Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

bob68

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Ammissioni, dettagli proibiti, preferenze, svelamenti, il tutto racchiuso in un bilancio: era ciò che desideravo impetuosamente ottenere durante il nostro viaggio di ritorno.

Morivo dalla smania di saperne di più, dalla voglia di conoscere ogni sensazione taciuta e custodita nella sua mente, di sapere quali fossero state le ragioni delle sue scelte, delle sue provocazioni, della sua crescente metamorfosi; ma Diana conquistò fin da subito l'egemonia sugli argomenti da trattare in macchina, immergendosi senza indugio in discorsi riguardanti le pulizie della sua cameretta, i prossimi compleanni dei parenti o i problemi di lavoro. Sembrava provenissimo da una comune vacanza priva di sussulti, oppure da una sagra mangereccia o da un centro commerciale. Dopo 5 minuti di percorso lei era già tornata quella di sempre, con il suo cervello in pieno fervore tra impegni da programmare, faccende da sbrigare, appuntamenti ormai improrogabili e guai familiari.

Paradossalmente non mi sentii del tutto deluso dal suo atteggiamento: al contrario iniziai ad avvertire un'anomala e profonda eccitazione nel pensare che la comune e trascurata ragazza acqua e sapone al mio fianco, che si stava rituffando nei normali impegni di vita quotidiana, era la stessa che fino a pochi minuti prima si mostrava completamente nuda in acqua in mezzo a sei ragazzi che si masturbavano, che si era esibita in un nudo integrale sul lettino di uno stabilimento a pochi centimetri dal bagnino, che aveva passeggiato in topless e perizoma da sola sulla battigia per chilometri, fino a raggiungere i suoi pescatori preferiti, pur di sfoggiare spudoratamente davanti a loro il suo sedere e le sue tettone. Questa sorta di doppia personalità che avvertivo affiorare in lei mi galvanizzava e scatenava in me le fantasie più irruente e passionali.

Ebbi come la sensazione che la sua improvvisa e ritrovata normalità fosse soltanto una tattica, uno strano gioco che mi piaceva, se gioco fosse stato: tornare ad apparire come la seria, umile, sottovalutata Diana, che snobba o nasconde l'argomento più scontato e coinvolgente in quel momento, per rispolverarlo magari nelle giuste occasioni o nei momenti d'intimità... una strategia molto accattivante e suggestiva!

E se invece mi stavo solo illudendo!? In fondo la mia, più che una sensazione era una speranza, non supportata da suoi segnali inequivocabili o da sguardi provocanti. La convinzione e la naturalezza con cui Diana parlava delle sue colleghe, dei panni da lavare o di autovelox poteva significare realmente aver chiuso i battenti di una settimana particolare ma già lasciata alle spalle, a favore di un ricatapultarsi all'indietro verso la routine e le abitudini di sempre, comprese quelle puramente balneari.

La tentazione di incanalare il dialogo verso temi a me più congeniali divenne insistente e difficilmente gestibile, ma temendo di spezzare determinati equilibri, decisi di accontentarmi degli immensi doni ricevuti fino a pochi minuti prima e di sostenere ed alimentare i suoi argomenti, confidando in momenti migliori per soddisfare la mia brama di sapere, di capire, di approfondire tutto ciò che aveva balenato nei suoi pensieri durante la vacanza.

Spinto da un'attrazione atipica, quasi involontaria, mi giravo sovente verso di lei per osservare il suo corpo, apparentemente diverso dal solito, ai miei occhi: eppure per almeno una decina di volte, di ritorno dal mare, l'avevo ricordata con un paio di pantaloncini ed una vecchia t-shirt che copriva il reggiseno di un costume: cosa mi arrapava così tanto di una innocua immagine trita e ritrita? Forse l'idea che sotto quella maglietta sformata si nascondevano due grandi seni stavolta abbronzati, che si erano mostrati liberamente e senza alcuna remora a decine di persone, a ragazzi allupati ed intraprendenti, a pescatori, a padri di famiglia, bagnini, persino a qualche anziano... e quei pantaloncini celavano un sedere che finalmente aveva potuto scoprirsi, sentire il calore del sole e sul quale erano caduti centinaia di sguardi calamitati.

A proposito: pensai che al mio ritorno sarebbe stato urgente ed opportuno dedicarmi ad un rinnovo e soprattutto ad un deciso stravolgimento del "parco bikini" di Diana, nel quale avrebbero dovuto d'ora in avanti prevalere in modo considerevole perizomi: così facendo avrei potuto scoraggiarla a percorrere eventuali passi indietro ed incentivarla a gettare via quegli odiosi mutandoni sfibrati e malconci che l'avevano contraddistinta fin dall'adolescenza su ogni spiaggia. Certo, anche in questo caso dovevo cercare di essere ponderato e di non esagerare nella quantità e nelle dimensioni: questo genere di iniziative da parte mia non era mai stato gradito precedentemente, in quelle rare occasioni in cui le avevo consegnato un pacchetto con dentro un paio di autoreggenti o una chemise trasparente. Mi tornarono alla mente con preoccupazione alcune delle sue sfuriate più categoriche, talmente inesplicabili e mortificanti da rovinarmi intere serate o settimane.

"Lo vuoi capire che sono ridicola con questa roba addosso? Se non ho mai messo piede in un negozio di intimo ci sarà un motivo..."

"Se provi a ripresentarti con un regalo del genere, ti lascio, sei avvertito: io sto bene con le mie tute, i miei calzini ed i miei jeans, tutto ciò che è sexy non mi appartiene e mi imbarazza"

"Accettami come sono perché io non cambierò MAI, né per te, né per chiunque altro: quindi se hai determinate esigenze hai sbagliato persona"

Facile a dirsi all'epoca, difficile da credere ormai, dopo una settimana di inaspettata ma altissima carica erotica. La sua coerenza e risolutezza nel rifiuto della sua femminilità sembravano misteriosamente dissolte. Tale constatazione mi costringeva tuttavia a valutare anche un aspetto nuovo del carattere di Diana: l'imprevedibilità, finora del tutto sconosciuta, mai emersa né minimamente trapelata prima della vacanza. Le sue volontarie e compiaciute esibizioni avrebbero dovuto convincermi che la strada era finalmente in discesa per me e per le mie aspettative e che avevo appena vissuto solo l'inizio di un percorso colmo di libidine e di esperienze trasgressive.

Eppure mi sembrava tutto troppo bello per essere vero, non mi fidavo pienamente delle ovvie considerazioni che si raggiungono dopo aver tirato le somme... no, qualcosa mi diceva che stava per arrivare il momento più difficile: nuovi e complicati ostacoli mi attendevano e dovevo essere abile ed equilibrato nel gestirli e superarli in maniera vincente. Mi sentivo decisamente in apprensione: Diana sembrava avesse già cancellato tutto, dimenticato i suoi topless , ogni sguardo sul suo corpo, ogni erezione provocata, come non fossero mai avvenuti e questa consapevolezza era suffragata dalle solite chiacchiere piatte e banali sulla quotidianità che ero pressoché costretto ad ascoltare da quasi due ore.

Inoltre, il pensiero di dover rientrare ognuno a casa propria e di trascorrere almeno una settimana a distanza obbligata a causa dei reciproci impegni di lavoro innescava in me una cospicua dose di pessimismo. Peccato: se avessimo convissuto oppure se fossimo stati liberi di vederci almeno di sera avrei potuto tenere viva la fiammella, convogliando la memoria ed il dialogo sui temi caldi che mi interessava sviluppare ad ogni costo. Mi venne voglia di chiederle di colpo cosa ne pensasse di andare a convivere, ma il mio innato bisogno di libertà e quel briciolo di coscienza residuo che avvertivo soffocarono sul nascere la mia folle ed azzardata pianificazione.

La totale assenza di fremiti e di civetteria ci condusse fino a sera, affiancata da una crescente stanchezza reciproca che scoraggiò qualunque iniziativa da parte mia: dopo aver portato i bagagli di Diana nella sua camera mi fermai solo per pochi minuti per un rapido resoconto geografico della vacanza con i suoi genitori: mi accompagnò poi alla porta e ci congedammo sorridenti e sereni, come sempre, ahimè.
.non vedo l ora di gustarmelo
 

ellebi

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Morivo dalla smania di saperne di più, dalla voglia di conoscere ogni sensazione taciuta e custodita nella sua mente, di sapere quali fossero state le ragioni delle sue scelte, delle sue provocazioni, della sua crescente metamorfosi; ma Diana conquistò fin da subito l'egemonia sugli argomenti da trattare in macchina, immergendosi senza indugio in discorsi riguardanti le pulizie della sua cameretta, i prossimi compleanni dei parenti o i problemi di lavoro. Sembrava provenissimo da una comune vacanza priva di sussulti, oppure da una sagra mangereccia o da un centro commerciale. Dopo 5 minuti di percorso lei era già tornata quella di sempre, con il suo cervello in pieno fervore tra impegni da programmare, faccende da sbrigare, appuntamenti ormai improrogabili e guai familiari.

Paradossalmente non mi sentii del tutto deluso dal suo atteggiamento: al contrario iniziai ad avvertire un'anomala e profonda eccitazione nel pensare che la comune e trascurata ragazza acqua e sapone al mio fianco, che si stava rituffando nei normali impegni di vita quotidiana, era la stessa che fino a pochi minuti prima si mostrava completamente nuda in acqua in mezzo a sei ragazzi che si masturbavano, che si era esibita in un nudo integrale sul lettino di uno stabilimento a pochi centimetri dal bagnino, che aveva passeggiato in topless e perizoma da sola sulla battigia per chilometri, fino a raggiungere i suoi pescatori preferiti, pur di sfoggiare spudoratamente davanti a loro il suo sedere e le sue tettone. Questa sorta di doppia personalità che avvertivo affiorare in lei mi galvanizzava e scatenava in me le fantasie più irruente e passionali.

Ebbi come la sensazione che la sua improvvisa e ritrovata normalità fosse soltanto una tattica, uno strano gioco che mi piaceva, se gioco fosse stato: tornare ad apparire come la seria, umile, sottovalutata Diana, che snobba o nasconde l'argomento più scontato e coinvolgente in quel momento, per rispolverarlo magari nelle giuste occasioni o nei momenti d'intimità... una strategia molto accattivante e suggestiva!

E se invece mi stavo solo illudendo!? In fondo la mia, più che una sensazione era una speranza, non supportata da suoi segnali inequivocabili o da sguardi provocanti. La convinzione e la naturalezza con cui Diana parlava delle sue colleghe, dei panni da lavare o di autovelox poteva significare realmente aver chiuso i battenti di una settimana particolare ma già lasciata alle spalle, a favore di un ricatapultarsi all'indietro verso la routine e le abitudini di sempre, comprese quelle puramente balneari.

La tentazione di incanalare il dialogo verso temi a me più congeniali divenne insistente e difficilmente gestibile, ma temendo di spezzare determinati equilibri, decisi di accontentarmi degli immensi doni ricevuti fino a pochi minuti prima e di sostenere ed alimentare i suoi argomenti, confidando in momenti migliori per soddisfare la mia brama di sapere, di capire, di approfondire tutto ciò che aveva balenato nei suoi pensieri durante la vacanza.

Spinto da un'attrazione atipica, quasi involontaria, mi giravo sovente verso di lei per osservare il suo corpo, apparentemente diverso dal solito, ai miei occhi: eppure per almeno una decina di volte, di ritorno dal mare, l'avevo ricordata con un paio di pantaloncini ed una vecchia t-shirt che copriva il reggiseno di un costume: cosa mi arrapava così tanto di una innocua immagine trita e ritrita? Forse l'idea che sotto quella maglietta sformata si nascondevano due grandi seni stavolta abbronzati, che si erano mostrati liberamente e senza alcuna remora a decine di persone, a ragazzi allupati ed intraprendenti, a pescatori, a padri di famiglia, bagnini, persino a qualche anziano... e quei pantaloncini celavano un sedere che finalmente aveva potuto scoprirsi, sentire il calore del sole e sul quale erano caduti centinaia di sguardi calamitati.

A proposito: pensai che al mio ritorno sarebbe stato urgente ed opportuno dedicarmi ad un rinnovo e soprattutto ad un deciso stravolgimento del "parco bikini" di Diana, nel quale avrebbero dovuto d'ora in avanti prevalere in modo considerevole perizomi: così facendo avrei potuto scoraggiarla a percorrere eventuali passi indietro ed incentivarla a gettare via quegli odiosi mutandoni sfibrati e malconci che l'avevano contraddistinta fin dall'adolescenza su ogni spiaggia. Certo, anche in questo caso dovevo cercare di essere ponderato e di non esagerare nella quantità e nelle dimensioni: questo genere di iniziative da parte mia non era mai stato gradito precedentemente, in quelle rare occasioni in cui le avevo consegnato un pacchetto con dentro un paio di autoreggenti o una chemise trasparente. Mi tornarono alla mente con preoccupazione alcune delle sue sfuriate più categoriche, talmente inesplicabili e mortificanti da rovinarmi intere serate o settimane.

"Lo vuoi capire che sono ridicola con questa roba addosso? Se non ho mai messo piede in un negozio di intimo ci sarà un motivo..."

"Se provi a ripresentarti con un regalo del genere, ti lascio, sei avvertito: io sto bene con le mie tute, i miei calzini ed i miei jeans, tutto ciò che è sexy non mi appartiene e mi imbarazza"

"Accettami come sono perché io non cambierò MAI, né per te, né per chiunque altro: quindi se hai determinate esigenze hai sbagliato persona"

Facile a dirsi all'epoca, difficile da credere ormai, dopo una settimana di inaspettata ma altissima carica erotica. La sua coerenza e risolutezza nel rifiuto della sua femminilità sembravano misteriosamente dissolte. Tale constatazione mi costringeva tuttavia a valutare anche un aspetto nuovo del carattere di Diana: l'imprevedibilità, finora del tutto sconosciuta, mai emersa né minimamente trapelata prima della vacanza. Le sue volontarie e compiaciute esibizioni avrebbero dovuto convincermi che la strada era finalmente in discesa per me e per le mie aspettative e che avevo appena vissuto solo l'inizio di un percorso colmo di libidine e di esperienze trasgressive.

Eppure mi sembrava tutto troppo bello per essere vero, non mi fidavo pienamente delle ovvie considerazioni che si raggiungono dopo aver tirato le somme... no, qualcosa mi diceva che stava per arrivare il momento più difficile: nuovi e complicati ostacoli mi attendevano e dovevo essere abile ed equilibrato nel gestirli e superarli in maniera vincente. Mi sentivo decisamente in apprensione: Diana sembrava avesse già cancellato tutto, dimenticato i suoi topless , ogni sguardo sul suo corpo, ogni erezione provocata, come non fossero mai avvenuti e questa consapevolezza era suffragata dalle solite chiacchiere piatte e banali sulla quotidianità che ero pressoché costretto ad ascoltare da quasi due ore.

Inoltre, il pensiero di dover rientrare ognuno a casa propria e di trascorrere almeno una settimana a distanza obbligata a causa dei reciproci impegni di lavoro innescava in me una cospicua dose di pessimismo. Peccato: se avessimo convissuto oppure se fossimo stati liberi di vederci almeno di sera avrei potuto tenere viva la fiammella, convogliando la memoria ed il dialogo sui temi caldi che mi interessava sviluppare ad ogni costo. Mi venne voglia di chiederle di colpo cosa ne pensasse di andare a convivere, ma il mio innato bisogno di libertà e quel briciolo di coscienza residuo che avvertivo soffocarono sul nascere la mia folle ed azzardata pianificazione.

La totale assenza di fremiti e di civetteria ci condusse fino a sera, affiancata da una crescente stanchezza reciproca che scoraggiò qualunque iniziativa da parte mia: dopo aver portato i bagagli di Diana nella sua camera mi fermai solo per pochi minuti per un rapido resoconto geografico della vacanza con i suoi genitori: mi accompagnò poi alla porta e ci congedammo sorridenti e sereni, come sempre, ahimè...
Francamente mi sarei aspettato qualcosina di più pruriginoso, quanto meno per tener viva l'attesa per il prossimo racconto che avverrà, aimè, fra 2 gg (viste le medie dell'ultimo periodo...)!
 
OP
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selpot

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Francamente mi sarei aspettato qualcosina di più pruriginoso, quanto meno per tener viva l'attesa per il prossimo racconto che avverrà, aimè, fra 2 gg (viste le medie dell'ultimo periodo...)!
... e io altrettanto francamente mi aspettavo qualche commento come il tuo!! Lo rispetto, per carità, siamo in democrazia, ma come ho precisato qualche giorno fa, il racconto è vero ed autentico, quindi ci saranno capitoli ancora meno pruriginosi dell'ultimo. Il mio obiettivo non è solo quello di farvi eccitare, ma di farvi conoscere anche il lato "cerebrale" della storia. Voglio continuare a rimanere fedele ai fatti, anche a costo di perdere o deludere qualche lettore. Giorni fa uno di voi mi ha scritto in privato complimentandosi perché il mio racconto aveva superato le 50.000 visualizzazioni... non sapevo di cosa stessa parlando e come facesse a vedere un dato del genere, poi me lo ha spiegato... tanto per farti capire che la "fama e l'audience" su questo sito non mi interessano, in tutta sincerità. Preferisco che a leggermi siano pochi ma buoni. Quindi, per evitare di far perdere tempo a te ed a tanti che possono pensarla legittimamente al tuo stesso modo, vi consiglio serenamente di dedicarvi a racconti di dubbia autenticità pieni di sesso, kamasutra ed esperienze estreme, che rispondano alle vostre esigenze. Nei miei non troverete mai nulla di tutto questo... ad esempio il nudo integrale in acqua davanti ai ragazzi che si masturbavano è stato un picco che raramente si è ripetuto in 15 anni, quindi se vi aspettate evoluzioni particolari o estreme vi devo deludere fin da subito. Anche le medie di pubblicazione probabilmente si allungheranno man mano che si tornerà ad una vita normale...
 

massimoran

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Da un lato c’è la voglia di sapere le sensazioni che ha provato mostrandosi nuda a tutta quella gente, e dall’altro la paura di scatenare una reazione che potrebbe rompere la quiete di quel momento. Non a curiosità: ti sei mai masturbato ripensando a quei momenti?
 

gengis96

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io continuerò a seguire il racconto anche perchè mi ricorda un po' quello che è successo finora con la mia ragazza, anche se per ora non è arrivata a mostrarsi nuda davanti ad un gruppo di ragazzi che si masturbava (e questo credo che abbia eccitato tutti quelli che hanno letto).. ma capisco e comprendo anche tutte le fasi "mentali" del racconto perchè sono esattamente le stesse cose che provo io quando la mia ragazza fa qualcosa di trasgressivo..
detto questo attenderò pazientemente le varie parti del racconto e sono curioso di come andrà avanti visto che siamo arrivati a una sorta di fine della prima stagione se lo paragoniamo ad una serie tv, e voglio complimentarmi per il racconto che ritengo il migliore insieme a quello di Patrulla
 

Michele_80

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Il bello di questi racconti è che narrano "vita vissuta", personalmente li preferisco a tanti altri proprio per questa ragione, perché ti permettono di ricordarti magari situazioni simili vissute con la propria donna ai tempi, tra tutte per me il passaggio dai bikini castigati ai topless con perizoma.
 

niels

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Racconti eccezionali, però non hai mai raccontato com'è la vostra vita sessuale, com'è Diana a letto e se corrisponde alla figura acqua e sapone che dà (o dava?) di se'.
Siamo curiosi della fisicità di Diana, perché non postare una foto di una ragazza che le somiglia fisicamente?
 

Grandel

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Ammissioni, dettagli proibiti, preferenze, svelamenti, il tutto racchiuso in un bilancio: era ciò che desideravo impetuosamente ottenere durante il nostro viaggio di ritorno.

Morivo dalla smania di saperne di più, dalla voglia di conoscere ogni sensazione taciuta e custodita nella sua mente, di sapere quali fossero state le ragioni delle sue scelte, delle sue provocazioni, della sua crescente metamorfosi; ma Diana conquistò fin da subito l'egemonia sugli argomenti da trattare in macchina, immergendosi senza indugio in discorsi riguardanti le pulizie della sua cameretta, i prossimi compleanni dei parenti o i problemi di lavoro. Sembrava provenissimo da una comune vacanza priva di sussulti, oppure da una sagra mangereccia o da un centro commerciale. Dopo 5 minuti di percorso lei era già tornata quella di sempre, con il suo cervello in pieno fervore tra impegni da programmare, faccende da sbrigare, appuntamenti ormai improrogabili e guai familiari.

Paradossalmente non mi sentii del tutto deluso dal suo atteggiamento: al contrario iniziai ad avvertire un'anomala e profonda eccitazione nel pensare che la comune e trascurata ragazza acqua e sapone al mio fianco, che si stava rituffando nei normali impegni di vita quotidiana, era la stessa che fino a pochi minuti prima si mostrava completamente nuda in acqua in mezzo a sei ragazzi che si masturbavano, che si era esibita in un nudo integrale sul lettino di uno stabilimento a pochi centimetri dal bagnino, che aveva passeggiato in topless e perizoma da sola sulla battigia per chilometri, fino a raggiungere i suoi pescatori preferiti, pur di sfoggiare spudoratamente davanti a loro il suo sedere e le sue tettone. Questa sorta di doppia personalità che avvertivo affiorare in lei mi galvanizzava e scatenava in me le fantasie più irruente e passionali.

Ebbi come la sensazione che la sua improvvisa e ritrovata normalità fosse soltanto una tattica, uno strano gioco che mi piaceva, se gioco fosse stato: tornare ad apparire come la seria, umile, sottovalutata Diana, che snobba o nasconde l'argomento più scontato e coinvolgente in quel momento, per rispolverarlo magari nelle giuste occasioni o nei momenti d'intimità... una strategia molto accattivante e suggestiva!

E se invece mi stavo solo illudendo!? In fondo la mia, più che una sensazione era una speranza, non supportata da suoi segnali inequivocabili o da sguardi provocanti. La convinzione e la naturalezza con cui Diana parlava delle sue colleghe, dei panni da lavare o di autovelox poteva significare realmente aver chiuso i battenti di una settimana particolare ma già lasciata alle spalle, a favore di un ricatapultarsi all'indietro verso la routine e le abitudini di sempre, comprese quelle puramente balneari.

La tentazione di incanalare il dialogo verso temi a me più congeniali divenne insistente e difficilmente gestibile, ma temendo di spezzare determinati equilibri, decisi di accontentarmi degli immensi doni ricevuti fino a pochi minuti prima e di sostenere ed alimentare i suoi argomenti, confidando in momenti migliori per soddisfare la mia brama di sapere, di capire, di approfondire tutto ciò che aveva balenato nei suoi pensieri durante la vacanza.

Spinto da un'attrazione atipica, quasi involontaria, mi giravo sovente verso di lei per osservare il suo corpo, apparentemente diverso dal solito, ai miei occhi: eppure per almeno una decina di volte, di ritorno dal mare, l'avevo ricordata con un paio di pantaloncini ed una vecchia t-shirt che copriva il reggiseno di un costume: cosa mi arrapava così tanto di una innocua immagine trita e ritrita? Forse l'idea che sotto quella maglietta sformata si nascondevano due grandi seni stavolta abbronzati, che si erano mostrati liberamente e senza alcuna remora a decine di persone, a ragazzi allupati ed intraprendenti, a pescatori, a padri di famiglia, bagnini, persino a qualche anziano... e quei pantaloncini celavano un sedere che finalmente aveva potuto scoprirsi, sentire il calore del sole e sul quale erano caduti centinaia di sguardi calamitati.

A proposito: pensai che al mio ritorno sarebbe stato urgente ed opportuno dedicarmi ad un rinnovo e soprattutto ad un deciso stravolgimento del "parco bikini" di Diana, nel quale avrebbero dovuto d'ora in avanti prevalere in modo considerevole perizomi: così facendo avrei potuto scoraggiarla a percorrere eventuali passi indietro ed incentivarla a gettare via quegli odiosi mutandoni sfibrati e malconci che l'avevano contraddistinta fin dall'adolescenza su ogni spiaggia. Certo, anche in questo caso dovevo cercare di essere ponderato e di non esagerare nella quantità e nelle dimensioni: questo genere di iniziative da parte mia non era mai stato gradito precedentemente, in quelle rare occasioni in cui le avevo consegnato un pacchetto con dentro un paio di autoreggenti o una chemise trasparente. Mi tornarono alla mente con preoccupazione alcune delle sue sfuriate più categoriche, talmente inesplicabili e mortificanti da rovinarmi intere serate o settimane.

"Lo vuoi capire che sono ridicola con questa roba addosso? Se non ho mai messo piede in un negozio di intimo ci sarà un motivo..."

"Se provi a ripresentarti con un regalo del genere, ti lascio, sei avvertito: io sto bene con le mie tute, i miei calzini ed i miei jeans, tutto ciò che è sexy non mi appartiene e mi imbarazza"

"Accettami come sono perché io non cambierò MAI, né per te, né per chiunque altro: quindi se hai determinate esigenze hai sbagliato persona"

Facile a dirsi all'epoca, difficile da credere ormai, dopo una settimana di inaspettata ma altissima carica erotica. La sua coerenza e risolutezza nel rifiuto della sua femminilità sembravano misteriosamente dissolte. Tale constatazione mi costringeva tuttavia a valutare anche un aspetto nuovo del carattere di Diana: l'imprevedibilità, finora del tutto sconosciuta, mai emersa né minimamente trapelata prima della vacanza. Le sue volontarie e compiaciute esibizioni avrebbero dovuto convincermi che la strada era finalmente in discesa per me e per le mie aspettative e che avevo appena vissuto solo l'inizio di un percorso colmo di libidine e di esperienze trasgressive.

Eppure mi sembrava tutto troppo bello per essere vero, non mi fidavo pienamente delle ovvie considerazioni che si raggiungono dopo aver tirato le somme... no, qualcosa mi diceva che stava per arrivare il momento più difficile: nuovi e complicati ostacoli mi attendevano e dovevo essere abile ed equilibrato nel gestirli e superarli in maniera vincente. Mi sentivo decisamente in apprensione: Diana sembrava avesse già cancellato tutto, dimenticato i suoi topless , ogni sguardo sul suo corpo, ogni erezione provocata, come non fossero mai avvenuti e questa consapevolezza era suffragata dalle solite chiacchiere piatte e banali sulla quotidianità che ero pressoché costretto ad ascoltare da quasi due ore.

Inoltre, il pensiero di dover rientrare ognuno a casa propria e di trascorrere almeno una settimana a distanza obbligata a causa dei reciproci impegni di lavoro innescava in me una cospicua dose di pessimismo. Peccato: se avessimo convissuto oppure se fossimo stati liberi di vederci almeno di sera avrei potuto tenere viva la fiammella, convogliando la memoria ed il dialogo sui temi caldi che mi interessava sviluppare ad ogni costo. Mi venne voglia di chiederle di colpo cosa ne pensasse di andare a convivere, ma il mio innato bisogno di libertà e quel briciolo di coscienza residuo che avvertivo soffocarono sul nascere la mia folle ed azzardata pianificazione.

La totale assenza di fremiti e di civetteria ci condusse fino a sera, affiancata da una crescente stanchezza reciproca che scoraggiò qualunque iniziativa da parte mia: dopo aver portato i bagagli di Diana nella sua camera mi fermai solo per pochi minuti per un rapido resoconto geografico della vacanza con i suoi genitori: mi accompagnò poi alla porta e ci congedammo sorridenti e sereni, come sempre, ahimè...
Bello, sembra non tanto la fine di un racconto ma il ponte per uno nuovo. Che aspetto e leggerò sempre con ansia.
Grazie
 

kkk82

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Il tuo racconto è bellissimo, punto. Chi non apprezza non è obbligato a leggere. Meglio un racconto di vita vera scritto meravigliosamente come questo che mille inventati e scritti da cani.
 

marcoforte

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... e io altrettanto francamente mi aspettavo qualche commento come il tuo!! Lo rispetto, per carità, siamo in democrazia, ma come ho precisato qualche giorno fa, il racconto è vero ed autentico, quindi ci saranno capitoli ancora meno pruriginosi dell'ultimo. Il mio obiettivo non è solo quello di farvi eccitare, ma di farvi conoscere anche il lato "cerebrale" della storia. Voglio continuare a rimanere fedele ai fatti, anche a costo di perdere o deludere qualche lettore. Giorni fa uno di voi mi ha scritto in privato complimentandosi perché il mio racconto aveva superato le 50.000 visualizzazioni... non sapevo di cosa stessa parlando e come facesse a vedere un dato del genere, poi me lo ha spiegato... tanto per farti capire che la "fama e l'audience" su questo sito non mi interessano, in tutta sincerità. Preferisco che a leggermi siano pochi ma buoni. Quindi, per evitare di far perdere tempo a te ed a tanti che possono pensarla legittimamente al tuo stesso modo, vi consiglio serenamente di dedicarvi a racconti di dubbia autenticità pieni di sesso, kamasutra ed esperienze estreme, che rispondano alle vostre esigenze. Nei miei non troverete mai nulla di tutto questo... ad esempio il nudo integrale in acqua davanti ai ragazzi che si masturbavano è stato un picco che raramente si è ripetuto in 15 anni, quindi se vi aspettate evoluzioni particolari o estreme vi devo deludere fin da subito. Anche le medie di pubblicazione probabilmente si allungheranno man mano che si tornerà ad una vita normale...
concordo completamente: se di un racconto di vita si parla, ci sta, anzi, e' necessario, che vi siano parti semplicemente interlocutorie che diano la possibilità di valutare protagonisti e personalità nel loro insieme, e se, per farlo, ci racconti anche la playlist delle canzoni che ha passato la radio durante il viaggio di ritorno, va bene cosi', perche' non faresti altro che dare forma scritta ai pensieri che ci hanno permesso di scoprire Diana.
aggiungo, ma a sto punto sarebbe meglio dire ribadisco, che la prosa che usi e' eccellente, non annoia, ma anzi insinua sempre piu' la voglia del prossimo capitolo ;)
grazie!
 
OP
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selpot

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93
Una notte insonne e piacevolmente agitata diede inizio ad una settimana di ricerche... e di ricerca: ricerca innanzitutto di un equilibrio e di una compostezza che si rivelarono molto più difficili da instaurare di quanto prevedessi: una carrellata impazzita di immagini inebrianti quasi mi ossessionò per intere giornate e non smise di tormentarmi se non per brevi momenti: le tettone saltellanti di Diana durante il suo percorso di avvicinamento a me ed ai pescatori per il suo primo topless, il nudo integrale sul lettino, il suo secondo topless ad occhi chiusi circondata dai giovanotti di Napoli, il bagno insieme a Valerio e Davide che la stringevano o palpavano il suo corpo, le sue grazie ed i suoi occhi che puntavano i costumi dei ragazzi intenti nel loro masturbarsi... era come avere dinanzi un album di fotografie in continua rotazione. Furono proprio queste diapositive interiori a stimolare in me (qualora ce ne fosse stato bisogno) la voglia di incentivarla ancora a continuare a vivere emozioni indimenticabili.

Dalla ricerca passai quindi alle ricerche, iniziando dai costumi, come preventivato: le difficoltà furono enormi: per tre interi pomeriggi varcai le soglie di decine e decine di negozi ma mi resi conto fin da subito che i miei bikini preferiti erano merce introvabile, almeno nei comuni negozi di intimo: mutandoni a volontà, qualche tanga, le prime simil brasiliane ancora piuttosto larghe e coprenti, stop. Nulla che assomigliasse vagamente al piccolo perizoma di Diana che avevo preso come modello di riferimento... L'unica commessa particolarmente a suo agio, collaborativa e sensibile alle mie esigenze mi consigliò tuttavia di tentare una visita in un negozio lontanissimo in cui aveva lavorato qualche anno prima, oppure, a bassa voce, mi suggerì l'opzione "sexy shop" come ultima spiaggia, consigliandomi di non perdere tempo in ulteriori e vani tentativi di reclutare merce rarissima in negozi qualsiasi. Non volevo tornare a casa a mani vuote per nessuna ragione al mondo e mi precipitai immediatamente verso la meta proposta.

La proprietaria, non certo di primo pelo, non credette alle sue orecchie nell'intercettare la mia richiesta: "Saranno passati almeno 5 anni dall'ultima volta in cui qualcuno mi ha chiesto un bikini con perizoma... ho rinunciato persino ad esporli e a dire il vero non ricordo neppure se è rimasto qualcosa, devi avere un pò di pazienza, vado a dare un'occhiata in magazzino". La mia trepidante attesa fu riempita dal commovente impegno di una cinquantenne over size nella difficile scelta di un nuovo completino davanti ad una giovanissima commessa alle prime armi: avrei voluto follemente che Diana fosse al mio fianco in quel momento per imparare una bella lezione di vita... lei che avrebbe potuto permettersi tranquillamente di indossare qualunque articolo in vendita dentro a quel locale, non aveva mai nemmeno tentato di entrare in un negozio di intimo, al contrario della balenottera attempata a pochi metri da me che, nonostante i suoi evidenti limiti estetici ed anagrafici, gettava ammirevolmente il cuore oltre l'ostacolo per continuare ad apprezzarsi ed a sentirsi donna.

Con una scatola tra le mani, vidi tornare la signora con aria rassicurante: "Ho trovato anche più di quello che speravo, ma ti dico per onestà che sono rimanenze vecchissime". Aprì la scatola sul bancone e iniziò a mostrarmi i primi modelli: purtroppo fui costretto a scartare la quasi totalità dell'assortimento residuo, a causa della diversità di taglie o da reggiseni imbottiti o pieni di odiosi ferretti con i quali Diana mi avrebbe infilzato di sicuro. Mi dispiacque tantissimo rinunciare in particolare a due costumi molto succinti ed arrapanti che ancora ricordo nitidamente... Rimasero cinque scelte possibili: tinta unita marrone, grigio, blu o bianco, oppure un multicolore con base color rosa, ma con un perizoma leggermente più largo. Optai per gli ultimi tre: il bikini bianco era fantastico, piccolo come quello che Diana aveva indossato alla Feniglia ma quello variopinto era ancora più bello, peccato non fosse così microscopico come sognavo, ma potevo decisamente accontentarmi. Con un bottino di tutto rispetto, rientrai pienamente soddisfatto. La tentazione di raccontare a Diana dei miei acquisti fu a dir poco stimolante, ma il timbro di voce con cui rispose alla mia solita telefonata serale fu quello delle peggiori giornate lavorative o in ambito familiare, quindi decisi di risparmiarle il probabile colpo di grazia e conservai senza indugio il racconto del mio pomeriggio di shopping per momenti migliori.

Le mie ricerche si concentrarono quindi su spiagge della nostra zona che non conoscevamo ancora o che non avevamo mai frequentato. Certo, non potevo negare che l'idea di vedere Diana in topless e perizoma sulle stesse spiagge che calpestavamo abitualmente era molto molto arrapante: la immaginai raggiungere il bagnasciuga con i seni al vento per comprare il cocco o le granite dai nostri venditori fidati, oppure spalmare la crema sulle tette durante il passaggio sulla battigia dei consueti corridori che incontravamo puntualmente ogni Domenica, oppure addormentarsi con il sedere al sole, mostrandolo senza volerlo anche a qualche amico, collega o conoscente che capitava talvolta di incrociare... ma dubitai che Diana potesse sognare le stesse scene che balenavano nella mia mente perversa. Ritenni allora che la soluzione migliore per sperare di vedere ancora le sue tettone abbronzarsi anche nella nostra regione fosse quella di scegliere posti nuovi, in cui nessuno potesse mai averci visto né salutato.

Per assentarmi dal lavoro senza suscitare scandali o maldicenze, mi inventai con dovizia di particolari una inesistente trasferta avente carattere di urgenza, che mi permise di liberarmi per un'intera giornata. Era un caldo ed assolato Venerdì, quello delle mie mirate perlustrazioni. Raggiunsi la prima spiaggia prefissata poco prima di mezzogiorno e fu subito amore: molti bar, chioschi e localini sul lungomare che attraevano evidentemente un gran numero di giovani: le famiglie erano quasi interamente assiepate solo nell'area libera in prossimità dell'entrata ed in un paio stabilimenti confinanti tra loro, pochissimi invece erano gli anziani. Passeggiai per circa venti minuti sul bagnasciuga in entrambe le direzioni, cercando di localizzare la zona più adatta alle nostre esigenze: ne individuai parecchie, in realtà, perché i ragazzi, sia in coppia, sia in comitiva, sia single avevano colonizzato larghi tratti di arenile, senza disdegnare qualche raro perizoma e topless anche di buona fattura.

La fame si fece sentire e scelsi di sedermi qualche minuto per un pranzo veloce presso uno dei chioschi apparentemente più gettonati, proprio davanti all'ombrellone di un interessante gruppetto di ragazze dotate di lati B a dir poco superbi. Fu difficile rialzarsi e rinunciare a quei panorami mozzafiato, ma dovevo proseguire la mia missione quotidiana, alla volta di una spiaggia distante circa un quarto d'ora, presso la quale spesso mi recavo da adolescente, sperando di incontrare ragazze disinibite e disponibili per tentare di realizzare i miei primi sogni di gloria. Il luogo non aveva perduto la sua impronta selvaggia e suggestiva, ma purtroppo le presenze non mi convinsero: molti anziani stavolta e troppe famiglie disseminate in ogni zona dell'arenile, pochi giovani, peraltro assonnati o disinteressati al gentil sesso almeno in apparenza. In compenso la lunghezza sconfinata della spiaggia aveva preservato un'area praticamente deserta, ma molto distante dall'entrata: pensai potesse rappresentare una buona soluzione per rompere il ghiaccio anche dalle nostre parti, nel caso Diana rifiutasse di rimanere in topless in luoghi più affollati.

Senza fermarmi ulteriormente, tornai alla macchina e raggiunsi la terza spiaggia che avevo programmato di visitare: una volta giunto sul posto notai che la cura e la pulizia non facevano certo da padrone e lo stato di abbandono che si prostrava ai miei occhi era innegabile, ma nel degrado più avvilente emergevano diversi gruppi di pescatori, alcuni dei quali con un'età media molto interessante. Avendo constatato senza possibilità di errore che la categoria preferita di Diana in vacanza era stata quella dei giovani, o meglio dei giovani pescatori, non potevo desiderare di meglio in quel momento.

Mi avvicinai al gruppo più giovane in punta di piedi quasi immaginando che l'accoglienza non sarebbe stata entusiastica: cercai di creare un minimo di empatia fingendomi un pescatore come loro, venuto a visionare un posto di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai provato: domandai se anche il sabato e la domenica l'affluenza era così bassa e permettesse di pescare senza disagi: risposero che nei fine settimana ad aumentare era soprattutto il numero dei pescatori, mentre di bagnanti se ne vedevano pochi, anche a causa della trascuratezza del luogo. Risposi che effettivamente portare la mia ragazza con me ad abbronzarsi in quella spiaggia durante le mie giornate di pesca non fosse un'esperienza da ricordare. Uno di loro osservò giustamente che "il sole è lo stesso dappertutto, quindi per abbronzarsi va bene anche qui... certo, una donna deve chiudere entrambi gli occhi e non guardarsi intorno, per adattarsi a questo posto..."

Dentro di me pensai a quanto sarebbe stato bello vederla sdraiata al sole veramente ad occhi chiusi, con le sue tette di fuori davanti a loro.

Quel Venerdì sera la voce di Diana al telefono era finalmente allegra e distesa: quindi...
 

Michele_80

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Una notte insonne e piacevolmente agitata diede inizio ad una settimana di ricerche... e di ricerca: ricerca innanzitutto di un equilibrio e di una compostezza che si rivelarono molto più difficili da instaurare di quanto prevedessi: una carrellata impazzita di immagini inebrianti quasi mi ossessionò per intere giornate e non smise di tormentarmi se non per brevi momenti: le tettone saltellanti di Diana durante il suo percorso di avvicinamento a me ed ai pescatori per il suo primo topless, il nudo integrale sul lettino, il suo secondo topless ad occhi chiusi circondata dai giovanotti di Napoli, il bagno insieme a Valerio e Davide che la stringevano o palpavano il suo corpo, le sue grazie ed i suoi occhi che puntavano i costumi dei ragazzi intenti nel loro masturbarsi... era come avere dinanzi un album di fotografie in continua rotazione. Furono proprio queste diapositive interiori a stimolare in me (qualora ce ne fosse stato bisogno) la voglia di incentivarla ancora a continuare a vivere emozioni indimenticabili.

Dalla ricerca passai quindi alle ricerche, iniziando dai costumi, come preventivato: le difficoltà furono enormi: per tre interi pomeriggi varcai le soglie di decine e decine di negozi ma mi resi conto fin da subito che i miei bikini preferiti erano merce introvabile, almeno nei comuni negozi di intimo: mutandoni a volontà, qualche tanga, le prime simil brasiliane ancora piuttosto larghe e coprenti, stop. Nulla che assomigliasse vagamente al piccolo perizoma di Diana che avevo preso come modello di riferimento... L'unica commessa particolarmente a suo agio, collaborativa e sensibile alle mie esigenze mi consigliò tuttavia di tentare una visita in un negozio lontanissimo in cui aveva lavorato qualche anno prima, oppure, a bassa voce, mi suggerì l'opzione "sexy shop" come ultima spiaggia, consigliandomi di non perdere tempo in ulteriori e vani tentativi di reclutare merce rarissima in negozi qualsiasi. Non volevo tornare a casa a mani vuote per nessuna ragione al mondo e mi precipitai immediatamente verso la meta proposta.

La proprietaria, non certo di primo pelo, non credette alle sue orecchie nell'intercettare la mia richiesta: "Saranno passati almeno 5 anni dall'ultima volta in cui qualcuno mi ha chiesto un bikini con perizoma... ho rinunciato persino ad esporli e a dire il vero non ricordo neppure se è rimasto qualcosa, devi avere un pò di pazienza, vado a dare un'occhiata in magazzino". La mia trepidante attesa fu riempita dal commovente impegno di una cinquantenne over size nella difficile scelta di un nuovo completino davanti ad una giovanissima commessa alle prime armi: avrei voluto follemente che Diana fosse al mio fianco in quel momento per imparare una bella lezione di vita... lei che avrebbe potuto permettersi tranquillamente di indossare qualunque articolo in vendita dentro a quel locale, non aveva mai nemmeno tentato di entrare in un negozio di intimo, al contrario della balenottera attempata a pochi metri da me che, nonostante i suoi evidenti limiti estetici ed anagrafici, gettava ammirevolmente il cuore oltre l'ostacolo per continuare ad apprezzarsi ed a sentirsi donna.

Con una scatola tra le mani, vidi tornare la signora con aria rassicurante: "Ho trovato anche più di quello che speravo, ma ti dico per onestà che sono rimanenze vecchissime". Aprì la scatola sul bancone e iniziò a mostrarmi i primi modelli: purtroppo fui costretto a scartare la quasi totalità dell'assortimento residuo, a causa della diversità di taglie o da reggiseni imbottiti o pieni di odiosi ferretti con i quali Diana mi avrebbe infilzato di sicuro. Mi dispiacque tantissimo rinunciare in particolare a due costumi molto succinti ed arrapanti che ancora ricordo nitidamente... Rimasero cinque scelte possibili: tinta unita marrone, grigio, blu o bianco, oppure un multicolore con base color rosa, ma con un perizoma leggermente più largo. Optai per gli ultimi tre: il bikini bianco era fantastico, piccolo come quello che Diana aveva indossato alla Feniglia ma quello variopinto era ancora più bello, peccato non fosse così microscopico come sognavo, ma potevo decisamente accontentarmi. Con un bottino di tutto rispetto, rientrai pienamente soddisfatto. La tentazione di raccontare a Diana dei miei acquisti fu a dir poco stimolante, ma il timbro di voce con cui rispose alla mia solita telefonata serale fu quello delle peggiori giornate lavorative o in ambito familiare, quindi decisi di risparmiarle il probabile colpo di grazia e conservai senza indugio il racconto del mio pomeriggio di shopping per momenti migliori.

Le mie ricerche si concentrarono quindi su spiagge della nostra zona che non conoscevamo ancora o che non avevamo mai frequentato. Certo, non potevo negare che l'idea di vedere Diana in topless e perizoma sulle stesse spiagge che calpestavamo abitualmente era molto molto arrapante: la immaginai raggiungere il bagnasciuga con i seni al vento per comprare il cocco o le granite dai nostri venditori fidati, oppure spalmare la crema sulle tette durante il passaggio sulla battigia dei consueti corridori che incontravamo puntualmente ogni Domenica, oppure addormentarsi con il sedere al sole, mostrandolo senza volerlo anche a qualche amico, collega o conoscente che capitava talvolta di incrociare... ma dubitai che Diana potesse sognare le stesse scene che balenavano nella mia mente perversa. Ritenni allora che la soluzione migliore per sperare di vedere ancora le sue tettone abbronzarsi anche nella nostra regione fosse quella di scegliere posti nuovi, in cui nessuno potesse mai averci visto né salutato.

Per assentarmi dal lavoro senza suscitare scandali o maldicenze, mi inventai con dovizia di particolari una inesistente trasferta avente carattere di urgenza, che mi permise di liberarmi per un'intera giornata. Era un caldo ed assolato Venerdì, quello delle mie mirate perlustrazioni. Raggiunsi la prima spiaggia prefissata poco prima di mezzogiorno e fu subito amore: molti bar, chioschi e localini sul lungomare che attraevano evidentemente un gran numero di giovani: le famiglie erano quasi interamente assiepate solo nell'area libera in prossimità dell'entrata ed in un paio stabilimenti confinanti tra loro, pochissimi invece erano gli anziani. Passeggiai per circa venti minuti sul bagnasciuga in entrambe le direzioni, cercando di localizzare la zona più adatta alle nostre esigenze: ne individuai parecchie, in realtà, perché i ragazzi, sia in coppia, sia in comitiva, sia single avevano colonizzato larghi tratti di arenile, senza disdegnare qualche raro perizoma e topless anche di buona fattura.

La fame si fece sentire e scelsi di sedermi qualche minuto per un pranzo veloce presso uno dei chioschi apparentemente più gettonati, proprio davanti all'ombrellone di un interessante gruppetto di ragazze dotate di lati B a dir poco superbi. Fu difficile rialzarsi e rinunciare a quei panorami mozzafiato, ma dovevo proseguire la mia missione quotidiana, alla volta di una spiaggia distante circa un quarto d'ora, presso la quale spesso mi recavo da adolescente, sperando di incontrare ragazze disinibite e disponibili per tentare di realizzare i miei primi sogni di gloria. Il luogo non aveva perduto la sua impronta selvaggia e suggestiva, ma purtroppo le presenze non mi convinsero: molti anziani stavolta e troppe famiglie disseminate in ogni zona dell'arenile, pochi giovani, peraltro assonnati o disinteressati al gentil sesso almeno in apparenza. In compenso la lunghezza sconfinata della spiaggia aveva preservato un'area praticamente deserta, ma molto distante dall'entrata: pensai potesse rappresentare una buona soluzione per rompere il ghiaccio anche dalle nostre parti, nel caso Diana rifiutasse di rimanere in topless in luoghi più affollati.

Senza fermarmi ulteriormente, tornai alla macchina e raggiunsi la terza spiaggia che avevo programmato di visitare: una volta giunto sul posto notai che la cura e la pulizia non facevano certo da padrone e lo stato di abbandono che si prostrava ai miei occhi era innegabile, ma nel degrado più avvilente emergevano diversi gruppi di pescatori, alcuni dei quali con un'età media molto interessante. Avendo constatato senza possibilità di errore che la categoria preferita di Diana in vacanza era stata quella dei giovani, o meglio dei giovani pescatori, non potevo desiderare di meglio in quel momento.

Mi avvicinai al gruppo più giovane in punta di piedi quasi immaginando che l'accoglienza non sarebbe stata entusiastica: cercai di creare un minimo di empatia fingendomi un pescatore come loro, venuto a visionare un posto di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai provato: domandai se anche il sabato e la domenica l'affluenza era così bassa e permettesse di pescare senza disagi: risposero che nei fine settimana ad aumentare era soprattutto il numero dei pescatori, mentre di bagnanti se ne vedevano pochi, anche a causa della trascuratezza del luogo. Risposi che effettivamente portare la mia ragazza con me ad abbronzarsi in quella spiaggia durante le mie giornate di pesca non fosse un'esperienza da ricordare. Uno di loro osservò giustamente che "il sole è lo stesso dappertutto, quindi per abbronzarsi va bene anche qui... certo, una donna deve chiudere entrambi gli occhi e non guardarsi intorno, per adattarsi a questo posto..."

Dentro di me pensai a quanto sarebbe stato bello vederla sdraiata al sole veramente ad occhi chiusi, con le sue tette di fuori davanti a loro.

Quel Venerdì sera la voce di Diana al telefono era finalmente allegra e distesa: quindi...

Racconto "preparativo" a quello successivo ma che in sè racchiude molte speranze e potrebbe aprire nuovi orizzonti interessanti. Chissà come procederà la cosa...
 

Grandel

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Jerusalem’s Lot
Una notte insonne e piacevolmente agitata diede inizio ad una settimana di ricerche... e di ricerca: ricerca innanzitutto di un equilibrio e di una compostezza che si rivelarono molto più difficili da instaurare di quanto prevedessi: una carrellata impazzita di immagini inebrianti quasi mi ossessionò per intere giornate e non smise di tormentarmi se non per brevi momenti: le tettone saltellanti di Diana durante il suo percorso di avvicinamento a me ed ai pescatori per il suo primo topless, il nudo integrale sul lettino, il suo secondo topless ad occhi chiusi circondata dai giovanotti di Napoli, il bagno insieme a Valerio e Davide che la stringevano o palpavano il suo corpo, le sue grazie ed i suoi occhi che puntavano i costumi dei ragazzi intenti nel loro masturbarsi... era come avere dinanzi un album di fotografie in continua rotazione. Furono proprio queste diapositive interiori a stimolare in me (qualora ce ne fosse stato bisogno) la voglia di incentivarla ancora a continuare a vivere emozioni indimenticabili.

Dalla ricerca passai quindi alle ricerche, iniziando dai costumi, come preventivato: le difficoltà furono enormi: per tre interi pomeriggi varcai le soglie di decine e decine di negozi ma mi resi conto fin da subito che i miei bikini preferiti erano merce introvabile, almeno nei comuni negozi di intimo: mutandoni a volontà, qualche tanga, le prime simil brasiliane ancora piuttosto larghe e coprenti, stop. Nulla che assomigliasse vagamente al piccolo perizoma di Diana che avevo preso come modello di riferimento... L'unica commessa particolarmente a suo agio, collaborativa e sensibile alle mie esigenze mi consigliò tuttavia di tentare una visita in un negozio lontanissimo in cui aveva lavorato qualche anno prima, oppure, a bassa voce, mi suggerì l'opzione "sexy shop" come ultima spiaggia, consigliandomi di non perdere tempo in ulteriori e vani tentativi di reclutare merce rarissima in negozi qualsiasi. Non volevo tornare a casa a mani vuote per nessuna ragione al mondo e mi precipitai immediatamente verso la meta proposta.

La proprietaria, non certo di primo pelo, non credette alle sue orecchie nell'intercettare la mia richiesta: "Saranno passati almeno 5 anni dall'ultima volta in cui qualcuno mi ha chiesto un bikini con perizoma... ho rinunciato persino ad esporli e a dire il vero non ricordo neppure se è rimasto qualcosa, devi avere un pò di pazienza, vado a dare un'occhiata in magazzino". La mia trepidante attesa fu riempita dal commovente impegno di una cinquantenne over size nella difficile scelta di un nuovo completino davanti ad una giovanissima commessa alle prime armi: avrei voluto follemente che Diana fosse al mio fianco in quel momento per imparare una bella lezione di vita... lei che avrebbe potuto permettersi tranquillamente di indossare qualunque articolo in vendita dentro a quel locale, non aveva mai nemmeno tentato di entrare in un negozio di intimo, al contrario della balenottera attempata a pochi metri da me che, nonostante i suoi evidenti limiti estetici ed anagrafici, gettava ammirevolmente il cuore oltre l'ostacolo per continuare ad apprezzarsi ed a sentirsi donna.

Con una scatola tra le mani, vidi tornare la signora con aria rassicurante: "Ho trovato anche più di quello che speravo, ma ti dico per onestà che sono rimanenze vecchissime". Aprì la scatola sul bancone e iniziò a mostrarmi i primi modelli: purtroppo fui costretto a scartare la quasi totalità dell'assortimento residuo, a causa della diversità di taglie o da reggiseni imbottiti o pieni di odiosi ferretti con i quali Diana mi avrebbe infilzato di sicuro. Mi dispiacque tantissimo rinunciare in particolare a due costumi molto succinti ed arrapanti che ancora ricordo nitidamente... Rimasero cinque scelte possibili: tinta unita marrone, grigio, blu o bianco, oppure un multicolore con base color rosa, ma con un perizoma leggermente più largo. Optai per gli ultimi tre: il bikini bianco era fantastico, piccolo come quello che Diana aveva indossato alla Feniglia ma quello variopinto era ancora più bello, peccato non fosse così microscopico come sognavo, ma potevo decisamente accontentarmi. Con un bottino di tutto rispetto, rientrai pienamente soddisfatto. La tentazione di raccontare a Diana dei miei acquisti fu a dir poco stimolante, ma il timbro di voce con cui rispose alla mia solita telefonata serale fu quello delle peggiori giornate lavorative o in ambito familiare, quindi decisi di risparmiarle il probabile colpo di grazia e conservai senza indugio il racconto del mio pomeriggio di shopping per momenti migliori.

Le mie ricerche si concentrarono quindi su spiagge della nostra zona che non conoscevamo ancora o che non avevamo mai frequentato. Certo, non potevo negare che l'idea di vedere Diana in topless e perizoma sulle stesse spiagge che calpestavamo abitualmente era molto molto arrapante: la immaginai raggiungere il bagnasciuga con i seni al vento per comprare il cocco o le granite dai nostri venditori fidati, oppure spalmare la crema sulle tette durante il passaggio sulla battigia dei consueti corridori che incontravamo puntualmente ogni Domenica, oppure addormentarsi con il sedere al sole, mostrandolo senza volerlo anche a qualche amico, collega o conoscente che capitava talvolta di incrociare... ma dubitai che Diana potesse sognare le stesse scene che balenavano nella mia mente perversa. Ritenni allora che la soluzione migliore per sperare di vedere ancora le sue tettone abbronzarsi anche nella nostra regione fosse quella di scegliere posti nuovi, in cui nessuno potesse mai averci visto né salutato.

Per assentarmi dal lavoro senza suscitare scandali o maldicenze, mi inventai con dovizia di particolari una inesistente trasferta avente carattere di urgenza, che mi permise di liberarmi per un'intera giornata. Era un caldo ed assolato Venerdì, quello delle mie mirate perlustrazioni. Raggiunsi la prima spiaggia prefissata poco prima di mezzogiorno e fu subito amore: molti bar, chioschi e localini sul lungomare che attraevano evidentemente un gran numero di giovani: le famiglie erano quasi interamente assiepate solo nell'area libera in prossimità dell'entrata ed in un paio stabilimenti confinanti tra loro, pochissimi invece erano gli anziani. Passeggiai per circa venti minuti sul bagnasciuga in entrambe le direzioni, cercando di localizzare la zona più adatta alle nostre esigenze: ne individuai parecchie, in realtà, perché i ragazzi, sia in coppia, sia in comitiva, sia single avevano colonizzato larghi tratti di arenile, senza disdegnare qualche raro perizoma e topless anche di buona fattura.

La fame si fece sentire e scelsi di sedermi qualche minuto per un pranzo veloce presso uno dei chioschi apparentemente più gettonati, proprio davanti all'ombrellone di un interessante gruppetto di ragazze dotate di lati B a dir poco superbi. Fu difficile rialzarsi e rinunciare a quei panorami mozzafiato, ma dovevo proseguire la mia missione quotidiana, alla volta di una spiaggia distante circa un quarto d'ora, presso la quale spesso mi recavo da adolescente, sperando di incontrare ragazze disinibite e disponibili per tentare di realizzare i miei primi sogni di gloria. Il luogo non aveva perduto la sua impronta selvaggia e suggestiva, ma purtroppo le presenze non mi convinsero: molti anziani stavolta e troppe famiglie disseminate in ogni zona dell'arenile, pochi giovani, peraltro assonnati o disinteressati al gentil sesso almeno in apparenza. In compenso la lunghezza sconfinata della spiaggia aveva preservato un'area praticamente deserta, ma molto distante dall'entrata: pensai potesse rappresentare una buona soluzione per rompere il ghiaccio anche dalle nostre parti, nel caso Diana rifiutasse di rimanere in topless in luoghi più affollati.

Senza fermarmi ulteriormente, tornai alla macchina e raggiunsi la terza spiaggia che avevo programmato di visitare: una volta giunto sul posto notai che la cura e la pulizia non facevano certo da padrone e lo stato di abbandono che si prostrava ai miei occhi era innegabile, ma nel degrado più avvilente emergevano diversi gruppi di pescatori, alcuni dei quali con un'età media molto interessante. Avendo constatato senza possibilità di errore che la categoria preferita di Diana in vacanza era stata quella dei giovani, o meglio dei giovani pescatori, non potevo desiderare di meglio in quel momento.

Mi avvicinai al gruppo più giovane in punta di piedi quasi immaginando che l'accoglienza non sarebbe stata entusiastica: cercai di creare un minimo di empatia fingendomi un pescatore come loro, venuto a visionare un posto di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai provato: domandai se anche il sabato e la domenica l'affluenza era così bassa e permettesse di pescare senza disagi: risposero che nei fine settimana ad aumentare era soprattutto il numero dei pescatori, mentre di bagnanti se ne vedevano pochi, anche a causa della trascuratezza del luogo. Risposi che effettivamente portare la mia ragazza con me ad abbronzarsi in quella spiaggia durante le mie giornate di pesca non fosse un'esperienza da ricordare. Uno di loro osservò giustamente che "il sole è lo stesso dappertutto, quindi per abbronzarsi va bene anche qui... certo, una donna deve chiudere entrambi gli occhi e non guardarsi intorno, per adattarsi a questo posto..."

Dentro di me pensai a quanto sarebbe stato bello vederla sdraiata al sole veramente ad occhi chiusi, con le sue tette di fuori davanti a loro.

Quel Venerdì sera la voce di Diana al telefono era finalmente allegra e distesa: quindi...
Vai, vai. Quei puntini alla fine non fanno altro che aumentare la curiosità. Vai, vai quindi…..
 

giovanta

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“Notai che alcuni giovanotti perdevano talvolta l'equilibrio e la stabilità, soprattutto a causa di impercettibili sollecitazioni delle mani sui loro membri. Uno di loro, meno vivace ed interessato in fase conoscitiva, era invece il più convinto e stimolato in quel momento ed a differenza degli altri non sembrava in grado di mascherare agli occhi della gente la sua masturbazione in corso, a causa della sua irruenza.

Molti di loro durarono davvero pochissimo, qualche decina di secondi forse, evidentemente la loro fase di arrapamento era iniziata ben prima del morto a galla di Diana che d'improvviso cambiò posizione, dopo aver parlato e sorriso a lungo ad uno dei "ritardatari": si piazzò di fronte a lui ed iniziò a saltellare, consentendo alle tettone di apparire moderatamente, con balzi sinuosi e straripanti. Vidi il ragazzo scattare tre o quattro volte e contorcersi su se stesso dopo qualche istante, era impossibile resisterle a lungo. Mancava solo un giovane per completare l'opera: Diana si rivolse anche a lui, quasi a chiedergli cosa desiderasse vedere per un'erezione soddisfacente: il ragazzo sorridendo indicò con un dito verso la riva, subito dopo tutti gli altri arretrarono di qualche metro senza girarsi, continuando a nasconderla più che potessero, lei li seguì: il suo corpo lentamente venne liberato dall'acqua: prima le tette, poi l'addome, dopo i fianchi, stop: Diana sembrò concordare qualcosa con il ragazzo e si fermò davanti a lui, in attesa: si guardò intorno, prima di avanzare di qualche passo, esibendo la sua fica al giovanotto che scoppiò all'istante. Poi tutti insieme si tuffarono per un bagno ricostituente. Vidi Diana slacciare dal polso il suo perizoma e indossarlo con circospezione, il reggiseno continuava invece a rimanere al proprio posto. Si allontanò da loro con alcune bracciate più energiche, i ragazzi invece virarono a nuoto con calma ed accortezza dalla parte opposta, in vicinanza del loro ombrellone e uscirono in verticale, raggiungendolo senza deviazioni. Notai che miracolosamente non venivano sommersi da sguardi di rimprovero o di condanna: possibile che nessuno si fosse accorto di una scena del genere? Non capii se esserne sollevato o dispiaciuto.“



Oltre a farti i complimenti per la tua capacità di tenerci alta "l'attenzione" 😂 volevo chiederti come abbia fatto Diana a convincere i ragazzi a masturbarsi. Glielo ha chiesto lei? Li ha toccati? Lei si è eccitata?
 
OP
S

selpot

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"Cosa facciamo domani? Riusciamo a vederci?" Garantii la massima disponibilità per l'intera giornata successiva, confidando in proposte intriganti: "Le previsioni meteo sembrano buone, potremmo approfittarne per andarcene al mare se non hai altri programmi". Accettai prontamente, ostentando un'indifferenza alquanto malcelata. Mi consigliò di passarla a prendere la mattina successiva ma non troppo presto, avrebbe dovuto prima sbrigare delle commissioni per i suoi genitori. Contravvenendo alla mia istintiva e frizzante curiosità, decisi di rinunciare a sapere quale spiaggia fosse intenzionata a scegliere, per potermi gustare appieno l'ennesima nottata a fianco della mia amica chiamata Attesa, portatrice naturale di opzioni possibili, di sfaccettature proibite, di viaggi di fantasia. Parallelamente non mancarono istanti di autentico pessimismo e di puro terrore, alla sola idea che una monotona giornata di mare al solito posto fosse la possibilità più ovvia ed accreditata.

Appena salita in macchina, invece, Diana mi spiazzò: "Sai cosa mi è venuto in mente!? Ti va di provare quella spiaggia nella zona militare? Ci ripromettiamo sempre di visitarla ma non ci siamo ancora riusciti...dovrebbe essere aperta al pubblico e magari è più tranquilla... e poi sinceramente non ho voglia di rivedere la solita spiaggia e soprattutto la solita gente, penso che a quest'ora avremmo anche problemi di parcheggio"

Considerai tutte le sue osservazioni assolutamente pertinenti, trovando il mio pieno consenso. Il tragitto si prolungò piacevolmente di circa 15 chilometri, durante i quali Diana mi raccontò di un'accesa discussione riferita da sua collega con un gruppo di ufficiali che nel mese di Maggio di qualche anno prima cacciarono letteralmente dalla spiaggia i pochi presenti con la minaccia di un arresto per violazione di proprietà privata in zona militare. Da allora la poveretta decise di non mettere più piede su quel tratto di costa, neppure nel periodo di alta stagione consentito. "Speriamo di non rovinarci la giornata, allora" commentai. Diana mi ricordò che era iniziato il mese di Luglio e che quindi l'accesso ai bagnanti era quasi certamente permesso.

Non sembrava proprio così. Giunti sul posto, notammo dalla strada che ogni cancello era chiuso a chiave oppure incatenato. Soltanto una piccola fessura del reticolato, palesemente manomesso e reciso, sembrava accessibile, non certo per un'iniziativa di accoglienza turistica da parte della caserma. Tuttavia un discreto numero di scooter e di altre auto già parcheggiate nelle immediate vicinanze ci incoraggiò a tentare almeno una perlustrazione.

Un breve sentiero sterrato e polveroso, circondato da una flora fitta e trascurata, ci condusse fino al suggestivo arenile, dall'aspetto selvaggio e incontaminato. La spiaggia era abbastanza lunga ma strettissima, probabilmente erosa in parte dalle mareggiate invernali. Il moto ondoso era intenso anche quel giorno, a dispetto della totale assenza di vento ed i numerosi materiali depositati dal mare sulla spiaggia mi indussero a classificare nella mia mente quel tratto di costa particolarmente sinistro ed inospitale.

L'impossibilità di sfruttare la spiaggia in larghezza aveva costretto i pochi presenti ad improvvisare uno schieramento visibilmente in orizzontale, con poche decine di ombrelloni che riuscivano quasi a riempire l'intera lingua di sabbia, ad eccezione dell'angolo più lontano, ancora libero e sormontato alle spalle da una scogliera piatta dalla quale iniziavano altre stradine fin dentro la brulla vegetazione, direzionate con ogni probabilità verso il presidio militare.

Diana appariva impressionata positivamente dal luogo, nonostante gli evidenti disagi che lo contraddistinguevano insieme ad una carenza di comfort piuttosto evidente. "Proviamo ad arrivare laggiù, anche perché non vedo alternative in cui poter piazzarci". La frequentazione in compenso non era affatto da buttare: a prevalere erano coppie, mediamente coetanee o poco più mature rispetto a noi, qualche sparuta famigliola rigorosamente vicina all'entrata, alcuni singoli ed una comitiva mista di giovani: cinquanta persone in tutto, forse anche meno, distribuite in maniera omogenea, per mera necessità, vista l'anomala conformazione della spiaggia.

Un calcolo approssimativo dell'età media dei presenti suscitò in me speranze e sensazioni positive, che non avevo ancora nutrito dall'inizio della giornata. A rendermi ulteriormente ottimista fu il topless di una giovanissima biondina che con estrema naturalezza e senza alcun intento provocatorio raccoglieva sassi sulla battigia in fondo alla spiaggia, mentre il suo compagno riposava placidamente privo di qualunque interesse nel gustarsi la scena. Notai che il suo seno piccolo ma proporzionato al suo corpicino asciutto non passava comunque inosservato tra alcuni dei presenti nelle immediate vicinanze.

Subito dopo era posizionata un'altra coppia di ultraquarantenni piuttosto ringiovaniti dai loro muscoli tonici e da tonnellate di gel o di make-up. Lo spazio ancora libero aveva inizio proprio al loro fianco: "Direi di fermarci qui, almeno per mangiare. Se si dovesse liberare un posto migliore, semmai ci sposteremo". Annuii pacatamente iniziando a posizionare l'ombrellone: nel frattempo Diana estrasse gli asciugamani dalla borsa e li stese all'ombra, appoggiando successivamente i nostri bagagli. Poi legò i suoi capelli e tolse i vestiti: non indossava il perizoma, ahimé, ma aveva scelto comunque il mio bikini preferito: nero con righine orizzontali variopinte, un reggiseno sottile e molto generoso, che esaltava l'abbondanza del suo seno tra i piccoli triangoli. Anche lo slip non era tra i più coprenti, nonostante al suo sedere fosse negato di poter continuare ad abbronzarsi sfacciatamente. Un vero peccato... ma in fondo me lo aspettavo, la scelta del costume rientrava nelle previsioni della vigilia, nulla di strano, anzi.. a dire il vero pensavo anche peggio!!

Diana rovistò nella borsa afferrando la crema solare, poi ci ripensò: "Voglio fare subito un bagno prima di mangiare, meglio mettere la crema più tardi". Osservammo la scarsa limpidezza del mare, complice anche l'irruenza delle onde che smuovevano sabbia dal fondo... tuttavia fu innegabile sostenere che le pur modeste trasparenze della Feniglia fossero comunque di ben altro livello, purtroppo, ma questo passava il convento e dovevamo riabituarci in fretta alla pessima qualità delle nostre acque. Diana come consuetudine diede inizio ad una serie di flemmatiche bracciate, puntando il largo in direzione perfettamente verticale. Con maggiore vivacità raggiunsi un barcollante cordone di boe e rimasi in attesa del suo fiacco arrivo. Avevo voglia di toccare le sue tettone, per tutta la settimana erano state al centro dei miei ricordi e dei miei desideri più perversi. Tornai a ritroso di qualche metro e la raggiunsi, stringendola a me con un bacio. Poi cominciai la mia vogliosa palpazione: Diana si girò per qualche secondo verso la spiaggia, dopo aver analizzato il livello di attenzione dei presenti. Rassicurata dall'assoluta noncuranza generale, non oppose resistenza. Spostai lateralmente i triangolini del suo reggiseno, liberando le sue tettone che iniziarono a saltellare seguendo i ritmi delle onde. "Non ti sono bastate per una settimana intera!? Ancora vuoi vederle??" "Non mi basteranno mai due capolavori del genere", risposi. "Dai, oggi un pò di materiale da guardare ce l'avresti... visto che belle tettine eleganti quella bionda sul bagnasciuga!?... e che fisico da modella, non dirmi che non ti piace.." Risposi che a piacermi era soprattutto la sua scelta di privarsi del reggiseno, mentre il suo corpo era troppo esile e piatto per eccitarmi. Tastai le sue tette con maggiore energia, poi passai al sedere, riducendo lo slip in perizoma. "Lo so che ti aspettavi di più, ma in queste zone non me la sento di osare, potrei sempre incontrare qualcuno che conosciamo, pensa che vergogna sarebbe... non ci voglio nemmeno pensare". Replicai che non mi aver sembrava affatto di aver notato volti familiari su quella spiaggia. "In questo momento no, ma con la fortuna che abbiamo scommetto che se rimanessi anche solo cinque minuti in perizoma o in topless su una di queste spiagge arriverebbero colleghi, amici, parenti e conoscenti a frotte ". Non mi arresi: "Potrei sempre vigilare attentamente: nel caso scorgessi qualche faccia nota, avresti il tempo di ricoprirti". Diana rise di gusto: "Quindi vorresti farmi credere che mentre rimango in topless davanti all'intera spiaggia tu, invece di guardare me, controlleresti se arriva qualcuno che conosciamo!?... Ah ah ah, ma per favore, pensi che non ho notato i tuoi sguardi in vacanza!? Eri ipnotizzato da queste tette, molto più di tutti gli altri, non riusciresti a vedere altro". Continuò a canzonarmi divertita per parecchi secondi, poi si allontanò per una seconda nuotata, dopo aver riposizionato correttamente il suo slip ed il suo reggiseno: "Se esci dall'acqua puoi spostare il mio asciugamano al sole? Prima di mangiare vorrei asciugarmi un po'"

Ne avevo abbastanza di quel mare torbido e mi precipitai verso la battigia, anche per dare un'occhiata più da vicino al minuscolo seno della biondina che in quel frangente si era avvicinata alla nostra postazione, sempre cercando i suoi amati sassolini con la massima serenità. Avanzai gli asciugamani e mi distesi al sole, senza fissarla ulteriormente, in fondo non aveva molto da offrire, secondo i miei gusti: tuttavia apprezzai profondamente il suo gesto, perché ciò che rende eccitante un topless non è la qualità e la dimensione di un seno, quanto l'audacia di mostrarlo, alla faccia dei tabù, della moralità e dell'imbarazzo.

Mentre ragionavo ad occhi chiusi su questo aspetto, sentii sulla mia pelle l'incandescenza del sole, insopportabile in assenza di un minimo soffio di vento. Rimanere sdraiati ad abbronzarsi era sfiancante, un'impresa resistere a lungo: mi sollevai con la schiena rimanendo seduto e notai Diana in piedi avvicinarsi lentamente alla riva, con una tettona quasi completamente esondata dal proprio triangolino. Oltre alla quasi totalità dell'areola, anche il suo capezzolo turgido si distingueva vistosamente. Pregai che si accorgesse più tardi possibile dell'imprevisto sconfinamento e nel frattempo diedi un'occhiata ai maschietti nei dintorni per captare eventuali reazioni a quell'immagine: gli sguardi dei presenti verso il mare erano molteplici ma non tutti dedicati a lei, almeno in apparenza... invece quello del nostro vicino vinse senza alcun dubbio in termini di attenzione e di gradimento.

Diana raggiunse la battigia praticamente con una tetta al vento e vi sostò come d'abitudine per un primo sgocciolamento. Molto strano che non controllasse la posizione del suo reggiseno, sembrava addirittura ignorarlo. Dopo qualche istante si chinò con la schiena in avanti per osservare con cura, uno per uno, i pochi sassolini scartati dalla ragazza e lasciati sul bagnasciuga. La sua tetta penzolava paurosamente in un perfetto test di gravità. Quando decise di raddrizzarsi il seno destro era uscito del tutto, visibilmente abbronzato e privo di segni del costume. Diana si accorse dell'ennesima ribellione della sua tettona, ma non si scompose, anzi: strizzò con estrema cautela il triangolino orfano senza coprirsi in nessun altro modo, prima di riposizionarlo con approssimazione, lasciando distrattamente scoperto il bordo esterno della sua areola. Poi separò l'altro triangolino dal seno, lo afferrò spremendolo con vigore, mentre il buon uomo accanto a noi poteva godersi un'accurata analisi anche della tetta sinistra, rimasta libera di mostrarsi. Diana si avvicinò al suo asciugamano: "Ma non mi dici nulla che ho una tetta di fuori, sto dando spettacolo anche qui" esclamò sdraiandosi a pancia sotto. Finsi di non essermi accorto dell'accaduto, mentre la vedevo snodare entrambi i lacci del reggiseno: si sollevò leggermente con i gomiti, rimuovendolo da dosso per lasciarlo asciugare al sole, nell'angolo a destra del suo asciugamano. Rinunciò a distendersi di nuovo e rimase nella stessa posizione permettendomi di intravedere i suoi capezzoli sfiorare lievemente il telo: "Accidenti che caldo: il sole è rovente, non si resiste..."
 

Grandel

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"Cosa facciamo domani? Riusciamo a vederci?" Garantii la massima disponibilità per l'intera giornata successiva, confidando in proposte intriganti: "Le previsioni meteo sembrano buone, potremmo approfittarne per andarcene al mare se non hai altri programmi". Accettai prontamente, ostentando un'indifferenza alquanto malcelata. Mi consigliò di passarla a prendere la mattina successiva ma non troppo presto, avrebbe dovuto prima sbrigare delle commissioni per i suoi genitori. Contravvenendo alla mia istintiva e frizzante curiosità, decisi di rinunciare a sapere quale spiaggia fosse intenzionata a scegliere, per potermi gustare appieno l'ennesima nottata a fianco della mia amica chiamata Attesa, portatrice naturale di opzioni possibili, di sfaccettature proibite, di viaggi di fantasia. Parallelamente non mancarono istanti di autentico pessimismo e di puro terrore, alla sola idea che una monotona giornata di mare al solito posto fosse la possibilità più ovvia ed accreditata.

Appena salita in macchina, invece, Diana mi spiazzò: "Sai cosa mi è venuto in mente!? Ti va di provare quella spiaggia nella zona militare? Ci ripromettiamo sempre di visitarla ma non ci siamo ancora riusciti...dovrebbe essere aperta al pubblico e magari è più tranquilla... e poi sinceramente non ho voglia di rivedere la solita spiaggia e soprattutto la solita gente, penso che a quest'ora avremmo anche problemi di parcheggio"

Considerai tutte le sue osservazioni assolutamente pertinenti, trovando il mio pieno consenso. Il tragitto si prolungò piacevolmente di circa 15 chilometri, durante i quali Diana mi raccontò di un'accesa discussione riferita da sua collega con un gruppo di ufficiali che nel mese di Maggio di qualche anno prima cacciarono letteralmente dalla spiaggia i pochi presenti con la minaccia di un arresto per violazione di proprietà privata in zona militare. Da allora la poveretta decise di non mettere più piede su quel tratto di costa, neppure nel periodo di alta stagione consentito. "Speriamo di non rovinarci la giornata, allora" commentai. Diana mi ricordò che era iniziato il mese di Luglio e che quindi l'accesso ai bagnanti era quasi certamente permesso.

Non sembrava proprio così. Giunti sul posto, notammo dalla strada che ogni cancello era chiuso a chiave oppure incatenato. Soltanto una piccola fessura del reticolato, palesemente manomesso e reciso, sembrava accessibile, non certo per un'iniziativa di accoglienza turistica da parte della caserma. Tuttavia un discreto numero di scooter e di altre auto già parcheggiate nelle immediate vicinanze ci incoraggiò a tentare almeno una perlustrazione.

Un breve sentiero sterrato e polveroso, circondato da una flora fitta e trascurata, ci condusse fino al suggestivo arenile, dall'aspetto selvaggio e incontaminato. La spiaggia era abbastanza lunga ma strettissima, probabilmente erosa in parte dalle mareggiate invernali. Il moto ondoso era intenso anche quel giorno, a dispetto della totale assenza di vento ed i numerosi materiali depositati dal mare sulla spiaggia mi indussero a classificare nella mia mente quel tratto di costa particolarmente sinistro ed inospitale.

L'impossibilità di sfruttare la spiaggia in larghezza aveva costretto i pochi presenti ad improvvisare uno schieramento visibilmente in orizzontale, con poche decine di ombrelloni che riuscivano quasi a riempire l'intera lingua di sabbia, ad eccezione dell'angolo più lontano, ancora libero e sormontato alle spalle da una scogliera piatta dalla quale iniziavano altre stradine fin dentro la brulla vegetazione, direzionate con ogni probabilità verso il presidio militare.

Diana appariva impressionata positivamente dal luogo, nonostante gli evidenti disagi che lo contraddistinguevano insieme ad una carenza di comfort piuttosto evidente. "Proviamo ad arrivare laggiù, anche perché non vedo alternative in cui poter piazzarci". La frequentazione in compenso non era affatto da buttare: a prevalere erano coppie, mediamente coetanee o poco più mature rispetto a noi, qualche sparuta famigliola rigorosamente vicina all'entrata, alcuni singoli ed una comitiva mista di giovani: cinquanta persone in tutto, forse anche meno, distribuite in maniera omogenea, per mera necessità, vista l'anomala conformazione della spiaggia.

Un calcolo approssimativo dell'età media dei presenti suscitò in me speranze e sensazioni positive, che non avevo ancora nutrito dall'inizio della giornata. A rendermi ulteriormente ottimista fu il topless di una giovanissima biondina che con estrema naturalezza e senza alcun intento provocatorio raccoglieva sassi sulla battigia in fondo alla spiaggia, mentre il suo compagno riposava placidamente privo di qualunque interesse nel gustarsi la scena. Notai che il suo seno piccolo ma proporzionato al suo corpicino asciutto non passava comunque inosservato tra alcuni dei presenti nelle immediate vicinanze.

Subito dopo era posizionata un'altra coppia di ultraquarantenni piuttosto ringiovaniti dai loro muscoli tonici e da tonnellate di gel o di make-up. Lo spazio ancora libero aveva inizio proprio al loro fianco: "Direi di fermarci qui, almeno per mangiare. Se si dovesse liberare un posto migliore, semmai ci sposteremo". Annuii pacatamente iniziando a posizionare l'ombrellone: nel frattempo Diana estrasse gli asciugamani dalla borsa e li stese all'ombra, appoggiando successivamente i nostri bagagli. Poi legò i suoi capelli e tolse i vestiti: non indossava il perizoma, ahimé, ma aveva scelto comunque il mio bikini preferito: nero con righine orizzontali variopinte, un reggiseno sottile e molto generoso, che esaltava l'abbondanza del suo seno tra i piccoli triangoli. Anche lo slip non era tra i più coprenti, nonostante al suo sedere fosse negato di poter continuare ad abbronzarsi sfacciatamente. Un vero peccato... ma in fondo me lo aspettavo, la scelta del costume rientrava nelle previsioni della vigilia, nulla di strano, anzi.. a dire il vero pensavo anche peggio!!

Diana rovistò nella borsa afferrando la crema solare, poi ci ripensò: "Voglio fare subito un bagno prima di mangiare, meglio mettere la crema più tardi". Osservammo la scarsa limpidezza del mare, complice anche l'irruenza delle onde che smuovevano sabbia dal fondo... tuttavia fu innegabile sostenere che le pur modeste trasparenze della Feniglia fossero comunque di ben altro livello, purtroppo, ma questo passava il convento e dovevamo riabituarci in fretta alla pessima qualità delle nostre acque. Diana come consuetudine diede inizio ad una serie di flemmatiche bracciate, puntando il largo in direzione perfettamente verticale. Con maggiore vivacità raggiunsi un barcollante cordone di boe e rimasi in attesa del suo fiacco arrivo. Avevo voglia di toccare le sue tettone, per tutta la settimana erano state al centro dei miei ricordi e dei miei desideri più perversi. Tornai a ritroso di qualche metro e la raggiunsi, stringendola a me con un bacio. Poi cominciai la mia vogliosa palpazione: Diana si girò per qualche secondo verso la spiaggia, dopo aver analizzato il livello di attenzione dei presenti. Rassicurata dall'assoluta noncuranza generale, non oppose resistenza. Spostai lateralmente i triangolini del suo reggiseno, liberando le sue tettone che iniziarono a saltellare seguendo i ritmi delle onde. "Non ti sono bastate per una settimana intera!? Ancora vuoi vederle??" "Non mi basteranno mai due capolavori del genere", risposi. "Dai, oggi un pò di materiale da guardare ce l'avresti... visto che belle tettine eleganti quella bionda sul bagnasciuga!?... e che fisico da modella, non dirmi che non ti piace.." Risposi che a piacermi era soprattutto la sua scelta di privarsi del reggiseno, mentre il suo corpo era troppo esile e piatto per eccitarmi. Tastai le sue tette con maggiore energia, poi passai al sedere, riducendo lo slip in perizoma. "Lo so che ti aspettavi di più, ma in queste zone non me la sento di osare, potrei sempre incontrare qualcuno che conosciamo, pensa che vergogna sarebbe... non ci voglio nemmeno pensare". Replicai che non mi aver sembrava affatto di aver notato volti familiari su quella spiaggia. "In questo momento no, ma con la fortuna che abbiamo scommetto che se rimanessi anche solo cinque minuti in perizoma o in topless su una di queste spiagge arriverebbero colleghi, amici, parenti e conoscenti a frotte ". Non mi arresi: "Potrei sempre vigilare attentamente: nel caso scorgessi qualche faccia nota, avresti il tempo di ricoprirti". Diana rise di gusto: "Quindi vorresti farmi credere che mentre rimango in topless davanti all'intera spiaggia tu, invece di guardare me, controlleresti se arriva qualcuno che conosciamo!?... Ah ah ah, ma per favore, pensi che non ho notato i tuoi sguardi in vacanza!? Eri ipnotizzato da queste tette, molto più di tutti gli altri, non riusciresti a vedere altro". Continuò a canzonarmi divertita per parecchi secondi, poi si allontanò per una seconda nuotata, dopo aver riposizionato correttamente il suo slip ed il suo reggiseno: "Se esci dall'acqua puoi spostare il mio asciugamano al sole? Prima di mangiare vorrei asciugarmi un po'"

Ne avevo abbastanza di quel mare torbido e mi precipitai verso la battigia, anche per dare un'occhiata più da vicino al minuscolo seno della biondina che in quel frangente si era avvicinata alla nostra postazione, sempre cercando i suoi amati sassolini con la massima serenità. Avanzai gli asciugamani e mi distesi al sole, senza fissarla ulteriormente, in fondo non aveva molto da offrire, secondo i miei gusti: tuttavia apprezzai profondamente il suo gesto, perché ciò che rende eccitante un topless non è la qualità e la dimensione di un seno, quanto l'audacia di mostrarlo, alla faccia dei tabù, della moralità e dell'imbarazzo.

Mentre ragionavo ad occhi chiusi su questo aspetto, sentii sulla mia pelle l'incandescenza del sole, insopportabile in assenza di un minimo soffio di vento. Rimanere sdraiati ad abbronzarsi era sfiancante, un'impresa resistere a lungo: mi sollevai con la schiena rimanendo seduto e notai Diana in piedi avvicinarsi lentamente alla riva, con una tettona quasi completamente esondata dal proprio triangolino. Oltre alla quasi totalità dell'areola, anche il suo capezzolo turgido si distingueva vistosamente. Pregai che si accorgesse più tardi possibile dell'imprevisto sconfinamento e nel frattempo diedi un'occhiata ai maschietti nei dintorni per captare eventuali reazioni a quell'immagine: gli sguardi dei presenti verso il mare erano molteplici ma non tutti dedicati a lei, almeno in apparenza... invece quello del nostro vicino vinse senza alcun dubbio in termini di attenzione e di gradimento.

Diana raggiunse la battigia praticamente con una tetta al vento e vi sostò come d'abitudine per un primo sgocciolamento. Molto strano che non controllasse la posizione del suo reggiseno, sembrava addirittura ignorarlo. Dopo qualche istante si chinò con la schiena in avanti per osservare con cura, uno per uno, i pochi sassolini scartati dalla ragazza e lasciati sul bagnasciuga. La sua tetta penzolava paurosamente in un perfetto test di gravità. Quando decise di raddrizzarsi il seno destro era uscito del tutto, visibilmente abbronzato e privo di segni del costume. Diana si accorse dell'ennesima ribellione della sua tettona, ma non si scompose, anzi: strizzò con estrema cautela il triangolino orfano senza coprirsi in nessun altro modo, prima di riposizionarlo con approssimazione, lasciando distrattamente scoperto il bordo esterno della sua areola. Poi separò l'altro triangolino dal seno, lo afferrò spremendolo con vigore, mentre il buon uomo accanto a noi poteva godersi un'accurata analisi anche della tetta sinistra, rimasta libera di mostrarsi. Diana si avvicinò al suo asciugamano: "Ma non mi dici nulla che ho una tetta di fuori, sto dando spettacolo anche qui" esclamò sdraiandosi a pancia sotto. Finsi di non essermi accorto dell'accaduto, mentre la vedevo snodare entrambi i lacci del reggiseno: si sollevò leggermente con i gomiti, rimuovendolo da dosso per lasciarlo asciugare al sole, nell'angolo a destra del suo asciugamano. Rinunciò a distendersi di nuovo e rimase nella stessa posizione permettendomi di intravedere i suoi capezzoli sfiorare lievemente il telo: "Accidenti che caldo: il sole è rovente, non si resiste..."
Diana, Diana, Diana!!! Ha capito quanto è più bello e comodo stare senza. Per se e per il mondo che pende da quel seno. Incuriosisce anche questa storia. BRavo
 

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