Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

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Vincent_vg

Guest
Ciao Selpot, ho letto tutti i racconti, prendendomi il tempo che meritavano!
Che dirti...i racconti sono magnifici. Scritti in maniera davvero sapiente, sei riuscito a farci comprendere ogni sfaccettatura della psiche di Diana al punto che quasi la riconoscerei se dovessi incontrarla casualmente, perchè sì, sei riuscito a descrivere anche ogni dettagli fisico!!
Che dire, sono rimasto impressionato dal suo essere e trasformarsi da donna apparentemente "insicura" in una belva di pura passione ed erotismo, quando, ormai carica e sicura dei tuoi voleri, ha impugnato in maniera godereccia il cazzo del barciolo!
Da parte mia che dirvi, mi presento brevemente, sono un (poco) giovane, 29 enne...del sud italia! Ahimè troppo vecchio per poter essere una preda appetibile per la bella Diana! Continua così, prendendoti tutto il tempo che ti serve per completare i tuoi capolavori.
P.S: Sarebbe davvero bellissimo se Diana riuscisse a partecipare nel Fortum!
 
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selpot

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Milioni di uomini avrebbero ambìto ad occupare il posto di Stefano, ma chissà se altrettanti sarebbero stati concretamente capaci di imitarmi, tentando di raggiungere la stessa complicità di coppia che tra me e Diana cresceva di giorno in giorno. Nutrivo alcuni dubbi al riguardo: il mio personale piacere nel vederla ammirata, desiderata, toccata e posseduta da altri scatenava un benessere smagliante e liberatorio in me ed annientava sul nascere qualunque potenziale forma di repressione, di gelosia o di moralità che a dire il vero non mi erano mai appartenute. Stentavo a classificare la mia tendenza: dovevo considerarmi un viscido maniaco irrispettoso e deviato oppure un esempio da seguire?

Osservavo Diana abbronzarsi in topless con una spontaneità disarmante. Mi sentivo arrapato alla massima potenza in quel momento di apparente tranquillità: la sua naturalezza nel prendere il sole a seno nudo sul gommone di un perfetto sconosciuto rappresentava il motivo dominante della mia eccitazione, più ancora di un provocatorio nudo integrale a gambe aperte o di un erotico contatto fisico in acqua.

Mi accorgevo che Diana non aveva nemmeno più bisogno di sorprendere, di esibirsi, di calcare la mano per accendere le mie fantasie o quelle altrui. Ogni minima movenza del suo corpo, anche la più innocua, banale ed involontaria, sprigionava sensazioni e carnalità, mozzando il fiato.

Le sue imperfezioni la rendevano ancora più seducente: mi sentivo orgoglioso di averla scelta e fiero della mia lungimiranza che mi consentì di vedere dietro le sue tute da ginnastica, i suoi caldi pigiami con orsacchiotti e caramelle, i suoi mutandoni della nonna, uno smisurato potenziale erotico inespresso ed insospettabile, eppure emergente, con quei 2/3 chiletti di troppo e qualche centimetro di statura in meno, che delineavano un aspetto ancor più genuino ed intrigante.

Ripensai alla Diana che avevo conosciuto due anni prima ed a come sarebbe stata la nostra gita in barca, se lei avesse perseverato nell'interpretazione del brutto anatroccolo o se io mi fossi rivelato un soggetto privo di aspettative o di un lato trasgressivo vitale, pretenzioso e coinvolgente.

Notai quanto fosse difficile per quelle tettone rimanere ferme: ogni movimento del corpo le faceva ballare, saltare, ondeggiare; anche il più flebile colpo di vento risvegliava i suoi capezzoli che spuntavano con orgoglio e noncuranza, per poi puntualmente scomparire dopo pochi istanti tra le areole dilatate; gradevoli schizzi d'acqua provocavano scatti improvvisi di Diana ed un inturgidimento dei capezzoli ancora più esplosivo; ogni impennata del gommone smuoveva più energicamente le tette, donandoci la fortuna di assistere ad autentiche e procaci danze.

Anche i numerosi mutamenti di Stefano nel corso della mattinata non mi erano certo sfuggiti: da simpatico Cicerone spensierato e professionale, ad impacciato e stupefatto ammiratore, a complice inizialmente scettico e via via più focoso e intraprendente; lo osservavo condurre con padronanza il gommone, costantemente distratto dalle grazie di Diana, davvero impossibili da ignorare: un contesto forse meno intenso e piccante rispetto a quanto avvenuto fino a pochi minuti prima, ma che inspiegabilmente mi attraeva studiare ed analizzare, magari per via della naturalezza che sembrava regnare.

Naturalezza???? Ma quale naturalezza... Iniziai nei pensieri a smentire anche me stesso, eccitandomi ancora di più: una ragazza che durante una normale gita in gommone mostra in topless non la prima o la seconda, nemmeno la terza, ma addirittura la sua quarta misura di tette ad una giovane guida che sarebbe dovuta servire solo a condurci ed a fornirci qualche nozione geografica della zona, non compie affatto un gesto naturale, tutt'altro!

Nel corso dei miei cervellotici ragionamenti, Diana si era sollevata con la schiena ed aveva appoggiato le mani sul materasso; reggendosi in posizione seduta grazie alle braccia rigide, esponeva le tettone in una delle pose più sexy ed esplicite, puntandole avanti in tutta la loro esuberanza. Con placida indifferenza si guardò intorno senza rispondere agli sguardi insistenti ed ammaliati del marinaio. Il tratto di mare a cui progressivamente ci avvicinavamo offriva scorci di assoluta suggestione: imponenti costoni a strapiombo intervallati da rare calette sabbiose o ciottolose, di fronte alle quali stanziavano i più svariati modelli di imbarcazioni.

Dall'andatura che aveva assunto, sospettai che Stefano volesse ostinatamente cercare un altro solitario angolino di pace, che fosse bello da ammirare ed al contempo adatto ad un nuovo e più prolifico approccio.

Diana si distese nuovamente, richiuse gli occhi, divaricando le gambe. La velocità di crociera era divenuta sempre più incostante e spezzettata da reiterati rallentamenti in prossimità delle sparute calette fruibili, tutte già occupate da coraggiosi canoisti, gommoni e altri natanti di varia portata. L'espressione del ragazzo appariva seccata, insofferente: immaginai che avrebbe volentieri fatto saltare in aria qualunque disturbatore insediato nei posticini che nella sua mente aveva programmato di occupare per suggellare con una ciliegina sulla torta la sua già fortunatissima giornata.

"Mi sarebbe piaciuto portarvi a pranzare su una caletta tranquilla ma vedo che oggi è impossibile: a questo punto anticipiamo la tappa di Cala Mariolu, prima che vada in ombra: e poi dobbiamo pur mangiare..."

"Credevo volessi saziarti con altro..." replicai bisbigliando. Direzionai lo sguardo verso le gambe aperte di Diana, incoraggiando il giovane a godere della stessa inquadratura: notai che il perizoma indossato precedentemente alla svelta non era stato riposizionato a dovere e lasciava fuoriuscire entrambe le grandi labbra della fica. Solo sbadataggine o una nuova e mirata provocazione?

Per la prima volta, dopo tanto impaccio e scetticismo, Stefano mi concesse un sorriso di riconoscenza ed approvazione, accennandomi di pazientare. Si accertò che Diana continuasse a rimanere ad occhi chiusi, mimò con una mano la cornetta del telefono: non afferrai: mi fece segno di avvicinarmi a lui ed all'orecchio mi sussurrò se ero disposto a lasciargli i nostri numeri per un successivo appuntamento: mi rivelò che aveva provato invano a cercare un posto adatto e tranquillo per proseguire con le sue avances a Diana e che le spiagge che mancavano da visitare sarebbero state sicuramente troppo affollate per "chiudere in bellezza". Acconsentii, senza rifletterci troppo. Mi passò il suo cellulare e sulla rubrica memorizzai il mio numero. Concordammo un successivo squillo serale sul mio telefono, a fine gita, affinché potessi salvare il suo contatto. Pensai che avevamo rischiato inutilmente di essere beccati in flagrante: il mio numero telefonico era già disponibile sul registro delle prenotazioni all'interno del loro gabbiotto.

Diana riprese vita dopo alcuni secondi: "Che tempismo", esclamò Stefano. "Tirati su e guarda alla tua destra..." La spettacolare Cala Mariolu iniziò a presentarsi ai nostri occhi: Maldive, Antille, Barbados, Seychelles... sorrisi alla faccia di tutti i miei amici e parenti che avevano scelto vacanze dispendiose e remote pur di vantarsi delle loro destinazioni tropicali, quando in casa loro avrebbero potuto ammirare Tropici anche migliori senza affrontare viaggi lunghissimi a prezzi esorbitanti.

"Primo particolare: a cosa somiglia secondo voi?: guardate la sua forma: vi ricorda nulla? Dai, da lontano di vede chiaramente: non vi sembra un gabbiano in volo ad ali spiegate?"

Pur con molto estro ed approssimazione, le due candide calette che quasi confluivano a punta fino a entrare in mare, toccando una serie di scogli, in effetti potevano ricordare la figura che Stefano aveva cercato di stimolare nella nostra fantasia: una sorta di lettera V molto più estesa ed arrotondata.

La presenza di molte imbarcazioni e di una evidente calca sulla spiaggia non riusciva a penalizzare più di tanto l'autentico trionfo naturale sul quale stavamo per approdare: un miracoloso connubio mozzafiato tra montagna, sabbia ed acqua.

Oltre ai seni sontuosi, riuscii ad ammirare anche le espressioni incredule e meravigliate di Diana: aveva sempre amato la natura ed i contrasti cromatici che sapeva offrire nelle sue esplosioni incontaminate più suggestive e pittoresche. Lo stato ipnotico nel quale versava le aveva fatto dimenticare di mostrarsi ancora in topless con il suo seno a dir poco appariscente, a pochi metri dall'attracco gremito e piuttosto trafficato: alcuni attentissimi maschietti con vista acuta lanciarono le prime occhiate al suo indirizzo: attendevo il triste momento in cui Diana avrebbe rovistato nello zaino alla ricerca del reggiseno da indossare con urgenza, prima dell'arrivo...
 
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marcoforte

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"...Mi accorgevo che Diana non aveva nemmeno più bisogno di sorprendere, di esibirsi, di calcare la mano per accendere le mie fantasie o quelle altrui. Ogni minima movenza del suo corpo, anche la più innocua, banale ed involontaria, sprigionava sensazioni e carnalità, mozzando il fiato."

Ecco, in queste parole c'è esattamente la Diana che ho immaginato, leggendone i racconti. E attraverso le parole, provoca lo stesso effetto...
Quando si regalano emozioni, un grazie è sempre poco, ma, grazie! ;)
 

Tonyhale98

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Hai un modo di scrivere coinvolgente, appassionante e per nulla scontato. Ammetto che inizialmente ho trovato la vostra biografia noiosa, quasi troppo piena di particolari che classificavo come "inutili". Ma si sa, il segreto per appassionarsi ad un racconto sta nel notare la sua evoluzione:
Scoprire passo a passo la trasformazione di Diana da timida e insicura di sè a Dea della sensualità è stato ( e immagino continuerà ad esserlo) affascinante ed eccitante. Continuate così!!
 

cosimo78

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Ho letto tutti i racconti, che dire: SPETTACOLARI! Non solo le tue narrazioni sono ben scritte, ma la “trama” di tutta la faccenda è altamente erotica nonostante tu non scada mai nell’esplicito! Non vedo l’ora di leggere i racconti successivi, non ero così preso da un racconto da una vita!!
 
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selpot

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La distanza che divideva il gommone dall'arrangiato scoglio di approdo andava riducendosi sempre più: Diana da qualche istante aveva assunto le sembianze di un secondo pilota, attentissima alle rallentate manovre di avvicinamento del giovane marinaio alla riva: con cadenzata frequenza i suoi sguardi si spostavano poi verso la punta dell'imbarcazione, quasi a verificare che la traiettoria disegnata dai comandi di Stefano fosse calcolata e sicura. Nessun accenno a ricomporsi, nessuna occhiata in direzione dello zaino, nessuna perlustrazione visiva verso la spiaggia, alla ricerca di sguardi indiscreti o sgradevoli.

Al contrario, i miei occhi, portatori sani di eccitazione, poterono concentrarsi per qualche attimo sulla calca ormai perfettamente frontale, ora molto più definita e analizzabile. La disarmante bellezza della spiaggia non poteva che essere direttamente proporzionale al suo affollamento: famiglie, coppie, comitive, interi gruppi di altre gite organizzate avevano colonizzato la piccola cala, quasi soffocandola. Tanti, troppi sguardi interessati al nostro imminente arrivo: mai nessun gommone fu così dapprima scrutato, fino ad una ipnotica venerazione. Tre adolescenti si sgomitavano l'un l'altro sulla battigia, sorridendo maliziosamente all'evidente ed inevitabile panorama di Diana con le tettone al vento, che guardavano quasi a testa bassa, in brevi flash, forse per ingenua vergogna o magari per evitare di essere notati o apostrofati dalle rispettive famiglie. Uomini di mezza età si godevano lo spettacolo molto più sfacciatamente, incoraggiati dalla pigrizia di mogli inoffensive, distratte o addormentate; altri ancora correvano volentieri il rischio di un ceffone o di una scenata di gelosia, adoperando le consuete accortezze di apparente nonchalance o di particolare interesse per le trasparenze dell'acqua o per un attracco in un'area già intasata. Un ragazzo sulla trentina, posizionato all'estremità opposta della spiaggia, venne "fortuitamente" pervaso dall'improvvisa voglia di un bagno, proprio a pochi metri dal nostro punto di arrivo, che raggiunse con calcolata puntualità, seguito da un gruppetto di amici. Diana notò compiaciuta il loro gradimento ed al fine probabilmente di ringraziarli per le decine di metri percorsi con convinzione pur di guardarla da vicino, si alzò in piedi e drizzò la schiena con simulata sbadataggine, sporgendo al massimo i maestosi seni dall'alto del suo insolito palcoscenico. Di rivestirsi, stavolta, non voleva saperne, neppure dopo aver osservato a lungo la caletta completamente gremita e brulicante di sguardi al suo indirizzo, peraltro di vario genere: dall'invidiosa alla moralista, dal curioso all'indecifrabile, dall'allupato al semplice adoratore.

Pronti finalmente a toccare terra, mi impossessai dello zaino posizionandolo sulle mie spalle, per evitare ripensamenti in extremis o pudiche ricadute. Rimasi dietro Diana, già in pole position per scendere dal gommone. Stefano si preparò a bearsi dell'approdo più memorabile della sua neppur breve anzianità lavorativa: i suoi occhi fissavano il culo di Diana che si apprestava a saltare sullo scoglio in assoluta scioltezza: la mia attenzione venne invece intrappolata dalle decine di lupi di mare calamitati da tettone libere, fiere e disinibite che si facevano strada tra la folla con apparente noncuranza, alla ricerca di un posticino per abbronzarsi al sole. Mi spronai a scendere anch'io per seguire passo passo il medesimo percorso di Diana, guadagnandomi inevitabilmente sguardi riconoscenti o invidiosi. Stefano nel frattempo si era allontanato per ancorare come di consueto il gommone al largo.

Persi le tracce di Diana per diversi secondi, prima di vederla ricomparire da un nuvolo di teste e corpi in movimento. Si guardava intorno con una cura esasperante, rallentando il passo, mentre concedeva inevitabilmente ai bagnanti di un'altra zona della spiaggia il dono di conoscere ed ammirare da vicino le sue grazie mostrate con indifferenza e naturalezza. Non sembrava trovar pace: chissà se la sua meticolosità era motivata dal voler individuare una collocazione vicina a qualche giovanotto davanti al quale esibirsi, oppure semplicemente dalla difficoltà di trovare un fazzoletto di sabbia su cui sistemarsi. Si fermò voltandosi verso il lato opposto della caletta, ad occhio nudo meno invaso da asciugamani a terra. Altri uomini, sdraiati o seduti ai suoi piedi, poterono godere di un panorama superbo. Parve accorgersi anche lei di qualche spazietto ancora libero; virò bruscamente, riprendendo a camminare a passo più accelerato. Vidi di profilo le sue tettone balzare con impeto nel corso della frettolosa passeggiata. Ignorò le prime due strettissime aree ancora disponibili per fermarsi vicino alla postazione, in quel momento incustodita, dei ragazzi che pochi istanti prima avevano ammirato a mollo il suo generoso topless sul gommone.

Si arrestò per occupare il posto finalmente deciso per la sosta, in attesa del mio arrivo. L'insistenza e la varietà degli sguardi su di lei non accennava a placarsi: si era mostrata in pratica a tutti i presenti, setacciando in lungo ed in largo, in topless e perizoma l'intera spiaggetta prima di localizzare una sistemazione gradita.

Rispose al mio sguardo allupato con un sorriso complice e consapevole: stendemmo gli asciugamani e ci sedemmo: "Stavo pensando che oggi non ho ancora messo la crema, devo ricordarmi: ma voglio aspettare il nostro marinaio..."

"Vuoi farla spalmare a lui?"

"Beh, no, non esageriamo, la spiaggia è troppo affollata e direi che già mi sono esposta abbastanza ... però ti confido che vorrei farmi guardare mentre mi cospargo le tette davanti ai suoi occhi, sempre che riesca a distinguerci in questa bolgia!!" Con uno scatto inatteso si alzò in piedi e si diresse con decisione verso la battigia, per consentire a Stefano di individuare la nostra posizione grazie ad un'evidente sbracciata che provocò l'ennesimo balletto incontenibile delle tettone al vento.

Mi raggiunse di nuovo: "Accidenti, hai tutta questa paura che ci perda di vista!!!", esclamai prima di continuare: "Non ti starà piacendo un pò troppo!?"

"Non più di tanto sinceramente: preferisco di gran lunga il figlio dei proprietari dell'appartamento, lui sì che merita davvero!!!"

Pregustando fantasiose anteprime di altre giornate promettenti , mi distrassi mentalmente e trascurai di dedicarmi all'imminente arrivo di Stefano che nel frattempo giunse a destinazione, particolarmente fascinoso ed emozionato. Staccare gli occhi di dosso da quei seni prorompenti che emergevano audacemente in mezzo a decine di coppie anonime, maschietti allupati e famiglie curiose sarebbe stata un'impresa titanica per chiunque, figuriamoci per un giovane marinaio che viveva con ogni probabilità la sua giornata perfetta per eccellenza.

A giudicare dall'adozione di pose tutt'altro che casuali per scardinare l'autocontrollo del fortunato giovanotto, Diana non sembrava così indifferente alla sua freschezza come tentava di convincermi. Se questo era il suo comportamento dinanzi ad un ragazzo che non la allettava, chissà cosa avrebbe mai potuto combinare in compagnia del figlio dei proprietari dell'appartamento, per il quale nutriva dichiaratamente e fin da subito un'attrazione profonda...

"Questo sole inizia a bruciare ed io ancora non ho messo la protezione: speriamo di essere ancora in tempo..."

Provai la sensazione che l'attesa e le aspettative di Stefano fossero a dir poco trepidanti, notando la sua spasmodica attenzione al minimo movimento di Diana, che aveva infilato una mano nello zaino all'affannosa ricerca del tubo di crema.

"Se mi avessi traghettato su una spiaggia deserta ti avrei chiesto di aiutarmi nella spalmatura!" Si guardò intorno, quasi per chiamare a raccolta i suoi ammiratori "ma spero che comprenderai di non essere l'unico a guardarmi qui: siamo circondati da maschietti svegli e curiosi: quindi non voglio far torto a nessuno, tutti potrete vedere ma non toccare".

Il sorriso conturbante di Diana diede il via alle operazioni: viso, braccia, spalle, cosce vennero subito protetti, mancavano solo le tette ad essere cosparse: l'attesa era snervante e non solo la mia: la comitiva di amici ai cui asciugamani ci eravamo affiancati era appena passata davanti a noi per raggiungere la propria postazione, divorando con gli occhi e con ammirevole unità d'intenti gli impudici seni baciati dal sole; anche i tre adolescenti optarono per una passeggiata di avvicinamento sul bagnasciuga non dettata dalla casualità: Diana volle premiarli impettendosi maggiormente, intenzionata a rendere ancora più sporgenti ed esplosive le sue tettone: stavolta la combriccola di malandrini riuscì a tenere alti gli sguardi e ad immortalare visivamente con molta più tenacia e perseveranza l'irrinunciabile prospettiva: la posizione mozzafiato che Diana assunse per quasi un minuto attirò l'attenzione della quasi totalità del vicinato maschile, composto prevalentemente da ragazzi e uomini dai 30 ai 50 anni in estasiata ubriachezza, nonostante la presenza d'intralcio di mogli, amiche o fidanzate.

L'accensione di numerosi e potenti riflettori puntati addosso esaltò la vena esibizionistica di Diana, la quale distribuì con cura un buon quantitativo di protezione solare su entrambe le mani e, senza rinunciare alla sua posa impettita, la trasferì sulle sue tettone, dapprima quasi carezzandole, per poi stringerle con crescente veemenza, liberandole infine d'improvviso dalla morsa delle mani: i capezzoli fuoriscirono con un timido capolino: Diana cosparse di crema il polpastrello dell'indice sinistro e lo posizionò sulle areole, seguendo perfettamente la loro forma circolare per una accurata spalmatura: i capezzoli si svegliarono definitivamente, sporgendo con sempre maggiore impeto, fino quasi a scoppiare.

L'assoluta disinvoltura e spontaneità della mia Dea avevano tolto il fiato anche a Stefano, che ammirava in frastornato e libidinoso silenzio i suoi seni ballare sfrenatamente ad ogni scossone delle mani. Diana lo sollecitò ad accomodarsi al suo fianco, si strinse a me per fargli posto, divaricando leggermente le gambe mentre iniziava a distendersi sull'asciugamano: non fu necessario insistere: il ragazzo ubbidì volentieri, lanciando prima di sedersi un'occhiata evidente alle labbra della fica non completamente coperte dal perizoma.

"Posso farti una domanda imbarazzante?" Il quieto sussurro di Diana ad occhi chiusi fu infiammato da un accenno di voluttà. Stefano non rispose, sorridendole compiaciuto "Quanto vorresti toccarmi da uno a dieci, in questo momento?"

Il ragazzo tentò di imbastire una risposta contemporaneamente originale, realista e convincente: "Direi dieci... e se fossimo soli direi anche cento". Diana circuì lateralmente i suoi seni con entrambe le braccia, stringendoli l'uno all'altro: "Con una scusa potresti toccarmi anche qui, in mezzo alla folla: perché non lo fai? Toccami".

Stefano si guardò intorno, sperando invano di non essere notato: ma il pubblico presente si rivelava particolarmente attento ed importuno, ai limiti dell'invadenza: "Con una scusa? Quale scusa? Qui tutti ti guardano!!"

"Dovresti esserne orgoglioso: toccami e falli guardare... prendi la protezione ad esempio: distrattamente potrei averne spalmata troppo poca da qualche parte, scegli tu dove!".

Il ragazzo afferrò con goffaggine il tubo di crema adagiato sull'asciugamano di Diana, ne fece cadere una discreta quantità poco al di sopra dell'ombelico e con delicatezza schermò minuziosamente la zona addominale, ben attento a conservare inutilizzato un piccolo residuo: completata la spalmatura del ventre, affondò le dita sulla crema rimasta e cominciò a salire fino a sfiorare la parte bassa dei seni: fu sufficiente un leggero contatto per smuoverli: Stefano prese coraggio, cospargendo con cura il solco intermammario: le tettone iniziarono a ballonzolare in maniera evidente ed incontrollata: il marinaio allora le strinse con entrambe le mani per una frazione di secondo, le liberò di nuovo per poi massaggiarle con arrapante moderazione.

Non riuscii più a tacere ed istintivamente liberai dal silenzio la domanda che mi stava piacevolmente tormentando da alcuni minuti: "Esiste una spiaggetta isolata nei dintorni, in cui possiamo stare tranquilli, felici, appagati, per chiudere in bellezza questa gita????
 
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