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<blockquote data-quote="Captain Achab" data-source="post: 18609171" data-attributes="member: 473430"><p>CAPITOLO 5 – DANIELA</p><p></p><p>Io Daniela non l’ho mai sopportata. Più piccola di me di 5 anni, ci siamo trovati nella stessa compagnia quando il paesino era meno frequentato e i piccoli gruppetti di ragazzi ormai decimati si univano in un unico. Alta circa 165 capelli lisci sempre tinti platino, occhi castani, carnagione chiarissima e molto magra. Seconda di seno. La classica ragazza che a descriverla sembra una Barbie ma che in realtà poi non c’entra niente, quelle che attizzano perché sono bionde ma poi la guardi pezzo per pezzo e non è nulla di che. All’epoca dell’episodio che racconterò lei aveva 19 anni e io 24.</p><p></p><p>Non la sopportavo per i suoi atteggiamenti. Cercava di porsi come una leader all’interno del gruppo, di imporre la sua volontà. Per me che all’epoca ero uno dei più grandi e per natura sono un capobranco quella biondina porta zizzania mi stava proprio sulle palle. Fu in quel periodo che mai ufficialmente ma il gruppo un po’ si spaccò e io e altri iniziammo a girare fuori dal paese e partecipare alle feste dove incontrammo Ludovica e Michela (volume 1, capitolo 2). Per spiegarla meglio ancora oggi è la classica tipa che passa il tempo a postare sue foto su Instagram dove con i filtri e le pose vacanze a Rimini sembrano i Caraibi e le cene all’osteria della nonna sembra stia mangiando da Cracco. Questa perenne necessità di mostrare la propria vita filtrata per passare il concetto che si è fighi. Boh a me ste cose stanno sul cazzo. E niente penso di aver passato abbastanza il concetto quindi andiamo ai fatti.</p><p></p><p>Io e Daniela quindi non ci caghiamo molto. Rapporto cordiale (finto da parte mia almeno) e nulla di più. Noto però come quando mi avvicino molto ad una ragazza del gruppo, come successe con Alessandra (capitolo 1) o Monica (capitolo 3), lei improvvisamente diventava più carina con me, ogni tanto veniva a parlarmi. Ma questa cosa la vedo col senno di poi, all’epoca me ne poteva fregare meno di zero.</p><p></p><p>Tutto succede il giorno dopo la serata in cui scopai con Alessandra nell’area picnic (capitolo 1). Era la domenica dell’ultimo week end di agosto. La domenica delle grandi partenze. Mi sveglio e comincio a fare il giro delle case dei miei amici per salutarli con la promessa di rivederci l’anno dopo. Era un momento a cui tenevo perché statisticamente sapevo che almeno uno per qualche motivo non sarebbe più tornato e probabilmente non ci saremmo più rivisti (quell’anno fu il turno di Alessandra). Aiutai anche qualcuno a caricare i bagagli, fatto sta che tornai a casa alle due del pomeriggio e avevo ancora tutti i miei bagagli da fare e la casa da pulire. Niente non ce la farò mai, non ho impegni a Milano, rimando la partenza di un giorno e faccio le cose con calma.</p><p></p><p>Mi faccio un giro in paese, becco Daniela. -che ci fai ancora qui?- </p><p>- io mi fermo ancora una settimana, te lo avevo detto- </p><p>penso ‘tu puoi anche avermelo detto ma evidentemente me ne frega talmente tanto che il mio cervello lo ha bypassato’. Mi chiede se ci vediamo al bar la sera, vabbè piuttosto che stare solo a casa le dico di si. Torno a casa, ceno, mi scrive un messaggio che ha cambiato idea e non esce. Meglio ci evitiamo una serata imbarazzante. Passa un’ora, la porta di casa mia si apre, entra lei. E dovrò iniziare a chiuderla sta cazzo di porta.</p><p></p><p> -Ehi scusa se non ti ho avvisato, sono uscita per fare una passeggiata sola e mi sono trovata da ste parti e ho deciso di venire a salutarti- </p><p>- Hai fatto bene entra, posso offrirti qualcosa?-</p><p> tiro fuori due birre e ci mettiamo sul divano a fare due chiacchiere. Non che con lei possa parlare di qualcosa in più che qualche pettegolezzo, della palestra e di serie TV, ma il tempo tutto sommato passa più veloce di quello che mi aspettassi.</p><p></p><p>Ad un certo punto lei nota la scatola della dama alcolica che tenevo su uno scaffale della sala e molto gasata mi chiede se giochiamo. Sono un po’ titubante. A dama anche se sei bravo per vincere un po’di pedoni devi perderli, ogni pedone uno shot e io comunque la mattina dopo devo alzarmi, chiudere sta casa e tornarmene a Milano. Vabbè alla fine accetto sennò che facciamo qui stasera. Lei prepara il gioco, io prendo una bottiglia di vodka alla pesca e riempio tutti i bicchierini. Giochiamo all’inizio abbastanza rapidi poi la partita si allunga perché bere lo shot successivo diventa sempre più difficile. Alla fine vinco ma di pedoni ne ho ancora davvero pochi. Sono conciato male, ma mai quanto lei.</p><p></p><p>Parliamo di qualche stronzata, si alza e va in bagno. Dopo qualche minuto non torna. Vado a vedere già convinto di trovarla con la testa nel water e di dovermi passare il resto della notte a pulire il suo sbocco, fargliela passare e accompagnarla a braccia fino a casa. Ma che cazzo.</p><p></p><p>Arrivo in bagno e la trovo in piedi davanti allo specchio. Si è tolta la felpa e ha alzato il top che indossa e che ora le copre solo il seno. Si sta specchiando in diverse pose e mi dice </p><p>– sono grassa!- </p><p>- macché grassa stai benissimo-.</p><p> Altro che grassa Daniela era uno stecco. Purtroppo qualche anno dopo ebbe dei problemi di anoressia che per fortuna si risolsero molto in fretta perché presi per tempo. Probabilmente quello era già uno dei primi segnali.</p><p></p><p>La osservo mentre continua a specchiarsi. Noto dei tatuaggi, una frase sul fianco, un’altra sotto un seno e delle stelline che uscivano dai pantaloni e che probabilmente proseguivano più giù.</p><p></p><p>Lei probabilmente dallo specchio nota che la sto un attimo squadrando, si gira, mi si avvicina e inizia a baciarmi il collo. Puzzava di vodka alla pesca ma probabilmente lo stesso valeva per me. Io le metto una mano sui fianchi, sento per la prima volta bene la sua pelle e niente in quel momento delle divergenze caratteriali me ne fotte meno che zero. Iniziamo a baciarci.</p><p></p><p>Ci baciamo mentre ci muoviamo fuori dal bagno, attraversiamo il corridoio e arriviamo in camera da letto dove ci stendiamo. Io inizio a toccarla lungo il fianco, risalgo, metto la mano sotto il top, scavo nel reggiseno, inizio a massaggiarle una tetta, morbida, un po’ floscetta. Continuiamo a baciarci, alzo il top e rivelò due bei capezzoli che nel frattempo si sono induriti, inizio a leccare e succhiarne uno. Faccio scendere una mano lungo la pancia, entro nei pantaloni, scavalco le mutandine scivolando con le dita lungo il pube. Trovo la fighetta, tutta rasata e umida. La masturbo per un po’in superfice.</p><p></p><p>Allunga anche lei le mani, mi slaccia i pantaloni, li fa scendere, infila una mano nei boxer e tira fuori il cazzo, me lo sega.</p><p></p><p>Si alza, si china su di me e inizia a farmi un pompino. È brava, sento la sua bocca umida avvolgermelo e darmi piacere. Si rialza, ci spogliamo e iniziamo un 69 con lei sopra. Posso così ammirare il piccolo culetto sodo mentre con la lingua le passo la figa dall’inizio alla fine. Lei pompa avidamente e devo tenermi un po’per non venire. Non è molto rumorosa. Dalle flessioni del suo bacino capisco che prova piacere ma non si lascia andare in molti suoni.</p><p></p><p>Poi ci rialziamo, le mi guarda e mi dice</p><p> -per me questa sarà la prima volta-.</p><p></p><p>Sbam! Mi si affloscia, mi sento come Kevin Spacey in American beauty. Cioè tu fai tutta la figa, la ragazza di mondo, quella che è sul pezzo e a 19 anni mi arrivi a letto dopo che mi sei saltata addosso e mi hai spompinato alla grande dicendomi che sei vergine?</p><p></p><p>Subisco il colpo, poi la guardo li pronta a darsi. Avrete capito che alla fine sono un bravo ragazzo. Penso ‘ma questa viene a farsi sverginare da me che non me la inculo manco di pezza? Che non me ne può fottere niente di lei e non ho mai fatto nulla per farle pensare il contrario?’. Vabbè scelta sua. Alla fine così nuda è pure una fighetta. A 20 anni devi proprio essere brutta se completamente nuda non me lo fai tirare. Faccio il gentile</p><p> -sei sicura di volerlo?- </p><p>-si-. </p><p>Mi bacia sul collo, scende lungo il corpo, me lo prende di nuovo in bocca pompandolo finché non torna duro.</p><p></p><p>Si sdraia, mi metto sopra di lei, inizio a baciarla, con il bacino cerco il suo ingresso, lo trovo. Inizio a spingere lentamente. Devo fare pressione perché si apra. Entro un pezzo, lei si irrigidisce e me lo stritola, si rilassa, entro tutto, inizio a scoparla, lei sotto fa dei gemiti</p><p> veramente piccoli, con le mani mi prende la testa. Difficile durare molto li è molto stretta. Cerco di resistere. Cambiamo qualche posizione, si mette sopra</p><p> – ti piace?- </p><p>mi risponde si sorridendo </p><p>-a te?- </p><p>-si-.</p><p></p><p>Scopiamo un po’ anche a pecorina. Lei sempre mugola. Poi la faccio sdraiare, mi metto sopra ma stavolta le alzo le gambe tenendola per le caviglie. Entro. In quella posizione devo stimolare qualcosa di diverso perché inizia a gemere rumorosamente. Inizio a scoparla forte e lei sotto inizia a farsi sentire</p><p> – si, si, si… vengo- </p><p>sto per venire anch’io </p><p>– posso venirti dentro?-</p><p> - si, si, scopami dai-. </p><p>Veniamo insieme. Le spruzzo dentro il mio seme. Rimaniamo un po’ a letto, poi si riveste e la accompagno a casa. Ci salutiamo con un bacio.</p><p></p><p>Il giorno dopo parto e qualche giorno più tardi parlando con un amico e lei più vicino scopro che la mattina dopo era andata nel panico perché non prendeva la pillola e che si era fatta accompagnare dai genitori all’ospedale più vicino per prenderla.</p><p></p><p>Penso ma che cazzo te l'ho chiesto… cioè sottinteso c’era ‘prendi la pillola? Quindi posso venirti dentro?’. Poi come sempre viene il senso di colpa anche a me. Alla fine lei era più ubriaca di me, è più piccola e mi ha detto che era la prima volta. Potevo gestirla con più lucidità io usando un goldone piuttosto che fidarmi di lei che non era molto lucida.</p><p></p><p>La chiamo, mi scuso, mi dice di stare tranquillo, che lei era lucida ma mi aveva risposto presa dalla foga del momento senza pensare. Che poi la mattina dopo si era un po’ impanicata. Ne aveva parlato coi suoi che sono due smart e sanno che la figlia a 19 anni si diverte e non le avevano fatto scene ma anzi l’avevano accompagnata in ospedale. Ci lasciamo quindi sereni senza questioni in sospeso.</p><p></p><p>Abbiamo fatto ancora un paio di estati in gruppo insieme ma non abbiamo replicato. Io alla fine ho continuato e continuo a sopportarla poco. Ora grandi ognuno ha i suoi giri. Lei fa ancora le vacanze al paesino e anche io. Capita di incrociarci. ‘ciao, come stai?’ di circostanza e finisce tutto lì .</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Captain Achab, post: 18609171, member: 473430"] CAPITOLO 5 – DANIELA Io Daniela non l’ho mai sopportata. Più piccola di me di 5 anni, ci siamo trovati nella stessa compagnia quando il paesino era meno frequentato e i piccoli gruppetti di ragazzi ormai decimati si univano in un unico. Alta circa 165 capelli lisci sempre tinti platino, occhi castani, carnagione chiarissima e molto magra. Seconda di seno. La classica ragazza che a descriverla sembra una Barbie ma che in realtà poi non c’entra niente, quelle che attizzano perché sono bionde ma poi la guardi pezzo per pezzo e non è nulla di che. All’epoca dell’episodio che racconterò lei aveva 19 anni e io 24. Non la sopportavo per i suoi atteggiamenti. Cercava di porsi come una leader all’interno del gruppo, di imporre la sua volontà. Per me che all’epoca ero uno dei più grandi e per natura sono un capobranco quella biondina porta zizzania mi stava proprio sulle palle. Fu in quel periodo che mai ufficialmente ma il gruppo un po’ si spaccò e io e altri iniziammo a girare fuori dal paese e partecipare alle feste dove incontrammo Ludovica e Michela (volume 1, capitolo 2). Per spiegarla meglio ancora oggi è la classica tipa che passa il tempo a postare sue foto su Instagram dove con i filtri e le pose vacanze a Rimini sembrano i Caraibi e le cene all’osteria della nonna sembra stia mangiando da Cracco. Questa perenne necessità di mostrare la propria vita filtrata per passare il concetto che si è fighi. Boh a me ste cose stanno sul cazzo. E niente penso di aver passato abbastanza il concetto quindi andiamo ai fatti. Io e Daniela quindi non ci caghiamo molto. Rapporto cordiale (finto da parte mia almeno) e nulla di più. Noto però come quando mi avvicino molto ad una ragazza del gruppo, come successe con Alessandra (capitolo 1) o Monica (capitolo 3), lei improvvisamente diventava più carina con me, ogni tanto veniva a parlarmi. Ma questa cosa la vedo col senno di poi, all’epoca me ne poteva fregare meno di zero. Tutto succede il giorno dopo la serata in cui scopai con Alessandra nell’area picnic (capitolo 1). Era la domenica dell’ultimo week end di agosto. La domenica delle grandi partenze. Mi sveglio e comincio a fare il giro delle case dei miei amici per salutarli con la promessa di rivederci l’anno dopo. Era un momento a cui tenevo perché statisticamente sapevo che almeno uno per qualche motivo non sarebbe più tornato e probabilmente non ci saremmo più rivisti (quell’anno fu il turno di Alessandra). Aiutai anche qualcuno a caricare i bagagli, fatto sta che tornai a casa alle due del pomeriggio e avevo ancora tutti i miei bagagli da fare e la casa da pulire. Niente non ce la farò mai, non ho impegni a Milano, rimando la partenza di un giorno e faccio le cose con calma. Mi faccio un giro in paese, becco Daniela. -che ci fai ancora qui?- - io mi fermo ancora una settimana, te lo avevo detto- penso ‘tu puoi anche avermelo detto ma evidentemente me ne frega talmente tanto che il mio cervello lo ha bypassato’. Mi chiede se ci vediamo al bar la sera, vabbè piuttosto che stare solo a casa le dico di si. Torno a casa, ceno, mi scrive un messaggio che ha cambiato idea e non esce. Meglio ci evitiamo una serata imbarazzante. Passa un’ora, la porta di casa mia si apre, entra lei. E dovrò iniziare a chiuderla sta cazzo di porta. -Ehi scusa se non ti ho avvisato, sono uscita per fare una passeggiata sola e mi sono trovata da ste parti e ho deciso di venire a salutarti- - Hai fatto bene entra, posso offrirti qualcosa?- tiro fuori due birre e ci mettiamo sul divano a fare due chiacchiere. Non che con lei possa parlare di qualcosa in più che qualche pettegolezzo, della palestra e di serie TV, ma il tempo tutto sommato passa più veloce di quello che mi aspettassi. Ad un certo punto lei nota la scatola della dama alcolica che tenevo su uno scaffale della sala e molto gasata mi chiede se giochiamo. Sono un po’ titubante. A dama anche se sei bravo per vincere un po’di pedoni devi perderli, ogni pedone uno shot e io comunque la mattina dopo devo alzarmi, chiudere sta casa e tornarmene a Milano. Vabbè alla fine accetto sennò che facciamo qui stasera. Lei prepara il gioco, io prendo una bottiglia di vodka alla pesca e riempio tutti i bicchierini. Giochiamo all’inizio abbastanza rapidi poi la partita si allunga perché bere lo shot successivo diventa sempre più difficile. Alla fine vinco ma di pedoni ne ho ancora davvero pochi. Sono conciato male, ma mai quanto lei. Parliamo di qualche stronzata, si alza e va in bagno. Dopo qualche minuto non torna. Vado a vedere già convinto di trovarla con la testa nel water e di dovermi passare il resto della notte a pulire il suo sbocco, fargliela passare e accompagnarla a braccia fino a casa. Ma che cazzo. Arrivo in bagno e la trovo in piedi davanti allo specchio. Si è tolta la felpa e ha alzato il top che indossa e che ora le copre solo il seno. Si sta specchiando in diverse pose e mi dice – sono grassa!- - macché grassa stai benissimo-. Altro che grassa Daniela era uno stecco. Purtroppo qualche anno dopo ebbe dei problemi di anoressia che per fortuna si risolsero molto in fretta perché presi per tempo. Probabilmente quello era già uno dei primi segnali. La osservo mentre continua a specchiarsi. Noto dei tatuaggi, una frase sul fianco, un’altra sotto un seno e delle stelline che uscivano dai pantaloni e che probabilmente proseguivano più giù. Lei probabilmente dallo specchio nota che la sto un attimo squadrando, si gira, mi si avvicina e inizia a baciarmi il collo. Puzzava di vodka alla pesca ma probabilmente lo stesso valeva per me. Io le metto una mano sui fianchi, sento per la prima volta bene la sua pelle e niente in quel momento delle divergenze caratteriali me ne fotte meno che zero. Iniziamo a baciarci. Ci baciamo mentre ci muoviamo fuori dal bagno, attraversiamo il corridoio e arriviamo in camera da letto dove ci stendiamo. Io inizio a toccarla lungo il fianco, risalgo, metto la mano sotto il top, scavo nel reggiseno, inizio a massaggiarle una tetta, morbida, un po’ floscetta. Continuiamo a baciarci, alzo il top e rivelò due bei capezzoli che nel frattempo si sono induriti, inizio a leccare e succhiarne uno. Faccio scendere una mano lungo la pancia, entro nei pantaloni, scavalco le mutandine scivolando con le dita lungo il pube. Trovo la fighetta, tutta rasata e umida. La masturbo per un po’in superfice. Allunga anche lei le mani, mi slaccia i pantaloni, li fa scendere, infila una mano nei boxer e tira fuori il cazzo, me lo sega. Si alza, si china su di me e inizia a farmi un pompino. È brava, sento la sua bocca umida avvolgermelo e darmi piacere. Si rialza, ci spogliamo e iniziamo un 69 con lei sopra. Posso così ammirare il piccolo culetto sodo mentre con la lingua le passo la figa dall’inizio alla fine. Lei pompa avidamente e devo tenermi un po’per non venire. Non è molto rumorosa. Dalle flessioni del suo bacino capisco che prova piacere ma non si lascia andare in molti suoni. Poi ci rialziamo, le mi guarda e mi dice -per me questa sarà la prima volta-. Sbam! Mi si affloscia, mi sento come Kevin Spacey in American beauty. Cioè tu fai tutta la figa, la ragazza di mondo, quella che è sul pezzo e a 19 anni mi arrivi a letto dopo che mi sei saltata addosso e mi hai spompinato alla grande dicendomi che sei vergine? Subisco il colpo, poi la guardo li pronta a darsi. Avrete capito che alla fine sono un bravo ragazzo. Penso ‘ma questa viene a farsi sverginare da me che non me la inculo manco di pezza? Che non me ne può fottere niente di lei e non ho mai fatto nulla per farle pensare il contrario?’. Vabbè scelta sua. Alla fine così nuda è pure una fighetta. A 20 anni devi proprio essere brutta se completamente nuda non me lo fai tirare. Faccio il gentile -sei sicura di volerlo?- -si-. Mi bacia sul collo, scende lungo il corpo, me lo prende di nuovo in bocca pompandolo finché non torna duro. Si sdraia, mi metto sopra di lei, inizio a baciarla, con il bacino cerco il suo ingresso, lo trovo. Inizio a spingere lentamente. Devo fare pressione perché si apra. Entro un pezzo, lei si irrigidisce e me lo stritola, si rilassa, entro tutto, inizio a scoparla, lei sotto fa dei gemiti veramente piccoli, con le mani mi prende la testa. Difficile durare molto li è molto stretta. Cerco di resistere. Cambiamo qualche posizione, si mette sopra – ti piace?- mi risponde si sorridendo -a te?- -si-. Scopiamo un po’ anche a pecorina. Lei sempre mugola. Poi la faccio sdraiare, mi metto sopra ma stavolta le alzo le gambe tenendola per le caviglie. Entro. In quella posizione devo stimolare qualcosa di diverso perché inizia a gemere rumorosamente. Inizio a scoparla forte e lei sotto inizia a farsi sentire – si, si, si… vengo- sto per venire anch’io – posso venirti dentro?- - si, si, scopami dai-. Veniamo insieme. Le spruzzo dentro il mio seme. Rimaniamo un po’ a letto, poi si riveste e la accompagno a casa. Ci salutiamo con un bacio. Il giorno dopo parto e qualche giorno più tardi parlando con un amico e lei più vicino scopro che la mattina dopo era andata nel panico perché non prendeva la pillola e che si era fatta accompagnare dai genitori all’ospedale più vicino per prenderla. Penso ma che cazzo te l'ho chiesto… cioè sottinteso c’era ‘prendi la pillola? Quindi posso venirti dentro?’. Poi come sempre viene il senso di colpa anche a me. Alla fine lei era più ubriaca di me, è più piccola e mi ha detto che era la prima volta. Potevo gestirla con più lucidità io usando un goldone piuttosto che fidarmi di lei che non era molto lucida. La chiamo, mi scuso, mi dice di stare tranquillo, che lei era lucida ma mi aveva risposto presa dalla foga del momento senza pensare. Che poi la mattina dopo si era un po’ impanicata. Ne aveva parlato coi suoi che sono due smart e sanno che la figlia a 19 anni si diverte e non le avevano fatto scene ma anzi l’avevano accompagnata in ospedale. Ci lasciamo quindi sereni senza questioni in sospeso. Abbiamo fatto ancora un paio di estati in gruppo insieme ma non abbiamo replicato. Io alla fine ho continuato e continuo a sopportarla poco. Ora grandi ognuno ha i suoi giri. Lei fa ancora le vacanze al paesino e anche io. Capita di incrociarci. ‘ciao, come stai?’ di circostanza e finisce tutto lì . [/QUOTE]
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