"Cosa facciamo domani? Riusciamo a vederci?" Garantii la massima disponibilità per l'intera giornata successiva, confidando in proposte intriganti: "Le previsioni meteo sembrano buone, potremmo approfittarne per andarcene al mare se non hai altri programmi". Accettai prontamente, ostentando un'indifferenza alquanto malcelata. Mi consigliò di passarla a prendere la mattina successiva ma non troppo presto, avrebbe dovuto prima sbrigare delle commissioni per i suoi genitori. Contravvenendo alla mia istintiva e frizzante curiosità, decisi di rinunciare a sapere quale spiaggia fosse intenzionata a scegliere, per potermi gustare appieno l'ennesima nottata a fianco della mia amica chiamata Attesa, portatrice naturale di opzioni possibili, di sfaccettature proibite, di viaggi di fantasia. Parallelamente non mancarono istanti di autentico pessimismo e di puro terrore, alla sola idea che una monotona giornata di mare al solito posto fosse la possibilità più ovvia ed accreditata.
Appena salita in macchina, invece, Diana mi spiazzò: "Sai cosa mi è venuto in mente!? Ti va di provare quella spiaggia nella zona militare? Ci ripromettiamo sempre di visitarla ma non ci siamo ancora riusciti...dovrebbe essere aperta al pubblico e magari è più tranquilla... e poi sinceramente non ho voglia di rivedere la solita spiaggia e soprattutto la solita gente, penso che a quest'ora avremmo anche problemi di parcheggio"
Considerai tutte le sue osservazioni assolutamente pertinenti, trovando il mio pieno consenso. Il tragitto si prolungò piacevolmente di circa 15 chilometri, durante i quali Diana mi raccontò di un'accesa discussione riferita da sua collega con un
gruppo di ufficiali che nel mese di Maggio di qualche anno prima cacciarono letteralmente dalla spiaggia i pochi presenti con la minaccia di un arresto per violazione di proprietà privata in zona militare. Da allora la poveretta decise di non mettere più piede su quel tratto di costa, neppure nel periodo di alta stagione consentito. "Speriamo di non rovinarci la giornata, allora" commentai. Diana mi ricordò che era iniziato il mese di Luglio e che quindi l'accesso ai bagnanti era quasi certamente permesso.
Non sembrava proprio così. Giunti sul posto, notammo dalla strada che ogni cancello era chiuso a chiave oppure incatenato. Soltanto una piccola fessura del reticolato, palesemente manomesso e reciso, sembrava accessibile, non certo per un'iniziativa di accoglienza turistica da parte della caserma. Tuttavia un discreto numero di scooter e di altre auto già parcheggiate nelle immediate vicinanze ci incoraggiò a tentare almeno una perlustrazione.
Un breve sentiero sterrato e polveroso, circondato da una flora fitta e trascurata, ci condusse fino al suggestivo arenile, dall'aspetto selvaggio e incontaminato. La spiaggia era abbastanza lunga ma strettissima, probabilmente erosa in parte dalle mareggiate invernali. Il moto ondoso era intenso anche quel giorno, a dispetto della totale assenza di vento ed i numerosi materiali depositati dal mare sulla spiaggia mi indussero a classificare nella mia mente quel tratto di costa particolarmente sinistro ed inospitale.
L'impossibilità di sfruttare la spiaggia in larghezza aveva costretto i pochi presenti ad improvvisare uno schieramento visibilmente in orizzontale, con poche decine di ombrelloni che riuscivano quasi a riempire l'intera lingua di sabbia, ad eccezione dell'angolo più lontano, ancora libero e sormontato alle spalle da una scogliera piatta dalla quale iniziavano altre stradine fin dentro la brulla vegetazione, direzionate con ogni probabilità verso il presidio militare.
Diana appariva impressionata positivamente dal luogo, nonostante gli evidenti disagi che lo contraddistinguevano insieme ad una carenza di comfort piuttosto evidente. "Proviamo ad arrivare laggiù, anche perché non vedo alternative in cui poter piazzarci". La frequentazione in compenso non era affatto da buttare: a prevalere erano coppie, mediamente coetanee o poco più mature rispetto a noi, qualche sparuta famigliola rigorosamente vicina all'entrata, alcuni singoli ed una comitiva mista di giovani: cinquanta persone in tutto, forse anche meno, distribuite in maniera omogenea, per mera necessità, vista l'anomala conformazione della spiaggia.
Un calcolo approssimativo dell'età media dei presenti suscitò in me speranze e sensazioni positive, che non avevo ancora nutrito dall'inizio della giornata. A rendermi ulteriormente ottimista fu il topless di una giovanissima biondina che con estrema naturalezza e senza alcun intento provocatorio raccoglieva sassi sulla battigia in fondo alla spiaggia, mentre il suo compagno riposava placidamente privo di qualunque interesse nel gustarsi la scena. Notai che il suo seno piccolo ma proporzionato al suo corpicino asciutto non passava comunque inosservato tra alcuni dei presenti nelle immediate vicinanze.
Subito dopo era posizionata un'altra coppia di ultraquarantenni piuttosto ringiovaniti dai loro muscoli tonici e da tonnellate di gel o di make-
up. Lo spazio ancora libero aveva inizio proprio al loro fianco: "Direi di fermarci qui, almeno per mangiare. Se si dovesse liberare un posto migliore, semmai ci sposteremo". Annuii pacatamente iniziando a posizionare l'ombrellone: nel frattempo Diana estrasse gli asciugamani dalla borsa e li stese all'ombra, appoggiando successivamente i nostri bagagli. Poi legò i suoi capelli e tolse i vestiti: non indossava il perizoma, ahimé, ma aveva scelto comunque il mio bikini preferito: nero con righine orizzontali variopinte, un reggiseno sottile e molto generoso, che esaltava l'abbondanza del suo seno tra i piccoli triangoli. Anche lo slip non era tra i più coprenti, nonostante al suo sedere fosse negato di poter continuare ad abbronzarsi sfacciatamente. Un vero peccato... ma in fondo me lo aspettavo, la scelta del costume rientrava nelle previsioni della vigilia, nulla di strano, anzi.. a dire il vero pensavo anche peggio!!
Diana rovistò nella borsa afferrando la crema solare, poi ci ripensò: "Voglio fare subito un bagno prima di mangiare, meglio mettere la crema più tardi". Osservammo la scarsa limpidezza del mare, complice anche l'irruenza delle onde che smuovevano sabbia dal fondo... tuttavia fu innegabile sostenere che le pur modeste trasparenze della Feniglia fossero comunque di ben altro livello, purtroppo, ma questo passava il convento e dovevamo riabituarci in fretta alla pessima qualità delle nostre acque. Diana come consuetudine diede inizio ad una serie di flemmatiche bracciate, puntando il largo in direzione perfettamente verticale. Con maggiore vivacità raggiunsi un barcollante cordone di boe e rimasi in attesa del suo fiacco arrivo. Avevo voglia di toccare le sue tettone, per tutta la settimana erano state al centro dei miei ricordi e dei miei desideri più perversi. Tornai a ritroso di qualche metro e la raggiunsi, stringendola a me con un bacio. Poi cominciai la mia vogliosa palpazione: Diana si girò per qualche secondo verso la spiaggia, dopo aver analizzato il livello di attenzione dei presenti. Rassicurata dall'assoluta noncuranza generale, non oppose resistenza. Spostai lateralmente i triangolini del suo reggiseno, liberando le sue tettone che iniziarono a saltellare seguendo i ritmi delle onde. "Non ti sono bastate per una settimana intera!? Ancora vuoi vederle??" "Non mi basteranno mai due capolavori del genere", risposi. "Dai, oggi un pò di materiale da guardare ce l'avresti... visto che belle tettine eleganti quella bionda sul bagnasciuga!?... e che fisico da modella, non dirmi che non ti piace.." Risposi che a piacermi era soprattutto la sua scelta di privarsi del reggiseno, mentre il suo corpo era troppo esile e piatto per eccitarmi. Tastai le sue tette con maggiore energia, poi passai al sedere, riducendo lo slip in perizoma. "Lo so che ti aspettavi di più, ma in queste zone non me la sento di osare, potrei sempre incontrare qualcuno che conosciamo, pensa che vergogna sarebbe... non ci voglio nemmeno pensare". Replicai che non mi aver sembrava affatto di aver notato volti familiari su quella spiaggia. "In questo momento no, ma con la fortuna che abbiamo scommetto che se rimanessi anche solo cinque minuti in perizoma o in topless su una di queste spiagge arriverebbero colleghi, amici, parenti e conoscenti a frotte ". Non mi arresi: "Potrei sempre vigilare attentamente: nel caso scorgessi qualche faccia nota, avresti il tempo di ricoprirti". Diana rise di gusto: "Quindi vorresti farmi credere che mentre rimango in topless davanti all'intera spiaggia tu, invece di guardare me, controlleresti se arriva qualcuno che conosciamo!?... Ah ah ah, ma per favore, pensi che non ho notato i tuoi sguardi in vacanza!? Eri ipnotizzato da queste tette, molto più di tutti gli altri, non riusciresti a vedere altro". Continuò a canzonarmi divertita per parecchi secondi, poi si allontanò per una seconda nuotata, dopo aver riposizionato correttamente il suo slip ed il suo reggiseno: "Se esci dall'acqua puoi spostare il mio asciugamano al sole? Prima di mangiare vorrei asciugarmi un po'"
Ne avevo abbastanza di quel mare torbido e mi precipitai verso la battigia, anche per dare un'occhiata più da vicino al minuscolo seno della biondina che in quel frangente si era avvicinata alla nostra postazione, sempre cercando i suoi amati sassolini con la massima serenità. Avanzai gli asciugamani e mi distesi al sole, senza fissarla ulteriormente, in fondo non aveva molto da offrire, secondo i miei gusti: tuttavia apprezzai profondamente il suo gesto, perché ciò che rende eccitante un topless non è la qualità e la dimensione di un seno, quanto l'audacia di mostrarlo, alla faccia dei tabù, della moralità e dell'imbarazzo.
Mentre ragionavo ad occhi chiusi su questo aspetto, sentii sulla mia pelle l'incandescenza del sole, insopportabile in assenza di un minimo soffio di vento. Rimanere sdraiati ad abbronzarsi era sfiancante, un'impresa resistere a lungo: mi sollevai con la schiena rimanendo seduto e notai Diana in piedi avvicinarsi lentamente alla riva, con una tettona quasi completamente esondata dal proprio triangolino. Oltre alla quasi totalità dell'areola, anche il suo capezzolo turgido si distingueva vistosamente. Pregai che si accorgesse più tardi possibile dell'imprevisto sconfinamento e nel frattempo diedi un'occhiata ai maschietti nei dintorni per captare eventuali reazioni a quell'immagine: gli sguardi dei presenti verso il mare erano molteplici ma non tutti dedicati a lei, almeno in apparenza... invece quello del nostro vicino vinse senza alcun dubbio in termini di attenzione e di gradimento.
Diana raggiunse la battigia praticamente con una tetta al vento e vi sostò come d'abitudine per un primo sgocciolamento. Molto strano che non controllasse la posizione del suo reggiseno, sembrava addirittura ignorarlo. Dopo qualche istante si chinò con la schiena in avanti per osservare con cura, uno per uno, i pochi sassolini scartati dalla ragazza e lasciati sul bagnasciuga. La sua tetta penzolava paurosamente in un perfetto test di gravità. Quando decise di raddrizzarsi il seno destro era uscito del tutto, visibilmente abbronzato e privo di segni del costume. Diana si accorse dell'ennesima ribellione della sua tettona, ma non si scompose, anzi: strizzò con estrema cautela il triangolino orfano senza coprirsi in nessun altro modo, prima di riposizionarlo con approssimazione, lasciando distrattamente scoperto il bordo esterno della sua areola. Poi separò l'altro triangolino dal seno, lo afferrò spremendolo con vigore, mentre il buon uomo accanto a noi poteva godersi un'accurata analisi anche della tetta sinistra, rimasta libera di mostrarsi. Diana si avvicinò al suo asciugamano: "Ma non mi dici nulla che ho una tetta di fuori, sto dando spettacolo anche qui" esclamò sdraiandosi a pancia sotto. Finsi di non essermi accorto dell'accaduto, mentre la vedevo snodare entrambi i lacci del reggiseno: si sollevò leggermente con i gomiti, rimuovendolo da dosso per lasciarlo asciugare al sole, nell'angolo a destra del suo asciugamano. Rinunciò a distendersi di nuovo e rimase nella stessa posizione permettendomi di intravedere i suoi capezzoli sfiorare lievemente il telo: "Accidenti che caldo: il sole è rovente, non si resiste..."