" Lea cercò di rincuorarlo aggiungendo " anzi... Non gli dispiacerebbe se continuassimo, vero?"
Lo affermai.
Piero non ci stava capendo niente, rimanendo in piedi cercando di sorseggiare un bicchiere d'acqua.
Lea prese l'iniziativa di avvicinarsi a lui afferrandolo per la cinta e sciogliersi continuando con lo sbottonargli il jeans e infilandoci una mano. Piero, poveretto, era sempre più confuso, specie della mia presenza. Con energia la sorella completò ad abbassargli i pantaloni, liberando il cazzo e inginocchiandosi lo ingoio'.
" scopami, qui davanti a lui... dopo averlo incappucciato però " gli disse Lea e lui si precipitò nella sua camera per prendere un preservativo. Appena tornato, solo allora la sorella si abbassò il pantalone e si appoggiò al tavolo mostrandosi a pecora verso di lui che nervosamente si infilava il preservativo. Se fosse rientrato qualcuno sarebbe stato un disastro: nessuno dei tre ci curammo della cosa.
Piero la penetro' concentrandosi ad osservarsi a trapanarla con le mani ben piazzate sulle chiappe. Lea ci godeva , forse più per il fatto che fosse osservata da me, da come ci guardavamo.
Piero venne e non perse tempo a risistemarsi, cosa che Lea fece con più lentezza.
 
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Piero rimase un po' con noi sempre cunfuso e impacciato si ritirò nella sua stanza.
Mi rivolsi alla sorellona chiedendole se era soddisfatta: " insomma..." rispose con aria insoddissfatta " mi accontento...".

Rimase due giorni da me facendosi scopare, senza la mia supervisione, anche dagli altri due, Daniele compreso.
La sera, prima della sua partenza, dopo una passeggiata, io e Lea ci chiudemmo in camera mia. Eravamo comunque soli in casa, erano usciti tutti. Avevo un bel po' di arretrato da studiare, lei si interessò a questo facendomi varie domande sul mio impegno.
Mi feci coraggio e le confessai del mio incontro con Katia, giorni prima: mi liberai di questo, dato che non avevo mantenuto la promessa. Lo capì e accettò le scuse:" capisco...mo fa piacere che me lo hai detto. Non sentirti in colpa...Non te la sei cercata". Infatti era vero. Si allontanò e io rimasi di spalle, rivolto alla mia scrivania. Percepivo che su stesse spogliando, probabilmente per infilarsi il pigiama. Invece, quando tornò da me poggiandomi le mani sulle spalle, voltandomi a lei vidi che era completamente nuda: avevo le sue enormi tette a quattro dita dalla faccia, che osservai non battendo ciglio. Poco dopo si allontanò per distendersi a letto e mi girai completamente verso di lei che come se nulla fosse cominciò ad accarezzarsi la fica pelosa.
" sai... nessuna la tiene come la tua... così abbondante di pelo" le dissi
" gli do solo una accorciata... Non mi piace vedermi depilata là. A te come piace che deve essere ?"
"Così come la tua..."
"Lo dici tanto per..."
"La tua è la più bella che io abbia mai visto..."
" Sei sincero...lo sento..."
Continuava ad autoaccarezzarsi e la osservavo, non ci dicevamo niente.
Mi spogliai anche io. Ero rilassato e in pieno controllo, risposta era il mio pisello completamente moscio. Appena nudo, mi avvicinai a lei per farmi ammirare.
" Non gli piaccio più come una volta..." fissandomi il basso
" Non è vero..."
"Toccala..." disse indicandomi la sua fica. Dopo qualche secondo lo feci accarezzando il pube folto di pelo.
"Non ti eccita..."
Rimasi in silenzio sempre con le dita che tamburellavano il suo pelo. Si alzò mettendosi di fronte a me e seduta mo toccò il pisello ancora moscio con due dita : inevitabile a quel tocco delicato che mi cominciò a prendere forma raggiungendo la consistenza nominale. Fui io, con una mossa rapida a liberare il prepuzio, esponendo la cappella rossa e lucida.
Indietreggiai per sedermi sulla sedia e masturbarmi non distogliendoci gli occhi di dosso, entrambi lentamente concentrati con i propri sessi.
Sempre senza dire niente si alzò per inginocchiarsi sul materassino dove dormivo io per terra a chiappe in aria aspettando la mia risposta. Gli andai dietro per adagiarmi puntando il cazzo tra le chiappe e sempre con lentezza trovata via libera dell' ano la penetrai. Ci fu dolore da parte sua, forse era troppo frettolosa come azione, sentivo una certa resistenza anche io. Perciò ci andai molto cauto con i movimenti. Ma il dolore divenne piacere avviando prima lei i movimenti di anca invitandomi di fare lo stesso. Fu troppo intensa la cosa che venni subito riempiendola.
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Ci staccammo e io tornai a sedermi
"Mi sa che ti ho fatto un po' male questa volta"
" lo sai quando sono stata inculata l'ultima volta?"
"Sentiamo..."
"Da te..."
Non capii al momento...mi confuse.
" ti dirò di più... nessuno mai lo ha provato...solo tu...mi hai sverginato il culo fratello mio...il mio culo e solo per te.
Rimanemmo per in po' tranquilli e in silenzio quando decise di andarsi a fare la doccia. Preso l'accappatoio si girò verso di me: "vieni con me?".
Lo feci d'istinto. Con la speranza che non tornasse nessuno dei coinquilini, facemmo la doccia insieme. Stando stretti e a contatto ci toccavamo per insaponarci a vicenda per finire il palparci sensualmente. Il cazzo tornò durò e me lo masturbo'.
Tornammo in camera avendo perso il senso del pudore, quasi con forza la costrinse a buttarsi sul letto per impegnarmi a leccargli la fica bloccandole le gambe aperte. Venne con un lungo gemito, l'odore dei suoi umori era fortissimo ma eccitante. Salii sulla sua pancia piazzandole la ceppa tra i suoi seni. Non esitò a stringersi il cazzo tra le tette e mi fece una spagnola mentre io impegnai una mano a trapanare la fica con due dita. Sentii dal calore e l'umido che venne di nuovo poco prima della mia sborrata.
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Quella fu l'unica volta che andammo così oltre e soprattutto l'ultima. Non perché non si avesse la possibilità ma per scelta di entrambi.
Noi due, mai ci accennammo di quello che era successo, demmo la parola fine nel modo più sereno possibile .Io personalmente mi sentii, come dire, completo solo per il semplice fatto di aver finalmente toccato con mano il primo pelo di fica che faceva parte, in tutti i sensi, della mia vita.
 
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