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Capitolo 1: Bar Mario
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Mia sorella Arianna
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<blockquote data-quote="Virgil Hilts" data-source="post: 17707185" data-attributes="member: 36615"><p>Non ricordo esattamente per quale motivo io e mia sorella Arianna ci ritrovammo da soli in una casa affittata dai nostri genitori per il periodo natalizio. Ovviamente non restammo da soli per tutte le vacanze, ma per una mezza giornata sì.</p><p></p><p>Eravamo in montagna, ma non in zona piste da sci. Nostro padre è sempre stato un tipo più da escursioni che da sciate, quindi eravamo in montagna, ma a un'altitudine ancora da collina o giù di lì. Saremmo rimasti per una decina di giorni in un piccolo appartamento in un paesino a metà strada tra la zona delle baite di montagna e il lago che si trovava a valle.</p><p></p><p>Era l'inverno in cui mia sorella aveva compiuto 18 anni, mentre io ne avrei compiuti 17 di lì a qualche mese. Se ben ricordo, i nostri genitori erano usciti dopo pranzo in compagnia di una coppia di amici, e non sarebbero rientrati fino a tarda sera. Arianna era appena tornata da una passeggiata che aveva fatto tra i boschi, da sola, mentre io mi ero sdraiato sul letto a leggere fumetti.</p><p></p><p>La camera da letto era la stanza più grande della casa, tant'è che ci stavano il letto matrimoniale in cui dormivano i miei e due letti singoli, in verità piuttosto piccoli, per me e mia sorella. I nostri letti erano ai piedi di quello matrimoniale, posizionati l'uno di fronte all'altro.</p><p></p><p>«Vado a farmi una doccia» mi disse, prendendo un asciugamano dall'armadio. Quando annuii senza dir nulla, uscì dalla stanza lasciando la porta aperta, come aperta l'aveva trovata.</p><p></p><p>Io continuai a leggere, con nelle orecchie il rumore dell'acqua che scorreva in doccia. Quando il rumore si interruppe alzai meccanicamente gli occhi dal fumetto e guardai per un istante la porta del bagno, ma tornai subito a prestare attenzione a vignette e balloon.</p><p></p><p>Una decina di minuti dopo sentii la porta del bagno aprirsi, e mia sorella tornò in camera con il corpo avvolto in un grande asciugamano rosa, che sembrava arrivarle un palmo sotto l'attaccatura dei glutei.</p><p></p><p>La guardai un istante di sottecchi, senza alzare la testa dal fumetto che stavo leggendo.</p><p></p><p>I suoi lunghi capelli biondi, ancora umidi, erano appiccicati alla fronte e alle spalle, e la sua pelle era imperlata di goccioline d'acqua. Proprio in quel momento Arianna si tolse l'asciugamano da attorno al corpo, e io dovetti sforzarmi per non alzare la testa a guardarla.</p><p></p><p>Ricordo il modo in cui le sue grosse tette quinta misura svettavano gloriose lottando contro la forza di gravità, e ricordo il folto bosco di peli neri, ricci, che le copriva il pube.</p><p></p><p>Si passò rapidamente l'asciugamano prima sulle braccia e le gambe e poi sui capelli, per nulla preoccupata dal mostrarsi ai miei occhi completamente nuda. E i miei occhi non si perdevano neanche un centimetro della sua pelle vellutata, sempre più asciutta ogni secondo che passava.</p><p></p><p>Le sue mani scorrevano lungo il corpo, accarezzandolo, quasi massaggiandolo. Le braccia e le gambe, ma anche i seni, la pancia, il sedere... persino il pube, quel ciuffo di peli scuri che continuava a calamitare la mia attenzione.</p><p></p><p>Poi lasciò cadere l'asciugamano ormai bagnato sul letto e si voltò per prendere i vestiti che aveva appeso accanto alla porta. Potei così guardarle per bene il sedere ampio e burroso, mentre si muoveva ancheggiando verso la parete.</p><p></p><p>Non fatevi ingannare, comunque: ci avete messo più tempo voi a leggere gli ultimi tre paragrafi che lei ad asciugarsi. Tutto lo spettacolo sarà probabilmente durato meno di dieci secondi, anche se i miei occhi di diciassettenne l'avevano visto come fosse al ralenti.</p><p></p><p>Mi alzai dal letto silenziosamente e mi diressi anch'io verso la porta, arrivando accanto a mia sorella che ancora mi dava le spalle, in piedi accanto all'appendiabiti.</p><p></p><p>Con un movimento rapido e insensato le infilai il medio della mano destra nel culo, dritto fino alle nocche. Lei squittì, si agitò, ma io la tenni inchiodata al muro con la semplice pressione della mano. Aprì le gambe e puntò i piedi per terra per provare a resistere alla penetrazione, ma si ritrovò con le tette schiacciate contro il muro e la testa tirata all'indietro, lo sguardo esterrefatto rivolto al soffitto. Quando cominciai ad agitare velocemente il dito dentro di lei, sbattendone la punta contro le pareti dello sfintere, Arianna piegò le gambe e squittì di nuovo.</p><p></p><p>E rapidamente com'ero entrato, le estrassi il dito dal sedere e me ne andai. Il tutto era durato un paio di secondi appena.</p><p></p><p>In bagno, feci pipì con tutta tranquillità e mi lavai le mani come se nulla fosse, poi tornai in camera con l'intenzione di rimettermi a leggere.</p><p></p><p>Trovai mia sorella seduta sul suo letto, con indosso un maglione che le arrivava in vita, mentre si stava infilando i pantaloni di una pesante tuta. Alzò lo sguardo verso di me, quando entrai.</p><p></p><p>«Ma cosa ti è saltato in mente, di mettermi un dito nel culo?» mi chiese mentre le passavo accanto.</p><p></p><p>Io scrollai le spalle con noncuranza, senza neppure guardarla, per nulla impressionato dal tono sorpreso e forse persino sconvolto con cui aveva parlato, poi mi sdraiai e ripresi in mano il mio fumetto.</p><p></p><p>Arianna scosse la testa, finì rapidamente di infilarsi i pantaloni e andò in sala a guardare la tv senza aggiungere altro. Io non feci nemmeno caso al fatto che non si era messa le mutandine.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Virgil Hilts, post: 17707185, member: 36615"] Non ricordo esattamente per quale motivo io e mia sorella Arianna ci ritrovammo da soli in una casa affittata dai nostri genitori per il periodo natalizio. Ovviamente non restammo da soli per tutte le vacanze, ma per una mezza giornata sì. Eravamo in montagna, ma non in zona piste da sci. Nostro padre è sempre stato un tipo più da escursioni che da sciate, quindi eravamo in montagna, ma a un'altitudine ancora da collina o giù di lì. Saremmo rimasti per una decina di giorni in un piccolo appartamento in un paesino a metà strada tra la zona delle baite di montagna e il lago che si trovava a valle. Era l'inverno in cui mia sorella aveva compiuto 18 anni, mentre io ne avrei compiuti 17 di lì a qualche mese. Se ben ricordo, i nostri genitori erano usciti dopo pranzo in compagnia di una coppia di amici, e non sarebbero rientrati fino a tarda sera. Arianna era appena tornata da una passeggiata che aveva fatto tra i boschi, da sola, mentre io mi ero sdraiato sul letto a leggere fumetti. La camera da letto era la stanza più grande della casa, tant'è che ci stavano il letto matrimoniale in cui dormivano i miei e due letti singoli, in verità piuttosto piccoli, per me e mia sorella. I nostri letti erano ai piedi di quello matrimoniale, posizionati l'uno di fronte all'altro. «Vado a farmi una doccia» mi disse, prendendo un asciugamano dall'armadio. Quando annuii senza dir nulla, uscì dalla stanza lasciando la porta aperta, come aperta l'aveva trovata. Io continuai a leggere, con nelle orecchie il rumore dell'acqua che scorreva in doccia. Quando il rumore si interruppe alzai meccanicamente gli occhi dal fumetto e guardai per un istante la porta del bagno, ma tornai subito a prestare attenzione a vignette e balloon. Una decina di minuti dopo sentii la porta del bagno aprirsi, e mia sorella tornò in camera con il corpo avvolto in un grande asciugamano rosa, che sembrava arrivarle un palmo sotto l'attaccatura dei glutei. La guardai un istante di sottecchi, senza alzare la testa dal fumetto che stavo leggendo. I suoi lunghi capelli biondi, ancora umidi, erano appiccicati alla fronte e alle spalle, e la sua pelle era imperlata di goccioline d'acqua. Proprio in quel momento Arianna si tolse l'asciugamano da attorno al corpo, e io dovetti sforzarmi per non alzare la testa a guardarla. Ricordo il modo in cui le sue grosse tette quinta misura svettavano gloriose lottando contro la forza di gravità, e ricordo il folto bosco di peli neri, ricci, che le copriva il pube. Si passò rapidamente l'asciugamano prima sulle braccia e le gambe e poi sui capelli, per nulla preoccupata dal mostrarsi ai miei occhi completamente nuda. E i miei occhi non si perdevano neanche un centimetro della sua pelle vellutata, sempre più asciutta ogni secondo che passava. Le sue mani scorrevano lungo il corpo, accarezzandolo, quasi massaggiandolo. Le braccia e le gambe, ma anche i seni, la pancia, il sedere... persino il pube, quel ciuffo di peli scuri che continuava a calamitare la mia attenzione. Poi lasciò cadere l'asciugamano ormai bagnato sul letto e si voltò per prendere i vestiti che aveva appeso accanto alla porta. Potei così guardarle per bene il sedere ampio e burroso, mentre si muoveva ancheggiando verso la parete. Non fatevi ingannare, comunque: ci avete messo più tempo voi a leggere gli ultimi tre paragrafi che lei ad asciugarsi. Tutto lo spettacolo sarà probabilmente durato meno di dieci secondi, anche se i miei occhi di diciassettenne l'avevano visto come fosse al ralenti. Mi alzai dal letto silenziosamente e mi diressi anch'io verso la porta, arrivando accanto a mia sorella che ancora mi dava le spalle, in piedi accanto all'appendiabiti. Con un movimento rapido e insensato le infilai il medio della mano destra nel culo, dritto fino alle nocche. Lei squittì, si agitò, ma io la tenni inchiodata al muro con la semplice pressione della mano. Aprì le gambe e puntò i piedi per terra per provare a resistere alla penetrazione, ma si ritrovò con le tette schiacciate contro il muro e la testa tirata all'indietro, lo sguardo esterrefatto rivolto al soffitto. Quando cominciai ad agitare velocemente il dito dentro di lei, sbattendone la punta contro le pareti dello sfintere, Arianna piegò le gambe e squittì di nuovo. E rapidamente com'ero entrato, le estrassi il dito dal sedere e me ne andai. Il tutto era durato un paio di secondi appena. In bagno, feci pipì con tutta tranquillità e mi lavai le mani come se nulla fosse, poi tornai in camera con l'intenzione di rimettermi a leggere. Trovai mia sorella seduta sul suo letto, con indosso un maglione che le arrivava in vita, mentre si stava infilando i pantaloni di una pesante tuta. Alzò lo sguardo verso di me, quando entrai. «Ma cosa ti è saltato in mente, di mettermi un dito nel culo?» mi chiese mentre le passavo accanto. Io scrollai le spalle con noncuranza, senza neppure guardarla, per nulla impressionato dal tono sorpreso e forse persino sconvolto con cui aveva parlato, poi mi sdraiai e ripresi in mano il mio fumetto. Arianna scosse la testa, finì rapidamente di infilarsi i pantaloni e andò in sala a guardare la tv senza aggiungere altro. Io non feci nemmeno caso al fatto che non si era messa le mutandine. [/QUOTE]
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