Racconto di fantasia Io, mia sorella e mia madre - Scampato pericolo (XI)

pollicino1

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Salve, ragazzi!
Come vi ho raccontato nella puntata precedente (episodio X), avevo visto nostra madre Gertrude nuda per la prima volta e me ne stavo davvero infatuando…
Ma siccome il rapporto che avevo con mia sorella era una cosa solare, immediata, senza macchie né ombre, decisi di parlarne con lei.

Un giorno, mentre ce ne stavano ad amoreggiare nella nostra grotta, di punto in bianco le dissi.
- “Sorellina, hai visto che corpo da favola che ha nostra madre? E chi lo avrebbe mai immaginato…”.
Nel frattempo, il mio membro stava dando segni di conferma… E Candida se ne accorse, e mi disse:
- “Ahahah… non dirmi che ti sei innamorato di lei?”.
E giù una sonora risata delle sue…
Dopo un lungo silenzio, carico di timori per le sue possibili reazioni (consideravamo, infatti, i nostri corpi nostre reciproche proprietĂ ), risposi:
- “Innamorato del suo fisico… Temo di sì… Per questo, te ne ho voluto parlare prima… Il nostro vincolo di passione, prima di tutto…”.
Eravamo come di consueto nudi e avvinghiati l’uno nelle braccia dell’altra; Candida posò lo sguardo nel mio, e molto semplicemente mi disse:
- “Fratello, siamo sangue dello stesso sangue, usciti dal suo utero, come posso impedirti di essere ancora una cosa sola con lei? Tra noi due non cambierà comunque nulla, ma è giunta l’ora di onorare il nostro signore Satan in un triangolo perfetto: io, te e la mamma… Perciò, vai e attirala nella nostra tela…”.

Mi sentii rincuorato… Nonostante il pericolo mortale che avevamo corso, la nostra vita era rimasta sotto l’artiglio di Belzebù …
Da quel momento, non pensai ad altro che ad organizzare il rito attraverso cui l’avrei “incatenata” più saldamente a noi… Pensai che non sarebbe stato difficile, dato che mamma non provò mai, in seguito, alcun imbarazzo a parlare di quell’evento che ci aveva messi, senza veli, l’uno dinanzi all’altra…

Adornai opportunamente la “Grotta dell’Incontro” (come l’avevamo ribattezzata, d’accordo tutti e tre): al centro, c’era un grosso macigno di marmo che serviva da altare-alcova, mentre tutto intorno una gran quantità di candele nere disegnavano un anello perfetto; sull’altare, un drappo nero, mentre ai suoi piedi era tracciata una stella a cinque punte, inscritta in un cerchio e con le punte rivolte perso il basso. Alla parete affacciante sul lato corto, era appesa l’immagine di un caprone.
Infine, sul drappo nero deposi una spada e una coppa…

Così, dopo pochi giorni, nella notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre, un sabato di luna piena, trovai mia madre addormentata nel suo letto…

Avevo preventivamente indossato una lunga tunica nera, allacciata fino all’ombelico, che mi copriva dalle spalle ai piedi; un paio di scarpe rosse, e un cappuccio (sempre color nero) che mi avvolgeva il capo…
Sotto a tale tunica, ovviamente, non avevo nulla, nemmeno biancheria intima…

Le carezzai il capo, con i suoi bellissimi capelli lunghi e lisci, la sentii respirare placidamente, ed iniziai a sollevare il lenzuolo che fasciava le sue splendide forme… Fece come per muoversi, ma dormiva pesantemente… Più il lenzuolo scendeva verso i suoi piedi, e più quel corpo si rivelava ai miei occhi… Mi dava la spalle, e dunque vidi il suo culo grosso e imperfetto… Era completamente nuda, e per la seconda volta potei ristorarmi con la vista del suo corpo.
Non potei trattenermi, e le toccai fin in mezzo ai glutei…
A quel punto, mia madre si destò, voltò la testa e potè solo intuire la mia presenza (nel buio assoluto, avevo la tunica nera). Mi chiamò:
- “Anselmo! Sei tu, figlio mio?”.
Io non le risposi direttamente, ma – con un filo di voce – le intimai di fare silenzio, le porsi una tunica simile alla mia, e le dissi:
- “E’ l’ora di andare… Il nostro Signore ci attende per compiere quello che i nostri cuori gli hanno chiesto…”.

Lei si solleva dal giaciglio: è splendida!
Indossa prontamente la veste facendo sparire tanta magnificenza dal mio sguardo incantato…
Mi porge la mano come la sposa con lo sposo… E in effetti, è così, poiché stiamo per “sposare” i nostri corpi e le nostre anime in un legame ancor più indissolubile di quello che può essere tra madre e figlio…

Avanziamo verso il nostro destino, lentamente ma inesorabilmente, alla sola luce di un flebile lume… Usciamo nel giardino, e poi imbocchiamo la porta della stalla, e da lì – gradino dopo gradino – scendiamo nella pancia della terra, allegoria di ciò che sta per accadere a Gertrude…

Intanto Candida, informata da me di tutto, ci sta precedendo senza farsi notare, e si accinge – dopo aver acceso tutte le candele collocate a cerchio – ad assistere, mia collaboratrice e goduriosa testimone.
Anche lei indossa la stessa nostra tunica...

Giunti sulla soglia della grotta, si ode lo squillo di campanellini (è mia sorella)… Mia madre è in trance, e una voce “misteriosa” proclama un’invocazione, terminata la quale mi pongo alle sue spalle e la faccio avanzare verso l’altare…
Lì, a pochi passi, la solita voce femminile annuncia:
- “Gertrude, mia fedele, liberati da tutti gli orpelli che appesantiscono la tua anima”.
Lei, ansiosa, si volta e mi guarda interrogandomi con gli occhi sul da farsi… La avvolgo con le mie braccia, sciogliendo il cordino che le stringe l’abito…
Mi sembra di ritornare ai momenti dell’Inquisizione… la veste le scorre piano piano verso il basso, abbattendosi infine ai suoi piedi…
Stando alle sue spalle, posso di nuovo ammirarla in ogni centimetro della sua incantevole bellezza…
Mantenendo la mia tunica, evito di mostrare il mio imbarazzante rigonfiamento inguinale…
Le do nuovamente la mano, e la aiuto a stendersi sul panno nero della ruvida pietra, le fisso delle cavigliere di ferro a mani e piedi, e poi la lego in modo che non possa muoversi…
Sul suo ventre, sopra l’ombelico, pongo la coppa precedentemente preparata, e sistemo la spada all’altezza del cuore.

A questo punto, Candida esce dall’ombra e mi aiuta a svestirmi…
Mamma, sorpresa, vorrebbe parlare, ma io sono svelto a chiuderle la bocca con due dita sulle labbra…
Ora, il mio pene in totale erezione è bello in vista… Gertrude ha i capezzoli duri come l’acciaio, e me ne accorgo tastandoglieli sfuggevolmente mentre le palpeggio le sue incantevoli mammelle…
Come effetto immediato, ho un ingrossamento istantaneo della cappella… Mia madre non si trattiene più, e voltando la testa verso la mia pancia strofina il glande lucido sulle labbra a mo’ di burro di cacao…

Intanto io, afferro la coppa… la consegno temporaneamente a Candida e – con le mani sul ventre di mia madre – esploro quel breve tratto che mi conduce alla sua vagina… la sento gonfia sul monte di venere, e le labbra sono oscenamente schiuse come una vongola sul piatto da portata…
Scendo giù con due dita, a dischiudere ancor di più quella meraviglia, e percepisco là in mezzo un liquido viscoso che sta colando giù sulle sue cosce…
E’ un attimo… un fremito scuote tutto il corpo di mamma, e un potentissimo schizzo mi inonda il viso. Ha squirtato!!!

Sono felice, perché ho capito che mia madre è quel tipo di femmina percui si pagherebbe qualunque cifra per andarci a letto…

Sempre aiutato da mia sorella, afferro la spada e traccio una grande croce rovesciata, poi, salgo anch’io sull’altare-alcova, mi sistemo sopra Gertrude… e la penetro decisamente e fino in fondo…
Mentre la mia “collaboratrice”, dopo aver divincolato mani e piedi di mamma, si è posizionata all’altezza dei nostri genitali compenetrati, inizio a stantuffarla sempre più rapidamente… la sento ansimare e pure la mia cappella pulsa furiosamente…
Mi volto a dire a Candida di stare pronta… E’ un attimo… Io le vengo dentro, e lei mi squirta di nuovo…
Le esco di vagina, la faccio accovacciare a terra, e sotto mia sorella è lesta a porre la coppa, nella quale si raccolgono i nostri “succhi del piacere”…

Finito di “estrarre” tutto da Gertrude, la coppa viene adagiata sul masso di pietra…
Tenendoci per mano, invochiamo Satan e trangugiamo tutto d’un fiato il contenuto della coppa…

Sfiniti ci accasciamo sulla pietra fredda, affannati… E’ a questo punto che la voce proclama:
- “Noi crediamo nella libertà e nel seguire la nostra natura, agendo secondo il nostro sentire spontaneo, oltre i condizionamenti e la morale. Ora, siamo partecipi del nuovo e perfetto triangolo della lussuria”.

Mamma, stupita, si accorge che è Candida, la quale – abbandonate le vesti – si sta accostando a noi, nudi e imbrattati…
E, con lo sguardo fiero, ci abbraccia entrambi, e dice:
- “Ragazzi, vi devo confessare una cosa: in questa grotta, ho sostenuto molti sabba, in cui mi sono congiunta a mille demoni…”.

Io e Candida eravamo felici, perché capivamo che questo era solo l’inizio di una nuova vita…

FINE.
 

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