ellebi
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Mamma mia che arrapamento!
Bel proseguo, scritto sempre bene. Complimenti e continua se vuoi"Da domani tornerò quella di sempre": improbabile e molto difficile da credere, considerando l'andamento della serata: mai avevo sentito Diana così bagnata ed in estasi, delirante dal desiderio: certo, anch'io mi ero impegnato più del solito con centuplicata esuberanza per ricompensarla della splendida esperienza in spiaggia, ma dubitavo che la sua libidine incontrollata dipendesse solo dai miei movimenti e dalle mie dimensioni. Tentai di chiedere chiarimenti in merito, ma impose di non proferir parola durante l'atto sessuale, nel quale pretende che regnino solo silenzio ed atmosfera. Tra un gemito e l'altro avrei voluto leggere nei suoi pensieri, cosa stesse immaginando dietro quegli occhi socchiusi, quale fosse psicologicamente l'elemento scatenante del suo piacere irrefrenabile di quella sera. Volevo e dovevo sapere, ma Diana meritava innanzitutto di godere e cavallerescamente non rovinai la sua festa.
Fu una notte placida e riposante per lei, strana e piacevolmente inquieta per me: sgranai le palpebre prima delle 5 come se avessi dormito per settimane, si era alzato un vento quasi ululante, sistemai meglio la coperta, fortunatamente ci eravamo preparati al peggio portandone a volontà: nella testa si risvegliò sempre più impetuosa la preoccupazione che Diana potesse tornare davvero quella di sempre: stentavo ancora a realizzare cosa fosse successo il giorno prima in spiaggia, alla sua metamorfosi, al suo riscatto di donna, a dove fossero finite le sue convinzioni, i suoi tabù, i suoi freni: depennai mentalmente tutte le domande e le curiosità alle quali Diana mi aveva risposto in maniera più o meno esaustiva, ma su un punto, il più importante per lei, per il suo futuro, per il nostro rapporto, non aveva replicato: si considerava ancora un brutto anatroccolo? Andrea era stato straordinario con le parole, un autentico motivatore oltre che un buongustaio... e Valerio con la sua carne giovane, i suoi muscoli acerbi ma già ben scolpiti e i suoi occhi vogliosi aveva sicuramente sgomberato il cervello di Diana da ombre, paure e fissazioni negative, rimpiazzandole con autostima, sensualità e certezza di piacere. Ma sarebbe stata sufficiente una sola giornata di grazia per invertire la rotta, dopo 24 anni di abbrutimento e negatività? No, una rondine non fa Primavera. Subentrò una buona dose di un pessimismo consapevole, evidentemente la mia adrenalina era scemata e la mia mente si stava raffreddando. Anche il vento si affievoliva. Volli reagire subito immaginando le scene più erotiche e arrapanti che desideravo con Diana come protagonista: così, tanto per giocare e passare il tempo, ne enumerai con le dita molte di più di quanto pensassi: questo insolito antistress mi portò però a riflettere e ad alimentare la convinzione che una sola giornata di femminilità e di liberazione rischiava di non essere sufficiente per un vero, profondo, definitivo cambiamento. Dovevo lavorarci sopra ed "aiutarla", attraverso una sana ma intensa complicità, a continuare nella direzione intrapresa il giorno precedente e senza più voltarsi indietro. Mancavano ancora quattro giorni di vacanza, avevamo tutto il tempo di cercare esperienze altrettanto stimolanti e potevamo contare ancora su due mesi e mezzo di caldo e di mare dalle nostre parti, per consolidare il suo lato erotico e provocatorio appena emerso. Speravo nella continuità e fremevo all'idea che entro poche ore saremmo nuovamente approdati su un meraviglioso palcoscenico chiamato spiaggia, per non spezzare quel filo di magia e di trasgressione così importante da conservare e rafforzare.
Tanto scervellarsi per nulla... sentivo un ticchettio sempre più frequente sul tetto della tenda, stava iniziando a piovere, maledizione. Speravo fosse qualche goccia di una nuvola passeggera, portata dal forte vento di prima, erano intanto le 6.30 circa e c'era ancora tempo per una bella giornata... nemmeno per sogno: la pioggia andava aumentando fino a diventare piuttosto intensa ma costante per circa un'ora, Diana iniziava a girarsi, coprendosi anche la testa.
Nel mentre, disilluso, iniziai a pensare ad una giornata "alternativa", nel caso la spiaggia non fosse stata vivibile o praticabile: colazione tranquilla al bar del camping, magari anche una partita a carte ai tavoli, poi una messa in sicurezza della tenda con un ulteriore telo impermeabile sul tetto e un rafforzamento dei picchetti, poi supermercato, pranzetto a Porto Santo Stefano; speravo in una spiaggia, almeno per il pomeriggio: altrimenti gita a Orbetello, o a Grosseto, in qualche centro commerciale, se proprio il tempo perdurava nella sua inclemenza. Che peccato, però, proprio oggi doveva piovere: poteva essere una giornata importante, fatta di conferme o di ricadute... la pioggia avrebbe scombinato e falsato ogni "esame".
Così fu: dopo la mattinata fin troppo tranquilla che avevo programmato, raggiungemmo direttamente Grosseto dall'ora di pranzo per il resto della giornata, rinchiusi in supermercati e negozi di piccoli centri commerciali. Il maltempo rendeva lontanissimo quel magico ieri, avevo l'impressione che l'avesse letteralmente sterminato, privandolo di colori, sensazioni, magia. Il grigiore ambientale aveva rattristato anche noi, infreddoliti e nuovamente avvolti in jeans, felpe e scarpe pesanti: di sicuro Diana era tornata quella di sempre, senza alcun dubbio, seppur per forza di cose; non ebbi voglia di approfondire i temi piccanti del giorno prima, mi sentivo demotivato, anche perché purtroppo le previsioni meteo dei giornali del bar erano tutt'altro che ottimistiche: pioggia per altri due giorni. Troppi per riprendere il filo da dove lo avevamo lasciato... valutammo anche l'ipotesi di un rientro anticipato: non era il massimo cenare e soprattutto dormire in tenda in quelle condizioni, ma stabilimmo di prenderci ancora un pò di tempo per decidere: alcuni commessi nei negozi ci avevano consigliato di visitare altri paesi dell'entroterra non troppo lontani, avremmo potuto riempire un'altra giornata senza annoiarci troppo, magari sperando in un miracolo meteorologico negli ultimi due giorni.
Il barista, al mattino, ci aveva invece suggerito nei dintorni una caletta ciottolosa lambita da scogli, che poteva accoglierci nei giorni a venire se la sabbia non si fosse asciugata. Non avevamo comunque voglia di ritornare ognuno nella propria casa e alla solita routine così presto. Nel pomeriggio, peraltro, arrivò una telefonata della segreteria del camping: visto che la pioggia stava aumentando e che le previsioni non erano confortanti per i giorni futuri, non era sicuro alloggiare nelle tende su una piazzola terrosa ed adombrata da decine di pini, bastava un fulmine per passare a miglior vita... quindi ci proposero di andar via in anticipo dietro un rimborso, o di occupare un bungalow tornato libero dopo un fuggi fuggi di massa, con un minimo sovrapprezzo; avremmo potuto beneficiare anche del servizio spiaggia nello stabilimento con ombrellone e lettini, tempo permettendo. Mi consultai velocemente con Diana e concordammo di accettare la seconda opzione: chiedemmo se era urgente tornare sul posto per occupare il bungalow e la segretaria ci rispose che dovevamo aver fretta soprattutto di mettere al riparo i nostri bagagli ed i nostri effetti personali, visto il temporale in corso; per il bungalow non c'era alcun problema: il campeggio si era quasi del tutto svuotato e i giorni di disponibilità della struttura si incastravano perfettamente con quelli della nostra permanenza residua.
Stando al chiuso, non ci eravamo accorti di nessun temporale: rientrammo più in fretta possibile in camping, il parcheggio effettivamente era quasi deserto e sulla piazzola era rimasta solo la nostra povera tenda che eroicamente aveva protetto ogni cosa senza che nulla si bagnasse o rovinasse. Traslocammo in fretta e ci sistemammo alla meglio, dopo aver pulito a fondo il bungalow non certo impeccabile.
Anche i due giorni seguenti furono flagellati dal maltempo, ma vedere un tetto più sicuro sopra la testa ci permise di affrontare meglio le rispettive mattinate, prima di trascorrere il resto della giornata tra un pranzetto a Porto Santo Stefano o a Porto Ercole ed una passeggiata ad Orbetello o ad Ansedonia: pioveva troppo per allontanarci verso l'entroterra. Provai solo una sera ad introdurre il tema del suo topless davanti ai pescatori ma la sua prima risposta alle mie curiosità fu piuttosto brusca e confusa: "non so nemmeno io cosa mi sia successo lunedì, come potrei spiegarlo a te!? devo capire se l'ho fatto solo per te, se non ero io in quei momenti, se mi sono voluta togliere una soddisfazione o un peso di dosso, non so se mi è piaciuto davvero o se mi sono voluta autoconvincere che fosse un momento magico senza pensarlo realmente: non so che dirti ora, forse lo capirò con il tempo e ne riparleremo: so che tu vorresti che ne parlassimo sempre, ma non insistere, per ora ricorda bene quella giornata e apprezzala". Obbedii.
Il Venerdì finalmente un timido sole fece nuovamente capolino, intervallato da nubi di passaggio, spinte da un vento assai poco adatto per una giornata in spiaggia. Il barista ed i bagnini ci sconsigliarono di fermarci alla Feniglia, ancora fradicia e troppo battuta dal vento e ci suggerirono di nuovo la caletta ciottolosa consigliata il giorno prima... la spiaggia del Mar Morto... obiettai ironicamente che rimaneva un pò troppo lontana dall'Italia e che avremmo impiegato il resto della vacanza solo per raggiungerla... ci spiegarono che l'omonimia era dovuta alla conformazione degli scogli intorno alla cala, bassi, schiacciati e stratificati, in alcuni tratti comodi per un appoggio alternativo ai ciottoloni della spiaggetta. Gli scogli proseguivano anche nel mare per alcune decine di metri, quasi a pelo d'acqua, formando a riva delle piscine in cui il mare era sempre calmo, da qui il nome di Mar Morto.
Incuriositi dalla particolarità della "location", raccogliemmo l'invito di indossare scarpe adatte al breve sentiero che dovevamo percorrere dopo aver parcheggiato l'auto. Sentivo di non provare una particolare eccitazione: due giorni di pioggia avevano raffreddato persino la mia voglia di trasgredire ed anche la giornata in corso, seppur apparentemente migliore, sembrava molto incerta meteorologicamente. Immaginavo solo qualche ora tranquilla, solitaria, senza emozioni, a ripararci dal vento ed in cerca di un posizionamento comodo, prima di scappare in fretta per il freddo o i disagi. Diana aveva indossato il pantalone di una tuta, una t-shirt ed un giubbino, intravedevo al collo il laccio del costume double-face rosso e beige, carino per chi ama i bikini, molto meno per chi li odia... castigato e con un doppio strato di tessuto, uno dei pochi costumi che riusciva a nascondere persino l'inturgidimento dei suoi capezzoli. Ma non mi sentivo arrabbiato o deluso, anzi la capivo e quasi concordavo: era una giornata poco congeniale anche per lei, freddolosa di natura, nemica del vento e degli scogli, ma dovevamo accontentarci... di fronte, però, ad uno spettacolo davvero da applausi offerto dalla natura: la cala deserta si presentava fedelmente come ci era stata descritta, peccato che il tempo fosse così capriccioso: con il sole ed il caldo dei primi giorni la scenografia sarebbe stata ancora più suggestiva.
Posizionammo gli asciugamani dapprima su uno scoglio appiattito, Diana si sdraiò immediatamente con la schiena al sole, per evitare di sentire troppo il vento che l'ha sempre infastidita al mare: liberò entrambi i lacci del reggiseno e crollò in un sonno profondo, nonostante il letto di turno non fosse particolarmente confortevole. Nel frattempo ne approfittai per ammirare nei dettagli e con più attenzione il paesaggio che mi circondava, davvero un miracolo di madre natura. Dopo più di un'ora qualche doloretto di troppo alla schiena svegliò Diana che si riallacciò il reggiseno ancora intontita dal sonno e si sedette, mirando la caletta di ciottoli poco distante: "proviamo a spostarci? Non so quanto resisto ancora qui, si sta scomodissimi, come sia riuscita a dormire è un mistero" Portammo solo gli asciugamani alla caletta, lasciando le borse sugli scogli, avevamo lasciato in auto l'ombrellone, visto il forte vento. Liberammo qualche metro di spiaggia da pezzi di reti, rami, piccoli tronchi, prima di sistemarci: sembrava che il vento si sentisse meno e i ciottoli erano abbastanza levigati ed accoglienti, seppur quasi paragonabili a pietre nelle dimensioni.
Tornai verso lo scoglio a prendere le borse e vidi arrivare a una distanza già piuttosto ravvicinata tre figure familiari...
Ottima prosecuzione di questo nuovo episodio... prosegui pure senza timore 😊Una manna dal cielo o un'insidia beffarda? Chissà. Potenzialmente si profilava un importante banco di prova e di sicuro quella giornata di mare, iniziata all'insegna della tranquillità, del piattume e della solitudine stava per cambiare volto, nel bene o nel male.
Mi ero ripromesso di vivere l'argomento "trasgressione" con leggerezza, ironia e sempre con il sorriso, ma non era così semplice riuscirci: dopo quel Lunedì le aspettative che nutrivo erano tante, alimentate quasi costantemente dalla mia fame di conferme.
Tuttavia quel giorno non avevo sensazioni positive: la giornata era anomala, a tratti irritante a causa dell'insistenza del vento, dei capricci delle nuvole e della timidezza del sole. Il caldo non era lo stesso dei primi giorni e l'indubbia bellezza del posto era inversamente proporzionale alla sua comodità... ma non dovevo sbilanciarmi in previsioni avventate, in fondo ero un novello in quanto a sensazioni del genere, l'unica esperienza maturata era una sola giornata di topless, il primo topless, seppur intensa e molto emozionante. Diana, peraltro, non mi aveva permesso di conoscere e capire le sue impressioni della sua prima esposizione a seno nudo ed era quindi impossibile pronosticare un bis o un ritorno alla normalità.
Anche il contesto era completamente opposto a quel magnifico Lunedì, nel quale eravamo stati noi ad "invadere" qualcuno: ora era qualcuno che stava per invadere noi. Diana prima di allora aveva sempre manifestato una evidente ostilità nei confronti degli invasori, non solo in spiaggia: i precedenti che ricordavo non mi facevano ben sperare...ma poteva rappresentare anche un vantaggio, pensavo: stavolta un topless avrebbe richiesto meno disagio, forse, meno coraggio, meno sfacciataggine, nessuna necessità di giustificarsi o di recitare. Mi girai verso di lei che nel frattempo si era sdraiata nuovamente con la schiena al sole, slacciando il reggiseno. Istintivamente stavo per chiamarla per annunciare l'arrivo di persone conosciute, ma poi mi frenai in tempo, immaginando un immediato ripristino del costume... non la vedevo in forma: pigra, ancora intontita di sonno e di stanchezza, oltre che infastidita dal vento, poco propensa a divertirsi, priva della sua solita curiosità e del suo abituale interesse di esplorare una nuova spiaggia e gli immediati dintorni.
Appena sbucarono dai primi scogli che orlavano la cala, finsi stupore"Ma... sbaglio o sono quei ragazzi di Napoli quelli che stanno arrivando?" "Quali dici? I gruppi di Napoli erano tre" "Quelli che avevamo di fronte alla nostra tenda" "Si, sono loro, è vero, i furbacchioni che guardavano la tetta mentre giocavamo a carte: ma non erano andati via? La loro tenda Martedì non c'era più e non li ho neanche più visti". "Mah, si saranno spostati nei bungalow anche loro o hanno trovato un albergo" . Ci fu un primo reciproco saluto a distanza con la mano, poi si avvicinarono, dopo aver adocchiato lo scoglio su cui ci eravamo sistemati inizialmente. Diana non aveva fatto una piega e finora, stranamente, non sembrava accusare alcuna insofferenza, ma era rimasta immobile, schiacciata sull'asciugamano, senza tuttavia riallacciare il reggiseno.
"Anche voi qui, ma conoscevate già questo posto?" ci chiese Raffaele, uno di loro, rompendo il ghiaccio. Rispondemmo che erano stati il barista ed i bagnini a consigliarcelo. Risero tra loro "Chill n'è nu barista, è na guida turistica, ce l'ha consigliato anche a noi". Iniziammo a canzonarlo, sperando che non avesse suggerito la stessa spiaggia a tutti i superstiti del camping, altrimenti avremmo avuto seri problemi di spazio. Dopo aver raccontato del nostro trasloco in bungalow, rivelammo loro la nostra certezza che fossero tornati a Napoli a causa del temporale ma risposero che anch'essi avevano trovato rifugio in un bungalow su suggerimento della segreteria del camping. Ci dissero poi che avevano provato a fermarsi sulla solita spiaggia della Feniglia, ma era ancora troppo bagnata ed il vento era talmente forte da sollevare la sabbia da terra. Anche lo stabilimento che loro frequentavano tutti i giorni non aveva neppure provato ad aprire: "A proposito, a voi non vi abbiamo mai visto allo stabilimento, nemmeno i primi giorni quando c'era caldo". Diana rispose ironicamente che lo stabilimento era destinato alle sfilate delle modelle e che la nostra presenza avrebbe abbassato troppo la media: loro quasi in coro replicarono che lei non avrebbe abbassato nessuna media, anzi! Aggiunsero poi che di modelle con la emme maiuscola purtroppo ne avevano viste ben poche: ammisero che la loro vacanza era stata piuttosto deludente da quel punto di vista, si aspettavano di più.
Uno dei tre, Antonio, più taciturno rispetto agli altri, iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di uno spazio in cui posizionarsi: a fianco a noi, nel tratto che avevamo pulito dai tronchi, era rimasto il posto a malapena per un altro asciugamano. Suggerì ai suoi amici di piazzarsi sullo scoglio che avevano notato arrivando. Diana gli sconsigliò con vigore la sistemazione che aveva ipotizzato: l'avevamo già provata noi e lo scoglio era scomodissimo, confermai energicamente. La guardai per un secondo negli occhi sperando in un suo cenno d'intesa, che non arrivò. Tuttavia consigliò ad Antonio di radunare altri tronchi e pezzi di legno verso i lati della caletta, per ritagliare un posto anche per loro. Tutti e tre carinamente si opposero dicendo che ci avrebbero disturbati e che saremmo stati comunque troppo vicini. Risposi che la spiaggia era pubblica, quindi di tutti e che a noi non avrebbero dato alcun fastidio, anzi con l'occasione avremmo trascorso meglio una giornata fino a quel momento noiosa. Si consultarono un secondo con lo sguardo e si convinsero, iniziando la loro opera di ripulitura della spiaggia. Diedi una mano anch'io, mentre Diana continuava a rimanere incollata all'asciugamano senza muoversi minimamente. Tentai un paio di volte di incrociare il suo sguardo per captare un suo eventuale segnale di gradimento o uno dei suoi sorrisi maliziosi di qualche giorno prima, ma stavolta sembrava assolutamente innocua ed impassibile. Mi tornò in mente l'immagine della sua tetta quasi completamente scoperta mentre due di loro, Ciro e Raffaele, si avvicinarono alla fine della nostra partita a carte di qualche giorno prima e la mia eccitazione iniziò finalmente a prendere il sopravvento su pronostici, apatia e sensazioni negative.
Dopo qualche minuto Raffaele potè sistemarsi molto vicino a Diana, seguito da Ciro, mentre Antonio era leggermente più staccato ma fu il primo a spogliarsi ed estrasse subito dalla borsa una mappa della zona apprezzando la minor intensità del vento in posizione seduta . Tre ragazzi piuttosto piacenti, dovevo ammetterlo anche con un pizzico di invidia. Tonicità fisica, pulizia, capelli corti o rasati, peluria assente o moderata. Ciro e Raffaele indossavano dei costumi molto colorati e lunghi fino alle ginocchia, mentre Antonio aveva scelto un semplice slip nero, perfetto per il suo corpo apparentemente da nuotatore. Notai un primo accenno di occhiata di Raffaele verso le tette di Diana, che continuava a rimanere saldamente appiccicata al suo asciugamano, offrendo quindi una visuale limitatissima solo della parte laterale del seno sinistro, compresso tra i ciottoli e la sua schiena. Ci conoscemmo meglio: Ciro e Raffaele avevano 20 anni, Antonio 21 appena compiuti. Dopo un confronto sulle abitudini e le usanze delle nostre città, la chiacchierata cadde nuovamente sul tema delle conquiste estive: Ciro si lamentava della carenza di "materia prima" in quell'anno, senza troppo misurare le parole davanti a Diana, che sembrava comunque divertita: il loro dialetto, come molti altri e la loro gestualità erano davvero esilaranti. Ribattei che forse la fine di Giugno non era ancora il periodo adatto per rimorchiare, visto lo scarso affollamento in generale e perché è un mese preferito principalmente da coppie, anziani o famiglie con bambini piccoli per le vacanze. Per vedere flussi di giovani avrebbero dovuto attendere almeno un altro mese. Concordarono ma risposero che a Luglio e ad Agosto avrebbero lavorato in alcuni bar o ristoranti del loro litorale e che quindi erano costretti ad anticipare le ferie, accontentandosi dei loro arenili in alta stagione. Dopo aver confidato loro che non avevamo mai preso in considerazione una vacanza in Campania, ci mostrarono con i cellulari alcune foto delle loro spiagge, alcune piuttosto suggestive e ben organizzate, ma molto caotiche: poco adatte a noi, quindi. Scherzai allora sul fatto che sulle loro spiagge così affollate avrebbero trovato tutta la "materia prima" che volevano, altro che Argentario!!
Antonio era rimasto un pò in disparte e aveva aperto la sua mappa, analizzandola con attenzione. Diana, sollevando appena la testa, lo invitò a passarla anche a lei, una volta terminato di consultarla. Ammisi che effettivamente non avevamo pensato di acquistare una cartina tutta per noi: fino a quel momento ci eravamo affidati ai consigli degli esperti di zona: pescatori, baristi, bagnini e che ormai era tardi per rimediare, visto che il giorno seguente dovevamo rientrare a casa. Antonio con molta delicatezza si alzò dal suo asciugamano e si avvicinò a lei: le porse la mappa, esclamando che lui avrebbe potuto consultarla in qualunque altro momento. Non tornò indietro e si sedette sui ciottoli, vicino alla testa di Diana.
Senz'altro dovrà alzarsi sui gomiti!Sono convinto che sotto sotto la nostra Diana qualche sorpresa ce la darà, aspetto fiducioso il seguito.
bello ancora. Mi aspetto che Diana per consultare la mappa si…..Una manna dal cielo o un'insidia beffarda? Chissà. Potenzialmente si profilava un importante banco di prova e di sicuro quella giornata di mare, iniziata all'insegna della tranquillità, del piattume e della solitudine stava per cambiare volto, nel bene o nel male.
Mi ero ripromesso di vivere l'argomento "trasgressione" con leggerezza, ironia e sempre con il sorriso, ma non era così semplice riuscirci: dopo quel Lunedì le aspettative che nutrivo erano tante, alimentate quasi costantemente dalla mia fame di conferme.
Tuttavia quel giorno non avevo sensazioni positive: la giornata era anomala, a tratti irritante a causa dell'insistenza del vento, dei capricci delle nuvole e della timidezza del sole. Il caldo non era lo stesso dei primi giorni e l'indubbia bellezza del posto era inversamente proporzionale alla sua comodità... ma non dovevo sbilanciarmi in previsioni avventate, in fondo ero un novello in quanto a sensazioni del genere, l'unica esperienza maturata era una sola giornata di topless, il primo topless, seppur intensa e molto emozionante. Diana, peraltro, non mi aveva permesso di conoscere e capire le sue impressioni della sua prima esposizione a seno nudo ed era quindi impossibile pronosticare un bis o un ritorno alla normalità.
Anche il contesto era completamente opposto a quel magnifico Lunedì, nel quale eravamo stati noi ad "invadere" qualcuno: ora era qualcuno che stava per invadere noi. Diana prima di allora aveva sempre manifestato una evidente ostilità nei confronti degli invasori, non solo in spiaggia: i precedenti che ricordavo non mi facevano ben sperare...ma poteva rappresentare anche un vantaggio, pensavo: stavolta un topless avrebbe richiesto meno disagio, forse, meno coraggio, meno sfacciataggine, nessuna necessità di giustificarsi o di recitare. Mi girai verso di lei che nel frattempo si era sdraiata nuovamente con la schiena al sole, slacciando il reggiseno. Istintivamente stavo per chiamarla per annunciare l'arrivo di persone conosciute, ma poi mi frenai in tempo, immaginando un immediato ripristino del costume... non la vedevo in forma: pigra, ancora intontita di sonno e di stanchezza, oltre che infastidita dal vento, poco propensa a divertirsi, priva della sua solita curiosità e del suo abituale interesse di esplorare una nuova spiaggia e gli immediati dintorni.
Appena sbucarono dai primi scogli che orlavano la cala, finsi stupore"Ma... sbaglio o sono quei ragazzi di Napoli quelli che stanno arrivando?" "Quali dici? I gruppi di Napoli erano tre" "Quelli che avevamo di fronte alla nostra tenda" "Si, sono loro, è vero, i furbacchioni che guardavano la tetta mentre giocavamo a carte: ma non erano andati via? La loro tenda Martedì non c'era più e non li ho neanche più visti". "Mah, si saranno spostati nei bungalow anche loro o hanno trovato un albergo" . Ci fu un primo reciproco saluto a distanza con la mano, poi si avvicinarono, dopo aver adocchiato lo scoglio su cui ci eravamo sistemati inizialmente. Diana non aveva fatto una piega e finora, stranamente, non sembrava accusare alcuna insofferenza, ma era rimasta immobile, schiacciata sull'asciugamano, senza tuttavia riallacciare il reggiseno.
"Anche voi qui, ma conoscevate già questo posto?" ci chiese Raffaele, uno di loro, rompendo il ghiaccio. Rispondemmo che erano stati il barista ed i bagnini a consigliarcelo. Risero tra loro "Chill n'è nu barista, è na guida turistica, ce l'ha consigliato anche a noi". Iniziammo a canzonarlo, sperando che non avesse suggerito la stessa spiaggia a tutti i superstiti del camping, altrimenti avremmo avuto seri problemi di spazio. Dopo aver raccontato del nostro trasloco in bungalow, rivelammo loro la nostra certezza che fossero tornati a Napoli a causa del temporale ma risposero che anch'essi avevano trovato rifugio in un bungalow su suggerimento della segreteria del camping. Ci dissero poi che avevano provato a fermarsi sulla solita spiaggia della Feniglia, ma era ancora troppo bagnata ed il vento era talmente forte da sollevare la sabbia da terra. Anche lo stabilimento che loro frequentavano tutti i giorni non aveva neppure provato ad aprire: "A proposito, a voi non vi abbiamo mai visto allo stabilimento, nemmeno i primi giorni quando c'era caldo". Diana rispose ironicamente che lo stabilimento era destinato alle sfilate delle modelle e che la nostra presenza avrebbe abbassato troppo la media: loro quasi in coro replicarono che lei non avrebbe abbassato nessuna media, anzi! Aggiunsero poi che di modelle con la emme maiuscola purtroppo ne avevano viste ben poche: ammisero che la loro vacanza era stata piuttosto deludente da quel punto di vista, si aspettavano di più.
Uno dei tre, Antonio, più taciturno rispetto agli altri, iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di uno spazio in cui posizionarsi: a fianco a noi, nel tratto che avevamo pulito dai tronchi, era rimasto il posto a malapena per un altro asciugamano. Suggerì ai suoi amici di piazzarsi sullo scoglio che avevano notato arrivando. Diana gli sconsigliò con vigore la sistemazione che aveva ipotizzato: l'avevamo già provata noi e lo scoglio era scomodissimo, confermai energicamente. La guardai per un secondo negli occhi sperando in un suo cenno d'intesa, che non arrivò. Tuttavia consigliò ad Antonio di radunare altri tronchi e pezzi di legno verso i lati della caletta, per ritagliare un posto anche per loro. Tutti e tre carinamente si opposero dicendo che ci avrebbero disturbati e che saremmo stati comunque troppo vicini. Risposi che la spiaggia era pubblica, quindi di tutti e che a noi non avrebbero dato alcun fastidio, anzi con l'occasione avremmo trascorso meglio una giornata fino a quel momento noiosa. Si consultarono un secondo con lo sguardo e si convinsero, iniziando la loro opera di ripulitura della spiaggia. Diedi una mano anch'io, mentre Diana continuava a rimanere incollata all'asciugamano senza muoversi minimamente. Tentai un paio di volte di incrociare il suo sguardo per captare un suo eventuale segnale di gradimento o uno dei suoi sorrisi maliziosi di qualche giorno prima, ma stavolta sembrava assolutamente innocua ed impassibile. Mi tornò in mente l'immagine della sua tetta quasi completamente scoperta mentre due di loro, Ciro e Raffaele, si avvicinarono alla fine della nostra partita a carte di qualche giorno prima e la mia eccitazione iniziò finalmente a prendere il sopravvento su pronostici, apatia e sensazioni negative.
Dopo qualche minuto Raffaele potè sistemarsi molto vicino a Diana, seguito da Ciro, mentre Antonio era leggermente più staccato ma fu il primo a spogliarsi ed estrasse subito dalla borsa una mappa della zona apprezzando la minor intensità del vento in posizione seduta . Tre ragazzi piuttosto piacenti, dovevo ammetterlo anche con un pizzico di invidia. Tonicità fisica, pulizia, capelli corti o rasati, peluria assente o moderata. Ciro e Raffaele indossavano dei costumi molto colorati e lunghi fino alle ginocchia, mentre Antonio aveva scelto un semplice slip nero, perfetto per il suo corpo apparentemente da nuotatore. Notai un primo accenno di occhiata di Raffaele verso le tette di Diana, che continuava a rimanere saldamente appiccicata al suo asciugamano, offrendo quindi una visuale limitatissima solo della parte laterale del seno sinistro, compresso tra i ciottoli e la sua schiena. Ci conoscemmo meglio: Ciro e Raffaele avevano 20 anni, Antonio 21 appena compiuti. Dopo un confronto sulle abitudini e le usanze delle nostre città, la chiacchierata cadde nuovamente sul tema delle conquiste estive: Ciro si lamentava della carenza di "materia prima" in quell'anno, senza troppo misurare le parole davanti a Diana, che sembrava comunque divertita: il loro dialetto, come molti altri e la loro gestualità erano davvero esilaranti. Ribattei che forse la fine di Giugno non era ancora il periodo adatto per rimorchiare, visto lo scarso affollamento in generale e perché è un mese preferito principalmente da coppie, anziani o famiglie con bambini piccoli per le vacanze. Per vedere flussi di giovani avrebbero dovuto attendere almeno un altro mese. Concordarono ma risposero che a Luglio e ad Agosto avrebbero lavorato in alcuni bar o ristoranti del loro litorale e che quindi erano costretti ad anticipare le ferie, accontentandosi dei loro arenili in alta stagione. Dopo aver confidato loro che non avevamo mai preso in considerazione una vacanza in Campania, ci mostrarono con i cellulari alcune foto delle loro spiagge, alcune piuttosto suggestive e ben organizzate, ma molto caotiche: poco adatte a noi, quindi. Scherzai allora sul fatto che sulle loro spiagge così affollate avrebbero trovato tutta la "materia prima" che volevano, altro che Argentario!!
Antonio era rimasto un pò in disparte e aveva aperto la sua mappa, analizzandola con attenzione. Diana, sollevando appena la testa, lo invitò a passarla anche a lei, una volta terminato di consultarla. Ammisi che effettivamente non avevamo pensato di acquistare una cartina tutta per noi: fino a quel momento ci eravamo affidati ai consigli degli esperti di zona: pescatori, baristi, bagnini e che ormai era tardi per rimediare, visto che il giorno seguente dovevamo rientrare a casa. Antonio con molta delicatezza si alzò dal suo asciugamano e si avvicinò a lei: le porse la mappa, esclamando che lui avrebbe potuto consultarla in qualunque altro momento. Non tornò indietro e si sedette sui ciottoli, vicino alla testa di Diana.
Una manna dal cielo o un'insidia beffarda? Chissà. Potenzialmente si profilava un importante banco di prova e di sicuro quella giornata di mare, iniziata all'insegna della tranquillità, del piattume e della solitudine stava per cambiare volto, nel bene o nel male.
Mi ero ripromesso di vivere l'argomento "trasgressione" con leggerezza, ironia e sempre con il sorriso, ma non era così semplice riuscirci: dopo quel Lunedì le aspettative che nutrivo erano tante, alimentate quasi costantemente dalla mia fame di conferme.
Tuttavia quel giorno non avevo sensazioni positive: la giornata era anomala, a tratti irritante a causa dell'insistenza del vento, dei capricci delle nuvole e della timidezza del sole. Il caldo non era lo stesso dei primi giorni e l'indubbia bellezza del posto era inversamente proporzionale alla sua comodità... ma non dovevo sbilanciarmi in previsioni avventate, in fondo ero un novello in quanto a sensazioni del genere, l'unica esperienza maturata era una sola giornata di topless, il primo topless, seppur intensa e molto emozionante. Diana, peraltro, non mi aveva permesso di conoscere e capire le sue impressioni della sua prima esposizione a seno nudo ed era quindi impossibile pronosticare un bis o un ritorno alla normalità.
Anche il contesto era completamente opposto a quel magnifico Lunedì, nel quale eravamo stati noi ad "invadere" qualcuno: ora era qualcuno che stava per invadere noi. Diana prima di allora aveva sempre manifestato una evidente ostilità nei confronti degli invasori, non solo in spiaggia: i precedenti che ricordavo non mi facevano ben sperare...ma poteva rappresentare anche un vantaggio, pensavo: stavolta un topless avrebbe richiesto meno disagio, forse, meno coraggio, meno sfacciataggine, nessuna necessità di giustificarsi o di recitare. Mi girai verso di lei che nel frattempo si era sdraiata nuovamente con la schiena al sole, slacciando il reggiseno. Istintivamente stavo per chiamarla per annunciare l'arrivo di persone conosciute, ma poi mi frenai in tempo, immaginando un immediato ripristino del costume... non la vedevo in forma: pigra, ancora intontita di sonno e di stanchezza, oltre che infastidita dal vento, poco propensa a divertirsi, priva della sua solita curiosità e del suo abituale interesse di esplorare una nuova spiaggia e gli immediati dintorni.
Appena sbucarono dai primi scogli che orlavano la cala, finsi stupore"Ma... sbaglio o sono quei ragazzi di Napoli quelli che stanno arrivando?" "Quali dici? I gruppi di Napoli erano tre" "Quelli che avevamo di fronte alla nostra tenda" "Si, sono loro, è vero, i furbacchioni che guardavano la tetta mentre giocavamo a carte: ma non erano andati via? La loro tenda Martedì non c'era più e non li ho neanche più visti". "Mah, si saranno spostati nei bungalow anche loro o hanno trovato un albergo" . Ci fu un primo reciproco saluto a distanza con la mano, poi si avvicinarono, dopo aver adocchiato lo scoglio su cui ci eravamo sistemati inizialmente. Diana non aveva fatto una piega e finora, stranamente, non sembrava accusare alcuna insofferenza, ma era rimasta immobile, schiacciata sull'asciugamano, senza tuttavia riallacciare il reggiseno.
"Anche voi qui, ma conoscevate già questo posto?" ci chiese Raffaele, uno di loro, rompendo il ghiaccio. Rispondemmo che erano stati il barista ed i bagnini a consigliarcelo. Risero tra loro "Chill n'è nu barista, è na guida turistica, ce l'ha consigliato anche a noi". Iniziammo a canzonarlo, sperando che non avesse suggerito la stessa spiaggia a tutti i superstiti del camping, altrimenti avremmo avuto seri problemi di spazio. Dopo aver raccontato del nostro trasloco in bungalow, rivelammo loro la nostra certezza che fossero tornati a Napoli a causa del temporale ma risposero che anch'essi avevano trovato rifugio in un bungalow su suggerimento della segreteria del camping. Ci dissero poi che avevano provato a fermarsi sulla solita spiaggia della Feniglia, ma era ancora troppo bagnata ed il vento era talmente forte da sollevare la sabbia da terra. Anche lo stabilimento che loro frequentavano tutti i giorni non aveva neppure provato ad aprire: "A proposito, a voi non vi abbiamo mai visto allo stabilimento, nemmeno i primi giorni quando c'era caldo". Diana rispose ironicamente che lo stabilimento era destinato alle sfilate delle modelle e che la nostra presenza avrebbe abbassato troppo la media: loro quasi in coro replicarono che lei non avrebbe abbassato nessuna media, anzi! Aggiunsero poi che di modelle con la emme maiuscola purtroppo ne avevano viste ben poche: ammisero che la loro vacanza era stata piuttosto deludente da quel punto di vista, si aspettavano di più.
Uno dei tre, Antonio, più taciturno rispetto agli altri, iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di uno spazio in cui posizionarsi: a fianco a noi, nel tratto che avevamo pulito dai tronchi, era rimasto il posto a malapena per un altro asciugamano. Suggerì ai suoi amici di piazzarsi sullo scoglio che avevano notato arrivando. Diana gli sconsigliò con vigore la sistemazione che aveva ipotizzato: l'avevamo già provata noi e lo scoglio era scomodissimo, confermai energicamente. La guardai per un secondo negli occhi sperando in un suo cenno d'intesa, che non arrivò. Tuttavia consigliò ad Antonio di radunare altri tronchi e pezzi di legno verso i lati della caletta, per ritagliare un posto anche per loro. Tutti e tre carinamente si opposero dicendo che ci avrebbero disturbati e che saremmo stati comunque troppo vicini. Risposi che la spiaggia era pubblica, quindi di tutti e che a noi non avrebbero dato alcun fastidio, anzi con l'occasione avremmo trascorso meglio una giornata fino a quel momento noiosa. Si consultarono un secondo con lo sguardo e si convinsero, iniziando la loro opera di ripulitura della spiaggia. Diedi una mano anch'io, mentre Diana continuava a rimanere incollata all'asciugamano senza muoversi minimamente. Tentai un paio di volte di incrociare il suo sguardo per captare un suo eventuale segnale di gradimento o uno dei suoi sorrisi maliziosi di qualche giorno prima, ma stavolta sembrava assolutamente innocua ed impassibile. Mi tornò in mente l'immagine della sua tetta quasi completamente scoperta mentre due di loro, Ciro e Raffaele, si avvicinarono alla fine della nostra partita a carte di qualche giorno prima e la mia eccitazione iniziò finalmente a prendere il sopravvento su pronostici, apatia e sensazioni negative.
Dopo qualche minuto Raffaele potè sistemarsi molto vicino a Diana, seguito da Ciro, mentre Antonio era leggermente più staccato ma fu il primo a spogliarsi ed estrasse subito dalla borsa una mappa della zona apprezzando la minor intensità del vento in posizione seduta . Tre ragazzi piuttosto piacenti, dovevo ammetterlo anche con un pizzico di invidia. Tonicità fisica, pulizia, capelli corti o rasati, peluria assente o moderata. Ciro e Raffaele indossavano dei costumi molto colorati e lunghi fino alle ginocchia, mentre Antonio aveva scelto un semplice slip nero, perfetto per il suo corpo apparentemente da nuotatore. Notai un primo accenno di occhiata di Raffaele verso le tette di Diana, che continuava a rimanere saldamente appiccicata al suo asciugamano, offrendo quindi una visuale limitatissima solo della parte laterale del seno sinistro, compresso tra i ciottoli e la sua schiena. Ci conoscemmo meglio: Ciro e Raffaele avevano 20 anni, Antonio 21 appena compiuti. Dopo un confronto sulle abitudini e le usanze delle nostre città, la chiacchierata cadde nuovamente sul tema delle conquiste estive: Ciro si lamentava della carenza di "materia prima" in quell'anno, senza troppo misurare le parole davanti a Diana, che sembrava comunque divertita: il loro dialetto, come molti altri e la loro gestualità erano davvero esilaranti. Ribattei che forse la fine di Giugno non era ancora il periodo adatto per rimorchiare, visto lo scarso affollamento in generale e perché è un mese preferito principalmente da coppie, anziani o famiglie con bambini piccoli per le vacanze. Per vedere flussi di giovani avrebbero dovuto attendere almeno un altro mese. Concordarono ma risposero che a Luglio e ad Agosto avrebbero lavorato in alcuni bar o ristoranti del loro litorale e che quindi erano costretti ad anticipare le ferie, accontentandosi dei loro arenili in alta stagione. Dopo aver confidato loro che non avevamo mai preso in considerazione una vacanza in Campania, ci mostrarono con i cellulari alcune foto delle loro spiagge, alcune piuttosto suggestive e ben organizzate, ma molto caotiche: poco adatte a noi, quindi. Scherzai allora sul fatto che sulle loro spiagge così affollate avrebbero trovato tutta la "materia prima" che volevano, altro che Argentario!!
Antonio era rimasto un pò in disparte e aveva aperto la sua mappa, analizzandola con attenzione. Diana, sollevando appena la testa, lo invitò a passarla anche a lei, una volta terminato di consultarla. Ammisi che effettivamente non avevamo pensato di acquistare una cartina tutta per noi: fino a quel momento ci eravamo affidati ai consigli degli esperti di zona: pescatori, baristi, bagnini e che ormai era tardi per rimediare, visto che il giorno seguente dovevamo rientrare a casa. Antonio con molta delicatezza si alzò dal suo asciugamano e si avvicinò a lei: le porse la mappa, esclamando che lui avrebbe potuto consultarla in qualunque altro momento. Non tornò indietro e si sedette sui ciottoli, vicino alla testa di Diana.
Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless. Effettivamente aveva ragione, dovevano vederla da vicino semmai: mi ammutolii sempre più demoralizzato e nervoso: per distrarmi iniziai ad immaginare a cosa potermi eventualmente inventare senza che sembrasse un incontro premeditato: in pochi secondi bruciai tutte le soluzioni possibili: esclusi la passeggiata perché avremmo potuto farla anche dalla parte opposta in cui non c'era nessuno, esclusi anche un bagno perché l'avrebbero vista da lontano e solo per pochi istanti ed esclusi anche di spostarmi più vicino a loro con l'ombrellone perché non aveva senso: la spiaggia era tutta uguale: stesso caldo, stessa spiaggia, stesse dune, stesso vento ovunque"... ma poi una mezza idea pian piano prese forma e, senza nutrire alcuna speranza di far centro, la lanciai di getto a Diana con un'aria di sfida, tanto per avere un motivo in più per tornarmene a casa dopo il suo prossimo no: "facciamo così: torno io da loro con la scusa di farmi ripetere i nomi di alcune spiagge che mi hanno consigliato prima, (alcuni li avevo dimenticati davvero), senza portami dietro il telefono; quando sarò arrivato, aspetta un pochino e poi fa squillare il mio cellulare con il tuo e me lo porti, senza reggiseno, dicendo che è il mio capo. Fermati vicino a loro mentre fingo di parlare al telefono e vedi se ti guardano e come ti guardano, ci stai? Prendere o lasciare, nessun altro potrà accorgersi di ciò che starai facendo: ci siamo solo noi e loro". Aveva lo sguardo di chi viene messo con le spalle al muro, forse mi aveva visto davvero insoddisfatto e spazientito...ero realmente intenzionato a lasciarla ed a tornarmene a casa, in quel momento, penso si notasse chiaramente: Diana ci pensò su qualche secondo e poi mi chiese quanti anni avevano più o meno i due pescatori più vicini a noi, mentre cercava di scorgerli il meglio possibile: "Il più grande sui 45, il ragazzo non credo sia maggiorenne, avrà 16 anni più o meno". Volle sapere anche il numero e l'età dei pescatori più distanti "sono altre cinque persone, tre uomini sempre intorno alla cinquantina e due ragazzi di poco maggiorenni, apparentemente".
Non staccò lo sguardo da loro "Va bene dai, facciamo questa pagliacciata, ci provo, almeno capirai una volta per tutte che sono ridicola davvero, lo vedrai con i tuoi stessi occhi quanto rideranno di me i tuoi amici pescatori...e poi non ti prometto niente, non so se mostrerò qualcosa, non ho mai fatto questi spettacolini, sicuramente mi coprirò con le braccia, le mani, non ci riuscirò mai a esibirmi come se niente fosse , quindi non so cosa verrà fuori, ma ci provo, apprezza il gesto". Incredulo, risposi che nessuno avrebbe riso di lei se non si fosse coperta e che tutti l'avrebbero solo ammirata o ignorata, nella peggiore delle ipotesi. "Devi farlo soprattutto per te stessa, non solo per me". Brontolò qualcosa a voce bassa ma non captai le sue parole: ero un pò confuso e distratto da un momento di incertezza, non mi ero preparato ad una sua accettazione, non me l'aspettavo: nel mio cervello iniziava a scazzottare un insieme di emozioni contrastanti: un'eccitazione mai sentita prima, una precoce disillusione che non sarebbe mai venuta fin laggiù e con le tette al vento, la speranza di un miracolo, la rabbia per come continuava a calpestare la sua autostima, la gratitudine perché forse mi stava dimostrando di volerci almeno provare.
Si sdraiò con la schiena al sole e mentre snodava i lacci del reggiseno per evitare i segni dell'abbronzatura, mi chiese di portarle entrambi i cellulari. Glieli porsi, mi guardò con acida saccenza, scandendo lentamente ogni sillaba: "Hai pensato al fatto che potrebbe arrivarti una chiamata vera o un messaggio mentre parli al telefono per finta? Lo sai che il telefono ti squillerebbe? Ti faresti sgamare come uno scemo" Le risposi che è bello rischiare, quando ne vale la pena. Abbozzò un mezzo sorriso irritato, che soffocò di corsa: mi procurai il foglio e la penna che utilizzavo per i punteggi delle partite a carte e la salutai.
Ero un pò a corto di fiato, stavolta, nel camminare: colpa dell'adrenalina più che del caldo: sognavo che tutto andasse secondo i programmi, ma allo stesso tempo ero quasi rassegnato che non sarebbe mai venuta fin laggiù, mi ero preparato all'ennesima delusione e già mi vedevo in treno con la mia valigia la sera stessa. Raggiunsi i primi due pescatori in poco tempo, la distanza tra i due gruppi adesso era molto netta. "Allora, avete svoltato la giornata?" "Macché, oggi un si piglia nemmeno granchi"... Mi dissero che stavano per andare via, porca miseria: era quasi ora di pranzo; l'uomo più maturo aveva il turno di pomeriggio, mi rivelò di lavorare in una palestra come istruttore. Effettivamente aveva un bel fisico, anche il ragazzo cresceva bene, immaginai che frequentasse gratis la stessa palestra del padre, chissà. Alzai lo sguardo in lontananza e vidi che qualcuno dell'altro gruppo iniziava a radunare le varie attrezzature: stavano già smontando, accidenti. Loro due invece continuavano ancora a pescare, ma non avevano molti attrezzi dietro, avrebbero fatto presto ad andarsene e avevo detto a Diana di aspettare un pò prima di venire, ma tanto non sarebbe mai venuta, quindi il problema non si poneva nemmeno: domandai di nuovo i nomi delle spiagge che mi avevano consigliato pocanzi: mi piegai sulle gambe e li scrissi per bene sul foglio che avevo appoggiato su una loro cassetta di attrezzi da pesca, poi li guardai mentre si interrogavano tra di loro su un altro luogo che non mi avevano detto, ma di cui non ricordavano il nome. Notai il ragazzo mirare verso il mio ombrellone e cambiare volto all'improvviso, sembrava in ipnosi. Subito dopo iniziai a sentire la suoneria del mio cellulare sempre più definita. L'uomo si guardò intorno, continuando a stare rivolto verso il mare: "sento un suono, ma che è? boh..." Mi voltai anch'io e vidi una scena impossibile da dimenticare: Diana stava arrivando verso di noi, in topless, con il passo accelerato e una mano protesa in avanti che stringeva il mio cellulare: le sue tettone ballavano incontrollate, era straripante, meravigliosa: "ti sta chiamando il tuo capo, sbrigati a rispondere, sta suonando da un pò, questo ti licenzia prima o poi". Mi passò il telefono quasi con violenza: non avevo quasi il fiato per parlare, dall'adrenalina. Iniziai la mia finta telefonata di lavoro, arretrando di qualche metro verso le dune; stentavo a imbastire una conversazione credibile; Diana non se ne andava, era rimasta davanti a loro con le tette in mostra, i suoi capezzoli erano duri e sporgenti: la sentivo parlare: ogni tanto l'uomo la guardava con estremo interesse e lei cercava di coprirsi con un braccio: quando lui si voltava verso il mare per controllare la sua lenza, lei si scopriva di nuovo ed i suoi capezzoli lentamente tornavano a spuntare: il ragazzo invece non parlava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso per più di 5 secondi: se avesse abboccato una balena o un tonno credo non ne avrebbe avvertito alcuna percezione, in quel momento! Notavo che Diana si faceva guardare tranquillamente da lui, senza coprirsi, nonostante il suo palese arrapamento. Volevo follemente ascoltare bene quello che si dicevano, ma non riuscivo a sentire quasi nulla, specie quando dovevo abbozzare anch'io qualche frase per finta, così interruppi la chiamata e finsi di scrivere dei messaggi, percorrendo qualche passo in avanti. Ora riuscivo a sentire: lei si stava scusando per essersi presentata in quel modo: "Non ho avuto il tempo di rivestirmi, ho provato a chiamarlo a voce un sacco di volte ma non mi sentiva, pensavo di potergli lasciare il telefono a metà strada: scusatemi, ma il suo capo è tremendo, se non rispondi alle telefonate si infuria, gli dico sempre di portare con se il cellulare perché puntualmente questo tizio lo chiama quando lui si allontana o non può rispondere, sembra lo faccia apposta: mi sento davvero ridicola così. Vorrei tanto essere tipo Belen, invece faccio schifo, lo so, potete ridere se volete: non mi offendo". Il ragazzo timidamente le disse "Ma quale schifo, stai benissimo" ed il padre, senza guardarla, esclamò con il suo pittoresco toscanaccio: "Vuoi vedere cosa significa la parola "schifo"? Fatti una passeggiata laggiù, ci sono i nudisti, bravissime persone, per carità: 80,70,60 anni, qualcuno anche più giovane: uomini, donne pieni di grinze, di rotoli di pancia, di tette flosce, io li conosco da 20 anni e sono sempre stati così, non è che prima erano meglio: vai, va a vedere, vedrai che dopo comincerai ad apprezzarti: ti dico una cosa, ti do del tu perché sei giovane: lo dicevo prima al tuo ragazzo: faccio l'istruttore di palestra da quasi 18 anni, sai quanti piani di lavoro ho dovuto fare a fanciulle pelle ed ossa per scelta loro, o a ragazze di 150 chili? Non te lo immagini quante, se non fosse stato per lavoro mi sarei rifiutato di farlo. Quelle fanno schifo, non tu, eppure non si piangono addosso, avrebbero tanti motivi per piangere. E poi, le Belen che dici tu sono ben poche e se la tirano talmente tanto!! Non guardano nessuno, non parlano con nessuno, piene di sé, tempo due/tre settimane e tutti le odiano perché non è che siamo così grulli come pensano...e a 50 anni si ritroveranno sole a chiedersi come mai non hanno incontrato l'uomo della loro vita. Poverette! Io con il lavoro che faccio, di corpi ne vedo tanti, quindi te lo dico senza malizia: ognuno deve mostrare e valorizzare il meglio che ha, dentro e fuori: tu lo stai facendo e sei bellina, molto bellina, magari fossero tutte come te: il mio lavoro sarebbe molto più piacevole... e anche pescare su questa spiaggia sarebbe molto più piacevole: si voltò un attimo verso di lei che stavolta non si coprì, le sorrise e si girò nuovamente verso il galleggiante. Diana, scherzando, gli chiese un piano di lavoro personalizzato per rassodare glutei, cosce e per crescere in altezza e lui ridendo rispose che poi sarebbe diventata perfetta, ma che la perfezione non aiuta: disse che " le donne più belle e sexy sono quelle un pochino imperfette, perché quelle perfette sono tutte uguali, alla lunga stancano, sono troppo scontate, non hanno fascino, te lo dice Andrea, vai benissimo così...e se te lo dice Andrea, puoi crederci. Una con la tua sensualità non l'avevo mai vista su questa spiaggia in tanti anni". Lei ridendo lo pregò di non esagerare, altrimenti si sarebbe illusa.
Volevo riavvicinarmi per iniziare a congedarci, ma mi piaceva troppo vedere Diana parlare con loro, con il suo seno nudo quasi in faccia a quel giovanotto in estasi totale e con il padre che la riempiva di complimenti e la incoraggiava con una grande maestria, senza farla vergognare. Notavo che lei si stava sciogliendo sempre di più, da molti minuti aveva smesso alzare il braccio per coprirsi e nonostante si accorgesse che il ragazzo le stava vicinissimo e la fissava frequentemente da un quarto d'ora con tenace intensità, lo lasciava guardare senza problemi... le areole in quel momento erano dilatate, perfettamente lisce e rotonde, un capolavoro. Mi eccitava il fatto che una iniziale esibizione forzata e con qualche impaccio si era trasformata in una simpatica e stimolante chiacchierata, senza inibizioni da parte di nessuno, incentrata sul tema di un topless esplosivo e a dir poco apprezzato, un topless che sembrava improbabile fino a pochi minuti prima sotto l'ombrellone e nemmeno lontanamente immaginabile alla presenza di due uomini compiaciuti ad un metro di distanza con i quali peraltro Diana riusciva persino a parlare, a ridere, a scherzare.
Stava trascorrendo troppo tempo, però e non volevo che il pretesto iniziale di avvicinamento perdesse di credibilità. Tornai da loro e salutai di nuovo: il ragazzo, nel sentirmi, cercò di riprendersi e, per la prima volta, staccò finalmente lo sguardo dalle tette per più di 20 secondi, prima di ricaderci di nuovo; l'uomo invece si girò subito verso di me: in prima battuta mi chiese com'era andata con il capo e poi scherzando mi rimproverò di non saper infondere a una ragazza così interessante la necessaria autostima: "trattala bene altrimenti te la rubo". Avrei voluto rispondergli che cercavo da quasi un anno di svegliare ed alimentare l'autostima di Diana, ma il contesto era troppo intrigante e preferii evitare, per non ripiombare nei soliti tragici discorsi stile brutto anatroccolo. Allora mi girai verso il ragazzo per coinvolgerlo un pò e gli dissi sorridendo "hai sentito tuo padre cosa dice alla mia ragazza? Non intervieni?? Io sarei più felice se me la rubassi tu, almeno sei giovane": lui si riconnesse con il resto del mondo, recuperò l'uso della parola rispolverando la stessa spontaneità che aveva usato quando mi chiese se fossimo nudisti e si fece scappare uno schietto "magari, te la ruberei subito!!", guardai un secondo Diana che aveva iniziato a ridere compiaciuta ed a suo agio: il giovanotto non mi diede il tempo di ribattere e chiarì che l'uomo non era suo padre, ma solo un amico di famiglia che gli aveva trasmesso la passione per la pesca. Indicò il gruppo più lontano e disse che suo padre era là in mezzo, l'uomo confermò dicendo che anche il "su figliolo" era rimasto con l'altro gruppo. Qualcuno li chiamò da lontano e li sollecitò a ritirare le lenze per andare via e anche noi ci guardammo e con un cenno di intesa decidemmo che era il momento di tornare al nostro ombrellone. Diana avanzò ancora di qualche passo e strinse la mano al ragazzo, salutandolo senza coprirsi minimamente e quasi sfiorandolo con i seni; poi si avvicino ad Andrea stringendo la mano anche a lui, li ringraziò "di tutto" e l'uomo rispose "grazie a te, speriamo di rivederci". Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.
Ragazzi: ci sarebbe anche un discreto epilogo da raccontarvi, ma solo se vi interessa... ho letto pochi commenti entusiastici finora, mi sono dilungato già troppo e non vorrei annoiarvi ancora!! Ditemi voi.