Esperienza reale La sessione di hiking con twist

GioGio68

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Salve a tutti,

il primo di una serie di racconti che vorrei scrivere, esperienze reali vissute negli anni, comincio dall'ultima, roba di due settimane fa, mese di Luglio 2019.

Lavoro in una rinomata destinazione balneare del golfo di Napoli, faccio un pò di cose, vado per mare, accompagno gli ospiti nelle loro escursioni, insomma, una serie di servizi...

Anni fa conobbi una coppia di californiani, la prima volta fu un caso, un collega ebbe un contrattempo e passò a me questa famigliola con lui nei tardi e lei nei primi 40, due belle bambine all'epoca ancora piccole, gita in barca con sosta pranzo presso un rinomato ristorante della costiera amalfitana, bagnetto ristoratore prima del rientro in porto e via, messi in moto i motori, il papà con le bimbe e la baby sitter sul prendisole e la mamma di fianco a me alla guida, tipica bionda atletica americana, corpo scolpito ma non eccessivo, poche tette ma sode e decisamente intraprendente; mentre guidavo con una mano tenevo il timone con l'altra, la sinistra (guida a destra) mi poggiavo al bordo del parabrezza, a quel punto lei poggia la sua mano destra di fianco la mia e me la prende con decisione, di riflesso mi volto a guardare il marito che era preso dalle figlie mentre la baby sitter aveva lanciato un'occhiata, con ferma delicatezza spostai la mano mentre la guardai e lei mi fece un occhiolino.

Da quell'episodio sono passati anni, ogni estate rinnoviamo il nostro incontro, loro vengono per la solita settimana e io li porto in giro almeno 3-4 volte e spesso mi accompagno a loro per cena, incomincio la serie degli incontri dall'ultimo quando in un giorno di tempo non propizio al mare propongo di fare una sessione di jogging di prima mattina per gustare l'alba da un sentiero poco o niente battuto con viste mozzafiato, appuntamento fuori l'albergo alle 6.00 di mattina (!!!) come al solito un lieve ritardo non imputabile, come si tenderebbe a credere, a lei ma, piuttosto a lui e al suo caffè, eppure lo avevo avvisato che avremmo fatto una corsetta.

Ci avviamo a passo svelto verso est da dove dovremmo poi goderci lo spettacolo dell'alba, il cielo è già limpido, per strada si incontrano i netturbini, gli ultimi vagabondi della notte precedente con ancora il bicchiere in mano e già qualcuno si reca al posto di lavoro per il turno mattutino, dopo 3-4 minuti chiedo se si sentono di cominciare a corricchiare, lui è leggermente sovrappeso ma ce la fa, lei è un ex atleta e non ha problemi, lui sempre col telefono in mano (anche alle 6 di mattina!!!) dice per business dato che con la California il fuso orario è quello che è e potrebbe dover essere reperito, né la moglie né io con alcun gadget, tutti con scarpe da corsa, lui ed io in pantaloncini, lei con leggins e un top sportivo a bretelle incrociate, le gambe tornite sono uno spettacolo, i fianchi senza un filo di grasso e la pelle chiara da donna bionda con l'abbronzatura la rende ancora più attraente, o meglio, arrapante.

Dopo circa 500 metri di corsa svoltiamo per la stretta stradina panoramica che dal lato sud ci porterà verso est di fronte alla costa dietro cui sorgerà il sole, un paio di punti panoramici richiedono uno stop per godere del panorama, lui arranca un pò nei primi falsopiani, lei ed io andiamo in scioltezza, nello stretto le do strada anche per godere del suo culo sodo senza dar nulla ad intendere al marito, lui arranca sempre di più, approfitta di uno squarcio nella vegetazione da cui si gode la vista di una bellissima casa per prendere una pausa prima di cominciare la prima scalinata in salita, niente di eccezionale, una trentina di gradini per poi discenderne una bella rampa alla fine della quale si prosegue verso uno spettacolare belvedere oppure si devia per il sentiero fuoristrada.

Lei guida la salita della scalinata, io seguo senza problemi mentre lui ormai al passo, arrivati sul pianerottolo che da alla discesa, dopo un angolo chiuso, lei cosciente del fatto che il marito non potesse vedere, si volta e mentre mi lancia un'occhiata si tira su i leggins che si insinuano tra i glutei torniti e, nonostante la fatica della corsa, un rush di sangue nelle parti basse mi fa quasi venire un calo di pressione.

Scendiamo la lunga scalinata al passo in modo che lui possa starci vicino, anzi, gli cedo il mio posto dietro la moglie e lui commenta del caffè che gli va su e giù, uomo avvisato... al termine della discesa ci fermiamo al belvedere, da qui in poi non c'è vegetazione che copre la vista, solo mare e ad una quindicina di km di distanza la costa dietro la quale sta per far capolino il sole, impossibile non godere il momento, lui sfodera il telefono per fare delle foto, ormai il battito si è normalizzato e propongo di continuare non per la strada ma per il sentiero in salita che porta ad un bel bosco dalla cui altezza il panorama è ancora migliore, torniamo indietro di una cinquantina di metri, prendiamo a destra e lui fa segno che non ce la farebbe, provo ad insistere dicendo che andremo al passo e non di corsa ma il caffè ha fatto il suo nefasto effetto, proponiamo tornare indietro con lui ma l'idea di tutti è tre è la stessa, la moglie ed io proseguire e lui rientrare in albergo, poi in un'altra puntata farò luce su questo punto.

Faccio i primi passi in salita, qualche roccia da salire ma niente che imponga l'uso delle mani per arrampicarsi, dopo i primi 4-5 metri di dislivello si cammina tra arbusti in un falsopiano che porta poi all'inizio della salita, lascio strada ad Elisa (la chiamerò cosi), si commenta sul fatto che Adrian (suo pseudonimo) non ce la faccia e che, forse, intenzionalmente sia voluto tornare indietro ma, ancora una volta, di questo vi dirò una prossima volta.

Il sentiero non è ripido se non nei primi 200-300 metri, sale in fretta poi si addolcisce, lei guida la salita e al primo tornante ci fermiamo per ammirare il sole che ormai ha scapolato la cinta di montagne che lo ostacolavano, il fiato ritorna normale, il battito anche ma il sudore ormai gronda e la pelle di Elisa è lucente e liscia, i leggins sono umidi e si vede chiaramente il filo del perizoma con il sudore che ha bagnato il lucido tessuto nero.

Elisa mi tende la mano come ad incitarmi a continuare, siamo ancora in cima al ciglio della salita, dopo pochi metri ricominciano arbusti ed alberi, mi chiede quanto manchi all'apice e cosa ci aspetti in cima, meno di 5 minuti e due belvedere a picco sul mare, sono le 6.30, non si sente che il canto degli uccelli e il fruscio della brezza di scirocco, arriva il secondo tornante ed Elisa guida sempre la salita, sente il mio fiato dietro di lei e, dopo essersi data un fugace sguardo intorno, con entrambe le mani abbassa la vita dei leggins di una decina di centimetri, si volta e fa l'occhiolino, accelera il passo mentre si vede il bianco perizoma che ormai non è più oggetto misterioso.

Dopo pochi metri la strada spiana in una leggerissima salita che incrocia una scalinata che dopo pochi gradini in discesa si dischiude su un belvedere spettacolare, di fronte a noi la costa, sotto una ripida scogliera con una spettacolare casa sullo spuntone di una roccia, il suo tetto in mattoni con paravento fanno dei contrasti di colore ed ombre magnifici; arrivati alla scalinata Elisa si ferma, i fianchi ben in vista e la mano tesa, questa volta aspetta che le porga la mia, cosa che faccio senza esitazione, ormai ci conosciamo, col capo mi chiede quale direzione prendere, le mani sono ora strette, scendiamo i pochi gradini alla fine dei quali una panca in muratura di fronte ad una ringhiera invita a fermarsi per godere lo spettacolo.

Ci affacciamo alla ringhiera e lei mi tira dietro di sé, mi prende le mani e si fa cingere i fianchi, io non resisto e una mano va a finire su una tetta sudatissima e l'altra scivola nei leggins, lei mi tira a sé dai fianchi per sentire il mio turgore, ho i calzoncini da corsa di quelli traspiranti, in pratica pochissimo tessuto con l'interno in una specie di retina che lascia ampia libertà, nonostante la salita il cazzo è gonfio e una volta che ho le mani in posizione è questione di secondi prima che trovi la sua strada tra le sue chiappe.

Il sole sale rapidamente, lei si gira e mi bacia mordendomi il labbro inferiore, le mani sono incontrollabili, le mie nei leggins a stringerle le pacche (noi le chiamiamo cosi, chiappe non fa lo stesso effetto) e una sua mi si insinua nei pantaloncini da sotto mentre con l'altra mi spinge verso la panca dove mi fa sedere con un gesto deciso, si tira giù i leggins e tiene su il bianco perizoma, si vede la figa con la peluria sempre curatissima, è zuppa di sudore, mentre mi siedo si è già sfilata i pantaloncini e mi si fionda addosso baciandomi e tirandomi fuori il cazzo ormai duro, occhiate fugaci per controllare che nessuno sia nei paraggi, e comincia a farmi una sega mugugnando e continuando a mulinare la sua lingua nella mia bocca, è americana, le piace succhiarlo!

Mi porge i pantaloncini e si accovaccia di fronte a me, si infila la capocchia in bocca (si, noi la chiamiamo capocchia!) e succhia, non fa il solito noioso pompino che emula una scopata di chi vuole soddisfarti ma non vuole chiavare, succhia succhia e succhia come dovesse tirarne fuori l'anima, quando ormai è gonfissimo lo tiene stretto alla base e comincia ad andare lentamente su e giù con le labbra mentre mi guarda, io le tiro su il top per scoprire le tette piccole ma sode e sudate, i capezzoli sono turgidissimi, mi alzo e mi tiro giù i pantaloncini, nella foga chi se ne frega della panchina di cemento e mattoni, lei in piedi di fronte a me ora col cazzo in mano e la lingua in bocca, mi seggo e lei mi si mette in piedi davanti, la figa in faccia, le scosto il perizoma per leccargliela, si, lo so che le piace (...), i peli arrivano fin sopra le labbra, il resto tutto pulito, la figa profumatissima e bagnata di sudore e umori, lei mi tira la testa con le mani verso il suo pube, io intanto mi sego il cazzo gonfissimo e lei non perde tempo, mi dice che non ne abbiamo troppo, Adrian si aspetta che rientri entro la mezz'ora che avevamo previsto, si accovaccia sul cazzo, se lo infila nella pucchiacca fradicia di umori, mi abbraccia per il collo e se lo infila lentamente dentro, comincia a salire e scendere sempre più velocemente ma sempre fino in fondo, muove il bacino con maestria per stimolare sé stessa e me, mi mette le tette in faccia, le mordicchio i capezzoli durissimi mentre con una mano mi tengo il cazzo che sta per esplodere, mi sussurra nell'orecchio che non possiamo fare tardi, mi chiede di avvisarla prima di venire, mi fa arrapare sempre di più (e lo sa!), ora da colpi decisi, sfila il cazzo fino a farselo quasi uscire dalla pucchiacca ormai anche lei gonfissima e col clitoride che spunta a far capolino dalle labbra, poi scende decisa mentre le cingo i fianchi con le mani, i suoi mugugni sono il preludio all'orgasmo, altri due o tre colpi decisi e rimane inchiodata sul mio cazzo mentre china il capo all'indietro e trema come un ramo sottoposto a vento di tempesta, questo mi fa impazzire, la faccio alzare e mi tengo il cazzo con una mano, Elisa tiene una mano sulla pucchiacca come se volesse nasconderla e mi si accovaccia davanti, mi prende il cazzo in bocca e non fa in tempo a succhiarmelo che glielo devo tirare fuori, mi stringo bene la capocchia per qualche attimo per far salire la pressione, lei è con la bocca aperta e la lingua di fuori pronta ad accogliere lo schizzo che puntualmente le riempie bocca e viso, tre o quattro densi fiotti il primo dei quali tutto in bocca e poi tra viso e labbra...

Mi devo risedere, ho i pantaloncini che mi bloccano le gambe, i suoi sono sulla panca, si sta spalmando la sborra calda sulle labbra, lo fa di fronte a me mentre il cazzo ormai comicnia a sgonfiarsi ma ancora con la sborra che cola a gocce dense e pesanti mi sporca i pantaloncini, Elisa mi si accovaccia di nuovo davanti, lo prende gentilmente con una mano e lo lecca con delicatezza per prendere l'ultima goccia poi si alza, si sfila le mutandine e le usa per pulirsi la faccia, mi chiede se ci sia una fontana per strada e rapidamente ci rivestiamo per scappare, lei si infila le mutande sporche di sborra e si riavvia i capelli raccogliendoli con l'elastico che aveva tolto una volta arrivati al luogo del fattaccio, si riabbassa il top per coprire le tette che ormai asciutte dal sudore si ricompongono, se le strizza facendomi l'occhiolino e ricordandomi lei sapere a me piacere grosse, si infila i leggins e ci avviamo verso la scalinata, una cinquantina di gradini poi comincia la discesa, facciamo tutto mano nella mano con l'odore di sperma che lascia una scia dietro di noi, ci affacciamo da un altro belvedere prima di ricominciare a correre come se niente fosse successo, dopo 300-400 metri c'è la fontana dove ci sciacquiamo mani e viso per poi proseguire la discesa fino all'albergo, il sudore ormai copre di nuovo gli odori e le pelli sono lucide e umide, gli ultimi 100 metri ci servono per salutarci, Elisa mi ringrazia per la passeggiata e io per l'esperienza, lei mi ricorda come i nostri incontri siano ormai parte della loro vacanza estiva da ormai tanti anni e nel chiederle di salutarmi Adrian lei mi dice che lui sicuramente mi avrebbe ringraziato...
 
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sormarco

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taranto
Bella tutta la presentazione e tuttoi il resto. Dal racconto si evince che Adrian non soddisfa la fame di cazzo della moglie. E via di seguito.
Sto sintonizzati.
 

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