Esperienza reale La Moglie per una sera

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La moglie di una sera.

E’ arrivata. Ha parcheggiato nel posto riservato ai taxi, a quest’ora del mattino è completamente vuoto. Non è una che attira attenzione, pantaloni della tuta e giacchino antivento nascondono le forme; si è messa le prime cose che le sono capitate, magari era in ritardo. Il viso e gli occhi sono segnati da un’alzata anticipata mantengono comunque un aspetto gradevole e carino. I capelli cadono sulle spalle naturalmente ondulati, non pettinati dal giorno precedente sono del colore del rame, o così appaiono sotto la luce bianca dei lampioni; sistemati così sono l'emblema della ribellione alla spazzola. E’ scesa dall’auto con il ragazzo, si sono incamminati verso il marciapiedi in attesa del treno; li ho visti anche ieri, hanno preso il regionale delle 6,12 lo stesso che prendo io. Li guardo dal bar della stazione, prendo qui il primo caffè della giornata prima di partire. La voce registrata annuncia il treno in arrivo, mi avvio sulla banchina, li ritrovo lì. Lei parla sottovoce al ragazzo, sicuramente sono ulteriori raccomandazioni. Ora capisco. Ieri lo ha accompagnato, hanno provato la strada insieme; oggi, primo giorno di scuola, il ragazzo vuole andare solo, giusto, non puo farsi accompagnare sempre. Davanti a noi si ferma la penultima vettura, salgo sempre su questa carrozza a questa fermata è quasi vuota, si riempirà più avanti. Lui sale, lei si scosta per lasciarmi libero il passaggio, stamane non lo accompagna, ma é una mamma ansiogena. Mentre sto per salire a mezza voce per non farsi sentire da lui, mi dice: << gli dia un’occhiata, è la prima volta che viaggia da solo. Deve scendere a Greco. >> Rispondo: << Scendo anche io nella stessa stazione, tranquilla.>> Non so perché le ho risposto così, queste incombenze danno noia, ma ormai le parole sono uscite, vedrò se scende al momento giusto. Si è seduto, mi accomodo un posto più indietro in modo da controllarlo con facilità. Sonnecchio immerso nei miei pensieri. Non è da molto che faccio il pendolare, dall’aprile scorso e già mi sembra un secolo, a 46 anni è dura abituarsi. Prima le cose mi sorridevano; una piccola impresa edile si era ingrandita fino ad avere una decina di dipendenti mi permetteva un tenore di vita più che agiato. Poi le cose sono cambiate senza un motivo apparente, improvvisamente, come il vento che cambia direzione; a pensarci non trovo nemmeno il momento in cui si è verificato; anzi dentro di me lo so. Avevo preso un lavorante dell’est; giovane, laborioso e intelligente nulla di cui lagnarsi in modo serio per me. Ma aveva un problema, o meglio lo avevano i suoi genitori e la moglie: datogli il dovuto alla fine del mese i soldi non riusciva a trattenerli fino a casa. Infatti passava dal bar e da lì alla sala scommesse e quando ne usciva era nudo e spennato come un pollo da mettere allo spiedo. La moglie, Nadia, era venuta a parlarmi. Decisamente bella, come lo sono le donne slave, aveva un modo di fare garbato e innocente, armata di una gentilezza che da noi si usava forse negli anni 20; soprattutto mi aveva colpito il fisico di una apparente immaturità, insomma sembrava una ragazzina. Avevamo concordato, e fatto accettare al marito che avrei pagato il dovuto settimanalmente e sarebbe passata lei a ritirare il denaro. Per un periodo andò bene. Poi, un sabato, passando a ritirare il settimanale mi chiese se potevo far fare del lavoro straordinario al marito, non per la paga, ma per tenerlo impegnato e sottrargli il tempo da dedicare al gioco. Di nuovo ci accordammo: lui avrebbe lavorato un’ora in più ogni giorno e lei mi avrebbe fatto le pulizie negli uffici al sabato, avrei pagato lui, e solo simbolicamente lei. Sospesi l’accordo con l’impresa di pulizia, le comprai i prodotti per le pulizie e una vestaglia azzurra di cotone leggero da lavoro; le assegnai un posto per cambiarsi. Non era bravissima a pulire però si impegnava e rispettava i patti. Al sabato mattina c’era poco movimento, mentre dopo pranzo restavamo soli ad eccezione di qualche cliente che su appuntamento veniva per scegliere i pavimenti o le piastrelle per le finiture; si presentava puntuale puliva prima gli uffici e poi gli espositori, nel pomeriggio i vetri e gli armadi. Se avanzava tempo si fermava a chiacchierare nel suo italiano addomesticato fino all’orario in cui chiudevo, mi chiedeva del lavoro degli affari ed in generale delle cose che non capiva del nostro paese. Averla intorno era un gran bel piacere. Indossava sopra gli abiti abituali la vestaglia che le avevo fatto trovare; se faceva caldo toglieva il maglioncino, e credo o mi piaceva immaginare che sotto il camice restasse solo con la gonna e l’intimo. Durò quasi un anno, poi il marito trovò lavoro con i cottimisti per ristrutturare e ampliare un villaggio turistico in Tunisia o Marocco e si licenziò. In concomitanza, ma io alle coincidenze ci credo poco, vennero sottratte, in una sola notte, tutte le macchine operatrici edili e gli autocarri per il loro trasporto che avevamo, oltre a tutta l’attrezzatura da cantiere ed i materiali di scorta e quelli non in opera. Non c’era alcuna traccia evidente, ma la mano esperta ed abituale era palese; prove nessuna. Le indagini non diedero esito e l’assicurazione prendeva tempo; ora operavo con macchinari in affitto e contoterzisti per rispettare i contratti. Lavorare così era impossibile, il conto economico parlava chiaro. Decisi per la liquidazione della ditta. Consegnai le unità abitative già vendute; pagato tutti i fornitori, le maestranze e gli oneri di legge mi rimasero 4 unità immobiliari indipendenti quasi terminate e il necessario per stare sereno in attesa di ripartire. Ora, venendo meno l’agiatezza finanziaria, la mia cara moglie pensò bene di chiedere la separazione; per non litigare più di tanto e incattivirmi con la madre dei miei figli mi sono lasciato affievolire o meglio, prosciugare i conti bancari, sono solo riuscito a trattenere una villetta a schiera dove abito. Non volendo chiedere lavoro sul posto dove operavo, mi sono ridotto a fare il pendolare fra la provincia e la metropoli. Collaboro in un emporio edile caricando il materiale che viene ordinato o acquistato sui camioncini con il muletto. Nadia ora continua a fare le pulizie, viene a casa mia 4 ore alla settimana, quando sono al lavoro; del marito non so nulla (di lei racconterò forse una prossima volta).
Mi ridesto dai miei pensieri. Il treno ora è pieno; entra in stazione, sono arrivato. Guardo il ragazzetto, è impacciato, ma scende al momento giusto. Si guarda attorno e poi prende la sua strada, lo seguo con gli occhi. Il mio compito è finito, mi infilo nel bar per la colazione.

La mattina successiva, ecco puntuale la signora, solita sosta dove non si potrebbe, lui scende. Sto bevendo il solito espresso. Lei guarda nel bar, vedo che i suoi occhi si fermano su di me. Sono stato sorpreso ad osservarla, per giustificarmi indico la tazzina in un chiaro invito a prendere il caffè. Mi vede, sorpresa rifiuta con il gesto della mano. Vedo i palmi che nella penombra del mattino spiccano bianchissimi; poi, come pentita dell’immediato rifiuto, sempre con la mano mi rimanda ad una prossima volta. Anche stamane si è vestita in fretta, probabilmente ha indossato l’abito smesso il giorno prima. Devo osservarla meglio, mi dico.
Mi sono seduto vicino a suo figlio. Si chiama Marco. Ha scelto una scuola dal nome strano, mai sentita; mi spiega che è per il disegno grafico, pubblicità, fumetti eccetera. Non so, non è decisamente il mio campo. Penso: un artista, bene! O male…. Non so decidere.
Una fermata dopo la nostra è salita una ragazza. Cercava un posto dove sedersi, ce ne sono, ma deve sedersi a fianco di sconosciuti. Sembra intimidita, ma sa il fatto suo; ci ha guardato ed ha scelto davanti a noi. Presto ci abitueremo siamo sempre i soliti con le solite facce, ed in genere scegliamo gli stessi posti. Anche lei scende dove scendiamo noi.

Questa mattina devo guardarla bene! Mi metto in posizione. Stessa scena. Scarica Marco; mi cerca con gli occhi, come io cerco lei, vuole farlo senza farsi accorgere. Lui sale e, come ieri, mi siedo vicino a lui. Alla fermata della ragazza ho fatto in modo, spostando al momento opportuno lo zaino di Marco, che si sedesse vicino, non mi è sembrata scontenta di viaggiare con noi. Le ho parlato, lui no. Si chiama Marta, fa il liceo musicale o, come si chiamava ai miei tempi, conservatorio. Penso: Un’altra artista…. Ma!!

Oggi la mamma di Marco ho potuto osservarla: il viso è regolare, un ovale un poco accentuato con gli zigomi alti, gli occhi grandi e chiari, il naso ben proporzionato e il collo lungo e sottile i capelli color rame toccano le spalle. Supera sicuramente il metro e settanta, non ha un chilogrammo di troppo, la vita è sottile e la pancia appena accennata, i fianchi larghi ed il sedere ben proporzionato. Non sono bravo a indovinare l’età, direi meno di 35, sicuramente non li ha passati. Il seno non è importante forse una taglia 2. Nessun gioiello, né orecchini, né catenina, solo una fede di oro giallo alta al dito. Una donna che se dovesse curarsi un poco sarebbe notevole e sicuramente, penso, una che ha ancora molto da dire e da dare.
I nostri posti sul treno sono consolidati, Marta sale e viene dritta verso di noi. Fra loro non parlano, li ho visti guardarsi senza farsi accorgere, si studiano, ma nemmeno un saluto. Li ho osservati alla discesa, prendono la stessa via nella stessa direzione distanti un paio di metri l’uno dall’altra.

Questa mattina la signora ha scaricato Marco al volo, quasi senza fermarsi anche se non era tardi sembrava avesse il diavolo alle calcagna. Comincio a pensare mi voglia evitare. Mi riprometto però che a Marco non chiederò nulla. Siamo già sul marciapiede quando la voce metallica annuncia che oggi il “treno non verrà effettuato”. Soppresso! Oggi mi tocca andare in auto e oltre all’abbonamento anche le spese della benzina.
Vedo Marco un po’ incerto, non sa che fare. Poi decido: <<Telefona alla mamma, dille che io vado in auto e chiedile che se vuole puoi venire con me. >>
Chiama e partiamo. Gli chiedo se ha il numero di Marta, potremmo portare anche lei con il permesso dei suoi. Ovviamente non ha il numero. Passiamo comunque dalla sua fermata. Mando Marco a cercarla; non la trova. Partiamo noi due; nel tragitto, spiego al ragazzo che deve prepararsi a queste situazioni che non sono rare. Gli suggerisco di dire a sua mamma di chiamare i genitori di Marta per ottenere il permesso in caso di bisogno per darle un passaggio con noi. Arrivati, lo lascio davanti alla stazione quasi all’orario solito.

Oggi è arrivata presto, ha lasciato l’auto al solito posto. Marco è sceso e si è avviato sul marciapiede. La vedo che viene verso di me; oggi è curata, i capelli spazzolati ed il vestito, semplice, si nota che è fresco di bucato. Entra. Si avvicina ed inizia a ringraziarmi, la interrompo offrendole un caffè. Accetta. Riprende a ringraziarmi per il passaggio di ieri a suo figlio. La interrompo di nuovo; mi presento, lei si chiama Lidia. Non ha un filo di trucco ed il viso è pallido, slavato, le labbra rosa tenue, il collo appare lungo e sottile, le orecchie piccole trattengono i capelli indietro, gli occhi verdi vispi ed indagatori denotano curiosità e intelligenza. “Questa femmina mi piace” penso. I caffè sono pagati, il gestore ormai mi conosce. Scappo a prendere il treno.
I ragazzi si sono scambiati i numeri di cellulare, almeno ora si salutano, credo.

Lidia ora, è sempre curata nel vestire, e tranne rare volte che ha fatto tardi ha anche un filo di trucco sul viso, prende il caffè con me quasi tutte le mattine. Facciamo due parole, sul tempo o sui titoli dei giornali. Lavora in un piccolo supermercato, fa quello che serve, cassa, gastronomia o banco frigo. Sono curioso, devo andare a fare spesa da lei.
Vorrei non fosse sposata, ma poi penso: "non ho più voglia di tornare ai rituali del fidanzamento alla mia età, e poi avrà almeno 10 anni meno di me!"
Marta, ora ha il permesso, dopo avere avvisato casa, di viaggiare in auto con me e Marco in caso di necessità, per fortuna capita di rado.

E’ quasi natale. Viaggiamo ancora insieme noi tre.
Marco utilizza il tempo del viaggio facendo schizzi sul suo quaderno da disegno. Li fa a matita; a volte sbircio ma non ci capisco molto. Sono particolari di visi, bocche un infinità di bocche oppure orecchie, o nasi di tutti i tipi, una miriade di nasi…. Non so, non capisco…
Non sono brutti, anzi a parere mio da perfetto incompetente li trovo inutili, mancanti di un insieme, di uno scopo. Mentre passavo un suo quaderno ho visto, stava sul rovescio della copertina, un nudo di ragazza senza volto, sono sicuro si trattasse di Marta come lui la immagina, o come la sogna, oppure, semplicemente non era lei. Comunque alla prima occasione gli ho fatto un bel discorso, come fossero figli miei, sull’amicizia, sull’amore e sul rispetto. Marco non credo abbia capito, lei invece sì; si è fatta seria ed attenta, ha annuito. Mi basta che anche uno solo dei due abbia capito, lei basta per entrambi.
Marta durante il viaggio studia, si vede che è interessata a tutto e non vuole essere altro che la prima in tutto. Suona la viola, studia musica da sempre.
Ci ha invitato per una esibizione a teatro domenica alle 18,00. Suona musica per un quartetto e ci manderà gli inviti con il programma. Vuole sapere quanti saremo per prenotarci i posti. Potrei dirlo a mia moglie, anzi ex moglie, ma non capirebbe. Potrei portare Nadia, ma è meglio di no; andrò solo. Anche Marco saranno solo in due, il padre non ha gradito l'invito; andremo insieme. Mi sarebbe piaciuto andare solo con Lidia, senza Marco. Ho letto negli occhi di Marta la delusione sebbene molto celata, teme che ci sarà poca gente. Vorrei portarle un pubblico immenso per lei, per la sua musica… non so come fare.
Ci saranno i genitori di Marta e la nonna, ce li farà conoscere.

Mentre andiamo al concerto di Marta, in auto siamo in tre, io guido, Lidia seduta vicino a me è splendida, dietro siede Marco. Mi piacerebbe se questa fosse la mia famiglia.
Ho mandato in lavanderia il mio vestito migliore per ravvivarlo ed ora fa la sua bella figura su di me. Marco è abbigliato come non ho mai nemmeno immaginato, un abito non proprio formale, ma ha la giacca con camicia chiara immacolata e inamidata.
Sua mamma ha le unghie appena laccate di rosso porpora guardandole mi frizza il sangue. Seduta in auto accanto a me ha le gambe leggermente reclinate offrendomi la visione delle ginocchia e dell’inizio coscia inguainate nelle calze poco coprenti lucide e scure, ai miei occhi sono decisamente maliziose. I capelli appena tinti hanno i riflessi del rame crudo e sono stati ondulati con maestria, le guance sono di un bel colorito roseo, le labbra color fragola, la pelle vellutata come una pesca sembra attendere di essere carezzata, gli occhi sono evidenziati e distanziati con leggere sfumature sicuramente valorizzati da una mano esperta. Indossa un abito lungo da sera, blu scuro con uno spacco laterale che arriva a mezza coscia. Il tessuto riflette la luce che lo colpisce mandando piccoli bagliori che colpiscono l’occhio attirando l’attenzione sul corpo che fascia. La cintura abbinata alta in vita con la fibbia in argento evidenzia la linea della vita assottigliandola, nel contempo l’altezza viene esaltata dalle scarpette leggere ed aperte facendola apparire ancora più slanciata. Il girocollo in acciaio lucido, semplice, impreziosisce la pelle candida del petto, gli orecchini con i pendenti attirano l'attenzione sul viso. La pochette abbinata alle scarpe completa l’abbigliamento rendendola se possibile più desiderabile di quanto già lo sia. Sicuramente la desidero, vorrei che anche lei mi desiderasse almeno la metà di quanto la voglio io.
Arriviamo puntuali. L’ingresso è enorme, non sono abituato a questi ambienti. Lidia ai miei occhi è meravigliosa e lo è per davvero. Marco ci segue due passi indietro. Sembriamo una famiglia vera, questa donna vorrei averla nel letto con me stasera. Facciamo senz’altro bella figura attraversando l’atrio e l’attenzione non la desto io. Lei consegna il corpetto al guardaroba, mando Marco a prendere i fiori da lanciare sul palco per Marta. Torna con tre rosse confezionate singolarmente. Sono contrariato con lui, ma non dico nulla. Vado io al banchetto, prendo un mazzo di fiori di campo; gli tolgo dalle mani le rose e gli do le margherite . <<Per te Lidia>> le dico porgendogli le rose; scorgo sul suo volto l'emozione, l’ho sorpresa con questo gesto dettato più dall’opportunità che dal mio volere. Entriamo, abbiamo i posti in seconda fila. Sento che si appoggia al mio braccio, un tocco dolce e casuale eppure per me significativo. La guardo in viso, mi sorride, come vorrei quella bocca; forse non sono stato abbastanza scaltro a nascondere il mio desiderio, ho sentito una contrazione impercettibile della sua mano sul mio avambraccio. Passo la mia mano libera sul dorso della sua, un gesto rassicurante protettivo, quasi famigliare.
Ci accomodiamo, Lidia fra me e Marco, mantiene le ginocchia orientate verso di me, un segno di accettazione, giudico, e ne sono orgoglioso; decido che proverò con tatto a bussare.
Marta é bella e sembra più minuta nel suo abito da concerto, vicina al suo strumento sembra una statuina di fine porcellana.
Inizia la musica non la capisco è classica, troppo distante dalla mia cultura, ma sto attento, applaudo quando lo fanno tutti. Suonano per tanto tempo, ma sono concentrato sulla femmina che mi sta accanto, sento il suo profumo, respiro l’aria che respira lei, sono preso dalle sue vibrazioni. O forse è solo tutto nella mia testa; non importa assaporo comunque i momenti che passo con questa donna che non è mia. Poi la musica tace ed è un tripudio di applausi, lunghi, lunghissimi, infiniti. Marco lancia le rose a Marta è andato sotto il palco; Siamo in piedi da un po' di minuti, nessuno vuole essere il primo a terminare l’applauso. Sento che Lidia si appoggia a me, lo fa con la schiena e il sedere, non è casuale lo sento sulla parte alta della coscia; è caldo, è il suo caldo; è morbido e sodo insieme. Sono eccitato. Entrambi continuiamo ad applaudire, non stacchiamo il contatto fisico; credo sia eccitata pure lei. L’ ovazione si spegne, ci troviamo nella calca delle persone che escono, Marco è rimasto sotto il palco a omaggiare Marta. Sono dietro Lidia, le metto le mani sui fianchi come per guidarla fuori dalla ressa, si gira e sorride più con gli occhi che con la bocca. Nell’atrio c’è più spazio, si respira meglio, ma preferivo quando eravamo costretti vicini. Riprende il corpetto dal guardaroba. Attendiamo Marta e speriamo torni Marco. Arrivano insieme sono amici, sembrano contenti. Metto in mano a Marco il mazzo di fiori di campo che immediatamente offre a Marta teatralmente, come fosse stata un’idea sua. Lidia si riappoggia con la spalla a me sorridendo ai ragazzi; ho il piacere di sentire il suo peso contro me. Marta ci presenta i genitori e la nonna, poi presenta Marco ai suoi. La nonna ci scambia per i genitori di Marco, Lidia non la contraddice e nemmeno io voglio farlo. Marta chiede il permesso ai suoi genitori e poi a noi per portare Marco a cena con loro, poi provvederanno a riportarlo. Lidia accetta. Li vediamo che escono insieme. Restiamo indietro. <<Ora troviamo un posto per cenare, oppure mangiamo a casa mia.>> dico. Lidia si ferma di colpo. <<Non ho fame >> risponde decisa. Camminiamo verso la macchina, é al mio fianco, con la mano rigira sul dito la vera che porta, é alta di oro giallo, l'avevo notata la prima volta che l'avevo osservata. Appoggia la testa sulla mia spalla, sussurra piano in modo che solo io la senta: "porto la fede nuziale al dito. Per stasera sei mio marito e facciamo quello che fanno gli sposi fino a che ti stufi e mi riporti a casa".
Ordino del cibo a domicilio, consegna fra un’ora al mio indirizzo; credo che prima o dopo ci verrà molta fame, la porto da me.
Complimenti. Bellissimo racconto.
 

timassaggio

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Mi fa piacere leggere i vostri commenti, anzi, se non vi costa troppo lasciatene, a significare che ho suscitato interesse. Certamente questo mi motiva a scrivere e condividere altri fatti.
Apprezzo l’attenzione che molti hanno mostrato e, sollecitato, rispondo e aggiungo alcune riflessioni.
Faccio il magazziniere e sposto merci per 8 ore al giorno, per 5 giorni la settimana; non sono uno scrittore e non pretendo di esserlo, scrivo per pura passione o perché non ho nulla di più serio da fare. Mi ha preso il desiderio di parlare di un po’ delle mie esperienze, non per vantarmi, perché non c’è nulla di cui essere orgogliosi. Le cose le racconto come le vivo con i miei sentimenti e cercando di interpretare anche le sensazioni di chi mi sta attorno; certo sembra strano parlare di sentimenti su questo sito, ma l’ho scelto perché, sebbene non assiduamente, è il forum che frequento e volevo lasciare e partecipare il mio modo di vivere la sessualità. Dicevo, non sono per nulla orgoglioso di dire che con Lidia siamo amanti. Nei fatti sostituisco saltuariamente il marito senza che lui ne sappia nulla; certo può essere un’attenuante il fatto che probabilmente supplisco a sue mancanze, che noi ci sentiamo appagati, che ci regaliamo momenti di felicità. Non ho mai chiesto a lei nulla del suo uomo e mai le chiederò nulla (e lei di sua iniziativa non mi ha mai detto niente), sarebbe cercare una assoluzione e implicitamente ammettere una colpa.
Altro aspetto, non secondario per me, è il dire le cose come stanno cercando i pregi nelle cose abituali; agli altri, forse perché sono bellissimi a differenza di me che sono ordinariamente normale, capitano donne bellissime e affamate di una passionalità carnale esplosiva. Accertato che sono stato incredibilmente fortunato ad essere accettato e voluto da una donna che ha 12 anni meno di me, volevo sottolineare che le signore reali che incontriamo ogni giorno sono più che gradevoli dobbiamo abituarci a valutarle in modo adeguato apprezzando il loro potenziale. Lidia ha le sue caratteristiche: una seconda scarsa di seno, le cosce abbondanti, un po’ di cellulite, la pelle a buccia d’arancia, le lentiggini, ma credetemi è carinissima: è una sposa che non deve invidiare nulla a nessuna; Può forse essere che sono io che la vedo così attraente, ma sono sicuramente in compagnia di molti che da come la guardano, la ammirano. Per questo non la considero la mia amante, ma la mia moglie saltuaria (in realtà è lei che, essendo un pezzo più avanti, si è definita “moglie” quando ha deciso che potevamo appagare i nostri desideri). Da qui il titolo.
Alcune cose succedono o capitano perché ci si pone in situazioni favorevoli. Mostrandosi aperti e gentili si aprono canali di comunicazione con le altre persone che saltuariamente diventano appaganti. Mi riferisco al fatto che parlare con i ragazzi e essere attento alle loro problematiche mi ha fatto conoscere da Lidia; a me alcuni comportamenti nascono spontanei, per altri possono esserlo meno, devono forzarsi. Altro esempio è che a lei, per motivi ovvi, non posso regalare nulla, ma pagando i biglietti ai ragazzi ho la sua gratitudine (di cuore di mamma) maggiore che se le donassi un gioiello; sono sicuro che ci porteranno per ricordo un gingillo qualsiasi; quando lo guarderemo noi penseremo l’uno, all’altra. Pensate questa sia infatuazione, o amicizia, o innamoramento, o affetto, o amore, o volersi bene, o attaccamento, io non lo so; non mi interessa indagare per sapere cos’è; di certo sono sentimenti che mi fanno (ci fanno) star bene e li tengo cari.
Ora, se avete lettofino qua, vi ho rubato troppo tempo. Se vi va, esprimete il vostro pensiero. Torniamo a navigare sul nostro sito, alcune tematiche proprio non fanno per me, ma ci sono cose che seguo con interesse, non vorrei lasciarmele sfuggire.
Ciao, alla prossima!
Non sarai uno scrittore, ma scrivi molto meglio di tanti blasonati "scrittori" e, soprattutto, descrivi sentimenti veri, che non si fa fatica a immaginare effettivamente provati e vissuti.
Veramente bravo.
Alla prossima
 
OP
Ce-ci

Ce-ci

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Ciaoooo come va allora??????
Per soddisfare la curiosità che ho suscitato scriverò il proseguo del racconto con gli ultimi aggiornamenti su Francesca e con il proseguo dell' amicizia con Lidia. Naturalmente ci sarà un accenno anche sugli altri protagonisti che sono entrati nella storia.
Da dove inizio? Francesca, Lidia o dagli altri?
 

sormarco

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Per soddisfare la curiosità che ho suscitato scriverò il proseguo del racconto con gli ultimi aggiornamenti su Francesca e con il proseguo dell' amicizia con Lidia. Naturalmente ci sarà un accenno anche sugli altri protagonisti che sono entrati nella storia.
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Per soddisfare la curiosità che ho suscitato scriverò il proseguo del racconto con gli ultimi aggiornamenti su Francesca e con il proseguo dell' amicizia con Lidia. Naturalmente ci sarà un accenno anche sugli altri protagonisti che sono entrati nella storia.
Da dove inizio? Francesca, Lidia o dagli altri?
Parti da dove ritieni meglio agganciare il continuo😜😜😜😜😜
 
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Parti da dove ritieni meglio agganciare il continuo😜😜😜😜😜
Lidia e Francesca sono donne molto diverse; probabilmente sono anche in momenti diversi di vita.

Con Francesca le cose scorrono in una tranquilla consuetudine. Da tempo abita vicino al mare circa 100 km da me, dove il clima è migliore; si è spostata per stare vicino al suo babbo che aveva problemi di salute, ha avuto prima il trasferimento temporaneo, poi il definitivo e di tornare, dopo che il papà ha risolto, non ne ha mai più accennato. Insegna e si dedica a questo a tempo pieno, il resto della vita la dedica alle mostre, scultura e pittura poi alle figlie. Salvo cambiamenti dovuti ad impegni vari vado da loro ogni domenica mentre vengono loro da me il sabato.

Arrivano prima di mezzogiorno, andiamo a fare la spesa per me e per loro, cuciniamo qualcosa in fretta ed abbiamo il pomeriggio libero per i compiti e giocare, oppure andiamo in centro, saltuariamente in piscina o al cinema. Per non cambiare troppo le abitudini delle bimbe,ripartono nel tardo pomeriggio prima o dopo cena a seconda della stagione e del tempo che fa.

Il giorno successivo parto prestissimo in modo da uscire dal casello autostradale prima delle 6 per evitare il traffico, mi fermo in un posto che conosco, bevo un espresso prendo la brioche e le frolle fresche da portare per la colazione quindi vado da loro. Entro e preparo il caffé leggero con la moka come piace a Francesca e riscaldo il latte quindi le vado a svegliare. Le bimbe o dormono o stanno gia giocando, lei dorme o finge di farlo. La ritrovo come sempre, la faccia sprofondata nel cuscino, i capelli sparsi e il corpo rannicchiato sotto il piumone; apro le ante e socchiudo la finestra fra le sue proteste di rito. Con calma si mette a sedere nel letto e mi sorprendo sempre a studiarla, è affascinante con il viso pallido, gli occhi pesti di sonno e il corpo protetto unicamente dalle culotte. Mi intriga la sua tenuta notturna sarei felice se mi invitasse nel letto ad assaporare il suo tepore, ma non lo fa mai. Facciamo colazione tutti insieme quindi ci prepariamo per uscire; a seconda della stagione si va al parco Nervi, o all’acquario, posti preferiti dalle figlie se invece riusciamo a prevalere noi genitori andiamo visitare un posto, un paese o al mare. Mangiamo fuori, se è compatibile in un agriturismo dove ci sono gli asinelli che le bambine adorano; insomma,nei limiti com’è ragionevole e accettabile, ci tiranneggiano. Qui riusciamo a parlare tranquillamente delle nostre cose (bollette, pagamenti, gestioni) e a prendere le decisioni (linee guida di come agire educativamente); finite queste cose se rimane tempo chiacchieriamo della sua scuola, del mio lavoro, e qualche pettegolezzo. Rientriamo nel pomeriggio inoltrato, con calma; ci sono ancora i compiti o i giochi per loro, la correzione delle verifiche o la preparazione delle lezioni per lei, un riposino o una riparazione di casa per me. Riparto quando è ora di mandarle a letto domani inizia un’altra settimana di scuola o lavoro. Ci sono periodi dell’anno dove qualcosa cambia, mi riferisco ai ponti per le festività, Natale, Pasqua e, naturalmente le vacanze estive; Sarà perché abbiamo maggior tempo a disposizione, o siamo meno stressati dal lavoro, ma ritroviamo, almeno in parte, l’intesa e complicità sessuale che ci soddisfaceva inizialmente,in special modo prima di separarci. Per comprendere a pieno magari in seguito scriverò dei brevi episodi (non lunghi come <<moglie per una sera>> )successivi rispetto a quelli di cui ho gia scritto.



Nadia è e rimane un rebus irrisolto; molto è dovuto alla differenza di cultura e in parte anche a me che quando la situazione non è limpida, o almeno non torbida, preferisco non rischiare e stare accorto. Diciamo subito che non c’è mai stato nulla di significativo fra noi. E’ chiaro che lei avesse bisogno, così come è esplicito che nella cultura di provenienza la donna sta sottomessa al padre e successivamente al marito come fossero padroni della loro stessa vita. Si è trovata catapultata nel nostro paese con il marito con problemi e la suocera; se la situazione economica era triste, con il marito dedito al gioco, è precipitata quando ha lasciato le donne per rincorrere le chimere del gran guadagno. Bella come lo sono le slave, giovane e carina aveva molta attrattiva, ed era in una posizione debole. Mi piaceva averla intorno mentre faceva le pulizie in ufficio, quando non ho più avuto l’attività l’ho aiutata prendendola per rigovernare la casa. Devo dire che nonostante l’impegno, i risultati lasciavano a desiderare; non di meno le facevo trovare la busta con il dovuto ogni venerdì. Poteva essere una “preda” facile, ma io sono complicato, non caccio gli animali che non sono liberi nelle decisioni. Devono avere le mie stesse possibilità, combattere, difendersi e magari contrattaccare, o, perché no, ribaltare la situazione. Non ho mai fatto la prima mossa, un gesto non corretto o equivocabile; il timore concreto è che potesse venire interpretato come un’imposizione, insomma un rapporto padrone schiavo.

Si è trasferita in Germania, all’indirizzo che ha indicato ho inviato dei documenti e gli auguri Natalizi e Pasquali sempre senza nessun riscontro.


Quando ho tempo continuo con Lidia e un po di aggiornamenti.

Come sempre liberi di commentare.
 

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37
Lidia e Francesca sono donne molto diverse; probabilmente sono anche in momenti diversi di vita.

Con Francesca le cose scorrono in una tranquilla consuetudine. Da tempo abita vicino al mare circa 100 km da me, dove il clima è migliore; si è spostata per stare vicino al suo babbo che aveva problemi di salute, ha avuto prima il trasferimento temporaneo, poi il definitivo e di tornare, dopo che il papà ha risolto, non ne ha mai più accennato. Insegna e si dedica a questo a tempo pieno, il resto della vita la dedica alle mostre, scultura e pittura poi alle figlie. Salvo cambiamenti dovuti ad impegni vari vado da loro ogni domenica mentre vengono loro da me il sabato.

Arrivano prima di mezzogiorno, andiamo a fare la spesa per me e per loro, cuciniamo qualcosa in fretta ed abbiamo il pomeriggio libero per i compiti e giocare, oppure andiamo in centro, saltuariamente in piscina o al cinema. Per non cambiare troppo le abitudini delle bimbe,ripartono nel tardo pomeriggio prima o dopo cena a seconda della stagione e del tempo che fa.

Il giorno successivo parto prestissimo in modo da uscire dal casello autostradale prima delle 6 per evitare il traffico, mi fermo in un posto che conosco, bevo un espresso prendo la brioche e le frolle fresche da portare per la colazione quindi vado da loro. Entro e preparo il caffé leggero con la moka come piace a Francesca e riscaldo il latte quindi le vado a svegliare. Le bimbe o dormono o stanno gia giocando, lei dorme o finge di farlo. La ritrovo come sempre, la faccia sprofondata nel cuscino, i capelli sparsi e il corpo rannicchiato sotto il piumone; apro le ante e socchiudo la finestra fra le sue proteste di rito. Con calma si mette a sedere nel letto e mi sorprendo sempre a studiarla, è affascinante con il viso pallido, gli occhi pesti di sonno e il corpo protetto unicamente dalle culotte. Mi intriga la sua tenuta notturna sarei felice se mi invitasse nel letto ad assaporare il suo tepore, ma non lo fa mai. Facciamo colazione tutti insieme quindi ci prepariamo per uscire; a seconda della stagione si va al parco Nervi, o all’acquario, posti preferiti dalle figlie se invece riusciamo a prevalere noi genitori andiamo visitare un posto, un paese o al mare. Mangiamo fuori, se è compatibile in un agriturismo dove ci sono gli asinelli che le bambine adorano; insomma,nei limiti com’è ragionevole e accettabile, ci tiranneggiano. Qui riusciamo a parlare tranquillamente delle nostre cose (bollette, pagamenti, gestioni) e a prendere le decisioni (linee guida di come agire educativamente); finite queste cose se rimane tempo chiacchieriamo della sua scuola, del mio lavoro, e qualche pettegolezzo. Rientriamo nel pomeriggio inoltrato, con calma; ci sono ancora i compiti o i giochi per loro, la correzione delle verifiche o la preparazione delle lezioni per lei, un riposino o una riparazione di casa per me. Riparto quando è ora di mandarle a letto domani inizia un’altra settimana di scuola o lavoro. Ci sono periodi dell’anno dove qualcosa cambia, mi riferisco ai ponti per le festività, Natale, Pasqua e, naturalmente le vacanze estive; Sarà perché abbiamo maggior tempo a disposizione, o siamo meno stressati dal lavoro, ma ritroviamo, almeno in parte, l’intesa e complicità sessuale che ci soddisfaceva inizialmente,in special modo prima di separarci. Per comprendere a pieno magari in seguito scriverò dei brevi episodi (non lunghi come <<moglie per una sera>> )successivi rispetto a quelli di cui ho gia scritto.




Nadia è e rimane un rebus irrisolto; molto è dovuto alla differenza di cultura e in parte anche a me che quando la situazione non è limpida, o almeno non torbida, preferisco non rischiare e stare accorto. Diciamo subito che non c’è mai stato nulla di significativo fra noi. E’ chiaro che lei avesse bisogno, così come è esplicito che nella cultura di provenienza la donna sta sottomessa al padre e successivamente al marito come fossero padroni della loro stessa vita. Si è trovata catapultata nel nostro paese con il marito con problemi e la suocera; se la situazione economica era triste, con il marito dedito al gioco, è precipitata quando ha lasciato le donne per rincorrere le chimere del gran guadagno. Bella come lo sono le slave, giovane e carina aveva molta attrattiva, ed era in una posizione debole. Mi piaceva averla intorno mentre faceva le pulizie in ufficio, quando non ho più avuto l’attività l’ho aiutata prendendola per rigovernare la casa. Devo dire che nonostante l’impegno, i risultati lasciavano a desiderare; non di meno le facevo trovare la busta con il dovuto ogni venerdì. Poteva essere una “preda” facile, ma io sono complicato, non caccio gli animali che non sono liberi nelle decisioni. Devono avere le mie stesse possibilità, combattere, difendersi e magari contrattaccare, o, perché no, ribaltare la situazione. Non ho mai fatto la prima mossa, un gesto non corretto o equivocabile; il timore concreto è che potesse venire interpretato come un’imposizione, insomma un rapporto padrone schiavo.

Si è trasferita in Germania, all’indirizzo che ha indicato ho inviato dei documenti e gli auguri Natalizi e Pasquali sempre senza nessun riscontro.


Quando ho tempo continuo con Lidia e un po di aggiornamenti.

Come sempre liberi di commentare.
Sei tornato e come sempre leggerti è leggero e stuzzicante... Sei sempre lì sul filo del rasoio tra una roba e l'altra, almeno così mi fai rimanere😍😍😍😍😍😍😍😍😍😍😍
 

Shamoan

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Lidia e Francesca sono donne molto diverse; probabilmente sono anche in momenti diversi di vita.

Con Francesca le cose scorrono in una tranquilla consuetudine. Da tempo abita vicino al mare circa 100 km da me, dove il clima è migliore; si è spostata per stare vicino al suo babbo che aveva problemi di salute, ha avuto prima il trasferimento temporaneo, poi il definitivo e di tornare, dopo che il papà ha risolto, non ne ha mai più accennato. Insegna e si dedica a questo a tempo pieno, il resto della vita la dedica alle mostre, scultura e pittura poi alle figlie. Salvo cambiamenti dovuti ad impegni vari vado da loro ogni domenica mentre vengono loro da me il sabato.

Arrivano prima di mezzogiorno, andiamo a fare la spesa per me e per loro, cuciniamo qualcosa in fretta ed abbiamo il pomeriggio libero per i compiti e giocare, oppure andiamo in centro, saltuariamente in piscina o al cinema. Per non cambiare troppo le abitudini delle bimbe,ripartono nel tardo pomeriggio prima o dopo cena a seconda della stagione e del tempo che fa.

Il giorno successivo parto prestissimo in modo da uscire dal casello autostradale prima delle 6 per evitare il traffico, mi fermo in un posto che conosco, bevo un espresso prendo la brioche e le frolle fresche da portare per la colazione quindi vado da loro. Entro e preparo il caffé leggero con la moka come piace a Francesca e riscaldo il latte quindi le vado a svegliare. Le bimbe o dormono o stanno gia giocando, lei dorme o finge di farlo. La ritrovo come sempre, la faccia sprofondata nel cuscino, i capelli sparsi e il corpo rannicchiato sotto il piumone; apro le ante e socchiudo la finestra fra le sue proteste di rito. Con calma si mette a sedere nel letto e mi sorprendo sempre a studiarla, è affascinante con il viso pallido, gli occhi pesti di sonno e il corpo protetto unicamente dalle culotte. Mi intriga la sua tenuta notturna sarei felice se mi invitasse nel letto ad assaporare il suo tepore, ma non lo fa mai. Facciamo colazione tutti insieme quindi ci prepariamo per uscire; a seconda della stagione si va al parco Nervi, o all’acquario, posti preferiti dalle figlie se invece riusciamo a prevalere noi genitori andiamo visitare un posto, un paese o al mare. Mangiamo fuori, se è compatibile in un agriturismo dove ci sono gli asinelli che le bambine adorano; insomma,nei limiti com’è ragionevole e accettabile, ci tiranneggiano. Qui riusciamo a parlare tranquillamente delle nostre cose (bollette, pagamenti, gestioni) e a prendere le decisioni (linee guida di come agire educativamente); finite queste cose se rimane tempo chiacchieriamo della sua scuola, del mio lavoro, e qualche pettegolezzo. Rientriamo nel pomeriggio inoltrato, con calma; ci sono ancora i compiti o i giochi per loro, la correzione delle verifiche o la preparazione delle lezioni per lei, un riposino o una riparazione di casa per me. Riparto quando è ora di mandarle a letto domani inizia un’altra settimana di scuola o lavoro. Ci sono periodi dell’anno dove qualcosa cambia, mi riferisco ai ponti per le festività, Natale, Pasqua e, naturalmente le vacanze estive; Sarà perché abbiamo maggior tempo a disposizione, o siamo meno stressati dal lavoro, ma ritroviamo, almeno in parte, l’intesa e complicità sessuale che ci soddisfaceva inizialmente,in special modo prima di separarci. Per comprendere a pieno magari in seguito scriverò dei brevi episodi (non lunghi come <<moglie per una sera>> )successivi rispetto a quelli di cui ho gia scritto.




Nadia è e rimane un rebus irrisolto; molto è dovuto alla differenza di cultura e in parte anche a me che quando la situazione non è limpida, o almeno non torbida, preferisco non rischiare e stare accorto. Diciamo subito che non c’è mai stato nulla di significativo fra noi. E’ chiaro che lei avesse bisogno, così come è esplicito che nella cultura di provenienza la donna sta sottomessa al padre e successivamente al marito come fossero padroni della loro stessa vita. Si è trovata catapultata nel nostro paese con il marito con problemi e la suocera; se la situazione economica era triste, con il marito dedito al gioco, è precipitata quando ha lasciato le donne per rincorrere le chimere del gran guadagno. Bella come lo sono le slave, giovane e carina aveva molta attrattiva, ed era in una posizione debole. Mi piaceva averla intorno mentre faceva le pulizie in ufficio, quando non ho più avuto l’attività l’ho aiutata prendendola per rigovernare la casa. Devo dire che nonostante l’impegno, i risultati lasciavano a desiderare; non di meno le facevo trovare la busta con il dovuto ogni venerdì. Poteva essere una “preda” facile, ma io sono complicato, non caccio gli animali che non sono liberi nelle decisioni. Devono avere le mie stesse possibilità, combattere, difendersi e magari contrattaccare, o, perché no, ribaltare la situazione. Non ho mai fatto la prima mossa, un gesto non corretto o equivocabile; il timore concreto è che potesse venire interpretato come un’imposizione, insomma un rapporto padrone schiavo.

Si è trasferita in Germania, all’indirizzo che ha indicato ho inviato dei documenti e gli auguri Natalizi e Pasquali sempre senza nessun riscontro.


Quando ho tempo continuo con Lidia e un po di aggiornamenti.

Come sempre liberi di commentare.
I tuoi racconti sono sempre molto avvincenti!!!
Mi sei mancato :D
 

GiuseppeI

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Io mi perdo nei tuoi racconti .
Quando ti leggo , nella mia mente è come se iniziasse un film , l'empatia soggettiva di chi legge unita al tuo modo di descrivere una situazione,un ambiente,o un tuo status e così Via , dona un momento di totale isolamento perché nella mente prende forma ogni tua parola.
L'esperienza con Lidia per esempio,era quasi che la vivessi io personalmente , hai messo nelle condizioni di poter immaginare un teatro , o il suo viso inizialmente teso, averla accanto in auto , davanti al caminetto ...
O trovarsi insieme ai due ragazzi sul pendolare , o ancora immedesimarsi nel tuo trascorso lavorativo .... Amo i dettagli e amo immaginare ciò che leggo , per questo continuerò a leggere (o rileggere ) ciò che avrai ancora da raccontare . Grazie .
Buona domenica a te e a tutti i lettori
Saluti
Giuseppe.
 

timassaggio

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La moglie di una sera.

E’ arrivata. Ha parcheggiato nel posto riservato ai taxi, a quest’ora del mattino è completamente vuoto.
[snip]
Appoggia la testa sulla mia spalla, sussurra piano in modo che solo io la senta: "porto la fede nuziale al dito. Per stasera sei mio marito e facciamo quello che fanno gli sposi fino a che ti stufi e mi riporti a casa".
Ordino del cibo a domicilio, consegna fra un’ora al mio indirizzo; credo che prima o dopo ci verrà molta fame, la porto da me.

Avevo già commentato questo racconto, ma lo eleggo a racconto da riesumare affinché altri ancora possano goderne.
Grazie, @Ce-ci.
 

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