Esperienza reale Massaggi erotici

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Sesso senza limiti per gli over 50

Questa che vi racconto non è una vera e propria storia di massaggi erotici, ma un’esperienza che mi colpì molto e che ricordo con molto, molto piacere.

A quei tempi ero iscritto ad una community abbastanza famosa, orientata al sesso, al naturismo ed al mondo dello scambismo.
Una delle sezioni era riservata alla promozione ed alla recensione di alcune professioniste, ripartite per zona.
Purtroppo i ricordi sono un po’ nebulosi, ma non ho dimenticato la storia che vi racconto.

Questa ragazza di cui non ricordo assolutamente il nome e che chiamerò Cosa, era una simpatica professionista del sesso, decisamente in carne, ma con una serie di giudizi a cinque stelle per le sue performance.

Ogni settimana metteva in palio un paio di biglietti a prezzo concordato per un servizio “All you can eat”, senza limiti di tempo, di numero e di tipo di prestazioni. La regola era che bisognava essere over 50 e presentare il documento di identità all’ingresso, almeno la prima volta.

Confesso che non avevo avuto alcuna esperienza con le professioniste del meretricio fino ad allora, limitandomi ad essere andato a farmi un paio di massaggi erotici con sega finale come massimo della trasgressione.
I rapporti con mia moglie Francesca non erano più idilliaci da un bel po’, ed il sesso tra noi era semplicemente finito.

Contattai pertanto questa signora che mi fissò l’appuntamento e che mi ricordò le condizioni.
Ricordo che riceveva in una casupola in una zona molto popolare nel quadrante orientale della città, all’esterno era rimasta com’era probabilmente dopo la guerra con i buchi di proiettili sui muri, mentre all’interno, seppur con un po’ di trasandatezza, era tutto molto dignitoso e soprattutto pulito.
Dopo qualche minuto di attesa fui accolto da questa signora.

Dire tanta era dire poco. Era …troppa.
Aveva un ventre gonfio come un otre, si sarebbe detto che era in gravidanza se non fosse stato che era anche un po’ flaccido.
Anche il resto del corpo era simile al resto. Grandi seni un po’ cadenti, cosce grosse, glutei rotondi.
Mi accolse coperta da un baby doll di pizzo nero indossato sopra un perizoma anch’esso di pizzo nero.

Cosa parlava con una piacevole cadenza marchigiana, mi pare di ricordare che fosse di Fermo o di quelle parti.
Mi chiese il documento, verificò la mia età dopodiché mi chiese il pagamento anticipato. Le lasciai i soldi sul comò ai piedi del letto. Lei li prese, li contò e mi ringraziò con un sorriso simpatico e sincero.

“Sai, è successo altre volte che qualcuno ha fatto il furbo e se ne è andato senza pagare. Per questo chiedo il documento ed i soldi prima” mi spiegò.
Ma aggiunse: “Tu hai la faccia del bravo ragazzo, non credevo avessi 50 anni, sai? Pensavo dieci di meno!”.
Grazie, Cosa!

Le raccontai che per me era la prima volta che andavo da una professionista e che non sapevo come regolarmi. Lei mi rispose sorridente: “Oh, ti tolgo la verginità, allora. Tu non devi fare niente, lascia fare a me!”.

Mi aiutò a spogliarmi fino a che non rimasi in mutande. Lei si chinò, me le sfilò e mi condusse quindi in bagno dove mi infilò sotto la doccia.
“Ora ti faccio la doccia e ti lavo io” mi disse.

Aprì l’acqua calda e dopo averla regolata, mi spinse sotto il getto ed iniziò ad insaponarmi tutto con particolare attenzione all’uccello, alle palle ed al culo.
Passò più volte il sapone sul pisello mentre con una sega leggera me lo fece rizzare. Lo scappellò tutto e dedicò particolare cura a lavarlo sotto il glande.
“Non che tu sia sporco, tutt’altro, si vede che sei una persona che dedica molta cura alla propria igiene intima, ma io voglio che il mio parco giochi sia pulitissimo e igienicamente perfetto” disse.
“E lo stesso vale per me!” aggiunse. Difatti, appena terminato con me, mi dette un asciugamano pulito e si mise a cavalcioni del bidet e si lavò con attenzione e cura tutta la sua intimità, davanti e di dietro, con inserzioni e lavacri di entrambi i buchi.

Si asciugò e mi condusse per mano in camera.
Mi fece mettere sdraiato a pancia in sotto sul letto mentre abbassava del tutto la serranda e spegneva le luci lasciando acceso solo un lumetto con una lampadina rossa.
Iniziò a massaggiarmi la schiena soffermandosi sui lombi. Poi, mentre con una mano continuava a carezzarmi la parte bassa della schiena, con l’altra iniziò a titillarmi lo sfintere cercando di infilarvi un dito.
Mi sottrassi a quella manovra con uno scarto “Non ti piace? Non sai che ti perdi!” mi disse e passò a massaggiarmi le palle.

Poi infilò la mano in mezzo alle gambe e sotto la pancia per raggiungere il pisello che si era nel frattempo rizzato. Lo massaggiò per qualche minuto fino a quando non mi disse di girarmi.
Si era tirata fuori le tette dal baby doll e non portava più il perizoma.
Si chinò tra le mie gambe ed iniziò a succhiarmi la cappella. Non aveva una bocca, ma un aspirapolvere per quanto erano potenti le sue suzioni.

Ero già in tiro da parecchio e fu rapida ad infilarmi un condom.
“Ora voglio che mi scopi” e si mise a pecorina. Mi misi dietro di lei, appoggiai la cappella tra le labbra della vagina che lei teneva divaricate con una mano e la penetrai.
Era larga e accogliente ma non bagnata. Iniziai a entrare ed uscire con decisione, ogni volta sbattendo il mio pube contro le sue chiappone, provocando quel rumore caratteristico.

Cambiai posizione almeno due o tre volte, poi Cosa volle controllare il preservativo.
“Gli dai dentro forte, meglio cambiarlo prima che si rompa” mi disse.
Per cambiarlo usò la bocca. Prima mi spompinò e leccò per bene, poi lo mise in bocca e con labbra e lingua me lo calzò fino in fondo, senza aiutarsi con le mani.
Ancora un paio di stantuffate e di deep-throath e poi volle essere riscopata.
“Dai, dai, voglio sentirti venire dentro di me” mi disse.
“Ma io non voglio venire così presto!” risposi.
“Ti avevo detto di tenerti la mattina libera! Ti faccio andare via solo quando lo dico io!” affermò ansimando un po’.

Convinto, mi lasciai andare ed esplosi letteralmente dentro di lei. Nonostante il cappuccio, lei sentì lo schizzo (o almeno disse di averlo sentito). Mi sfilò quindi il preservativo, lo legò e lo mise nel cestino accanto al letto. Poi si dedicò a leccarmi ed a ripulirmi per bene.

“Mmm, hai uno sperma dolcissimo, non è che hai il diabete?” mi chiese.
“No, non credo” le risposi perplesso.
“Mmm, buonissimo, uno dei più buoni che abbia mai assaggiato” affermò.
“E te credo, è millesimato!” dissi ridendo.
Per poco non si strozzò dal ridere, proprio mentre lo ingoiava tutto fino in fondo ancora, ma senza preservativo.

“Da quanto tempo non scopavi, Paolo?” mi chiese.
“Forse da un paio di mesi, perché?” ribadii.
“Perché secondo me hai l’approccio di chi cerca di supplire alle carenze affettive familiari con il sesso occasionale. Il tuo cercare di farmi godere, le attenzioni che hai messo nel non farmi male e nel dare piacere rappresentano bene questa tua necessità di dare, questo tuo altruismo. Hai problemi con tua moglie, Paolo?” mi spiegò.
“Si, in effetti” ammisi.
“Se pure avessi giurato il contrario, non ti avrei creduto. Si vede lontano un miglio che non sei un puttaniere abituale. Tu rappresenti quella tipologia di uomini che sono la fortuna di una puttana. Sono educati, pagano senza fiatare, spesso sanno usare bene il loro uccello e non fanno storie. E talvolta mi fanno pure godere” spiegò.
Puttana non mi piace” dissi io. “Preferisco professionista del sesso” aggiunsi.
“No no, chiamiamo le cose con il loro nome. Io sono una puttana, anzi, una signora puttana, e questo è un signor cazzo” disse prendendolo ancora in mano e baciandolo in punta.
“Tu meriti di più. Datti da fare e trovati l’amante. Vedrai che il resto verrà da sé” profetizzò.

Andammo un’altra volta in bagno ove si dedicò a farmi un altro bidet e mi asciugò prima con la bocca e poi con l’asciugamano. Poi mi spinse fuori del bagno dicendomi “Vai di là, devo fare una cosa” e si chiuse dietro la porta.

Ritornai in camera e mi stesi sul letto, coprendomi con il lenzuolo del letto sfatto.
Stavo pensando alle sue parole e a quanto fosse profonda e precisa la sua analisi. È proprio vero che le vere mignotte sono tutte vere psicologhe, perché conoscono il maschio in tutte le sfaccettature e devono saper gestire differenti personalità ed esigenze.
Poi, col tempo scoprii che Cosa in effetti era un’ex assistente sociale laureata in psicologia che esercitava entrambe le libere professioni.

Dopo una decina di minuti abbondanti rientrò in camera e si stese su un fianco accanto a me.
Continuammo a chiacchierare. Lei mi chiese di cosa mi occupassi, se avevo figli, cosa avevo studiato, insomma, fu un piacevole interrogatorio da parte di una persona che sapeva fare le domande e soprattutto, come porle. Le spiegai quel che facevo per lavoro, che aveva a che fare con l’informatica (“ah che figata, allora devi sistemarmi il PC la prossima volta, ho un sacco di problemi”), le descrissi i miei due figli ed il loro studi, il rapporto con la moglie, con la mia famiglia di origine, lo studio, la scelta dell’università, eccetera.

Nel frattempo, carezzava il mio pisello ed ogni tanto lo smanettava un po’ per farlo rizzare, salvo poi lasciarlo sgonfiare di nuovo, e così per svariati minuti.
Poi mi disse: “Ma dimmi un po’: ti piace il culo?”, così, a bruciapelo.
“E che sono domande da farsi?” le risposi.
“E allora, dai, fammi sentire come mi fai il culo! Dai, ho appena fatto una bella lavanda e sono tutta pulita.”

Capii perché ci aveva messo così tanto. Aveva fatto un clistere.
La cosa mi arrazzò non poco e mi fece diventare tosto come non mai.

Cosa prese in mano la situazione (nel vero senso della parola!): mi fece un pompino “che il bidone aspiratutto je spicciava casa”, come ebbe a dire. In effetti, la sua capacità aspirante era notevole, così come la sua abilità ad infilarselo in gola come se niente fosse.

Quando ottenne quella che considerava la giusta durezza, misurata secondo la scala “M-S-B-D-DD-DDC” (per chi non la conoscesse, È l’equivalente della scala di Mohr per il cazzo: Moscio, Semimoscio, Barzotto, Duro, Durissimo e Duro Da Culo), mi incappucciò, si mise a pecora e sempre guidandolo con la mano, se lo piantò nel culo in uno solo, fluido movimento.

Poi iniziò a muoversi e ad incitarmi: “Dai Paolo, mica posso fare tutto da sola! Fammi sentire questo bel cazzo nel culo… muoviti, pompami bello!” ed altri pittoreschi inviti a darmi da fare (“dai su bello, metti la percussione in quel cazzo di trapano!” oppure “Se continui così mi tocca scende e spigne!”, e così via).
Durai un’altra mezz’ora prima di annunciarle che stavo per venire.
“Fermati! Te l’ho detto che c’hai la sborra dolce: fammela assaggiare per bene”. Si liberò immediatamente dalla mia stretta, sfilò il preservativo dal mio cazzo e mi fece un pompino così profondo, variato e partecipato che venni prepotentemente e copiosamente un’altra volta in poco tempo.
Cosa leccò tutto per bene, senza tralasciare nemmeno una goccia.

Mi sentivo svuotato e, soprattutto, stanco.
Mi stesi un po’ sul letto per riprendere fiato ma Cosa, implacabile, mi disse: “No, prima andiamo in bagno a lavarci. È una questione di igiene!” e mi prese per mano portandomi alla toilette. Approfittai per fare un goccio di pipì nel water prima di mettermi su bidet per lavarmi, ma anche questa volta volle fare lei.

“Devi essere stanco, tesoro, lascia stare, faccio io” e mi lavò anche questa volta con la massima diligenza ed attenzione. Poi, pretese ancora di asciugarmi con la bocca “sai, È più morbida e delicata della salvietta, non credi?”. Anche questa volta, provocò un’immediata reazione ed erezione, anche se meno pronunciata.
“Vai avanti, ora stenditi un po’” mi disse.

Credevo che la cosa fosse finita lì, erano quasi due ore da quando avevamo iniziato e sapevo che il trattamento speciale che mi aveva offerto era grosso modo di quella durata.
La attesi sul letto. Mi ero nel frattempo infilato le mutande e la camicia, ma non volevo apparire come volessi fuggire per cui mi fermai e smisi di rivestirmi.

Anche questa volta dovetti aspettare una decina di minuti prima che Cosa tornasse in camera.
Quando mi vide mezzo vestito, si accigliò e mi disse “Allora non ti ho soddisfatto se già vuoi andare via. Guarda che sono passate solo due ore e to ho detto che ti voglio qui almeno per un’altra ora. Ti voglio far uscire da qui con le gambe piegate!”
“È una minaccia o una promessa?” le chiesi.
“Entrambe. E ora togliamo queste mutande, carino lui!” disse mentre mi sfilava gli slip e mi slacciava la camicia.

“Mettiti a pancia in giù, ora ti faccio un massaggio rilassante”.
Ubbidii e mi stesi sul letto a 4 di bastoni, braccia e gambe divaricate.
Prese il flacone di Nivea e ne spruzzò un bel po’ sulla schiena e sulle chiappe, poi si mise a cavalcioni ed iniziò a spalmare la crema con le mani e gli avanbracci.
Poi, sentii che si dava da fare anche con i seni che aveva tirato fuori dal baby doll.

Non era un massaggio professionale, ma era molto, molto piacevole e rilassante, almeno fino a che lo fece alla schiena.
Poi però passò ai glutei e, vuoi la mia particolare sensibilità in quella zona, vuoi per la sua attrazione verso la medesima zona, sta di fatto che il massaggio smise di essere rilassante per divenire molto eccitante.
Le sue mani scorrevano attorno alle mie chiappe, poi entravano nel solco ove un paio di dita birichine andavano a sfrucugliare il mio pertugio. Quindi scendevano ad accarezzare le palle, si infilavano sotto la pancia ad acchiappare il pisello e scappellarlo un po’, e poi ancora da capo sulle chiappe.

Ad un certo punto infilò entrambe le mani e liberò il mio cazzo da sotto la pancia portandolo indietro in mezzo alle gambe, ed iniziò a masturbarlo con dolcezza sempre a due mani.
Mi sollevai con il bacino e mi misi a pecorina. Cosa approfittò e si produsse in un rimming spettacolare, intenso e profondo, concentrato soprattutto sullo e nello sfintere che era riuscito a dilatare un po’ solo a forza di lingua mentre con le mani mungeva letteralmente il mio pisello.

Riuscì ad infilare tutta la punta della lingua, poi infilò un dito almeno per metà lunghezza. Non seppi però resistere perché mi svincolai e le tolsi delicatamente il dito. Per contraccambiare mi dedicai con la bocca alla sua vagina (depilata sotto, ma con un boschetto curato sul pube che scendeva fino al clitoride) e al bocciòlo. Cosa apprezzò molto, poi mi prese la mano e se la portò all’altezza della vagina premendovela contro.

Iniziai quindi ad infilarle prima uno, poi due dita contemporaneamente.
“Si, dai, mettine un altro!” mi disse mugolando. Infilai anche il terzo e dopo qualche penetrazione, arrivai a metterle dentro in pratica mezza mano. Credevo che mi avrebbe fermato e invece non accennò alcuna protesta, anzi, mugolò di piacere e si agitò.
“Dai, ancora!” sussurrò.
“Ma posso infilare tutto? Non ti faccio male?” chiesi sorpreso ed un po’ preoccupato-
“Tu procedi, se mi fai male te lo dico e ti fermo” rispose un po’ ansimando.
Sul comodino c’era una boccetta di olio Johnson, ne presi qualche goccia e mi unsi per bene la mano e la sua fica.
Poi ricominciai ad infilarle prima due, poi tre, poi direttamente mezza mano, piano piano, cercando di allargarla lentamente senza forzare.

Mi ritrovai di fatto a praticarle il fisting con la mano che era entrata fino al polso. Avevo paura di farle male ed ero rimasto con le dita chiuse a cuneo, facendo lentamente dentro e fuori.
“Ecco, bravo, ora muoviti, avanti. Entra ed esci più velocemente, non ti fermare!” mi disse, ed eseguii i suoi ordini.
“Ora gira la mano dentro, senti come sono!” mi chiese. Ero restio, non sapevo veramente cosa fare, avevo visto qualche porno ma non avevo idea di come muovermi. Mi limitai pertanto a masturbarla con la mano mentre con il dito le massaggiai il clitoride.
“Oh, si, così, continua, dai!” urlò.
Era vicino all’orgasmo che effettivamente arrivò violento e la scosse tutta. Sentii la mano che stava dentro la sua vagina quasi stritolata, con contrazioni ritmiche che la stringevano.
Smisi di fistarla e tolsi la mano: era grondante di umori densi e lattiginosi e di odore non del tutto gradevole.

Rimasi con la mano sollevata cercando con gli occhi uno scottex o un fazzoletto di carta per pulirmi. Cosa comprese e mi passò il rotolo che stava per terra accanto al letto. Strappai un abbondante pezzo di carta e mi pulii la mano. Stavo per alzarmi ed andare in bagno a lavarmi la mano ma mi fermò trattenendomi.
“E no, ora mi devi scopare!” disse.

Mi infilò quindi l’ennesimo preservativo.
Pensavo che dopo quel trattamento il mio pisello, per quanto di calibro non indifferente e bello duro, in quella situazione le avrebbe fatto si e no il solletico e non avrebbe da par suo sentito nulla vista la dilatazione che aveva subito la sua fica.
Invece, con mia somma sospesa, la trovai di nuovo aderente ed accogliente.

Mi detti quindi da fare ma la posizione alla missionaria, vista la dimensione del suo addome, non era la migliore per scoparla seriamente. A questo ovviò Cosa stessa che mi montò sopra a smorza candela.
Si dette da fare parecchio fino a quando non l’avvisai che stavo per venire.

“E allora vieni qui, fammelo ciucciare un po’ che voglio berne ancora!” mi disse. Si alzò a fatica, sfilò il preservativo e iniziò a succhiare ancora masturbandomi contemporaneamente con la mano fino a quando non le schizzai per la terza volta direttamente in bocca.
“Ma che buono! Hai la sborra più buona che abbia mai bevuto. Peccato che ora ne sia rimasta poca!” mi provocò.

“E te credo… e sono tre in tre ore, manco fossi un ragazzetto!” le risposi.
“In effetti, te lo concedo. Sei stata una piacevole sorpresa. Tra tutti i vecchietti che ho scopato, tu sei il più prestante. Non per dimensioni, ma per qualità della scopata. La prossima volta vieni, mi sistemi il computer e scopiamo tutto il pomeriggio, va bene?” mi disse.


La mattinata terminò lì.
Dovevo tornare in ufficio dove mi aspettava una riunione importante, ma dovetti chiamare ed inventare una scusa per rimandare tutto. Ero a pezzi.

Presi la macchina e andai a casa ove mi misi a letto adducendo un gran mal di pancia e mal di testa.
Mia moglie cercò di interrogarmi e di capire cosa mi fosse successo, visto che ero visibilmente distrutto, ma non le diedi spago e mi limitai a dirle “Non mi sento bene, lasciami tranquillo per favore”.
Mi addormentai subito e dormii fino alle cinque del pomeriggio.

Andai in bagno a fare pipì e sentii immediatamente un forte bruciore ed un indolenzimento al pisello: gli avevo fatto fare gli straordinari come non succedeva da anni, ed ora reclamava per il troppo sforzo.
Lo accontentai mettendolo a riposo per una settimana, tanto, chi ce l’avrebbe fatta con quella indigestione?


Non rividi più Cosa. Cercai di organizzare un altro incontro ma lei dopo l’estate si fece operare di bypass gastrico per dimagrire e si ritirò dall’attività. Alcuni dissero che aveva attaccato il perizoma al chiodo, altri che il suo marito l’aveva scoperta e l’aveva pestata, sta di fatto che sparì letteralmente dal panorama scopereccio romano.


Peccato. Era stata la mia prima volta con una professionista, e mi sarebbe piaciuto fare il bis.
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Paolo
 

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