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<blockquote data-quote="lunapop" data-source="post: 16916062"><p>Salgo a bordo di quel forno, mischiato con l'odore della carne, quel puzzo di sudore alle 6 e trenta del mattino ha davvero un altro sapore, mi fa ricordare quando ero uno studente e ci portavano in obitorio a vedere le prime autopsie, i piu fortunati, ricordo, erano quelli a cui l'anatomopatologo dell'epoca faceva isolare una arteria o una coronaria. </p><p>Essendo una stazione di porta, la mia, quella di destinazione, decido di percorrere tutto il corridoio del treno, sino ad arrivare alla testa, è un modo per accorciare i tempi, pensai. </p><p>Mentre camminavo i miei occhi si incagliavano sulle geometrie di splendide donne del sud che avrebbero preso quel treno per spostarsi, per venire in città, le loro cosce che spuntavano, carnose, al di fuori degli shorts. I loro seni, spesso prosperosi avanzavano oltre povere shirts che erano quasi un ornamento piuttosto che un complemento. </p><p>Le cosce accavallate di alcune viaggiatrici, alcune piu grandi di me altre piu piccole altre coetanee rendevano il mio cammino lento e interessante, avevo toccato le labbra di mia suocera, avevo scritto il buongiorno alla mia ragazza ora ero nel corridoio di un treno ad adorare quel tripudio di morbidezza di proporzioni, vi avrei voluto offrire il mio membro solo per farlo scivolare su quelle nudità cosi prominenti, avrei voluto fare solamente questo quella mattina.</p><p></p><p>Foca al telefono, "collega oggi devi fare una sostituzione in rianimazione" una telefonata di 4 secondi, il Foca collega di origine milanese, pur di fare lo specializzando in oncologia ha scelto di barattare la sua cittadinanza con una città del sud, cosa molto poco autorevole per un settentrionale patriota che come suoneria del telefono ha il "va pensiero" del maestro giuseppe Verdi.</p><p></p><p>Il capotreno, una giovane donna dai lineamenti scuri olivastri mi saluta, ci conosciamo di vista, di tanto in tanto abbiamo fumato qualche sigaretta insieme, è una donna che come tante del sud, ha avuto poco dalla vita, malgrado avesse investito tanto. Il suo corpo, avvolto da quel pantalone stretto sul bacino ma largo sulle cosce, la sua camicetta da capotreno con qualche bottoncino aperto e quel fazzoletto rosso avvolto al collo. Guardavo le sue mani, come adoperavano gli strumenti di lavoro, non avevo nulla da pensare, pensai, le donne si devono guardare senza commentare dovrebbe parlare qualcos altro. Poche parole quella mattina, Foca mi disse della rianimazione, sapevo benissimo cosa mi toccava, sarebbe stata una giornata importante, dovevo arrivare in istituto concentrato serio, dovevo scrollarmi dalla testa quel bacio, quel contatto, dovevo scrollarmi dalla testa quel fondoschiena meraviglioso che tanto avevo corteggiato con gli occhi in quei momenti.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="lunapop, post: 16916062"] Salgo a bordo di quel forno, mischiato con l'odore della carne, quel puzzo di sudore alle 6 e trenta del mattino ha davvero un altro sapore, mi fa ricordare quando ero uno studente e ci portavano in obitorio a vedere le prime autopsie, i piu fortunati, ricordo, erano quelli a cui l'anatomopatologo dell'epoca faceva isolare una arteria o una coronaria. Essendo una stazione di porta, la mia, quella di destinazione, decido di percorrere tutto il corridoio del treno, sino ad arrivare alla testa, è un modo per accorciare i tempi, pensai. Mentre camminavo i miei occhi si incagliavano sulle geometrie di splendide donne del sud che avrebbero preso quel treno per spostarsi, per venire in città, le loro cosce che spuntavano, carnose, al di fuori degli shorts. I loro seni, spesso prosperosi avanzavano oltre povere shirts che erano quasi un ornamento piuttosto che un complemento. Le cosce accavallate di alcune viaggiatrici, alcune piu grandi di me altre piu piccole altre coetanee rendevano il mio cammino lento e interessante, avevo toccato le labbra di mia suocera, avevo scritto il buongiorno alla mia ragazza ora ero nel corridoio di un treno ad adorare quel tripudio di morbidezza di proporzioni, vi avrei voluto offrire il mio membro solo per farlo scivolare su quelle nudità cosi prominenti, avrei voluto fare solamente questo quella mattina. Foca al telefono, "collega oggi devi fare una sostituzione in rianimazione" una telefonata di 4 secondi, il Foca collega di origine milanese, pur di fare lo specializzando in oncologia ha scelto di barattare la sua cittadinanza con una città del sud, cosa molto poco autorevole per un settentrionale patriota che come suoneria del telefono ha il "va pensiero" del maestro giuseppe Verdi. Il capotreno, una giovane donna dai lineamenti scuri olivastri mi saluta, ci conosciamo di vista, di tanto in tanto abbiamo fumato qualche sigaretta insieme, è una donna che come tante del sud, ha avuto poco dalla vita, malgrado avesse investito tanto. Il suo corpo, avvolto da quel pantalone stretto sul bacino ma largo sulle cosce, la sua camicetta da capotreno con qualche bottoncino aperto e quel fazzoletto rosso avvolto al collo. Guardavo le sue mani, come adoperavano gli strumenti di lavoro, non avevo nulla da pensare, pensai, le donne si devono guardare senza commentare dovrebbe parlare qualcos altro. Poche parole quella mattina, Foca mi disse della rianimazione, sapevo benissimo cosa mi toccava, sarebbe stata una giornata importante, dovevo arrivare in istituto concentrato serio, dovevo scrollarmi dalla testa quel bacio, quel contatto, dovevo scrollarmi dalla testa quel fondoschiena meraviglioso che tanto avevo corteggiato con gli occhi in quei momenti. [/QUOTE]
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