Racconto di fantasia Io, mia sorella e mia madre… 500 anni fa - Vittime dell’Inquisizione (X)

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1. Premessa

A quel tempo, io (Anselmo) e Candida (solo di nome, ndr) vivevamo in un remoto borgo di Spagna, Frias, ai tempi del terribile inquisitore Torquemada.
Erano anni in cui dovevamo vivere la nostra “particolare” sessualità nel buio della nostra modesta casetta, di nascosto anche dei nostri genitori, che se lo avessero scoperto ci avrebbero denunciati loro stessi alle autorità, per paura di tremende vendette…

Avevamo io 26 anni e Candida 20, e avevamo già fatto profonda esperienza dei nostri corpi, ci amavamo come marito e moglie, e non passava giorno che non congiungevamo carnalmente.
Io, Anselmo, ero alto 1 metro e 65 per 90 kg, moro, fisico appesantito dal duro lavoro di carrettiere, mentre Candida 20 anni, già promessa sposa, era alta più o meno come me, 85 kg, formosa e ben proporzionata, con due tette toste da 5 misura e fianchi abbondantemente rotondeggianti; un po’ di adipe sulla pancia e un bel culo grosso che faceva da contraltare ad una spettacolare fica pelosa, nerissima e ben curata mi aveva sempre mandato ai matti…

Avevamo eletto a nostro nascondiglio, o per meglio dire a nostra alcova, una grotta sottostante la cantina della casa paterna, che avevamo scoperto casualmente e di cui nessuno – nemmeno i nostri genitori – era a conoscenza.
L’accesso alla “stanza del peccato”, che apriva nella cantina, lo avevamo celato alla vista di occhi indiscreti con enormi balle di fieno che servivano per alimentare gli animali di famiglia…

Dimenticavo: i nostri genitori erano Diego, di 50 anni e anche lui carrettiere, e Gertrude, 45 anni, dama di corte della regina Isabella di Castiglia. Erano gente semplice, ma che ci avevano allevati con tanto amore.


2. La copula: scoperti dal servitore di mio padre.

Un giorno, il 25 Marzo, Solennità dell’Annunciazione, mentre tutti erano in chiesa, noi due sgattaiolammo in fretta nel nostro luogo segreto…

In fretta, i vestiti volarono via, e i nostri corpi iniziarono come una danza di corteggiamento che precedeva l’accoppiamento vero e proprio: le mie labbra si posarono delicatamente come una farfalla sulle areole scure delle sue tette, prima l’una e poi l’altra… la lingua, disegnò un’umida circonferenza su di esse, e quando fu il momento avvolse come un mantello i capezzoli turgidi di Candida…

Già così, la sentivo ansimare, ritmicamente, un respiro che andava sempre più facendosi rapido… Più stuzzicavo quelle meraviglie, e più la sentivo stringere le sue gambe sui miei glutei…

Con la bocca avida smaniavo dal desiderio di possedere il suo corpo, e cercai di “addentarle” le mammelle che, enormi quali erano, mi sfuggivano ad ogni tentativo.

Così, tornai a sfiorare quelle stupende rotondità, e mi spostai in mezzo in quell’avvallamento che le diede un attimo di respiro… La sentivo come darsi un attimo di tregua…

Con la bocca aperta e la lingua fuori, appiattita più che potevo sulla sua pelle odorosa e profumata, iniziai a scendere sul suo torace, mentre con le mani affondavo in quei fianchi che erano così incredibilmente morbidi e quasi spugnosi.

Arrivai all’ombelico, mia altra passione… Sembrava un magnifico tortellino aperto e ripieno… Data la ciccia che in quella zona era davvero tanta e bella, l’ombelico si offriva così profondo che cercai di penetrarlo e riempirlo di saliva… Incredibile quanto mi fece eccitare!!!

Candida se ne accorse, e divaricò le cosce oscenamente… Io, recepii il messaggio e, abbandonando il tortellino, continuai la discesa verso il Paradiso…
Iniziai a trovare le prime avvisaglie di quel boschetto che conoscevo a memoria… Mi sollevai solo un istante, per prendere fiato, e mi rigettai a capofitto nel mio “lavoro”… Riconobbi, sotto quella foresta, un’altura che andava sempre più elevandosi, per poi precipitare e separarsi in due…

Mi resi conto di essere giunto alle porte del piacere, perché sentii quella peluria completamente bagnata, e un sapore misto di dolce e salato…

Arrestai la discesa verso il basso, e spinsi la lingua in profondità…
Candida, agevolò il mio compito, facendo scorrere lateralmente le grandi labbra e – accompagnandomi con una leggera pressione sulla nuca – mettendomi a vista la sua bellissima farfallina…

Fu meraviglioso per entrambi… Sentivo il mio cazzo, già in tiro, pulsare all’impazzata, mentre la sua interiorità era sempre più bagnata…

Perciò, in mezzo alle sue gambe, mi sollevai in ginocchio, e – prendendola per le braccia – la tirai a me…

Lei, mi guardò con i suoi occhioni scuri, mi sorrise come se le stessi facendo il più bel regalo del mondo, e con un sol boccone mi prese il cazzo in bocca…
Stupendo!, Meraviglioso!, Divino!!!

Scopavamo ormai da tanto tempo, ma ogni volta che mi faceva del sesso orale, per me era fantastico come la prima volta…
Dio, che femmina Candida…

Mi fece tutto quello che un uomo può volere da una donna…
Poi, entrambi ansimanti, ci fermammo a guardare il superbo risultato della sua opera…
Il mio membro era teso, durissimo, non eccessivamente lungo (non sono un superdotato), ma ben largo e pulsante…

Non indugiammo oltre… Lei si sdraiò nuovamente supina, con le sue coscione spalancate, le labbra che erano rimaste dischiuse dall’eccitazione… Mi avvininai all’orifizio, e deciso spinti dentro fino alle palle… Era la “procedura” che le piaceva di più, e infatti non tardò molto a dimostrarmelo con una poderosa quanto sconquassante squirtata!

Che meraviglia, sentirmi il cazzo irrorato dal suo succo che balzava fuori a forte pressione…

Ma non era finita lì… Quel giorno la mia sorellina era in gran forma, e mi volle dare di più… Improvvisamente, si alzò e mi si mise davanti a pecorina, appiatti il petto sul letto, e mi disse:
- “Adesso inculami”!
Non me lo feci ripetere due volte, mi feci una rapida sega per tornare al massimo dell’erezione, le aprii le natiche e… dentroooooo!!!

Candida questa volta non si trattenne, e urlò, forse le avevo fatto male…
Restammo così, credendo di essere soli, e aspettavamo che il suo sfintere si abituasse a me…
Purtroppo, voltandomi, vidi da un foro nella vecchia porta un occhio che ci osservava… Mi precipitai ad aprirla, senza preoccuparmi prima di rivestirci, e mi trovai davanti Teodoro, il servitore gobbo e sciancato della mia famiglia!

Lo afferrai per un braccio e lo tirai dentro, poi richiusi l’uscio. Intanto Candida era ancora completamente nuda, e il servo non smetteva di guardare avidamente il suo corpo…

Ripresici tutti e tre da quel momento di incertezza, Teodoro si avvicinò a mia sorella, con il palmo della mano in pieno petto la sdraiò sul letto e le infilò con forza due dita nella fica…

Le fece male, e Candida questa volta urlò di dolore…
Io, provai ad avventarmi, nudo com’ero, su quel personaggio per dargli ciò che meritava, ma lui mi anticipò: denudò la parte bassa del corpo, mettendo in mostra un uccello di tutto rispetto, e mi disse:
- “Se me la fai scopare in tutti i suoi buchi non dirò niente al prete”.

Ci guardammo spaventati, ma vidi lo sguardo di mia sorella ancor più atterrito all’idea di essere penetrata da quel cazzo così grosso…
Istintivamente, risposi io per tutti e due:
- “Sei un rozzo depravato, io e mia sorella siamo una cosa sola, è carne della mia carne, e tu non la profanerai. Fai ciò che credi!”.

Pensavo che si sarebbe ritirato in buon ordine, e invece… Si rivestì, tirò fuori dalla veste un grosso coltello con il quale ci minacciò:
- “Restate fermi e non muovetevi”.

C’era nella stanza un silenzio incredibile, e mentre noi eravamo nonostante tutto spaventati, lui si guardò intorno, afferrò tutti i nostri abiti, e richiuse la porta alle nostre spalle. Sentimmo poi lo scatto della serratura, e di nuovo la sua voce che sghignazzò:
- “Di qui, vi tirerà fuori il prete! Ahahah!!!”.

Che cosa potevamo fare se non attendere lo svolgimento degli eventi? Tolomeo stava scherzando o faceva sul serio? Avevamo davvero paura…
Intanto per la vergogna di essere nudi davanti ad altri… il prete che avrebbe aperto quella dannata porta, poi i nostri genitori che non sapevano nulla…


3. In trappola.

Mentre eravamo lì dentro ad attendere il nostro destino, nudi e abbracciati l’uno all’altra sul letto e con i nostri cuori che battevano fortissimo, quasi a scoppiarci nel petto, al buio (Teodoro si era impossessato anche dell’unica candela che avevamo), tendevamo l’orecchio ad ascoltare i rumori che provenivano da fuori.

A un certo momento, si iniziò ad udire il frastuono di molte voci concitate, non riuscivamo però a distinguere nettamente né le parole né a riconoscere da chi provenivano…

Tutto ad un tratto, però, la voce chiara e cristallina di Teodoro sovrastò tutte le altre. E udimmo queste parole:
- “Ecco, sono lì dentro, li ho sorpresi io, e sono venuto subito a chiamarvi, padre… Sono due diavoli…”.

Poi, si udì l’ordine perentorio:
- “Aprite!”
E la porta si spalancò.
Una massa di gente incuriosita, aveva accompagnato la spia e il religioso… Varcarono per primi la soglia, e subito dopo – con grande sorpresa – vedemmo entrare anche i nostri genitori, che dalla vergogna di vederci nudi e stretti sconvenientemente l’uno all’altra, ebbero una crisi di pianto.
Il papà, facendosi forza, ci disse, perentoriamente:
- “Siete senza vergogna, la nostra vergogna…”
mentre la mamma, tra i singhiozzi:
- “Figli miei, ma cosa avete fatto?”.

Noi ci guardammo negli occhi e provammo un po’ di pena per i nostri genitori, ma subito dopo, sentendo il richiamo dei sensi e il calore provenire dai nostri corpi così stretti, ci sorridemmo placidamente.

Io, risposi per tutti e due:
- “Madre, padre, monsignore e tutti voi, sono anni che abbiamo imparato a conoscerci biblicamente, i nostri corpi sono assetati di piacere, che solo tra noi, fratello e sorella, abbiamo trovato. Ora, fateci ciò che volete, non potrete mai separarci, il nostro Signore Satana ci ha uniti sotto la sua signoria…”.

Il Vescovo, arretrò inorridito, e interrogò i nostri genitori:
- “O sventurati, eravate a conoscenza che nella vostra casa si era instaurato il regno di Satana? Che avvenivano scandalosi sabba?”
E loro, atterriti dal rischio che correvano pure loro, risposero, a malincuore:
- “Eminentissimo, noi non sapevamo nulla di quello che facevano questi disgraziati, siamo sempre stati timorati di Dio e fedeli alla Santa Chiesa. Fatene ciò che è giusto”.

Poi, interrogò il “testimone oculare”:
- “Teodoro, racconta quello che hai visto!”
E lui:
- “Avevo sentito dei rumori provenire dalla cantina, e così – temendo la presenza di ladri – mi avvicinai di nascosto… Guardai dal buco nella porta… E vidi Anselmo e Candida, e Anselmo si era congiunto analmente con la sorella”.

- “Basta!”, disse l’alto prelato, e fece un cenno alle guardie, che avanzarono prendendoci – due ciascuno – per le braccia e ci trascinarono nudi com’eravamo fuori della casa, dove ci aspettava un carro per condurci nelle carceri del Vescovado.


4. Il carcere e l’interrogatorio.

In carcere, fummo divisi, e posti in due celle separate, dove l’uno non poteva vedere l’altra, ma solo sentire le reciproche voci.
Era freddo, umido, ma non ci venne dato alcun indumento con cui coprirci.

Restammo così per 5 lunghissimi giorni, in balìa dell’incertezza più assoluta, senza che nessuno venisse a prenderci, a dirci cosa sarebbe accaduto, con l’unica “compagnia” delle urla disperate degli altri carcerati che venivano torturati per farli confessare.

Il giorno dell’interrogatorio, a Candida fu fatto indossare appena un perizoma di lana, tessuto in un unico pezzo di stoffa grezza, rivestito internamente di cuoio a cui erano applicati tantissimi chiodi, che le si conficcarono nelle carni della vagina; null’altro, cosicchè le sue proverbiali tettone ballonzolanti potessero essere alla pubblica gogna.
A me, invece, non fu dato alcun indumento, i miei genitali lasciati liberi di mostrare le più diverse reazioni…

Fummo portati assieme nella sala Capitolare, e li fu la prima volta che ci rivedemmo… I nostri occhi si posarono famelici sui nostri corpi, ed ebbi almeno come magra consolazione la possibilità di vedere che non le avevano fatto del male… almeno (credevo) fino a quel momento…
Intravidi, però, gocce di sangue che colavano lungo le cosce di Candida, la “interrogai” con lo sguardo, ma lei non mi fece capire nulla… Sembrava già molto provata…
Mai avrei immaginato che l’oggetto della mia infinita passione era stato così crudelmente maltrattato…

Avanzammo, sospinti dalle guardie, e dietro di noi, poveretti, i nostri genitori.
Il Vescovo era già assiso in trono, in mezzo alla stanza un frate domenicano ci attendeva con le mani strette sul petto; alla destra e alla sinistra del Vescovo, era assisa pure tutta la Santa Inquisizione, e al lato estremo, riconoscemmo Teodoro…

Sempre al centro di quell’ambiente, notammo una croce di Sant’Andrea, e più in là due assi fissate perpendicolarmente tra di loro, con quella orizzontale a sezione triangolare, con la punta rivolta verso l’alto…

Eravamo di nuovo l’uno accanto all’altra, quasi a sfiorarci, ma senza la possibilità di provare quei brividi di piacere che il semplice toccarci ci provocava…

Venni preso e fissato alla croce… Temevo il peggio, e lessi anche negli occhi di mia sorella il terrore, grossi lacrimoni le scendevano lungo le guance…

Per fortuna, non andò così, o almeno non subito… Polsi e caviglieri furono legate alle assi… Le gambe divaricate, fecero sì che i miei genitali pendessero, nel mezzo, verso il basso…

A Candida, invece, andò molto peggio… Fu spogliata del perizoma, e condotta verso l’altro “macchinario”: fu solo allora che mi resi conto del significato di quelle gocce di sangue che sgorgavano dal perizoma… il suo magnifico pelo nero, che le ricopriva il monte di venere, era tutto macchiato di sangue, che continuava a scorrere e non si arrestava mai! Chissà che dolore, povera amore mio…

Con l’aiuto degli inservienti, fu issata sopra, e fatta “sedere” sull’asse orizzontale a sezione triangolare, di modo che la punta di quell’asse andasse a squarciare e devastare già in questo stato grandi e piccole labbra… Ma lei non emise un fiato…
Poi, le furono applicati dei pesi alle grandi labbra, che tirando verso il basso andavano ad aumentare la penetrazione della sbarra in vagina…

Stessa sorte toccò anche a me, mi applicarono un anello a stringere i testicoli, e ad esso applicarono pesi analoghi a quelli che avevano applicato a Candida… Strinsi i pugni, pur di non urlare…

Il Vescovo si alzò in piedi, e proclamò:
- “In Nomine Patri set Filii et Spiritui Sancti. Fratelli, siamo qui oggi per giudicare quest’uomo e questa donna… sospettati di stregoneria, di incesto, e di aver compiuto sabba con il Diavolo. Il Padre Inquisitore può procedere all’interrogatorio”.

Il monaco, prese la parola:
- “Eccellentissimo Signor Vescovo e padri tutti, compaiono oggi dinanzi a noi questi due scellerati, figli di altrettanto scellerati genitori… Domando, quindi, pubblicamente e definitivamente al nostro testimone di raccontarci cosa ha veduto e ascoltato”.

Teodoro, consapevole delle conseguenze che la sua menzogna avrebbe causato a dei poveri innocenti, non si lasciò commuovere dallo stato pietoso dei nostri corpi, ma continuò a sostenere le accuse che ci avevano portato a questo punto…

Dunque, l’Inquisitore, rivolgendosi a mia sorella, le domandò:
- “Dico a te, o femmina diabolica, è vero che vi siete congiunti in incesto? Bada a cosa dirai, perché avrà conseguenze per entrambi”.

Candida, guardando fisso e temeraria negli occhi il Vescovo, rispose:
- “Sì. Sin da bambini i nostri corpi e le nostre anime sono andati l’uno verso l’altro, non potevamo restarne separati, sono stata penetrata da Anselmo, per la prima volta a 12 anni… Mi ha resa gravida al primo colpo, ma il nostro grande maestro Satana ha svuotato il mio grembo… In cambio, ci ha voluti per sé, ci siamo votati al solo piacere, e da allora il mio amato fratello mi ha posseduta in ogni modo, anche analmente, come ci ha sorpresi Teodoro… Da allora, il nostro nuovo Signore, ci ha convocati ogni sabato notte per favolosi e interminabili Sabba …”.

L’Inquisitore e il Vescovo, si coprirono all’unisono le orecchie… Il primo, chiamò a se le guardie, a cui disse qualcosa in un orecchio…

Si avvicinarono prima a me, mi abbassarono il prepuzio, recisero il frenulo, e vi attaccarono un’altra serie di pesi… insopportabili, questa volta, al punto che non potei non emettere un grido che lacerò l’aria…

Candida e nostra madre erano terrorizzate… Si avvicinarono ora a lei, e con un ferro acuminato e arroventato le forarono entrambi i suoi bellissimi e carnosi capezzoli… Ci infilarono degli anelli, a cui legarono due corde, e tirarono – una verso destra e l’altra verso sinistra – fino a che le mammellone non furono sulla stessa linea… Nel frattempo, l’asse a cuspide, per effetto degli scossoni, penetrava sempre più dentro la fica, con il clitori eccitato dal dolore che era cresciuto a dismisura.

Mia sorella emise un grido infinito, sembrò che le dovesse scoppiare il cuore in petto…

Nostra madre, non facendocela a sopportare più oltre quello strazio, vedendoci straziati nelle nostre più profonde intimità, si divincolò da nostro padre che la tratteneva (avendo deciso di lasciarci al nostro triste destino) e si gettò ai piedi del Vescovo.

Aveva deciso di condividere tutto con noi, benché incolpevole vittima, di seguirci fino alla fine, e disse:
- “Mio Signore, i miei figlioli non hanno colpe, è tutta colpa mia… Sono stata io ad averli educati all’incesto, mi sono congiunta con loro e con il Diavolo, il mio vero Signore!”.

Noi, benché assai sofferenti, la guardavamo esterrefatti dal luogo del nostro supplizio, muti dallo stupore…
Nostro padre, invece, preso da un moto di rabbia e delusione, uscì dalla sala…

Intanto il Vescovo, sceso precipitosamente dal suo scranno, aveva ordinato alle guardie di arrestarla e di sospendere il giudizio: avremmo pagato insieme a lei le nostre colpe…
La presero e la condussero via dalla nostra vista, e tememmo di non riverla mai più…
Poi, l’Inquisitore dispose di interrompere il nostro giudizio, e fummo calati dai patiboli e ricondotti nudi alle nostre celle…


5. Il processo di nostra madre.

Gertrude, come detto, aveva 45 anni, era una donna ancora piacente anche se ne dimostrava 20 di più a causa della dura vita che aveva condotto, e fisicamente era assai simile alla figlia…

Nel buio della cella, stava meditando sul da farsi, su ciò che avrebbe detto: voleva morire insieme a noi (perché ormai il nostro destino era segnato), e non rischiare di sopravviverci…
Una madre, è capace di cose inimmaginabili!

Aveva perduto la cognizione del tempo quando, improvvisamente, due armigeri con in mano una torcia accesa erano andati a prenderla…

Gli astanti eravamo gli stessi di prima, tranne Candida (rimasta in cella poiché troppo prostrata), nostro padre e Teodoro.
Era sola, povera mamma! Noi almeno eravamo in due a farci coraggio!!

Questa volta i presenti erano disposti a cerchio, e lei fu posta al centro, in prossimità di un palo. Era vestita come quando aveva firmato la sua condanna, come una donna dell’epoca: una semplice camicia bianca lunga fino ai piedi, solo che allora aveva una fascia che le cingeva la vita e sopra un bel corpetto stretto in vita che ne esaltava magnificamente i fianchi…
A me, avevano legato i testicoli, ai quali avevano sospeso delle zavorre ancora più pesanti della volta precedente…

L’inquisitore, diede ordine di toglierle la veste… Ora, quella camicia era allacciata sul davanti, e fu un attimo per i servitori aprirla e farle scivolare lentamente l’abito a terra, ai suoi piedi…
Nel mentre la stoffa scendeva, come una sorta di sipario, si svelava un corpo magnifico, completamente nudo (poiché all’epoca non portavano slip), degno di una ragazzina, a tal punto che – nonostante i dolori – mi ritrovai a esclamare sottovoce:
- “Uaooooo, mamma…”
Ed era il minimo che potessi dire, infatti una pelle liscia, senza rughe… una quarta misura abbondante di tette, leggermente tendenti verso il basso (appena appena, il giusto per eccitare anche i morti…) mi stavano ipnotizzando… sopra, delle areole abbastanza chiare e perfette che sembravano disegnate da Michelangelo… e sopra ancora, due capezzoli belli carnosi che la situazione avevano fatto inturgidire (lo si capiva dal fatto che per un momento l’indumenti vi era rimasto come “appeso”).
Scendendo, i miei occhi non riuscivano a credere che ciò che si svelava era davvero mia madre: i fianchi immensi, che disegnavano quasi una linea retta con il seno tanto erano larghi… la pancia, così voluminosa, che faceva “sprofondare” l’ombelico, chiuso, in una consistente depressione…
E già questo era tanto per me: non vedere nemmeno un centimetro di stoffa su quel corpo fantastico mi faceva eccitare di brutto…
Ma mamma era molto altro: quella pancia, andava poi a cadere sul monte di venere della sua passera grassottella, dove sussisteva una leggera peluria (niente a che vedere con quella di mia sorella) che non riusciva a nascondere la stupenda fessura.
Per quanto spaventata, era anche molto eccitata, e lo si vedeva bene, poiché su quella apertura goccioline viscide luccicavano alla luce delle fiaccole…
Si notava anche una cicatrice che troneggiava appena sopra il triangolo di pelo, frutto dei parti che aveva avuto: pensare che tanti anni prima ero uscito da lì, mi metteva un fremito di libidine addosso…
Scesi ancora… Trovai le sue coscione, grosse ma armoniose e sodissime…
Percorsi le ginocchia, le gambe, fino a concludere il mio “viaggio” su due caviglie finissime, che erano il preludio a dei piedini che…. Mmm…..

Mi destai da quel sogno, abbassai lo sguardo su di me, e vidi che nonostante le sevizie subite, il mio uccello svettava verso l’alto, e la cappella era cresciuta a dismisura…

E credo che se ne accorse pure mamma, dato che strinse tra loro le gambe per evitare che colasse troppo il succo del suo piacere…

La cosa, purtroppo, non sfuggì al Vescovo, che ordinò subito di legarla, con le mani dietro la schiena, a un palo che era stato predisposto lì in mezzo…

Poi, il monsignore le disse:
- “Svergognata, figlia di Satana che hai generato dei diavoli, hai qualcosa da aggiungere a tua discolpa?”
E la mamma:
- “Voglio dirvi questo: ho venduto la mia anima e quella dei miei figlioli a Satana… Ho offerto al mio signore della notte tutto il mio corpo, che i suoi demoni, a turno, hanno soddisfatto; ma i miei figli non lo sapevano… Mi sono sottoposta a Sabba interminabili, accogliendo dentro di me il seme fecondante de mio signore… Credevo che i miei figli sarebbero cresciuti in modo diverso, ma ora capisco che Satana mi ha fatto il dono più grande, quello di prendere anche loro…”.

I presenti si guardarono l’un l’altro sdegnati, cosicchè l’Inquisitore ordinò ai sicari di procedere per tentare di farla tornare in sé.

Approntarono un tavolaccio e ce la fecero sdraiare sopra supina, assicurandola poi alle quattro gambe dello stesso… I capezzoli, durissimi, svettavano verso il cielo… Legarono stretta una cordicella attorno a ciascuno finchè i suoi chiodi non cominciarono a diventare viola e a mamma non uscirono lacrime di dolore… Poi, la slegarono, e le fecero appoggiare le mammelle, distanziate l’una dall’altra, sul piano del tavolo, e iniziarono a conficcarle sotto alle areole spilli, aghi e chiodi di ogni genere… Lei gridava disperata, ed io ero là impotente…

A un cenno del Vescovo, le tolsero quegli atroci strumenti di tortura e le domandarono di nuovo:
- “Ti dichiari pentita?”
E lei:
- “Affatto, non c’è dolore che non possa sopportare per il mio signore Satana!”.

Allora, mia mamma venne legata di nuovo a quattro di bastoni… E questa volta, una fascia di cuoio la immobilizzava anche all’altezza del ventre…
E ricominciarono!
Le divaricarono ancor più le grandi cosce… Poi, le applicarono degli anelli di metallo con dei cordini, e – tirando in senso opposto – iniziarono ad aprirle le grandi e le piccole labbra; una volta alla massima tensione, con il clitoride completamente esposto e gonfio dall’esaltazione sessuale, si accostarono agli inservienti il Vescovo e l’Inquisitore, e le domandarono:
- “Sei disposta ad abiurare Satana e a convincere a fare altrettanto la tua miseranda prole? Sei pronta a rinunciare ai Sabba con il Demonio?”.
Ma mamma non ebbe esitazione, e rispose semplicemente, con un filo di voce:
- “No”.
Allora, i monsignori decretarono:
- “Si proceda con Anselmo!”.

E così, altri domestici mi si approssimarono… Il mio cazzo era come impazzito, svettante verso il cielo, durissimo, con una cappella enorme, nonostante le violenze che anch’io stavo subendo…

Mi slegarono, mi tolsero i pesi dai testicoli, e mi condussero su un altro tavolaccio, che avevano posizionato specularmente a quello di mamma (cosicchè lei potesse vedere tutto quello che mi avrebbero fatto), mi ci issarono sopra a gambe larghe e cominciarono il “trattamento”…
Avevo un prepuzio molto lungo, abbondantissimo, un bel filetto… Vidi avvicinarsi un uomo che brandiva un coltellaccio affilatissimo… Un altro, mi scappellò l’uccello fino in fondo, e lo trattenne in quella posizione con entrambe le mani… Nonostante quelle pratiche non avevo mai perso l’erezione, e percepivo una forte trazione della cappella, dato che avevo una forte fimosi…
Passarono pochissimi istanti che percepii un dolore fortissimo e poi improvvisamente cessare quella trazione…
Gettarono un secchio d’acqua gelata sul mio basso ventre, e ricoprirono il mio glande… ma solo per poco…
Un altro servo, prese il mio prepuzio tra le mani, lo allungò, esaminandolo per bene, e lo porse al taglio di colui che aveva in mano il coltello…
Pian piano, la lama affondò nella pelle, una fitta fortissima mi prese, mentre la cappella si andava scoprendo progressivamente…

Alla fine, il Vescovo si rivolse nuovamente a mia madre:
- “O scellerata, desisti dai tuoi propositi?”

E mamma:
- “Sì, per il bene di mio figlio… Si. Ma liberate anche Candida…”.

Io non volevo credere alle mie orecchie, mia madre che aveva preso quella decisione… Non poteva decidere anche per me e Candida! Ero sicuro che mia sorella non avrebbe mai accettato!

Fummo slegati, mia sorella fu mandata a prendere, e ci rivestirono con un grezzo saio. Le guardai negli occhi e anche mia sorella non disse nulla…

Ci fecero inginocchiare tutti e tre assieme, e dinanzi all’assemblea che ci stava giudicando facemmo abiura totale.

Avevo il cuore che mi batteva forte, non ci potevo credere!
Nonostante tutto, incredibilmente, ci rilasciarono… Tornammo a casa, papà non c’era più, e Teodoro era fuggito…

Fui io a rompere quel silenzio imbarazzato, e chiesi:
- “Mamma, ma davvero hai promesso tanto? Perché?”
E Candida:
- “Sì, mamma, perché?”.

Allora, Gertrude disse:
- “Figlioli, dovevamo pure salvarci, no? Le parole se le porta via il vento, i nostri sentimenti resteranno per sempre! Io sapevo tutto di voi, siete carne della mia carne, no?!”.

E Candida riprese:
- “Quindi, sapevi di noi, del Diavolo, e che ci accoppiavamo in quella grotta?”
Gertrude:
- “Sì, lo sapevo… Vi devo confessare che anch’io la usavo per sabba in cui mi davo a mille demoni… Solo vostro padre non volle mai partecipare… Ma d’ora in avanti, sarà il nostro Tempio del Male…”.

Eravamo sfiniti, e la luce del sole stava invadendo quel luogo… Avevo visto mamma nuda per la prima volta e me ne stavo infatuando… Ma questa è un’altra storia…

FINE
 

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