Esperienza reale IO E LE MIE SEXY COLLEGHE-QUINTA PUNTA-LA MIA CAPA ELENA

andujar91

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Rimetto la foto del precedente racconto dedicato al mio primo incontro con lei per chi non lo avesse letto.

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"A proposito, che ne pensi di Elena?", mi aveva chiesto Marcel dopo avermi parlato di Miriana. "E' dura". E mi rispose: "Menomale che non dipendo da lei. Dovrai abbassare sempre la testa con lei. Ma ti piace?". "E' una bella donna. "E' vero". Uscì dal profilo di Miriana ed entrò in quello di Elena: "Questo è il suo profilo". E mi mostrò una foto della Croazia, della vacanza col seminarista, che pubblicò: "Le altre le ha rimosse tutte. Però, era proprio così, col solo bikini in due pezzi nero, quando gli era sopra e mentre gli stuprava le palle gli leccava il viso.

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Di foto, però, ne ha poche. E' molto seria". Quindi mi lasciò perchè aveva un appuntamento di lavoro. Lasciai il suo ufficio con un mal di palle da come erano grosse e dure che mi rimase tutto il giorno.Al mio computer trovai la lettera che Elena mi contestò. Per fortuna avevo capito bene le correzioni che aveva fatto a penna. O, almeno, quasi bene. Le sue erano poche in confronto a ieri, ma su un biglietto aveva scritto: "Eppure queste cose te le avevo dette ieri... a cosa pensavi?". Avessi potuto scrivere a cosa pensavo. O, meglio, quello che mi stava accadendo nelle mutande.... Avrei voluto scriverle: "Alla tua bellezza, e all'esondazione di sperma che ho avuto davanti a te e che mi hai provocato". Ovviamente lasciai perdere. Le scrissi la lettera e gliela misi sulla sua scrivania perchè aveva anche lei l'appuntamento in ufficio con Marcel. Le smistai i documenti e le telefonate per tutto il giorno. Il pensiero fisso su di lei, sul''orgasmo che avevo avuto il giorno prima davanti a lei, la mia sexy collega che condivide con me l'ufficio, Rebecca, resero il mio cazzo un trapano perforante i miei slip e i miei pantaloni. Mancavano cinque minuti alle quattro, ora in cui me ne sarei potuto andare. Volevo urlare dal mal di palle. Ma la mia pene/eccitazione non era finita. Squillò il telefono: era Elena: "Vieni da me... Subito!". Nell'andare da lei tremavo tutto per la paura, al telefono era stata imperiosa, pareva incazzata. Mi chiesi cosa potevo avere combinato. Mi chiesi perfino se si fosse accorta che ero venuto ieri davanti a lei. E al tempo stesso le palle mi esplodevano, e avevo un male cane. Entrai e vedendola con la solita mezzamanica iperattillata viola coi capezzoli che le spuntavano e l'ultramini scosciata, cone la gambe accavallate e la penna che teneva in bocca col tappo avviluppato alla sua lingua e immerso nella sua saliva quasi mi piegai per il dolore che mi venne per la contrazione ai coglioni. Nel richiudere la porta feci una smorfia di dolore. Poi la guardai e le dissi: "Dìmmi tutto". "Vieni qui". Io avanzai verso la scrivania. C'era anche Marcel che mi guardava. "Co... cosa c'è?", balbettai. Elena si tolse la penna dalla bocca e la riposò sulla scrivania: "L'archivista se ne è andato a casa, e io ho bisogno della pratica che mi ha trovato. Vai giù in archivio e portamela qui. Sono tre faldoni". Marcel subito le disse: "Si, ma sono tre piani e con l'ascensore che non funziona... con questo caldo...". Elena lo fulminò con lo sguardo: "Scusa, dov'è il problema?". Poi mi guardò e mi disse: "Allarga le gambe". Mi sentii mancare. Pensavo mi avesse scoperto. Non potevo disobbedire. Tirai un respiro profondissimo e le allargai al massimo, psicologicamente pronto a tutto. Non so cosa vide né, se vide, se e cosa capì. Io sentivo che il cazzo e le palle mi stavano quasi strappando slip e pantaloni per staccarsi dal mio corpo da come stavano per esplodere. Di una cosa sono certo: Elena guardò il mio pacco, e si mise il pugno sinistro sulle labbra quasi a soffocare un deliquio. Certamente mandò giù della saliva. Io sentivo l'orgasmo alle porte: trattenni il respiro. Se venivo lì ero finito, perchè non poteva non vederlo. Elena senza scomporsi si tolse il pugno dalle labbra con signorilità, lentamente, e appoggiò braccio e mano al bracciolo della poltroncina. Sempre guardandomi truce mi disse: "Beh, non mi sembri così messo male. I muscoli alle gambe non ti mancano, a quanto vedo". "No". E volevo aggiungere: "Neanche TRA le gambe". Ed Elena mi rispose: "Mi sembri un uomo bello in forze". "Beh, si", le risposi. "Allora mostramelo. Portami qui quei tre faldoni.". "Lo farò molto volentieri, Elena", le dissi. Ed Elena con un sorrisetto perfido e una scintilla che mi lanciò con gli occhi mi disse: "Vai!". E' stato atroce. Quei tre faldoni erano pesantissimi. E le sei rampe di scale in salita con quei faldoni furono tremende. Arrivai su che ero distrutto e con la maglietta bagnata dal sudore, per non parlare di come mi colava dalla fronte. In più pensavo a lei. E ormai, completamente sconvolto dalla fatica ma anche eroticamente, la testa mi andava un po' dove voleva, e la pensai come mia Domina: la mia vera Padrona e Dominatrice. Del resto così si atteggiava. Per lei ero uno zerbino. E la immaginai vestita sadomaso e col frustino in mano, forse come aveva fatto col seminarista. Anzi, ex seminarista. Arrivai da lei, aprii la porta ma non c'era. Le lasciai i faldoni sulla scrivania. Ero stremato. Ma coi coglioni che ancora mi esplodevano. Misi le mani sulla sua scrivania e respirai affannosamente cercando di riprendermi. Ero distrutto non solo fisicamente, ma anche dalla paura e dall'angoscia che avevo provato quando mi aveva ordinato di aprire le gambe. E poi il gran mal di palle. Un ultimo respiro e mi staccai. Di una cosa ero soddisfatto: di tornare a casa senza la patta inzuppata di sperma, e di averla scampata da Elena. Ma proprio quando staccai le mani dalla scrivania di Elena vidi la sua penna blu, col segno dei suoi denti sul tappo, e mi sembrava ancora un po' umidiccio. La penna che stava succhiando e che aveva tra i denti quando entrai. Potevo sentire l'odore della sua saliva. Ebbi un'istantanea contrazione alle palle che soffocai. Ma ragionai: non c'era più nessuno in giro, tranne Miriana, che però era due stanze più avanti e avrei sentito se fosse passata. Questa volta volli fare tutto per bene. Presi quella penna, misi la mano in tasca e, alzando l'elastico degli slip, mi tirai fuori palle e cazzo, che distesi sulla coscia. Ebbi i brividi e una colata di sperma mi bagnò la gamba e macchiò i pantaloni. Mi portai quel tappo al naso, e inalai profondamente pensando intensamente a lei, a Elena come mia Padrone Dominatrix. Che sexy era l'odore della sua saliva! Mentre ne inalavo l'odore strasexy, pensai a lei che mi leccava il naso come aveva fatto all'ex seminarista mentre gli stuprava le palle. Il mio proposito di tornare a casa "vergine" andò subito a monte. Appena sentii quell'odore stramegasexy della sua saliva feci appena in tempo e rimettermi tutto dentro: ebbi un orgasmo che mi devastò ancora di più di quelle dodici rampe di scale. Dovetti aggrapparmi alla scrivania. Non controllavo gli spasimi del corpo. Strinsi i denti, ma dal mal di palle mi sfuggì un rantolo che non riuscii del tutto a soffocare: "TTUUAAAHAHHHHH!!!!!". Non mi fermavi più. Per il secondo giorno su due mi si stava inondando e inzuppando la patta di sperma bollente. La pensavo intensamente e glielo dedicai così profondamente che la chiamai sottovoce per nome: "Tttuaah, Elenaaahaah...". Gli ultimi spasmi furono micidiali. Quasi mi piegai. Finii che non solo mi fischiavano le orecchie, ma che vedevo pure i pallini verdi talmente ero prosciugato. Lascia tutto, e coi coglioni nuovamente a mollo me ne tornai a casa.
 

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