La distanza che divideva il gommone dall'arrangiato scoglio di approdo andava riducendosi sempre più: Diana da qualche istante aveva assunto le sembianze di un secondo pilota, attentissima alle rallentate manovre di avvicinamento del giovane marinaio alla riva: con cadenzata frequenza i suoi sguardi si spostavano poi verso la punta dell'imbarcazione, quasi a verificare che la traiettoria disegnata dai comandi di Stefano fosse calcolata e sicura. Nessun accenno a ricomporsi, nessuna occhiata in direzione dello zaino, nessuna perlustrazione visiva verso la spiaggia, alla ricerca di sguardi indiscreti o sgradevoli.
Al contrario, i miei occhi, portatori sani di eccitazione, poterono concentrarsi per qualche attimo sulla calca ormai perfettamente frontale, ora molto più definita e analizzabile. La disarmante bellezza della spiaggia non poteva che essere direttamente proporzionale al suo affollamento: famiglie, coppie, comitive, interi gruppi di altre gite organizzate avevano colonizzato la piccola cala, quasi soffocandola. Tanti, troppi sguardi interessati al nostro imminente arrivo: mai nessun gommone fu così dapprima scrutato, fino ad una ipnotica venerazione. Tre adolescenti si sgomitavano l'un l'altro sulla battigia, sorridendo maliziosamente all'evidente ed inevitabile panorama di Diana con le tettone al vento, che guardavano quasi a testa bassa, in brevi flash, forse per ingenua vergogna o magari per evitare di essere notati o apostrofati dalle rispettive famiglie. Uomini di mezza età si godevano lo spettacolo molto più sfacciatamente, incoraggiati dalla pigrizia di mogli inoffensive, distratte o addormentate; altri ancora correvano volentieri il rischio di un ceffone o di una scenata di gelosia, adoperando le consuete accortezze di apparente nonchalance o di particolare interesse per le trasparenze dell'acqua o per un attracco in un'area già intasata. Un ragazzo sulla trentina, posizionato all'estremità opposta della spiaggia, venne "fortuitamente" pervaso dall'improvvisa voglia di un bagno, proprio a pochi metri dal nostro punto di arrivo, che raggiunse con calcolata puntualità, seguito da un gruppetto di amici. Diana notò compiaciuta il loro gradimento ed al fine probabilmente di ringraziarli per le decine di metri percorsi con convinzione pur di guardarla da vicino, si alzò in piedi e drizzò la schiena con simulata sbadataggine, sporgendo al massimo i maestosi seni dall'alto del suo insolito palcoscenico. Di rivestirsi, stavolta, non voleva saperne, neppure dopo aver osservato a lungo la caletta completamente gremita e brulicante di sguardi al suo indirizzo, peraltro di vario genere: dall'invidiosa alla moralista, dal curioso all'indecifrabile, dall'allupato al semplice adoratore.
Pronti finalmente a toccare terra, mi impossessai dello zaino posizionandolo sulle mie spalle, per evitare ripensamenti in extremis o pudiche ricadute. Rimasi dietro Diana, già in pole position per scendere dal gommone. Stefano si preparò a bearsi dell'approdo più memorabile della sua neppur breve anzianità lavorativa: i suoi occhi fissavano il culo di Diana che si apprestava a saltare sullo scoglio in assoluta scioltezza: la mia attenzione venne invece intrappolata dalle decine di lupi di mare calamitati da tettone libere, fiere e disinibite che si facevano strada tra la folla con apparente noncuranza, alla ricerca di un posticino per abbronzarsi al sole. Mi spronai a scendere anch'io per seguire passo passo il medesimo percorso di Diana, guadagnandomi inevitabilmente sguardi riconoscenti o invidiosi. Stefano nel frattempo si era allontanato per ancorare come di consueto il gommone al largo.
Persi le tracce di Diana per diversi secondi, prima di vederla ricomparire da un nuvolo di teste e corpi in movimento. Si guardava intorno con una cura esasperante, rallentando il passo, mentre concedeva inevitabilmente ai bagnanti di un'altra zona della spiaggia il dono di conoscere ed ammirare da vicino le sue grazie mostrate con indifferenza e naturalezza. Non sembrava trovar pace: chissà se la sua meticolosità era motivata dal voler individuare una collocazione vicina a qualche giovanotto davanti al quale esibirsi, oppure semplicemente dalla difficoltà di trovare un fazzoletto di sabbia su cui sistemarsi. Si fermò voltandosi verso il lato opposto della caletta, ad occhio nudo meno invaso da asciugamani a terra. Altri uomini, sdraiati o seduti ai suoi piedi, poterono godere di un panorama superbo. Parve accorgersi anche lei di qualche spazietto ancora libero; virò bruscamente, riprendendo a camminare a passo più accelerato. Vidi di profilo le sue tettone balzare con impeto nel corso della frettolosa passeggiata. Ignorò le prime due strettissime aree ancora disponibili per fermarsi vicino alla postazione, in quel momento incustodita, dei ragazzi che pochi istanti prima avevano ammirato a mollo il suo generoso topless sul gommone.
Si arrestò per occupare il posto finalmente deciso per la sosta, in attesa del mio arrivo. L'insistenza e la varietà degli sguardi su di lei non accennava a placarsi: si era mostrata in pratica a tutti i presenti, setacciando in lungo ed in largo, in topless e perizoma l'intera spiaggetta prima di localizzare una sistemazione gradita.
Rispose al mio sguardo allupato con un sorriso complice e consapevole: stendemmo gli asciugamani e ci sedemmo: "Stavo pensando che oggi non ho ancora messo la crema, devo ricordarmi: ma voglio aspettare il nostro marinaio..."
"Vuoi farla spalmare a lui?"
"Beh, no, non esageriamo, la spiaggia è troppo affollata e direi che già mi sono esposta abbastanza ... però ti confido che vorrei farmi guardare mentre mi cospargo le tette davanti ai suoi occhi, sempre che riesca a distinguerci in questa bolgia!!" Con uno scatto inatteso si alzò in piedi e si diresse con decisione verso la battigia, per consentire a Stefano di individuare la nostra posizione grazie ad un'evidente sbracciata che provocò l'ennesimo balletto incontenibile delle tettone al vento.
Mi raggiunse di nuovo: "Accidenti, hai tutta questa paura che ci perda di vista!!!", esclamai prima di continuare: "Non ti starà piacendo un pò troppo!?"
"Non più di tanto sinceramente: preferisco di gran lunga il figlio dei proprietari dell'appartamento, lui sì che merita davvero!!!"
Pregustando fantasiose anteprime di altre giornate promettenti , mi distrassi mentalmente e trascurai di dedicarmi all'imminente arrivo di Stefano che nel frattempo giunse a destinazione, particolarmente fascinoso ed emozionato. Staccare gli occhi di dosso da quei seni prorompenti che emergevano audacemente in mezzo a decine di coppie anonime, maschietti allupati e famiglie curiose sarebbe stata un'impresa titanica per chiunque, figuriamoci per un giovane marinaio che viveva con ogni probabilità la sua giornata perfetta per eccellenza.
A giudicare dall'adozione di pose tutt'altro che casuali per scardinare l'autocontrollo del fortunato giovanotto, Diana non sembrava così indifferente alla sua freschezza come tentava di convincermi. Se questo era il suo comportamento dinanzi ad un ragazzo che non la allettava, chissà cosa avrebbe mai potuto combinare in compagnia del figlio dei proprietari dell'appartamento, per il quale nutriva dichiaratamente e fin da subito un'attrazione profonda...
"Questo sole inizia a bruciare ed io ancora non ho messo la protezione: speriamo di essere ancora in tempo..."
Provai la sensazione che l'attesa e le aspettative di Stefano fossero a dir poco trepidanti, notando la sua spasmodica attenzione al minimo movimento di Diana, che aveva infilato una mano nello zaino all'affannosa ricerca del tubo di crema.
"Se mi avessi traghettato su una spiaggia deserta ti avrei chiesto di aiutarmi nella spalmatura!" Si guardò intorno, quasi per chiamare a raccolta i suoi ammiratori "ma spero che comprenderai di non essere l'unico a guardarmi qui: siamo circondati da maschietti svegli e curiosi: quindi non voglio far torto a nessuno, tutti potrete vedere ma non toccare".
Il sorriso conturbante di Diana diede il via alle operazioni: viso, braccia, spalle, cosce vennero subito protetti, mancavano solo le tette ad essere cosparse: l'attesa era snervante e non solo la mia: la comitiva di amici ai cui asciugamani ci eravamo affiancati era appena passata davanti a noi per raggiungere la propria postazione, divorando con gli occhi e con ammirevole unità d'intenti gli impudici seni baciati dal sole; anche i tre adolescenti optarono per una passeggiata di avvicinamento sul bagnasciuga non dettata dalla casualità: Diana volle premiarli impettendosi maggiormente, intenzionata a rendere ancora più sporgenti ed esplosive le sue tettone: stavolta la combriccola di malandrini riuscì a tenere alti gli sguardi e ad immortalare visivamente con molta più tenacia e perseveranza l'irrinunciabile prospettiva: la posizione mozzafiato che Diana assunse per quasi un minuto attirò l'attenzione della quasi totalità del vicinato maschile, composto prevalentemente da ragazzi e uomini dai 30 ai 50 anni in estasiata ubriachezza, nonostante la presenza d'intralcio di mogli, amiche o fidanzate.
L'accensione di numerosi e potenti riflettori puntati addosso esaltò la vena esibizionistica di Diana, la quale distribuì con cura un buon quantitativo di protezione solare su entrambe le mani e, senza rinunciare alla sua posa impettita, la trasferì sulle sue tettone, dapprima quasi carezzandole, per poi stringerle con crescente veemenza, liberandole infine d'improvviso dalla morsa delle mani: i capezzoli fuoriscirono con un timido capolino: Diana cosparse di crema il polpastrello dell'indice sinistro e lo posizionò sulle areole, seguendo perfettamente la loro forma circolare per una accurata spalmatura: i capezzoli si svegliarono definitivamente, sporgendo con sempre maggiore impeto, fino quasi a scoppiare.
L'assoluta disinvoltura e spontaneità della mia Dea avevano tolto il fiato anche a Stefano, che ammirava in frastornato e libidinoso silenzio i suoi seni ballare sfrenatamente ad ogni scossone delle mani. Diana lo sollecitò ad accomodarsi al suo fianco, si strinse a me per fargli posto, divaricando leggermente le gambe mentre iniziava a distendersi sull'asciugamano: non fu necessario insistere: il ragazzo ubbidì volentieri, lanciando prima di sedersi un'occhiata evidente alle labbra della fica non completamente coperte dal perizoma.
"Posso farti una domanda imbarazzante?" Il quieto sussurro di Diana ad occhi chiusi fu infiammato da un accenno di voluttà. Stefano non rispose, sorridendole compiaciuto "Quanto vorresti toccarmi da uno a dieci, in questo momento?"
Il ragazzo tentò di imbastire una risposta contemporaneamente originale, realista e convincente: "Direi dieci... e se fossimo soli direi anche cento". Diana circuì lateralmente i suoi seni con entrambe le braccia, stringendoli l'uno all'altro: "Con una scusa potresti toccarmi anche qui, in mezzo alla folla: perché non lo fai? Toccami".
Stefano si guardò intorno, sperando invano di non essere notato: ma il pubblico presente si rivelava particolarmente attento ed importuno, ai limiti dell'invadenza: "Con una scusa? Quale scusa? Qui tutti ti guardano!!"
"Dovresti esserne orgoglioso: toccami e falli guardare... prendi la protezione ad esempio: distrattamente potrei averne spalmata troppo poca da qualche parte, scegli tu dove!".
Il ragazzo afferrò con goffaggine il tubo di crema adagiato sull'asciugamano di Diana, ne fece cadere una discreta quantità poco al di sopra dell'ombelico e con delicatezza schermò minuziosamente la zona addominale, ben attento a conservare inutilizzato un piccolo residuo: completata la spalmatura del ventre, affondò le dita sulla crema rimasta e cominciò a salire fino a sfiorare la parte bassa dei seni: fu sufficiente un leggero contatto per smuoverli: Stefano prese coraggio, cospargendo con cura il solco intermammario: le tettone iniziarono a ballonzolare in maniera evidente ed incontrollata: il marinaio allora le strinse con entrambe le mani per una frazione di secondo, le liberò di nuovo per poi massaggiarle con arrapante moderazione.
Non riuscii più a tacere ed istintivamente liberai dal silenzio la domanda che mi stava piacevolmente tormentando da alcuni minuti: "Esiste una spiaggetta isolata nei dintorni, in cui possiamo stare tranquilli, felici, appagati, per chiudere in bellezza questa gita????