Racconto di fantasia Scene da un matrimonio - Cosa non farebbe una mamma...

pollicino1

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1. Premessa.

La storia che andrò a raccontarvi, e che ha dell'incredibile, ha come sfondo il matrimonio di un rampollo di una famiglia benestante di Torino, una famiglia fondamentalmente "matriarcale", nel senso che le donne di questa famiglia sono state le vere protagoniste, nel bene e nel male.

Eravamo all'inizio dell'estate, ma prima di ricordare i fatti voglio farvi conoscere i protagonisti.

Ebbene, la "prima attrice" è certamente Gisella, una piacente 50enne, vedova e titolare di una rinomata gioielleria in Piazza Castello.
Fisicamente magra con capelli biondo cenere, alta 167 x 55 kg, ha un seno rifatto (quinta misura, quarta originale) e un bel culo a mandolino. Fianchi e vita stretta, calza sempre dei tacchi alti.
A letto è molto maiala: le piace ricevere anal, bella aperta avanti e dietro, ama stare sopra e pratica pompini molto energici (anche con i piedi) e spagnole “lente”.
Fuori dal letto, è una madre di famiglia e donna irreprensibile, piccola imprenditrice, e sta organizzando il matrimonio del figlio.

Sorella gemella di Gisella è Samantha, una donna completamente diversa.
Fisicamente quella che si può definire una femmina formosa, alta 160 x 65 kg, ascelle pelose, 6 di tette naturali con capezzoli e areole grossi e scuri, fianchi abbondanti e cosce affusolate; sotto, una fica con pelo – riccio nerissimo – e un gran bel clitoride e labbra sempre aperte. Caviglie sottili (non si separa mai dalla sua cavigliera da troia), si bagna molto se stimolata a dovere.
Le piace il sesso duro, quasi estremo, e come preliminari ama i bocchini senza mani e il cunnilinguo.
Caratterialmente, è una donna che ama vivere, va ad aperitivi ed esce con le amiche.
E’ sempre stata la "pecora nera" della famiglia, ed ora gestisce da sola un sexy shop di grido in città.

C’è poi Simone, lo sposo, 24 anni, carattere solare, un bravo ragazzo che non ha mai dato problemi in casa: ottimi voti all'Università, pratica calcetto ed è sempre molto attento ai particolari. Insomma, il classico ragazzo modello.
Magro, moro e dai capelli corti, è depilato intimamente e sotto è sui 20 cm.
Lavora anch’esso nella gioielleria di famiglia.

Infine, Riccardo, 30 anni, cugino di Simone e figlio di Samantha, è pure lui commesso in gioielleria.
Biondino, bel ragazzo, fa nuoto, non depilato e con 19 cm di “dotazione”.
Di carattere è un pò bulletto e scontroso.

Fatta questa “presentazione” dei protagonisti, ora possiamo finalmente entrare nel vivo della pruriginosa vicenda…

2. Come un fulmine a ciel sereno.

Era una domenica mattina, e Gisella aveva indugiato un pò di più del solito a letto, dopo una settimana massacrante tra il lavoro in gioielleria e le incombenze per l'imminente matrimonio del figlio.
Aveva appena finito di fare colazione che sentì Simone - il figlio, appunto - parlare agitato al telefono dalla sua stanza.

La donna, appizzò le orecchie, tornò con la memoria a quelli che furono i preparativi del suo sposalizio, e a tutto lo stress che dovette sopportare... Pensò che anche Simone stava attraversando quei momenti, e – quando non udì più conversare – entrò nella sua camera...
Gisella, guardò Simone e si accorse subito che era successo qualcosa di serio. Gli domandò:
- "Amore di mamma, va tutto bene?".
Il ragazzo cercò di divagare, si finse tranquillo, ma il suo gesticolare nervoso tradiva una certa ansia, ma evidente che lui non voleva far preoccupare la madre.
Cosi, Gisella, guardandolo di sottecchi, insistette:
- "Simone, se c'è qualcosa che non va... Sai che puoi dirmi tutto, se posso fare qualcosa...".
Ma Simone taceva, e il suo sguardo era perso nel vuoto... Gli tremavano le mani...
Gisella, che era rimasta sull'uscio, si avvicinò al figlio e – dopo essersi seduta sul suo letto – gli prese le mani nelle sue.
Poi, tornò a chiedergli:
-"Gioia, che succede? Lo sento, sai, che non sei sereno... E non è solo stress... Cosa c'è?".

Di fronte a tanta insistenza della madre, Simone finalmente crollò:
- "Mamma, vedi, il problema non è Federica, ma non sono più tanto sicuro di volermi sposare... Io voglio la mia libertà, e già ora mi sento soffocare... E se rimandassimo un pò... Così potrei pensarci ancora bene...".

Gisella mollò le mani del figlio, come colpita da una scossa, si sentì come la testa vuota, come se quella notizia l'avesse tramortita... Per lunghi istanti, non seppe cosa fare e cosa dire...
Quando si riprese un poco, come un automa, parlando lentissimamente e con lo sguardo perso nel vuoto, disse:
- "Simone, non starai davvero parlando sul serio? Sai che vuol dire quello che mi hai detto? Pensa a Federica, ai suoi genitori, e a tutti quelli che ci conoscono... Non puoi farmi questo, pensa ai clienti della gioielleria, in cittĂ  ci conoscono in tanti per la nostra affidabilitĂ ...".

Il giovane promesso sposo non voleva far soffrire la mamma ne tanto meno la sua amata, ma la sua coerenza morale gli impediva di fare un passo che non condivideva fino in fondo.
E disse a Gisella:
-"Mamma, ti ho sempre dato tante soddisfazioni, ma qui ne va della mia vita... Non insistere, ti prego...".

La donna, sconsolata, si ritirò in buon ordine, uscì dalla camera del figlio, ma per nulla rassegnata iniziò a ragionare sul da farsi.
Passò tutta la giornata attaccata al telefono a consigliarsi con le sue amiche... Purtroppo era vedova, e non poter condividere quel peso con nessuno la logorava...

3. Per fortuna che c’è Riccardo…

Il giorno seguente era un Lunedì, e il negozio rimaneva chiuso per riposo, così Gisella poté agire indisturbata.
Telefonò a casa di Riccardo, suo nipote, che come abbiamo già visto lavorava come impiegato nella gioielleria della zia:
- "Riccardo, ciao, scusami se ti disturbo oggi che siamo di riposo, ma devo chiederti un grosso favore...".
Il giovane, dopo un primo momento in cui rimane stupito, le replicò gentile:
- "Dimmi pure, zia, questa mattina mia moglie è al lavoro, non ho nulla di particolare da fare, e possiamo fare quello che vuoi...".

Gisella, rinfrancata gli spiegò brevemente la situazione, anche se – dato il suo stato d'animo – era un pò confusa, e lo pregò di raggiungerla il prima possibile al negozio...
Poi, si preparò come al solito, indossò un intimo blu a pallini bianchi, fatto di reggiseno rinforzato (per sorreggere adeguatamente le sue tettone, che – anche se rifatte – erano sempre uno spettacolo) e un perizoma alto in vita.
Sopra, un tailleur nero, con gonna a tubino e su un corpetto ricamato in pizzo – e ai piedi un "tacco 12" molto sexy, benché la sua intenzione non era assolutamente quella di colpire un uomo, tanto più se così giovane e felicemente sposato.

Quando i due si incontrano, lei non perse tempo e lo fece entrare nel suo ufficio, lo invitò a sedersi su un divanetto basso di velluto giallo, e finalmente scoprì le carte:
- "Riccardo, tuo cugino è impazzito! A cinque giorni dal matrimonio mi ha detto che non è più convinto che la vita coniugale faccia per lui... Tu capisci che scandalo e che vergogna sarebbe mandare tutto all'aria... Così, ho pensato a te... Perché non gli parli? Magari a te, che sei giovane e sei sposo da poco, ti ascolta!".

Il ragazzo restò a bocca aperta, non sapeva proprio che dire per consolare la zia, ma allo stesso tempo cercò il modo più diplomatico possibile per sottrarsi a quel grattacapo; oltre a non sentirsi adatto, non volle intromettersi in questioni che riguardano esclusivamente madre e figlio…
Percui, le propose:
- "Zia, mi spiace, ma io non mi sento adatto per una cosa tanto delicata... Non sono capace… Forse, ha ragione lui, è sempre stato ragionevole, se ora non vuole sposarsi...".

Ma Gisella non abbandonò la partita, era determinatissima a salvare "capra e cavoli", e cioè assecondare il volere del figlio ma soprattutto preservare il suo buon nome.
- "Riccardo, per favore... Non mi tradire pure tu… Aiutami!", gli disse quasi in ginocchio.
E, disperata, decise di giocarsi il tutto per tutto:
- "Se lo farai, poi io saprò essertene… riconoscente...".
Pronunciò quella parola con voce seducente, e un tono che non lasciava nulla all'immaginazione, calcando appositamente sulla parola "riconoscente" e sbattendo le ciglia, in modo tale da non lasciar dubbi...
Entrambi, oltre al grado di parentela, si facevano “simpatia” reciproca da sempre, e chissà – se non ci fosse stata tutta questa differenza d’età – forse sarebbero già da un pezzo “andati oltre”…

Intanto il ragazzo, ora si trovò tra due fuochi: mentre da una parte continuava a credere che quell’incombenza non lo riguardava, dall'altra quella "proposta indecente" della zia lo allettava e non poco: quante volte aveva fantasticato su quel corpo di donna matura, su quelle mammelle lottizzabili, arrivando persino a segarsi di nascosto?
Finalmente, poteva metterci le mani sopra, e quella sarebbe stata un'occasione davvero imperdibile...

Preso coraggio, disse alla zia:
- "E sia! Oggi proprio non posso, devo accompagnare Federica a una visita, ma domani sera ti prometto che lo inviterò a cena da noi, e ci parlerò... Speriamo bene!".
Tacque per qualche minuto, poi – come se stesse rimuginando su qualcosa che aveva ascoltato in precedenza – riattaccò, con una notevole dose di sfacciataggine:
- "Scusa zia, ma… non si potrebbe avere un anticipo di quella riconoscenza?".

Gisella stava quasi per dargli istintivamente un ceffone in pieno volto, ma – anteponendo la "ragion di stato" – acconsentì alla richiesta del nipote.
Lo guardò fermo negli occhi e, senza distogliere lo sguardo, gli ordinò perentoriamente:
- "Togliti i pantaloni e siediti qui, sul tavolo!".
Riccardo – nonostante fosse stato lui a fare quella richiesta – era imbarazzato, e temeva di non aver capito bene, ma eseguì lo stesso l'ordine.
Poi, Gisella gli afferrò lo slip per l’elastico, gli tolse anche quelli e si inginocchiò davanti a lui... Il suo uccello, già abbastanza rigido, era a pochi centimetri dalla sua faccia, con i testicoli gonfi e la cappella violacea.
La zia guardò compiaciuta un'ultima volta il nipote, diede una veloce occhiata a quel "mostro", e poi cominciò – senza stringere troppo – un pompino da mille e una notte... Spingeva il prepuzio verso il basso, con tanta forza che a un certo punto Riccardo temette per l'integrità del frenulo.

Arrivati al limite, la donna si accorse che se continuava così lo avrebbe fatto venire a breve; sospese quella manovra, e lo imboccò senza tradire alcuna emozione... Una, due, tre succhiate da fargli uscire pure le budella, poi sentì il palato colpito da intensi e ripetuti caldi "spari" di sborra...
Riccardo era venuto, e forse per rispetto per quella donna matura che aveva tanto desiderato, non emise alcun rantolìo di piacere...

Ripigliatisi entrambi dall'emozione, Gisella si alzò e andò in bagno per rinfrescarsi la bocca, mentre Riccardo si ripulì come meglio poté, si risistemò i pantaloni e si sedette così, tranquillamente, come stava quando era entrato nello studio.

Quando, dopo pochi attimi, Gisella tornò in ufficio, senza nemmeno sedersi puntò l'indice contro il ragazzo, e gli disse lapidaria:
- "Qui dentro non è successo niente... E mi raccomando: se vuoi mantenere il tuo posto di lavoro, vedi di darti da fare!".
Riccardo capì benissimo, e tornato a casa si mise immediatamente in contatto con il cugino…

Con una banalissima scusa, lo convinse ad accettare l’invito, e così si diedero appuntamento per la sera seguente…

4. Cena e dopo cena

Il caso o la fortuna volle che quel giorno, mentre Riccardo era impegnato nei preparativi della serata con il cugino, sua moglie ebbe un contrattempo e dovette partire immediatamente per andare a trovare i suoi genitori.
La cosa si stava mettendo bene, perché così – nonostante la preoccupazione – i due potevano parlare liberamente.
Purtroppo, però, il padrone di casa, parlando con sua madre (che poi era anche la zia di Simone), le fece sapere ingenuamente tutto l’accaduto, e la stessa si auto-invitò per dare una mano, o – come disse lei – per portare quel “bagaglio di esperienza” di una donna esperta e pensare lei alla cena…

C’è da ricordare che la genitrice di Riccardo, Samantha, era una donna che amava “vivere”, sempre in giro con le amiche e pronta a darsi e ricevere piacere, anche – come diceva lei – per via del suo lavoro, dove doveva fare opera di “rappresentanza”…
Per questo motivo, era “scansata” anche dalla sorella, che la frequentava il mono possibile per non essere pubblicamente associata a lei.

Finalmente, arrivò l’ora prefissata, e Simone si presentò a casa del cugino in perfetto orario, portando come “presente” una bottiglia di buon vino rosso.
Ovviamente, oltre all’invito – loro due, al contrario di Gisella e Samantha, erano in ottimi rapporti, frequentandosi quotidianamente anche per ragioni lavorative alla gioielleria – Simone non sapeva nulla del tranello che gli stavano tendendo…

Per questo, quando la zia andò ad aprirgli la porta, Simone rimase un attimo sorpreso, anche al pensiero di veder trasformata quella sera goliardica in un noioso incontro di famiglia.

La cena andò via tranquilla, fino a quando i due si trasferirono in salotto a prendere il caffè, che Samantha gli servì per poi sedersi insieme a loro…

Fu in quella situazione che la donna – mostrandosi quanto meno inopportuna – disse, con un sorriso:
- “Allora, Simone, non potremo più partecipare a quel matrimonio che si annunciava così memorabile?”.
I due ragazzi si guardarono… Riccardo era un pò impacciato, avrebbe voluto ucciderla, e così confessò che sua madre – la zia Gisella – gli aveva chiesto aiuto, guardandosi bene, ovviamente, di far parola del “premio” che lo attendeva in caso di successo.
Alla fine, il padrone di casa, cominciò:
- “Beh, visto che adesso giochiamo tutti a carte scoperte… Ma è vero quello che mi ha detto la zia?”.
E Riccardo:
- “Sì… Vedete, all’improvviso mi sono sentito come stretto in una gabbia, non posso pensare a vivere dovendo rinunciare alle mie abitudini per gli imprevisti che sicuramente capiteranno ogni giorno con una come Federica… Non è per lei, ma è fatta così, e io non me la sento di rinunciare a vivere…”.
Madre e figlio si guardarono, poi – silenziosamente invitata a farlo da Riccardo – fu Samantha a rispondere alle sue obiezioni:
- “Vedi, Simone, ma pensi che anche se non ti sposi le cose cambieranno? Gli imprevisti ci saranno sempre… Così, invece, rinunci ad altri PIACERI…”.
Pronunciò molto lentamente quella parola, come a voler far capire bene al nipote il significato.
Si vedeva che tra madre e figlio c’era un grande rispetto, una grande “complicità”, corroborata non da ultimo da una vacanza che Riccardo e la madre si erano regalata pochi giorni prima.

Tra domande e risposte, tira e molla, e bicchierini di liquore ad alta gradazione, Samantha, mezza brilla e con ancora il bicchiere in mano, iniziò ad avere caldo…
Quella sera Samantha indossava un vestitino leggero allacciato sul davanti, variopinto, sbracciato e lungo sopra le ginocchia, mentre sopra le coppe erano sostenute da due laccetti annodati dietro al collo, che lasciavano a vista due magnifiche ascelle pelose.

La donna, in balia dell’alcool assunto, smaniava… Cominciò a spogliarsi, e i due ragazzi la lasciarono fare… Come se fosse sola in camera sua, slacciò le cordicelle del pezzo di sopra, le quali caddero lungo il suo busto; lei, le afferrò per le estremità, e le allungò ancora di più verso il basso liberando – questo era il desiderio inconfessabile del nipote – un seno fenomenale, gigante (lei, al contrario della sorella, era una sesta misura assolutamente naturale), che stava su a dispetto di qualsiasi legge di gravità.
Dopo un primo turbamento erotico dei ragazzi, i loro occhi andarono ad appuntarsi sulla vetta di quelle alture fatte di carne… Due areole né troppo grandi né troppo piccole, scure e a sbalzo, facevano da base a dei capezzoli grossi e carnosi, tanto seducenti da far venire voglia di essere palpati.

Samantha non si rendeva conto dello spettacolo che stava offrendo, e cominciò a aprire, bottone dopo bottone, quell’abito sul davanti, finchè – giunta all’ultimo – abbassò le braccia e si lasciò scorrere il tessuto giù fino ai piedi.
Per Riccardo e Simone fu come l’aprirsi del sipario e sentire lo squillo potente delle trombe del coro dell’Aida… Samantha quella sera non portava biancheria intima neanche sotto, e i giovani – risalendo dalle caviglie (impreziosite dalla solita cavigliera da vacca) lungo le gambe e le cosce della donna – poterono contemplare un ampio triangolo di peli riccio e nero che le nascondeva la fica. Cosce massicce, fianchi arrotondati e una pancia ben riconoscibile completavano quel corpo da incanto…

Poi, ridacchiando, sempre mantenendo il calice in mano, fece una rapida piroetta che mise in mostra un culo massiccio ma perfetto.

Fingeva (d’accordo con Riccardo, e a beneficio di Simone) o era davvero ubriaca?

Iniziò un balletto scoordinato per tutta la stanza, e ogni tanto sorseggiava quel che restava dal bicchiere.
Quando ebbe finito, gettò il calice alle sue spalle e, guardando la patta del nipote che mal celava un rigonfiamento inequivocabile, si accucciò davanti lui.

Tastò da sopra i pantaloni quella forma, con le due mani afferrò la fibbia della cintura e la tolse. Poi, sbottonò quell'unico bottone dei jeans e fece scorrere la cerniera...
Con voce malferma disse:
- "Ora, vediamo cosa c'è...".
E prendendogli i pantaloni dai fianchi, glieli sfilò, prima da una gamba e poi dall'altra.
Strusciando quelle enormi tette sulle gambe di Simone, le risalì fino ad appoggiare la bocca sulle mutande del ragazzo... Le spostò da un lato, e infine gli agguantò il cazzo per farlo finire nel profondo solco tra le due mammelle.
Così messa, cominciò una spagnola da brividi, tanto che il nipote evidenziò le prime gocce sulla punta del glande...
Allora, decise di completare l'opera iniziata, e – con decisione – strappò via lo slip, fece saltare tutti i bottoni della camicia come una mitraglia, e lasciò anche Simone assolutamente nudo.
Poi, con fare da maestrina:
- "Fai attenzione, adesso ti faccio vedere cosa ti farà tua moglie, e capirai perché ti devi sposare al più presto...".
Si alzò in piedi, mettendosi poi a cavalcioni sulle gambe del ragazzo, e scendendo con esasperante lentezza andò ad "imboccare" il membro di Simone nella sua bagnatissima fica.
Scese fino alle palle – strofinando l’asta sul grosso clitoride –, per poi risalire, e ridiscendere di nuovo, in uno smorzacandela perfetto.
A un certo momento, il cazzo di Simone cominciò a palpitare all'impazzata, fino ad esplodere nel ventre di Samanta, con tanta forza che la donna – per giusto contraccolpo – venne sollevata di alcuni centimetri.

Simone si sentì tremendamente spossato, ma non la zia, che volle "godersi" pure il figlio, il quale si era già denudato ed aspettava il suo turno...
Questa volta, Samantha volle sperimentare la penetrazione anale più profonda della sua vita: mentre lei, riversa sul cazzo del nipote, era praticamente a 90 gradi ed offriva lo sfintere, Riccardo puntò il suo palo nel culo della genitrice e spinse con determinazione...
Erano praticamente tutti e tre un corpo solo, a tal punto che i due stalloni eruttarono all'unisono dentro di lei.

Ai tre amanti, ci volle un bel pò per riaversi, e quando furono di nuovo lucidi Samantha – adagiata in mezzo ai due maschi – ebbe a dure, con quel viso da troia rivolto a Simone:
- "Ti è piaciuto? Questo è il matrimonio!".

Il cugino, allora, volle "battere il ferro finché è caldo", memore del fatto che dall'esito positivo di quella serata dipendeva l'ottenimento o meno della "riconoscenza" completa di zia Gisella; e incalzò Simone:
- "Allora, che dici? Farai contenta tua madre?".

Simone, dopo tanta generosa disponibilità, non se la sentì di negarsi ancora, e capitolò definitivamente...

5. Amore di mamma.

La mattina seguente, è un mercoledì, giorno lavorativo. Sono già le undici e ne Simone ne Riccardo si sono ancora fatti vedere alla gioielleria…
Così Gisella, preoccupata, telefona a casa e – dopo varie insistenze – finalmente il ragazzo va a rispondere.
- “Gioia, ma che succede, non ti senti bene? Lo sai che ore sono? Ti stavo aspettando in negozio… Dobbiamo scegliere le fedi!”.
E’ ancora mezzo assonnato, e ci mette un po’ a realizzare. Poi, riordinate le idee, si scusa:
- “Sono mortificato mamma, ma sai ieri sera con Riccardo abbiamo fatto tardi… Abbiamo bevuto qualche bicchiere di troppo, e così stamattina non ho sentito la sveglia… Mi faccio una doccia veloce e vengo subito…”.

Gisella è una mamma comprensiva, e capisce il momento difficile; riflette un attimo, poi lo esorta a far presto e chiude la telefonata; di come era andata la sera prima con il cugino gli avrebbe raccontato a casa, la sera: anche lei era in uno stato tale che – se fosse stata una brutta notizia – avrebbe voluto allontanare il più possibile il momento della “resa dei conti”.

Il cugino, naturalmente, si era guardato bene dal riferirgli quello che era successo (oltretutto le due sorelle non erano in rapporti idilliaci, e lui non voleva immischiarsi), si era tenuto sul vago, dicendogli che almeno quello era compito di suo figlio dirglielo.

A fine giornata, a casa, la mamma vide subito che l’atmosfera si era rasserenata rispetto al giorno prima, e si fece fiduciosa… Aspettò, tuttavia, che fosse il ragazzo ad andare a cercarla per darle la buona notizia.
Era l’ora di cena quando Gisella e Simone si misero a tavola, e lì Simone prese coraggio e disse:
- “Mamma, come ti ho detto stamattina al telefono, ieri sera sono stato a parlare con Riccardo…”.
La donna si sentì il cuore battere a mille, quelle parole del figlio, infatti, potevano voler dire qualunque cosa.
- “Bene…”, seppe soltanto profferire, in attesa che lui continuasse la spiegazione.
Si vedeva che Simone era sì era sì rasserenato dal suo punto di vista, ma era a disagio e stava cercando il modo migliore per spiegarsi.
Infine, sbottò:
- “Riccardo mi ha fatto capire che il matrimonio è una bella cosa, e allora ho pensato che valga la pena provare… Almeno, non potrò dire di essermi impuntato sulle mie idee”.

Ma il sesto senso di Gisella le fece percepire che cera qualcosa di strano, di troppo “semplice” nella decisione del figlio, e così cominciò a interrogarlo a raffica. E più Gisella poneva domande particolari, chiedeva di conoscere dettagli, sfumature, circostanze, più Simone appariva intimorito.
A un certo punto, si fece scura in volto, e lo mise con le spalle al muro:
- “Simone, non sono un’idiota… Cosa è successo veramente? Non voglio che ti sposi per fare piacere a me, ma nemmeno per qualche motivo passeggero, magari pure piacevole…”.

Il ragazzo sapeva benissimo che i rapporti tra la madre e sua sorella erano a dir poco tesi per la vita che quest’ultima conduceva e per il “mestiere” che aveva deciso di intraprendere gettando un’ombra sull’attività di famiglia, e per questo motivo non aveva il coraggio di dirle la verità.
La zia le aveva domato dei momenti sublimi, ma la mamma era pur sempre la mamma…

Così, senza tanti peli sulla lingua, le confessò:
- “Mamma, se mi sposo è anche grazie a zia Samantha!”.
Gisella cadde dalle nuvole… Non capiva ancora bene cosa c’entrasse quella troia della sorella, ma immaginava con terrore cosa potesse essersi inventata. Perciò, incalzò il ragazzo:
- “Samantha?? Cosa c’entra lei con te? Ma non eri andato a casa di tuo cugino?”.
E piĂą parlava, e piĂą le si chiariva ogni dubbio, aiutata in questo dalle parole dette e non dette dal figlio.
Il quale, alla fine di quel serrato interrogatorio, le rivelò ogni cosa, prima fra tutte la gran scopata che la zia gli aveva fatto fare, la quale si era fatta poi inculare dal figlio.

Gisella, aveva colto nel segno! Sentiva che i “metodi persuasivi” di Samantha non potevano che essere quelli, e si infuriò tremendamente, non tanto con Simone che era ingenuamente cascato nella sua trappola, quanto con quella cagna perennemente in calore che aveva approfittato di quel momento di debolezza. Quanto, infine, al nipote, con lui se la sarebbe vista il giorno dopo al lavoro!

Ma la donna non poteva lasciare che Simone conoscesse il senso del piacere attraverso una poco di buono, e così prese un’altra decisione “estrema” in pochi giorni.
Gli disse:
- “Amore, pensi che la tua mamma non sarebbe stata capace di farti provare quei piaceri? Sai, tuo papà mi ha posseduta in ogni modo ed ogni volta che ne aveva voglia…”.
Simone, sempre più imbarazzato, teneva lo sguardo a terra, quando all’improvviso Gisella iniziò a denudarsi davanti a lui:
- “Beh, che ne dici, non sono ancora desiderabile? Sai quanti ancora si voltano a guardarmi il culo e le tette! Allora, che te ne pare?”.
Il ragazzo, un po’ per accontentarla, ma soprattutto perché lo pensava veramente, le disse:
- “Lo vuoi sapere davvero? Sei una gran fica, mamma!”.
Intanto, la donna era rimasta in reggiseno – che però non riusciva a contenere per intero tutte le coppe delle sue mammelle rifatte – e perizoma, e al collo aveva una collanina d’oro che la faceva ancora più sexy.
Simone era a bocca aperta, mai si sarebbe aspettato di vedere sua madre in atteggiamenti così provocatori… Ma si dovette ricredere quando – con fare da pornostar navigata – gli puntò un dito in petto, facendogli perdere l’equilibrio all’indietro e finire sul divano della cucina che gli stava provvidenzialmente alle spalle.
Ora, aveva assunto proprio maniere da spettatore: vedeva Gisella ostentare uno spogliarello tutto per lui… Si tolse il reggiseno e glielo lanciò contro, per poi completare l’opera calandosi lo slip e depositandoglielo sulla faccia.
Poi, allargò le braccia e – in tutta la sua bellezza – gli spiegò le ragioni di questo plateale spettacolo privato:
- “Tua zia è una gran vacca e ti ha fatto godere, ma non immagini nemmeno lontanamente quello che posso farti io… Voglio farti provare cosa vuol dire andare a letto con una femmina vera!”.

Il ragazzo si trovò spiazzato da questa “dichiarazione di guerra” di Gisella, ma fu ben lieto di scoparsi la madre dopo essere stato chiavato dalla zia.
In un batter d'occhio, fu nudo come la stupenda donna che aveva davanti, e le sue mani si posarono tremanti su di lei.
Era così bella, nonostante fosse sua madre, che iniziò ad accarezzarle le caviglie, salì su per i polpacci e le ginocchia, e poi sulle cosce affusolate, per arrivare dove sarebbe voluto arrivare da sempre.
Le strofinò la fica, e la sua mano si impregnò dei suoi umori.
A quella subitanea reazione di Gisella, anche il cazzo di Simone reagì prontamente, facendosi durissimo all'idea che tutto quello che stavano facendo era sbagliato agli occhi delle persone perbene...

Così esaltato, il giovane salì sempre più in alto e le strizzò una tetta; fu a quel punto che la mamma – riacquistando per un istante un minimo di buon senso – ebbe ad esclamare:
- "Che stiamo facendo… Lo so che è fatto male, ma lo desideriamo entrambi... Dunque, continua, ti prego...".

Sentendosi incoraggiato, Simone fece scorrere una mano dentro la fica, mentre con l'altra prese la quella di Gisella e la posò sul suo membro affinché cominciasse a pomparlo.

Lei, che dopo tanto tempo vedeva un cazzo, glielo baciò come avrebbe baciato per la prima volta un uomo...

Vista una tale risposta da parte della madre, il ragazzo trovò il coraggio di dire alla donna:
- "Succhiamelo, mamma!".
E lei iniziò a lavorarlo come una vera puttana...

Mentre era con le mani nella patata della sua genitrice e lei lo masturbava, a un certo punto l'eccitazione fu tanta che lo fece quasi svenire. Gisella, presa da quel momento di supremo godimento e libera da qualsiasi freno inibitorio, confessò a Simone:
- "Pensa, ero così brava a fare pompini, che tuo padre mi aveva sposata proprio per questo..." .

Simone stava vivendo un incantesimo, e lei gli stava assorbendo anche il cervello.
Venne tra le sue mani, e lei si affrettò a ripulire tutto.

Il ragazzo, poi le disse:
-"Bene... Adesso tocca a me farti venire", e si abbassò tra le sue cosce…
Iniziò a leccarle la fica, una vagina un pò "consumata" dall’intenso uso ma ancora di una meravigliosa bellezza.
Davanti a sè aveva aperta la "strada" che conduceva al clitoride, e di tanto in tanto le mordicchiava le grandi labbra, perché capiva che a lei questo lavoro la faceva impazzire, e questa era l'unica cosa che importava... far godere sua madre!

Quando fu bella bagnata, il giovane finse – per farle accrescere il desiderio – di allontanarsi per un momento da quel "fiero pasto", ma giusto il tempo per sostituire alla lingua il suo pisello.

Bastarono poche bastonate, e Simone venne dentro quella sacca da cui era uscito 24 anni prima; dopo di che, anche Gisella – con un dito del figlio piantato nello sfintere – esplose tutto il suo piacere inondando la stanza.

Venuta meno l'eccitazione di quel momento, Simone le baciò tre volte – il numero perfetto – quella passera vogliosa, come a suggellare la loro “unione familiare”.

Infine, Gisella si ricompose e disse a suo figlio:
- "D'ora in poi, sarĂ  tua futura moglie a godere di te, ma voglio che tu sappia che stasera mi sono sentita di nuovo femmina grazie a te, amore di mamma!".

Si addormentarono insieme, sereni. Su quel divano, ma la donna sapeva bene che per lei non era ancora finita: l'indomani, infatti, c'era da "pagare" il debito con Riccardo...

6. Estinguere il debito.

L'indomani mattina, Gisella, Simone e Riccardo si ritrovarono tutti e tre in gioielleria, e ognuno sapeva del "segreto" con l'altra.

Mancavano ormai due giorni al matrimonio di Simone, ma il cugino non dimenticò la promessa della zia.
Con una scusa, di nascosto da Simone, sgattaiolò in ufficio e le disse, sogghignando:
- "Buongiorno, zia... Allora, tutto è bene quello che finisce bene!"

La donna, che era ancora infuriata con la sorella, digrignò i denti e sbuffò dalle narici come un toro inferocito, e gli disse:
- "Sei un verme, uno sciacallo... Hai fatto scopare un ragazzotto da quella troia di tua madre!".
Ma Riccardo, che in fondo era della stessa pasta, con una gran faccia tosta le domandò spiegazioni, come se fosse all'oscuro di tutto.
Poi, andò all'attacco:
- "Piuttosto, zia, ti ricordi di quella promessa? I debiti si pagano!".

Gisella lì per lì, fece finta di non capire, e cercò di sottrarsi, ma il nipote la incalzò:
- "Ricordati che tua sorella ha il vizio di registrare tutto... E se non rispetti i patti, avrai delle brutte sorprese... In fondo, se Simone si sposa è anche merito mio…".

Gisella si sentì il cuore battere nel petto, non sapeva che fare, come comportarsi con quel maiale...
Sapeva, invece, che da Samantha doveva aspettarsi di tutto – perché dietro al nipote c’era certamente lei – e quindi si risolse a" pagare"...

Disse a Riccardo:
- "Va bene... Vieni a casa mia domani, troverò un modo per allontanare Simone...".
Lui, però, non si mostrò d'accordo, e – con una certa dose di fantasia – ricominciò:
- "Io, zia, invece avrei una proposta diversa da farti... Visto che tutto è cominciato qui, su quel tavolo, perché non concludiamo la faccenda qui?".
Gisella riflettè un poco... Si disse: forse non ha torto, in fondo così non dovrò cercare scuse inverosimili con Simone...
Poi accettò la proposta:
- "E sia come vuoi tu, domani sera, alla chiusura, aspettami qui dentro, che io congedo gli altri…".

Così, arrivò il venerdì sera, e i due si ritrovarono come si erano promessi. Gisella chiuse il negozio e – dopo essersi cambiata velocemente – raggiunse immediatamente il nipote pronta a risolvere una volta per tutte il problema e pronta all’estremo sacrificio per l’unica ragione della sua vita, Simone…
Quando aprì la porta dello studio, Riccardo rimase a bocca aperta: la donna indossava un vestitino rosa confetto, chiuso con nastrini su entrambi i fianchi e per tutta la sua lunghezza, in modo da lasciar vedere il perizoma e uno stacco di coscia davvero notevole; sopra, un generosissimo seno era costretto in un incrocio che lasciava vedere praticamente tutto, coprendo solamente capezzoli e areole; e per finire, ai piedi calzava un sandalo nero con dei laccetti che si annodavano fin su le caviglie.

Il giovane si vedeva essere stato folgorato dalla vista della zia, che aveva ostentatamente indossato quel tipo di abito.
Ad ogni modo, non lasciò prendere il sopravvento alle sue emozioni, e per rompere il ghiaccio disse una frase che Gisella non avrebbe mai più dimenticata:
- “Sai, ho sempre pensato che tu fossi diversa da mia madre… diversa in meglio… e ho sognato che la mia prima volta sarebbe stata con te! La seconda parte del mio desiderio purtroppo non si è avverata, ma ora siamo qui, soli, io e te..”.
La donna rimase stordita a fissarlo, le tremavano le gambe, e lui si alzò dal divano, si avvicinò, cominciò a morderle le labbra e la baciò: un bacio infinito, tenero e passionale allo stesso tempo.
Riccardo, ebbe un’intuizione, fulminea, e prendendola per mano senza dirle nulla la portò nella parte del negozio aperta ai clienti, sul banco a vetri sotto cui erano i gioielli in vendita. E disse:
- “E’ giusto che una gemma preziosa stia con le sue sorelle…”.

Sapevamo entrambi cosa di lì a poco sarebbe successo. Gisella non volle lasciare tutta l’iniziativa al nipote, e così sbottonò velocemente la sua patta e gli tirò fuori il membro, che era già duro e grosso, un cazzo marmoreo come ne aveva visti pochi.
La zia iniziò a ciucciarglielo golosamente, e sentì che Riccardo era sbigottito e in balia di lei per poter pensare di fare qualcosa: il “nipotino”, non immaginava, infatti, che la sua zia preferita fosse così ingorda di cazzo, quasi quanto la sorella...
Si fermò appena in tempo prima lui venisse irrimediabilmente; si spogliarono completamente e cominciarono a scopare sul pavimento.
Si sentirono complici, si guardarono, e questa volta Riccardo – com’era immaginabile – venne.

Nel secondo round, lui la mise a pecora e – con quel ben di Dio che Riccardo si trovava in mezzo alle gambe – la martellò senza alcuna pausa, con un’energia equina, lasciandola ansimante sul pavimento.
Sorprendentemente per entrambi, si era creata una bella intesa, e nessuno dei due sembrava far caso allo stretto rapporto di parentela, la vivevamo come il legame piĂą regolare di questo mondo.

Si concessero qualche momento di pausa, poi Riccardo ricominciò a leccarle ogni centimetro del suo incantevole decoltè, ammirò il suo prosperoso seno, lo leccò, lo morse, per poi voltarla a pancia sotto, la rimise a pecora e le bisbigliò all’orecchio cosa voleva fare: voleva farle il culo!
Gisella trasalì, non l’aveva mai fatto nemmeno con il povero marito, ma alla fine – vinte mille perplessità – accettò…

Accettò, ma volle essere lei a prendere l’iniziativa… Si rigirò, afferrando il cazzo tra le mani, lo leccò ben bene, se lo portò sulle tette e poi dritto in gola.
Era tutto pronto… Si girò ancora una volta, e disse al nipote:
- “Dai, scopa il culo della tua zietta!”.
Riccardo la scopò nel culo ferocemente, e con una mano le tappò la bocca per non far udire fuori le urla.
La copula contro natura durò pochissimo; contemporaneamente, mentre lui le esplose dentro l’intestino, lei venne stimolandosi manualmente il clitoride.

Mancava ancora la classica scopata in fica…
Riccardo tornò subito a morderle il seno, mentre lei gli fece un bel pompino concludendo la “pratica” segandolo coi piedi e portandolo ad un livello di eccitazione indescrivibile.
Lui continuava ad essere affascinato dal corpo di Gisella, e si appoggiò col capo al suo bacino, le diede un tenero bacio sull’ombelico e poi scese giù.
La donna assecondò il ragazzo, sfiorandogli il viso e indirizzandolo verso la sua vulva…
Poi, affondò la lingua tra le labbra della fica e cominciò un movimento stupendo, con Gisella che reagì contorcendo i muscoli e allargando irrazionalmente le cosce.
Riccardo, rispose indugiando a baciarle il sesso ormai aperto con una voglia infinita.
Gisella, grazie a queste manovre venne tre volte, irrorando con i suoi succhi la lingua del suo maschio, che le era interamente sprofondato dentro ed ispezionava la sua “grotta”.

Ad un tratto, Riccardo diresse verso quella cavità tutta pulsante il suo salsicciotto, dritto e svettante come un obelisco… Iniziò a penetrarla, come un forsennato, velocemente, e lei lo agevolò con il movimento delle anche…
Lo sentì dentro esplorarle tutta la sua intimità; non trovava ostacoli di alcun genere, sembrava un caterpillar in azione che di lì a poco avrebbe raggiunto l’utero…
Quel cazzo stava “giocando”, e alternava robuste legnate contro cui Gisella si sentiva piacevolmente impotente, con attimi di sosta in cui tirava fuori il suo durissimo pene per poi reimmergerlo di nuovo con tutta la sua potenza e il suo peso.
style='font-size:12.0pt;font-family:"Verdana","sans-serif"'>La zia stava provando orgasmi a ripetizione, e lui si sentì sfinito, e la monta era stata un compendio di eros e di piaceri proibiti.
Finalmente, anche lui gode, riempiendola come una troia… dieci, quindici sborrate consecutive la martellano incessantemente…

Alla fine, il giovane si rialza e crolla a fianco della donna, molto provato.
- “Riccardo, sei stato grande!”, fu tutto quello che seppe dire Gisella…

7. Conclusione.

Finalmente, si arrivò al giorno tanto atteso per Simone, e Gisella era raggiante.

Tra gli invitati c'erano anche Samantha con suo figlio Riccardo, che avevano giĂ  provveduto anticipatamente a fare i loro "regali" a madre e figlio...

L'unica a non essersi accorta di niente fu la sposa, che si ritrovò un marito già perfettamente "tagliandato" prima ancora della prima notte di nozze.

Ad ogni modo, la gioielliera aveva raggiunto il suo scopo... ma a che prezzo!!!


FINE.
 

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