Racconto di fantasia La mia sorellina: la regina del pompino

Marcus1985

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Dopo il pomeriggio in cui la mia sorellina mi ordinò di toccarmi davanti a lei avevo sperato che qualcosa tra noi potesse definitivamente cambiare ma in realtà sapevo benissimo che non sarebbe successo. Quella che mi aveva teso Martina era una vera e propria trappola e io ci ero caduto più o meno consapevolmente.

Mia sorella aveva sentito gli sguardi pieni di desiderio sul suo corpo quando girava per casa. Aveva perfettamente percepito quanto fosse forte l'attrazione fisica che provavo per lei. Immaginava il desiderio sessuale che suscitava in me ma, al contrario di quanto potessi inizialmente pensare, non ne era rimasta turbata. Anzi.

Sapere che suo fratello, un uomo di 35 anni al quale le donne non erano mai mancate, dedicasse a lei le sue fantasie erotiche la faceva sentire femmina e aveva deciso di prendere in mano il gioco. Ovviamente a modo suo.

Per settimane Martina non mi degnò di uno sguardo. Il pomeriggio sul divano del salone sembrava non essere mai esistito. E così, mentre il numero delle mie sedute solitarie a lei dedicate aumentava ogni giorno di più, mia sorella continuava a ignorarmi.

O almeno era quello che le piaceva farmi credere. Quando rimanevamo soli in casa però Martina non perdeva occasione di provocarmi finché non mi vedeva scappare via in camera e sorrideva beffarda.

Mia sorella d'altronde sapeva benissimo cosa succedeva appena chiudevo la porta della mia stanza dopo aver visto il suo culetto sodo in perizoma o sbirciato il colore dei suoi slip sotto la minigonna inguinale.

Lo sapeva perché lo aveva visto con i suoi occhi qualche mese prima. E faceva in modo che succedesse sempre più spesso. Martina non si esponeva ma lo voleva.

Le piaceva l'idea che suo fratello passasse pomeriggi interi chiuso in camera col cazzo duro pensando a lei. Ma uno di quei pomeriggi la mia sorellina decise che era finalmente ora di concedermi qualcosa di più. O di prendersi ciò che lei desiderava.

Quando la porta si spalancò nuovamente e la vidi entrare istintivamente tentai di rimettere il cazzo dentro i pantaloni. "Che fai?", mi chiese Martina ridendo. Da quel momento nulla di quello che successe dipese più dalla mia volontà.

Mia sorella si posizionò in piedi davanti a me e iniziò a spogliarsi lentamente fino a restare solo in intimo: reggiseno e microperizoma neri. Il mio cazzo, sempre più duro, svettava verso l'alto ma non mi toccai. Speravo che stavolta succedesse qualcosa di diverso. Leggevo negli occhi di Martina che stavolta sarebbe stato diverso.

Mia sorella prese la sedia dalla scrivania, la posizionò davanti a me e si sedette. Quindi allungò i suoi piedi verso il mio cazzo e iniziò a massaggiarlo lentamente. Prima col dorso e poi con le piante. Prima con l'uno e poi con l'altro.

Quella che Martina mi stava facendo era una vera e propria sega con i piedi e mentre lo faceva non staccò mai i suoi occhi dai miei. La mia salivazione era completamente azzerata. Mai avrei immaginato che la mia sorellina diciottenne fosse capace solo di pensare una cosa del genere. Mai nessuna donna era stata capace di toccarmi con i piedi in quel modo.

"Che c'è?". La sua voce mi destò dallo stato catatonico in cui mi trovavo e Martina alzò il piede destro all'altezza del mio viso mentre il sinistro restava poggiato sul mio cazzo. "Leccalo", mi ordinò mia sorella ed io obbedì. Il contatto della mia lingua col suo corpo mi provocò una scarica di adrenalina senza precedenti. Il mio cazzo sussultò e Martina se ne accorse: "Ehi, non penserai di venire?".

Mia sorella aveva capito che ormai ero al limite. Si alzò rapidamente dalla sedia, la spostò e si inginocchiò ai piedi del letto proprio davanti a me. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio cazzo duro. Martina mi guardò negli occhi nel modo più sexy in cui una donna può guardare un uomo, il suo uomo, e lo sfiorò con la punta della lingua. "E' quello che sogni da mesi".

Sì, era vero. Sognavo da mesi le sue labbra che succhiavano il mio cazzo. Immaginavo da mesi come sarebbe stato sentirlo entrare nella sua bocca. Ma la verità superò qualsiasi tipo di fantasia.

Il primo bacio di Martina sulla cappella umida mi portò in un altro mondo. Mia sorella scese alternando baci e leccate, labbra e lingua, lungo tutta l'asta giù fino alle palle ormai gonfie e se le infilò in bocca. Prima una e poi l'altra. Mi ero chiesto per mesi se Martina avesse mai fatto un pompino. La risposta adesso era chiara: mia sorella era la regina del pompino.

Purtroppo come prevedibile non resistetti molto a quel trattamento e quando sentì l'orgasmo arrivare inarrestabile tentai anche di avvertire Martina. Mia sorella però non staccò mai la bocca dal mio cazzo e mentre scaricai tra le sue labbra un fiume di sperma bollente i suoi occhi cercarono i miei.

Martina non distolse lo sguardo finché non mi svuotai completamente. Quando lasciò la presa aveva ancora la bocca piena della mia sborra. Era bellissima. Poi mi guardò, la aprì, sorrise....e mandò giù.

Prima di lasciare la stanza Martina raccolse i suoi abiti da terra e proprio sulla porta si voltò nuovamente verso di me: "Mi piace il tuo cazzo". Bastò tanto per costringermi a riprenderlo in mano appena varcò la soglia della mia camera pensando a lei. Mia sorella, la regina del pompino..
 
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Marcus1985

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I pompini di mia sorella nei mesi successivi diventarono una piacevole abitudine. A decidere quando e come però era sempre e solo lei. Poteva succedere due volte nello stesso giorno o una volta al mese. Tutto dipendeva esclusivamente dalla sua sete di sperma. Martina inoltre mi ordinò di non toccarmi. La sorellina voleva la mia sborra tutta per lei e il mio unico desiderio era quello di soddisfarla.

Martina era diventata la mia ossessione. Non facevo che pensare a lei e alla sua bocca in qualsiasi momento della giornata. E lei faceva di tutto per farmi impazzire succhiandomelo nei posti e nei momenti più strani.

Un pomeriggio, appena uscita da scuola, si presentò nella redazione in cui lavoravo. Quando la vidi capì subito cosa voleva e un brivido mi corse lungo la schiena. Ero spaventato ed eccitatissimo allo stesso tempo.

Mia sorella indossava una minigonna, calze velate e sneakers. Quando passò nel corridoio notai gli sguardi dei miei colleghi sul suo culetto sodo.

"Hai visto quanto mi vogliono?", mi sussurrò Martina all'orecchio dopo essersi seduta accanto a me dietro la scrivania e allungando la mano sul mio cazzo già duro mentre si leccava le labbra.

Il segnale era inequivocabile. La mia sorellina a quel punto si alzò dirigendosi verso il bagno. Io la seguì subito dopo con un'erezione difficile da nascondere dentro i pantaloni aderenti.

Martina mi tirò dentro insieme a lei e chiuse la porta alle sue spalle col passetto. Quindi mi slacciò rapidamente i pantaloni e tirò giù i boxer. Era inginocchiata a pochi centimetri da me e il cazzo svettò imperioso davanti al suo viso. La guardai negli occhi. Mi sorrise e iniziò a riempirlo di baci lungo tutta la lunghezza dell'asta. Non venivo da due settimane e mia sorella lo sapeva. Non avrei resistito a lungo.

"Segati". Martina spalancò la sua bocca fissandomi negli occhi mentre io completavo l'opera che aveva iniziato con le sue labbra. Dopo pochi secondi il primo schizzo di sborra le arrivò dritto sulla lingua. Mia sorella fu come sempre attentissima a raccogliere tutto il mio sperma nella sua bocca accogliente e lo ingoiò in un solo colpo mentre qualcuno faceva il suo ingresso nel bagno. Quando uscimmo mi ritrovai davanti il direttore.

Io avevo ancora lo sguardo stravolto dal piacere appena provato e sulle labbra di Martina c'era l'ultima traccia del piacere che le avevo scaricato in bocca pochi minuti prima. Il direttore ci guardò senza proferire parola, mentre mia sorella faceva le presentazioni di rito come se nulla fosse successo.

La sua naturalezza nell'essere così meravigliosamente disinibita mi sorprendeva ogni giorno di più. La mia sorellina era una splendida troia ma nel senso più alto del termine. Quello che aveva col mio cazzo era un rapporto simbiotico. Lei non poteva fare a meno di lui almeno quanto lui non poteva fare a meno di lei.

Una volta tornati nel mio ufficio Martina raccolse lo zaino da terra ma prima di dirigersi verso casa mi sussurrò ancora qualcosa all'orecchio: "Stasera ne voglio ancora". Mia sorella sapeva che da quel momento in poi non avrei pensato ad altro per ore. Martina sapeva che vivevo per soddisfare la sua sete di sborra perché ormai glielo dimostravo da mesi.

Un paio di volte la mia sorellina mi svegliò perfino nel cuore della notte per avere la sua razione di sperma. Entrava nel buio della mia stanza mentre i nostri genitori dormivano nella camera accanto, scostava le coperte, mi abbassava quanto bastava pantaloni e boxer. Poi iniziava a succhiare come un'idrovora finché io in dormiveglia non le riempivo la bocca di sborra che lei mandava giù ingorda. Quindi mi lasciava seminudo e andava finalmente a dormire appagata. Almeno per qualche ora..
 

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