Racconto di fantasia Quando la realtà supera la fantasia!

zumpappa

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Ho sempre avuto il terrore del dentista ma il mese scorso un dente non mi dava pace e sono stato costretto a prendere appuntamento. Il mio dentista, Marcello, è anche un mio ex compagno di classe, è sempre stato un Don Giovanni di prima classe, moro, occhi verdi, fisico perfetto nonostante sia sempre stato la negazione in qualsiasi sport, lui non è mai stato alla moda, LUI È LA MODA! A parte questo è anche un bravo odontoiatra, la maggior parte dei suoi pazienti sono donne ma soprattutto tutte le sue collaboratrici sono ragazze.


Quando lo chiamo gli spiego della mia paura e lui mi risponde sornione “non ti preoccupare stiamo adottando un metodo nuovo che viene dalla Svezia, vedrai che ti rilasserai e non sentirai nulla”.


La cosa non mi rincuorava ma il dolore al dente era nettamente più fastidioso della paura.


Giovedì, 12.15, puntuale suono il campanello dello studio, “Sono Luigi XXX, avrei appuntamento...”, dall'altra parte del citofono una voce di ragazza “Sì, ho qui davanti la sua cartella, le apro subito”.


Entro nello studio, molto sobrio, con poche poltroncine distanziate come sala d'attesa, un bancone a cui sono sedute due ragazze, una biondina e una castana, entrambe carinissime. Indossavano il camice di ordinanza abbottonato fino all'ultimo bottone, ma si intuiva che avessero delle forme molto attraenti.


La castana, “Buongiorno Signor Luigi, si accomodi perchè il dottore ha avuto un'emergenza e è un po' in ritardo”. Faccio un sorriso di circostanza ma dentro di me penso che non ci voleva, l'attesa aumenta il mio stato d'ansia.


Mi guardo attorno e trovo un pannello dove campeggia la scritta “PAURA DEL DENTISTA? NON TI PREOCCUPARE, QUA ADOTTIAMO IL METODO SVANSTRUCK”, al di sotto il volto sorridente di una tipica bellezza svedese, biondissima, occhi celesti, qualche lentiggine, mostruosamente bella. Leggo ancora: “Chiedi alla reception se il tuo stato di ansia sta aumentando, il personale sarà lieto di aiutarti a rilassarti con le più moderne tecniche svedesi”.


Aspetto dieci minuti, un quarto d'ora ma sia per la paura di quel che sarà che per la curiosità, mi avvicino al bancone dove c'era solo la ragazza castana, sul taschino del camice c'era il cartellino con scritto il nome, Marika. “Mi scusi... di cosa si tratta il metodo Svanstruck? Ammetto che sono curioso ma soprattutto sono in ansia perchè i dentisti mi fanno sempre questo effetto”


M: “Nel compilare la sua cartella il dottore ha indicato di questa sua paura. Se vuole posso aiutarla io nel rilassarsi, io e la collega abbiamo seguito un corso a Amsterdam appunto per aiutare i pazienti a superare questi timori”.


Io: “Mah... non vorrei farle perdere tempo...”


M, senza farmi finire la frase, “Si figuri!!! Siamo qua apposta... le chiedo di pazientare un secondo che torna Giulia, la mia collega e poi la faccio accomodare nella stanza qua a fianco. Ah, ovviamente questa cosa è assolutamente gratuita”


Io: “Va bene... no beh, non è un problema di costo...”


M: “Il dottore ci tiene a specificarlo ai pazienti... Ecco Giulia, prego si accomodi...”


Mi fa entrare in una piccola stanzetta, con una chaiselongue e un divanetto, le pareti sono di un verde tenue, molto rilassante e sulla parete di fronte alla poltrona c'è una riproduzione di un celebre mosaico ritrovato a Pompei. Colgo anche l'occasione per dare un'occhiata a Marika, finalmente in piedi: è alta un metro e 75 circa, magra, non particolarmente formosa ma sicuramente dotata di un bel fisico. Il camice arriva al ginocchio quindi lascia in mostra i bei polpacci della ragazza e un paio di scarpe col tacco, non eccessivo ma neanche troppo basso. La cosa che mi stupisce sono le calze a rete, una rete fine ma molto erotica.


Mi chiede di disinfettarmi le mani e anche lei fa la stessa cosa, poi mi prova la febbre come ormai è di rito in questo periodo e mi invita a sedermi o sulla chaiselongue o sul divano, “Dove preferiscI”, mi stupisco che sia passata al tu.


Marika mi dà le spalle un secondo e posso ammirarle il culetto: ammazza, credo che i mandolini più belli siano fatti a forma di “culo di Marika”. Armeggia con i capelli e si scioglie il piccolo chignon che glieli tratteneva. Con i capelli sciolti è ancora più bella.


Mi siedo sulla chaiselongue e lei mi fa scostare un pochino in modo che si possa sedere anche lei.


M: “Sei un bel ragazzo...”


Io: “Eh?”


M: “Beh... hai dei bei lineamenti... scusa se mi prendo certe confidenze”


Io: “Beh... grazie... non mi sono offeso, solo non me l'aspettavo... poi detto da una ragazza come te è davvero un gran complimento”


Volevo fare un po' il piacione, d'altronde è stata lei a iniziare...


Senza dire altro comincia a accarezzarmi la coscia e sale sale fino al pacco, che nel frattempo si era irrigidito.


M: “Mmmm.... ti sento molto teso... il dottor Svanstruck ci ha insegnato che in questi casi, onde evitare complicazioni, bisogna liberare i pensieri...” e mentre parlava mi slaccia i pantaloni e mi estrae l'uccello.


M: “Ecco... molto bene.. chiudi gli occhi ora”. L'ascolto e sento la sua mano che comincia a andare su e giù, poi sento un caldo umido che avvolge la mia cappella.


In quel momento apro gli occhi, pur sapendo cosa stava succedendo, e vedo Marika intenta a iniziare un magnifico pompino. Gira gli occhi color mandorla verso di me e sono una carica di erotismo indescrivibile.


La situazione, quello sguardo, la sorpresa del “metodo Svanstruck” mi portano a non durare tutto.


In pochi istanti sento un formicolio lungo la schiena e poco dopo sento la potenza della eiaculazione farsi largo lungo l'uretra. Cerco di comunicarlo alla ragazza che però ignora ogni mio segnale e poco dopo le scarico tutto il mio sperma in quell'adorabile boccuccia. Proprio in quel momento gira di nuovo verso di me i suoi begli occhi che, oltre alla malizia che esprimevano prima, erano pieni anche di una certa soddisfazione.


Sento la sua lingua passare su tutta la cappella a ripulirla per bene e noto che non una goccia è andata “persa”.


M: “Spero che ora tu sia più rilassato... anzi spero che tu sia ancora in ansia, mi piacerebbe andare allo step due di questo metodo...” e mi strizza l'occhio.


Io: “Se questa è la fase uno... la fase due sarà ancora migliore...”


Con uno sguardo da mistress navigata, “...sono 5 gli step....”, e si passa la lingua sulle labbra.


Non sento più male al dente, ma non vedo l'ora di fare tutti e 5 i passi.


Dall'altra stanza sento il mio amico Marcello chiamarmi perchè era ormai arrivato il mio turno. AHIA!!!!
 
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LA BICICLETTATA


Il ciclismo non è uno sport per signorine. Non certo perchè le ragazze non siano in grado di pedalare bene e con resistenza ma solo perchè sono sempre pochissime quelle che troviamo in sella a una bici, tuttavia quelle che incontriamo spesso sono belle gnocche.


Non sono un gran ciclista però mi diverto un sacco a pedalare. La mia anima da eremita mi porta a preferire la mountain bike alla bici da strada, quindi ancora meno ragazze in giro.


Quindi quando parto le mie escursioni non ho alcuna mira di conquista.


Anche quella volta quest'estate mi avvicino alle montagne con la mia macchina, parcheggio, rimonto la mtb e mi preparo a partire. Accendo il gps e allaccio il casco.


In quel momento arriva una panda, di quelle vecchie, con due ragazze.


“Ehi ehi ehi... aspetta, scusa!!!” mi sento urlare.


Mi giro e la passeggera si sbraccia con mani dal finestrino verso di me. Mi fermo e mi avvicino alla macchina.


Non posso dire che fosse particolarmente bella, nella normalità direi, capelli raccolti in una coda, leggermente mossi, castano scuro, occhi marroni, un bel sorriso.


Io: “Ciao, dimmi...”


Passeggera: “Scusa ancora che ti facciamo perdere tempo... non è che ci dai una dritta per un giretto facile in mountain bike? …siamo alle prime armi e, da internet, abbiamo saputo che qua c'è un sentiero che arriva alla Fonte di San Lorenzo che è facile e panoramico...”


Io: “Sì, è carino come giro, facile... dipende da che parte si prende...”


“Eh, sì... dipende sempre da che parte si prende...” dice la ragazza alla guida e scoppia a ridere. La passeggera dà di gomito all'amica per farla tacere.


P: “In che senso?”


Ovviamente avevo colto il doppio senso e quindi ho voluto un po' sfruttarlo: “Se si prende dal davanti”, e indico un fianco della montagna alla nostra destra, dove effettivamente parte il sentiero, “è abbastanza agevole e lo si fa sempre volentieri; ma se lo si prende da dietro”, la ragazza autista scoppia in una bella risata (le lancio un'occhiata e è più bella dell'amica, è biondina, con i capelli a caschetto che le lasciano libero il collo, è magrolina, occhi verde-grigio e denti bianchissimi), “è davvero duro e si fa tanta fatica...”.


Non avevo voglia di fare quel giro, sono una schiappa, ma fare delle stradone sterrate non mi diverte, ma comunque mi esce dalla bocca (senza un volere conscio): “Se volete lo facciamo insieme”.


P: “Davvero? Non è che ti annoi con noi? Andiamo piano poi ti rallentiamo e basta...”


Io: “Meglio in compagnia che da soli... anche io vado piano...”


Autista: “...e dove ce lo fai prendere? Da davanti o dietro?” mentre continuava a ridere a più non posso.


P: “Non ascoltarla è tutta scema oggi...”, ci pensa qualche secondo, “...non solo oggi, è sempre scema!!!”


Aspetto che si preparino, sono veloci in realtà, le bici erano sopra il tetto della macchina già pronte, si infilano il casco, lo zainetto e in dieci minuti inforchiamo l'inizio della salitella che porta alla fonte.


Mentre percorriamo quella decina di km chiacchieriamo del più e del meno: sono simpatiche davvero e la biondina è davvero fuori di testa.


Sono una coppia lesbica, lo affermano con orgoglio e la cosa mi piace, abitano insieme da 3 mesi e si sono conosciute a un corso di mtb a Livigno l'estate scorsa. Si sono piaciute subito.


La biondina si chiama Alessia e la passeggera Claudia, entrambe hanno sempre avuto attrazione per le altre ragazze ma non hanno mai disdegnato avere esperienze con maschietti ma da quando stanno insieme sono sempre state fedeli l'una con l'altra. Ovviamente Alessia voleva fare intendere, per prendere in giro la compagna, che non era vero e ogni tanto si è fatto qualcun'altra o qualcun altro. Claudia non cadeva nel tranello e mi diceva: “è impossibile perchè sono praticamente tre mesi che viviamo in simbiosi” e ci rideva sopra.


Mentre pedalavamo insieme ho approfittato per dare un occhio ai loro corpi: Claudia era nella media anche come fisico, non proprio filiforme ma neanche troppo abbondante. Poco seno e fianchi un po' larghi, un po' di culotto che risaltava bene nei pantaloncini in lycra (cattiva scelta quella di prenderli bianchi, se si inumidiscono diventano completamente trasparenti, e in salita si suda sempre). Alessia, oltre a avere dei lineamenti molto più fini e belli, aveva anche un fisico molto attraente, una buona terza di reggiseno, forse anche una quarta, non saprei dirlo, gambe lunghe e asciutte, chiappe belle rotonde. Lei aveva scelta per dei pantaloncini neri, zero trasparenza quindi.


Verso la fine della salita c'era uno strappetto più ripido: “Ragazze, adesso ci sono un centinaio di metri un po' più tosti, mette il rapporto agile se no non si sale”.


Le ragazze vanno in affanno abbastanza presto e, prima Claudia e poi anche Alessia, devono scendere dalla bici e spingerla su. Io fortunatamente sono riuscito a pedalarla fino in cima.


A: “Ehi chiappe d'oro!!! Non lascerai due belle donzelle così nel bosco in balia dei maniaci?!?!”.


Non doveva dirlo, scoppio a ridere e perdo il ritmo di pedalata, però riesco a non fermarmi e quindi supero la parte dura e mi fermo in cima a aspettarle.


Arriva prima Alessia con la zip della maglietta aperta e quindi lasciava in bella vista un bel reggiseno sportivo che conteneva le belle tette.


A: “Sei stato bravo... meriti di guardarmi le tette” e scoppia a ridere in modo affannato.


Intanto arriva anche Claudia, la sua maglietta non aveva la zip e quindi non poteva mostrare il suo ben di dio ma Alessia aveva da dire qualcosa anche per lei: “Clau, girati così che Paolo ti guardi un po' le chiappe... i tuoi pantaloncini lasciano sempre poco all'immaginazione dopo qualche chilometro...” e continua con la sua risata.


C: “Sono già trasparenti, vero?” chiede a me che un po' imbarazzato perchè non me l'aspettavo annuisco con la testa.


Ci fermiamo un minuto per recuperare un po' di fiato, per bere un po' di acqua dalla borraccia e mangiare una barretta (che divido con le mie nuove amiche, ovviamente non avevano nulla da mangiare).


La vista delle tette di una e delle chiappe dell'altra hanno stimolato il mio uccello che ha cominciato a mettersi in mostra dai pantaloncini attillati.


C: “Beh... anche noi abbiamo qualcosa di bello da vedere” dando di gomito all'amica, che solleva le sopracciglia in cenno di assenso compiaciuto.


Concludiamo gli ultimi 500m in falso piano e arriviamo alla Fonte di S. Lorenzo, che non è altro che una fontanella, derivata dal vicino ruscello, e una cappelletta dedicata al santo. A fianco c'è una piccola radura da cui si può godere una bella vista panoramica.


Ci dissetiamo e ci rinfreschiamo.


Alessia si toglie la maglietta e resta in reggiseno, ha davvero un bel fisichino!


Lo stesso fa anche Claudia, il fisico è diverso ma si lascia guardare. La cosa che però attira l'attenzione è la trasparenza del pantaloncino, se da dietro mostrava le belle chiappotte, davanti si notava bene l'alone scuro del pelo della passerina.


Ci stendemmo sul prato, “...ti dispiace se prendiamo il sole 10 minuti?” disse Claudia, ovviamente non avevo nulla in contrario. Ormai il giro in bici era passato in secondo piano, le due ragazze erano molto più interessanti.


Lasciarono le magliette a asciugare appese ai manubri e si stesero vicine mentre io mi sedetti vicino ma scostato da loro.


Alessia mi guardò maliziosamente e quindi baciò appassionatamente la compagna facendo in modo che potessi vedere bene la sua lingua infilarsi nell'altra bocca. L'erezione mi crebbe istantaneamente.


La compagna rispose al bacio e allungò le mani sulle tette che stropicciò non curante della mia presenza.


In pochi istanti le due amanti stavano pomiciando in modo sempre più spinto. Claudia aveva spinto le mani sotto il reggiseno dell'amica e Alessia aveva una mano fra le gambe (ormai aperte) e dentro i pantaloncini.


Claudia ansimava forte, segno che era masturbata dalla compagna. A nessuna delle due importava della mia presenza. Ero tentato a segarmi davanti a loro ma non riuscivo a capire se sarebbe stata una cosa apprezzata.


Claudia cominciò a sussurrare “Sìììì.... Sìììì.... Vengooooo!!!” e vedevo i suoi muscoli contrarsi perchè stava raggiungendo il culmine del piacere. Infatti, in pochi istanti, la vidi rilassarsi completamente.


Alessia, con uno sguardo da porca come poche, si gira verso di me e si infila le due dita che sono uscite (probabilmente) dalla figa di Claudia in bocca e se le succhia di gusto. Poi abbassa lo sguardo sul mio pacco e si passa la lingua sulle labbra.


L'amica toglie le mani dalle zinne che restano comunque coperte dal reggiseno ma i capezzoli sembrano pomelli per aggiustare l'autoradio!


A: “Finora la passeggiata in bici è stata deliziosa... rientriamo?” e mi guardava aspettando la mia risposta.


Balbettando, “Ssì... ok... Torniamo...”


A: “Credi di farcela? Non è facile pedalare con quel coso così....” e indicò il mio cazzo, provocando la risata della compagna. Io ero un po' in imbarazzo e non ebbi la risposta pronta.


Mi si avvicinò e mi diede un bacino sulla guancia.


C: “Andiamo dai! Se no si fa sera!”


Inforcammo le bici e ritornammo alle auto per la via di ritorno tutta in discesa.


Prima di salutarci, prendemmo un caffè al bar e ci scambiammo i numeri di cellulare con la promessa di fare un altro giro insieme, “sempre bello duro come questo” la richiesta di Alessia.


Ieri mi è arrivatoil messaggio da Claudia per invitarmi a raggiugerle sabato allo stesso parcheggio.
 

Renatello

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Ma solo io incontro solo dei vecchi e dei dopati in giro in bici?
Un giorno facciamo una pedalata insieme, ti porto in collina, c'è un bar dove una ha le tette veramente grosse...

:asd:
 
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Ma solo io incontro solo dei vecchi e dei dopati in giro in bici?
Un giorno facciamo una pedalata insieme, ti porto in collina, c'è un bar dove una ha le tette veramente grosse...

:asd:
infatti è un racconto di fantasia.... io trovo dei vecchi dopati che mi staccano di ore in salita....
 
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I BALUBALUBA


“Venerdì prossimo suonano i Balubaluba al Tempio, ho preso due biglietti e tu vieni con me!”, questo è il messaggio che mi mandò Paola.


Chi è Paola? È la mia migliore amica, ci sto provando da sempre con lei ma “Sei il mio miglior amico...” quindi picche.


Com'è Paola? Ai miei occhi uno schianto, ma non solo ai miei, 1,70, mora, capello lungo, occhi verdi, una bella quarta di seno (che mi manda giù di testa), un bel culotto abbondante ma sodo. La cosa che la rende davvero unica è la sua allegria, strabordante, contagiosa, irrefrenabile. Anche in alcuni momenti difficili della sua vita è stata in grado a dire la battuta e a rasserenare l'ambiente.


Ovviamente dissi ok per il concerto, non era la prima volta che facevamo serata insieme, sia con gli amici che soli. Come dicevo prima, non è mai successo niente fra noi, anche se a me piaceva da matti, lei non è mai andata oltre a qualche bacetto amichevole (anche sulla bocca) ma non siamo mai andati oltre. Io avrei voluto ma lei mi ha sempre fatto capire che non era il caso.


Venerdì passo sotto casa sua, clacsonata e lei scende velocissimamente. Vestita da combattimento per concerto: anfibio, jeans attillati neri, maglietta di cotone, giubbetto che fatica ad abbottonare. Trucco leggero, soprattutto a sottolineare gli occhi, capelli stranamente sciolti (di solito li tiene raccolti) e il suo mega sorriso.


“Pensavo di essere in super ritardo, come al solito, invece sono stata bravissima... Però non ho asciugato del tutto i capelli”


Le passo la mano sulla testa e con una carezza mi rendo conto che ha davvero la testa umida, “Alzo un po' il riscaldamento? Sei vecchietta poi ti ammali!!!” e scoppio a ridere.


“Vecchietta sarà tua sorella!!! (sono figlio unico)” e ride anche lei.


Si chiacchiera come sempre e il viaggio di un'oretta passa rapidamente. Entriamo al concerto e tempo di bere qualcosa che comincia il gruppo spalla. Bravi, secondo me anche migliori dei Balubaluba, ma vabè, opinione personale.


Poi comincia il gruppo principale e Paola si scatena in danze, sta lontana dal pogo perchè ha paura di farsi male e resta sempre vicino a me. Le scoccia essere fermata da estranei che ci provano e se sono ubriachi si incazza pure, allora preferisce sempre stare vicino agli amici.


Cazzo: è splendida! Ha movenze da gattona e le tettone sobbalzano a ogni movimento sollevando la maglietta. A volte penso che se salta un po' troppo in alto o un po' troppo velocemente possano saltar fuori. Più che guardare il concerto guardo lei.


Lei si accorge dei miei sguardi e sembra si diverta a essere sempre più sensuale, a un certo punto:


“Oh! Incantato! Sono fighi eh?”, ma non credo che si riferisse al gruppo a giudicare dall'espressione degli occhi.


“Sì, sì... speriamo che facciano la cover dei Rolling Stones”


“Paint it black? È sempre stata la tua canzone preferita!”


“Eh sì...” e si allontana di quel metro per ricominciare a ballare. Passano solo pochi secondi e torna indietro e senza dirmi niente mi schiocca un bacio sulla bocca, per tornare subito a ballare.


Un po' quel bacio mi ha destabilizzato: non era la prima volta che le nostre labbra si incontravano ma l'espressione nei suoi occhi, il suo gesto di tornare indietro e forse tanta colpa dei miei ormoni già messi a dura prova dalla danza, mi hanno fatto pensare che quel bacio avesse un significato diverso dagli altri.


Il concerto intanto prosegue, fanno Paint It Black e Paola decide che quella canzone vada ascoltata attaccata a me. Mi si affianca e mi passa il braccio attorno alla vita e prende il mio per passarlo attorno alla sua spalla. Appoggia la testa alla mia spalla e ci godiamo così la canzone.


La canzone successiva era una ballata tranquilla. Paola scivolò davanti a me e l'abbracciai da dietro, con una mano a cingerle la vita e l'altra a livello delle spalle. Questa seconda mano, si appoggiò al seno dell'amica. Lei la prese e intrecciò le sue dita con le mie ma lasciò il contatto col suo corpo.


Sentivo che mi si stava gonfiando il pisello e da quella posizione non potevo far nulla per nasconderle l'eccitazione infatti avevo il pube appoggiato al suo culetto.


Istintivamente mi viene da darle un bacino sul collo e lei lascia che faccia. Ha gli occhi chiusi e ondeggia il corpo al ritmo lento della musica. Mi sto eccitando sempre di più e sento che il suo culetto è ormai completamente appoggiato alla mia erezione: il dondolio del suo corpo fa in modo che si sfreghi su di me andando a aumentare l'eccitazione.


Premo contro il seno con la mano, facendole capire che sto volontariamente palpandole una tetta: toglie le sue dita dalle mie in modo che possa davvero abbracciarle tutta la tetta sinistra con la mano. Sul palmo sentivo spingere il suo capezzolo che ormai era ben turgido. Le baciavo il collo e la guancia, la testa piegata dalla parte opposta mi impediva di raggiungerle la bocca. Distese le braccia lungo i suoi fianchi e poi, con la mano che prima era intrecciata alla mia, cominciò ad accarezzarmi la coscia.


Ormai ero al massimo dell'erezione, mi premeva contro le cuciture dei jeans e mi provocava dolore ma sentivo che piano piano si appoggiava sempre di più come a volerlo sentire tutto. Fece scivolare la mano che mi accarezzava la coscia sulla patta e, con un gesto che durò forse un secondo in tutto, mi strinse l'asta nella mano. Poi tornò a accarezzarmi la coscia.


Subito dopo si girò, senza scostarsi da me: “Siamo amici... lo sai...” avevo lo sguardo deluso mentre lo diceva e nello stesso tempo eccitato. Mi prese il volto fra entrambe le mani e appoggiò le labbra sulle mie. Fu un bacio ben diverso dal precedente, prima è stata una cosa veloce, uno schiocco, adesso invece lo fece durare a lungo, spingendo le sue labbra contro le mie ma senza accennare a dischiuderle facendo cambiare la natura del contatto. Ancora la mano andò a tastare il mio uccello e io, istintivamente lasciai andare le mani sul suo bel culo sodo.


“No... non possiamo...” mi ripeté e subito riappoggiava le labbra sulle mie


“Paola, se non possiamo, dobbiamo smettere di stare avvinghiati così però...”


Con un tono maliziosissimo ribatté: “...altrimenti?”


“Altrimenti...” balbettando, “...altrimenti io non ti resisto...”


Mi strinse ancora più forte, avevamo le facce a non più di due centimetri di distanza, mi guardò negli occhi e ancora una volta appoggiò le sue labbra sulle mie. Questa volta non erano serrate ma socchiuse e sentii la sua lingua cercare di fare breccia fra le mie, inutile dire che non trovò tanta resistenza.


Limonammo per molto tempo in piedi in mezzo alla gente che ballava, il mondo si era fermato. Poi ci staccammo e rimanemmo abbracciati a ascoltare gli ultimi pezzi del concerto. Eravamo silenziosi ogni tanto ci scambiavamo qualche sguardo eccitato.


Credo che il mio pensiero che finisse presto il concerto per uscire e stare finalmente da soli fosse anche quello di Paola. Prova ne fu che non aspettammo il bis e appena il gruppo si congedò ci fiondammo in macchina. Una volta chiuse le portiere sentimmo il gruppo che ricominciava a suonare e scoppiammo prima a ridere e poi di nuovo a limonare.


Uscimmo dalla città e sulla strada del ritorno trovammo una zona industriale deserta e ci fermammo. Mentre rallentavo Paola si era già tolta il giubbino e si stava sfilando la maglietta.


La guardavo mentre si spogliava quasi ipnotizzato: aspettavo il secondo un cui il reggiseno fosse slacciato e calato lasciandomi finalmente vedere quelle tette perfette.


Ma tolta la maglietta si fermò per dedicarsi alla mia bocca con un bacio infinito. Per realizzare la mia fantasia di anni, dovetti impegnarmi in prima persona e slacciai io il reggiseno e, prima di toglierlo, la scostai da me in modo da poterla ammirare.


Erano splendide, rotonde, perfettamente simmetriche, areole ampie e chiare, al centro i capezzoli dritti e duri come il marmo.


“Ti piacciono?” e se ne prende una in mano sollevandola e lasciandola ricadere. Erano sode e dure, “...ora però tocca anche a me a vederti...” e così dicendo mi slaccia i jeans, mi toglie la maglietta lasciandomi a petto nudo. “Hai sempre avuto un fisico stupendo, Marco...” e mi accarezza il petto, scendendo verso la pancia e quindi di nuovo ai pantaloni.


“scendi e vieni dalla mia parte... voglio vederti bene e non così...” indicandomi il poco spazio dell'abitacolo dell'auto.


Girai attorno alla macchina e mi presentai allo sportello di Paola. Non mi sono accorto che nel frattempo si era già sfilata anche lei i jeans così me la ritrovai a tette nude e perizoma. Già ero super eccitato e quella visione spinse il mio uccello a gonfiarsi ancora di più.


Era svettante quanto la ragazza mi abbassò i pantaloni e le mutande contemporaneamente: “Mmmmm come sospettavo hai un fisico perfetto.... tutto da....” alzò lo sguardo a colpirmi negli occhi, “...da assaggiare”.


Così dicendo me lo prese in mano e cominciò a succhiarlo. Non perse tempo in tanti preliminari, come prima cosa se lo infilò in bocca quasi completamente. Sembrava volesse provare fino a che punto poteva spingerlo. Poi lo sfilò e mi baciò lo scroto però strofinandosi l'asta su tutto il visto. Risalì con la lingua fino alla cappella che si appoggiò sulle labbra e sentii una leggera sensazione di risucchio. La baciò e poi se la infilò in bocca.


Le accarezzavo la testa ma non so cosa facessi, ero su un altro pianeta.


Ci volle davvero poco che sentii la sensazione dell'orgasmo propagarsi in tutto il corpo.


“Pao... mmm.. sto per venire”. Incurante continuò con il suo gioco ma se prima si dedicava più a leccare ora era più attenta a tenerlo in bocca. E fu proprio così che esplosi.


Non sapevo bene cosa poter dire e, come sempre, fu lei a parlare mentre si leccava le labbra: “Hai un ottimo sapore... mi è piaciuta molto!”


Non so come mi è uscita ma blaterai qualcosa del tipo “Ora voglio assaggiare io il tuo sapore”


Lo sguardo si illuminò e si mise a pecorina sui sedili, le abbassai il perizoma: avevo davanti entrambi i suoi buchetti, quello del culetto stretto e le labbra della fighetta che erano lucide di eccitazione. Cominciai a leccarle la passerina e con le dita le stuzzicavo il clitoride. Continuai per un certo periodo poi mi fermò: “Scusa Marco ma così non posso... mi mancano le forze...” si girò sulla schiena e mi spalancò di nuovo le gambe: “vai... ora finisci l'opera magistrale che stai facendo...” mi tuffai nella sua figa e la stizzicai con la lingua e delicatamente con i denti sul clitoride. “Adesso sono io che sto venendo... dai ti prego... siiiiiiiiiii” pochissimi secondi e sentii tutto il suo piacere arrivare.


“Ti voglio dentro di me...” scese dall'auto e si appoggiò a 90 al cofano. Non mi feci pregare e le infilai l'uccello nella fighetta. Forse fui un po' rude ma lei apprezzò, non parlammo molto ma sentii velocemente che stava per godere di nuovo, fu molto più veloce della prima volta.


“Siiiiii fantasticooooo... sei il primo che mi fa venire così velocemente... si vede che mi conosci bene”


Uscii da lei ma l'erezione continuava a resistere. Sempre a 90, girò il volto verso di me e me lo guardò: “E' ancora splendido... Credo che tu possa continuare allora...” e mi strizzò l'occhio. Con le mani si allargò le chiappe mostrando entrambi i buchetti.


Mi appoggiai su quello non ancora usato e dopo averlo lubrificato con gli stessi umori di Paola entrai. Pensavo di fare fatica invece si aprì abbastanza facilmente. La sentivo gemere ma ancora rudemente la scopai da dietro. I gemiti e i suoi mugolii si alternavano sempre più frequentemente e sentivo che nuovo sperma stava per essere eruttato.


Glielo feci capire e mi fece uscire, si inginocchiò, sporse indietro la testa: “Segati sulle mie tette! Chissà quante volte l'hai fatto...”, aveva ragione.


Un primo schizzo la colpì giusto fra le tettone, un secondo la tetta destra e il resto gocciolò dal mio cazzo sul suo seno. Si spalmò il cazzo sulle tettone in modo che tutta la sborra fosse per lei.


“Sono stata una scema a aspettare tutto questo tempo dall'averti! Sei stato straordinario...”


“Paola, spero che fra noi non cambi nulla però... so che è sempre stata la tua paura”


“Cambieranno le cose, è inevitabile... io ti voglio scopare ancora!” e scoppiò a ridere.


Ci pulimmo con dei fazzolettini e tornammo verso a casa. Il viaggio di ritorno fu silenzioso ma la mano di Paola non lasciò mai la mia.


Sotto casa sua: “Ciao Paola... grazie per la serata, ci sentiamo domani?”


“Ok Marco, ciao...” mi diede un bacino sulle labbra e entrò in casa.


Tempo di girare l'angolo mi arriva un messaggino “Sei stato stupendo... Voglio stare di nuovo con te”.


E siamo ancora insieme, da circa 4 anni.


Ma questa è un'altra storia...
 
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IL MUTUO


Mi sono separato da poco e nella casa dove abitavo è rimasta la mia ex-moglie con i due bambini. Io sono tornato nella casa dei miei ma mi sono reso conto che ha bisogno di qualche ristrutturazione per renderla più gradevole e più adatta alle mie esigenze. Per fare questi lavori ho deciso di chiedere un piccolo aiuto alla mia banca, così telefono e prendo appuntamento con il direttore (donna).


Il giorno dell'appuntamento vado e mi accoglie il direttore avvisandomi che si è già informata su come è meglio agire nella mia situazione e mi fa accomodare nel suo ufficio. Chiude la porta per avere la giusta privacy visto che l'argomento è delicato.


È vestita in modo impeccabile, tacco a spillo irrinunciabile, gonna al ginocchio abbinata in modo perfetto con la parte superiore. Gonna fasciante che evidenzia un culetto rotondo e sodo grazie ai tanti allenamenti. Non prosperosa, capelli sempre in ordine, castana ma la tonalità varia in funzione del momento. Trucco sempre presente ma mai invadente. Occhioni grandi e castani che trasmettono una grande ambizione.


Tornando a noi: mi fa accomodare sulla poltrona vicino alla scrivania e mi inizia a illustrare il piano che aveva pensato con i vantaggi e gli svantaggi. Stranamente, rispetto agli altri incontri che abbiamo avuto, invece di stare al suo lato della scrivania, si è posta di fianco a me, in piedi e appoggiata alla scrivania.


Dalla posizione che aveva assunto, la camicetta faceva una piccola piega lasciando intravvedere al suo interno un reggiseno rosa. Non si vedeva niente di particolare e avevo l'impressione che lei non se ne fosse accorta.


Mi guardava con gli occhioni nocciola e intanto mordicchiava il tappo della Bic. Cazzo, ma quanto è sensuale? Non l'avevo mai vista sotto quest'ottica.


Mi dà l'elenco dei documenti da portare e mi immagino che ormai siamo prossimi al congedo.


Un po' mi dispiaceva smettere di vedere quel leggero reggiseno anche se, a pensarci bene, ho avuto modo di poter vedere meglio il suo corpo durante tanti allenamenti ma quella situazione risultava ben più eccitante e proibita.


Faccio per alzarmi per lasciarla ma lei: “Ma dove vai? Non abbiamo ancora finito!” con un tono che non ammetteva una risposta diversa dal “Sì va bene”.


Mi passa la biro che si è passata sulle labbra fino a quel momento e mi dice: “Leggi l'avvertenza sul trattamento dei dati e poi firma in fondo, io torno subito...”.


Esce dall'ufficio e chiude la porta dietro di sé. Ovviamente non ho la minima intenzione di leggere una pagina scritta fine fine, in una lingua incomprensibile, e salto direttamente allo spazio della firma.


La biro è leggermente umida della sua saliva, in teoria dovrebbe essere una sensazione spiacevole, in realtà quell'umido mi ha provocato un'erezione graduale ma costante.


Dopo cinque minuti sento che si riapre la porta e è di nuovo lei, R, richiude la porta con anche un giro di chiave.


“Hai firmato?”, tono perentorio.


“Sì certo...”


R: “Ma hai anche letto?”


I: “Ahahah... no, non l'ho fatto... secondo te mi metto a leggere questa cosa?” e mi viene la faccia allegra perchè pensavo che scherzasse.


R: “Come non l'hai letto?” e sfodera una bacchetta con cui mi picchia sulle mani.


“Ahia!”, è stata più la sorpresa che il dolore a farmi trascendere.


R: “Adesso lo leggi a voce alta!”. Perchè stava assumendo questo atteggiamento?


Mi mette in mano il foglio e si picchia la bacchetta sulla mano libera.


Comincio a leggere un po' impaurito. Lei si appoggia alla scrivania e mi guarda. Quindi comincia a dirmi:


“Leggi e non fermarti ma intanto mi ascolti. Guai a te se ti fermi...”, annuisco con la testa e comincio la lettura. “Ti è piaciuto prima guardarmi il seno attraverso la camicetta?”, mi interrompo per cercare di scusarmi ma mi arriva una scudisciata sulla coscia, i jeans limitano il dolore ma l'intensità era ben maggiore di quella ricevuta in precedenza.


“Ricomincia Da Capo!” scandendo le tre parole.


Ubbidisco e ricomincio.


“Cosa ne pensi del mio seno? Ti è piaciuto?”, mi trattengo dal dire qualsiasi cosa, “....bravo, stai imparando... Leggi... Ti sarebbe piaciuto che non indossassi questo!” e lascia penzolare il reggiseno rosa tenendolo con due dita. Si scosta dalla scrivania e me lo mette al collo lasciando che la camicetta si scostasse lasciandomi vedere i capezzolini chiaramente turgidi. Il cazzo, che non ha mai smesso di gonfiarsi, ha un sussulto improvviso.


“Bravo, sei un bravo ragazzo, non ti fai distrarre... Forse perchè non ti piacciono le donne?” e mi arriva un'altra scudisciata sulla coscia, un po' più in alto, verso il mio pacco, “No, guarda lì come sei gonfio...” e con la punta della bacchetta mi punzecchia il cazzo da sopra i pantaloni. “Chissà se riesco a farti sbagliare a leggere”, un rivolo di sudore mi scendeva dal lato della fronte. R si avvicina e la raccoglie con la lingua, partendo però dalla mascella, salendo sullo zigomo e finendo all'altezza degli occhi. “Molto bene!” mi gira attorno e si posiziona dietro di me. Ho un'incertezza nella lettura perchè non so cos'ha in mente e non posso controllarla. Sento il rumore della scudisciata che colpisce il mio interno coscia: “Leggi bene! Se sbagli ancora ricominci ancora dall'inizio”, intanto mi accarezza la testa. Vedo calare qualcos'altro di rosa come il reggiseno sugli occhi e sento che me lo preme fra la bocca e il naso. Un leggero profumo pungente entra nelle mie narici: “Ti piace il profumo della mia figa?”, erano le sue mutandine, erano bagnate, “....me le sono infilate tutte dentro prima... l'ho fatto per te... per fartelo diventare duro...” e mi mette la mano sul cazzo. “Oh là là... credo di esserci riuscita”. Sto tremando per l'emozione, l'eccitazione ma anche per la sorpresa per quanto stava succedendo.


Non mi sono mai approcciato a pratiche violente e sono intimorito ma curioso di vedere cosa mi succederà.


Mi strappa il foglio dalle mani e lo butta sulla scrivania. Riprende la biro che aveva succhiato prima e, sollevando un piede per appoggiarlo sulla mia coscia, apre le gambe e infila la biro dentro al suo piacere. Il piccolo tubetto di plastica esce completamente lucido e me lo ficca in bocca. “Assaggia un po' i succhi della mia fica!” sottolineando con il tono della voce l'ultima parola.


Nel frattempo mi gira dietro tirando con sé le mie braccia e me le immobilizza usando le mutandine come legaccio. In realtà se volessi mi libererei senza problemi ma il cervello paralizzato dal testosterone non mi fa reagire.


Mi accarezza il petto mentre mi slaccia la camicia, sento qualcosa di umido leccarmi l'orecchio.


“Non ti aspettavi questo, eh?”, le carezze sul petto cominciavano dalle spalle per finire sempre sul cazzo, “E' un'idea che mi è venuta ieri sera mentre Stefano (il marito) mi inculava...” piccola pausa, altro passaggio di mani sul cazzo, “...E' da tanto che non mi faccio un cazzo diverso dal suo...”, quelle parole sono esplosive per la mia erezione. I jeans sono sempre più stretti, vorrei tirarlo fuori o meglio che lo facesse lei. Muovo le mani in modo istintivo e sento che inesorabilmente la legatura si allenta, sento un morso sul lobo dell'orecchio “Non liberarti!”, il tono non era più perentorio come prima ma quasi una sorta di supplica. Il gioco la stava divertendo e non voleva finire.


Iniziò lentamente a slacciarmi i jeans, prima la cintura, poi il primo bottone, lingua nell'orecchio, secondo bottone, terzo, quarto. Infilò una mano dentro i boxer e mi strinse l'asta nella mano. “Stefano è più dotato... ma il tuo è bello duro!”, scese con la mano sulle palle e le avvolse con la sua mano. Mi aspettavo che me le schiacciasse, invece no, fu delicata “Sembrano belle piene... è da tanto che non le svuoti... non ti preoccupare, c'è la tua direttrice per questo...”. Il tono era tornato perentorio ma con un filo di dolcezza.


Si spostò da me, sempre restando alle mie spalle, e non sentii nulla per qualche secondo, dopodichè passò al mio fianco: era splendida. Si era spogliata, era rimasta solo in tacchi e autoreggenti. Le tettine erano ritte e i capezzolini chiarissimi guardavano il cielo svettanti. Aveva una piccola strisciolina che portava lo sguardo alle labbra carnose che sporgevano, sotto era completamente depilata.


Si mise in piedi davanti a me con le gambe leggermente aperte. “Spogliati tutto!”, di nuovo quel piglio autoritario, liberai le mani e ancora una volta ubbidii, avevo una voglia matta di scoparmela.


Mi sfilai la camicia ormai già aperta, tolsi le scarpe e sfilai pantaloni e boxer contemporaneamente. Mentre mi abbassavo per agevolare questa operazione, ricevetti una scudisciata sul culo e girai di scatto lo sguardo verso di lei, stava ridendo come una pazza. “Ahahaha... forse te l'ho data troppo forte... poverino....”, era fra l'amorevole e il divertito. Mi accarezzò con un dito il segno sulla chiappa e si avvicinò a me, “Non baciarmi, non sei mio marito!” però intanto sentivo i suo capezzoli sfiorare la mia pelle, “Stefano ha tanti privilegi che tu non puoi avere... almeno non per oggi... Piccolo schiavo, oggi devi farmi godere... un altro giorno deciderò io se far godere te...”. Intanto che mi diceva queste ultime parole, andava lentamente su e giù sul mio pene. Tirandomi per il mio sesso mi portò sul divanetto di fianco alla porta e mi fece sedere. Giusto il tempo di appoggiarmi allo schienale e mi fu sopra. Scivolai dentro di lei senza sentire attrito, era bagnatissima ma soprattutto era molto larga. Fin da subito cominciò ad ansimare: sentivo la punta del mio membro toccare la parete interna della vagina, lei si muoveva in modo da essere toccata internamente sempre in un punto. Dalla mia posizione potevo fare solo spostamenti minimi quindi era lei a dirigere il gioco. Si teneva con le braccia alle mie mani poste sullo schienale sopra le mie spalle. Non potevo toccarla ma avrei desiderato stringere i suo capezzoli, mi attiravano tantissimo. Quella posizione non durò a lungo perchè a un certo punto lei si lasciò andare contro di me come se le braccia non avessero più la forza di trattenerla. Mi leccò la guancia: “Bravo schiavetto... mi hai fatto godere... però un po' troppo velocemente...”, mi guardò con uno sguardo da porca incredibile. Scese da sopra e guardò il mio cazzo ancora in tiro. Si inginocchiò fra le mie gambe e lo prese con entrambe le mani. Sputò sulla cappella. Mi guardò e poi passò la lingua a raccogliere tutta la saliva. Rifece la stessa cosa un'altra volta. Poi si alzò e tornò dove c'era il mucchietto dei miei vestiti.


Prese i miei boxer e si asciugò il suo piacere: “questi li tengo io e stasera li mostro a Stefano dicendogli che mi hai costretta con la forza... poi sono cazzi tuoi”.


Prese il resto dei miei vestiti in un fagotto e me li lanciò. Mi rivolse uno sguardo divertito e sensuale.


Ero spaventato da quell'ultima frase, il marito le avrebbe creduto sicuramente per come conoscevo il loro rapporto, ma è anche vero che una mattinata del genere era lontanissima da ogni mio pensiero. Ero confuso.


In un battibaleno si rivestì e lo feci anche io, anche perchè stava per aprire la porta.


Aprì la porta che ero già vestito, aveva calcolato i tempi alla perfezione, e mi salutò alzando un po' la voce in modo che sentissero anche gli altri impiegati della filiale: “...Allora ci vediamo la settimana prossima che avrò un altro documento da farti firmare, però devi prenderti un po' di tempo perchè è una pratica un po' più lunga... Sì, ti saluto volentieri Stefano...”


Io ero ancora ammutolito dalla frase precedente, le strinsi la mano che sentii appiccicaticcia ancora dai suoi umori (secondo me mentre mi rivestivo se l'era inumidita apposta). Balbettando la salutai e uscii dalla banca.


Appena fuori misi la mano in tasca a cercare il telefonino per vedere se c'erano messaggi o chiamate ma trovai le sue mutandine (fradicie) e il suo reggiseno rosa.


La settimana successiva mi volle incontrare alle 12.30 e portare fuori a pranzo, fino alle 14.30 restammo insieme: la pratica è stata ben più lunga e intensa da sbrigare.
 
OP
zumpappa

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racconto scritto in più riprese perchè a un certo punto mi sono arenato, spero che sia abbastanza consequenziale (non l'ho riletto)



QUANDO C'È TANTA ROBA


Da qualche mese mio papà è venuto a abitare con me e mia moglie. Ha avuto problemi di salute e non se la sente più di abitare da solo. Ha insistito per andare in casa di riposo ma, visti i tempi che corrono, in accordo con la mia dolce mogliettina, abbiamo deciso che era meglio che venisse da noi.


Qualche settimana fa, mentre eravamo a letto, mia moglie mi ha voluto parlare di una cosa. Ero un po' preoccupato ma subito mi ha rassicurato che non era niente di grave e mi ha sciolto i timori con una bella risata.


“...vedi... non so bene come dirtelo... tuo papà...”


“Oddio... c'è qualche problema? Pensi che non possa stare qua con noi?...”


“...no no... sai che lo adoro... si fa in quattro per non far pesare la sua presenza. Sono contenta che sia qua con noi... però....”


Accidenti! Quella parola, l'aspettavo: “...Però?....”


“Aahahha... no è una cosa simpatica... almeno per me”


“Dimmi... sto friggendo!!!”


“Lo so caro... e mi diverto un sacco quando ti faccio stare così... aahahah... allora... non so come dirtelo con parole semplici...”


“Dillo e basta...” e le faccio un sorriso di circostanza.


“Ok... Ogni tanto mi fa qualche battuta maliziosa sulle mie forme...” e così dicendo si prende le tettone nelle mani soppesandole. Se dovessi usare un aggettivo per descrivere mia moglie userei “giunonica”.


A quelle parole non sapevo bene cosa dire, ammetto che ogni tanto l'ho sentito anche io lanciare battutine nei confronti di Cristina e non mi sono mai opposto.


“Mi fanno morire dal ridere caro... non mi danno per nulla fastidio...”


provando ad anticiparla: “...però?....”


“Nessun però... anche oggi, ero seduta alla scrivania con la maglietta e ero un po' sporta in avanti col seno che si appoggiava al bordo e lui, passando dietro mi ha detto di non appoggiarmi troppo se no avrei lasciato il segno sul tavolo”


“ah...”


“ma sì... sono scoppiata a ridere e questa volta gli ho risposto che da qualche parte ogni tanto le devo appoggiare perchè sono pesanti. È scoppiato a ridere anche lui ma è finito tutto lì”


“Se ti dovesse dar fastidio dimmelo che gli parlo!”


“Ma nooooo... mi piacciono le sue battute, sono simpatiche e divertenti!”


Quella sera non ne abbiamo più parlato.


Nei giorni successivi feci più attenzione e, effettivamente, capitava che ci fossero battutine a cui Cristina rispondeva sempre in modo allegro e, secondo me, via via più malizioso. Ogni tanto mi lanciava un'occhiata fra il divertito e l'eccitato.


Dopo qualche giorno dalla chiacchierata notturna, mentre ero al lavoro (lei sta facendo smart working) mi manda un messaggio “Caro... ma se provocassi un po' anche io tuo papà?”. Non sapevo bene cosa rispondere e ho tardato qualche secondo a scriverle così lei anticipandomi “Non faccio niente di chè” “Magari mi dimentico qualche volta in più di mettermi il reggiseno” “ :p “.


Sentivo che per lei era un gioco innocente, per me non tanto: significava che mia moglie provocava mio papà (da qualche mese ottantenne). Mi sarei sentito stronzo a dirle un no secco, così le mandai un lungo messaggio cercando di farle capire che non ero tanto dell'idea. Qualcosa non è andato per il verso giusto, ho sbagliato qualche frase e lei ha capito che fosse un via libera.


“Adesso mi metto a lavorare. Secondo te così sto bene?” e mi manda una sua foto con una maglietta super scollata, che di solito indossa con sotto una canotta. Per rendere la cosa ancora più evidente, le spuntavano i capezzoloni dalla stoffa. Ho guardato e riguardato la foto più volte e mi è sembrato che dal bordo della scollatura iniziassero a comparire le areole.


Durante tutta la giornata le ho mandato più di un messaggio a cui non ha mai risposto. Un paio di volte, ho provato a chiamare mio papà che mi ha sempre risposto dicendomi che era tutto ok e stava bene. Era nel giardino a potare le piante.


Alla sera, quando sono tornato, lei aveva addosso la tuta che usa per stare in casa e, a parte una luce particolare negli occhi, sembrava normalissima. A letto le chiesi com'era andata la giornata. “Tutto normale...”, sguardo birichino, “Tuo papà appena mi ha vista mi ha detto che sarebbe sceso nell'orto e non l'ho visto per tutto il giorno”, quindi è scoppiata a ridere.


Nei giorni successivi continuò col suo modo provocatorio. Tutte le mattine, dopo mezz'ora che ero uscito di casa, mi mandava la foto con la scollatura del giorno: sempre abbondante, sempre eccitante. Alla sera aveva sempre quello sguardo sbarazzino ma mi diceva che alla fine non succedeva niente di diverso dal solito.


Arrivò il sabato, ero a casa dal lavoro e quindi potevo essere spettatore di quello che succedeva. Cristina scelse di indossare una vecchia camicia da notte (che neanche pensavo avesse), aveva le spalline strettissime, non era particolarmente scollata ma era abbastanza aderente (soprattutto attorno alla sua quinta), ovviamente sotto pensò bene di non mettere il reggiseno così che i capezzoli erano chiaramente visibili dal tessuto sottile dell'indumento. Altra particolarità, se così vogliamo chiamarla, è che finiva appena a metà coscia; tutte le volte che si piegava per raccogliere qualcosa si sollevava lasciandole nuda la parte inferiore delle chiappe. Non di meno, se si accucciava in altro modo, saliva fino all'inguine mostrando perfettamente l'intimo che indossava sotto. Fortunatamente quello decise di averle. Mentre la guardavo atteggiarsi in camera, lo so che faceva apposta per farmi capire cosa avrebbe potuto vedere mio padre, mi eccitai da morire. Mi si avvicinò, mii baciò le labbra e “senza volere” mi toccò la zona intima. Si avviò per uscire dalla stanza e sul limitare della porta si girò verso di me, mi fece l'occhiolino sorridendo e mi mandò un bacino con la mano.


La seguii. Andai in cucina dove il papà stava preparando il caffè, appena la vide, fece scorrere l'occhio dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa.


Papà: “Caspita Cristina... diciamo che non hai proprio soggezione di me...”


Cri: “Ahahaha... siamo in famiglia... mi piace stare comoda...”


Papà: “Ebbè... è casa tua e fai come vuoi tu... ricordati che ho 80'anni e il mio cuore non è più come quello di una volta...” poi a bassa voce pensando di non essere sentito “...e neanche l'uccello...”


Cri e io scoppiammo a ridere e lui, dopo un attimo di imbarazzo perchè aveva capito che noi avevano sentito, aggiunse: “La mia cazzata l'ho già detta... bevo il caffè e poi vado a piantare i pomodori”.


Cri: “Ha bisogno di una mano? Ho voglia di stare all'aperto”.


Papà mi guardò con fare interrogativo come se volesse la mia approvazione per non rischiare di fare gaffes, io lo guardai come se fosse la cosa più normale del mondo.


Papà: “Se vuoi...”


Abbiamo una piccola villetta, con dietro un giardino piuttosto isolato. La parte più lontana dalla casa l'abbiamo adibita a orticello, la parte invece più vicina la sfrutta Cristina per abbronzarsi, sicura che nessuno possa vederla spesso si mette in topless o anche nuda.


Andarono nell'orto e io mi misi a trafficare in cantina, in realtà non avevo nulla da fare di preciso ma c'è sempre qualcosa da mettere a posto, intanto potevo vedere cosa sarebbe successo.


Mentre il papà armeggiava con zappa e paletti, Cristina si piegava in avanti, si accucciava allargando le gambe per interrare le piantine. Intanto il papà si godeva lo spettacolo.


Cri: “Gilberto... fa caldissimo oggi!”


Papà: “A muoversi si suda...” e intanto senza guardarla toglieva un po' di erbacce con la zappa.


Cri: “Gilberto, non vorrei sembrarle... ehm... disgraziata... ma se mi metto in topless, le dà fastidio?”


Come un fulmine la testa di mio papà si sollevò stupita: “Eh?”


Cri: “Ma sì... chissà quante donne ha visto nella sua vita... una in più, una in meno... e io ho caldo, questa vestaglietta non mi fa respirare...”


Mentre diceva queste ultime parole, ha iniziato a abbassarsi le spalline e trascinare verso il basso la camicia da notte. Il papà non le tolse per un attimo gli occhi da dosso, o meglio non li tolse dal suo seno che piano piano emergeva nella sua prosperosità.


Io mi guardavo la scena seminascosto dal muro della cantina.


Cri: “Ma sì, Gilberto, fra un po' sarà estate e mi piace molto prendere il sole qua dietro... spesso anche nuda!” e gli fece l'occhiolino mentre ormai il seno era completamente nudo.


Il papà si gustò lo spettacolo per un minuto buono appoggiato al manico della zappa.


Papà: “Sei proprio una ragazza bellissima... se non avessi 80'anni ti sarei già saltato addosso...”


Lei scoppiò a ridere e riprese a piantare gli ortaggi.


La cosa che mi aveva colpito è che mio papà non aveva accennato al fatto che fosse mia moglie. Forse in condizioni diverse non gliene sarebbe fregato nulla e l'avrebbe sedotta indipendentemente da me.


Lavorarono così per una mezz'ora, non sentii commenti di nessun tipo e il papà ogni tanto lanciava un'occhiata ma ormai lo vedeva come una cosa normale.


Cri: “Gilberto, la lascio perchè vado a vedere cosa fa Paolo... e magari gli faccio anche una sorpresina...”, il tono dell'ultima parte della frase non lasciava adito a dubbi su quale fosse la sorpresina.


Papà: “Mi raccomando fatti trattare come meriti!” e mentre gli passò vicino vidi che le diede uno schiaffetto sul culo.


Cri venne verso la cantina e ben prima che fosse entrata fece cadere completamente la camicia da notte, percorrendo gli ultimi metri solo con il perizoma.


Appena entrò mi si lanciò addosso e mi sussurrò nell'orecchio, “Sono eccitata fino al midollo... Scopami subito”. Non aspettò nessuna mia risposta e mi abbassò pantaloni e mutande e quasi mi stuprò.


Ma questi dettagli me li tengo per me, vi dico solo che fu piacevolissimo!!!
 

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