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<blockquote data-quote="lunapop" data-source="post: 16920253"><p>Incrociati i tuoi piedi ci aspettavano mentre il fumo dolcemente si originava dalle tue labbra e pian piano scendeva lungo il tuo respiro,</p><p>il pigiama di quella sera riusciva a trattenersi sino all'inizio della caviglia, eri scalza e le lenti riproponevano il verde dei tuoi occhi con pavido ingrandimento.</p><p>I maschi della casa erano già sposati con le lenzuola, trovasti diritto a parlarci ad alta voce e chiederci dove è che eravamo stati tutto quel tempo.</p><p></p><p>"mamma dove vuoi che siamo stati? è stata una uscita di svago come tutte le sere" ti disse, innocentemente tua figlia.</p><p>"sarà" dicesti tu.</p><p>"tranquilla non siamo andati a contrabbandare sigarette o peggio ancora vendere organi al mercato nero della mafia" pensai.</p><p>Spegnesti la televisione, ti alzasti, carezzando coi piedi il tuo cammino ti spostasti nella tua stanza da letto.</p><p>" se avete bisogno di qualche cosa......." non si capì il continuo delle tue parole.</p><p></p><p>Entrammo in cucina io e tua figlia, iniziò, come suo solito a lamentare i suoi soliti dolori al sedere.</p><p>Fa sempre così, prima lo vuole a tutti i costi dentro, poi inizia ad accusarmi in tutti i modi del fatto che le ho fatto male etc etc, all'inizio non era cosi, i dolori sono subentrati dopo, realizzai che il segno tangibile della cronicizzazione della nostra presenza dei noi uomini nelle vostre vite è quando alzate da terra le migliori taglie perchè siamo noi gli artefici di tutti i vostri guai. Incolpasti tuo marito perchè l'altro giorno mentre mettevi lo zucchero nella tazzina ti cadde la zuccheriera e si frantumò, cosa c'entra tuo marito? Non l'ha inventata mica lui la forza di gravità.</p><p></p><p>Percepii i vostri controsensi, questa percezione perdurò a lungo, tua figlia mi invitò in cucina per confidarmi semplicemente questa storia del culo rotto, alla fine andò a letto arrabbiata.</p><p>Credimi non me ne importai, si aspettava che forse le dovevo fare la canzone "amore mi dispiace, faccio schifo scusami..." no, ho perso la pazienza, ne ho tenuta sin troppa quando la dovetti convincere per lasciare il suo ex per stare con me.</p><p></p><p>Dinanzi al mio divano, una grande piazzola divide il muro anticipato da un mobiletto con sopra quell'enorme televisore, sotto, quasi a pelo del pavimento, tuo marito colleziona bottiglie di alcolici di tutti i tipi, le tiene a disposizione ogni volta che deve prendere l'aereo, ha paura della fase di decollo e soprattutto ha paura di rimanere sospeso nell'aria per oltre 12 ore, prima di partire ne prende una a caso, arriva piu o meno a metà e poi l'altra metà se la finisce prima di fare il check.</p><p></p><p>Questa cosa ti da un enorme ed importante percezione di frustrazione, lo chiamasti "alcolista" quel poverino.</p><p></p><p>Le fioche luci di fuori non mi permettevano di distinguere la migliore, Nino, dal mak-p del liceo, mi insegnò il gusto del prosecco, non ne ero fortemente attratto ma era un modo per celebrare la sua persona, eravamo cresciuti praticamente insieme, i nostri balconi quasi comunicanti, le nostre età di nascita quasi vicine, lo stesso ospedale di nascita le nostre mamme nate lo stesso giorno. Dopo il diploma la nostra carriera scolastica si divise, Lo tentarono i soldi e la voglia di dividersi da quel padre che lo riempiva di botte e di insulti io superai il test d ingresso divenni un solo corpo coi libri, lui una zattera in mare aperto ma si sistemò. Lo chiamai il giorno in cui morì mio padre, avevo tante persone intorno, le sentivo come figuranti anzi, come occupanti abusivi di un suolo che doveva rimanere libero, era fuori, tornò apposta per me.</p><p>Si fece in quattro per aiutarmi, consumò tutte le sue ferie, quelle che doveva consumare ad agosto per i tanto adorati viaggi a Miami, eravamo alle medie, eravamo alle superiori, lo diceva quasi ogni giorno che 15 giorni a miami non te glieli doveva togliere nessuno, chi se lo doveva aspettare che doveva essere proprio il tuo amico fraterno stimato a farti questo danno ? 3500 euro erano solamente i biglietti aerei, li perdesti, me lo disse tuo fratello di dieci anni piu grande, un giorno che per caso ci incontrammo all'autogrill di Alfaterna, Nino non mi chiese mai uno spicciolo non approfittò mai. L'anno scorso a 29 anni si beccò una pesante uveite che lo condannerà a vedere delle "strane ragnatele" al lato sinistro del campo visivo, si è sobbarcato tutto quanto l'iter diagnostico senza nemmeno chiedermi la cortesia di far leggere le carte al mio principale. Questo è il cristianesimo vero, pensai!</p><p></p><p>Mi vennero in mente cosi, come un treno merci con a traino un centinaio di vagoni, tutti i miei ricordi quelli più brutti.</p><p>Le mani cercavano bottiglie, mi affidai al caso, sapevo che tu e la tua religione ti vietavano di bere queste cose cosi.</p><p>Trovai un qualcosa che sull'etichetta sbiadita e consumata finiva per "hey" il colore non si capiva, per leggere mi aiutai dal led bianco di quello schermo da cinema che hai installato ai tuoi figli per farli incantare a vedere film.</p><p></p><p>Aprii quella specie di credenza che hai accanto al tavolo dove tu studi o lavori, presi un bicchiere, quello col fondo rinforzato, calpestai per sbaglio il tuo stupido gatto, gli chiesi addirittura scusa.</p><p>Il vetro accolse quel liquido che scendeva facendo dei suoni caratteristici. Aprii il balcone mi sporsi osservai quel mare stanco e calmo, passò un treno, era corto ma rumoroso, ti pensai, ti lamentavi pure di questo, del rumore dei treni.</p><p></p><p>" Ma che cazzo si beve questo?" ero sicuro che era materiale alcolico comprato in qualche discount, il primo sorso doveva essere di ambientazione, il secondo il terzo, al quarto mi convinsi che forse tuo marito si chiamava "chiavica" sia di nome che di cognome.</p><p></p><p>Nella tua vita avrai fatto tante cose, ma penso che a sovrastarle saranno state le parole, hai sempre espresso lamenti ma non hai fatto niente, quando mi presentai e ti dissi il mio nome, ti dissi che era il caso di installare una parete fonoassorbente e fare dei rilevamenti per la eventuale presenza di metalli pesanti presenti nell'aria, comunicalo alle ferrovie, scriviamo una lettera, tempo un mese risolviamo il problema.</p><p> "a te piace lamentarti, non ti piace risolvere il problema" mi troncai</p><p></p><p>L'odore di tabacco bruciato bussava alle porte delle mie narici, posavo le mani sulla ringhiera, mentre il bicchiere mi aspettava sul tavolo, dovevo stare attento perchè il tuo gatto, schifoso, era sempre in agguato, faceva gli scherzi, era antipatico e acido come te e tua figlia. Amo gli animali, ma vedere quel gatto che dorme sistematicamente e si sveglia solo per mangiare o per svuotare l'intestino mi fa venire la nausea, certe volte sai lo osservavo, mi dava talmente tanto fastidio che mi veniva in mente di aprirgli l'addome e sezionare qualche organo, fare qualche prelievo. </p><p></p><p>"Ti raccontai la storia del mancato ingresso in chirurgia generale per un mezzo punto si ?</p><p>Come non te lo raccontai, faceva piu scena se tua figlia stava sposata col chirurgo piuttosto che con l'oncologo</p><p>Che provinciale e bigotta che sei, ti schifai."</p><p></p><p>Le tue MS, le preferite dei tuoi polmoni, le preferite del tuo senso del gusto, erano loro, eri dietro di me, attribuivi lo schizzo della mia sagoma tramite i riflettori della stazione, un piede sul cuscino del divanetto che tenevate fuori al balcone, uno per terra, una mano sul bracciolo l'altra a far fluttuare nell'aria quel puntino rosso simbolo della brace.</p><p></p><p>Era insostituibile l'angolazione della tua gamba, in tutte le sue geometrie e i suoi angoli,</p><p>"hai le sigarette con te?" le chiesi</p><p>"le ho finite mi dispiace, ti tocca fartela da solo una sigaretta, avanti"</p><p></p><p>L'ormone prolattina raggiunge i picchi in diverse fasi della vita degli individui sia maschi che femmine, nei maschi i picchi si raggiungono nei minuti e ore successivi all'eiaculazione, la presenza, fisicamente, si percepisce, da un totale isolamento e/o totale annichilimento della figura femminile.</p><p></p><p>Dopo che avevo rotto il culo a tua figlia non me la sentivo, pensavo che il mio membro non era nemmeno pronto e predisposto a farti la festa, volevo farti capire che dovevamo alternare, dovevi comprendere, percepire, capire e realizzare che quell..</p><p></p><p>Interrompesti il mio flusso di pensiero, ti alzasti, mi trovasti di spalle,</p><p>si, data la tua risposta stupida mi girai e continuai a fissare il mare, mi consolava di piu la sua presenza, nera, piuttosto che sentire i tuoi pensieri astrusi, contorni, forse anche un pò perversi.</p><p></p><p>Iniziasti a leccare la mia spalla, quello che la maglia scopriva tra l'orlo del suo collo e il mio,</p><p>"dai non fare cosi, fammi vedere come lecchi quella cartina e piano piano l'avvolgi"</p><p>mi sussurrasti nell'orecchio mentre di tanto in tanto lo leccavi e lo penetravi.</p><p></p><p>Il tuo respiro caldo avanzava sulla mia pelle che raccontava gli odori, le essenze che io e tua figlia abbiamo partorito.</p><p>Non te ne importasti, il tuo compito in quel momento non era quello di sapere cosa avevo fatto, volevi farmi eccitare.</p><p></p><p>Scivolavano lungo i miei fianchi le tue mani, la tua bocca alla fine incontrò quella che tutti chiamano la noce del collo.</p><p>Ti fissasti con lei, inziasti a bagnarla con la tua lingua, poi la succhiasti, ti piaceva.</p><p></p><p>Le tue mani giravano intorno sul mio ventre, scoprendolo dalla maglietta, era freddino fuori lo ammetto ma in quel momento le tue eccitazioni contaminavano le mie carni che bollivano di stupore.</p><p>Non mi andava di girarmi, non volevo vederti.</p><p></p><p>Mentre con tua figlia tornavamo a casa mi sentii in colpa, la mettevo al corrente di tutte le mie scappatelle, era felice, consenziente, altre volte capricciosa e durante i litigi potevano anche tornare addosso ad alta velocità, ma lo doveva sapere, io e tua figlia quando stiamo soli dormiamo nello stesso letto.</p><p></p><p>Non ti volevo era questo il mio messaggio, fra poco per te saranno 50 giri di calendario, io nemmeno 30, non è un discorso di anagrafica è la tua superficialità nello sposarti e fare dei figli con una persona che adesso stai tradendo. Credimi te lo volevo dire.</p><p></p><p>Quando le tue mani entrarono nel mio boxer la razionalità andò in off, scoprimmo insieme il mio sesso duro, eravamo entrambi, forse, consapevoli che era impensabile dopo tante ore ad intersecare la carne di tua figlia.</p><p>Eravamo nel balcone, poteva succedere quello che poteva succedere.</p><p></p><p>La tua vicina di casa lavora nella radio, è una donna pubblica, la conoscono tutti, perse un figlio in un incidente non molto tempo fa, rimase provata, la notte si alzava di scatto e si affacciava al balcone, certe volte pronunciava il suo nome a squarcia gola, poverina, chissà che cosa pensava.</p><p>Le persone, quei viaggiatori che salivano sui treni notte per andare al nord, i "poveri", cosi li chiama tuo marito quelli che non possono permettersi ne una macchina ne un aereo aggiunge sempre.</p><p></p><p>Non te ne importava niente, era chiaro che dovevi fare quello che volevi, non c'era niente da fare da aggiungere.</p><p>Io dinanzi a questo mare, tu dietro di me con le mani, entrambe nel mio pantaloncino. Eravamo una copia molto stropicciata di Rose e Jack, quelli del Titanic.</p><p></p><p>Facevi salire e scendere la tua mano lungo l'asta del mio sesso.</p><p>"Piano, piano ti prego se lo tiri troppo sotto mi fai male"</p><p>"dovresti farti tagliare il filo possibile mai che sei ancora vergine?"</p><p>non mi andava di discutere di queste cose con lei, con mia suocera, la figlia problemi di questo genere non ne ha mai avuto e credo che rispetto a te avrà avuto molti piu partners.</p><p></p><p>Masturbasti il mio membro con delicatezza con tutte e due le mani, mentre la tua bocca cercava soddisfazioni dalla mia pelle un pò sudata un pò bagnata di tua figlia un pò unta di olio caldo. Sfregavi il petto sulle mie spalle, di tanto in tanto nelle orecchie mi sussurrasti che ero il tuo adone.</p><p></p><p>Ti piacque assai quella situazione, eravamo ad un passo esatto che potevamo finire su una gogna mediatica e potevamo fare la fine di quella ragazza che si tolse la vita.</p><p></p><p>Scivolano le tue mani sulla canna l'altra si sposta cerca i testicoli, erano flaccidi, ti piacquero. Mi abbassasti totalmente il pantalone e ti inginocchiasti sempre dietro di me, sostituisti la mano sullo scroto con la tua lingua mentre lei tornò sulla canna del mio pene.</p><p>Poggiai entrambe le mani sulla ringhiera e mi misi a pecora, un pò come feci mettere tua figlia qualche ora prima leccasti il mio scroto e con le mani masturbavi il mio pene, lo trovasti diverso, realizzasti che a tua figlia avevo dato l'anima.</p><p></p><p>Per eccitarmi maggiormente dicevi a voce media che eri tutta bagnata, ti dissi che non ci credevo.</p><p>"Tocca il mio sesso porco, tocca"</p><p>Eri grondante, il mutandone che avevi quella sera era completamente zuppo, pensai che era urina inizialmente, non ti offendere.</p><p></p><p>Arrivo nella stazione un treno, l'avevo previsto lo sapevo. I viaggiatori erano pochi quelli che salivano, diversi quelli che scendevano, ti dissi di far piano per non attirare l'attenzione, facesti il contrario.</p><p></p><p>"dove vuoi arrivare, dove?"</p><p>"Ingoiarli ancora una volta io vorrei, spremere le tue palle e far uscire il nettare quello piu proibito"</p><p>Dicesti queste parole mentre mi girasti verso di te e inginocchiata mi dicesti</p><p>"ho sete"</p><p>dopo aver detto tutto questo agitasti in un vortice di energia il mio pene, lo facesti scoppiare cosi come folgore nel cielo facesti scoppiare la percezione del mio piacere. </p><p>Lo prendesti tutto in bocca e velocemente lo ingoiasti.</p><p>Apristi il pacchetto di MS e mi lasciasti una sigaretta, prendesti da terra i tuoi infradito con il rialzo e te ne andasti via.</p><p>"buonanotte"</p><p></p><p>"Ciao Panterona"</p><p>"Taci"</p><p>Quasi volessi accompagnare quel verbo imperativo con uno schiaffo.</p><p></p><p>Te ne andasti.</p><p>Accesi quella sigaretta, dopo il primo tiro bevvi fino a finirlo quel bicchiere di quel liquido strano comprato da tuo marito.</p><p>Sbloccai il telefono, il dito impregnato dei tuoi umori non permettevano il riconoscimento, 180989 la passoword che sarebbe poi la mia data di nascita. Avevo bisogno di pensare ad altro e il mare non mi bastava, sfizio vidi l'ultimo accesso di Foca, era alle 19.21,</p><p>" non doveva andare a mangiare la pizza? "</p><p>Mi chiesi</p><p>Cercai una risposta, mi applicai,</p><p>"chissà che questo sarà andato proprio a lavorare, avrà ricevuto qualche cambio turno o cose di questo genere"</p><p>Cercai di consolarmi con le goffaggini di quel settentrionale</p><p>Mentre i miei tiri consumavano la sigaretta pensai</p><p>"prima o poi andrò via per sempre da qui"</p><p>Il suo modo di pensare mi aveva contagiato, era forse davvero il caso di partire e di dire addio per sempre a tutto ciò.</p><p></p><p>Iniziò lentamente a piovere entrai dentro,</p><p>il flusso di acqua del rubinetto amplificava il potere antibatterico del tuo dentifricio, quello che paghi 8 euro a tubetto, quello che pensi che faccia i miracoli, mettesti uno stendino nel bagno, sapevi che sarebbe venuto a piovere.</p><p>Trovai appese le tue mutandine, quelle piu grandi, erano 2, me le rubai.</p><p></p><p>Dovevi indossare mutandine piccole, quanto piu piccole possibile, mutandine capaci di raccontare non solo a me ma a tutti la tua reale essenza di porcaggine.</p><p></p><p>Buonanotte.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="lunapop, post: 16920253"] Incrociati i tuoi piedi ci aspettavano mentre il fumo dolcemente si originava dalle tue labbra e pian piano scendeva lungo il tuo respiro, il pigiama di quella sera riusciva a trattenersi sino all'inizio della caviglia, eri scalza e le lenti riproponevano il verde dei tuoi occhi con pavido ingrandimento. I maschi della casa erano già sposati con le lenzuola, trovasti diritto a parlarci ad alta voce e chiederci dove è che eravamo stati tutto quel tempo. "mamma dove vuoi che siamo stati? è stata una uscita di svago come tutte le sere" ti disse, innocentemente tua figlia. "sarà" dicesti tu. "tranquilla non siamo andati a contrabbandare sigarette o peggio ancora vendere organi al mercato nero della mafia" pensai. Spegnesti la televisione, ti alzasti, carezzando coi piedi il tuo cammino ti spostasti nella tua stanza da letto. " se avete bisogno di qualche cosa......." non si capì il continuo delle tue parole. Entrammo in cucina io e tua figlia, iniziò, come suo solito a lamentare i suoi soliti dolori al sedere. Fa sempre così, prima lo vuole a tutti i costi dentro, poi inizia ad accusarmi in tutti i modi del fatto che le ho fatto male etc etc, all'inizio non era cosi, i dolori sono subentrati dopo, realizzai che il segno tangibile della cronicizzazione della nostra presenza dei noi uomini nelle vostre vite è quando alzate da terra le migliori taglie perchè siamo noi gli artefici di tutti i vostri guai. Incolpasti tuo marito perchè l'altro giorno mentre mettevi lo zucchero nella tazzina ti cadde la zuccheriera e si frantumò, cosa c'entra tuo marito? Non l'ha inventata mica lui la forza di gravità. Percepii i vostri controsensi, questa percezione perdurò a lungo, tua figlia mi invitò in cucina per confidarmi semplicemente questa storia del culo rotto, alla fine andò a letto arrabbiata. Credimi non me ne importai, si aspettava che forse le dovevo fare la canzone "amore mi dispiace, faccio schifo scusami..." no, ho perso la pazienza, ne ho tenuta sin troppa quando la dovetti convincere per lasciare il suo ex per stare con me. Dinanzi al mio divano, una grande piazzola divide il muro anticipato da un mobiletto con sopra quell'enorme televisore, sotto, quasi a pelo del pavimento, tuo marito colleziona bottiglie di alcolici di tutti i tipi, le tiene a disposizione ogni volta che deve prendere l'aereo, ha paura della fase di decollo e soprattutto ha paura di rimanere sospeso nell'aria per oltre 12 ore, prima di partire ne prende una a caso, arriva piu o meno a metà e poi l'altra metà se la finisce prima di fare il check. Questa cosa ti da un enorme ed importante percezione di frustrazione, lo chiamasti "alcolista" quel poverino. Le fioche luci di fuori non mi permettevano di distinguere la migliore, Nino, dal mak-p del liceo, mi insegnò il gusto del prosecco, non ne ero fortemente attratto ma era un modo per celebrare la sua persona, eravamo cresciuti praticamente insieme, i nostri balconi quasi comunicanti, le nostre età di nascita quasi vicine, lo stesso ospedale di nascita le nostre mamme nate lo stesso giorno. Dopo il diploma la nostra carriera scolastica si divise, Lo tentarono i soldi e la voglia di dividersi da quel padre che lo riempiva di botte e di insulti io superai il test d ingresso divenni un solo corpo coi libri, lui una zattera in mare aperto ma si sistemò. Lo chiamai il giorno in cui morì mio padre, avevo tante persone intorno, le sentivo come figuranti anzi, come occupanti abusivi di un suolo che doveva rimanere libero, era fuori, tornò apposta per me. Si fece in quattro per aiutarmi, consumò tutte le sue ferie, quelle che doveva consumare ad agosto per i tanto adorati viaggi a Miami, eravamo alle medie, eravamo alle superiori, lo diceva quasi ogni giorno che 15 giorni a miami non te glieli doveva togliere nessuno, chi se lo doveva aspettare che doveva essere proprio il tuo amico fraterno stimato a farti questo danno ? 3500 euro erano solamente i biglietti aerei, li perdesti, me lo disse tuo fratello di dieci anni piu grande, un giorno che per caso ci incontrammo all'autogrill di Alfaterna, Nino non mi chiese mai uno spicciolo non approfittò mai. L'anno scorso a 29 anni si beccò una pesante uveite che lo condannerà a vedere delle "strane ragnatele" al lato sinistro del campo visivo, si è sobbarcato tutto quanto l'iter diagnostico senza nemmeno chiedermi la cortesia di far leggere le carte al mio principale. Questo è il cristianesimo vero, pensai! Mi vennero in mente cosi, come un treno merci con a traino un centinaio di vagoni, tutti i miei ricordi quelli più brutti. Le mani cercavano bottiglie, mi affidai al caso, sapevo che tu e la tua religione ti vietavano di bere queste cose cosi. Trovai un qualcosa che sull'etichetta sbiadita e consumata finiva per "hey" il colore non si capiva, per leggere mi aiutai dal led bianco di quello schermo da cinema che hai installato ai tuoi figli per farli incantare a vedere film. Aprii quella specie di credenza che hai accanto al tavolo dove tu studi o lavori, presi un bicchiere, quello col fondo rinforzato, calpestai per sbaglio il tuo stupido gatto, gli chiesi addirittura scusa. Il vetro accolse quel liquido che scendeva facendo dei suoni caratteristici. Aprii il balcone mi sporsi osservai quel mare stanco e calmo, passò un treno, era corto ma rumoroso, ti pensai, ti lamentavi pure di questo, del rumore dei treni. " Ma che cazzo si beve questo?" ero sicuro che era materiale alcolico comprato in qualche discount, il primo sorso doveva essere di ambientazione, il secondo il terzo, al quarto mi convinsi che forse tuo marito si chiamava "chiavica" sia di nome che di cognome. Nella tua vita avrai fatto tante cose, ma penso che a sovrastarle saranno state le parole, hai sempre espresso lamenti ma non hai fatto niente, quando mi presentai e ti dissi il mio nome, ti dissi che era il caso di installare una parete fonoassorbente e fare dei rilevamenti per la eventuale presenza di metalli pesanti presenti nell'aria, comunicalo alle ferrovie, scriviamo una lettera, tempo un mese risolviamo il problema. "a te piace lamentarti, non ti piace risolvere il problema" mi troncai L'odore di tabacco bruciato bussava alle porte delle mie narici, posavo le mani sulla ringhiera, mentre il bicchiere mi aspettava sul tavolo, dovevo stare attento perchè il tuo gatto, schifoso, era sempre in agguato, faceva gli scherzi, era antipatico e acido come te e tua figlia. Amo gli animali, ma vedere quel gatto che dorme sistematicamente e si sveglia solo per mangiare o per svuotare l'intestino mi fa venire la nausea, certe volte sai lo osservavo, mi dava talmente tanto fastidio che mi veniva in mente di aprirgli l'addome e sezionare qualche organo, fare qualche prelievo. "Ti raccontai la storia del mancato ingresso in chirurgia generale per un mezzo punto si ? Come non te lo raccontai, faceva piu scena se tua figlia stava sposata col chirurgo piuttosto che con l'oncologo Che provinciale e bigotta che sei, ti schifai." Le tue MS, le preferite dei tuoi polmoni, le preferite del tuo senso del gusto, erano loro, eri dietro di me, attribuivi lo schizzo della mia sagoma tramite i riflettori della stazione, un piede sul cuscino del divanetto che tenevate fuori al balcone, uno per terra, una mano sul bracciolo l'altra a far fluttuare nell'aria quel puntino rosso simbolo della brace. Era insostituibile l'angolazione della tua gamba, in tutte le sue geometrie e i suoi angoli, "hai le sigarette con te?" le chiesi "le ho finite mi dispiace, ti tocca fartela da solo una sigaretta, avanti" L'ormone prolattina raggiunge i picchi in diverse fasi della vita degli individui sia maschi che femmine, nei maschi i picchi si raggiungono nei minuti e ore successivi all'eiaculazione, la presenza, fisicamente, si percepisce, da un totale isolamento e/o totale annichilimento della figura femminile. Dopo che avevo rotto il culo a tua figlia non me la sentivo, pensavo che il mio membro non era nemmeno pronto e predisposto a farti la festa, volevo farti capire che dovevamo alternare, dovevi comprendere, percepire, capire e realizzare che quell.. Interrompesti il mio flusso di pensiero, ti alzasti, mi trovasti di spalle, si, data la tua risposta stupida mi girai e continuai a fissare il mare, mi consolava di piu la sua presenza, nera, piuttosto che sentire i tuoi pensieri astrusi, contorni, forse anche un pò perversi. Iniziasti a leccare la mia spalla, quello che la maglia scopriva tra l'orlo del suo collo e il mio, "dai non fare cosi, fammi vedere come lecchi quella cartina e piano piano l'avvolgi" mi sussurrasti nell'orecchio mentre di tanto in tanto lo leccavi e lo penetravi. Il tuo respiro caldo avanzava sulla mia pelle che raccontava gli odori, le essenze che io e tua figlia abbiamo partorito. Non te ne importasti, il tuo compito in quel momento non era quello di sapere cosa avevo fatto, volevi farmi eccitare. Scivolavano lungo i miei fianchi le tue mani, la tua bocca alla fine incontrò quella che tutti chiamano la noce del collo. Ti fissasti con lei, inziasti a bagnarla con la tua lingua, poi la succhiasti, ti piaceva. Le tue mani giravano intorno sul mio ventre, scoprendolo dalla maglietta, era freddino fuori lo ammetto ma in quel momento le tue eccitazioni contaminavano le mie carni che bollivano di stupore. Non mi andava di girarmi, non volevo vederti. Mentre con tua figlia tornavamo a casa mi sentii in colpa, la mettevo al corrente di tutte le mie scappatelle, era felice, consenziente, altre volte capricciosa e durante i litigi potevano anche tornare addosso ad alta velocità, ma lo doveva sapere, io e tua figlia quando stiamo soli dormiamo nello stesso letto. Non ti volevo era questo il mio messaggio, fra poco per te saranno 50 giri di calendario, io nemmeno 30, non è un discorso di anagrafica è la tua superficialità nello sposarti e fare dei figli con una persona che adesso stai tradendo. Credimi te lo volevo dire. Quando le tue mani entrarono nel mio boxer la razionalità andò in off, scoprimmo insieme il mio sesso duro, eravamo entrambi, forse, consapevoli che era impensabile dopo tante ore ad intersecare la carne di tua figlia. Eravamo nel balcone, poteva succedere quello che poteva succedere. La tua vicina di casa lavora nella radio, è una donna pubblica, la conoscono tutti, perse un figlio in un incidente non molto tempo fa, rimase provata, la notte si alzava di scatto e si affacciava al balcone, certe volte pronunciava il suo nome a squarcia gola, poverina, chissà che cosa pensava. Le persone, quei viaggiatori che salivano sui treni notte per andare al nord, i "poveri", cosi li chiama tuo marito quelli che non possono permettersi ne una macchina ne un aereo aggiunge sempre. Non te ne importava niente, era chiaro che dovevi fare quello che volevi, non c'era niente da fare da aggiungere. Io dinanzi a questo mare, tu dietro di me con le mani, entrambe nel mio pantaloncino. Eravamo una copia molto stropicciata di Rose e Jack, quelli del Titanic. Facevi salire e scendere la tua mano lungo l'asta del mio sesso. "Piano, piano ti prego se lo tiri troppo sotto mi fai male" "dovresti farti tagliare il filo possibile mai che sei ancora vergine?" non mi andava di discutere di queste cose con lei, con mia suocera, la figlia problemi di questo genere non ne ha mai avuto e credo che rispetto a te avrà avuto molti piu partners. Masturbasti il mio membro con delicatezza con tutte e due le mani, mentre la tua bocca cercava soddisfazioni dalla mia pelle un pò sudata un pò bagnata di tua figlia un pò unta di olio caldo. Sfregavi il petto sulle mie spalle, di tanto in tanto nelle orecchie mi sussurrasti che ero il tuo adone. Ti piacque assai quella situazione, eravamo ad un passo esatto che potevamo finire su una gogna mediatica e potevamo fare la fine di quella ragazza che si tolse la vita. Scivolano le tue mani sulla canna l'altra si sposta cerca i testicoli, erano flaccidi, ti piacquero. Mi abbassasti totalmente il pantalone e ti inginocchiasti sempre dietro di me, sostituisti la mano sullo scroto con la tua lingua mentre lei tornò sulla canna del mio pene. Poggiai entrambe le mani sulla ringhiera e mi misi a pecora, un pò come feci mettere tua figlia qualche ora prima leccasti il mio scroto e con le mani masturbavi il mio pene, lo trovasti diverso, realizzasti che a tua figlia avevo dato l'anima. Per eccitarmi maggiormente dicevi a voce media che eri tutta bagnata, ti dissi che non ci credevo. "Tocca il mio sesso porco, tocca" Eri grondante, il mutandone che avevi quella sera era completamente zuppo, pensai che era urina inizialmente, non ti offendere. Arrivo nella stazione un treno, l'avevo previsto lo sapevo. I viaggiatori erano pochi quelli che salivano, diversi quelli che scendevano, ti dissi di far piano per non attirare l'attenzione, facesti il contrario. "dove vuoi arrivare, dove?" "Ingoiarli ancora una volta io vorrei, spremere le tue palle e far uscire il nettare quello piu proibito" Dicesti queste parole mentre mi girasti verso di te e inginocchiata mi dicesti "ho sete" dopo aver detto tutto questo agitasti in un vortice di energia il mio pene, lo facesti scoppiare cosi come folgore nel cielo facesti scoppiare la percezione del mio piacere. Lo prendesti tutto in bocca e velocemente lo ingoiasti. Apristi il pacchetto di MS e mi lasciasti una sigaretta, prendesti da terra i tuoi infradito con il rialzo e te ne andasti via. "buonanotte" "Ciao Panterona" "Taci" Quasi volessi accompagnare quel verbo imperativo con uno schiaffo. Te ne andasti. Accesi quella sigaretta, dopo il primo tiro bevvi fino a finirlo quel bicchiere di quel liquido strano comprato da tuo marito. Sbloccai il telefono, il dito impregnato dei tuoi umori non permettevano il riconoscimento, 180989 la passoword che sarebbe poi la mia data di nascita. Avevo bisogno di pensare ad altro e il mare non mi bastava, sfizio vidi l'ultimo accesso di Foca, era alle 19.21, " non doveva andare a mangiare la pizza? " Mi chiesi Cercai una risposta, mi applicai, "chissà che questo sarà andato proprio a lavorare, avrà ricevuto qualche cambio turno o cose di questo genere" Cercai di consolarmi con le goffaggini di quel settentrionale Mentre i miei tiri consumavano la sigaretta pensai "prima o poi andrò via per sempre da qui" Il suo modo di pensare mi aveva contagiato, era forse davvero il caso di partire e di dire addio per sempre a tutto ciò. Iniziò lentamente a piovere entrai dentro, il flusso di acqua del rubinetto amplificava il potere antibatterico del tuo dentifricio, quello che paghi 8 euro a tubetto, quello che pensi che faccia i miracoli, mettesti uno stendino nel bagno, sapevi che sarebbe venuto a piovere. Trovai appese le tue mutandine, quelle piu grandi, erano 2, me le rubai. Dovevi indossare mutandine piccole, quanto piu piccole possibile, mutandine capaci di raccontare non solo a me ma a tutti la tua reale essenza di porcaggine. Buonanotte. [/QUOTE]
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