Incredibilmente semivuoto. Quel poco che in penombra riuscivo ad intravedere mi pareva impossibile: nel disfare le rispettive valigie al nostro arrivo, ero sicuro di aver distinto per qualche istante almeno dieci/dodici bikini appoggiati sul letto, che stavano per essere riposti in quell'intrigante cassetto; ma adesso ne contavo soltanto tre, i più succinti peraltro. Ricordai la confessione di Diana, proprio il giorno della partenza: "Di costumi micro ne ho portati pochissimi e non ti prometto affatto che li metterò: è la prima volta che approdiamo in Sardegna e devo capire quale tipo di contesto troveremo: non vorrei che il popolo sardo gridasse allo scandalo"... e difatti quelle tre arrapanti rarità giacevano in fondo al comodino, tristemente escluse. Ma tutti gli altri, invece? Dov'erano finiti? Sembrava ne fossero spariti parecchi, a parte quei tre o quattro lavati la sera precedente e con ogni probabilità rimasti stesi ad asciugare. Mantenendo l'assoluto silenzio, sbirciai nell'altro cassetto del comodino, nel quale fui certo di distinguere solamente slip, calzini e reggiseni, oltre ad un pigiama estivo: passai allora ad ispezionare il comò, nel quale erano sistemate soltanto t-shirt ed alcuni maglioncini di cotone nei primi due cassetti, mentre il terzo era vuoto. Anche nell'armadio non rilevai traccia di bikini, nemmeno nella valigia ormai vuota.
Quatto quatto raggiunsi la sala in cui Diana aveva collocato lo stendibiancheria dalla sera precedente: come immaginavo, i quattro costumi utilizzati (spesso ben poco) nei giorni addietro erano ancora in procinto di asciugarsi del tutto; diedi una rapida occhiata anche nei dintorni ma non scorsi altri bikini disseminati in giro, a parte un perizoma rosa floreale piuttosto coprente nello zaino, lasciato intenzionalmente come cambio, in caso di necessità.
Ricalcolando velocemente l'assortimento dei costumi che avevo regalato a Diana, mancavano all'appello almeno quattro bikini: non potevano che farle compagnia in bagno, non c'era altra soluzione. Ma che senso aveva chiudersi addirittura a chiave, considerando che in mia presenza aveva sempre e tranquillamente indossato i costumi selezionati davanti ai miei occhi? E soprattutto perché provarli di nuovo??? Avevamo già riscontrato a suo tempo che la dimensione dei minuscoli triangolini posteriori dei vari perizomi era più o meno la stessa, questione di pochissimi millimetri l'uno dall'altro.
Alimentai il mio ottimismo, fantasticando sogni strabilianti: Diana non aveva mai nascosto, fin dall'inizio, il suo interesse e la sua attrazione per Luca, accennando spesso e senza peli sulla lingua alle sue reali intenzioni ed alle fantasie che il corpo ed il fascino di quel riservato ragazzo mediterraneo scatenavano nella sua mente: speravo quindi che la giornata appena iniziata fosse particolarmente stimolante e carica di aspettative per lei: forse questa frizzante consapevolezza l'aveva convinta a scegliere il meglio ed a studiare i minimi dettagli per riuscire a far breccia nell'eros del nostro giovane accompagnatore, rivelatosi finora davvero disinteressato, serio ed imperturbabile, nonostante la sua fiorente perfezione fisica e la freschezza dei suoi anni.
La curiosità di vederla uscire da quella porta insolitamente serrata prese il sopravvento in maniera impetuosa: erano fortissimi la curiosità ed il desiderio di sapere quale abbigliamento avesse scelto per l'occasione: per irrompere nella freddezza e nell'indifferenza di Luca, Diana doveva offrire il meglio di se stessa: stavolta più che mai avvertivo quanto fosse necessario scuotere, sorprendere, stuzzicare, forse addirittura traumatizzare quell'attraente giovanotto per convincerlo ad accantonare la sua educazione e la sua impassibilità, pur di accendere i suoi sensi , la sua disinvoltura ed il suo istinto sessuale apparentemente sconosciuto, inviolato o forse non ancora sbocciato.
Decisi di sdraiarmi nuovamente sul letto, fingendomi addormentato ed ignaro, in attesa della sua uscita mai così agognata...