Esperienza reale Mia sorella Arianna

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Ma perchè con i racconti finisco sempre con il cazzo in mano senza concludere.. portateli a compimento! :sisi:
Ma questi sono quattro episodi slegati tra loro, avvenuti in un periodo di tempo relativamente ampio. Non c'è una conclusione vera e propria perché non è un avvenimento unico con uno sviluppo coerente, e non me la sono sentita di aggiungere cose giusto per licenza poetica. Però il prossimo è già più compiuto in sé, magari lo apprezzerai.
 

Oga

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Ma questi sono quattro episodi slegati tra loro, avvenuti in un periodo di tempo relativamente ampio. Non c'è una conclusione vera e propria perché non è un avvenimento unico con uno sviluppo coerente, e non me la sono sentita di aggiungere cose giusto per licenza poetica. Però il prossimo è già più compiuto in sé, magari lo apprezzerai.
Aspettiamo con ansia😁
 
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Qualche settimana dopo quella doccia, ebbi occasione di spiare la camera di mia sorella. Non mia sorella nella sua camera, ma proprio la stanza.

Mio padre non era ancora tornato dal lavoro e mia madre aveva accompagnato Arianna dal dentista, o qualcosa del genere. Ero solo in casa, e lo sarei stato almeno per un paio d'ore.

Andai in camera di mia sorella con l'intenzione di "requisire" una qualche mutandina per masturbarmici dentro. Aprii qualche cassetto e finalmente trovai quello della biancheria intima.

Avevo davanti una collezione di tanga e perizomi di prima categoria. Ogni tipo di colore e tessuto, varie gradazioni di trasparenza, tante decorazioni diverse. Guardai per qualche secondo quella biancheria, poi allungai le mani e cominciai a rigirarmela tra le dita, osservando lo stato di logorio, la consistenza del tessuto, il taglio...

Scelsi un piccolo perizoma bianco con i bordi rosa e la curiosa scritta "pin-up" in lettere glitterate altrettanto rosa - che ho custodito gelosamente per tanti anni - quando notai una cosa che in realtà non aveva posto in quel cassetto: un libro.

No, non era un libro. Era un quaderno, un diario. Chiuso a chiave da un piccolo lucchetto.

Ora, a fianco del letto di mia sorella c'era la vecchia testiera del letto matrimoniale dei nostri genitori. Non ho idea se ci fosse dentro qualcosa o meno, però sopra questa testiera Arianna ci aveva appoggiato di tutto. Compreso un orsacchiotto di peluche che aveva al polso un piccolo braccialetto di raso rosso a cui era appesa una piccola chiave metallica.

Ovviamente era la chiave del diario.

Lo aprii all'ultima pagina.

«Oggi mi sono fatta Andrea.»

Non c'era data, non avevo modo di sapere a quando si riferisse quell'episodio.

Mi sedetti per terra e mi misi a leggere. Quello che segue è, a grandi linee, secondo la mia memoria, ciò che mia sorella aveva scritto.


«Oggi mi sono fatta Andrea.

Ero brilla perché avevo bevuto tre birre. Non riuscivo a smettere di ridere, e ho continuato a ridere anche quando mi ha chiesto di accompagnarlo in bagno.

Gli ho fatto un pompino (mi ha fatto meno schifo di quello che credevo)

Quando siamo tornati dagli altri non mi dava fastidio che sapessero cos'avevamo fatto, perché sono anni che gli vado dietro. Però quando Marco mi ha chiesto di accompagnare in bagno anche lui gli ho detto che l'avevo fatto solo perché Andrea mi piace.

Sono scoppiati a ridere, e nessuno ha più detto una parola sull'argomento.

In macchina io e Andrea eravamo seduti dietro. Lui continuava a darmi baci sul collo e cercava di portarmi le mani nei suoi pantaloni. Gliel'ho lasciato fare. Gli ho infilato una mano nelle mutande e l'ho massaggiato finché non è venuto.

Nessuno parlava più, si sentiva solo la radio a palla. Andrea se ne stava appoggiato alla portiera con ancora i pantaloni aperti. Io ero seduta lì con le mani che puzzavano di sperma.

Ci siamo fermati a far benzina e mentre aspettavamo che il serbatoio si riempisse mi sono ritrovata seduta in mezzo tra Andrea e Marco. Stavolta è stato Marco a prendermi la mano, e io non ho fatto resistenza.

Gli ho aperto i jeans e gliel'ho tirato fuori. Ce l'aveva più grosso di quello di Andrea.

Ero scomoda, così mi sono messa quasi a quattro zampe e ho sentito Andrea sbottonarmi i pantaloni.

Ho avuto paura che volesse scoparmi lì in macchina, nel piazzale del distributore, invece mi ha fatto un ditalino. Non sentivo niente, ero troppo ubriaca, ma mi è piaciuto lo stesso.

Marco mi ha preso la testa e ha cercato di farmi scendere. Mi sono avvicinata un po' e ho alzato il sedere per stare più comoda. Andrea c'ha infilato un dito, come mio fratello l'anno scorso. Ho lanciato un urletto e Marco mi ha spinto più giù.

Ho fatto un pompino anche a lui.

Ho sentito Paolo che da fuori gli diceva di non sporcargli la macchina. Credo di non aver lasciato cadere nulla.

Meglio se mi metto a dormire, adesso. Ho mal di testa.»


Richiusi in fretta e furia e rimisi a posto tutto, tranne il perizoma "pin-up".

Non ho fatto mai parola con nessuno, di ciò che avevo letto nel diario di mia sorella. Fino a oggi.
 

Actros111

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Qualche settimana dopo quella doccia, ebbi occasione di spiare la camera di mia sorella. Non mia sorella nella sua camera, ma proprio la stanza.

Mio padre non era ancora tornato dal lavoro e mia madre aveva accompagnato Arianna dal dentista, o qualcosa del genere. Ero solo in casa, e lo sarei stato almeno per un paio d'ore.

Andai in camera di mia sorella con l'intenzione di "requisire" una qualche mutandina per masturbarmici dentro. Aprii qualche cassetto e finalmente trovai quello della biancheria intima.

Avevo davanti una collezione di tanga e perizomi di prima categoria. Ogni tipo di colore e tessuto, varie gradazioni di trasparenza, tante decorazioni diverse. Guardai per qualche secondo quella biancheria, poi allungai le mani e cominciai a rigirarmela tra le dita, osservando lo stato di logorio, la consistenza del tessuto, il taglio...

Scelsi un piccolo perizoma bianco con i bordi rosa e la curiosa scritta "pin-up" in lettere glitterate altrettanto rosa - che ho custodito gelosamente per tanti anni - quando notai una cosa che in realtà non aveva posto in quel cassetto: un libro.

No, non era un libro. Era un quaderno, un diario. Chiuso a chiave da un piccolo lucchetto.

Ora, a fianco del letto di mia sorella c'era la vecchia testiera del letto matrimoniale dei nostri genitori. Non ho idea se ci fosse dentro qualcosa o meno, però sopra questa testiera Arianna ci aveva appoggiato di tutto. Compreso un orsacchiotto di peluche che aveva al polso un piccolo braccialetto di raso rosso a cui era appesa una piccola chiave metallica.

Ovviamente era la chiave del diario.

Lo aprii all'ultima pagina.

«Oggi mi sono fatta Andrea.»

Non c'era data, non avevo modo di sapere a quando si riferisse quell'episodio.

Mi sedetti per terra e mi misi a leggere. Quello che segue è, a grandi linee, secondo la mia memoria, ciò che mia sorella aveva scritto.


«Oggi mi sono fatta Andrea.

Ero brilla perché avevo bevuto tre birre. Non riuscivo a smettere di ridere, e ho continuato a ridere anche quando mi ha chiesto di accompagnarlo in bagno.

Gli ho fatto un pompino (mi ha fatto meno schifo di quello che credevo)

Quando siamo tornati dagli altri non mi dava fastidio che sapessero cos'avevamo fatto, perché sono anni che gli vado dietro. Però quando Marco mi ha chiesto di accompagnare in bagno anche lui gli ho detto che l'avevo fatto solo perché Andrea mi piace.

Sono scoppiati a ridere, e nessuno ha più detto una parola sull'argomento.

In macchina io e Andrea eravamo seduti dietro. Lui continuava a darmi baci sul collo e cercava di portarmi le mani nei suoi pantaloni. Gliel'ho lasciato fare. Gli ho infilato una mano nelle mutande e l'ho massaggiato finché non è venuto.

Nessuno parlava più, si sentiva solo la radio a palla. Andrea se ne stava appoggiato alla portiera con ancora i pantaloni aperti. Io ero seduta lì con le mani che puzzavano di sperma.

Ci siamo fermati a far benzina e mentre aspettavamo che il serbatoio si riempisse mi sono ritrovata seduta in mezzo tra Andrea e Marco. Stavolta è stato Marco a prendermi la mano, e io non ho fatto resistenza.

Gli ho aperto i jeans e gliel'ho tirato fuori. Ce l'aveva più grosso di quello di Andrea.

Ero scomoda, così mi sono messa quasi a quattro zampe e ho sentito Andrea sbottonarmi i pantaloni.

Ho avuto paura che volesse scoparmi lì in macchina, nel piazzale del distributore, invece mi ha fatto un ditalino. Non sentivo niente, ero troppo ubriaca, ma mi è piaciuto lo stesso.

Marco mi ha preso la testa e ha cercato di farmi scendere. Mi sono avvicinata un po' e ho alzato il sedere per stare più comoda. Andrea c'ha infilato un dito, come mio fratello l'anno scorso. Ho lanciato un urletto e Marco mi ha spinto più giù.

Ho fatto un pompino anche a lui.

Ho sentito Paolo che da fuori gli diceva di non sporcargli la macchina. Credo di non aver lasciato cadere nulla.

Meglio se mi metto a dormire, adesso. Ho mal di testa.»


Richiusi in fretta e furia e rimisi a posto tutto, tranne il perizoma "pin-up".

Non ho fatto mai parola con nessuno, di ciò che avevo letto nel diario di mia sorella. Fino a oggi
Che porca Arianna!
 

popota

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A volte ci sono cose - frasi, momenti, persone - che rimangono per anni sepolti così in profondità nella tua memoria che è come se non fossero mai esistiti, finché qualcosa non li fa esplodere di colpo con la forza dei ricordi di giornata.

È stata una scena vista settimana scorsa in un film di infima categoria a farmi tornare in mente un episodio di oltre vent'anni fa cui non pensavo veramente da una vita. È un episodio che, col senno di poi, avrebbe potuto dare il via a una catena di eventi particolarmente importante, ma che non ha praticamente avuto conseguenze sulla vita mia e della mia famiglia. Ho pensato, però, che fosse l'occasione giusta per uscire dall'ombra dopo anni di militanza silenziosa qui su Phica e scrivere il mio primo post.

Come avete capito dal titolo, voglio raccontarvi alcuni eventi che hanno riguardato mia sorella Arianna quando eravamo entrambi adolescenti. Io e lei non abbiamo mai avuto un rapporto facile, siamo sempre stati tanto distanti caratterialmente quanto vicini di età. Ci separa solo un anno e mezzo, ma anche un mondo.

Nessuno direbbe che siamo fratello e sorella, a guardarci. Io sono alto e magro, con capelli castani e occhi nocciola. Arianna ha un'altezza media, per una donna, ma il suo volto irregolare è puntellato da due profondi occhi azzurri e da una cascata di capelli biondi che all'epoca portava lunghi fin sotto le spalle. Il suo fisico rotondo è sottolineato da due tette quinta misura che lei non ha mai avuto l'abitudine di mettere particolarmente in mostra, ma che non ha mai neanche fatto nulla per nascondere.

Come ho detto, io e lei siamo agli antipodi, caratterialmente. Io sono introverso, solitario, silenzioso; lei è rumorosa, vistosa, chiacchierona. Questo ci ha portati a non avere praticamente nessuna amicizia in comune, nonostante siamo cresciuti in un paesino di poco più di cinquemila anime.

Da adolescenti non sapevamo praticamente nulla l'uno dell'altra, nonostante le nostre camere da letto fossero adiacenti e frequentassimo la stessa scuola. Come immagino facciano molti altri ragazzi con le proprie sorelle, non la consideravo una femmina, ma "semplicemente" mia sorella.

La prima volta che la vidi in modo diverso fu in un giorno di mare, l'estate in cui io avevo quindic'anni e lei quasi diciassette. Mi capitò di chiacchierare con due ragazzi che dovevano avere più o meno la sua età, mai visti prima, che vennero da me pochi minuti dopo che ero uscito dall'acqua. Mi avevano visto parlare con mia sorella e una sua amica, che secondo la mia memoria si chiamava Elena, una ragazza più alta di me, con un visino dolce incorniciato da lunghi capelli neri, due gambe infinite e un corpo che non aveva niente da invidiare a quello di una donna fatta e finita. Ma chissà se era davvero come me la ricordo…?

Ad ogni modo, i due volevano avere qualche informazione sulle due ragazze e io gliele diedi, omettendo però di specificare che la bionda era mia sorella. Vidi nei loro occhi adolescenziali, e sentii nelle loro parole, l'interesse che di lì a poco avrei cominciato a provare anch'io per una ragazza che frequentava il mio stesso liceo. Ma non divaghiamo.

I due gironzolarono attorno ad Arianna ed Elena per un paio di giorni, poi scomparvero. Forse si diedero per vinti per l'impossibilità di allontanare le due ragazze dai loro genitori, oppure furono le due ragazze ad allontanare loro a maleparole... Oppure, più semplicemente, la loro vacanza era già terminata.

Fatto sta che da quel giorno cominciai a prestare più attenzione all'atteggiamento che mia sorella teneva verso gli altri, verso i maschi. Osservavo le cose che faceva, le cose che diceva; il suo modo di vestire, di muoversi. In breve tempo capii l'atteggiamento dei due ragazzi del mare, perché anche se Arianna era tutt'altro che il tipo di ragazza che mi piaceva, non potevo negare la sua carnalità.

Senza un vero perché, diventai estremamente scostante nei suoi confronti, trattandola platealmente male senza alcuna ragione. A volte addirittura umiliandola davanti ad altri. Non mi interessava ferire i suoi sentimenti, non mi interessava ciò che lei voleva o non voleva: semplicemente, non mi piaceva avere a che fare con lei.

Questo mio atteggiamento sprezzante non cambiava che fossimo in famiglia o in compagnia di altre persone. Mi costava un sacco di sgridate da parte dei miei genitori, e un sacco di musi lunghi da parte di Arianna, ma non mi importava. Mi importava ancora meno la frustrazione che sicuramente provava lei quando parlavo male dei suoi amici maschi, in particolare di quelli che intuivo le piacevano.

D'altra parte, quell’autunno Arianna era frustrata soprattutto dal fatto di essere sempre costretta a casa da una pesante punizione inflittale dai nostri genitori. Non sto a perder tempo raccontandovi cos'aveva combinato, ma il modo migliore che mio padre e mia madre avevano trovato per separare mia sorella dalle cattive compagnie che frequentava era stato impedirle le uscite pomeridiane e serali fino a nuovo ordine. E visto che andavamo alla stessa scuola, non poteva neppure pensare di tardare il suo rientro a casa, anche perché sapeva che io certo non le avrei retto il gioco...

Vederla girare per casa sempre di cattivo umore non mi interessava, ma avevo notato che aveva preso a chiudersi in camera sempre più spesso. Non era nostra abitudine farlo: in casa le porte non avevano chiavi e sia io sia lei lasciavamo sempre la porta della camera spalancata, quando eravamo dentro. Il fatto che lei la chiudesse era anomalo, ma non ne feci un problema: se dovevo chiamarla per un qualche motivo, aprivo la porta e basta. Non mi preoccupavo di bussare.

Così feci anche una sera: aprii di colpo, e la trovai sdraiata bocconi sul letto, che si trovava proprio di fianco alla porta. Al mio ingresso aveva rapidamente girato la testa per affondare la faccia nel cuscino, quasi a volersi nascondere. Aveva i jeans abbassati fino alle ginocchia e le mutandine calate sotto il culo. La mano destra era schiacciata sotto il corpo, sotto il bacino, tra le gambe.

Rimanemmo entrambi immobili per un secondo o due, forse di più, lei gelata dall'imbarazzo e io sorpreso dalla situazione. Non riuscivo a staccare lo sguardo dai globi candidi dei suoi glutei nudi, dalle cosce tese e sudate. O bagnate?

Fu lei a muoversi per prima, girando verso di me il volto arrossato e segnato da occhi lucidi marchiati di rabbia. Io la guardai in faccia per un istante, poi tornai a guardarle il sedere.

«È pronto in tavola» dissi infine, poi me ne andai senza aggiungere altro, e senza preoccuparmi di chiudere la porta.
molto interessante
 
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Virgil Hilts

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Grazie a tutti per i complimenti e per la pazienza nel seguire i miei post. Purtroppo non ho altro da raccontare, non ci sono stati altri episodi meritevoli di attenzione, nella convivenza tra me e mia sorella. Andare avanti inventandomi le cose non mi pare il caso, ma non escludo che in futuro io possa pubblicare qualche racconto inedito.

Buon divertimento sulle pagine di Phica.
 
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Grazie a tutti per i complimenti e per la pazienza nel seguire i miei post. Purtroppo non ho altro da raccontare, non ci sono stati altri episodi meritevoli di attenzione, nella convivenza tra me e mia sorella. Andare avanti inventandomi le cose non mi pare il caso, ma non escludo che in futuro io possa pubblicare qualche racconto inedito.

Buon divertimento sulle pagine di Phica.
viva la sincerita
 

ILjoker

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Qualche settimana dopo quella doccia, ebbi occasione di spiare la camera di mia sorella. Non mia sorella nella sua camera, ma proprio la stanza.

Mio padre non era ancora tornato dal lavoro e mia madre aveva accompagnato Arianna dal dentista, o qualcosa del genere. Ero solo in casa, e lo sarei stato almeno per un paio d'ore.

Andai in camera di mia sorella con l'intenzione di "requisire" una qualche mutandina per masturbarmici dentro. Aprii qualche cassetto e finalmente trovai quello della biancheria intima.

Avevo davanti una collezione di tanga e perizomi di prima categoria. Ogni tipo di colore e tessuto, varie gradazioni di trasparenza, tante decorazioni diverse. Guardai per qualche secondo quella biancheria, poi allungai le mani e cominciai a rigirarmela tra le dita, osservando lo stato di logorio, la consistenza del tessuto, il taglio...

Scelsi un piccolo perizoma bianco con i bordi rosa e la curiosa scritta "pin-up" in lettere glitterate altrettanto rosa - che ho custodito gelosamente per tanti anni - quando notai una cosa che in realtà non aveva posto in quel cassetto: un libro.

No, non era un libro. Era un quaderno, un diario. Chiuso a chiave da un piccolo lucchetto.

Ora, a fianco del letto di mia sorella c'era la vecchia testiera del letto matrimoniale dei nostri genitori. Non ho idea se ci fosse dentro qualcosa o meno, però sopra questa testiera Arianna ci aveva appoggiato di tutto. Compreso un orsacchiotto di peluche che aveva al polso un piccolo braccialetto di raso rosso a cui era appesa una piccola chiave metallica.

Ovviamente era la chiave del diario.

Lo aprii all'ultima pagina.

«Oggi mi sono fatta Andrea.»

Non c'era data, non avevo modo di sapere a quando si riferisse quell'episodio.

Mi sedetti per terra e mi misi a leggere. Quello che segue è, a grandi linee, secondo la mia memoria, ciò che mia sorella aveva scritto.


«Oggi mi sono fatta Andrea.

Ero brilla perché avevo bevuto tre birre. Non riuscivo a smettere di ridere, e ho continuato a ridere anche quando mi ha chiesto di accompagnarlo in bagno.

Gli ho fatto un pompino (mi ha fatto meno schifo di quello che credevo)

Quando siamo tornati dagli altri non mi dava fastidio che sapessero cos'avevamo fatto, perché sono anni che gli vado dietro. Però quando Marco mi ha chiesto di accompagnare in bagno anche lui gli ho detto che l'avevo fatto solo perché Andrea mi piace.

Sono scoppiati a ridere, e nessuno ha più detto una parola sull'argomento.

In macchina io e Andrea eravamo seduti dietro. Lui continuava a darmi baci sul collo e cercava di portarmi le mani nei suoi pantaloni. Gliel'ho lasciato fare. Gli ho infilato una mano nelle mutande e l'ho massaggiato finché non è venuto.

Nessuno parlava più, si sentiva solo la radio a palla. Andrea se ne stava appoggiato alla portiera con ancora i pantaloni aperti. Io ero seduta lì con le mani che puzzavano di sperma.

Ci siamo fermati a far benzina e mentre aspettavamo che il serbatoio si riempisse mi sono ritrovata seduta in mezzo tra Andrea e Marco. Stavolta è stato Marco a prendermi la mano, e io non ho fatto resistenza.

Gli ho aperto i jeans e gliel'ho tirato fuori. Ce l'aveva più grosso di quello di Andrea.

Ero scomoda, così mi sono messa quasi a quattro zampe e ho sentito Andrea sbottonarmi i pantaloni.

Ho avuto paura che volesse scoparmi lì in macchina, nel piazzale del distributore, invece mi ha fatto un ditalino. Non sentivo niente, ero troppo ubriaca, ma mi è piaciuto lo stesso.

Marco mi ha preso la testa e ha cercato di farmi scendere. Mi sono avvicinata un po' e ho alzato il sedere per stare più comoda. Andrea c'ha infilato un dito, come mio fratello l'anno scorso. Ho lanciato un urletto e Marco mi ha spinto più giù.

Ho fatto un pompino anche a lui.

Ho sentito Paolo che da fuori gli diceva di non sporcargli la macchina. Credo di non aver lasciato cadere nulla.

Meglio se mi metto a dormire, adesso. Ho mal di testa.»


Richiusi in fretta e furia e rimisi a posto tutto, tranne il perizoma "pin-up".

Non ho fatto mai parola con nessuno, di ciò che avevo letto nel diario di mia sorella. Fino a oggi.
Era ubriaca però ricordava ogni minimo dettaglio🤣🤣🤣
 

mercury31

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Grazie a tutti per i complimenti e per la pazienza nel seguire i miei post. Purtroppo non ho altro da raccontare, non ci sono stati altri episodi meritevoli di attenzione, nella convivenza tra me e mia sorella. Andare avanti inventandomi le cose non mi pare il caso, ma non escludo che in futuro io possa pubblicare qualche racconto inedito.

Buon divertimento sulle pagine di Phica.
bene, allora chiedi al @PhicaMaster la chiusura del 3d così nessuno continuerà a fare domande inutili
 
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bene, allora chiedi al @PhicaMaster la chiusura del 3d così nessuno continuerà a fare domande inutili
Per ora no. Sono a disposizione (tempo permettendo) per rispondere a qualche eventuale commento, se poi dovessero farsi molesti o inopportuni, allora chiederò la chiusura.
 

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