Esperienza reale Mia suocera mi tormenta

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lunapop

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Sono due anni e qualche mese che io e la mia ragazza abbiamo deciso di far confluire le nostre vite, quasi ufficializzando il nostro rapporto. Io ho 30 anni e sono uno specializzando in una disciplina medica, lei 26 una studentessa di farmacia, ci incontravamo di nascosto, clandestinamente, qualche bacio e spesso si andava anche a letto.
Capendo e quindi realizzando che potevamo reciprocamente prentendere di piu dalle nostre vite, senza troppe sofisticazioni lei mi presenta ai suoi, persone di media borghesia, gentili, non troppo chiuse, forse un pò troppo ambiziose e alcune volte miopi dinanzi alle loro possibilità.
In casa un fratello la mamma e il padre e un gatto, credo preso dalla strada.. Entro in confidenza, sino al punto di andare a dormire a casa loro sin dal primo momento. Cosi passa il tempo e ci conosciamo sempre di piu, ci sediamo a tavola, tra pranzi, cene il nostro tempo passa e i rapporti si rafforzano sempre di piu, conosco mia suocera, percepisco i suoi fallimenti, i suoi sogni, mi racconta la sua storia le sue lauree il suo lavoro forse non troppo corrisposto ai suoi studi e ai suoi sacrifici (cosa quasi normale se abiti in italia e peggio ancora vivi al sud), ci scambiamo i numeri, capita, se si scarica il telefono della figlia possono chiamare me, non c'è nessun tipo di problema.

Mia suocera ha 50 anni è una donna che insegna, è una professoressa, lei in mera sostanza ha sempre sgobbato sopra ai libri ha sempre approfondito vite di popoli, e ha sempre vissuto il marito come un agente limitante, viaggi mancati, missioni mai fatte, sempre chiusa in casa a schiattare sotto ai piedi di sacrifici cambiali da pagare e altri guai portati dai figli, un pò svogliati un pò particolari. Tra l'altro la casa è farcita di immagini votive santi, madonne, bibbie sintomi chiari e palesi di una fede smisurata che ha quasi del patologico.
Durante le nostre cene spesso lei cercava di incantarci con storie di "possessione demoniaca" aver conosciuto quel frate esorcista, incontri ravvicinati con papi, statue di madonne e tutta una serie di cose che alla fine traggono la bussola verso una personalità che gode di un certo carisma (anche se io un pò per lavoro un pò per la persona quale sono sono anni luce distante da questo tipo di cose ).

Entriamo in confidenza, mi chiama per nome, io le do sempre del lei precedendo il suo nome con l'apposizione "signora", continueranno cosi i nostri giorni, ogni tanto un caffe ogni tanto una domanda, altre domande niente di piu niente di meno.
 
OP
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lunapop

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Questa estate a ferragosto la famiglia mi invita a trascorrere una giornata a mare, io non ero di turno in ospedale e accetto ben volentieri una giornata intera da trascorrere con la mia ragazza e con la sua famiglia, i suoi zii i suoi cugini e cosi via. Mi preparano da mangiare panini, bibite, gelati mi pagano il lettino mi trattano come uno di famiglia. Trascorriamo una giornata normale, di sole di mare, di bagni sotto l'ombrellone mia suocera inizia a parlare delle religioni africane prendendo spunto dalla signora di colore che qualche istante prima era passata sotto l'ombrellone cercadno di vendere qualche cianfrusaglia. Un pò annoiato un pò stanco chiudo gli occhi e mi addormento per qualche minuto, al mio risveglio vedo questa signora di 50 anni con indosso un costume diverso da quello che aveva prima.
Era un tanga nero che le avvolgeva il bacino e sui fianchi dei piccoli laccetti che univano le due parti, vederla da dietro e soprattutto da vicino era qualche cosa di unico in quanto quello che mi faceva impazzire di piu era il solco che quella piccola e minuta mutandina lasciava sopra ai suoi glutei, l'orlo della sua pelle, il continuarsi verso le cosce con quell'accenno di cellulite che per una donna di 50 anni ci può stare, mi mandava semplicemente in estasi, quel momento esatto fu quello che cambiò la giornata la mia giornata.

Con lo sguardo cercai di andare altrove di distrarmi, avevo con un me un libro e lui mi aiutò perchè potevo fingere di leggere per adorare le sue grazie coi miei occhi, di tanto in tanto osservavo i suoi seni sempre avvolti da quel due pezzi cosi minuto, non erano di grande taglia e quindi la loro "scarsa importanza" riportava l'occhio dell'osservatore lì dove le cosce finiscono e la tortuosità della strada inizia a farsi sentire.
 
OP
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lunapop

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Torna la donna africana, questa volta si ferma sotto al nostro ombrellone, mia suocera è lei a chiamarla a dirle di fermarsi e di bere un bicchiere d'acqua, le due iniziano a parlare e intorno a loro ci siamo noi io la mia ragazza il fratello il padre i due zii e la nonna, lei seduta di sedere sull'asciugamano a mezzo busto con le gambe chiuse, la donna africana con le gambe incrociate, parlano discutono mentre lei si gira verso di me mi guarda attraverso quei ray ban a specchio e mi chiede prima una sigaretta, poi l'accendino, poi ancora la "ceneriera" ossia una specie di ceneriera fatta da me (perchè lei da brava cattolica e donna seria commetterebbe un gravissimo peccato nel buttare la cenere per terra o peggio ancora farla volare nell'aria ). Questo suo atteggiamento vi confesso è fastidioso, molto fastidioso, non so perchè dovrei parlarne forse con qualche amico ma da quando ho fatto la cazzata di scegliere di fare il medico gli unici "amici" sono i colleghi di reparto o qualche paziente che magari si appassiona della propria storia, ma con franchezza, non penso sia deontologicamente corretto parlare del culo di mia suocera ad un paziente. ( o sbaglio ?)

Quasi mi irritava sentirla parlare di religione, quasi mi irritava vederla interpretare il ruolo di una specie di madre teresa di calcutta faceva discorsi incredibili con quella negretta, quando poi io dicevo "ma tu stai facendo questo discorsone ma domani mattina la negretta continuera a schiattare su questa spiaggia e tu ?"

Irritazione a parte i miei occhi si posano sul filtro di quella sigaretta, che viene prima tinta dal suo vivido rossetto e poi ancora massaggiata dalle venature delle sue labbra. Le mani, fine leggere e a tratti tremolanti erano decise nell'impugnare quella Marlboro rossa e decise, di rado, a veicolarla su quella pseudoceneriera che spensierata alloggiava a qualche millimetro dal gluteo destro e di tanto in tanto, percepiva la goduria del contatto o solamente l'odore che quella carne cosi eccentrica emanava.
 

leonx88

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Torna la donna africana, questa volta si ferma sotto al nostro ombrellone, mia suocera è lei a chiamarla a dirle di fermarsi e di bere un bicchiere d'acqua, le due iniziano a parlare e intorno a loro ci siamo noi io la mia ragazza il fratello il padre i due zii e la nonna, lei seduta di sedere sull'asciugamano a mezzo busto con le gambe chiuse, la donna africana con le gambe incrociate, parlano discutono mentre lei si gira verso di me mi guarda attraverso quei ray ban a specchio e mi chiede prima una sigaretta, poi l'accendino, poi ancora la "ceneriera" ossia una specie di ceneriera fatta da me (perchè lei da brava cattolica e donna seria commetterebbe un gravissimo peccato nel buttare la cenere per terra o peggio ancora farla volare nell'aria ). Questo suo atteggiamento vi confesso è fastidioso, molto fastidioso, non so perchè dovrei parlarne forse con qualche amico ma da quando ho fatto la cazzata di scegliere di fare il medico gli unici "amici" sono i colleghi di reparto o qualche paziente che magari si appassiona della propria storia, ma con franchezza, non penso sia deontologicamente corretto parlare del culo di mia suocera ad un paziente. ( o sbaglio ?)

Quasi mi irritava sentirla parlare di religione, quasi mi irritava vederla interpretare il ruolo di una specie di madre teresa di calcutta faceva discorsi incredibili con quella negretta, quando poi io dicevo "ma tu stai facendo questo discorsone ma domani mattina la negretta continuera a schiattare su questa spiaggia e tu ?"

Irritazione a parte i miei occhi si posano sul filtro di quella sigaretta, che viene prima tinta dal suo vivido rossetto e poi ancora massaggiata dalle venature delle sue labbra. Le mani, fine leggere e a tratti tremolanti erano decise nell'impugnare quella Marlboro rossa e decise, di rado, a veicolarla su quella pseudoceneriera che spensierata alloggiava a qualche millimetro dal gluteo destro e di tanto in tanto, percepiva la goduria del contatto o solamente l'odore che quella carne cosi eccentrica emanava.
Continua!!! bellissimo
 
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lunapop

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Ma il tempo passa e qualche cosa cambia, dopo la terza sigaretta fumata, la donna decide di andare via, erano le 19 passate su quell'arenile e era tempo di ritirarsi, mia suocera si alza da quella asciugamano indurisce le sue cosce cosi sensuali e con gli indici delle due mani incoraggia il triangolo della mutandina posteriore a cercare di coprire quanto piu e possibile quei glutei, infila ai due piedi un paio di sandali e osservo i suoi piedi ben curati, i suoi malleoli le sue gambe curate e nutrite di qualche emulsionante man mano che con gli occhi percorro le sue nudità salendo sento il mio membro scalpitare dentro al costume. La percorro dal basso verso l'alto da sinistra verso destra da destra verso sinistra dall'alto verso il basso, in tutti i sensi la esploro.. Mi guarda negli occhi e dice di voler andare al lido per comprarmi un pacchetto di sigarette poiche lei si sentiva in colpa nell'avermene sottratte tre, ed io a insistere che non si doveva assolutamente permettere e che le sigarette le dovevo comprare io, alla fine ci allontaniamo dal gruppo e procediamo verso il lido, 200 metri forse o qualche cosa in meno, niente di particolare.
Durante il tragitto non esce una parola, lei avanti e io dietro, guardo il cammino ma i miei occhi sanno che cosa c'è di importante da guardare, mi chiede se il lido adiacente ai nostri passi vendeva sigarette ed io annuisco e dico "certo signora xxx, vendono sigarette e anche del tabacco trinciato"
Ci mettiamo in fila, lei sempre avanti a me, perchè nella sua logica doveva comprare le sigarette sia a me che a lei intercettandomi, come tanti indiani percorriamo, di tanto in tanto un passo in avanti per arrivare, si sperava alla cassa..
 
OP
L

lunapop

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Il suo corpicino avvolto da un pareo bianco, oscurava i suoi seni, accennava le sue forme, lasciava libere solo le sue cosce e le sue gambe,
i suoi capelli, legati all'apice, coprivano le spalle e lasciavano intravedere i fili di quel reggiseno che non riuscivano ad essere coperti da quel pareo bianco, i secondi passavano ed io non potevo stare incollato a sbavare fissando quei glutei cosi belli, posi l'attenzione su sciocchezze, pensando al domani che mi sarei dovuto svegliare presto prendere la tangenziale, affrontare tante situazioni. Mentre ci avviciniamo alla cassa, era il turno nostro, finalmente quella combriccola di anziani indecisi sul tipo di granita da prendere si era tolta dalle scatole, non mi rincresceva stare in quella situazione, però dipendere da un mucchio di rincoglioniti che fanno tante storie perchè non sanno scegliere uno tra "menta" "amarena" "limone" corrode i miei testicoli.

Parallelamente a noi un gruppo di ragazzi puzzolenti di sudore e di marcato accento romano si avvicendano, fanno gruppo, nel prendere delle canoe ed entrarle sotto al caveau del lido. "Sbrigateve, fate piu veloce" il capo con la sua voce grattante urlava.
Quella gente, pur di non perdere le briciole che quell energumeno gli aveva promesso, decisero di velocizzare le operazioni di rientro transitando in mezzo alle persone in fila alla cassa.
Creano una insenatura ed è sempre lei , la mia dolce e sensibile suocera, sempre pronta ad aiutare ed ascoltare il prossimo che aiuta gli operai a transitare facendo un passo indietro....
 
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L

lunapop

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SArà forse una scena da film, sarà forse una scena già vista, già sentita, ma lei nel suo impeto di fare di mostrarsi da crocerossina della situazione si fa indietro, lasciando passare questi giovani ragazzi tra lei e la cassa.
Io che in quel momento fissavo passivamente il tabellone di lamiera dei gelati e che in mente mia pensavo a quel domani tanto pesante quanto struggente, il quel momento preciso esatto scoccato il mio pollice il mio indice della mia mano destra vengono sfiorati da quell'accenno di pelle che veniva scoperto dall'apertura del pareo, quella pelle morbida tirata, quella pelle che si trovava nelle vicinanze, nelle adiacenze dell'incontro dei due fili.
Il contatto durò meno di un attimo, un arco elettrico una frazione di secondo, un infinitesimo....
 
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lunapop

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Quell'attimo esatto, scoccato fu lui a prendere la dignità di farsi chiamare principio trasformante, il mio primo contatto con mia suocera in un luogo lontano e al di fuori delle sue mani, il mio pene era duro caldo sentivo i suoi piccoli umori bagnare dolcemente la retina del costume, alla cassa ordinò un pacchetto di MS dure (come si fa a fumare quelle sigarette?) ed un pacco di marlboro rosse, nel mentre io cerco di fare pressione di non farle pagare le mie sigarette ma tutto inutile, torniamo come due perfetti sconosciuti, d'altronde come eravamo partiti prima, lo stesso tragitto ma in senso inverso. Ero già proiettato a dimenticare a disintegrare quel momento cosi libidinoso, pensai "è tutta casualità è assoluta e pura casualità"
 
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lunapop

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CAricammo le auto salutammo i parenti eravamo noi tre ragazzi seduti dietro, la mia ragazza al centro mio cognato al lato destro io dietro a mio suocero che guidava, di rimpetto avevo quelle cosce che riposavano e si pavoneggiavano avvolte e premute dalla cintura di sicurezza, stanchi strutti sfiniti, era scocciante e quasi deprimente sentirla parlare, nella sua logica c era solo lei, il marito forse succube, forse passivo forse consenziente che ormai lui doveva solo annuire e dire "brava... no bravissima,, no sei la migliore" linfa vitale e forse carburante primario delle sue azioni. Era tardi e insistono i due coniugi a trascorrere la notte lì in quella dimora condominiale, un appartamentino con vista mare a ridosso di una assordante stazione, senza non troppe convinzioni decido di restare, era un lusso per me dormire nel divano di quel salone dopo una giornata pesante fatta di mare, il giorno dopo sarei partito sicuramente piu carico e avrei lavorato di piu aprendo gli occhi e vedendo quel mare cosi bello al di là degli scorrimano che compongono il balcone.
 
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lunapop

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In fila per la doccia, indossiamo qualche cosa di piu comodo, ci sediamo a tavola, dove forse sfiniti, dovevamo semplicemente completare quanto prima quel freddo polpettone e quelle due foglie di lattuga per incontrare il letto. Lei sempre fredda distante da me, rafforzò le mie convinizioni facendomi arrivare al punto che forse io mi ero sbagliato nel percepire quel contatto o peggio ancora lei non se ne era nemmeno accorta. Questo non basta per staccare i miei occhi da quel vestitino bianco con quelle rose giganti disegnate sopra, "signora le do una mano a sparecchiare.." "signora le do una mano a lavare " erano frasi che non trovavano mai riscontro, era lei doveva fare tutto lei.
Dopo non molti minuti le luci di quell'appartamento si spengono ci incontriamo fuori al balcone per fumare l'ultima sigaretta e salutare quel giorno, io tra l'altro i coniugi li saluterò proprio quella sera perchè avrei solcato la porta di casa alle 6 del mattino seguente, non potevo pretendere di svegliarli o cose simili.
 
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lunapop

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Quella notte stavo corteggiando l'inizio di tutti i miei tormenti, ma in quel momento nella mia ingenuità ero felice, un freddo ti amo, un bacio sulle labbra alla mia ragazza che torna in camera sua e si chiude (non possiamo dormire insieme nella stessa camera) un saluto al fratello, e ora su quel divano, pensavo a quel contatto a quella visione, pensavo che l'avevo toccata e quel contatto mi fece cosi impazzire pensai che la pelle di quel divano aveva avuto l'onore chissà quante volte di sentire la pelle di quel sedere... Ero io me stesso lontano da ogni inibizione, la notte abbagliava ogni luce ogni senso ed io potevo annusare quel divano, o andare in bagno alla ricerca di qualche suo indumento o spaziare per la casa, la notte mi diede il potere di fare tutto quello che io potevo fare, forse senza nessun tipo di inibizione.. ma Quella notte l'unica cosa che feci fu quella di sfilarmi la maglia e il pantaloncino e proseguire direttamente in boxer perchè il caldo era asfissiante e il ventilatore non bastava a corroborare un ambiente troppo caldo.
 
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lunapop

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Poche furono le ore in cui riuscii a chiudere gli occhi, le assordanti zanzare di una estate bollente, i pensieri, la paura di arrivare tardi di fallire a lavoro i pensieri legati alla mia famiglia mi tennero svegli per un bel po, ma poi crollai, per un attimo si sfrangicò di dosso tutto quanto e mi abbandonai al riposo.

Forse un ora forse due o forse tre, il sole coi suoi raggi inizia a bussare sulle tapparelle semichiuse, filtrata la sua luce imperterrita inizia a illuminare la casa, è tempo che io mi alzi pensai non appena avevo aperto gli occhi, mi alzai e quasi per un sentore di rispetto verso la natura, con cautela alzai la tapparella e mi sporsi nel vedere il mare, quel mare. Lo guardai per un tempo che non riuscii a capire quanto durò, ero in boxer e mi accesi la sigaretta, la prima del mattino pensai, osservavo quel mare mentre la cenere sporcava le mattonelle quadrate di quel ballatoio.

Con il pantalone infilato e quindi a dorso nudo andai in cucina, una combinazione di prese, marchingegni stupidi messi in atto da quell'imbecille di mio suocero, fanno si che riesca ad accendere la macchinetta del caffè, trovo le cialde, tazzina, caffe......
 
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lunapop

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Poi in bagno a lavare il viso a lavare il corpo a prepararmi, cerco invano qualche deodorante di mio suocero ma mi rendo conto che usa solamente prodotti che non mi dureranno addosso per chissà quanto tempo e quindi decido di lasciar perdere. Infine saluto il bagno cercando di svuotare il mio corpo sedendomi, non per molto tempo sulla nobile sedia, erano quelli i secondi scoccati dal rintocco di un passo nudo su quelle mattonelle, pensai, "forse a qualcuno serve il bagno" ma non dissi niente, aspettavo la logica bussata.
Bussata che non arrivò, non mi cimentai a capire chi fosse l'autore di quei rintocchi, non mi sforzai perchè potevano essere tante le variabili e una volta saputa la risposta la mia giornata non sarebbe per niente cambiata.
Un giro di chiave della serratura ed esco dal bagno, sono davvero pronto è arrivato il momento di uscire di casa..
Percorroin punta di piedi passando per il corridoio ed una sagoma compone le timide luci del mattino che popolano la cucina....con voce grattante questa ombra mi sussurra "e che fai già vai via?" ed io un pò impaurito "signora xxx buongiorno, mi scusi se forse con il mio fare elefantesco l'ho svegliata mi dispiace..."
"a dire il vero io questa notte non ho chiuso occhio, mi sono girata, rigirata nel letto ma non ho chiuso occhio"
"immagino il caldo signora xxx....il caldo non guarda in faccia nessuno nemmeno ai ventilatori piu."
 
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lunapop

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Nessuna risposta, un silenzio che percorreva secondi che camminavano timidi, tiepidi, lenti, lentissimi, la soggezione era un continuo crescendo un qualche cosa che non sapevo spiegare, dovevo parlare a bassa voce alla fine la guardai e la salutai.
"Signora xxx io la saluto, le auguro di trascorrere una buona giornata..."
Non fu diretta nel rispondermi ma curiosa di come si sarebbe svolta la mia giornata, le dissi che no sarebbe stata una giornata facile, che c erano delle persone che da noi medici volevano certezze e per raggiungere una certezza il medico certe volte con semplici strumenti non riesce.
chiamandomi per nome "io la certezza ieri per un attimo l'ho percepita e sono stata molto bene"
 
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lunapop

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Mentre pronunciava queste parole, il suo respiro riscaldava le mie labbra e i miei occhi guardavano i suoi.
Continuandomi a guardare cede la parola alle sue mani che afferrano la mia, la mia mano sinistra e la poggiano sulla sua coscia, nello stesso e identico punto in cui a distanza di poche ore avvenne quel contatto.
Il mio respiro percorreva i miei polmoni a ritmi incredibili, il mio sesso duro riecheggiava fra i boxer e componeva le sue geometrie a ridosso del mio pantalone, la mia bocca aperta e i miei occhi stupiti.

Entrò dentro di me la sua lingua, zuppa della sua saliva, forse eccitata perchè la sua coscia era avvolta dalla mia mano grande
Le sue labbra scivolavano sulle mie e le nostre lingue si esploravano,
Le mie mani dannatamente cercavano le sue cosce e piu le esploravano piu la mia lingua si arraggiava nella sua avvolgendosi.

Ci stacchiamo, vaado via di corsa, entrambi in quel momento avevamo composto la prima, la prima pagina di un qualche cosa di grande, di molto ma molto grande.
 
OP
L

lunapop

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Intontito, sempre in punta di piedi camminai per quelle scale, quelle tre rampe che superavano il dislivello e finalmente mi facevano respirare l'aria fresca di un mattino d estate, le strade a quell ora deserte fatta eccezione per qualche camminatore del mattino e i netturbini che con aria pressapochista accarezzano l'asfalto che a quell'ora è già tiepido.
"minchia" "no non può essere" erano queste le parole ricorrenti, si alternavano nella mia mente mentre i miei piedi percorrevano la strada che mi avrebbe portato al treno.
Un messaggio "fai buon viaggio amore" interrompe per qualche secondo questo momento di attenzione, ma non voglio rispondere, non mi va di rispondere, le mie labbra ancora unte delle sue il mio corpo ancora intriso dei suoi odori notturni.
Un acquafrescaio seduto sul gradino, mi conosce "ciao dottò" è gioviale perchè sà che con l'educazione e il saluto avrebbe scroccato forse la sua ennesima sigaretta dal mio pacchetto ma quella mattina scelgo di voltargli le spalle, mi siedo su un gradino lontano, lontano dalle mie abitudini.
Avevo voglia di stare ancora con quel vissuto, con quel pensiero, avevo voglia ancora una volta di ripercorrere quel momento quella situazione,
nella mia mente ripetevo le sue parole, poi guardavo le mie mani, non le sentivo sporche, anzi, pensai tra me che gli dovevo essere solamente grato per queste emozioni.
La voce metallica annuncia l'arrivo del treno, intanto l'accendino accende la seconda sigaretta, la mente, la mente è ancora persa a quell'affondo in quel mare di sensualità, quasi volesse imitare il ruolo di quel costumino, ben stretto ben legato ai fianchi.
L'aroma del tabacco, forte, avrebbe avuto il compito di cancellare tutte quelle essenze di donna matura che abitavano ormai nella mia bocca e mettermi nelle condizioni di affrontare un nuovo giorno dignitosamente.
"amore mio buongiorno anche a te" composi questo messaggio consumando gli ultimi tiri di sigaretta, mentre il capotreno rassicurandomi mi dice che potevo ancora stare un minuto.
 
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lunapop

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Salgo a bordo di quel forno, mischiato con l'odore della carne, quel puzzo di sudore alle 6 e trenta del mattino ha davvero un altro sapore, mi fa ricordare quando ero uno studente e ci portavano in obitorio a vedere le prime autopsie, i piu fortunati, ricordo, erano quelli a cui l'anatomopatologo dell'epoca faceva isolare una arteria o una coronaria.
Essendo una stazione di porta, la mia, quella di destinazione, decido di percorrere tutto il corridoio del treno, sino ad arrivare alla testa, è un modo per accorciare i tempi, pensai.
Mentre camminavo i miei occhi si incagliavano sulle geometrie di splendide donne del sud che avrebbero preso quel treno per spostarsi, per venire in città, le loro cosce che spuntavano, carnose, al di fuori degli shorts. I loro seni, spesso prosperosi avanzavano oltre povere shirts che erano quasi un ornamento piuttosto che un complemento.
Le cosce accavallate di alcune viaggiatrici, alcune piu grandi di me altre piu piccole altre coetanee rendevano il mio cammino lento e interessante, avevo toccato le labbra di mia suocera, avevo scritto il buongiorno alla mia ragazza ora ero nel corridoio di un treno ad adorare quel tripudio di morbidezza di proporzioni, vi avrei voluto offrire il mio membro solo per farlo scivolare su quelle nudità cosi prominenti, avrei voluto fare solamente questo quella mattina.

Foca al telefono, "collega oggi devi fare una sostituzione in rianimazione" una telefonata di 4 secondi, il Foca collega di origine milanese, pur di fare lo specializzando in oncologia ha scelto di barattare la sua cittadinanza con una città del sud, cosa molto poco autorevole per un settentrionale patriota che come suoneria del telefono ha il "va pensiero" del maestro giuseppe Verdi.

Il capotreno, una giovane donna dai lineamenti scuri olivastri mi saluta, ci conosciamo di vista, di tanto in tanto abbiamo fumato qualche sigaretta insieme, è una donna che come tante del sud, ha avuto poco dalla vita, malgrado avesse investito tanto. Il suo corpo, avvolto da quel pantalone stretto sul bacino ma largo sulle cosce, la sua camicetta da capotreno con qualche bottoncino aperto e quel fazzoletto rosso avvolto al collo. Guardavo le sue mani, come adoperavano gli strumenti di lavoro, non avevo nulla da pensare, pensai, le donne si devono guardare senza commentare dovrebbe parlare qualcos altro. Poche parole quella mattina, Foca mi disse della rianimazione, sapevo benissimo cosa mi toccava, sarebbe stata una giornata importante, dovevo arrivare in istituto concentrato serio, dovevo scrollarmi dalla testa quel bacio, quel contatto, dovevo scrollarmi dalla testa quel fondoschiena meraviglioso che tanto avevo corteggiato con gli occhi in quei momenti.
 

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