Esperienza reale Mia sorella Arianna

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Non ricordo esattamente per quale motivo io e mia sorella Arianna ci ritrovammo da soli in una casa affittata dai nostri genitori per il periodo natalizio. Ovviamente non restammo da soli per tutte le vacanze, ma per una mezza giornata sì.

Eravamo in montagna, ma non in zona piste da sci. Nostro padre è sempre stato un tipo più da escursioni che da sciate, quindi eravamo in montagna, ma a un'altitudine ancora da collina o giù di lì. Saremmo rimasti per una decina di giorni in un piccolo appartamento in un paesino a metà strada tra la zona delle baite di montagna e il lago che si trovava a valle.

Era l'inverno in cui mia sorella aveva compiuto 18 anni, mentre io ne avrei compiuti 17 di lì a qualche mese. Se ben ricordo, i nostri genitori erano usciti dopo pranzo in compagnia di una coppia di amici, e non sarebbero rientrati fino a tarda sera. Arianna era appena tornata da una passeggiata che aveva fatto tra i boschi, da sola, mentre io mi ero sdraiato sul letto a leggere fumetti.

La camera da letto era la stanza più grande della casa, tant'è che ci stavano il letto matrimoniale in cui dormivano i miei e due letti singoli, in verità piuttosto piccoli, per me e mia sorella. I nostri letti erano ai piedi di quello matrimoniale, posizionati l'uno di fronte all'altro.

«Vado a farmi una doccia» mi disse, prendendo un asciugamano dall'armadio. Quando annuii senza dir nulla, uscì dalla stanza lasciando la porta aperta, come aperta l'aveva trovata.

Io continuai a leggere, con nelle orecchie il rumore dell'acqua che scorreva in doccia. Quando il rumore si interruppe alzai meccanicamente gli occhi dal fumetto e guardai per un istante la porta del bagno, ma tornai subito a prestare attenzione a vignette e balloon.

Una decina di minuti dopo sentii la porta del bagno aprirsi, e mia sorella tornò in camera con il corpo avvolto in un grande asciugamano rosa, che sembrava arrivarle un palmo sotto l'attaccatura dei glutei.

La guardai un istante di sottecchi, senza alzare la testa dal fumetto che stavo leggendo.

I suoi lunghi capelli biondi, ancora umidi, erano appiccicati alla fronte e alle spalle, e la sua pelle era imperlata di goccioline d'acqua. Proprio in quel momento Arianna si tolse l'asciugamano da attorno al corpo, e io dovetti sforzarmi per non alzare la testa a guardarla.

Ricordo il modo in cui le sue grosse tette quinta misura svettavano gloriose lottando contro la forza di gravità, e ricordo il folto bosco di peli neri, ricci, che le copriva il pube.

Si passò rapidamente l'asciugamano prima sulle braccia e le gambe e poi sui capelli, per nulla preoccupata dal mostrarsi ai miei occhi completamente nuda. E i miei occhi non si perdevano neanche un centimetro della sua pelle vellutata, sempre più asciutta ogni secondo che passava.

Le sue mani scorrevano lungo il corpo, accarezzandolo, quasi massaggiandolo. Le braccia e le gambe, ma anche i seni, la pancia, il sedere... persino il pube, quel ciuffo di peli scuri che continuava a calamitare la mia attenzione.

Poi lasciò cadere l'asciugamano ormai bagnato sul letto e si voltò per prendere i vestiti che aveva appeso accanto alla porta. Potei così guardarle per bene il sedere ampio e burroso, mentre si muoveva ancheggiando verso la parete.

Non fatevi ingannare, comunque: ci avete messo più tempo voi a leggere gli ultimi tre paragrafi che lei ad asciugarsi. Tutto lo spettacolo sarà probabilmente durato meno di dieci secondi, anche se i miei occhi di diciassettenne l'avevano visto come fosse al ralenti.

Mi alzai dal letto silenziosamente e mi diressi anch'io verso la porta, arrivando accanto a mia sorella che ancora mi dava le spalle, in piedi accanto all'appendiabiti.

Con un movimento rapido e insensato le infilai il medio della mano destra nel culo, dritto fino alle nocche. Lei squittì, si agitò, ma io la tenni inchiodata al muro con la semplice pressione della mano. Aprì le gambe e puntò i piedi per terra per provare a resistere alla penetrazione, ma si ritrovò con le tette schiacciate contro il muro e la testa tirata all'indietro, lo sguardo esterrefatto rivolto al soffitto. Quando cominciai ad agitare velocemente il dito dentro di lei, sbattendone la punta contro le pareti dello sfintere, Arianna piegò le gambe e squittì di nuovo.

E rapidamente com'ero entrato, le estrassi il dito dal sedere e me ne andai. Il tutto era durato un paio di secondi appena.

In bagno, feci pipì con tutta tranquillità e mi lavai le mani come se nulla fosse, poi tornai in camera con l'intenzione di rimettermi a leggere.

Trovai mia sorella seduta sul suo letto, con indosso un maglione che le arrivava in vita, mentre si stava infilando i pantaloni di una pesante tuta. Alzò lo sguardo verso di me, quando entrai.

«Ma cosa ti è saltato in mente, di mettermi un dito nel culo?» mi chiese mentre le passavo accanto.

Io scrollai le spalle con noncuranza, senza neppure guardarla, per nulla impressionato dal tono sorpreso e forse persino sconvolto con cui aveva parlato, poi mi sdraiai e ripresi in mano il mio fumetto.

Arianna scosse la testa, finì rapidamente di infilarsi i pantaloni e andò in sala a guardare la tv senza aggiungere altro. Io non feci nemmeno caso al fatto che non si era messa le mutandine.
 

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Non ricordo esattamente per quale motivo io e mia sorella Arianna ci ritrovammo da soli in una casa affittata dai nostri genitori per il periodo natalizio. Ovviamente non restammo da soli per tutte le vacanze, ma per una mezza giornata sì.

Eravamo in montagna, ma non in zona piste da sci. Nostro padre è sempre stato un tipo più da escursioni che da sciate, quindi eravamo in montagna, ma a un'altitudine ancora da collina o giù di lì. Saremmo rimasti per una decina di giorni in un piccolo appartamento in un paesino a metà strada tra la zona delle baite di montagna e il lago che si trovava a valle.

Era l'inverno in cui mia sorella aveva compiuto 18 anni, mentre io ne avrei compiuti 17 di lì a qualche mese. Se ben ricordo, i nostri genitori erano usciti dopo pranzo in compagnia di una coppia di amici, e non sarebbero rientrati fino a tarda sera. Arianna era appena tornata da una passeggiata che aveva fatto tra i boschi, da sola, mentre io mi ero sdraiato sul letto a leggere fumetti.

La camera da letto era la stanza più grande della casa, tant'è che ci stavano il letto matrimoniale in cui dormivano i miei e due letti singoli, in verità piuttosto piccoli, per me e mia sorella. I nostri letti erano ai piedi di quello matrimoniale, posizionati l'uno di fronte all'altro.

«Vado a farmi una doccia» mi disse, prendendo un asciugamano dall'armadio. Quando annuii senza dir nulla, uscì dalla stanza lasciando la porta aperta, come aperta l'aveva trovata.

Io continuai a leggere, con nelle orecchie il rumore dell'acqua che scorreva in doccia. Quando il rumore si interruppe alzai meccanicamente gli occhi dal fumetto e guardai per un istante la porta del bagno, ma tornai subito a prestare attenzione a vignette e balloon.

Una decina di minuti dopo sentii la porta del bagno aprirsi, e mia sorella tornò in camera con il corpo avvolto in un grande asciugamano rosa, che sembrava arrivarle un palmo sotto l'attaccatura dei glutei.

La guardai un istante di sottecchi, senza alzare la testa dal fumetto che stavo leggendo.

I suoi lunghi capelli biondi, ancora umidi, erano appiccicati alla fronte e alle spalle, e la sua pelle era imperlata di goccioline d'acqua. Proprio in quel momento Arianna si tolse l'asciugamano da attorno al corpo, e io dovetti sforzarmi per non alzare la testa a guardarla.

Ricordo il modo in cui le sue grosse tette quinta misura svettavano gloriose lottando contro la forza di gravità, e ricordo il folto bosco di peli neri, ricci, che le copriva il pube.

Si passò rapidamente l'asciugamano prima sulle braccia e le gambe e poi sui capelli, per nulla preoccupata dal mostrarsi ai miei occhi completamente nuda. E i miei occhi non si perdevano neanche un centimetro della sua pelle vellutata, sempre più asciutta ogni secondo che passava.

Le sue mani scorrevano lungo il corpo, accarezzandolo, quasi massaggiandolo. Le braccia e le gambe, ma anche i seni, la pancia, il sedere... persino il pube, quel ciuffo di peli scuri che continuava a calamitare la mia attenzione.

Poi lasciò cadere l'asciugamano ormai bagnato sul letto e si voltò per prendere i vestiti che aveva appeso accanto alla porta. Potei così guardarle per bene il sedere ampio e burroso, mentre si muoveva ancheggiando verso la parete.

Non fatevi ingannare, comunque: ci avete messo più tempo voi a leggere gli ultimi tre paragrafi che lei ad asciugarsi. Tutto lo spettacolo sarà probabilmente durato meno di dieci secondi, anche se i miei occhi di diciassettenne l'avevano visto come fosse al ralenti.

Mi alzai dal letto silenziosamente e mi diressi anch'io verso la porta, arrivando accanto a mia sorella che ancora mi dava le spalle, in piedi accanto all'appendiabiti.

Con un movimento rapido e insensato le infilai il medio della mano destra nel culo, dritto fino alle nocche. Lei squittì, si agitò, ma io la tenni inchiodata al muro con la semplice pressione della mano. Aprì le gambe e puntò i piedi per terra per provare a resistere alla penetrazione, ma si ritrovò con le tette schiacciate contro il muro e la testa tirata all'indietro, lo sguardo esterrefatto rivolto al soffitto. Quando cominciai ad agitare velocemente il dito dentro di lei, sbattendone la punta contro le pareti dello sfintere, Arianna piegò le gambe e squittì di nuovo.

E rapidamente com'ero entrato, le estrassi il dito dal sedere e me ne andai. Il tutto era durato un paio di secondi appena.

In bagno, feci pipì con tutta tranquillità e mi lavai le mani come se nulla fosse, poi tornai in camera con l'intenzione di rimettermi a leggere.

Trovai mia sorella seduta sul suo letto, con indosso un maglione che le arrivava in vita, mentre si stava infilando i pantaloni di una pesante tuta. Alzò lo sguardo verso di me, quando entrai.

«Ma cosa ti è saltato in mente, di mettermi un dito nel culo?» mi chiese mentre le passavo accanto.

Io scrollai le spalle con noncuranza, senza neppure guardarla, per nulla impressionato dal tono sorpreso e forse persino sconvolto con cui aveva parlato, poi mi sdraiai e ripresi in mano il mio fumetto.

Arianna scosse la testa, finì rapidamente di infilarsi i pantaloni e andò in sala a guardare la tv senza aggiungere altro. Io non feci nemmeno caso al fatto che non si era messa le mutandine.
Spettacolare! Mi aspetto il seguito
 
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molto interessante. se le hai messo un dito nel culo, così, dal nulla, sei un pazzo!
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Avevo diciassette anni da poche settimane, e a livello femmine stavo sul depresso andante.

All'epoca vivevamo in un'ampia villetta con tre camere da letto e due bagni. In quello che usavamo io e mio padre c'era la doccia, mentre nell'altro, decisamente più grande, la vasca da bagno. Il bagno "degli uomini" era esattamente di fianco alla mia camera, mentre quello "delle donne" era davanti alla camera dei miei genitori. La camera di mia sorella Arianna si trovava tra la mia e il bagno "delle donne".

In quel periodo mi sentivo talmente carico e talmente represso che ero deciso a spiare mia sorella ogni volta che potevo: era l'unica ragazza che avevo intorno, e il fatto che fosse mia sorella certo non mi disturbava. Invece il suo corpo burroso, quasi giunonico, mi attirava eccome... Purtroppo anche con lei le occasioni non fioccavano, però. E sì che in montagna non si era fatta problemi a mostrarmisi completamente nuda...

Mi faceva incazzare il fatto che non mi capitasse mai di vederla in casa con scollature importanti che mettessero in mostra le sue tette quinta misura, o con pantaloni particolarmente attillati sul sedere florido, o cose del genere. Possibile che fosse il fatto di non essere mai a casa da soli, che la frenasse?

Il nostro rapporto non era cambiato, dopo che l'avevo sorpresa durante le vacanze di Natale infilandole senza ragione un dito in culo, ma in qualche modo ci eravamo entrambi tranquillizzati. Io la umiliavo meno davanti agli altri, lei faceva meno la stronza con me. Ma non si concedeva per nulla al mio sguardo.

Finalmente l'occasione si presentò una sera di inizio primavera. Mia madre era in cucina a preparare la cena, mio padre in poltrona a guardare la tv, o forse a leggere qualcosa. Mia sorella Arianna decise - forse per qualche ragione che all'epoca aveva un senso - di fare la doccia, cosa che avrà fatto sì e no tre volte in tutta la vita, preferendo di gran lunga la vasca.

La cosa mi colse di sorpresa, ma da adolescente in preda agli ormoni qual ero reagii relativamente in fretta. Non appena mia sorella si chiuse in bagno controllai rapidamente che i nostri genitori fossero entrambi dove pensavo, poi mi piegai davanti alla porta e guardai dal buco della serratura.

Vidi per un attimo quello che credetti essere un pezzo del sedere di mia sorella, poi lei entrò nella cabina, scomparendo alla mia vista.

Tornai in camera, ma rimasi in piedi accanto alla porta, nell'attesa di sentire l'acqua chiudersi e di poter tornare "in postazione". Immagino passarono cinque minuti o giù di lì, ma a me sembrò un'ora. Avevo il cuore in gola, con il sangue che mi pulsava nelle orecchie come un martello pneumatico. Chissà poi perché? Per quanto mi potesse andar bene quella spiata, di certo non avrei potuto vedere qualcosa che non avevo ancora visto...

Non appena l'acqua smise di scorrere corsi davanti alla porta del bagno e incollai l'occhio al buco della serratura. Vidi la porta della cabina aprirsi e mia sorella - una parte del corpo di mia sorella - uscire dalla doccia. Era la parte giusta: vedevo chiaramente il ciuffo di peli neri che le copriva il pube.

Sentii un groppo alla gola, mentre il bacino di mia sorella si avvicinava alla parete e veniva coperto alla mia vista da un asciugamano. Ma fu solo per un attimo, perché Arianna piegò la testa in avanti per asciugarsi rapidamente i capelli, lasciando così il suo corpo libero al mio sguardo ancora per qualche secondo. Si passò velocemente l'asciugamano sul corpo e subito dopo la vidi avvicinarsi a me.

Reagii con un istante di ritardo, rialzandomi appena in tempo, un istante prima che lei aprisse la porta per uscire. Quasi ci scontrammo, e nessuno dei due chiese scusa. Lei mi guardò male, io la osservai in silenzio tornarsene in camera mentre si copriva alla bell'e meglio il corpo nudo.

Entrai in bagno e trovai i suoi vestiti appoggiati disordinatamente sul water. Prima che potessi allungare le mani per cercare le mutandine, sentii la porta della sua camera aprirsi. Arianna tornò in bagno a passo di carica, tenendosi ancora l'asciugamano davanti al corpo.

«Scusa» disse, raccogliendo rapidamente i vestiti senza guardarmi in faccia. Poi se ne tornò nuovamente in camera, senza però potersi coprire il sedere, viste le mani occupate.

Il mio sguardo rimase fisso sul suo culo bianco fino a quando non sparì definitivamente alla vista, dietro la porta chiusa della sua camera. Era stato uno spettacolo fugace, impreciso, ma me lo sarei fatto bastare.
 

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