La linea 51

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Torino inizio anni '70. Allora ero un ragazzino sedicenne che frequentava le scuole superiori nei dintorni di piazza Statuto,e che per recarmi a scuola tutte le mattine alle 7,15 dovevo prendere l' autobus n° 51 dalla cittadina della prima cintura dove risiedevo. Già alla fermata dove dovevo salire il mezzo era strapieno di gente che andava a lavorare nelle varie aziende che si trovavano sul percorso, di studenti che andavano a scuola nei pressi di Porta Susa, di commesse e impiegate. Alla fermata successiva alla mia ,saliva una signora sui 35 anni, di origini siciliane, mora, con i capelli ricci, gli occhi neri come dei carboni e sopratutto prosperosa. Una quinta di seno che a lei piaceva valorizzare con dei decoltè niente male, anzi...Praticamente era una donna che faceva voltare gli uomini, e sognare noi ragazzini. Senza contare che dai discorsi che riuscivo a percepire dalle altre donne, provocava anche una certa invidia. Una donna che non dava confidenza a nessuno, sempre sulle sue.Quando saliva ,dopo aver fatto vedere l' abbonamento al bigliettaio, si metteva in piedi vicino ad un finestrino e faceva tutto il viaggio guardando fuori assorta nei suoi pensieri. Solamente una volta la vidi salire con un altra signora e mentre stavano conversando scoprii che quella stupenda creatura, si chiamava Bianca Maria.
Nonostante che a quei tempi, avessi una ragazza che insieme sperimentavamo abbastanza di frequente la sessualità adolescenziale, tutti i giorni quando arrivavo a casa da scuola, sognavo Bianca Maria ad occhi aperti. Ci pensava mia madre a riportarmi alla realtà chiamandomi, perchè il pranzo era pronto.
Così, l'anno scolastico proseguiva, e devo dire che, la domenica e durante le festività, che non andavo a scuola, un pò mi spiaceva non poter vedere la mia dea Bianca Maria.
Eravamo arrivati a Pasqua, che quell' anno cadeva alla fine di Aprile e la temperatura era decisamente e stranamente molto calda. Tutti oramai avevamo incominciato a usare l' abbigliamento leggero, e le donne incominciavano a non utilizzare le calze. Per me vedere le gambe e i piedi nudi delle donne era una sferzata ormonale non indifferente. Avevo delle erezioni paurose, solo a vederle...
Un giorno di quella caldissima primavera, i dipendenti dell' azienda di trasporti avevano decisero di indire uno sciopero a singhiozzo. Cioè, facevano passare una corsa per ogni linea, ogni ora, al posto dei consueti 15 minuti circa. Ebbi la fortuna che la corsa che solitamente prendevo io era programmata. Una fatica immensa per poter salire. Il mezzo era strapieno ed eravamo tutti stretti come delle sardine, augurandoci che durante il tragitto qualcuno scendesse per aver un pò di spazio. Io mi ritrovai spinto vicino al finestrino dove solitamente si metteva Bianca Maria e alla fermata successiva con grande fatica riusci a salire anche lei. Quella mattina era particolarmente splendida. Indossava un vestitino leggero che le valorizzava le forme, e tra una spinta e un altra si ritrovo praticamente schiacciata contro di me. Io ero appoggiato di schiena contro il finestrino e lei aderiva al mio corpo con il suo fondo schiena. Non vi dico le sensazioni che provai sentendo il suo corpo contro il mio. in pratica il mio membro era giusto, giusto in mezzo alle sue natiche, intanto pregavo di non avere un erezione per non fare una figuraccia. Sarà stato il movimento dell' autobus, sarà stato sicuramente il fatto che sentivo il calore di quel corpo, che le mie preghiere non furono ascoltate. Avrei voluto sprofondare 10 metri sottoterra e invece ero lì con il membro in erezione puntato tra le natiche del mio sogno erotico. Aspettavo da un momento al altro un gesto di disappunto, o addirittura un ceffone per la situazione che involontariamente si era venuta a creare.
Cercavo in tutti i modi di spostarmi per far si che la tensione si allentasse e invece...mi accorsi con grande stupore che quando io cercavo di muovermi, Bianca Maria si appoggiava ancora più forte contro di me. Oramai se mi pungevano, non mi sarebbe uscita nemmeno una goccia di sangue. Nella mia testa si rincorrevano una miriade di pensieri, però ormai una cosa era certa : Bianca Maria continuava a sfregarsi contro di me...Anche quando oramai la ressa dell' autobus si era allentata. Certezza la ebbi quando voltò il suo viso verso di me e mi guardo con quegli occhi di brace e mi sorrise. Ad un tratto passo un braccio dietro alla schiena e mi accarezzo il membro per un brevissimo momento, e si rivoltò a sorridermi.
Eravamo ormai arrivati a metà del corso Giulio Cesare a Torino e l'affollamento era scemato, lei si spostò e mi sorrise nuovamente, facendomi capire che non le era dispiaciuto per niente stare a sfregarsi contro di me.
Quando arrivammo a Porta Susa ,scendemmo e lei si rivolse a me dicendomi "Ciao, ci vediamo domani"...
Appena arrivai a scuola dovetti andare subito in bagno per far allentare la tensione al mio membro che non ci mise molto a regalarmi un orgasmo ricco e soddisfacente.



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Io, invece, avevo uno Zip piuttosto datato.
Quando non partiva mi toccava rubare una bicicletta in Piazza della Repubblica.
Una volta mi beccarono e me le dettero talmente forte che decisi di cercare lavoro come cameriere per comprarmi uno scooter nuovo.
 

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Io, invece, avevo uno Zip piuttosto datato.
Quando non partiva mi toccava rubare una bicicletta in Piazza della Repubblica.
Una volta mi beccarono e me le dettero talmente forte che decisi di cercare lavoro come cameriere per comprarmi uno scooter nuovo.
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Torino inizio anni '70. Allora ero un ragazzino sedicenne che frequentava le scuole superiori nei dintorni di piazza Statuto,e che per recarmi a scuola tutte le mattine alle 7,15 dovevo prendere l' autobus n° 51 dalla cittadina della prima cintura dove risiedevo. Già alla fermata dove dovevo salire il mezzo era strapieno di gente che andava a lavorare nelle varie aziende che si trovavano sul percorso, di studenti che andavano a scuola nei pressi di Porta Susa, di commesse e impiegate. Alla fermata successiva alla mia ,saliva una signora sui 35 anni, di origini siciliane, mora, con i capelli ricci, gli occhi neri come dei carboni e sopratutto prosperosa. Una quinta di seno che a lei piaceva valorizzare con dei decoltè niente male, anzi...Praticamente era una donna che faceva voltare gli uomini, e sognare noi ragazzini. Senza contare che dai discorsi che riuscivo a percepire dalle altre donne, provocava anche una certa invidia. Una donna che non dava confidenza a nessuno, sempre sulle sue.Quando saliva ,dopo aver fatto vedere l' abbonamento al bigliettaio, si metteva in piedi vicino ad un finestrino e faceva tutto il viaggio guardando fuori assorta nei suoi pensieri. Solamente una volta la vidi salire con un altra signora e mentre stavano conversando scoprii che quella stupenda creatura, si chiamava Bianca Maria.
Nonostante che a quei tempi, avessi una ragazza che insieme sperimentavamo abbastanza di frequente la sessualità adolescenziale, tutti i giorni quando arrivavo a casa da scuola, sognavo Bianca Maria ad occhi aperti. Ci pensava mia madre a riportarmi alla realtà chiamandomi, perchè il pranzo era pronto.
Così, l'anno scolastico proseguiva, e devo dire che, la domenica e durante le festività, che non andavo a scuola, un pò mi spiaceva non poter vedere la mia dea Bianca Maria.
Eravamo arrivati a Pasqua, che quell' anno cadeva alla fine di Aprile e la temperatura era decisamente e stranamente molto calda. Tutti oramai avevamo incominciato a usare l' abbigliamento leggero, e le donne incominciavano a non utilizzare le calze. Per me vedere le gambe e i piedi nudi delle donne era una sferzata ormonale non indifferente. Avevo delle erezioni paurose, solo a vederle...
Un giorno di quella caldissima primavera, i dipendenti dell' azienda di trasporti avevano decisero di indire uno sciopero a singhiozzo. Cioè, facevano passare una corsa per ogni linea, ogni ora, al posto dei consueti 15 minuti circa. Ebbi la fortuna che la corsa che solitamente prendevo io era programmata. Una fatica immensa per poter salire. Il mezzo era strapieno ed eravamo tutti stretti come delle sardine, augurandoci che durante il tragitto qualcuno scendesse per aver un pò di spazio. Io mi ritrovai spinto vicino al finestrino dove solitamente si metteva Bianca Maria e alla fermata successiva con grande fatica riusci a salire anche lei. Quella mattina era particolarmente splendida. Indossava un vestitino leggero che le valorizzava le forme, e tra una spinta e un altra si ritrovo praticamente schiacciata contro di me. Io ero appoggiato di schiena contro il finestrino e lei aderiva al mio corpo con il suo fondo schiena. Non vi dico le sensazioni che provai sentendo il suo corpo contro il mio. in pratica il mio membro era giusto, giusto in mezzo alle sue natiche, intanto pregavo di non avere un erezione per non fare una figuraccia. Sarà stato il movimento dell' autobus, sarà stato sicuramente il fatto che sentivo il calore di quel corpo, che le mie preghiere non furono ascoltate. Avrei voluto sprofondare 10 metri sottoterra e invece ero lì con il membro in erezione puntato tra le natiche del mio sogno erotico. Aspettavo da un momento al altro un gesto di disappunto, o addirittura un ceffone per la situazione che involontariamente si era venuta a creare.
Cercavo in tutti i modi di spostarmi per far si che la tensione si allentasse e invece...mi accorsi con grande stupore che quando io cercavo di muovermi, Bianca Maria si appoggiava ancora più forte contro di me. Oramai se mi pungevano, non mi sarebbe uscita nemmeno una goccia di sangue. Nella mia testa si rincorrevano una miriade di pensieri, però ormai una cosa era certa : Bianca Maria continuava a sfregarsi contro di me...Anche quando oramai la ressa dell' autobus si era allentata. Certezza la ebbi quando voltò il suo viso verso di me e mi guardo con quegli occhi di brace e mi sorrise. Ad un tratto passo un braccio dietro alla schiena e mi accarezzo il membro per un brevissimo momento, e si rivoltò a sorridermi.
Eravamo ormai arrivati a metà del corso Giulio Cesare a Torino e l'affollamento era scemato, lei si spostò e mi sorrise nuovamente, facendomi capire che non le era dispiaciuto per niente stare a sfregarsi contro di me.
Quando arrivammo a Porta Susa ,scendemmo e lei si rivolse a me dicendomi "Ciao, ci vediamo domani"...
Appena arrivai a scuola dovetti andare subito in bagno per far allentare la tensione al mio membro che non ci mise molto a regalarmi un orgasmo ricco e soddisfacente.



Fine prima parte Visualizza allegato 6571007

Questa foto serve per dare un idea della donna di cui sto parlando nel racconto

- - - Aggiornato - - -

10 giugno e le scuole finirono. Per fortuna fui promosso,nonostante la mia testa era ormai rivolta solamente a Bianca Maria. Dopo il' episodio successo ad aprile, ne seguirono degli altri, sempre con lei che si divertiva a farmi star male ,sfregandosi contro di me. L' ultimo giorno di scuola scendendo al capolinea le dissi" Buon giorno signora, spero di poterla rivedere ad ottobre quando ricominceranno le scuole" Lei mi rispose"Non abbiamo bisogno di aspettare fino ad ottobre, cercami, e se mi troverai ti darò un premio" Io le chiesi" ma come faccio a trovarla, Torino è una grande città" " Se vuoi il premio cercami, se ti impegni mi troverai". Passai un pò di giorni con un tarlo nella testa, come riuscire a trovare questa splendida donna. Una notte dopo averla sognata come al solito ad occhi aperti, mi si illuminarono le idee... Decisi di seguirla senza farmi notare da lei. Ma come fare a salire sull' autobus e a non farmi vedere? Altra idea illuminante... avrei preso l' autobus delle 7,00 e arrivando prima di lei , l'avrei seguita in modo defilato senza farmi vedere.
Una mattina di fine giugno misi in atto la mia strategia. Raccontai ai miei che ero stato invitato da un mio compagno di classe che anche lui suonava in un orchestrina come me, per fare delle prove di un nuovo brano. Avendo molta libertà di movimento i miei non si posero ulteriori domande e alle sette in punto ero alla fermata del 51. Arrivai a Porta Susa in quaranta minuti e mi misi ad aspettare il 51 successivo. mi misi in un punto dove non potevo essere visto. Alle 7,55 ecco arrivare l'autobus. scese un bel pò di gente, ma scorsi subito Bianca Maria, che indossava un abito estivo che lasciava scoperte le gambe fino a metà coscia ,e con un abbondante scollatura.Era semplicemente splendida... Si incamminò per via Cernaia e svoltò in corso Vinzaglio. Decisi di starle dietro ,ma dall' altro lato del corso, in modo che se si fosse voltata indietro non mi avrebbe visto. Arrivata in corso Vittorio Emanuele II ,svoltò a sinistra e dopo trecento metri circa entrò in una famosa pasticceria . Aspettai che uscisse , ma inutilmente. Dopo circa mezz'ora , mi feci coraggio e passai davanti alle vetrine del negozio e con mia grande sorpresa la vidi che stava dietro il bancone con un camice e a quel punto capii tutto. Lavorava come commessa in quest' attività commerciale. Non sapevo cosa fare, ma mi venne in aiuto una vetrina dello stesso esercizio dove si servivano i gelati sfusi . Mi avvicinai e aspettai che mi venissero a servire un cono. Per fortuna si avvicinò Bianca Maria, che appena mi vide scoppiò in una fragorosa risata, e mi disse " ma come hai fatto... Erano giorni che non ti vedevo, credevo avessi rinunciato al premio che ti avevo promesso" Tra me e me pensai," sai che bel premio, adesso mi offre il gelato. Niente di più sbagliato... Bianca Maria mi disse" Adesso devo mantenere la promessa, vieni all' una quando smonto ,aspettami qui fuori"
Erano appena le 9,30 e non sapevo come fare a far passare il tempo fino all' una. Decisi di andare fino alla stazione di Porta Nuova a vedere la gente che arrivava e partiva con i treni. Ma la mia idea fissa era incentrata sul famoso premio che avrei avuto, e chenon avevo idea di cosa si trattasse. Alle 12,45 ero già lì fuori ad aspettarla. 13,05 esce per abbassare le serrande e mi dice " aspetta che vengo subito". Ancora 3/4 minuti e usci sempre con il camice verde a righe e mi chiese di seguirla .Entrammo nel portone di fianco e salimmo con l'ascensore fino all' ultimo piano. mentre stavamo salendo, lei mi accarezzo il viso e mi disse " sai che sei proprio un bel ragazzo". All' ultimo piano , facemmo ancora una rampa di scale e ci ritrovammo al piano mansardato, dove la proprietà della pasticceria aveva messo a disposizione delle mansarde per le dipendenti che venivano da fuori Torino e dove potevano consumare il pasto e riposarsi fino alle cinque di pomeriggio quando avrebbero riaperto il negozio. Entrammo in questa camera molto grande, dove era presente una cucinetta, un frigorifero, un tavolo con 4 sedie e separato da una parete di legno perlinato, un letto ad una piazza e mezza, e sul fondo una porta dove c'era un bagnetto. Tutto molto pulito e ornato con dei quadretti e qualche vaso di fiori.
Bianca Maria mi disse, "Adesso mangiamo qualcosa e poi ti dò il premio che ti ho promesso." Tirò fuori da una busta che aveva portato un contenitore con dell' insalata di riso, e del pane. dal frigo tirò fuori una bottiglia di acqua e una iniziata di vino bianco. Riempi i piatti e ci mettemmo a mangiare. Io riuscii a mangiare solo due forchettate di cibo ,buonissimo tra l'altro. Mi servì mezzo bicchiere di vino che io bevvi. Non essendo abituato a bere alcolici mi sentii un calore strano nella testa. Mi sentivo proprio bene. Lei non finiva di farmi domande sulla mia vita, cosa facevo, oltre ad andare a scuola, se avevo la fidanzatina, se i miei sapevano che ero a Torino.Finito di mangiare fece il caffè con una moka e dopo averlo bevuto mi prese per mano e mi portò nella cameretta. Mi fece sdraiare sul letto vestito e lei si tolse il camice ,restando in reggiseno e mutandine. Si sdraiò vicino a me e incomincio a sbottonarmi la camicia. Io ormai non capivo più niente, il vino, lei mezza nuda vicino a me, mi sembrava di essere in un sogno. Mi slacciò la cintura dei pantaloni e me li sfilò. Dopo averli gettati su di una sedia vicino al letto, si voltò, mi baciò in bocca ,e si voltò dandomi le spalle. si piazzò il mio membro ancora coperto dagli slip ,in mezzo alle sue natiche. Come se fossimo sul 51. Io stavo letteralmente impazzendo, lei si muoveva ritmicamente e gemeva. Dopo almeno dieci minuti di quel gioco, si girò verso di me e mi baciò in bocca , frugandomi con la lingua e succhiando la mie labbra. Sembrava una furia. Lei si rese conto che mi stava mettendo in imbarazzo e allora si calmò e incominciò a chiedermi ,togliendosi il reggiseno, di baciarle il seno e a succhiarle i capezzoli mordicchiandoli. Ogni volta che le mordevo i capezzoli, si dimenava come un ossessa. Ad un certo punto, mi prese la testa, me la spinse in mezzo alle sue gambe. quando mi ritrovai il viso sul cavallo delle sue mutandine, sentii quel profumo ormonale che mi fece impazzire. La annusai tre, quattro e poi ancora e ancora. Ogni sniffata che davo al cavallo delle sue mutandine, il mio membro diventava sempre più duro. Lei si tolse L' ultima barriera che separava la mia bocca dalla sua vulva che a quel punto era fradicia di umori gustosi e profumati. Io come un ossesso leccavo e ingoiavo tutto. Dopo un tempo indefinito che mi bevevo il suo piacere, mi prese, mi sfilò gli slip e mi tirò sopra di lei . Prese il mio membro che era duro come un pezzo di marmo e se lo infilò nella vagina, dettando il ritmo e chiedendomi quasi piangendo che quando stavo per venire, dovevo dirglielo perchè voleva sentire i miei fiotti caldi. Mi disse altresì di non preoccuparmi ,perchè aveva appena finito il ciclo la sera prima, per cui era sicura di non restare incinta.Ero così eccitato che non riuscivo a venire, continuavo ad assestare colpi su colpi dentro a quel corpo che mi accoglieva e che sentivo contrarsi dal piacere. Le lenzuola blu, che erano ormai diventate fradice, testimoniavano il piacere di Bianca Maria. Ad un certo punto lei si mette a pecora e si fà penetrare da dietro,e passando una mano sotto di lei incomincia ad accarezzarmi i testicoli. Ad un certo punto sento come una lama di fuoco che dal mio ventre stava per uscire, e allora dico alla signora che stavo per venire, allora lei fermò i contro colpi che mi stava dando e immobile ricevette gemendo il mio piacere nella sua vagina. Non smettevo più di venire, sentivo le contrazioni della mia uretra che continuavano a versare liquido spermatico nel corpo della mia amante.
Restammo per parecchio tempo abbracciati. Lei piagnucolando mi disse che era una puttana, perchè si era fatta un ragazzo, che aveva 14 anni in meno di lei, che però aveva perso la testa quel giorno che si era trovata incollata involontariamente al mio corpo. Il fatto di sentirsi crescere il membro tra le natiche, le aveva fatto perdere la testa. E che mai si sarebbe immaginata che io riuscissi a trovarla. Alle 16, 50 stavamo uscendo dal nostro nido d' amore, promettendoci che di tanto in tanto, io sarei andato a trovarla. Rientrai a casa, e mi sentivo come se avessi lavorato otto ore facendo il manovale di un muratore.
Ah Bianca Maria...Ancora adesso sento nelle narici, il profumo del tuo sesso, e in bocca il sapore del tuo piacere...



Fine seconda parte
 
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Questa foto serve per dare un idea della donna di cui sto parlando nel racconto

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10 giugno e le scuole finirono. Per fortuna fui promosso,nonostante la mia testa era ormai rivolta solamente a Bianca Maria. Dopo il' episodio successo ad aprile, ne seguirono degli altri, sempre con lei che si divertiva a farmi star male ,sfregandosi contro di me. L' ultimo giorno di scuola scendendo al capolinea le dissi" Buon giorno signora, spero di poterla rivedere ad ottobre quando ricominceranno le scuole" Lei mi rispose

Lei mi rispose...?
 

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Un suggerimento:

Non ha molto senso aggiungere allo stesso post un pezzo di racconto alla volta, perché ogni volta bisogna cercare il punto in cui ci si è fermati, ed è un po' un casino. È preferibile scrivere con una frequenza minore, ma aggiungendo pezzi corposi in nuovi post, piuttosto che aggiornare lo stesso...
 
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Purtroppo sto facendo in questo modo, perchè il sito, ogni cinque minuti mi disconnette, e ogni volta devo rientrare e ricaricare la pagina perdendo parecchie righe di scritto
 

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Purtroppo sto facendo in questo modo, perchè il sito, ogni cinque minuti mi disconnette, e ogni volta devo rientrare e ricaricare la pagina perdendo parecchie righe di scritto

Scusa, ma non puoi scriverlo in un file Word o, al limite, in una qualsiasi applicazione di scrittura e poi copiarlo/incollarlo sul forum?
 
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Quel estate passò inesorabilmente . Nei mesi di Luglio e Agosto andai a fare la stagione in una località turistica della Liguria, e solamente nel mese di Settembre ebbi l' opportunità di andare a trovare Bianca Maria durante la pausa pranzo. Lei si dimostrò molto contenta di vedermi, e mi raccontò un po' della storia della sua vita. Scoprii che nonostante la sua giovane età era vedova da ben otto anni. Che era fidanzata da due con un ragioniere che lavorava in una grossa azienda che però aveva l' hobby della pesca e delle partite della Juventus, per cui quasi tutte le domeniche pomeriggio, lei era da sola. Era arrivata dalla Sicilia quattro anni prima e abitava con la sorella sposata ,nella stessa città della prima cintura dove abitavo io. Non usciva quasi mai di casa, perchè rientrava alla sera alle nove meno un quarto eccetto la domenica pomeriggio e il lunedì che era di riposo, essendo la pasticceria chiusa. Il fidanzato le era stato presentato dal cognato, che aveva insistito così tanto perchè si mettessero insieme, che lei aveva ceduto quasi per riconoscenza per il fatto che le desse alloggio. Il marito era deceduto a soli venticinque anni durante il tentativo di una rapina finita male ad un istituto di credito in Sicilia.
Certamente una vita non facile alle spalle, ma nonostante la nostalgia che provava per la sua terra, incominciava ad abituarsi alla vita di Torino.
Mi fece una graditissima sorpresa. Ad Agosto era andata per dieci giorni a trovare i suoi genitori in Sicilia e durante la festa patronale del suo paese mi aveva acquistato un piccolo carrettino siciliano con i torroncini. La cosa mi fece molto piacere e mi vergognai un pochino per non aver pensato di regalarle qualcosa io. Rimediai un giorno. Passando davanti ad un fioraio vidi delle rose rosse bellissime, entrai e ne acquistai una. Quando gliela diedi si mise a piangere, e mi disse che mai nessun uomo in trentadue anni le aveva mai regalato un fiore. Mi strinse a se , mi abbracciò forte e
mi riempi di baci. Quel giorno facemmo l'amore nella sua mansarda con un trasporto ed una passione mai fatta prima.
Ad Ottobre ricominciai a prendere il 51 per andare a scuola, e dal martedì al sabato tutte le mattine vedevo Bianca Maria salire sull' autobus alla fermata successiva alla mia. Ogni volta sentivo un tuffo al cuore. Mi ero innamorato di quella donna dolce e allo stesso tempo molto passionale. Mi rendevo conto che a sedici anni non era possibile avere un rapporto stabile e alla luce del sole con una donna che aveva quattordici anni in più di me. Oltretutto ai tempi, la maggiore età era a ventun anni e se per caso qualcuno avesse saputo del nostro rapporto lei rischiava una denuncia penale.
In effetti quando lei saliva sull' autobus non mi dava nessun tipo di confidenza. Mi sorrideva solamente e si metteva al solito posto vicino al finestrino. Solo a volte quando il mezzo era particolarmente affollato, si veniva ad appoggiare a me.
Un giorno, prima della feste natalizie, le scrissi un biglietto con tutti i cuoricini, dichiarandole il mio amore. Aspettai il momento opportuno e glielo misi nella tasca del cappotto.
Il giorno successivo, quando scendemmo al capolinea di Porta Susa, mi chiamo ,mi diede una lettera e mi disse di leggerla bene.
Non aspettai di arrivare a scuola per leggerla...Entrai nella stazione e seduto su una panca ne lessi il contenuto. Mi vennero le lacrime agli occhi...Bianca Maria ,mi diceva che anche lei si stava innamorando di me, e che la cosa la spaventava al punto da non riuscire a riposare di notte. Che non dovevamo frequentarci più e che il nostro era un amore malato. Che se continuavamo a frequentarci, prima o poi sarebbe successo che qualcuno se ne sarebbe accorto e che ne sarebbe scaturito uno scandalo. Mi chiedeva perdono per avermi in qualche modo illuso. Altresì mi diceva che anche lei si era innamorata di me e che tutte le sere ,nel buio della sua camera, si toccava pensando che lo stessi facendo io, fino a che non raggiungeva l' orgasmo. Però non era più possibile continuare quella relazione, per il bene di tutti e due.
Mi sembrava di morire. Quel giorno,non riuscii nemmeno a seguire le lezioni, la mia testa era solo ed esclusivamente rivolta al pensiero che non avrei più avuto la possibilità di baciare e amare quella stupenda donna.
Il giorno successivo, con enorme sofferenza non vidi salire sul autobus Bianca Maria. Ne quel giorno ne gli altri a venire. Pensai ad un' influenza che la tenesse a casa dal lavoro. Poi quando rientrai a scuola dopo le feste natalizie, non la vidi più, capii che qualcosa era cambiato. Seppi che stava prendendo l' autobus successivo al mio, per non incontrarmi.
Stavo soffrendo come un cane ...Non riuscivo più a combinare niente, andavo male a scuola, lasciai la mia ragazza ufficiale, non uscivo più con gli amici e sopratutto non andavo più a suonare.
Nel mese di Febbraio presi il coraggio a quattro mani e facendo vela a scuola, andai in corso Vittorio Emanuele II dove lavorava lei, e mi misi ad aspettarla alla pausa pranzo nascosto dietro ad una colonna dei portici. Quando uscì per abbassare le serrande, la chiamai e mi disse “Cosa fai qui?
Ti avevo detto che non dovevamo più vederci” Le risposi” Volevo solo vedere come stavi” Allora lei guardandomi mi disse “ Vieni su con me che ti devo parlare” Quando fummo sul ascensore mi accarezzo il viso e mi disse “Ti vedo sciupato, e immagino il motivo” Mangiammo delle melanzane alla parmigiana che aveva preparato lei. Dopo il caffè, mi disse “ A Giugno mi sposo” Sentii una pugnalata al cuore, ma cercai di dissimulare. Chiesi se era il ragioniere ed ebbi risposta affermativa.
Allora le obiettai che mesi prima mi aveva detto che non era innamorata di quel uomo e ora di punto in bianco lo sposava. Mi disse che era la cosa giusta che doveva fare, aveva bisogno di rifarsi una famiglia ,e visto che non poteva farlo con la persona che amava, lo faceva con una persona che le garantisse una sicurezza economica. Mi chiese piangendo di dimenticarla, che lei non era donna per me. Mi abbracciò, mi baciò e mi spinse nella cameretta dicendomi “ Per l' ultima volta, amiamoci e poi ognuno per la propria strada” Facemmo l'amore con rabbia. La baciai dappertutto, la penetrai con violenza. Volevo quasi farle del male per farle capire quanto ne stava facendo a me lasciandomi. Ad un certo punto mi fermo e mi disse”Voglio darti una cosa che non ho mai dato a nessuno” Rimasi perplesso e le chiesi cosa doveva darmi. Lei mi disse “La mia seconda verginità”
Non capivo...Ebbi tutto chiaro, quando lei andò in cucina e tornò con la bottiglietta del olio Jonshon Baby e mi disse di ungerle il culetto e di ungermi il membro. Mi aiutò a penetrarla indirizzandomi con la mano. Mi disse di fare piano e di smettere subito se le stavo facendo male e che lei avrebbe cercato di sopportare l' eventuale fastidio. Quando fui dentro sentivo un calore mai provato e una sorta di anello che mi stringeva il membro .Sentivo lei che soffriva, e le chiesi se dovevo smettere. Lei mi disse di proseguire perchè incominciava a sentire un piacere che si diffondeva dalle sue viscere alla schiena e alla vagina. Dopo circa cinque minuti, sentii che stavo per venire e lo dissi a Bianca Maria che a sua volta incominciò a contorcersi e sentivo chiaramente le contrazioni del suo ano sul mio membro e allo stesso tempo percepii un fiotto caldo come la pipì che sgorgava dalla sua vagina. A quel punto esplosi il mio piacere nelle sue viscere e caddi stremato sul letto, mentre lei continuava ad avere dei sussulti orgasmici. Dopo un periodo di rilassamento , nel quale ci scambiammo delle coccole e dei teneri baci , ci rivestimmo e lei mi disse “ Adesso vattene e non farti mai più vedere. Non cercarmi più”
 

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Salve ci sono delle persone come e me che interessa la 4 parta ma non do mai un giudizio io do un giudizio alla fine penso che di giudizi ne hai avuto abbastanza , io comunque penso che il racconto e abbastanza intrigante ed e diverso dagli altri. saluti Giò
 
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Passarono gli anni. Seppi che Bianca Maria si era sposata con il ragioniere e abitavano sempre nella solita città . Mi capitò una volta sola di vederla di sfuggita dopo circa sette anni, in un supermercato. Bellissima come al solito, e con un aria malinconica che mi fece pensare se era effettivamente felice con l' uomo che aveva sposato. Lei non mi vide e io con il cuore in gola mi allontanai velocemente, anche perchè ero in compagnia di mia moglie. Al tempo avevo 24 anni ed ero sposato felicemente con un figlio di un anno. Mi era rimasta la passione per le donne più grandi, tant'è che mia moglie aveva due anni più di me. L' anno successivo mi trasferii in una cittadina della provincia di Torino a circa 20 km da dove risiedevo. Di Bianca Maria non seppi più nulla .
Passarono alcuni anni e per lavoro dovetti trasferirmi di regione. Ritornavo in Piemonte una volta all' anno per qualche giorno,al fine di andare a trovare i miei genitori. Durante una delle mie visite a Torino, una sera fui invitato da alcuni amici che abitavano nella zona della Crocetta. Essendo nei paraggi decisi di andare a prendere un vassoio di dolcetti e scelsi di andarli ad acquistare nella pasticceria dove lavorava Bianca Maria, con la speranza di rivederla dopo circa vent'anni. Entrai e mi guardai in giro , ma non la vidi . Fui servito da una delle due commesse presenti, ma non chiesi niente a loro. Alla cassa riconobbi se pur molto invecchiata la proprietaria. Mi feci coraggio e le chiesi se lavorava ancora da loro una signora che si chiamava Bianca Maria. La signora mi disse che erano tantissimi anni che non era più da loro, perchè quando si sposò, il marito non voleva che lei lavorasse e le aveva fatto dare le dimissioni. La proprietaria mi chiese se ero un amico o un parente, e mi disse che era dispiaciutissima che si fosse licenziata perchè era molto in gamba nel suo lavoro. Salutai e uscii con gran dispiacere per non aver avuto l' opportunità di rivederla.
A fine degli anni novanta, fui colpito da un lutto in famiglia e dovetti soggiornare a Torino per circa un mese. Ero separato da un anno e mi stavo prendendo tutte le libertà che una persona separata da poco, si prende dopo il periodo di scombussolamento iniziale. Conobbi diverse donne, per lo più separate. Il mio terreno di caccia era un locale che si trovava in corso Regina Margherita e che si chiamava “Du Parc”. Ero un galletto di quarantanni, gli ormoni alle stelle, e ogni volta che andavo in quel locale trovavo sempre qualcuna da poter finire la serata nel miglior modo possibile.
Un venerdì sera, in una delle mie solite puntate in sala da ballo, ero seduto su un divanetto , e stavo sorseggiando un Mojto. Mi si avvicino da dietro una signora ,mi tocco una spalla e quando mi voltai rimasi paralizzato dalla sorpresa. Era Bianca Maria. Mi sorrise e con il suo accento siculo-piemontese mi disse “ Ma sei Adriano?, ti ricordi di me?”
La donna che mi stava parlando era una stupenda femmina mora, che dimostrava quarantacinque anni al massimo, anche se io sapevo che ne aveva almeno dieci in più. Bellissima, formosa ma non grassa, vestita con un tubino rosa che esaltava le sue forme e la sua carnagione olivastra e abbronzata.
Dopo un momento di rimbambolimento totale, mi ripresi e gli risposi che non avrei mai potuto dimenticarmi di lei, e che mi faceva estremamente piacere rivederla. Lei mi chiese se ero in compagnia. Alla mia risposta negativa mi chiese se poteva sedersi ,in modo che potessimo scambiare due parole. La feci accomodare immediatamente e le chiesi cosa voleva bere. Ordinai anche per lei un Mojto e ci mettemmo a conversare amabilmente. Mi disse che lei era in compagnia di due sue amiche, e che quasi tutti i venerdì sera venivano al Du Parc.
Mi parve strano che non fosse insieme al marito, ma non chiesi nulla.
Lei mi disse che aveva saputo del lutto che mi aveva colpito, avendo letto i necrologi nelle vie della città. Mi fece le sue condoglianze, e mi disse che lei era nuovamente rimasta vedova da alcuni anni. E che il secondo marito essendo morto relativamente giovane, la pensione di reversibilità era misera, per cui si era rimessa a lavorare, ma non come commessa, ma come operaia in una fabbrica tessile. E che anche con il secondo matrimonio non era riuscita ad avere dei bambini.
Ogni tanto, il mio sguardo si posava sulle sue stupende gambe abbronzate e sui suoi piedini che calzavano un paio di sandali con il tacco, senza tralasciare la scollatura del suo vestito.
Mi chiese cosa facessi e dove vivessi. Se avevo una moglie o una compagna ,se avevo avuto dei figli. Quando le dissi dove vivevo, lei si stupì e mi disse “ Ma più lontano non potevi andare?”
Ridendo e conversando, passò quasi un ora. Ad un certo punto, l' orchestra si mise a suonare una canzone che aveva accompagnato le nostre ore nella mansarda di corso Vittorio Emanuele. Le chiesi di ballare e lei accetto volentieri. Quando fummo in pista, ballando quel lento, sentii quel profumo che mi fece perdere la testa molti anni prima. La strinsi a me, dopo un attimo di resistenza passiva, si lasciò andare e si appoggiò completamente a me. Sentii i suoi capezzoli indurirsi sotto la stoffa dell' abito leggero, e allo stesso tempo fremere per le carezze che le davo sui fianchi. Quando mi guardò, ne approfittai per darle un bacio furtivo sulle labbra. Lei mi disse “ Non farmi soffrire, io sono una donna grande nei tuoi confronti, chissà quante donne giovani hai...” Non la lasciai parlare ulteriormente e questa volta la baciai molto più intensamente. Avevo il membro che era diventato di pietra e lo sfregavo contro il suo pube che sentivo perfettamente nonostante la stoffa del vestitino e le mutandine. Dovetti staccarmi da lei in quanto era finita la musica. Ci andammo a sedere e dopo un altra oretta di conversazione e di ricordi, si avvicino una delle sue amiche che le annunciò che lei e l' altra stavano per andarsene e che se lei voleva poteva rimanere visto che era in buona compagnia. Mi offrii di darle un passaggio, dal momento che era venuta nel locale accompagnata dalla sua amica. Lei accettò titubante promettendo che quando sarebbe rientrata avrebbe fatto uno squillo alla sua amica, per avvertirla che era rientrata senza problemi.
Restammo ancora un oretta a chiacchierare. Dopo di chè ci avviammo verso la mia auto, chiedendole dove dovevo accompagnarla. Con mia grande sorpresa, la destinazione era a non più di trecento metri dalla casa dove stavo alloggiando. Quando fummo sotto casa sua, chiacchierammo ancora un po' mentre le stavo accarezzando un ginocchio. Tentai di baciarla, ma lei fermamente mi bloccò, e mi disse che per strada , non voleva dare scandalo. Mi misi a ridere ,scusandomi, e allo stesso tempo ricordandole che eravamo persone adulte. Lei mi disse “ dai scemo, appunto perchè siamo persone adulte che non dobbiamo pomiciare per strada.” Scherzando le dissi
” Allora andiamo a casa tua così non diamo scandalo per strada”
Lei si mise a ridere e mi disse che ero incorreggibile, e che se mi faceva piacere, poteva farmi salire, ma solo per offrirmi un caffè o qualcosa da bere. Accettai immediatamente...
Quando fummo nel suo appartamento, lei telefonò alla sua amica per metterla al corrente che era rientrata. Mi chiese se preferivo un caffè oppure qualcos'altro. Optai per il caffè. Lei si sedette accanto a me, dicendomi che in tutti gli anni passati non aveva mai smesso di pensarmi, e che non aveva mai dimenticato le nostre ore di passione passate in una mansarda. Le obiettai che l' ultima volta che ci eravamo visti, mi aveva detto di non farmi più vedere... “Mi stavo innamorando di te, ed era un amore che non poteva essere vissuto, per questo motivo, non volevo più vederti ,anche se dentro di me mi sentivo morire”. La abbracciai e incominciai ad accarezzarle i riccioli neri. La baciavo teneramente sulla tempia. Lei pareva si sciogliesse. Mi disse “Se continui così, và a finire che non puoi mantenere la promessa di fare il bravo ragazzo” Le risposi che mai come quella volta, volevo disattendere ad una promessa. Incominciai ad accarezzarle le gambe, salendo sulle cosce morbide. La feci sdraiare con la testa sulle mie gambe, con una mano le accarezzavo i capelli e con l' altra i seni. Sentivo i suoi capezzoli ergersi. Capii che era giunto il momento di darle di più. Scivolai giù dal divano, mi inginocchiai di fronte a lei, salii con le mani sotto l'abito e le sfilai le mutandine. Lei mi facilitò alzando il sedere. Quando ebbi in mano quell' indumento me lo portai davanti al naso e aspirai il suo profumo. Le divaricai le gambe e con la lingua la accarezzavo dalle ginocchia fino all' interno delle cosce. La sentivo fremere e gemere sommessamente. La feci sedere sul bordo della seduta del divano e mi caricai le sue gambe sulle spalle ed ebbi il suo sesso spalancato di fronte al mio viso. Incominciai a leccarle il clitoride e a succhiarle le labbra ,intanto leccavo tutto il suo piacere. Quando la mia lingua si insinuò nel suo buchetto del culo,mi prese i capelli e incomincio a gemere sempre più forte finchè le contrazioni e l' abbondante liquido vaginale che mi stava scaricando in bocca indicarono che aveva avuto un orgasmo. Dopo un po' mi fece alzare, mi slacciò i pantaloni, me li abbassò e mi prese il membro in bocca . Quando mi parve di esplodere, la feci mettere alla pecorina e la presi con vigore. Lei mi chiese di farle sapere quando stavo per venire perchè voleva venire insieme a me. Dopo una decina di minuti di spinte pelviche, non riuscivo più a trattenermi e le chiesi il permesso per poter venire. Al suo assenso esplosi in un orgasmo talmente appagante da lasciarmi quasi tramortito. Intanto sentivo le contrazioni della sua vagina che mi accarezzavano il membro. Ci addormentammo abbracciati .
La nostra storia durò ancora una decina di anni. Tutte le volte che andavo a Torino passavo a trovarla e vivevamo alcuni giorni di passione.
Un giorno, mi chiamo al telefono e mi disse che aveva conosciuto un uomo nella sala da ballo. Che le teneva compagnia, e che non era giusto proseguire la nostra storia . Capii il suo stato d' animo.
Ovvio che non poteva stare ad aspettare che una volta all' anno arrivassi io.
Cosa certa e che Mai nessuna donna mi ha dato le soddisfazioni che mi ha dato Bianca Maria.
 

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