Racconto di fantasia Prima madre poi slave

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Mia madre ha 70 anni ed è vedova da 4.

È una bella donna, alta 170 cm, con capelli tinti biondi cenere. Poca peluria naturale, una terza un po' caduta ma sempre tonica, ed un sedere con un po' di cellulite ma ancora tenuto su.

Vive da sola, noi figli siamo grandi e abitiamo con le nostre rispettive compagne.
Io ho 35 anni anni, sono il più piccolo di 4 figli maschi. I miei fratelli vivono fuori dall'Italia, io sono l'unico rimasto non solo in Italia ma nella stessa città. Quindi sono l'unico familiare stretto a cui si rivolge per le piccole cose. Chiede poco, è una donna orgogliosa, ma in alcune cose si lascia aiutare volentieri.

Soprattutto quando si tratta di tecnologia.
Da quando è vedova ha cercato di essere un po' più indipendente tra smartphone e PC, ma è figlia di un'altra generazione, e non ha mai avuto bisogno di questi strumenti nel suo lavoro, quindi quando è periodo di tasse o le serve usare SPID, con accessi telematici più impegnativi, si rivolge a me.

In casa non è mai stata ne troppo esibizionista ne troppo pudica. Il corpo è natura, quindi se scappava una nudità accidentale non era mai stato un dramma, ma allo stesso tempo evitava di creare occasioni in cui potesse mostrare chissà quanto.

Io la sego da quando ho 10 anni, ma con molta discrezione, senza lasciare tracce evidenti.

Una sera tra sito dell'agenzia delle entrate e email varie si è fatto più tardi del solito e mi ha chiesto di rimanere a cenare da lei. Accetto volentieri, è una gran cuoca. Avverto la mia compagna, che prende il fatto con molto piacere vedendola come una seconda madre e sapendo che in po' più di compagnia le farebbe solo bene.

Cucina leggera e sana, riso con verdure, ed un po' di vino. Non ha mai retto molto l'alcol, ma quando è con me si lascia andare.
Un litro in due, non è stata una gran bevuta, ma per lei è bastata ed avanzato per farla diventare un po' più spensierata.

Quando è felice parla della sua giovinezza, della sua campagna e di quei luoghi semplici da cui è andata via appena diventata maggiorenne. Pur amando quei luoghi ha sempre odiato il maschilismo tipico delle campagne meridionali di quegli anni, e lei amando l'indipendenza ha fatto in modo di andare via. Parlando dei maschi di quel paese racconta pochi dettagli ma ha sempre lasciato trasparire un forte disprezzo.

Quella sera si è aperta un po' di più, ed ha raccontato di quando un vecchio ha mostrato il proprio pene a lei e le sorelle, poco più che adolescenti. Non hanno subito, hanno preso i sassi e lo hanno colpito più volte fino a farlo scappare, ma il suo tono mentre ne parlava era piatto, ed i suoi occhi fissarono prima il vuoto e poi me.

Le dissi che mi dispiaceva, che deve essere stato terribile, e poi ho chiesto che fine avesse fatto quel vecchio senza però ricevere risposta.

Vedendola poco sobria decisi di fermarmi di più, fin quando mia madre mi ha chiesto di dormire lì, che tanto qualche cambio per il lavoro del giorno dopo lo avevo. Lo dico alla mia compagna, anche lì di buon umore, e mi accingo a cercare un pigiama vecchio, di quelli che avevo da ragazzo, sono rimasto più o meno della stessa taglia.

Il cassetto dei pigiami non si apre, è chiuso a chiave, chiedo a mia madre di aprirlo ma stranamente ha rifiutato di farlo, dicendo che tanto faceva caldo e mi bastavano dei pantaloncini. Tutti i torti non li aveva, ed accetto di indossarne un paio che erano in un altro cassetto.

Mia madre da lì a poco sarebbe andata a dormire, indossando una veste da notte bianca, senza reggiseno.

Passata un'ora ricordai che nel cassetto dei pigiami c'erano anche delle mutante stupide, regalatemi da alcuni amici. Quei tipici boxer con immagini volgari. Decisi di prenderli per farli vedere alla mia compagna e vedere la sua reazione, ma il cassetto continuava a non aprirsi. Capisco che è, stranamente, chiuso a chiave. Impiego un'altra mezz'ora per cercare la chiave ed aprire così il cassetto. Trovata aprii finalmente il cassetto

Ciò che ho trovato mi ha lasciato di stucco.
Falli di lattice neri, frustini, lubrificante, olii, pinzette per i capezzoli, manette, un divaricatore da mettere in bocca e diversi plug anali.

Di chi erano? Non potevano essere suoi, forse uno dei miei fratelli aveva lasciato lì strumenti usati da ragazzini.

Oppure no, erano di mia madre.

Preso uno dei plug e lo annusai, sapeva di pulito e disinfettato. Troppo pulito e disinfettato.

Quando era stato usato?
Pensai di chiudere il cassetto e di farmi i fatti miei, pensando che queste cose non mi riguardavano, per poi chiedermi "con chi li ha usati? Da sola?"

Pensando a queste cose ero talmente assorto nei miei pensieri, da non aver notato che mia madre si era alzata, me ne sono accorto sentendo il rumore della pipì in bagno. Per andarci non è dovuta passare davanti a questa stanza. Decido di riposare i plug e chiudere il cassetto. Facendolo di fretta e furia ho lasciato cadere la chiave per terra senza averla usata, che facendo rumore attirò la curiosità di mia madre. Entrata in camera mi chiede se fosse tutto ok, come mai ero ancora sveglio, e vedendomi non troppo convincente nelle risposte si guardò attorno, notando prima la chiave per terra e poi il cassetto lievemente sporgente, che quindi era stato usato.

Mi guardo per diversi secondi, muta, priva di emozioni per poi chiedermi di passarle la chiave. La raccolsi e gliela diedi. La vidi chiudere il cassetto in silenzio ed uscì dalla stanza.

Dopo un minuto mi sono sentito chiamare dalla sua stanza. Che cosa fare? Forse voleva sgridarmi per averlo aperto. Forse voleva spiegarmi cosa avevo visto. Forse voleva mandarmi via.

Entrando in camera vidi lei, nuda, con un collare in mano.

"Mettimelo".

(Continua)
 
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Non ero preparato a quella visione. Si, vedere il contenuto di quel cassetto mi aveva fatto venire dei dubbi, ma vederla nuda mentre mi porgeva un collare era troppo.
Non era un collare tipico negli ambienti fetish, era proprio un collare per cani di grossa taglia.

"Ok mamma", non riuscii a dire altro mentre prendevo il collare.

"Mettimelo".

Glielo misi, mentre le sollevava i capelli per agevolarmi nell'azione.

"Più stretto".

Strinsi ancora un po', mentre mi tremavano leggermente le mani. Il suo viso era disteso, rilassato.

"Portami a fare pipì", mi chiese porgendomi la corda del guinzaglio.

La portai in bagno, guidandola con il guinzaglio. Era bellissima, quel corpo un po' caduto ma sempre erotico, quei capezzoli sempre duri, non riuscivo a non ammirarla.

La guidai verso il wc ma lei mi fece cenno di guidarla verso la doccia. Eseguii la sua richiesta, aprendole le porte scorrevoli del vano doccia.

Dopo essere entrata si girò verso di me, e sorridendomi iniziò ad urinare così, in piedi, davanti a me. Gran parte della pipì cadeva lungo le sue gambe. A giudicare dall'odore e dalla potenza del getto si tratteneva da un po'.

Finito di urinare uscii fuori dal vano doccia grondando urina nel pavimento del bagno, e per questo la guardai con disappunto. Lei notando la mia espressione mi disse sorridendo "sono stata cattiva vero?".

"Si mamma, stai lasciando chiazze di pipì per terra".

"Fammi capire quando sono stata cattiva".

Finita la frase mi prese la mano tenendola bene aperta e la porto vicino al suo viso, fissandomi intensamente, per farmi capire cosa voleva.

Le diedi un primo schiaffo, debole, timido.

"Non trattenerti, io ti avrei dato dei ceffoni per educarti a non farlo più".

Quella frase evocó immagini di me da bambino mentre prendevo quei pochi ceffoni ricevuti da lei. Erano forti, a mano piena, lasciavano la guancia rossa per ore.

Ricordando quegli attimi gliene diedi uno simile, d'istinto. Forte, rumoroso.

Subito dopo mi sentii in colpa, ma non feci in tempo a preoccuparmi che lei urinò di nuovo, per terra. Teneva gli occhi chiusi e sorrideva

"Fammi capire che non si fa".

Gliene diedi un altro nella stessa guancia, ormai rossa. Iniziavo ad essere eccitato, lei se ne accorse sentendo il mio respiro forte, quasi ansimante.

"Cambia guancia, ma continua".

Lo feci, cambiando mano. Non essendo abituato a colpire con la sinistra fui meno deciso, e con una mira peggiore, colpendola un po' più vicina alla bocca.
Me ne accorsi e stavo per chiederle scusa quando lei mi prese la faccia tra le mani, tirandomi a se e dandomi un bacio appassionato, con la lingua. D'istinto presi di nuovo il guinzaglio tenendola ferma lì, in quella posizione. Se voleva essere trattata così, non potevo subire un bacio, dovevo dominarlo. Le leccai la lingua spingendo la mia in fondo, quasi cercando l'ugola. Ero animalesco, facevo rumore, la tiravo forte verso di me e lei lasciava fare. Non so perché lo feci, ma tra una leccata e l'altra le ho sputato in bocca.

Forse era il forte odore di urina ad avermi fatto perdere ogni inibizione, forse era il guinzaglio con lei nuda, fatto sta che a quello sputo in bocca ne seguirono altri che alternavo a baci profondi. Lei non era passiva, partecipava, e ad ogni sputo la sentivo deglutire.

Ero ormai durissimo, e presi coraggio prendendole saldamente la mano portandola verso la mia patta.
 
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Dopo tutto quello scambio di saliva ed odore di pipì, ho il cazzo durissimo.

Mentre le tengo la mano ferma proprio lì, la guardo ancora indeciso sul da fare. È palese che lei voglia che io faccia qualcosa, ma ho comunque paura di rompere quell'incantesimo.

Aspetto che le sue dita accennino un movimento, qualsiasi gesto che mi faccia capire che posso continuare.

"Non farlo", mi rispose lei, tenendo la mano ferma. Dovevo fermarmi? Oppure era un assist per farsi dominare? Nel dubbio ho preferito scegliere la seconda opzione, uscendo fuori dal pantaloncino un cazzo dritto, duro. Lei evitó di guardarlo e cercò di allontanare la mano.

La presi con ancora più forza, tenendo stretto il polso avvicinando la bocca al suo orecchio sussurrandole "obbedisci".

Sorrise.

Mise la sua mano tra le labbra della figa ancora bagnate di pipì, toccando dove era rimasto ancora liquido ed una volta bagnato per bene il palmo afferrò il mio cazzo scappellandolo in modo lento ma stretto.

Mentre stava iniziando quella stupenda sega bagnata di pipì le dissi "piscia ancora".

"Non mi viene".

"Fallo".

Lei mi guardò per farmi capire che non riusciva davvero, ma senza darle troppo tempo le ho ripetuto con voce più decisa "FALLO".

Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi e riuscire a farla, ma non ci riuscì. Decisi quindi di giocarmela tutta e le dissi "ok, finiamo qui, ti tolgo il collare" e mentre stavo avvicinando le mani a lei per toglierlo la vidi tremare e vidi un piccolo rivolo di pipì cadere per terra. Misi subito la mano la sotto, facendola quindi bagnare. Era calda.

"Brava, ora vai sotto la doccia e lavati".

"Ok padrone."

Ok padrone. Quella frase ha fermato il mio battito cardiaco per qualche istante. Padrone.

Come era successo? Cosa stava succedendo?

Entrai anche io dentro la doccia, che riusciva ad ospitare comodamente entrambi per poco.

L'acqua uscì quasi subito a temperatura ideale, permettendoci di baciarci nuovamente, abbracciandoci. Dato lo spazio esiguo il mio cazzo premeva nella sua pancia, dandomi già piacere così. La sua pelle era liscia e delicata come quella di molte 70 enni, era una sensazione eccitantissima.

Decisi a quel punto di stupirla, e tenendo il cazzo ancora appoggiato su di lei iniziai a fare pipì. Non ne avevo molta, ma basto per farle emettere il primo gemito. Vedevo le sue gambe tremare, quasi come se stessero cedendo.

Forse era stato troppo.

"Mamma, andiamo a letto?"

"Non me lo chiedere".

"Mamma, andiamo a letto "

"Si padrone ".

Dopo aver finito di lavarci, la presi per il guinzaglio e la portai in camera sua, aveva le guance rosa. E gli occhi che si tenevano aperti a stento.

Si sta sentendo male o si sta eccitando?

Non sapendo che fare la testai nuovamente.

"Mettiti nella stessa posizione con cui mi hai concepito".

Mi fissò dritto negli occhi incuriosita dalla domanda, ma sorridendo prese la vestaglia semi trasparente estiva, se la mise, ed uscì in balcone appoggiandosi alla ringhiera.

"Ecco".
 
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Ci trovavamo al terzo piano, in una strada con poco traffico serale e notturno,quindi in quel momento sembrava non esserci nessuno che poteva vederla, ma quella immagine così provocante non potrò mai dimenticarla.

La vestaglia arrivava a mezza coscia, quindi quella postura non le scopriva il culo ma il tessuto quasi trasparente faceva vedere tutto.

La scollatura era molto generosa avendo chiuso la vestaglia alla meno peggio, ma anche lì era il tessuto a regalare la visione dei suoi capezzoli a qualsiasi persona potesse affacciarsi dai palazzi di fronte.

E cosa più importante, aveva ancora il collare.

"Mamma mi hai concepito scopando in un balcone?".

"Si, secondo i calcoli che ho fatto con tuo papà dovrebbe essere stato così."


"Vi hanno visti?"

"Molto probabilmente si, ero bendata, non posso esserne certa".

"E i miei fratelli?"

"Dai tuoi zii".

"Toglila".

"Cosa?" chiese perché non era sicura di aver sentito bene.

"Togli la vestaglia, e rimani in quella posizione".

Obbedì muovendosi molto lentamente, non era pronta a quella richiesta ed una parte di lei non voleva farlo, ma le regole del gioco le aveva consegnate a me e così avevo deciso. Volevo vedere fin dove arrivavano i suoi limiti.

Preso il guinzaglio e lo legai alla ringhiera. Rientrai dentro ed andrai a prendere una annaffiera per le piante. Quel balcone aveva diversi vasi grandi, che richiedevano molta acqua. Ci voleva tempo per annaffiarle tutte.
Passato qualche minuto, mia madre era ancora lì. Usai allora il collo lungo della annaffiera per accarezzarle l'interno coscia, fino ad arrivare alla sua figa, vistosamente umida. Sollevò un po' di più il culo per agevolare il movimento avvicinando lo strumento che usavo al suo clitoride.

"Fermati" le dissi, per evitare che guidasse anche solo una piccola parte del gioco, muovendo il beccuccio con più foga, arrivando ad usarlo per bacchettarle il clitoride.

Piccoli gesti, senza troppa forza, ma continuativi e sempre nello stesso punto.

Le stava iniziando a fare male, ma anziché ritirarsi ha inarcato ancora di più il culo per permettermi di muovermi più agilmente e colpirla con più foga.

Quell'annaffia piante lo usavo da ragazzino, quelle piante le avevo sempre curate io. Odiavo farlo, richiedeva tempo e non sempre avevo voglia. Ora lo stavo usando per causare dolore al clitoride di mia madre.

Riprese ad ansimare forte come quando eravamo in bagno, se qualcuno si fosse affacciato ci avrebbe sicuramente notati.

Non era quello che volevo. Non ancora almeno. Slegai il collare dalla ringhiera e le dissi:

"Mamma entra dentro, mettiti davanti al letto, metti le mani in posa da coniglietto e salta fin quando non te lo dico io".

"E il collare?"

"Tra i denti, come una rosa".

Era notte, era stanca ed era una settantenne, quei saltelli li accusava e non li eseguì subito con molta foga, ma appena si accorse che mi stavo masturbando guadandola cercò di superare i suoi limiti.

"Mamma" le dissi con tono serio e guardandola fissa negli occhi "ora ti faccio male. Ora ti scopo".

Sorrise.
 
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La feci sedere nel letto, con garbo, tenendo sempre il guinzaglio tra i suoi denti.

"Mamma inizierò dolcemente, perché è così che ti ho sempre voluta."

Mia madre mi fissò per qualche secondo, e poi disse, togliendo momentaneamente il collare dalla bocca "fa di me ciò che vuoi, come lo vuoi, quanto lo vuoi".

Mi sedetti accanto a lei, presi la sua mano e le dissi "segami, usa la tua migliore tecnica".

Non se lo fece dire due volte, lecco e tranne le mani, la sinistra mi massaggiò tra perineo e palle, la destra mi stava segando dolcemente, scappellandomi con più ritmi.

Era bravissima, anche se non fosse stata mia madre avrei avuto la certezza di durare pochissimo, stavo quasi per venire anche se erano passati massimo un paio di minuti e compresa la situazione le dissi "passami la lingua tra palle e ano, ciucciami la prostata".

Per agevolarla mi sdraiai nel posto accanto a dove lei dormiva, ed ho messo le gambe in alto, come se mi dovesse inculare da supino. Sempre tenendola dal guinzaglio tirai la su testa verso la zona da leccare. La sua lingua era morbida, calda, bagnatissima. Inseriva la punta dentro l'ano per poi uscirla e leccare tutta la rosella.

"Mamma non pensavo sapessi fare queste cose così bene"

Finita la frase spennello il perineo con movimenti della lingua ondulatori, voleva farmi cedere velocemente.

"Non così veloce ora tocca a me" le dissi, per riprendere il controllo.

Mi tolsi da quella posizione, facendola mettere a pecorina al centro del letto ed appoggiai le mie narici a contatto con il suo ano. Sapeva di pulito, dopo la doccia postpipi, ma c'era anche un odore acre, dei suoi liquidi vaginali non molto distanti da dove avevo appoggiato il naso.

Diedi la prima leccata, poi la seconda, poi la terza, avevo bagnato totalmente la parte esterna del suo buco del culo. La sentivo ansimare con molto vigore, ero eccitatissimo, volevo farmelo succhiare per poi incularla.

"Mamma ora chiudi gli occhi e mi succhi il cazzo, però devi fare finta che il cazzo sia di uno dei miei fratelli, scegline uno".

Mi guardo con estremo disagio e mi disse "guarda che con loro non ho mai fatto nulla di tutto ciò, non sanno, tienili fuori "

Risposi dandole in ceffone stavolta ben piazzato, forte ma senza rischiare di farle uscire sangue dalle gengive.

"Ti ho detto di succhiare il cazzo al tuo padrone e di farlo pensando ad un altro dei tuoi figli. Scegli quale e ciucciamelo ad occhi chiusi pensando a lui".

"Scelgo... Scelgo Tito ".

Aveva scelto il secondogenito, quello meno bello ma che aveva l'unica delle compagne dei figli che non le andava a genio.

"Brava, ciuccialo a Tito scrofa"

Chiuse gli occhi e lo prese in bocca, dischiudendo le labbra ventosa. Non scendeva molto in profondità, ma creava un effetto a risucchio che mai avevo provato nella mia vita. Era una dea del sesso, sapeva fare tutto e lo faceva in modo sublime.

"Brava mammina succhialo a Tito. Immagina di essere a casa sua con Vittoria nella stanza con i bambini, e voi due nel loro letto matrimoniale, cornifica quella stronza con tuo figlio brava".

Dicendo così mamma inizio a ciucciare sbavando molto più di prima, era eccitatissima anche lei, stava ciucciando il cazzo ad uno dei figli mentre pensava di succhiarlo al figlio che le diede meno confidenza, più silenzioso.

Stavo per venire, questa volta davvero.

"Mamma sto per sborrare, non resisto più"

Le venni in faccia, tre fiotti pieni, potenti le caddero in tutto il viso.

"Apri gli occhi mamma".

Mi stava guardando, era bella.

"Ora posso farti male davvero" e le diedi una schiaffo colpendo dove c'era lo sperma.
E poi un altro schiaffo, nell'altra guancia, sempre sopra sullo sperma. Continuai fino ad arrivare a 3 schiaffi per lato, sempre mirando dove potevo trovare sperma.

Era inebriata, sorrideva e sbavava con gli occhi chiusi, e poco dopo mi abbracciò ansimando molto forte


"Non fermarti per favore, usami".
 

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La feci sedere nel letto, con garbo, tenendo sempre il guinzaglio tra i suoi denti.

"Mamma inizierò dolcemente, perché è così che ti ho sempre voluta."

Mia madre mi fissò per qualche secondo, e poi disse, togliendo momentaneamente il collare dalla bocca "fa di me ciò che vuoi, come lo vuoi, quanto lo vuoi".

Mi sedetti accanto a lei, presi la sua mano e le dissi "segami, usa la tua migliore tecnica".

Non se lo fece dire due volte, lecco e tranne le mani, la sinistra mi massaggiò tra perineo e palle, la destra mi stava segando dolcemente, scappellandomi con più ritmi.

Era bravissima, anche se non fosse stata mia madre avrei avuto la certezza di durare pochissimo, stavo quasi per venire anche se erano passati massimo un paio di minuti e compresa la situazione le dissi "passami la lingua tra palle e ano, ciucciami la prostata".

Per agevolarla mi sdraiai nel posto accanto a dove lei dormiva, ed ho messo le gambe in alto, come se mi dovesse inculare da supino. Sempre tenendola dal guinzaglio tirai la su testa verso la zona da leccare. La sua lingua era morbida, calda, bagnatissima. Inseriva la punta dentro l'ano per poi uscirla e leccare tutta la rosella.

"Mamma non pensavo sapessi fare queste cose così bene"

Finita la frase spennello il perineo con movimenti della lingua ondulatori, voleva farmi cedere velocemente.

"Non così veloce ora tocca a me" le dissi, per riprendere il controllo.

Mi tolsi da quella posizione, facendola mettere a pecorina al centro del letto ed appoggiai le mie narici a contatto con il suo ano. Sapeva di pulito, dopo la doccia postpipi, ma c'era anche un odore acre, dei suoi liquidi vaginali non molto distanti da dove avevo appoggiato il naso.

Diedi la prima leccata, poi la seconda, poi la terza, avevo bagnato totalmente la parte esterna del suo buco del culo. La sentivo ansimare con molto vigore, ero eccitatissimo, volevo farmelo succhiare per poi incularla.

"Mamma ora chiudi gli occhi e mi succhi il cazzo, però devi fare finta che il cazzo sia di uno dei miei fratelli, scegline uno".

Mi guardo con estremo disagio e mi disse "guarda che con loro non ho mai fatto nulla di tutto ciò, non sanno, tienili fuori "

Risposi dandole in ceffone stavolta ben piazzato, forte ma senza rischiare di farle uscire sangue dalle gengive.

"Ti ho detto di succhiare il cazzo al tuo padrone e di farlo pensando ad un altro dei tuoi figli. Scegli quale e ciucciamelo ad occhi chiusi pensando a lui".

"Scelgo... Scelgo Tito ".

Aveva scelto il secondogenito, quello meno bello ma che aveva l'unica delle compagne dei figli che non le andava a genio.

"Brava, ciuccialo a Tito scrofa"

Chiuse gli occhi e lo prese in bocca, dischiudendo le labbra ventosa. Non scendeva molto in profondità, ma creava un effetto a risucchio che mai avevo provato nella mia vita. Era una dea del sesso, sapeva fare tutto e lo faceva in modo sublime.

"Brava mammina succhialo a Tito. Immagina di essere a casa sua con Vittoria nella stanza con i bambini, e voi due nel loro letto matrimoniale, cornifica quella stronza con tuo figlio brava".

Dicendo così mamma inizio a ciucciare sbavando molto più di prima, era eccitatissima anche lei, stava ciucciando il cazzo ad uno dei figli mentre pensava di succhiarlo al figlio che le diede meno confidenza, più silenzioso.

Stavo per venire, questa volta davvero.

"Mamma sto per sborrare, non resisto più"

Le venni in faccia, tre fiotti pieni, potenti le caddero in tutto il viso.

"Apri gli occhi mamma".

Mi stava guardando, era bella.

"Ora posso farti male davvero" e le diedi una schiaffo colpendo dove c'era lo sperma.
E poi un altro schiaffo, nell'altra guancia, sempre sopra sullo sperma. Continuai fino ad arrivare a 3 schiaffi per lato, sempre mirando dove potevo trovare sperma.

Era inebriata, sorrideva e sbavava con gli occhi chiusi, e poco dopo mi abbracciò ansimando molto forte


"Non fermarti per favore, usami".
niente inculata, peccato :D
 

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