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ale1236
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<blockquote data-quote="Boobologo" data-source="post: 5532681" data-attributes="member: 259232"><p>Mi trovavo per lavoro in una città a me estranea. Giornate piene, monotone, lontano da casa e dalla mia donna. La settimana, peró, volgeva al termine, e potevo dedicarmi ad un meritato riposo. Ero rimasto davsolo in azienda, a tarda ora. Decisi che era il momento di staccare e tornarmene in albergo. Stavo per uscire, dal fondo del corridoio sentii dei passi, "qualche collega ritardatario", pensai, ma non ci feci caso più di tanto. Mi apprestai all'ascensore, con le spalle al corridoio. Quando la porta si aprì, entrai, e subito sentii i passi dietro me e immediatamente una ondata di profumo inebriante, dolce, mi invase. Girandomi, notai la collega dell'amministrazione, la signorina tutta d'un pezzo; freezer, la chiamavamo, tanto era scostante ed antipatica. Mai confidenza, mai un sorriso, mai che si lasci amdare. <Buona sera>, dissi, più per educazione che per altro. Stranamente, lei sorrise e ricambió il saluto. La guardai, sembrava di vederla per la prima volta. Mi accorsi che lei, Erika, aveva dei tratti molto eleganti, viso accattivante ed occhi profondi. Certo, era antipatica, pensai, peró un corpo niente male. Nonostante l'ora tarda, sembrava bella fresca. Il tailleur rosso, attillato, le calze nere a riga, facevano risaltare un fisico tonico. La gonna faticava a contenere il suo fondoschiena, e le cosce dovevano essere veramente ben tornite. Non male, pensai, e mi sentii attratto in modo violento. Eravamo vicini, potevo sentire il suo respiro, e il ritmico alzarsi ed abbassarsi del suo seno. Non era grosso, no, ma sapeva farsi notare. Con sorpresa, mi ritrovai eccitato. Erika era lì, vicina, inebriante, altezzosa ed antipatica in apparenza, ma sensuale come poche. Sperai che il tragitto dell'ascensore durasse a lungo. Improvvisamente, successe qualcosa. Il buio ci avvolse e l'ascensore si fermó. Non ci fu trauma, ma un sottile terrore ci avvolse, ma nessuno dei due disse nulla. Solo il suo respiro aumentó. Allora, per tranquillizzarla, dissi con la maggior calma possibile: non aver paura, fra poco riparte. In quel momento, la luce di emergenza illuminó in maniera soft l'abitacolo, ed una voce metallica ci rassucuró che il guasto sarebbe durato poco. Erika non era così tranquilla, mi guardó. Senza dire nulla, le presi una mano nella mia, lei si irrigidì. Ma non lasció la presa. Le dissi, sorridendo, e a voce bassa: non aver paura, sono con te. Io sono Marco. -Lo so, disse lei. Io Erika. Rimasi sorpreso che sapesse il mio nome. Questo mi incoraggió, strinsi ancor di più la sua mano. Lei non si staccó. I nostri occhi parlarono per noi. Senza accirgermene, le accarezzai il mento e la guancia con il dorso della mia mano, mantre mi sentivo invadere da un calore amico, piacevole ed avvolgente. Lei mandó la testa indietro, la mia mano accarezzó l'incavo del collo e della nuca. Mio dio, il profumo di Erika mi avvolse, sentivo il suo collo caldo e il pulsare delle vene. Il freezer stava per sciogliersi.... (se piace, lo continueró). Erika, questa mia fantasia é per te, e il bello deve ancora venire. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Boobologo, post: 5532681, member: 259232"] Mi trovavo per lavoro in una città a me estranea. Giornate piene, monotone, lontano da casa e dalla mia donna. La settimana, peró, volgeva al termine, e potevo dedicarmi ad un meritato riposo. Ero rimasto davsolo in azienda, a tarda ora. Decisi che era il momento di staccare e tornarmene in albergo. Stavo per uscire, dal fondo del corridoio sentii dei passi, "qualche collega ritardatario", pensai, ma non ci feci caso più di tanto. Mi apprestai all'ascensore, con le spalle al corridoio. Quando la porta si aprì, entrai, e subito sentii i passi dietro me e immediatamente una ondata di profumo inebriante, dolce, mi invase. Girandomi, notai la collega dell'amministrazione, la signorina tutta d'un pezzo; freezer, la chiamavamo, tanto era scostante ed antipatica. Mai confidenza, mai un sorriso, mai che si lasci amdare. <Buona sera>, dissi, più per educazione che per altro. Stranamente, lei sorrise e ricambió il saluto. La guardai, sembrava di vederla per la prima volta. Mi accorsi che lei, Erika, aveva dei tratti molto eleganti, viso accattivante ed occhi profondi. Certo, era antipatica, pensai, peró un corpo niente male. Nonostante l'ora tarda, sembrava bella fresca. Il tailleur rosso, attillato, le calze nere a riga, facevano risaltare un fisico tonico. La gonna faticava a contenere il suo fondoschiena, e le cosce dovevano essere veramente ben tornite. Non male, pensai, e mi sentii attratto in modo violento. Eravamo vicini, potevo sentire il suo respiro, e il ritmico alzarsi ed abbassarsi del suo seno. Non era grosso, no, ma sapeva farsi notare. Con sorpresa, mi ritrovai eccitato. Erika era lì, vicina, inebriante, altezzosa ed antipatica in apparenza, ma sensuale come poche. Sperai che il tragitto dell'ascensore durasse a lungo. Improvvisamente, successe qualcosa. Il buio ci avvolse e l'ascensore si fermó. Non ci fu trauma, ma un sottile terrore ci avvolse, ma nessuno dei due disse nulla. Solo il suo respiro aumentó. Allora, per tranquillizzarla, dissi con la maggior calma possibile: non aver paura, fra poco riparte. In quel momento, la luce di emergenza illuminó in maniera soft l'abitacolo, ed una voce metallica ci rassucuró che il guasto sarebbe durato poco. Erika non era così tranquilla, mi guardó. Senza dire nulla, le presi una mano nella mia, lei si irrigidì. Ma non lasció la presa. Le dissi, sorridendo, e a voce bassa: non aver paura, sono con te. Io sono Marco. -Lo so, disse lei. Io Erika. Rimasi sorpreso che sapesse il mio nome. Questo mi incoraggió, strinsi ancor di più la sua mano. Lei non si staccó. I nostri occhi parlarono per noi. Senza accirgermene, le accarezzai il mento e la guancia con il dorso della mia mano, mantre mi sentivo invadere da un calore amico, piacevole ed avvolgente. Lei mandó la testa indietro, la mia mano accarezzó l'incavo del collo e della nuca. Mio dio, il profumo di Erika mi avvolse, sentivo il suo collo caldo e il pulsare delle vene. Il freezer stava per sciogliersi.... (se piace, lo continueró). Erika, questa mia fantasia é per te, e il bello deve ancora venire. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. [/QUOTE]
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