Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

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Micro bikini a parte, l'atavica sindrome serale del brutto anatroccolo e le temperature ancora fresche del mese di Giugno all'imbrunire, di sicuro non consentivano al guardaroba di Diana di spiccare per audacia e oscenità; qualche paio di jeans tutt'altro che attillati, altri pantaloni di cotone assai poco femminili, tute immancabili, felpe, cardigan e maglioncini, il tutto rigorosamente antiuomo. Qualche possibile spiraglio di accattivante speranza poteva essere riposto soltanto in due o tre t-shirts più scollate, leggere o trasparenti che avrebbero sortito il loro scandaloso effetto di impudicizia, in assenza del reggiseno. Ma dubitavo fortemente che la freddolosa Diana rinunciasse a coprirsi a dovere quella sera, rischiando di gelare o di ammalarsi in nome di una trasgressione inedita e dall'esito incerto.

Mi chiusi in bagno con l'intento di infilarmi sotto la doccia, ma prima che lo scrosciare dell'acqua mi impedisse di distinguere qualsiasi rumore in casa, avvicinai l'orecchio alla porta: sentii distintamente un cassetto del comò aprirsi ma non richiudersi se non dopo lunghi istanti. Stessa operazione e medesimi tempi per il secondo cassetto: la mia immaginazione delineava il volto indeciso ed impacciato di Diana nell'arrabattato tentativo di improvvisare un abbigliamento sexy con le poche scelte a disposizione, peraltro inadatte allo scopo. Pur di lasciarle tutto il tempo necessario per prepararsi al meglio e senza prevedibili affanni, mi dilungai oltremodo nella mia toelettatura. Troppo, forse: quando mi decisi finalmente ad uscire dal bagno, lei era già prontissima, in tenuta pressoché invernale.

"Scusami, amore, ma di sera è proprio impossibile alleggerirsi, per il momento: sono uscita un attimo fuori e l'aria è già fresca, immagina cosa potrà essere sul lungomare all'ora di cena: mi dispiace, questo è un giochino che farò volentieri, ma ad Agosto. Per adesso è improponibile, rischio veramente una broncopolmonite, cerca di capire ed accontentati di ciò che hai visto in spiaggia, non mi sembra poco!"

Effettivamente non potevo davvero lamentarmi della giornata, nonostante la visione dell'outfit scelto da Diana per la cena provocasse in me un certo sconforto ed un'innegabile disillusione: jeans pesante e larghissimo e felpa nera di cotone con cappuccio e cerniera, per giunta a collo alto, sormontata da un leggero giubbino a vento di colore bianco.

Mi aspettavo di cenare nuovamente nell'ottimo ristorantino già provato alcuni giorni prima; Diana, invece, volle percorrere l'intero viale su cui si susseguiva la maggior parte dei locali della piccola frazione balneare. Non molti, in realtà ed assiepati in meno di 200 metri di strada che dominava sulla spiaggia cittadina. L'effettiva frescura della sera non incoraggiava a mangiare all'aperto, nemmeno sotto i pergolati o i tendoni su strada attrezzati dai gestori. Solo pochi tavoli occupati prevalentemente da indomiti stranieri ancora in abiti da spiaggia o da trekking, noncuranti della brezza pungente che dal mare puntava dritta dritta sui loro colli scoperti.

Diana mirava con sguardi profondi e concentrati la sala interna di ogni singolo locale, rallentando il passo quasi fino a fermarsi davanti all'entrata di ognuno di essi. Faticavo a comprendere le sue intenzioni in un comportamento così insolito: necessità di scorgere un posticino ideale al chiuso, al riparo dal vento? O magari voglia di mangiare qualcosa in particolare, che potesse essere intravisto e valutato nel piatto di qualche commensale? Quasi alla fine del percorso, notai che però il suo interesse si focalizzava prevalentemente sui camerieri: personale di servizio al femminile, oppure misto, oppure solo maschile ma di età medio/alta scatenava una decisa bocciatura, evidenziata dalla riattivazione di un passeggio accelerato. Al contrario, davanti agli unici due locali alle cui dipendenze comparivano solo giovani ragazzi, mi pareva evidente si fosse verificato un soffermarsi più analitico e indagatore. Terminata la schiera dei ristoranti, Diana si voltò bruscamente e iniziò a tornare indietro, regalandomi un sorriso ambiguo e burlone:

"Stasera mi andrebbe una pizza al calduccio, ma buttiamo ancora un occhio per scegliere meglio, almeno, camminando camminando, la fame aumenta..."

I ristoranti già scartati nel primo giro di perlustrazione non vennero nemmeno considerati, mentre una breve sosta avvenne, strana coincidenza, proprio davanti all'ingresso di una trattoria nella quale un ragazzo piacente si destreggiava con disinvoltura tra un tavolo e l'altro a ritmi vertiginosi.

"Carino questo posto, ma credo non facciano pizza, vedo che tutti stanno mangiando antipasti o secondi piatti..."

Notai il menu esposto in una piccola bacheca seminascosta da una rigogliosa pianta rampicante: "Si, è vero: niente pizza qui, ma mi sembra di averne intraviste in uno dei primi locali, se non sbaglio"

"Non sbagli, anch'io ho notato delle belle pizze laggiù, andiamo a vedere se c'è posto all'interno, altrimenti chiederemo un asporto e le mangeremo a casa."

Convinti e concordi, raggiungemmo la pizzeria senza perdere ulteriore tempo. La metratura dell'unica sala interna era decisamente più ampia di quanto apparisse da fuori: l'aspetto più curioso che colpì entrambi in maniera istantanea fu l'occupazione totale e quasi selvaggia dei tavoli posizionati sul lato sinistro, mentre la parte destra del locale si presentava completamente e desolatamente vuota. In attesa di essere accolti dal personale, ci guardammo interrogandoci a vicenda sul perché di una simile stranezza: maggiore comodità per i camerieri nel radunare tutta la clientela in un'unica zona, sia per il servizio in sala sia per le pulizie finali? Ci sembrava questa l'ipotesi più credibile. Ma una stramberia del genere non era semplice da comprendere e motivare.

Dalla folla, si staccò in maniera non troppo reattiva un distinto ed abbronzato giovanotto, non proprio bellissimo, con in mano il suo block notes per le ordinazioni.

"Salve ragazzi, avete per caso prenotato?"

"No", rispose Diana in maniera perentoria e suadente. "Ma ti prego, non mandarci via perché abbiamo una fame da lupi e personalmente mi gradisce il tepore di questa sala, fuori fa un freddo cane"

Il ragazzo dimostrò subito un'apprezzabile e spigliata intraprendenza.

"Tranquilla, non avrei mai cacciato una giovane affamata ed infreddolita, sei la benvenuta: ma devo chiederti la cortesia di scegliere un tavolo da questa parte perché quelli alla vostra sinistra sono tutti prenotati".

"Nessun problema, anzi: meglio così, non amo mangiare in mezzo alla confusione", rispose Diana. "Ma toglimi una curiosità: a cosa è dovuto questo abisso di densità e presenze umane tra il lato sinistro ed il lato destro del locale?"

Il ragazzo sorrise divertito, senza offendersi per una battuta pronunciata con una buona dose di ironia canzonatoria: "Hai ragione, immagino che il contrasto sia evidente appena si entra: è solo per una questione pratica per noi umili servitori, lavoriamo meglio in un ambiente meno dispersivo. Ovviamente questa disposizione è possibile fino a Giugno, mentre a Luglio ed Agosto la sala che vedete diventa una giungla impazzita e fuori controllo".

Per proteggersi da qualunque sgradito spiffero di aria fredda, Diana scelse il tavolo più distante dalla porta d'entrata, ma posizionato quasi frontalmente ad un caratteristico muretto in pietra che segnava il confine con la postazione rialzata del forno a legna che in un primo momento non avevo notato.

Dall'alto della sua dominante collocazione, il pizzaiolo di bell'aspetto, apparentemente prossimo alla quarantina, ci salutò con disinvoltura e simpatia, chiedendoci immediatamente da dove provenissimo.

"Se fuori hai sentito freddo, non potevi scegliere un tavolo migliore: non impiegherai molto a scaldarti con questo forno davanti, vedrai..."

"Beh, lo spero davvero: effettivamente va già molto meglio..."

"Ma pensaci bene prima di sederti: sei ancora in tempo a cambiare tavolo: tra poco soffocherai se ti fermi qui: questo tavolo è richiestissimo in inverno, mentre d'Estate non viene occupato quasi mai"

"Capisco, capisco, ma tu non sai ancora con chi hai a che fare: io dormo con la coperta di lana anche a Ferragosto, quindi immagina quanto mi piaccia stare al caldo... e poi mal che vada mi spoglierò anche qui!!"

"Anche qui!?!?" sottolineò il pizzaiolo, sgranando gli occhi divertito, prima di proseguire con tono scherzoso e frizzante: "Non vorrei sembrare irriguardoso, ma hai appena affermato qualcosa che non può lasciare indifferenti e mi stai incuriosendo. Quindi perdonami per la domanda un tantino sfacciata, ma... hai l'abitudine di spogliarti nei ristoranti!?!? Se è così, ti assumo subito!!!!!"
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Micro bikini a parte, l'atavica sindrome serale del brutto anatroccolo e le temperature ancora fresche del mese di Giugno all'imbrunire, di sicuro non consentivano al guardaroba di Diana di spiccare per audacia e oscenità; qualche paio di jeans tutt'altro che attillati, altri pantaloni di cotone assai poco femminili, tute immancabili, felpe, cardigan e maglioncini, il tutto rigorosamente antiuomo. Qualche possibile spiraglio di accattivante speranza poteva essere riposto soltanto in due o tre t-shirts più scollate, leggere o trasparenti che avrebbero sortito il loro scandaloso effetto di impudicizia, in assenza del reggiseno. Ma dubitavo fortemente che la freddolosa Diana rinunciasse a coprirsi a dovere quella sera, rischiando di gelare o di ammalarsi in nome di una trasgressione inedita e dall'esito incerto.

Mi chiusi in bagno con l'intento di infilarmi sotto la doccia, ma prima che lo scrosciare dell'acqua mi impedisse di distinguere qualsiasi rumore in casa, avvicinai l'orecchio alla porta: sentii distintamente un cassetto del comò aprirsi ma non richiudersi se non dopo lunghi istanti. Stessa operazione e medesimi tempi per il secondo cassetto: la mia immaginazione delineava il volto indeciso ed impacciato di Diana nell'arrabattato tentativo di improvvisare un abbigliamento sexy con le poche scelte a disposizione, peraltro inadatte allo scopo. Pur di lasciarle tutto il tempo necessario per prepararsi al meglio e senza prevedibili affanni, mi dilungai oltremodo nella mia toelettatura. Troppo, forse: quando mi decisi finalmente ad uscire dal bagno, lei era già prontissima, in tenuta pressoché invernale.

"Scusami, amore, ma di sera è proprio impossibile alleggerirsi, per il momento: sono uscita un attimo fuori e l'aria è già fresca, immagina cosa potrà essere sul lungomare all'ora di cena: mi dispiace, questo è un giochino che farò volentieri, ma ad Agosto. Per adesso è improponibile, rischio veramente una broncopolmonite, cerca di capire ed accontentati di ciò che hai visto in spiaggia, non mi sembra poco!"

Effettivamente non potevo davvero lamentarmi della giornata, nonostante la visione dell'outfit scelto da Diana per la cena provocasse in me un certo sconforto ed un'innegabile disillusione: jeans pesante e larghissimo e felpa nera di cotone con cappuccio e cerniera, per giunta a collo alto, sormontata da un leggero giubbino a vento di colore bianco.

Mi aspettavo di cenare nuovamente nell'ottimo ristorantino già provato alcuni giorni prima; Diana, invece, volle percorrere l'intero viale su cui si susseguiva la maggior parte dei locali della piccola frazione balneare. Non molti, in realtà ed assiepati in meno di 200 metri di strada che dominava sulla spiaggia cittadina. L'effettiva frescura della sera non incoraggiava a mangiare all'aperto, nemmeno sotto i pergolati o i tendoni su strada attrezzati dai gestori. Solo pochi tavoli occupati prevalentemente da indomiti stranieri ancora in abiti da spiaggia o da trekking, noncuranti della brezza pungente che dal mare puntava dritta dritta sui loro colli scoperti.

Diana mirava con sguardi profondi e concentrati la sala interna di ogni singolo locale, rallentando il passo quasi fino a fermarsi davanti all'entrata di ognuno di essi. Faticavo a comprendere le sue intenzioni in un comportamento così insolito: necessità di scorgere un posticino ideale al chiuso, al riparo dal vento? O magari voglia di mangiare qualcosa in particolare, che potesse essere intravisto e valutato nel piatto di qualche commensale? Quasi alla fine del percorso, notai che però il suo interesse si focalizzava prevalentemente sui camerieri: personale di servizio al femminile, oppure misto, oppure solo maschile ma di età medio/alta scatenava una decisa bocciatura, evidenziata dalla riattivazione di un passeggio accelerato. Al contrario, davanti agli unici due locali alle cui dipendenze comparivano solo giovani ragazzi, mi pareva evidente si fosse verificato un soffermarsi più analitico e indagatore. Terminata la schiera dei ristoranti, Diana si voltò bruscamente e iniziò a tornare indietro, regalandomi un sorriso ambiguo e burlone:

"Stasera mi andrebbe una pizza al calduccio, ma buttiamo ancora un occhio per scegliere meglio, almeno, camminando camminando, la fame aumenta..."

I ristoranti già scartati nel primo giro di perlustrazione non vennero nemmeno considerati, mentre una breve sosta avvenne, strana coincidenza, proprio davanti all'ingresso di una trattoria nella quale un ragazzo piacente si destreggiava con disinvoltura tra un tavolo e l'altro a ritmi vertiginosi.

"Carino questo posto, ma credo non facciano pizza, vedo che tutti stanno mangiando antipasti o secondi piatti..."

Notai il menu esposto in una piccola bacheca seminascosta da una rigogliosa pianta rampicante: "Si, è vero: niente pizza qui, ma mi sembra di averne intraviste in uno dei primi locali, se non sbaglio"

"Non sbagli, anch'io ho notato delle belle pizze laggiù, andiamo a vedere se c'è posto all'interno, altrimenti chiederemo un asporto e le mangeremo a casa."

Convinti e concordi, raggiungemmo la pizzeria senza perdere ulteriore tempo. La metratura dell'unica sala interna era decisamente più ampia di quanto apparisse da fuori: l'aspetto più curioso che colpì entrambi in maniera istantanea fu l'occupazione totale e quasi selvaggia dei tavoli posizionati sul lato sinistro, mentre la parte destra del locale si presentava completamente e desolatamente vuota. In attesa di essere accolti dal personale, ci guardammo interrogandoci a vicenda sul perché di una simile stranezza: maggiore comodità per i camerieri nel radunare tutta la clientela in un'unica zona, sia per il servizio in sala sia per le pulizie finali? Ci sembrava questa l'ipotesi più credibile. Ma una stramberia del genere non era semplice da comprendere e motivare.

Dalla folla, si staccò in maniera non troppo reattiva un distinto ed abbronzato giovanotto, non proprio bellissimo, con in mano il suo block notes per le ordinazioni.

"Salve ragazzi, avete per caso prenotato?"

"No", rispose Diana in maniera perentoria e suadente. "Ma ti prego, non mandarci via perché abbiamo una fame da lupi e personalmente mi gradisce il tepore di questa sala, fuori fa un freddo cane"

Il ragazzo dimostrò subito un'apprezzabile e spigliata intraprendenza.

"Tranquilla, non avrei mai cacciato una giovane affamata ed infreddolita, sei la benvenuta: ma devo chiederti la cortesia di scegliere un tavolo da questa parte perché quelli alla vostra sinistra sono tutti prenotati".

"Nessun problema, anzi: meglio così, non amo mangiare in mezzo alla confusione", rispose Diana. "Ma toglimi una curiosità: a cosa è dovuto questo abisso di densità e presenze umane tra il lato sinistro ed il lato destro del locale?"

Il ragazzo sorrise divertito, senza offendersi per una battuta pronunciata con una buona dose di ironia canzonatoria: "Hai ragione, immagino che il contrasto sia evidente appena si entra: è solo per una questione pratica per noi umili servitori, lavoriamo meglio in un ambiente meno dispersivo. Ovviamente questa disposizione è possibile fino a Giugno, mentre a Luglio ed Agosto la sala che vedete diventa una giungla impazzita e fuori controllo".

Per proteggersi da qualunque sgradito spiffero di aria fredda, Diana scelse il tavolo più distante dalla porta d'entrata, ma posizionato quasi frontalmente ad un caratteristico muretto in pietra che segnava il confine con la postazione rialzata del forno a legna che in un primo momento non avevo notato.

Dall'alto della sua dominante collocazione, il pizzaiolo di bell'aspetto, apparentemente prossimo alla quarantina, ci salutò con disinvoltura e simpatia, chiedendoci immediatamente da dove provenissimo.

"Se fuori hai sentito freddo, non potevi scegliere un tavolo migliore: non impiegherai molto a scaldarti con questo forno davanti, vedrai..."

"Beh, lo spero davvero: effettivamente va già molto meglio..."

"Ma pensaci bene prima di sederti: sei ancora in tempo a cambiare tavolo: tra poco soffocherai se ti fermi qui: questo tavolo è richiestissimo in inverno, mentre d'Estate non viene occupato quasi mai"

"Capisco, capisco, ma tu non sai ancora con chi hai a che fare: io dormo con la coperta di lana anche a Ferragosto, quindi immagina quanto mi piaccia stare al caldo... e poi mal che vada mi spoglierò anche qui!!"

"Anche qui!?!?" sottolineò il pizzaiolo, sgranando gli occhi divertito, prima di proseguire con tono scherzoso e frizzante: "Non vorrei sembrare irriguardoso, ma hai appena affermato qualcosa che non può lasciare indifferenti e mi stai incuriosendo. Quindi perdonami per la domanda un tantino sfacciata, ma... hai l'abitudine di spogliarti nei ristoranti!?!? Se è così, ti assumo subito!!!!!"
 

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Micro bikini a parte, l'atavica sindrome serale del brutto anatroccolo e le temperature ancora fresche del mese di Giugno all'imbrunire, di sicuro non consentivano al guardaroba di Diana di spiccare per audacia e oscenità; qualche paio di jeans tutt'altro che attillati, altri pantaloni di cotone assai poco femminili, tute immancabili, felpe, cardigan e maglioncini, il tutto rigorosamente antiuomo. Qualche possibile spiraglio di accattivante speranza poteva essere riposto soltanto in due o tre t-shirts più scollate, leggere o trasparenti che avrebbero sortito il loro scandaloso effetto di impudicizia, in assenza del reggiseno. Ma dubitavo fortemente che la freddolosa Diana rinunciasse a coprirsi a dovere quella sera, rischiando di gelare o di ammalarsi in nome di una trasgressione inedita e dall'esito incerto.

Mi chiusi in bagno con l'intento di infilarmi sotto la doccia, ma prima che lo scrosciare dell'acqua mi impedisse di distinguere qualsiasi rumore in casa, avvicinai l'orecchio alla porta: sentii distintamente un cassetto del comò aprirsi ma non richiudersi se non dopo lunghi istanti. Stessa operazione e medesimi tempi per il secondo cassetto: la mia immaginazione delineava il volto indeciso ed impacciato di Diana nell'arrabattato tentativo di improvvisare un abbigliamento sexy con le poche scelte a disposizione, peraltro inadatte allo scopo. Pur di lasciarle tutto il tempo necessario per prepararsi al meglio e senza prevedibili affanni, mi dilungai oltremodo nella mia toelettatura. Troppo, forse: quando mi decisi finalmente ad uscire dal bagno, lei era già prontissima, in tenuta pressoché invernale.

"Scusami, amore, ma di sera è proprio impossibile alleggerirsi, per il momento: sono uscita un attimo fuori e l'aria è già fresca, immagina cosa potrà essere sul lungomare all'ora di cena: mi dispiace, questo è un giochino che farò volentieri, ma ad Agosto. Per adesso è improponibile, rischio veramente una broncopolmonite, cerca di capire ed accontentati di ciò che hai visto in spiaggia, non mi sembra poco!"

Effettivamente non potevo davvero lamentarmi della giornata, nonostante la visione dell'outfit scelto da Diana per la cena provocasse in me un certo sconforto ed un'innegabile disillusione: jeans pesante e larghissimo e felpa nera di cotone con cappuccio e cerniera, per giunta a collo alto, sormontata da un leggero giubbino a vento di colore bianco.

Mi aspettavo di cenare nuovamente nell'ottimo ristorantino già provato alcuni giorni prima; Diana, invece, volle percorrere l'intero viale su cui si susseguiva la maggior parte dei locali della piccola frazione balneare. Non molti, in realtà ed assiepati in meno di 200 metri di strada che dominava sulla spiaggia cittadina. L'effettiva frescura della sera non incoraggiava a mangiare all'aperto, nemmeno sotto i pergolati o i tendoni su strada attrezzati dai gestori. Solo pochi tavoli occupati prevalentemente da indomiti stranieri ancora in abiti da spiaggia o da trekking, noncuranti della brezza pungente che dal mare puntava dritta dritta sui loro colli scoperti.

Diana mirava con sguardi profondi e concentrati la sala interna di ogni singolo locale, rallentando il passo quasi fino a fermarsi davanti all'entrata di ognuno di essi. Faticavo a comprendere le sue intenzioni in un comportamento così insolito: necessità di scorgere un posticino ideale al chiuso, al riparo dal vento? O magari voglia di mangiare qualcosa in particolare, che potesse essere intravisto e valutato nel piatto di qualche commensale? Quasi alla fine del percorso, notai che però il suo interesse si focalizzava prevalentemente sui camerieri: personale di servizio al femminile, oppure misto, oppure solo maschile ma di età medio/alta scatenava una decisa bocciatura, evidenziata dalla riattivazione di un passeggio accelerato. Al contrario, davanti agli unici due locali alle cui dipendenze comparivano solo giovani ragazzi, mi pareva evidente si fosse verificato un soffermarsi più analitico e indagatore. Terminata la schiera dei ristoranti, Diana si voltò bruscamente e iniziò a tornare indietro, regalandomi un sorriso ambiguo e burlone:

"Stasera mi andrebbe una pizza al calduccio, ma buttiamo ancora un occhio per scegliere meglio, almeno, camminando camminando, la fame aumenta..."

I ristoranti già scartati nel primo giro di perlustrazione non vennero nemmeno considerati, mentre una breve sosta avvenne, strana coincidenza, proprio davanti all'ingresso di una trattoria nella quale un ragazzo piacente si destreggiava con disinvoltura tra un tavolo e l'altro a ritmi vertiginosi.

"Carino questo posto, ma credo non facciano pizza, vedo che tutti stanno mangiando antipasti o secondi piatti..."

Notai il menu esposto in una piccola bacheca seminascosta da una rigogliosa pianta rampicante: "Si, è vero: niente pizza qui, ma mi sembra di averne intraviste in uno dei primi locali, se non sbaglio"

"Non sbagli, anch'io ho notato delle belle pizze laggiù, andiamo a vedere se c'è posto all'interno, altrimenti chiederemo un asporto e le mangeremo a casa."

Convinti e concordi, raggiungemmo la pizzeria senza perdere ulteriore tempo. La metratura dell'unica sala interna era decisamente più ampia di quanto apparisse da fuori: l'aspetto più curioso che colpì entrambi in maniera istantanea fu l'occupazione totale e quasi selvaggia dei tavoli posizionati sul lato sinistro, mentre la parte destra del locale si presentava completamente e desolatamente vuota. In attesa di essere accolti dal personale, ci guardammo interrogandoci a vicenda sul perché di una simile stranezza: maggiore comodità per i camerieri nel radunare tutta la clientela in un'unica zona, sia per il servizio in sala sia per le pulizie finali? Ci sembrava questa l'ipotesi più credibile. Ma una stramberia del genere non era semplice da comprendere e motivare.

Dalla folla, si staccò in maniera non troppo reattiva un distinto ed abbronzato giovanotto, non proprio bellissimo, con in mano il suo block notes per le ordinazioni.

"Salve ragazzi, avete per caso prenotato?"

"No", rispose Diana in maniera perentoria e suadente. "Ma ti prego, non mandarci via perché abbiamo una fame da lupi e personalmente mi gradisce il tepore di questa sala, fuori fa un freddo cane"

Il ragazzo dimostrò subito un'apprezzabile e spigliata intraprendenza.

"Tranquilla, non avrei mai cacciato una giovane affamata ed infreddolita, sei la benvenuta: ma devo chiederti la cortesia di scegliere un tavolo da questa parte perché quelli alla vostra sinistra sono tutti prenotati".

"Nessun problema, anzi: meglio così, non amo mangiare in mezzo alla confusione", rispose Diana. "Ma toglimi una curiosità: a cosa è dovuto questo abisso di densità e presenze umane tra il lato sinistro ed il lato destro del locale?"

Il ragazzo sorrise divertito, senza offendersi per una battuta pronunciata con una buona dose di ironia canzonatoria: "Hai ragione, immagino che il contrasto sia evidente appena si entra: è solo per una questione pratica per noi umili servitori, lavoriamo meglio in un ambiente meno dispersivo. Ovviamente questa disposizione è possibile fino a Giugno, mentre a Luglio ed Agosto la sala che vedete diventa una giungla impazzita e fuori controllo".

Per proteggersi da qualunque sgradito spiffero di aria fredda, Diana scelse il tavolo più distante dalla porta d'entrata, ma posizionato quasi frontalmente ad un caratteristico muretto in pietra che segnava il confine con la postazione rialzata del forno a legna che in un primo momento non avevo notato.

Dall'alto della sua dominante collocazione, il pizzaiolo di bell'aspetto, apparentemente prossimo alla quarantina, ci salutò con disinvoltura e simpatia, chiedendoci immediatamente da dove provenissimo.

"Se fuori hai sentito freddo, non potevi scegliere un tavolo migliore: non impiegherai molto a scaldarti con questo forno davanti, vedrai..."

"Beh, lo spero davvero: effettivamente va già molto meglio..."

"Ma pensaci bene prima di sederti: sei ancora in tempo a cambiare tavolo: tra poco soffocherai se ti fermi qui: questo tavolo è richiestissimo in inverno, mentre d'Estate non viene occupato quasi mai"

"Capisco, capisco, ma tu non sai ancora con chi hai a che fare: io dormo con la coperta di lana anche a Ferragosto, quindi immagina quanto mi piaccia stare al caldo... e poi mal che vada mi spoglierò anche qui!!"

"Anche qui!?!?" sottolineò il pizzaiolo, sgranando gli occhi divertito, prima di proseguire con tono scherzoso e frizzante: "Non vorrei sembrare irriguardoso, ma hai appena affermato qualcosa che non può lasciare indifferenti e mi stai incuriosendo. Quindi perdonami per la domanda un tantino sfacciata, ma... hai l'abitudine di spogliarti nei ristoranti!?!? Se è così, ti assumo subito!!!!!"
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Micro bikini a parte, l'atavica sindrome serale del brutto anatroccolo e le temperature ancora fresche del mese di Giugno all'imbrunire, di sicuro non consentivano al guardaroba di Diana di spiccare per audacia e oscenità; qualche paio di jeans tutt'altro che attillati, altri pantaloni di cotone assai poco femminili, tute immancabili, felpe, cardigan e maglioncini, il tutto rigorosamente antiuomo. Qualche possibile spiraglio di accattivante speranza poteva essere riposto soltanto in due o tre t-shirts più scollate, leggere o trasparenti che avrebbero sortito il loro scandaloso effetto di impudicizia, in assenza del reggiseno. Ma dubitavo fortemente che la freddolosa Diana rinunciasse a coprirsi a dovere quella sera, rischiando di gelare o di ammalarsi in nome di una trasgressione inedita e dall'esito incerto.

Mi chiusi in bagno con l'intento di infilarmi sotto la doccia, ma prima che lo scrosciare dell'acqua mi impedisse di distinguere qualsiasi rumore in casa, avvicinai l'orecchio alla porta: sentii distintamente un cassetto del comò aprirsi ma non richiudersi se non dopo lunghi istanti. Stessa operazione e medesimi tempi per il secondo cassetto: la mia immaginazione delineava il volto indeciso ed impacciato di Diana nell'arrabattato tentativo di improvvisare un abbigliamento sexy con le poche scelte a disposizione, peraltro inadatte allo scopo. Pur di lasciarle tutto il tempo necessario per prepararsi al meglio e senza prevedibili affanni, mi dilungai oltremodo nella mia toelettatura. Troppo, forse: quando mi decisi finalmente ad uscire dal bagno, lei era già prontissima, in tenuta pressoché invernale.

"Scusami, amore, ma di sera è proprio impossibile alleggerirsi, per il momento: sono uscita un attimo fuori e l'aria è già fresca, immagina cosa potrà essere sul lungomare all'ora di cena: mi dispiace, questo è un giochino che farò volentieri, ma ad Agosto. Per adesso è improponibile, rischio veramente una broncopolmonite, cerca di capire ed accontentati di ciò che hai visto in spiaggia, non mi sembra poco!"

Effettivamente non potevo davvero lamentarmi della giornata, nonostante la visione dell'outfit scelto da Diana per la cena provocasse in me un certo sconforto ed un'innegabile disillusione: jeans pesante e larghissimo e felpa nera di cotone con cappuccio e cerniera, per giunta a collo alto, sormontata da un leggero giubbino a vento di colore bianco.

Mi aspettavo di cenare nuovamente nell'ottimo ristorantino già provato alcuni giorni prima; Diana, invece, volle percorrere l'intero viale su cui si susseguiva la maggior parte dei locali della piccola frazione balneare. Non molti, in realtà ed assiepati in meno di 200 metri di strada che dominava sulla spiaggia cittadina. L'effettiva frescura della sera non incoraggiava a mangiare all'aperto, nemmeno sotto i pergolati o i tendoni su strada attrezzati dai gestori. Solo pochi tavoli occupati prevalentemente da indomiti stranieri ancora in abiti da spiaggia o da trekking, noncuranti della brezza pungente che dal mare puntava dritta dritta sui loro colli scoperti.

Diana mirava con sguardi profondi e concentrati la sala interna di ogni singolo locale, rallentando il passo quasi fino a fermarsi davanti all'entrata di ognuno di essi. Faticavo a comprendere le sue intenzioni in un comportamento così insolito: necessità di scorgere un posticino ideale al chiuso, al riparo dal vento? O magari voglia di mangiare qualcosa in particolare, che potesse essere intravisto e valutato nel piatto di qualche commensale? Quasi alla fine del percorso, notai che però il suo interesse si focalizzava prevalentemente sui camerieri: personale di servizio al femminile, oppure misto, oppure solo maschile ma di età medio/alta scatenava una decisa bocciatura, evidenziata dalla riattivazione di un passeggio accelerato. Al contrario, davanti agli unici due locali alle cui dipendenze comparivano solo giovani ragazzi, mi pareva evidente si fosse verificato un soffermarsi più analitico e indagatore. Terminata la schiera dei ristoranti, Diana si voltò bruscamente e iniziò a tornare indietro, regalandomi un sorriso ambiguo e burlone:

"Stasera mi andrebbe una pizza al calduccio, ma buttiamo ancora un occhio per scegliere meglio, almeno, camminando camminando, la fame aumenta..."

I ristoranti già scartati nel primo giro di perlustrazione non vennero nemmeno considerati, mentre una breve sosta avvenne, strana coincidenza, proprio davanti all'ingresso di una trattoria nella quale un ragazzo piacente si destreggiava con disinvoltura tra un tavolo e l'altro a ritmi vertiginosi.

"Carino questo posto, ma credo non facciano pizza, vedo che tutti stanno mangiando antipasti o secondi piatti..."

Notai il menu esposto in una piccola bacheca seminascosta da una rigogliosa pianta rampicante: "Si, è vero: niente pizza qui, ma mi sembra di averne intraviste in uno dei primi locali, se non sbaglio"

"Non sbagli, anch'io ho notato delle belle pizze laggiù, andiamo a vedere se c'è posto all'interno, altrimenti chiederemo un asporto e le mangeremo a casa."

Convinti e concordi, raggiungemmo la pizzeria senza perdere ulteriore tempo. La metratura dell'unica sala interna era decisamente più ampia di quanto apparisse da fuori: l'aspetto più curioso che colpì entrambi in maniera istantanea fu l'occupazione totale e quasi selvaggia dei tavoli posizionati sul lato sinistro, mentre la parte destra del locale si presentava completamente e desolatamente vuota. In attesa di essere accolti dal personale, ci guardammo interrogandoci a vicenda sul perché di una simile stranezza: maggiore comodità per i camerieri nel radunare tutta la clientela in un'unica zona, sia per il servizio in sala sia per le pulizie finali? Ci sembrava questa l'ipotesi più credibile. Ma una stramberia del genere non era semplice da comprendere e motivare.

Dalla folla, si staccò in maniera non troppo reattiva un distinto ed abbronzato giovanotto, non proprio bellissimo, con in mano il suo block notes per le ordinazioni.

"Salve ragazzi, avete per caso prenotato?"

"No", rispose Diana in maniera perentoria e suadente. "Ma ti prego, non mandarci via perché abbiamo una fame da lupi e personalmente mi gradisce il tepore di questa sala, fuori fa un freddo cane"

Il ragazzo dimostrò subito un'apprezzabile e spigliata intraprendenza.

"Tranquilla, non avrei mai cacciato una giovane affamata ed infreddolita, sei la benvenuta: ma devo chiederti la cortesia di scegliere un tavolo da questa parte perché quelli alla vostra sinistra sono tutti prenotati".

"Nessun problema, anzi: meglio così, non amo mangiare in mezzo alla confusione", rispose Diana. "Ma toglimi una curiosità: a cosa è dovuto questo abisso di densità e presenze umane tra il lato sinistro ed il lato destro del locale?"

Il ragazzo sorrise divertito, senza offendersi per una battuta pronunciata con una buona dose di ironia canzonatoria: "Hai ragione, immagino che il contrasto sia evidente appena si entra: è solo per una questione pratica per noi umili servitori, lavoriamo meglio in un ambiente meno dispersivo. Ovviamente questa disposizione è possibile fino a Giugno, mentre a Luglio ed Agosto la sala che vedete diventa una giungla impazzita e fuori controllo".

Per proteggersi da qualunque sgradito spiffero di aria fredda, Diana scelse il tavolo più distante dalla porta d'entrata, ma posizionato quasi frontalmente ad un caratteristico muretto in pietra che segnava il confine con la postazione rialzata del forno a legna che in un primo momento non avevo notato.

Dall'alto della sua dominante collocazione, il pizzaiolo di bell'aspetto, apparentemente prossimo alla quarantina, ci salutò con disinvoltura e simpatia, chiedendoci immediatamente da dove provenissimo.

"Se fuori hai sentito freddo, non potevi scegliere un tavolo migliore: non impiegherai molto a scaldarti con questo forno davanti, vedrai..."

"Beh, lo spero davvero: effettivamente va già molto meglio..."

"Ma pensaci bene prima di sederti: sei ancora in tempo a cambiare tavolo: tra poco soffocherai se ti fermi qui: questo tavolo è richiestissimo in inverno, mentre d'Estate non viene occupato quasi mai"

"Capisco, capisco, ma tu non sai ancora con chi hai a che fare: io dormo con la coperta di lana anche a Ferragosto, quindi immagina quanto mi piaccia stare al caldo... e poi mal che vada mi spoglierò anche qui!!"

"Anche qui!?!?" sottolineò il pizzaiolo, sgranando gli occhi divertito, prima di proseguire con tono scherzoso e frizzante: "Non vorrei sembrare irriguardoso, ma hai appena affermato qualcosa che non può lasciare indifferenti e mi stai incuriosendo. Quindi perdonami per la domanda un tantino sfacciata, ma... hai l'abitudine di spogliarti nei ristoranti!?!? Se è così, ti assumo subito!!!!!"
Carramba! Cosa potrebbe scoprire questa pizza?!? La cosa potrebbe farsi interessante, anche per la vista del cameriere
 

meditneo

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Micro bikini a parte, l'atavica sindrome serale del brutto anatroccolo e le temperature ancora fresche del mese di Giugno all'imbrunire, di sicuro non consentivano al guardaroba di Diana di spiccare per audacia e oscenità; qualche paio di jeans tutt'altro che attillati, altri pantaloni di cotone assai poco femminili, tute immancabili, felpe, cardigan e maglioncini, il tutto rigorosamente antiuomo. Qualche possibile spiraglio di accattivante speranza poteva essere riposto soltanto in due o tre t-shirts più scollate, leggere o trasparenti che avrebbero sortito il loro scandaloso effetto di impudicizia, in assenza del reggiseno. Ma dubitavo fortemente che la freddolosa Diana rinunciasse a coprirsi a dovere quella sera, rischiando di gelare o di ammalarsi in nome di una trasgressione inedita e dall'esito incerto.

Mi chiusi in bagno con l'intento di infilarmi sotto la doccia, ma prima che lo scrosciare dell'acqua mi impedisse di distinguere qualsiasi rumore in casa, avvicinai l'orecchio alla porta: sentii distintamente un cassetto del comò aprirsi ma non richiudersi se non dopo lunghi istanti. Stessa operazione e medesimi tempi per il secondo cassetto: la mia immaginazione delineava il volto indeciso ed impacciato di Diana nell'arrabattato tentativo di improvvisare un abbigliamento sexy con le poche scelte a disposizione, peraltro inadatte allo scopo. Pur di lasciarle tutto il tempo necessario per prepararsi al meglio e senza prevedibili affanni, mi dilungai oltremodo nella mia toelettatura. Troppo, forse: quando mi decisi finalmente ad uscire dal bagno, lei era già prontissima, in tenuta pressoché invernale.

"Scusami, amore, ma di sera è proprio impossibile alleggerirsi, per il momento: sono uscita un attimo fuori e l'aria è già fresca, immagina cosa potrà essere sul lungomare all'ora di cena: mi dispiace, questo è un giochino che farò volentieri, ma ad Agosto. Per adesso è improponibile, rischio veramente una broncopolmonite, cerca di capire ed accontentati di ciò che hai visto in spiaggia, non mi sembra poco!"

Effettivamente non potevo davvero lamentarmi della giornata, nonostante la visione dell'outfit scelto da Diana per la cena provocasse in me un certo sconforto ed un'innegabile disillusione: jeans pesante e larghissimo e felpa nera di cotone con cappuccio e cerniera, per giunta a collo alto, sormontata da un leggero giubbino a vento di colore bianco.

Mi aspettavo di cenare nuovamente nell'ottimo ristorantino già provato alcuni giorni prima; Diana, invece, volle percorrere l'intero viale su cui si susseguiva la maggior parte dei locali della piccola frazione balneare. Non molti, in realtà ed assiepati in meno di 200 metri di strada che dominava sulla spiaggia cittadina. L'effettiva frescura della sera non incoraggiava a mangiare all'aperto, nemmeno sotto i pergolati o i tendoni su strada attrezzati dai gestori. Solo pochi tavoli occupati prevalentemente da indomiti stranieri ancora in abiti da spiaggia o da trekking, noncuranti della brezza pungente che dal mare puntava dritta dritta sui loro colli scoperti.

Diana mirava con sguardi profondi e concentrati la sala interna di ogni singolo locale, rallentando il passo quasi fino a fermarsi davanti all'entrata di ognuno di essi. Faticavo a comprendere le sue intenzioni in un comportamento così insolito: necessità di scorgere un posticino ideale al chiuso, al riparo dal vento? O magari voglia di mangiare qualcosa in particolare, che potesse essere intravisto e valutato nel piatto di qualche commensale? Quasi alla fine del percorso, notai che però il suo interesse si focalizzava prevalentemente sui camerieri: personale di servizio al femminile, oppure misto, oppure solo maschile ma di età medio/alta scatenava una decisa bocciatura, evidenziata dalla riattivazione di un passeggio accelerato. Al contrario, davanti agli unici due locali alle cui dipendenze comparivano solo giovani ragazzi, mi pareva evidente si fosse verificato un soffermarsi più analitico e indagatore. Terminata la schiera dei ristoranti, Diana si voltò bruscamente e iniziò a tornare indietro, regalandomi un sorriso ambiguo e burlone:

"Stasera mi andrebbe una pizza al calduccio, ma buttiamo ancora un occhio per scegliere meglio, almeno, camminando camminando, la fame aumenta..."

I ristoranti già scartati nel primo giro di perlustrazione non vennero nemmeno considerati, mentre una breve sosta avvenne, strana coincidenza, proprio davanti all'ingresso di una trattoria nella quale un ragazzo piacente si destreggiava con disinvoltura tra un tavolo e l'altro a ritmi vertiginosi.

"Carino questo posto, ma credo non facciano pizza, vedo che tutti stanno mangiando antipasti o secondi piatti..."

Notai il menu esposto in una piccola bacheca seminascosta da una rigogliosa pianta rampicante: "Si, è vero: niente pizza qui, ma mi sembra di averne intraviste in uno dei primi locali, se non sbaglio"

"Non sbagli, anch'io ho notato delle belle pizze laggiù, andiamo a vedere se c'è posto all'interno, altrimenti chiederemo un asporto e le mangeremo a casa."

Convinti e concordi, raggiungemmo la pizzeria senza perdere ulteriore tempo. La metratura dell'unica sala interna era decisamente più ampia di quanto apparisse da fuori: l'aspetto più curioso che colpì entrambi in maniera istantanea fu l'occupazione totale e quasi selvaggia dei tavoli posizionati sul lato sinistro, mentre la parte destra del locale si presentava completamente e desolatamente vuota. In attesa di essere accolti dal personale, ci guardammo interrogandoci a vicenda sul perché di una simile stranezza: maggiore comodità per i camerieri nel radunare tutta la clientela in un'unica zona, sia per il servizio in sala sia per le pulizie finali? Ci sembrava questa l'ipotesi più credibile. Ma una stramberia del genere non era semplice da comprendere e motivare.

Dalla folla, si staccò in maniera non troppo reattiva un distinto ed abbronzato giovanotto, non proprio bellissimo, con in mano il suo block notes per le ordinazioni.

"Salve ragazzi, avete per caso prenotato?"

"No", rispose Diana in maniera perentoria e suadente. "Ma ti prego, non mandarci via perché abbiamo una fame da lupi e personalmente mi gradisce il tepore di questa sala, fuori fa un freddo cane"

Il ragazzo dimostrò subito un'apprezzabile e spigliata intraprendenza.

"Tranquilla, non avrei mai cacciato una giovane affamata ed infreddolita, sei la benvenuta: ma devo chiederti la cortesia di scegliere un tavolo da questa parte perché quelli alla vostra sinistra sono tutti prenotati".

"Nessun problema, anzi: meglio così, non amo mangiare in mezzo alla confusione", rispose Diana. "Ma toglimi una curiosità: a cosa è dovuto questo abisso di densità e presenze umane tra il lato sinistro ed il lato destro del locale?"

Il ragazzo sorrise divertito, senza offendersi per una battuta pronunciata con una buona dose di ironia canzonatoria: "Hai ragione, immagino che il contrasto sia evidente appena si entra: è solo per una questione pratica per noi umili servitori, lavoriamo meglio in un ambiente meno dispersivo. Ovviamente questa disposizione è possibile fino a Giugno, mentre a Luglio ed Agosto la sala che vedete diventa una giungla impazzita e fuori controllo".

Per proteggersi da qualunque sgradito spiffero di aria fredda, Diana scelse il tavolo più distante dalla porta d'entrata, ma posizionato quasi frontalmente ad un caratteristico muretto in pietra che segnava il confine con la postazione rialzata del forno a legna che in un primo momento non avevo notato.

Dall'alto della sua dominante collocazione, il pizzaiolo di bell'aspetto, apparentemente prossimo alla quarantina, ci salutò con disinvoltura e simpatia, chiedendoci immediatamente da dove provenissimo.

"Se fuori hai sentito freddo, non potevi scegliere un tavolo migliore: non impiegherai molto a scaldarti con questo forno davanti, vedrai..."

"Beh, lo spero davvero: effettivamente va già molto meglio..."

"Ma pensaci bene prima di sederti: sei ancora in tempo a cambiare tavolo: tra poco soffocherai se ti fermi qui: questo tavolo è richiestissimo in inverno, mentre d'Estate non viene occupato quasi mai"

"Capisco, capisco, ma tu non sai ancora con chi hai a che fare: io dormo con la coperta di lana anche a Ferragosto, quindi immagina quanto mi piaccia stare al caldo... e poi mal che vada mi spoglierò anche qui!!"

"Anche qui!?!?" sottolineò il pizzaiolo, sgranando gli occhi divertito, prima di proseguire con tono scherzoso e frizzante: "Non vorrei sembrare irriguardoso, ma hai appena affermato qualcosa che non può lasciare indifferenti e mi stai incuriosendo. Quindi perdonami per la domanda un tantino sfacciata, ma... hai l'abitudine di spogliarti nei ristoranti!?!? Se è così, ti assumo subito!!!!!"
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Micro bikini a parte, l'atavica sindrome serale del brutto anatroccolo e le temperature ancora fresche del mese di Giugno all'imbrunire, di sicuro non consentivano al guardaroba di Diana di spiccare per audacia e oscenità; qualche paio di jeans tutt'altro che attillati, altri pantaloni di cotone assai poco femminili, tute immancabili, felpe, cardigan e maglioncini, il tutto rigorosamente antiuomo. Qualche possibile spiraglio di accattivante speranza poteva essere riposto soltanto in due o tre t-shirts più scollate, leggere o trasparenti che avrebbero sortito il loro scandaloso effetto di impudicizia, in assenza del reggiseno. Ma dubitavo fortemente che la freddolosa Diana rinunciasse a coprirsi a dovere quella sera, rischiando di gelare o di ammalarsi in nome di una trasgressione inedita e dall'esito incerto.

Mi chiusi in bagno con l'intento di infilarmi sotto la doccia, ma prima che lo scrosciare dell'acqua mi impedisse di distinguere qualsiasi rumore in casa, avvicinai l'orecchio alla porta: sentii distintamente un cassetto del comò aprirsi ma non richiudersi se non dopo lunghi istanti. Stessa operazione e medesimi tempi per il secondo cassetto: la mia immaginazione delineava il volto indeciso ed impacciato di Diana nell'arrabattato tentativo di improvvisare un abbigliamento sexy con le poche scelte a disposizione, peraltro inadatte allo scopo. Pur di lasciarle tutto il tempo necessario per prepararsi al meglio e senza prevedibili affanni, mi dilungai oltremodo nella mia toelettatura. Troppo, forse: quando mi decisi finalmente ad uscire dal bagno, lei era già prontissima, in tenuta pressoché invernale.

"Scusami, amore, ma di sera è proprio impossibile alleggerirsi, per il momento: sono uscita un attimo fuori e l'aria è già fresca, immagina cosa potrà essere sul lungomare all'ora di cena: mi dispiace, questo è un giochino che farò volentieri, ma ad Agosto. Per adesso è improponibile, rischio veramente una broncopolmonite, cerca di capire ed accontentati di ciò che hai visto in spiaggia, non mi sembra poco!"

Effettivamente non potevo davvero lamentarmi della giornata, nonostante la visione dell'outfit scelto da Diana per la cena provocasse in me un certo sconforto ed un'innegabile disillusione: jeans pesante e larghissimo e felpa nera di cotone con cappuccio e cerniera, per giunta a collo alto, sormontata da un leggero giubbino a vento di colore bianco.

Mi aspettavo di cenare nuovamente nell'ottimo ristorantino già provato alcuni giorni prima; Diana, invece, volle percorrere l'intero viale su cui si susseguiva la maggior parte dei locali della piccola frazione balneare. Non molti, in realtà ed assiepati in meno di 200 metri di strada che dominava sulla spiaggia cittadina. L'effettiva frescura della sera non incoraggiava a mangiare all'aperto, nemmeno sotto i pergolati o i tendoni su strada attrezzati dai gestori. Solo pochi tavoli occupati prevalentemente da indomiti stranieri ancora in abiti da spiaggia o da trekking, noncuranti della brezza pungente che dal mare puntava dritta dritta sui loro colli scoperti.

Diana mirava con sguardi profondi e concentrati la sala interna di ogni singolo locale, rallentando il passo quasi fino a fermarsi davanti all'entrata di ognuno di essi. Faticavo a comprendere le sue intenzioni in un comportamento così insolito: necessità di scorgere un posticino ideale al chiuso, al riparo dal vento? O magari voglia di mangiare qualcosa in particolare, che potesse essere intravisto e valutato nel piatto di qualche commensale? Quasi alla fine del percorso, notai che però il suo interesse si focalizzava prevalentemente sui camerieri: personale di servizio al femminile, oppure misto, oppure solo maschile ma di età medio/alta scatenava una decisa bocciatura, evidenziata dalla riattivazione di un passeggio accelerato. Al contrario, davanti agli unici due locali alle cui dipendenze comparivano solo giovani ragazzi, mi pareva evidente si fosse verificato un soffermarsi più analitico e indagatore. Terminata la schiera dei ristoranti, Diana si voltò bruscamente e iniziò a tornare indietro, regalandomi un sorriso ambiguo e burlone:

"Stasera mi andrebbe una pizza al calduccio, ma buttiamo ancora un occhio per scegliere meglio, almeno, camminando camminando, la fame aumenta..."

I ristoranti già scartati nel primo giro di perlustrazione non vennero nemmeno considerati, mentre una breve sosta avvenne, strana coincidenza, proprio davanti all'ingresso di una trattoria nella quale un ragazzo piacente si destreggiava con disinvoltura tra un tavolo e l'altro a ritmi vertiginosi.

"Carino questo posto, ma credo non facciano pizza, vedo che tutti stanno mangiando antipasti o secondi piatti..."

Notai il menu esposto in una piccola bacheca seminascosta da una rigogliosa pianta rampicante: "Si, è vero: niente pizza qui, ma mi sembra di averne intraviste in uno dei primi locali, se non sbaglio"

"Non sbagli, anch'io ho notato delle belle pizze laggiù, andiamo a vedere se c'è posto all'interno, altrimenti chiederemo un asporto e le mangeremo a casa."

Convinti e concordi, raggiungemmo la pizzeria senza perdere ulteriore tempo. La metratura dell'unica sala interna era decisamente più ampia di quanto apparisse da fuori: l'aspetto più curioso che colpì entrambi in maniera istantanea fu l'occupazione totale e quasi selvaggia dei tavoli posizionati sul lato sinistro, mentre la parte destra del locale si presentava completamente e desolatamente vuota. In attesa di essere accolti dal personale, ci guardammo interrogandoci a vicenda sul perché di una simile stranezza: maggiore comodità per i camerieri nel radunare tutta la clientela in un'unica zona, sia per il servizio in sala sia per le pulizie finali? Ci sembrava questa l'ipotesi più credibile. Ma una stramberia del genere non era semplice da comprendere e motivare.

Dalla folla, si staccò in maniera non troppo reattiva un distinto ed abbronzato giovanotto, non proprio bellissimo, con in mano il suo block notes per le ordinazioni.

"Salve ragazzi, avete per caso prenotato?"

"No", rispose Diana in maniera perentoria e suadente. "Ma ti prego, non mandarci via perché abbiamo una fame da lupi e personalmente mi gradisce il tepore di questa sala, fuori fa un freddo cane"

Il ragazzo dimostrò subito un'apprezzabile e spigliata intraprendenza.

"Tranquilla, non avrei mai cacciato una giovane affamata ed infreddolita, sei la benvenuta: ma devo chiederti la cortesia di scegliere un tavolo da questa parte perché quelli alla vostra sinistra sono tutti prenotati".

"Nessun problema, anzi: meglio così, non amo mangiare in mezzo alla confusione", rispose Diana. "Ma toglimi una curiosità: a cosa è dovuto questo abisso di densità e presenze umane tra il lato sinistro ed il lato destro del locale?"

Il ragazzo sorrise divertito, senza offendersi per una battuta pronunciata con una buona dose di ironia canzonatoria: "Hai ragione, immagino che il contrasto sia evidente appena si entra: è solo per una questione pratica per noi umili servitori, lavoriamo meglio in un ambiente meno dispersivo. Ovviamente questa disposizione è possibile fino a Giugno, mentre a Luglio ed Agosto la sala che vedete diventa una giungla impazzita e fuori controllo".

Per proteggersi da qualunque sgradito spiffero di aria fredda, Diana scelse il tavolo più distante dalla porta d'entrata, ma posizionato quasi frontalmente ad un caratteristico muretto in pietra che segnava il confine con la postazione rialzata del forno a legna che in un primo momento non avevo notato.

Dall'alto della sua dominante collocazione, il pizzaiolo di bell'aspetto, apparentemente prossimo alla quarantina, ci salutò con disinvoltura e simpatia, chiedendoci immediatamente da dove provenissimo.

"Se fuori hai sentito freddo, non potevi scegliere un tavolo migliore: non impiegherai molto a scaldarti con questo forno davanti, vedrai..."

"Beh, lo spero davvero: effettivamente va già molto meglio..."

"Ma pensaci bene prima di sederti: sei ancora in tempo a cambiare tavolo: tra poco soffocherai se ti fermi qui: questo tavolo è richiestissimo in inverno, mentre d'Estate non viene occupato quasi mai"

"Capisco, capisco, ma tu non sai ancora con chi hai a che fare: io dormo con la coperta di lana anche a Ferragosto, quindi immagina quanto mi piaccia stare al caldo... e poi mal che vada mi spoglierò anche qui!!"

"Anche qui!?!?" sottolineò il pizzaiolo, sgranando gli occhi divertito, prima di proseguire con tono scherzoso e frizzante: "Non vorrei sembrare irriguardoso, ma hai appena affermato qualcosa che non può lasciare indifferenti e mi stai incuriosendo. Quindi perdonami per la domanda un tantino sfacciata, ma... hai l'abitudine di spogliarti nei ristoranti!?!? Se è così, ti assumo subito!!!!!"
Oooooooooo.........interessante davvero questa pizza......
 

dan_zan

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Bene la parte introduttiva che prepara alla serata "calda" e speriamo non solo dovuta al forno ma anche a qualcosa di sostanzioso. Vai Selpot cerca di non farci aspettare troppo.
 

Gekkho

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Ciao selpot,news? Diana ha solo un reggiseno trasparente sotto? 🤭😵
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Michele_80

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Ecco, una cosa interessante che potremmo fare è proprio ipotizzare se e cosa potrebbe esserci sotto la felpa con la zip, si limiterà ad abbassarla per rimarcare la scollatura del suo super seno, o oserà persino di più?!?
 

marcoforte

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per me Diana è capace di eccitare anche col felpone: le bastano sguardo, ammiccamenti e parole giuste per suscitare voglia e desiderio.
se è dell'umore giusto, a una Donna come lei, non si resiste nemmeno se indossasse un sacco di iuta
 
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selpot

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Una spontanea e sonora risata si propagò all'unisono, ma non affievolì né interruppe quello che si preannunciava a tutti gli effetti come un argomento scottante ed immorale, alimentando al contrario la vena subito provocatoria di Diana che non rinunciò a controbattere con un'esitazione solo apparente.

"Beh, no: nei ristoranti finora non mi sono mai spogliata. Mi riferivo alla spiaggia..."

"Ah, ok, non avevo afferrato. A pensarci bene, siamo praticamente in Estate, mica puoi stare in spiaggia vestita così: è normale spogliarsi a Giugno!"

"Mah, se sia normale non lo so, ma credo di essere stata l'unica a spogliarsi finora, non ho visto mie simili..."

"Ma no, impossibile, dai! Ho visto moltissime donne in costume già da Maggio... non ci posso credere che tu sia l'unica in costume a Giugno!"

Fiutando nell'equivoco una ghiotta opportunità per perfezionare il suo adescamento, Diana scelse di irrobustire il suo strategico velo di soggezione:

"Si si, certo, ormai sono tutte in bikini, su questo non ci piove... ma forse non ci siamo capiti sul verbo spogliarsi... insomma, io ho osato un pò, un bel pò... ma lasciamo perdere, cambiamo discorso: meglio pensare alle pizze..." Abbassò gli occhi fingendo di vergognarsi della sua fresca e scabrosa confessione top secret.

"Dici sul serio!? Non potresti essere un pochino più precisa? Questo argomento mi appassiona, non so perché..."

"Più precisa!? Non è così semplice, parlarne con un estraneo che ho appena conosciuto è imbarazzante, ma avrai capito, insomma.... diciamo che finora sono stata... come dire: generosa e un pochino spudorata in spiaggia: ho mostrato molto... ho regalato delle visioni imperdibili qui a Cala Gonone: sto lasciando dei bellissimi ricordi!! Più chiara di così..." Abbassò ancora la testa direzionando lo sguardo forzatamente impacciato verso le sue tettone.

L'interpretazione magistrale di uno stato di disagio e di imbarazzo, utilizzato come tattica seduttiva di rara potenza, mi eccitava vorticosamente: mi stavo innamorando di un'altra Diana: un'attrice impeccabile, ammaliante e magnetica, vestita in maniera ordinaria e fin troppo anonima, ma capace di calamitare attenzioni e stimoli irrefrenabili, fingendosi intimidita ed in palese soggezione nell'affrontare un argomento piccante e censurabile che la riguardava in prima persona.

Il pizzaiolo ci prese gusto e cominciò giocosamente ad incalzarla, rispondendo con spigliatezza e sempre maggiore effervescenza.

"Davvero!? Solo per curiosità: posso sapere in quale spiaggia andate? Magari domani mi viene voglia di fare una passeggiata e di portarvi due pizze offerte dalla casa!".

Introducendo una spiccata parlantina burlesca e seducente, Diana scelse di passare ad una sfrontatezza esplicita ed accantonò gradualmente la sua recitata innocenza: "Finora, in realtà, ne abbiamo visitata una diversa ogni giorno: sai, mi piace lasciare il segno ovunque...tranne quello del costume..."

Tolse il giubbino bianco, appoggiandolo alla spalliera della sedia prescelta, l'unica che permetteva di guardare meglio l'operato del pizzaiolo e di scambiare due chiacchiere con lui frontalmente ed in totale visibilità.

"Visto!? Inizio già a spogliarmi: sto rispettando le premesse!" esclamò Diana sorridendo con pungente sensualità.

I miei occhi caddero sulle sue tette, che apparivano molto più libere e sfrenate del solito nei loro dondolii sotto i vestiti. Tentai allora di accertarmi della presenza del reggiseno, fissando la schiena di Diana, ma non riuscii a scorgere alcun segno della fascia o dei ganci stampato sulla felpa. Anche la sagoma dei seni che potevo osservare di profilo non sembrava modellata né tenuta a bada da alcun sostegno: interessante, molto interessante!

Ancora ipnotizzato dal movimento ondulatorio e privo di oppressioni delle tettone di Diana, udii il pizzaiolo rivolgersi a me, quasi scusandosi: "Sto scherzando, ovviamente! Non volermene, amico. Siamo uomini e ci piace la battuta, quando si incontrano persone simpatiche e schiette come voi"

"Ma figurati, nessun problema, ci mancherebbe: anzi, devo ammettere che la tua disinvoltura mi piace... Possiamo proseguire anche tutta la sera su questi binari, per quanto mi riguarda, sempre se la signora è d'accordo!". Guardai Diana strizzandole l'occhiolino, prima di regalarle un sorriso di apprezzamento e di complicità.

"Vedremo", intervenne lei con un velo di suadente mistero nel suo timbro di voce. "Intanto consigliaci le tue pizze migliori: dovrai renderle speciali per me..." Il suo volto, dapprima pallido ed intirizzito, cominciò a riacquistare i suoi colori ed i suoi lineamenti abituali.

"E' il minimo che tu possa fare, se vuoi davvero incontrarmi in spiaggia..."

Il forno ormai arroventato iniziò a sprigionare flussi di aria bollente, che costrinsero Diana ad abbassare i primi centimetri della zip, liberando il collo superiore dalla morsa stringente della felpa.

Non appena il pizzaiolo cominciò ad illustrarci le sue specialità, irruppe il giovane cameriere con la consegna dei menu e la consueta ordinazione delle bevande. La verde età del ragazzo ed i suoi profondi occhi neri sembravano aver fatto immediata breccia negli sguardi di Diana, che abbassò ancora la zip di qualche millimetro.

Dopo aver aperto il menu per dedicarsi a consultarlo con attenzione e minuzia, infilò una mano all'interno della felpa, staccandola leggermente dal corpo all'altezza della scapola destra; poi appoggiò la mano sulla spalla, inclinando il collo dalla parte opposta. Sembrava essersi isolata da qualunque voce, immersa nella lettura delle pagine che contenevano l'elenco delle pizze. Nel frattempo il ragazzo scriveva sul suo block notes le bibite da me richieste.

"Ok vi ringrazio, per le pizze passo più tardi, vi lascio scegliere con calma"

Diana alzò lo sguardo, puntando con decisione ed intensità gli occhi neri del giovane, mentre la sua mano era scesa inequivocabilmente a tastare il seno destro, con simulata ingenuità e disattenzione. Il giovanotto, pur ostentando una distaccata professionalità, non potè fare a meno di notare e di gradire l'inavveduta palpazione di Diana, che riabbassò gli occhi, inabissandosi di nuovo nella lettura del menu.

Notai che anche il pizzaiolo si mostrava particolarmente catturato dalla visione della mano di Diana che accarezzava il suo seno, fingendo di non accorgersi di scatenare reazioni e desideri.

D'improvviso lei irruppe con una domanda: "Scusami: la pizza sarda potresti farla anche bianca oppure per forza con il pomodoro?"

Il pizzaiolo non ebbe il tempo di riallineare subito il suo sguardo verso gli occhi della mia seduttrice, rapito com'era dal libero movimento della sua tetta sotto la felpa.

Diana notò l'evidente traiettoria del suo sguardo: "Oddio, scusami, che sbadata: si è visto qualcosa? Quando mi concentro sui menu, ho questo maledetto vizio di comportarmi come se mi trovassi da sola in casa"

"Scusami tu! Comunque non si è visto niente, purtroppo... a parte qualche manovra involontaria..." Rise compiaciuto, cercando la mia approvazione che non si fece attendere.

"Lei continua a spalmarsi la crema sulle tette come se fosse rimasta in spiaggia... beh, meglio per noi! Non ti era mai capitata una scena del genere, dimmi la verità!"

Diana mi apostrofò scherzosamente: "Spiritoso, davvero spiritoso... purtroppo pesano e devo pur sostenerle, visto che non hai voluto portarmi a casa per farmi cambiare" Poi si spiegò meglio rivolgendosi al pizzaiolo: "Siamo stati in spiaggia fino a sera, il signorino aveva fretta di mangiare e non potevo rimanere con il costume tutto bagnato. Mi sono dovuta "mettere in libertà" per venire qui e vestirmi con quello che avevo in macchina, anche se a pensarci bene, il mio reggiseno del costume si sarebbe asciugato in un baleno davanti a questo forno incandescente!"

Il pizzaiolo stavolta, evitando di suggerirci un cambio di tavolo, proseguì in scioltezza: "Ogni tanto è capitato di ospitare ragazze in bikini, anche di sera, che salivano tardi dalla spiaggia in cerca di una pizza al volo per la cena: ti avrei fatto venire qui al mio posto, per asciugarti prima e meglio..."

"Grazie, che perfetto gentiluomo... e saresti riuscito ad impastare ed infornare con un decolleté del genere a portata di mano?"

"Chissà... non ho visto le forme e la generosità del tuo decolleté, quindi non saprei risponderti"

"Beh, credo che un'idea del mio decolleté ce l'avrai, mi sono toccata il seno fin adesso, senza nemmeno rendermene conto..."

"Ma non è la stessa cosa: ho visto solo qualche movimento sotto i vestiti, ma nessuna scollatura.."
 

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