Esperienza reale Topless

Topless

  • Estero

  • Italia, spiaggia isolata

  • Italia, ovunque e con chiunque


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James24

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La mattina seguente venni svegliato da un allegro "Ciao, buongiorno!!": la voce era quella di Diana ma il suono era abbastanza lontano ed ovattato. Aprii gli occhi a fatica e vidi che non era in tenda, pensavo di aver dormito troppo, ma non sentivo ancora il solito caldo e la luce del sole scarseggiava: guardai l'orologio: erano appena le 7.15. Pensai fosse andata in bagno, il mattino precedente si era lamentata che fosse troppo affollato alle 9. Mi concessi i soliti 5 minuti per carburare, prima di accorgermi che la borsa della fotocamera era aperta: c'era tutto, per fortuna, ma non il costume sexy che avevo lasciato dal giorno prima. Iniziai a provare una certa eccitazione, che spesso mi porta a volare con la fantasia: " e se fosse già andata in spiaggia"? Durante l'inverno avevo sognato un paio di volte di andare al mare da solo dalle mie parti e di beccarla in topless, anche in bella compagnia.

Senza nemmeno andare in bagno a lavarmi, misi di corsa il costume, presi la borsa e scesi in spiaggia. C'era il deserto assoluto, il mare era una tavola e vedevo solo il trattore che puliva la spiaggia nei pressi dello stabilimento. Di Diana nemmeno l'ombra. Risalii in campeggio per sistemarmi meglio e vidi lei da lontano che scendeva dalla parte opposta, cioè dal viottolo che conduce al bar ed ai bagni. Indossava i soliti pantaloncini ed il reggiseno del costume dei miei desideri; su una mano portava la maglietta, sull'altra la borsa con asciugamano e saponi vari. Mentre si avvicinava notavo che le sue tette esplodevano paurosamente, ancora più di ieri, i triangoli del reggiseno erano ancora più piccoli rispetto al costume del giorno precedente ed in più, complice l'aria ancora fresca, i suoi capezzoli erano turgidissimi , sembrava volessero scoppiare bucando quei minuscoli triangolini. Arrivò brontolando a bassa voce "questa maglietta odora di mare, di salsedine, senti che puzza: è inutile lavarsi se poi continuo a mettermela": entrò in tenda, ne indossò un'altra e uscì di nuovo per mettermi fretta, voleva scendere in spiaggia prima che iniziasse a fare troppo caldo, i suoi capezzoli continuavano a contrassegnare anche la maglietta: iniziò a sussurrarmi che aveva fatto un pò tardi perchè... ma poi si interruppe e mi sollecitò ad andare in bagno a prepararmi e che mi avrebbe raccontato tutto in spiaggia: i nostri vicini dormivano ancora e non voleva svegliarli chiacchierando davanti alle loro tende.

Mi sbrigai il più possibile e dopo 10 minuti eravamo già in spiaggia. Si diresse verso il bagnasciuga con passo deciso e poi iniziò a camminare qualche centimetro avanti a me: riprese a raccontarmi che si era intrattenuta qualche minuto al bar con i bagnini dello stabilimento, due ragazzi del posto, ai quali aveva chiesto informazioni "turistiche" su quali spiagge valesse la pena visitare per evitare di ascoltare gli schiamazzi dei bambini ed i cavoli delle famiglie altrui. Uno di loro aveva forse male interpretato la sua domanda e le chiese se per caso fosse una nudista e lei un pò sdegnata aveva risposto che voleva semplicemente stare un pò in pace, nient'altro... lui si era scusato affermando che di solito sono i nudisti a fare questo tipo di domande, informandola comunque che la parte finale della spiaggia della Feniglia, a circa 5km dal nostro campeggio, era frequentata da nudisti in alcuni periodi dell'anno, quindi sicuramente potevamo starci tranquillamente anche noi nelle immediate vicinanze, a costo di intraprendere una lunga passeggiata. Nonostante la preziosa indicazione, continuava ad essere molto critica e polemica nei confronti di questo ragazzo, si era parecchio risentita della sua allusione, ma volli sdrammatizzare e le chiesi se al bar era andata indossando la maglietta o se l'aveva già tolta: lei mi rispose stizzita "sono andata con il reggiseno del costume, mi ero già lavata in bagno, la maglietta puzzava, non l'ho rimessa e volevo un caffè, mica ero nuda, ci vanno tutte al bar in bikini"... risposi che la mia era solo una curiosità e che non ero affatto geloso, anzi se ci fosse andata in topless sarei stato ancora più felice: lei continuò "certo, ci mancava pure: già mi guardavano in costume, soprattutto l'altro, quello che non parlava, sembrava che non avesse mai visto una in bikini, ha sbagliato mestiere, che cavolo: era meglio non chiedergli nulla. Eppure ce ne sono tante migliori di me su questa spiaggia, ieri avevano lo stabilimento pieno di belle ragazze, alte, curate, appena uscite dalla parrucchiera..." . Mi feci una bella risata ma dentro di me pensavo che in poche hanno tettone piene come le sue e capezzoli che esplodono da triangolini microscopici...

Sembrava mi avesse letto nel pensiero e, calmandosi, continuò ancora: "A me poi non piacciono quei grandi reggiseni imbottiti o con i ferretti, mi stringono, sono scomodissimi, quelli a fascia vorrei provarli ma non li trovo carini della mia misura... e non parliamo dei costumi interi: da adolescente li portavo per coprire le tette il più possibile ma mi riempivo di segni dell'abbronzatura, che sono odiosi: e allora mi metto i triangoli: saranno troppo piccoli e inadatti per il mio seno, sicuramente, ma almeno sono comodi, pratici, si asciugano in fretta e quello che devono coprire lo coprono". Sorrisi divertito pensando: "mica tanto"...

Nel frattempo avevamo percorso un tratto quasi doppio rispetto al giorno precedente, la spiaggia era praticamente nostra e solo a parecchia distanza si vedeva un gruppo di sei o sette pescatori e ancora più in fondo si ricominciava a scorgere qualche ombrellone sparuto, forse era l'inizio della zona nudista.

Decidemmo di fermarci un attimo: Diana "analizzò" il comportamento dei pescatori, che non si erano nemmeno accorti del nostro arrivo, presi com'erano a fissare i loro galleggianti. Disse che potevamo anche fermarci senza andare oltre, perché sembravano innocui. Voltò le spalle e si girò a valutare anche la zona da cui venivamo, per constatare che la distanza dall'ombrellone più vicino fosse quasi chilometrica.

Mentre piazzavo l'ombrellone e gli asciugamani mi tremavano le gambe e la voce al pensiero che stavo per vederla in perizoma, al mare, per la prima volta.

Ragazzi, io dopo un pò mi stanco a scrivere, dovrei essere più sintetico, lo so, ma quando leggo i racconti degli altri mi piace che siano dettagliati, voglio immaginarmi passo passo e senza frenesia le varie scene descritte e cercherò di fare lo stesso con i miei racconti, che saranno tanti se vorrete. Spero di non essere l'unico a pensarla così, altrimenti abbiate pazienza. Mi auguro che la vostra Pasqua sia stata migliore, anche grazie a questi racconti, magari la Pasquetta sarà ancora meglio, chissà. Che ne pensate intanto di Diana? Vi è piaciuto leggermi, finora?
AMico tu in questo treadh sei il migliore!!! Così dettagliato sono fantastici! Dovresti farci un libro
 

selpot

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Cercai di rilassarmi con un lungo respiro, mi stavo eccitando ancor prima che Diana si spogliasse. Intanto lei andò a sentire quanto fosse gelida l'acqua, senza liberarsi dei suoi vestiti: si girò verso di me, sorpresa dalla temperatura più che accettabile per un bagno: avevamo camminato molto, anzi troppo ed il caldo iniziava a farsi sentire. Si tolse la maglietta ed uno dei capezzoli ovviamente faceva capolino, ma stavolta se ne accorse subito e annodò il laccio al collo con più energia.

Finalmente arrivò il momento che attendevo tanto: abbassò i pantaloncini guardandomi negli occhi e li tolse ma... lo slip mi sembrava troppo grande per essere un perizoma ed era anche a tinta unita blu, contrariamente al reggiseno che era a righe bianche e blu; si piegò per riporre i vestiti nella borsa e si girò di schiena, mostrandomi il sedere interamente coperto da uno dei soliti mutandoni inguardabili. Stavo per esplodere di rabbia, se ne accorse ma mi fece cenno di tacere: "adesso ci facciamo un bagno e poi ne parliamo". Risposi che il bagno poteva farselo anche senza di me, non ne avevo voglia. Ma lei non si scompose affatto: "Allora ne parliamo quando esco" e si buttò in acqua. Avrei voluto lasciarla da sola ed andarmene, ci ero rimasto troppo male, che delusione! Se fossimo stati vicini al campeggio lo avrei fatto di sicuro, conoscendomi. Aspettai che si allontanasse dalla riva, mi girai di spalle e rovistai nella sua borsa: il perizoma era presente, insieme al reggiseno dell'altro costume. Tirai un parziale sospiro di sollievo ma il nervosismo non passava, presi il mio asciugamano e lo posizionai sotto l'ombrellone, non mi andava di averla vicino ma non ne volevo sapere nemmeno di rimanere ad aspettarla come un idiota. Così, mentre la furbacchiona sguazzava in alto mare, optai per una passeggiata solitaria "di protesta" verso la zona nudisti, che magari servisse a calmarmi nel vedere le tette o il culo di qualcun altra. In un paio di minuti raggiunsi i pescatori, che nel frattempo si erano divisi in due gruppi: due di loro, infatti, si erano avvicinati di qualche metro alla nostra postazione, un uomo di mezza età piuttosto atletico ed un ragazzo tra i 16 ed i 18 anni, anche lui già prestante: padre e figlio probabilmente. Invece altri 5 di loro non si erano mossi, ma ora li vedevo molto meglio: tre uomini sempre sulla cinquantina o poco meno e due ragazzi forse leggermente più grandi del primo che avevo notato. Salutai i due che si erano staccati dal gruppo: mi risposero con garbo e simpatia, contrariamente alla maggior parte della "categoria pescatori", schiva e poco propensa al dialogo con chi invade il loro territorio: erano locali, con accento marcatamente toscano. Pensai quindi che non stessi disturbando e chiesi se avevano pescato qualcosa e quali tipi di pesce fossero maggiormente presenti in quelle acque. Mi risposero che stavano pescando dall'alba e che finora avevano catturato solo 2 spigole di 3 etti l'una, decisamente poco rispetto a quanto pensavano: forse dipendeva dal troppo caldo perché la zona di solito è molto pescosa e proficua. Prevalevano le spigole, le orate ed altri nomi di pesci mai sentiti prima, forse dialettali. Notarono che il mio accento era molto diverso dal loro e iniziarono a darmi anche qualche indicazione turistica, dopo aver sentito che era la prima volta che mettevamo piede all'Argentario. Curiosamente il ragazzo mi domandò con una certa disinvoltura se fossimo nudisti, mi venne da ridere e spiegai che era già la seconda volta che ci veniva chiesto nella stessa giornata. Anche a loro confidai che amavamo semplicemente la tranquillità e poi, con una malcelata rabbia addosso, puntai il dito verso il nostro ombrellone ed esclamai che la mia compagna non era disposta a mostrarmi nemmeno le chiappe in una parte di spiaggia deserta, figuriamoci un suo nudo integrale... scoppiarono a ridere e chiarirono che i nudisti occupavano da molti anni la parte conclusiva della spiaggia, (indicandomi proprio la zona finale in cui erano piantati gli ombrelloni che vedevo in lontananza appena arrivati), ma anche quella in cui eravamo noi, nei periodi di maggiore affollamento. Mi rivelò con estrema schiettezza che la maggior parte dei nudisti abituali erano uomini anziani oppure ambosessi obesi e che solo di Sabato o di Domenica "si vedeva qualcosa di decente". L'uomo annuì e rincarò la dose affermando seppur con meno irruenza che quando era possibile, loro preferivano tenersi a distanza dai nudisti ma che comunque si era creato un rapporto di civile e rispettosa convivenza, com'era giusto che fosse. Poi mi consigliarono molti altri posti della zona che rispondevano alla nostra semplice esigenza di isolarci dalla massa. Devo ammettere che mi ero molto divertito in quei 20 minuti di conversazione, ma la voglia di raggiungere i nudisti mi era passata in fretta, visto il sesso, la corporatura e l'età media predominante. Tornai indietro congedandomi cordialmente.

Mentre mi riavvicinavo, Diana usciva dall'acqua, i nostri sguardi si incontrarono per un secondo ma abbassai la testa per evitarla. Mi sdraiai sul mio asciugamano, sotto l'ombrellone, lei rimase in piedi per sgocciolare ed iniziò ironicamente anche a rimproverarmi per essere andato dai pescatori: "bravo, abbiamo camminato per chilometri inutilmente, adesso non potremo stare in pace neanche qui". Risposi che la cosa era del tutto irrilevante ormai, visto che non c'era nulla da vedere; aggiunsi poi che, in cuor mio, speravo che venissero a cimentarsi proprio davanti a noi, almeno avrei trascorso il tempo a seguire le loro tecniche di pesca.

Si offese, rivelando che la sua intenzione era quella di indossare il perizoma dopo aver fatto il bagno, anche per cambiare lo slip bagnato con uno asciutto con l'occasione, ma ribattei che era una sciocchezza bella e buona, perché se l'acqua fosse stata gelida come gli altri giorni, il bagno non l'avrebbe mai fatto e quindi sarebbe rimasta con il mutandone tutto il giorno. Non voleva indossarlo, ne ero certo, altrimenti lo avrebbe messo subito, prima di andare in spiaggia. Insomma, iniziò una discussione piuttosto animata, nel corso della quale si dedicò ad una operazione alquanto insolita, che non avevo mai visto fare a nessun altra prima di allora: quando le donne strizzano i loro reggiseni dopo il bagno, li stringono al petto con le mani per far gocciolare l'acqua: Diana, invece, tirò in avanti uno dei triangoli staccandolo dal seno, lo strinse sulla mano e lo strizzò, lasciando la tettona scoperta durante l'operazione: dopo averlo riposizionato , fece lo stesso con l'altro triangolino, scoprendo l'altro seno. Una mossa arrapante, ma non volevo dargliela vinta così facilmente...

Troncai la discussione dicendole che dopo pranzo avrei fatto la valigia e me ne sarei tornato a casa in treno. "Preferisco andare a lavorare piuttosto che perdere tempo a farmi prendere per i fondelli da te. Non sei di parola ed io non mi faccio prendere in giro da nessuno. Quando tornerò a casa, mi cercherò una persona affidabile e che sappia essere donna... almeno su una spiaggia deserta"; nel frattempo miravo verso i pescatori per evitare il suo sguardo e notai che i due con i quali avevo parlato si erano avvicinati ancora un pochino a noi, evidentemente cambiavano zona di pesca per cercare maggior fortuna, visto il misero bottino che avevano accumulato dall'alba.

Quest'ultima sfuriata fece il suo effetto, la cresta di Diana si abbassò di molto, ma ricominciò il solito patetico discorso sul suo senso di inferiorità che avevo sentito fino alla nausea per tutto l'inverno: "sono brutta, troppo bassa, mi trascuro ma se non mi trascurassi sarei brutta comunque, la gente è pettegola e maligna, avverto le critiche e i giudizi delle persone, qualunque cosa indosso mi sta male, se mi trucco sembro un pagliaccio, non esiste un taglio di capelli che mi sta bene, mi sento ridicola con una minigonna, con un babydoll, persino con un perizoma. Non ho un corpo slanciato, non è adatto per queste cose, non c'è niente da fare, sarei ridicola. A volte penso che vorrei superare queste barriere mentali, vestendomi e curandomi come tutte le altre ma poi non riesco a farlo e torno a sentirmi inferiore". Mi arrabbiai ancora di più perché le sue fissazioni non sono mai state veritiere, non era una top model, ma non era nemmeno la figlia di Fantozzi... e soprattutto mi arrabbiai perché così dicendo dimostrava di fregarsene di me e di non considerare i miei apprezzamenti, quelli cioè di una persona che l'ha sempre ritenuta graziosa ed arrapante, fin da subito. Rimarcai con molta veemenza quest'ultimo concetto, rafforzandolo con un elenco di tutti i ragazzi che in due giorni avevano visto ed apprezzato le sue tette ribelli: il ragazzo che camminava sul bagnasciuga il primo giorno, i due ragazzi di Napoli mentre giocavamo a carte il giorno precedente, i bagnini al bar la mattina stessa. "Evidentemente non sei così da buttare, altrimenti non ti avrebbero guardato di certo". Non replicò ma fece una smorfia di poca convinzione.

Azzardai a proporle un test: "vogliamo fare una prova? La spiaggia è deserta, ci sono solo quei pescatori laggiù, nessun altro potrebbe vederti, giudicarti o spettegolare, soltanto loro: mettiti in topless e cerca di capire se si accorgono di te, se ti apprezzano o no, non serve che ti metti il perizoma, se non ci riesci, ma queste tette così libertine ed indisciplinate come tu le definisci... qualcuno le ha già viste, in minima parte, in questi due giorni, quindi sono state in qualche modo... violate. Ormai dovresti avere meno problemi a mostrarle, giusto? Dai, a questo punto slaccia il reggiseno e toglilo, falle respirare per una volta...e se i pescatori gradiranno la scena, smetterai almeno di sentirti il perenne brutto anatroccolo del cavolo"
 

selpot

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Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless. Effettivamente aveva ragione, dovevano vederla da vicino semmai: mi ammutolii sempre più demoralizzato e nervoso: per distrarmi iniziai ad immaginare a cosa potermi eventualmente inventare senza che sembrasse un incontro premeditato: in pochi secondi bruciai tutte le soluzioni possibili: esclusi la passeggiata perché avremmo potuto farla anche dalla parte opposta in cui non c'era nessuno, esclusi anche un bagno perché l'avrebbero vista da lontano e solo per pochi istanti ed esclusi anche di spostarmi più vicino a loro con l'ombrellone perché non aveva senso: la spiaggia era tutta uguale: stesso caldo, stesso sole, stesse dune, stesso vento ovunque"... ma poi una mezza idea pian piano prese forma e, senza nutrire alcuna speranza di far centro, la lanciai di getto a Diana con un'aria di sfida, tanto per avere un motivo in più per tornarmene a casa dopo il suo prossimo no: "facciamo così: torno io da loro con la scusa di farmi ripetere i nomi di alcune spiagge che mi hanno consigliato prima, (alcuni li avevo dimenticati davvero), senza portami dietro il telefono; quando sarò arrivato, aspetta un pochino e poi fa squillare il mio cellulare con il tuo e me lo porti, senza reggiseno, dicendo che è il mio capo. Fermati vicino a loro mentre fingo di parlare al telefono e vedi se ti guardano e come ti guardano, ci stai? Prendere o lasciare, nessun altro potrà accorgersi di ciò che starai facendo: ci siamo solo noi e loro". Aveva lo sguardo di chi viene messo con le spalle al muro, forse mi aveva visto davvero insoddisfatto e spazientito...ero realmente intenzionato a lasciarla ed a tornarmene a casa, in quel momento, penso si notasse chiaramente: Diana ci pensò su qualche secondo e poi mi chiese quanti anni avevano più o meno i due pescatori più vicini a noi, mentre cercava di scorgerli il meglio possibile: "Il più grande sui 45, il ragazzo non credo sia maggiorenne, avrà 16 anni più o meno". Volle sapere anche il numero e l'età dei pescatori più distanti "sono altre cinque persone, tre uomini sempre intorno alla cinquantina e due ragazzi di poco maggiorenni, apparentemente".
Non staccò lo sguardo da loro "Va bene dai, facciamo questa pagliacciata, ci provo, almeno capirai una volta per tutte che sono ridicola davvero, lo vedrai con i tuoi stessi occhi quanto rideranno di me i tuoi amici pescatori...e poi non ti prometto niente, non so se mostrerò qualcosa, non ho mai fatto questi spettacolini, sicuramente mi coprirò con le braccia, le mani, non ci riuscirò mai a esibirmi come se niente fosse , quindi non so cosa verrà fuori, ma ci provo, apprezza il gesto". Incredulo, risposi che nessuno avrebbe riso di lei se non si fosse coperta e che tutti l'avrebbero solo ammirata o ignorata, nella peggiore delle ipotesi. "Devi farlo soprattutto per te stessa, non solo per me". Brontolò qualcosa a voce bassa ma non captai le sue parole: ero un pò confuso e distratto da un momento di incertezza, non mi ero preparato ad una sua accettazione, non me l'aspettavo: nel mio cervello iniziava a scazzottare un insieme di emozioni contrastanti: un'eccitazione mai sentita prima, una precoce disillusione che non sarebbe mai venuta fin laggiù e con le tette al vento, la speranza di un miracolo, la rabbia per come continuava a calpestare la sua autostima, la gratitudine perché forse mi stava dimostrando di volerci almeno provare.
Si sdraiò con la schiena al sole e mentre snodava i lacci del reggiseno per evitare i segni dell'abbronzatura, mi chiese di portarle entrambi i cellulari. Glieli porsi, mi guardò con acida saccenza, scandendo lentamente ogni sillaba: "Hai pensato al fatto che potrebbe arrivarti una chiamata vera o un messaggio mentre parli al telefono per finta? Lo sai che il telefono ti squillerebbe? Ti faresti sgamare come uno scemo" Le risposi che è bello rischiare, quando ne vale la pena. Abbozzò un mezzo sorriso irritato, che soffocò di corsa: mi procurai il foglio e la penna che utilizzavo per i punteggi delle partite a carte e la salutai.
Ero un pò a corto di fiato, stavolta, nel camminare: colpa dell'adrenalina più che del caldo: sognavo che tutto andasse secondo i programmi, ma allo stesso tempo ero quasi rassegnato che non sarebbe mai venuta fin laggiù, mi ero preparato all'ennesima delusione e già mi vedevo in treno con la mia valigia la sera stessa. Raggiunsi i primi due pescatori in poco tempo, la distanza tra i due gruppi adesso era molto netta. "Allora, avete svoltato la giornata?" "Macché, oggi un si piglia nemmeno granchi"... Mi dissero che stavano per andare via, porca miseria: era quasi ora di pranzo; l'uomo più maturo aveva il turno di pomeriggio, mi rivelò di lavorare in una palestra come istruttore. Effettivamente aveva un bel fisico, anche il ragazzo cresceva bene, immaginai che frequentasse gratis la stessa palestra del padre, chissà. Alzai lo sguardo in lontananza e vidi che qualcuno dell'altro gruppo iniziava a radunare le varie attrezzature: stavano già smontando, accidenti. Loro due invece continuavano ancora a pescare, ma non avevano molti attrezzi dietro, avrebbero fatto presto ad andarsene e avevo detto a Diana di aspettare un pò prima di venire, ma tanto non sarebbe mai venuta, quindi il problema non si poneva nemmeno: domandai di nuovo i nomi delle spiagge che mi avevano consigliato pocanzi: mi piegai sulle gambe e li scrissi per bene sul foglio che avevo appoggiato su una loro cassetta di attrezzi da pesca, poi li guardai mentre si interrogavano tra di loro su un altro luogo che non mi avevano detto, ma di cui non ricordavano il nome. Notai il ragazzo mirare verso il mio ombrellone e cambiare volto all'improvviso, sembrava in ipnosi. Subito dopo iniziai a sentire la suoneria del mio cellulare sempre più definita. L'uomo si guardò intorno, continuando a stare rivolto verso il mare: "sento un suono, ma che è? boh..." Mi voltai anch'io e vidi una scena impossibile da dimenticare: Diana stava arrivando verso di noi, in topless, con il passo accelerato e una mano protesa in avanti che stringeva il mio cellulare: le sue tettone ballavano incontrollate, era straripante, meravigliosa: "ti sta chiamando il tuo capo, sbrigati a rispondere, sta suonando da un pò, questo ti licenzia prima o poi". Mi passò il telefono quasi con violenza: non avevo quasi il fiato per parlare, dall'adrenalina. Iniziai la mia finta telefonata di lavoro, arretrando di qualche metro verso le dune; stentavo a imbastire una conversazione credibile; Diana non se ne andava, era rimasta davanti a loro con le tette in mostra, i suoi capezzoli erano duri e sporgenti: la sentivo parlare: ogni tanto l'uomo la guardava con estremo interesse e lei cercava di coprirsi con un braccio: quando lui si voltava verso il mare per controllare la sua lenza, lei si scopriva di nuovo ed i suoi capezzoli lentamente tornavano a spuntare: il ragazzo invece non parlava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso per più di 5 secondi: se avesse abboccato una balena o un tonno credo non ne avrebbe avvertito alcuna percezione, in quel momento! Notavo che Diana si faceva guardare tranquillamente da lui, senza coprirsi, nonostante il suo palese arrapamento. Volevo follemente ascoltare bene quello che si dicevano, ma non riuscivo a sentire quasi nulla, specie quando dovevo abbozzare anch'io qualche frase per finta, così interruppi la chiamata e finsi di scrivere dei messaggi, percorrendo qualche passo in avanti. Ora riuscivo a sentire: lei si stava scusando per essersi presentata in quel modo: "Non ho avuto il tempo di rivestirmi, ho provato a chiamarlo a voce un sacco di volte ma non mi sentiva, pensavo di potergli lasciare il telefono a metà strada: scusatemi, ma il suo capo è tremendo, se non rispondi alle telefonate si infuria, gli dico sempre di portare con se il cellulare perché puntualmente questo tizio lo chiama quando lui si allontana o non può rispondere, sembra lo faccia apposta: mi sento davvero ridicola così. Vorrei tanto essere tipo Belen, invece faccio schifo, lo so, potete ridere se volete: non mi offendo". Il ragazzo timidamente le disse "Ma quale schifo, stai benissimo" ed il padre, senza guardarla, esclamò con il suo pittoresco toscanaccio: "Vuoi vedere cosa significa la parola "schifo"? Fatti una passeggiata laggiù, ci sono i nudisti, bravissime persone, per carità: 80,70,60 anni, qualcuno anche più giovane: uomini, donne pieni di grinze, di rotoli di pancia, di tette flosce, io li conosco da 20 anni e sono sempre stati così, non è che prima erano meglio: vai, va a vedere, vedrai che dopo comincerai ad apprezzarti: ti dico una cosa, ti do del tu perché sei giovane: lo dicevo prima al tuo ragazzo: faccio l'istruttore di palestra da quasi 18 anni, sai quanti piani di lavoro ho dovuto fare a fanciulle pelle ed ossa per scelta loro, o a ragazze di 150 chili? Non te lo immagini quante, se non fosse stato per lavoro mi sarei rifiutato di farlo. Quelle fanno schifo, non tu, eppure non si piangono addosso, avrebbero tanti motivi per piangere. E poi, le Belen che dici tu sono ben poche e se la tirano talmente tanto!! Non guardano nessuno, non parlano con nessuno, piene di sé, tempo due/tre settimane e tutti le odiano perché non è che siamo così grulli come pensano...e a 50 anni si ritroveranno sole a chiedersi come mai non hanno incontrato l'uomo della loro vita. Poverette! Io con il lavoro che faccio, di corpi ne vedo tanti, quindi te lo dico senza malizia: ognuno deve mostrare e valorizzare il meglio che ha, dentro e fuori: tu lo stai facendo e sei bellina, molto bellina, magari fossero tutte come te: il mio lavoro sarebbe molto più piacevole... e anche pescare su questa spiaggia sarebbe molto più piacevole: si voltò un attimo verso di lei che stavolta non si coprì, le sorrise e si girò nuovamente verso il galleggiante. Diana, scherzando, gli chiese un piano di lavoro personalizzato per rassodare glutei, cosce e per crescere in altezza e lui ridendo rispose che poi sarebbe diventata perfetta, ma che la perfezione non aiuta: disse che " le donne più belle e sexy sono quelle un pochino imperfette, perché quelle perfette sono tutte uguali, alla lunga stancano, sono troppo scontate, non hanno fascino, te lo dice Andrea, vai benissimo così...e se te lo dice Andrea, puoi crederci. Una con la tua sensualità non l'avevo mai vista su questa spiaggia in tanti anni". Lei ridendo lo pregò di non esagerare, altrimenti si sarebbe illusa.
Volevo riavvicinarmi per iniziare a congedarci, ma mi piaceva troppo vedere Diana parlare con loro, con il suo seno nudo quasi in faccia a quel giovanotto in estasi totale e con il padre che la riempiva di complimenti e la incoraggiava con una grande maestria, senza farla vergognare. Notavo che lei si stava sciogliendo sempre di più, da molti minuti aveva smesso alzare il braccio per coprirsi e nonostante si accorgesse che il ragazzo le stava vicinissimo e la fissava frequentemente da un quarto d'ora con tenace intensità, lo lasciava guardare senza problemi... le areole in quel momento erano dilatate, perfettamente lisce e rotonde, un capolavoro. Mi eccitava il fatto che una iniziale esibizione forzata e con qualche impaccio si era trasformata in una simpatica e stimolante chiacchierata, senza inibizioni da parte di nessuno, incentrata sul tema di un topless esplosivo e a dir poco apprezzato, un topless che sembrava improbabile fino a pochi minuti prima sotto l'ombrellone e nemmeno lontanamente immaginabile alla presenza di due uomini compiaciuti ad un metro di distanza con i quali peraltro Diana riusciva persino a parlare, a ridere, a scherzare.
Stava trascorrendo troppo tempo, però e non volevo che il pretesto iniziale di avvicinamento perdesse di credibilità. Tornai da loro e salutai di nuovo: il ragazzo, nel sentirmi, cercò di riprendersi e, per la prima volta, staccò finalmente lo sguardo dalle tette per più di 20 secondi, prima di ricaderci di nuovo; l'uomo invece si girò subito verso di me: in prima battuta mi chiese com'era andata con il capo e poi scherzando mi rimproverò di non saper infondere a una ragazza così interessante la necessaria autostima: "trattala bene altrimenti te la rubo". Avrei voluto rispondergli che cercavo da quasi un anno di svegliare ed alimentare l'autostima di Diana, ma il contesto era troppo intrigante e preferii evitare, per non ripiombare nei soliti tragici discorsi stile brutto anatroccolo. Allora mi girai verso il ragazzo per coinvolgerlo un pò e gli dissi sorridendo "hai sentito tuo padre cosa dice alla mia ragazza? Non intervieni?? Io sarei più felice se me la rubassi tu, almeno sei giovane": lui si riconnesse con il resto del mondo, recuperò l'uso della parola rispolverando la stessa spontaneità che aveva usato quando mi chiese se fossimo nudisti e si fece scappare uno schietto "magari, te la ruberei subito!!", guardai un secondo Diana che aveva iniziato a ridere compiaciuta ed a suo agio: il giovanotto non mi diede il tempo di ribattere e chiarì che l'uomo non era suo padre, ma solo un amico di famiglia che gli aveva trasmesso la passione per la pesca. Indicò il gruppo più lontano e disse che suo padre era là in mezzo, l'uomo confermò dicendo che anche il "su figliolo" era rimasto con l'altro gruppo. Qualcuno li chiamò da lontano e li sollecitò a ritirare le lenze per andare via e anche noi ci guardammo e con un cenno di intesa decidemmo che era il momento di tornare al nostro ombrellone. Diana avanzò ancora di qualche passo e strinse la mano al ragazzo, salutandolo senza coprirsi minimamente e quasi sfiorandolo con i seni; poi si avvicino ad Andrea stringendo la mano anche a lui, li ringraziò "di tutto" e l'uomo rispose "grazie a te, speriamo di rivederci". Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.

Ragazzi: ci sarebbe anche un discreto epilogo da raccontarvi, ma solo se vi interessa... ho letto pochi commenti entusiastici finora, mi sono dilungato già troppo e non vorrei annoiarvi ancora!! Ditemi voi.
 

Grandel

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Jerusalem’s Lot
Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless. Effettivamente aveva ragione, dovevano vederla da vicino semmai: mi ammutolii sempre più demoralizzato e nervoso: per distrarmi iniziai ad immaginare a cosa potermi eventualmente inventare senza che sembrasse un incontro premeditato: in pochi secondi bruciai tutte le soluzioni possibili: esclusi la passeggiata perché avremmo potuto farla anche dalla parte opposta in cui non c'era nessuno, esclusi anche un bagno perché l'avrebbero vista da lontano e solo per pochi istanti ed esclusi anche di spostarmi più vicino a loro con l'ombrellone perché non aveva senso: la spiaggia era tutta uguale: stesso caldo, stesso sole, stesse dune, stesso vento ovunque"... ma poi una mezza idea pian piano prese forma e, senza nutrire alcuna speranza di far centro, la lanciai di getto a Diana con un'aria di sfida, tanto per avere un motivo in più per tornarmene a casa dopo il suo prossimo no: "facciamo così: torno io da loro con la scusa di farmi ripetere i nomi di alcune spiagge che mi hanno consigliato prima, (alcuni li avevo dimenticati davvero), senza portami dietro il telefono; quando sarò arrivato, aspetta un pochino e poi fa squillare il mio cellulare con il tuo e me lo porti, senza reggiseno, dicendo che è il mio capo. Fermati vicino a loro mentre fingo di parlare al telefono e vedi se ti guardano e come ti guardano, ci stai? Prendere o lasciare, nessun altro potrà accorgersi di ciò che starai facendo: ci siamo solo noi e loro". Aveva lo sguardo di chi viene messo con le spalle al muro, forse mi aveva visto davvero insoddisfatto e spazientito...ero realmente intenzionato a lasciarla ed a tornarmene a casa, in quel momento, penso si notasse chiaramente: Diana ci pensò su qualche secondo e poi mi chiese quanti anni avevano più o meno i due pescatori più vicini a noi, mentre cercava di scorgerli il meglio possibile: "Il più grande sui 45, il ragazzo non credo sia maggiorenne, avrà 16 anni più o meno". Volle sapere anche il numero e l'età dei pescatori più distanti "sono altre cinque persone, tre uomini sempre intorno alla cinquantina e due ragazzi di poco maggiorenni, apparentemente".
Non staccò lo sguardo da loro "Va bene dai, facciamo questa pagliacciata, ci provo, almeno capirai una volta per tutte che sono ridicola davvero, lo vedrai con i tuoi stessi occhi quanto rideranno di me i tuoi amici pescatori...e poi non ti prometto niente, non so se mostrerò qualcosa, non ho mai fatto questi spettacolini, sicuramente mi coprirò con le braccia, le mani, non ci riuscirò mai a esibirmi come se niente fosse , quindi non so cosa verrà fuori, ma ci provo, apprezza il gesto". Incredulo, risposi che nessuno avrebbe riso di lei se non si fosse coperta e che tutti l'avrebbero solo ammirata o ignorata, nella peggiore delle ipotesi. "Devi farlo soprattutto per te stessa, non solo per me". Brontolò qualcosa a voce bassa ma non captai le sue parole: ero un pò confuso e distratto da un momento di incertezza, non mi ero preparato ad una sua accettazione, non me l'aspettavo: nel mio cervello iniziava a scazzottare un insieme di emozioni contrastanti: un'eccitazione mai sentita prima, una precoce disillusione che non sarebbe mai venuta fin laggiù e con le tette al vento, la speranza di un miracolo, la rabbia per come continuava a calpestare la sua autostima, la gratitudine perché forse mi stava dimostrando di volerci almeno provare.
Si sdraiò con la schiena al sole e mentre snodava i lacci del reggiseno per evitare i segni dell'abbronzatura, mi chiese di portarle entrambi i cellulari. Glieli porsi, mi guardò con acida saccenza, scandendo lentamente ogni sillaba: "Hai pensato al fatto che potrebbe arrivarti una chiamata vera o un messaggio mentre parli al telefono per finta? Lo sai che il telefono ti squillerebbe? Ti faresti sgamare come uno scemo" Le risposi che è bello rischiare, quando ne vale la pena. Abbozzò un mezzo sorriso irritato, che soffocò di corsa: mi procurai il foglio e la penna che utilizzavo per i punteggi delle partite a carte e la salutai.
Ero un pò a corto di fiato, stavolta, nel camminare: colpa dell'adrenalina più che del caldo: sognavo che tutto andasse secondo i programmi, ma allo stesso tempo ero quasi rassegnato che non sarebbe mai venuta fin laggiù, mi ero preparato all'ennesima delusione e già mi vedevo in treno con la mia valigia la sera stessa. Raggiunsi i primi due pescatori in poco tempo, la distanza tra i due gruppi adesso era molto netta. "Allora, avete svoltato la giornata?" "Macché, oggi un si piglia nemmeno granchi"... Mi dissero che stavano per andare via, porca miseria: era quasi ora di pranzo; l'uomo più maturo aveva il turno di pomeriggio, mi rivelò di lavorare in una palestra come istruttore. Effettivamente aveva un bel fisico, anche il ragazzo cresceva bene, immaginai che frequentasse gratis la stessa palestra del padre, chissà. Alzai lo sguardo in lontananza e vidi che qualcuno dell'altro gruppo iniziava a radunare le varie attrezzature: stavano già smontando, accidenti. Loro due invece continuavano ancora a pescare, ma non avevano molti attrezzi dietro, avrebbero fatto presto ad andarsene e avevo detto a Diana di aspettare un pò prima di venire, ma tanto non sarebbe mai venuta, quindi il problema non si poneva nemmeno: domandai di nuovo i nomi delle spiagge che mi avevano consigliato pocanzi: mi piegai sulle gambe e li scrissi per bene sul foglio che avevo appoggiato su una loro cassetta di attrezzi da pesca, poi li guardai mentre si interrogavano tra di loro su un altro luogo che non mi avevano detto, ma di cui non ricordavano il nome. Notai il ragazzo mirare verso il mio ombrellone e cambiare volto all'improvviso, sembrava in ipnosi. Subito dopo iniziai a sentire la suoneria del mio cellulare sempre più definita. L'uomo si guardò intorno, continuando a stare rivolto verso il mare: "sento un suono, ma che è? boh..." Mi voltai anch'io e vidi una scena impossibile da dimenticare: Diana stava arrivando verso di noi, in topless, con il passo accelerato e una mano protesa in avanti che stringeva il mio cellulare: le sue tettone ballavano incontrollate, era straripante, meravigliosa: "ti sta chiamando il tuo capo, sbrigati a rispondere, sta suonando da un pò, questo ti licenzia prima o poi". Mi passò il telefono quasi con violenza: non avevo quasi il fiato per parlare, dall'adrenalina. Iniziai la mia finta telefonata di lavoro, arretrando di qualche metro verso le dune; stentavo a imbastire una conversazione credibile; Diana non se ne andava, era rimasta davanti a loro con le tette in mostra, i suoi capezzoli erano duri e sporgenti: la sentivo parlare: ogni tanto l'uomo la guardava con estremo interesse e lei cercava di coprirsi con un braccio: quando lui si voltava verso il mare per controllare la sua lenza, lei si scopriva di nuovo ed i suoi capezzoli lentamente tornavano a spuntare: il ragazzo invece non parlava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso per più di 5 secondi: se avesse abboccato una balena o un tonno credo non ne avrebbe avvertito alcuna percezione, in quel momento! Notavo che Diana si faceva guardare tranquillamente da lui, senza coprirsi, nonostante il suo palese arrapamento. Volevo follemente ascoltare bene quello che si dicevano, ma non riuscivo a sentire quasi nulla, specie quando dovevo abbozzare anch'io qualche frase per finta, così interruppi la chiamata e finsi di scrivere dei messaggi, percorrendo qualche passo in avanti. Ora riuscivo a sentire: lei si stava scusando per essersi presentata in quel modo: "Non ho avuto il tempo di rivestirmi, ho provato a chiamarlo a voce un sacco di volte ma non mi sentiva, pensavo di potergli lasciare il telefono a metà strada: scusatemi, ma il suo capo è tremendo, se non rispondi alle telefonate si infuria, gli dico sempre di portare con se il cellulare perché puntualmente questo tizio lo chiama quando lui si allontana o non può rispondere, sembra lo faccia apposta: mi sento davvero ridicola così. Vorrei tanto essere tipo Belen, invece faccio schifo, lo so, potete ridere se volete: non mi offendo". Il ragazzo timidamente le disse "Ma quale schifo, stai benissimo" ed il padre, senza guardarla, esclamò con il suo pittoresco toscanaccio: "Vuoi vedere cosa significa la parola "schifo"? Fatti una passeggiata laggiù, ci sono i nudisti, bravissime persone, per carità: 80,70,60 anni, qualcuno anche più giovane: uomini, donne pieni di grinze, di rotoli di pancia, di tette flosce, io li conosco da 20 anni e sono sempre stati così, non è che prima erano meglio: vai, va a vedere, vedrai che dopo comincerai ad apprezzarti: ti dico una cosa, ti do del tu perché sei giovane: lo dicevo prima al tuo ragazzo: faccio l'istruttore di palestra da quasi 18 anni, sai quanti piani di lavoro ho dovuto fare a fanciulle pelle ed ossa per scelta loro, o a ragazze di 150 chili? Non te lo immagini quante, se non fosse stato per lavoro mi sarei rifiutato di farlo. Quelle fanno schifo, non tu, eppure non si piangono addosso, avrebbero tanti motivi per piangere. E poi, le Belen che dici tu sono ben poche e se la tirano talmente tanto!! Non guardano nessuno, non parlano con nessuno, piene di sé, tempo due/tre settimane e tutti le odiano perché non è che siamo così grulli come pensano...e a 50 anni si ritroveranno sole a chiedersi come mai non hanno incontrato l'uomo della loro vita. Poverette! Io con il lavoro che faccio, di corpi ne vedo tanti, quindi te lo dico senza malizia: ognuno deve mostrare e valorizzare il meglio che ha, dentro e fuori: tu lo stai facendo e sei bellina, molto bellina, magari fossero tutte come te: il mio lavoro sarebbe molto più piacevole... e anche pescare su questa spiaggia sarebbe molto più piacevole: si voltò un attimo verso di lei che stavolta non si coprì, le sorrise e si girò nuovamente verso il galleggiante. Diana, scherzando, gli chiese un piano di lavoro personalizzato per rassodare glutei, cosce e per crescere in altezza e lui ridendo rispose che poi sarebbe diventata perfetta, ma che la perfezione non aiuta: disse che " le donne più belle e sexy sono quelle un pochino imperfette, perché quelle perfette sono tutte uguali, alla lunga stancano, sono troppo scontate, non hanno fascino, te lo dice Andrea, vai benissimo così...e se te lo dice Andrea, puoi crederci. Una con la tua sensualità non l'avevo mai vista su questa spiaggia in tanti anni". Lei ridendo lo pregò di non esagerare, altrimenti si sarebbe illusa.
Volevo riavvicinarmi per iniziare a congedarci, ma mi piaceva troppo vedere Diana parlare con loro, con il suo seno nudo quasi in faccia a quel giovanotto in estasi totale e con il padre che la riempiva di complimenti e la incoraggiava con una grande maestria, senza farla vergognare. Notavo che lei si stava sciogliendo sempre di più, da molti minuti aveva smesso alzare il braccio per coprirsi e nonostante si accorgesse che il ragazzo le stava vicinissimo e la fissava frequentemente da un quarto d'ora con tenace intensità, lo lasciava guardare senza problemi... le areole in quel momento erano dilatate, perfettamente lisce e rotonde, un capolavoro. Mi eccitava il fatto che una iniziale esibizione forzata e con qualche impaccio si era trasformata in una simpatica e stimolante chiacchierata, senza inibizioni da parte di nessuno, incentrata sul tema di un topless esplosivo e a dir poco apprezzato, un topless che sembrava improbabile fino a pochi minuti prima sotto l'ombrellone e nemmeno lontanamente immaginabile alla presenza di due uomini compiaciuti ad un metro di distanza con i quali peraltro Diana riusciva persino a parlare, a ridere, a scherzare.
Stava trascorrendo troppo tempo, però e non volevo che il pretesto iniziale di avvicinamento perdesse di credibilità. Tornai da loro e salutai di nuovo: il ragazzo, nel sentirmi, cercò di riprendersi e, per la prima volta, staccò finalmente lo sguardo dalle tette per più di 20 secondi, prima di ricaderci di nuovo; l'uomo invece si girò subito verso di me: in prima battuta mi chiese com'era andata con il capo e poi scherzando mi rimproverò di non saper infondere a una ragazza così interessante la necessaria autostima: "trattala bene altrimenti te la rubo". Avrei voluto rispondergli che cercavo da quasi un anno di svegliare ed alimentare l'autostima di Diana, ma il contesto era troppo intrigante e preferii evitare, per non ripiombare nei soliti tragici discorsi stile brutto anatroccolo. Allora mi girai verso il ragazzo per coinvolgerlo un pò e gli dissi sorridendo "hai sentito tuo padre cosa dice alla mia ragazza? Non intervieni?? Io sarei più felice se me la rubassi tu, almeno sei giovane": lui si riconnesse con il resto del mondo, recuperò l'uso della parola rispolverando la stessa spontaneità che aveva usato quando mi chiese se fossimo nudisti e si fece scappare uno schietto "magari, te la ruberei subito!!", guardai un secondo Diana che aveva iniziato a ridere compiaciuta ed a suo agio: il giovanotto non mi diede il tempo di ribattere e chiarì che l'uomo non era suo padre, ma solo un amico di famiglia che gli aveva trasmesso la passione per la pesca. Indicò il gruppo più lontano e disse che suo padre era là in mezzo, l'uomo confermò dicendo che anche il "su figliolo" era rimasto con l'altro gruppo. Qualcuno li chiamò da lontano e li sollecitò a ritirare le lenze per andare via e anche noi ci guardammo e con un cenno di intesa decidemmo che era il momento di tornare al nostro ombrellone. Diana avanzò ancora di qualche passo e strinse la mano al ragazzo, salutandolo senza coprirsi minimamente e quasi sfiorandolo con i seni; poi si avvicino ad Andrea stringendo la mano anche a lui, li ringraziò "di tutto" e l'uomo rispose "grazie a te, speriamo di rivederci". Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.

Ragazzi: ci sarebbe anche un discreto epilogo da raccontarvi, ma solo se vi interessa... ho letto pochi commenti entusiastici finora, mi sono dilungato già troppo e non vorrei annoiarvi ancora!! Ditemi voi.
Bel racconto e se c’è un altro finale ulteriore ancora più bello
 

Ecsemius

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Racconta pure! È l’esperienza che sto cercando di far capitare anche io alla mia fidanzata.... ottimo racconto scrivi benissimo! Continua più che puoi
 

Poncharell

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Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless.
(...)
Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.
(...)

Dài, questo è uno dei racconti sexi più belli che abbia mai letto...
Sei bravo tu, è bella la storia, è erotica la vicenda, meglio di così non potrei sperare...
 
L

leg84

Guest
Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless. Effettivamente aveva ragione, dovevano vederla da vicino semmai: mi ammutolii sempre più demoralizzato e nervoso: per distrarmi iniziai ad immaginare a cosa potermi eventualmente inventare senza che sembrasse un incontro premeditato: in pochi secondi bruciai tutte le soluzioni possibili: esclusi la passeggiata perché avremmo potuto farla anche dalla parte opposta in cui non c'era nessuno, esclusi anche un bagno perché l'avrebbero vista da lontano e solo per pochi istanti ed esclusi anche di spostarmi più vicino a loro con l'ombrellone perché non aveva senso: la spiaggia era tutta uguale: stesso caldo, stesso sole, stesse dune, stesso vento ovunque"... ma poi una mezza idea pian piano prese forma e, senza nutrire alcuna speranza di far centro, la lanciai di getto a Diana con un'aria di sfida, tanto per avere un motivo in più per tornarmene a casa dopo il suo prossimo no: "facciamo così: torno io da loro con la scusa di farmi ripetere i nomi di alcune spiagge che mi hanno consigliato prima, (alcuni li avevo dimenticati davvero), senza portami dietro il telefono; quando sarò arrivato, aspetta un pochino e poi fa squillare il mio cellulare con il tuo e me lo porti, senza reggiseno, dicendo che è il mio capo. Fermati vicino a loro mentre fingo di parlare al telefono e vedi se ti guardano e come ti guardano, ci stai? Prendere o lasciare, nessun altro potrà accorgersi di ciò che starai facendo: ci siamo solo noi e loro". Aveva lo sguardo di chi viene messo con le spalle al muro, forse mi aveva visto davvero insoddisfatto e spazientito...ero realmente intenzionato a lasciarla ed a tornarmene a casa, in quel momento, penso si notasse chiaramente: Diana ci pensò su qualche secondo e poi mi chiese quanti anni avevano più o meno i due pescatori più vicini a noi, mentre cercava di scorgerli il meglio possibile: "Il più grande sui 45, il ragazzo non credo sia maggiorenne, avrà 16 anni più o meno". Volle sapere anche il numero e l'età dei pescatori più distanti "sono altre cinque persone, tre uomini sempre intorno alla cinquantina e due ragazzi di poco maggiorenni, apparentemente".
Non staccò lo sguardo da loro "Va bene dai, facciamo questa pagliacciata, ci provo, almeno capirai una volta per tutte che sono ridicola davvero, lo vedrai con i tuoi stessi occhi quanto rideranno di me i tuoi amici pescatori...e poi non ti prometto niente, non so se mostrerò qualcosa, non ho mai fatto questi spettacolini, sicuramente mi coprirò con le braccia, le mani, non ci riuscirò mai a esibirmi come se niente fosse , quindi non so cosa verrà fuori, ma ci provo, apprezza il gesto". Incredulo, risposi che nessuno avrebbe riso di lei se non si fosse coperta e che tutti l'avrebbero solo ammirata o ignorata, nella peggiore delle ipotesi. "Devi farlo soprattutto per te stessa, non solo per me". Brontolò qualcosa a voce bassa ma non captai le sue parole: ero un pò confuso e distratto da un momento di incertezza, non mi ero preparato ad una sua accettazione, non me l'aspettavo: nel mio cervello iniziava a scazzottare un insieme di emozioni contrastanti: un'eccitazione mai sentita prima, una precoce disillusione che non sarebbe mai venuta fin laggiù e con le tette al vento, la speranza di un miracolo, la rabbia per come continuava a calpestare la sua autostima, la gratitudine perché forse mi stava dimostrando di volerci almeno provare.
Si sdraiò con la schiena al sole e mentre snodava i lacci del reggiseno per evitare i segni dell'abbronzatura, mi chiese di portarle entrambi i cellulari. Glieli porsi, mi guardò con acida saccenza, scandendo lentamente ogni sillaba: "Hai pensato al fatto che potrebbe arrivarti una chiamata vera o un messaggio mentre parli al telefono per finta? Lo sai che il telefono ti squillerebbe? Ti faresti sgamare come uno scemo" Le risposi che è bello rischiare, quando ne vale la pena. Abbozzò un mezzo sorriso irritato, che soffocò di corsa: mi procurai il foglio e la penna che utilizzavo per i punteggi delle partite a carte e la salutai.
Ero un pò a corto di fiato, stavolta, nel camminare: colpa dell'adrenalina più che del caldo: sognavo che tutto andasse secondo i programmi, ma allo stesso tempo ero quasi rassegnato che non sarebbe mai venuta fin laggiù, mi ero preparato all'ennesima delusione e già mi vedevo in treno con la mia valigia la sera stessa. Raggiunsi i primi due pescatori in poco tempo, la distanza tra i due gruppi adesso era molto netta. "Allora, avete svoltato la giornata?" "Macché, oggi un si piglia nemmeno granchi"... Mi dissero che stavano per andare via, porca miseria: era quasi ora di pranzo; l'uomo più maturo aveva il turno di pomeriggio, mi rivelò di lavorare in una palestra come istruttore. Effettivamente aveva un bel fisico, anche il ragazzo cresceva bene, immaginai che frequentasse gratis la stessa palestra del padre, chissà. Alzai lo sguardo in lontananza e vidi che qualcuno dell'altro gruppo iniziava a radunare le varie attrezzature: stavano già smontando, accidenti. Loro due invece continuavano ancora a pescare, ma non avevano molti attrezzi dietro, avrebbero fatto presto ad andarsene e avevo detto a Diana di aspettare un pò prima di venire, ma tanto non sarebbe mai venuta, quindi il problema non si poneva nemmeno: domandai di nuovo i nomi delle spiagge che mi avevano consigliato pocanzi: mi piegai sulle gambe e li scrissi per bene sul foglio che avevo appoggiato su una loro cassetta di attrezzi da pesca, poi li guardai mentre si interrogavano tra di loro su un altro luogo che non mi avevano detto, ma di cui non ricordavano il nome. Notai il ragazzo mirare verso il mio ombrellone e cambiare volto all'improvviso, sembrava in ipnosi. Subito dopo iniziai a sentire la suoneria del mio cellulare sempre più definita. L'uomo si guardò intorno, continuando a stare rivolto verso il mare: "sento un suono, ma che è? boh..." Mi voltai anch'io e vidi una scena impossibile da dimenticare: Diana stava arrivando verso di noi, in topless, con il passo accelerato e una mano protesa in avanti che stringeva il mio cellulare: le sue tettone ballavano incontrollate, era straripante, meravigliosa: "ti sta chiamando il tuo capo, sbrigati a rispondere, sta suonando da un pò, questo ti licenzia prima o poi". Mi passò il telefono quasi con violenza: non avevo quasi il fiato per parlare, dall'adrenalina. Iniziai la mia finta telefonata di lavoro, arretrando di qualche metro verso le dune; stentavo a imbastire una conversazione credibile; Diana non se ne andava, era rimasta davanti a loro con le tette in mostra, i suoi capezzoli erano duri e sporgenti: la sentivo parlare: ogni tanto l'uomo la guardava con estremo interesse e lei cercava di coprirsi con un braccio: quando lui si voltava verso il mare per controllare la sua lenza, lei si scopriva di nuovo ed i suoi capezzoli lentamente tornavano a spuntare: il ragazzo invece non parlava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso per più di 5 secondi: se avesse abboccato una balena o un tonno credo non ne avrebbe avvertito alcuna percezione, in quel momento! Notavo che Diana si faceva guardare tranquillamente da lui, senza coprirsi, nonostante il suo palese arrapamento. Volevo follemente ascoltare bene quello che si dicevano, ma non riuscivo a sentire quasi nulla, specie quando dovevo abbozzare anch'io qualche frase per finta, così interruppi la chiamata e finsi di scrivere dei messaggi, percorrendo qualche passo in avanti. Ora riuscivo a sentire: lei si stava scusando per essersi presentata in quel modo: "Non ho avuto il tempo di rivestirmi, ho provato a chiamarlo a voce un sacco di volte ma non mi sentiva, pensavo di potergli lasciare il telefono a metà strada: scusatemi, ma il suo capo è tremendo, se non rispondi alle telefonate si infuria, gli dico sempre di portare con se il cellulare perché puntualmente questo tizio lo chiama quando lui si allontana o non può rispondere, sembra lo faccia apposta: mi sento davvero ridicola così. Vorrei tanto essere tipo Belen, invece faccio schifo, lo so, potete ridere se volete: non mi offendo". Il ragazzo timidamente le disse "Ma quale schifo, stai benissimo" ed il padre, senza guardarla, esclamò con il suo pittoresco toscanaccio: "Vuoi vedere cosa significa la parola "schifo"? Fatti una passeggiata laggiù, ci sono i nudisti, bravissime persone, per carità: 80,70,60 anni, qualcuno anche più giovane: uomini, donne pieni di grinze, di rotoli di pancia, di tette flosce, io li conosco da 20 anni e sono sempre stati così, non è che prima erano meglio: vai, va a vedere, vedrai che dopo comincerai ad apprezzarti: ti dico una cosa, ti do del tu perché sei giovane: lo dicevo prima al tuo ragazzo: faccio l'istruttore di palestra da quasi 18 anni, sai quanti piani di lavoro ho dovuto fare a fanciulle pelle ed ossa per scelta loro, o a ragazze di 150 chili? Non te lo immagini quante, se non fosse stato per lavoro mi sarei rifiutato di farlo. Quelle fanno schifo, non tu, eppure non si piangono addosso, avrebbero tanti motivi per piangere. E poi, le Belen che dici tu sono ben poche e se la tirano talmente tanto!! Non guardano nessuno, non parlano con nessuno, piene di sé, tempo due/tre settimane e tutti le odiano perché non è che siamo così grulli come pensano...e a 50 anni si ritroveranno sole a chiedersi come mai non hanno incontrato l'uomo della loro vita. Poverette! Io con il lavoro che faccio, di corpi ne vedo tanti, quindi te lo dico senza malizia: ognuno deve mostrare e valorizzare il meglio che ha, dentro e fuori: tu lo stai facendo e sei bellina, molto bellina, magari fossero tutte come te: il mio lavoro sarebbe molto più piacevole... e anche pescare su questa spiaggia sarebbe molto più piacevole: si voltò un attimo verso di lei che stavolta non si coprì, le sorrise e si girò nuovamente verso il galleggiante. Diana, scherzando, gli chiese un piano di lavoro personalizzato per rassodare glutei, cosce e per crescere in altezza e lui ridendo rispose che poi sarebbe diventata perfetta, ma che la perfezione non aiuta: disse che " le donne più belle e sexy sono quelle un pochino imperfette, perché quelle perfette sono tutte uguali, alla lunga stancano, sono troppo scontate, non hanno fascino, te lo dice Andrea, vai benissimo così...e se te lo dice Andrea, puoi crederci. Una con la tua sensualità non l'avevo mai vista su questa spiaggia in tanti anni". Lei ridendo lo pregò di non esagerare, altrimenti si sarebbe illusa.
Volevo riavvicinarmi per iniziare a congedarci, ma mi piaceva troppo vedere Diana parlare con loro, con il suo seno nudo quasi in faccia a quel giovanotto in estasi totale e con il padre che la riempiva di complimenti e la incoraggiava con una grande maestria, senza farla vergognare. Notavo che lei si stava sciogliendo sempre di più, da molti minuti aveva smesso alzare il braccio per coprirsi e nonostante si accorgesse che il ragazzo le stava vicinissimo e la fissava frequentemente da un quarto d'ora con tenace intensità, lo lasciava guardare senza problemi... le areole in quel momento erano dilatate, perfettamente lisce e rotonde, un capolavoro. Mi eccitava il fatto che una iniziale esibizione forzata e con qualche impaccio si era trasformata in una simpatica e stimolante chiacchierata, senza inibizioni da parte di nessuno, incentrata sul tema di un topless esplosivo e a dir poco apprezzato, un topless che sembrava improbabile fino a pochi minuti prima sotto l'ombrellone e nemmeno lontanamente immaginabile alla presenza di due uomini compiaciuti ad un metro di distanza con i quali peraltro Diana riusciva persino a parlare, a ridere, a scherzare.
Stava trascorrendo troppo tempo, però e non volevo che il pretesto iniziale di avvicinamento perdesse di credibilità. Tornai da loro e salutai di nuovo: il ragazzo, nel sentirmi, cercò di riprendersi e, per la prima volta, staccò finalmente lo sguardo dalle tette per più di 20 secondi, prima di ricaderci di nuovo; l'uomo invece si girò subito verso di me: in prima battuta mi chiese com'era andata con il capo e poi scherzando mi rimproverò di non saper infondere a una ragazza così interessante la necessaria autostima: "trattala bene altrimenti te la rubo". Avrei voluto rispondergli che cercavo da quasi un anno di svegliare ed alimentare l'autostima di Diana, ma il contesto era troppo intrigante e preferii evitare, per non ripiombare nei soliti tragici discorsi stile brutto anatroccolo. Allora mi girai verso il ragazzo per coinvolgerlo un pò e gli dissi sorridendo "hai sentito tuo padre cosa dice alla mia ragazza? Non intervieni?? Io sarei più felice se me la rubassi tu, almeno sei giovane": lui si riconnesse con il resto del mondo, recuperò l'uso della parola rispolverando la stessa spontaneità che aveva usato quando mi chiese se fossimo nudisti e si fece scappare uno schietto "magari, te la ruberei subito!!", guardai un secondo Diana che aveva iniziato a ridere compiaciuta ed a suo agio: il giovanotto non mi diede il tempo di ribattere e chiarì che l'uomo non era suo padre, ma solo un amico di famiglia che gli aveva trasmesso la passione per la pesca. Indicò il gruppo più lontano e disse che suo padre era là in mezzo, l'uomo confermò dicendo che anche il "su figliolo" era rimasto con l'altro gruppo. Qualcuno li chiamò da lontano e li sollecitò a ritirare le lenze per andare via e anche noi ci guardammo e con un cenno di intesa decidemmo che era il momento di tornare al nostro ombrellone. Diana avanzò ancora di qualche passo e strinse la mano al ragazzo, salutandolo senza coprirsi minimamente e quasi sfiorandolo con i seni; poi si avvicino ad Andrea stringendo la mano anche a lui, li ringraziò "di tutto" e l'uomo rispose "grazie a te, speriamo di rivederci". Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.

Ragazzi: ci sarebbe anche un discreto epilogo da raccontarvi, ma solo se vi interessa... ho letto pochi commenti entusiastici finora, mi sono dilungato già troppo e non vorrei annoiarvi ancora!! Ditemi voi.
Racconto stupendo.... Vai avanti assolutamente..
 

Piccco

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IL tuo racconto merita davvero e ti posso confermare che, specialmente le donne con scarsa autostima, hanno bisogno di essere "esposte" in piazza a volte anche con la "forza" proprio per far loro comprendere, anche in modo grezzo ma sincero, che anche loro, qulle che si ritengono non all'altezza hanno qualcosa da dire.
Spero di non andare OT e me ne scuso, vi racconto brevemente un episodio capitatomi con la mia ex.
Lei, per brutte esperienze col suo ultimo ex, si era praticamente mascolinizzata, si era chiusa in una sorta di armatura, senza mai lasciar trasparire la sua femminilità, con l'autostima ormai sotto alle scarpe.
Un giorno gli chiesi: "Ma tu gonne non ne metti mai?"
La volta successiva venne con una gonna allucinante, la guardo e le dico: "Io con quella gonna in giro non ti ci porto, rimettiti pure i pantaloni."
Usciamo e ci infiliamo in un mercatino, lei mi chiede: "Cosa ci facciamo qua?" Ed io: "Ti compri una gonna seria, anzi una minigonna."
Lei: "Ma tu sei fuori. " Io: "No, mi accontento solamente che la provi e poi la rimetti al suo posto e ce ne andiamo via."
Sceglie una minigonna, entra nel camerino, la indossa ed esce. Si guarda allo specchio e rimane bloccata per alcuni secondi, si gira verso di me ed io gli faccio un cenno di approvazione.
Nei suo occhi si leggeva "Cazzo come sto bene!" Ovviamente non sapeva cosa dirmi... Gli dico: "Ok, ho raggiunto il mio scopo, ora per me puoi rimetterla via, se vuoi." Ma mi sembrava come portar via il regalo di Natale dalle mani di un bambino.
Oppure la possiamo acquistare, se vuoi...Aggiungo io. Prende in mano il cartellino del prezzo, lo guarda e mi fa: "Però me la paghi tu!!"
Guardo il cartellino e le rispondo: "Ok è una spesa accettabile, però visto che la pago io, prendi una taglia in più che questa ti stringe un po' troppo."
Esce dal camerino con la gonna una taglia in più, arriva il commesso.. "Allora ragazzi avete trovato qualcosa che vi piace" "Si questa gonna dico io"
Il commesso: "Ve la metto in una busta?" Ed io: "Si dacci una busta, ma per mettere dentro i jeans della mia ragazza, perchè dal suo sguardo direi che non se la toglierà fino a questa sera", ribatte il commesso: "Effettivamente ti sta molto molto bene e segue perfettamente le curve del tuo sedere."
La faccia della mia ex era un misto di soddisfazione e di imbarazzo per i commenti del commesso e di sollevazione per essersi riappropriata un pochino del suo corpo da donna.
 

Michele_80

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Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless. Effettivamente aveva ragione, dovevano vederla da vicino semmai: mi ammutolii sempre più demoralizzato e nervoso: per distrarmi iniziai ad immaginare a cosa potermi eventualmente inventare senza che sembrasse un incontro premeditato: in pochi secondi bruciai tutte le soluzioni possibili: esclusi la passeggiata perché avremmo potuto farla anche dalla parte opposta in cui non c'era nessuno, esclusi anche un bagno perché l'avrebbero vista da lontano e solo per pochi istanti ed esclusi anche di spostarmi più vicino a loro con l'ombrellone perché non aveva senso: la spiaggia era tutta uguale: stesso caldo, stesso sole, stesse dune, stesso vento ovunque"... ma poi una mezza idea pian piano prese forma e, senza nutrire alcuna speranza di far centro, la lanciai di getto a Diana con un'aria di sfida, tanto per avere un motivo in più per tornarmene a casa dopo il suo prossimo no: "facciamo così: torno io da loro con la scusa di farmi ripetere i nomi di alcune spiagge che mi hanno consigliato prima, (alcuni li avevo dimenticati davvero), senza portami dietro il telefono; quando sarò arrivato, aspetta un pochino e poi fa squillare il mio cellulare con il tuo e me lo porti, senza reggiseno, dicendo che è il mio capo. Fermati vicino a loro mentre fingo di parlare al telefono e vedi se ti guardano e come ti guardano, ci stai? Prendere o lasciare, nessun altro potrà accorgersi di ciò che starai facendo: ci siamo solo noi e loro". Aveva lo sguardo di chi viene messo con le spalle al muro, forse mi aveva visto davvero insoddisfatto e spazientito...ero realmente intenzionato a lasciarla ed a tornarmene a casa, in quel momento, penso si notasse chiaramente: Diana ci pensò su qualche secondo e poi mi chiese quanti anni avevano più o meno i due pescatori più vicini a noi, mentre cercava di scorgerli il meglio possibile: "Il più grande sui 45, il ragazzo non credo sia maggiorenne, avrà 16 anni più o meno". Volle sapere anche il numero e l'età dei pescatori più distanti "sono altre cinque persone, tre uomini sempre intorno alla cinquantina e due ragazzi di poco maggiorenni, apparentemente".
Non staccò lo sguardo da loro "Va bene dai, facciamo questa pagliacciata, ci provo, almeno capirai una volta per tutte che sono ridicola davvero, lo vedrai con i tuoi stessi occhi quanto rideranno di me i tuoi amici pescatori...e poi non ti prometto niente, non so se mostrerò qualcosa, non ho mai fatto questi spettacolini, sicuramente mi coprirò con le braccia, le mani, non ci riuscirò mai a esibirmi come se niente fosse , quindi non so cosa verrà fuori, ma ci provo, apprezza il gesto". Incredulo, risposi che nessuno avrebbe riso di lei se non si fosse coperta e che tutti l'avrebbero solo ammirata o ignorata, nella peggiore delle ipotesi. "Devi farlo soprattutto per te stessa, non solo per me". Brontolò qualcosa a voce bassa ma non captai le sue parole: ero un pò confuso e distratto da un momento di incertezza, non mi ero preparato ad una sua accettazione, non me l'aspettavo: nel mio cervello iniziava a scazzottare un insieme di emozioni contrastanti: un'eccitazione mai sentita prima, una precoce disillusione che non sarebbe mai venuta fin laggiù e con le tette al vento, la speranza di un miracolo, la rabbia per come continuava a calpestare la sua autostima, la gratitudine perché forse mi stava dimostrando di volerci almeno provare.
Si sdraiò con la schiena al sole e mentre snodava i lacci del reggiseno per evitare i segni dell'abbronzatura, mi chiese di portarle entrambi i cellulari. Glieli porsi, mi guardò con acida saccenza, scandendo lentamente ogni sillaba: "Hai pensato al fatto che potrebbe arrivarti una chiamata vera o un messaggio mentre parli al telefono per finta? Lo sai che il telefono ti squillerebbe? Ti faresti sgamare come uno scemo" Le risposi che è bello rischiare, quando ne vale la pena. Abbozzò un mezzo sorriso irritato, che soffocò di corsa: mi procurai il foglio e la penna che utilizzavo per i punteggi delle partite a carte e la salutai.
Ero un pò a corto di fiato, stavolta, nel camminare: colpa dell'adrenalina più che del caldo: sognavo che tutto andasse secondo i programmi, ma allo stesso tempo ero quasi rassegnato che non sarebbe mai venuta fin laggiù, mi ero preparato all'ennesima delusione e già mi vedevo in treno con la mia valigia la sera stessa. Raggiunsi i primi due pescatori in poco tempo, la distanza tra i due gruppi adesso era molto netta. "Allora, avete svoltato la giornata?" "Macché, oggi un si piglia nemmeno granchi"... Mi dissero che stavano per andare via, porca miseria: era quasi ora di pranzo; l'uomo più maturo aveva il turno di pomeriggio, mi rivelò di lavorare in una palestra come istruttore. Effettivamente aveva un bel fisico, anche il ragazzo cresceva bene, immaginai che frequentasse gratis la stessa palestra del padre, chissà. Alzai lo sguardo in lontananza e vidi che qualcuno dell'altro gruppo iniziava a radunare le varie attrezzature: stavano già smontando, accidenti. Loro due invece continuavano ancora a pescare, ma non avevano molti attrezzi dietro, avrebbero fatto presto ad andarsene e avevo detto a Diana di aspettare un pò prima di venire, ma tanto non sarebbe mai venuta, quindi il problema non si poneva nemmeno: domandai di nuovo i nomi delle spiagge che mi avevano consigliato pocanzi: mi piegai sulle gambe e li scrissi per bene sul foglio che avevo appoggiato su una loro cassetta di attrezzi da pesca, poi li guardai mentre si interrogavano tra di loro su un altro luogo che non mi avevano detto, ma di cui non ricordavano il nome. Notai il ragazzo mirare verso il mio ombrellone e cambiare volto all'improvviso, sembrava in ipnosi. Subito dopo iniziai a sentire la suoneria del mio cellulare sempre più definita. L'uomo si guardò intorno, continuando a stare rivolto verso il mare: "sento un suono, ma che è? boh..." Mi voltai anch'io e vidi una scena impossibile da dimenticare: Diana stava arrivando verso di noi, in topless, con il passo accelerato e una mano protesa in avanti che stringeva il mio cellulare: le sue tettone ballavano incontrollate, era straripante, meravigliosa: "ti sta chiamando il tuo capo, sbrigati a rispondere, sta suonando da un pò, questo ti licenzia prima o poi". Mi passò il telefono quasi con violenza: non avevo quasi il fiato per parlare, dall'adrenalina. Iniziai la mia finta telefonata di lavoro, arretrando di qualche metro verso le dune; stentavo a imbastire una conversazione credibile; Diana non se ne andava, era rimasta davanti a loro con le tette in mostra, i suoi capezzoli erano duri e sporgenti: la sentivo parlare: ogni tanto l'uomo la guardava con estremo interesse e lei cercava di coprirsi con un braccio: quando lui si voltava verso il mare per controllare la sua lenza, lei si scopriva di nuovo ed i suoi capezzoli lentamente tornavano a spuntare: il ragazzo invece non parlava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso per più di 5 secondi: se avesse abboccato una balena o un tonno credo non ne avrebbe avvertito alcuna percezione, in quel momento! Notavo che Diana si faceva guardare tranquillamente da lui, senza coprirsi, nonostante il suo palese arrapamento. Volevo follemente ascoltare bene quello che si dicevano, ma non riuscivo a sentire quasi nulla, specie quando dovevo abbozzare anch'io qualche frase per finta, così interruppi la chiamata e finsi di scrivere dei messaggi, percorrendo qualche passo in avanti. Ora riuscivo a sentire: lei si stava scusando per essersi presentata in quel modo: "Non ho avuto il tempo di rivestirmi, ho provato a chiamarlo a voce un sacco di volte ma non mi sentiva, pensavo di potergli lasciare il telefono a metà strada: scusatemi, ma il suo capo è tremendo, se non rispondi alle telefonate si infuria, gli dico sempre di portare con se il cellulare perché puntualmente questo tizio lo chiama quando lui si allontana o non può rispondere, sembra lo faccia apposta: mi sento davvero ridicola così. Vorrei tanto essere tipo Belen, invece faccio schifo, lo so, potete ridere se volete: non mi offendo". Il ragazzo timidamente le disse "Ma quale schifo, stai benissimo" ed il padre, senza guardarla, esclamò con il suo pittoresco toscanaccio: "Vuoi vedere cosa significa la parola "schifo"? Fatti una passeggiata laggiù, ci sono i nudisti, bravissime persone, per carità: 80,70,60 anni, qualcuno anche più giovane: uomini, donne pieni di grinze, di rotoli di pancia, di tette flosce, io li conosco da 20 anni e sono sempre stati così, non è che prima erano meglio: vai, va a vedere, vedrai che dopo comincerai ad apprezzarti: ti dico una cosa, ti do del tu perché sei giovane: lo dicevo prima al tuo ragazzo: faccio l'istruttore di palestra da quasi 18 anni, sai quanti piani di lavoro ho dovuto fare a fanciulle pelle ed ossa per scelta loro, o a ragazze di 150 chili? Non te lo immagini quante, se non fosse stato per lavoro mi sarei rifiutato di farlo. Quelle fanno schifo, non tu, eppure non si piangono addosso, avrebbero tanti motivi per piangere. E poi, le Belen che dici tu sono ben poche e se la tirano talmente tanto!! Non guardano nessuno, non parlano con nessuno, piene di sé, tempo due/tre settimane e tutti le odiano perché non è che siamo così grulli come pensano...e a 50 anni si ritroveranno sole a chiedersi come mai non hanno incontrato l'uomo della loro vita. Poverette! Io con il lavoro che faccio, di corpi ne vedo tanti, quindi te lo dico senza malizia: ognuno deve mostrare e valorizzare il meglio che ha, dentro e fuori: tu lo stai facendo e sei bellina, molto bellina, magari fossero tutte come te: il mio lavoro sarebbe molto più piacevole... e anche pescare su questa spiaggia sarebbe molto più piacevole: si voltò un attimo verso di lei che stavolta non si coprì, le sorrise e si girò nuovamente verso il galleggiante. Diana, scherzando, gli chiese un piano di lavoro personalizzato per rassodare glutei, cosce e per crescere in altezza e lui ridendo rispose che poi sarebbe diventata perfetta, ma che la perfezione non aiuta: disse che " le donne più belle e sexy sono quelle un pochino imperfette, perché quelle perfette sono tutte uguali, alla lunga stancano, sono troppo scontate, non hanno fascino, te lo dice Andrea, vai benissimo così...e se te lo dice Andrea, puoi crederci. Una con la tua sensualità non l'avevo mai vista su questa spiaggia in tanti anni". Lei ridendo lo pregò di non esagerare, altrimenti si sarebbe illusa.
Volevo riavvicinarmi per iniziare a congedarci, ma mi piaceva troppo vedere Diana parlare con loro, con il suo seno nudo quasi in faccia a quel giovanotto in estasi totale e con il padre che la riempiva di complimenti e la incoraggiava con una grande maestria, senza farla vergognare. Notavo che lei si stava sciogliendo sempre di più, da molti minuti aveva smesso alzare il braccio per coprirsi e nonostante si accorgesse che il ragazzo le stava vicinissimo e la fissava frequentemente da un quarto d'ora con tenace intensità, lo lasciava guardare senza problemi... le areole in quel momento erano dilatate, perfettamente lisce e rotonde, un capolavoro. Mi eccitava il fatto che una iniziale esibizione forzata e con qualche impaccio si era trasformata in una simpatica e stimolante chiacchierata, senza inibizioni da parte di nessuno, incentrata sul tema di un topless esplosivo e a dir poco apprezzato, un topless che sembrava improbabile fino a pochi minuti prima sotto l'ombrellone e nemmeno lontanamente immaginabile alla presenza di due uomini compiaciuti ad un metro di distanza con i quali peraltro Diana riusciva persino a parlare, a ridere, a scherzare.
Stava trascorrendo troppo tempo, però e non volevo che il pretesto iniziale di avvicinamento perdesse di credibilità. Tornai da loro e salutai di nuovo: il ragazzo, nel sentirmi, cercò di riprendersi e, per la prima volta, staccò finalmente lo sguardo dalle tette per più di 20 secondi, prima di ricaderci di nuovo; l'uomo invece si girò subito verso di me: in prima battuta mi chiese com'era andata con il capo e poi scherzando mi rimproverò di non saper infondere a una ragazza così interessante la necessaria autostima: "trattala bene altrimenti te la rubo". Avrei voluto rispondergli che cercavo da quasi un anno di svegliare ed alimentare l'autostima di Diana, ma il contesto era troppo intrigante e preferii evitare, per non ripiombare nei soliti tragici discorsi stile brutto anatroccolo. Allora mi girai verso il ragazzo per coinvolgerlo un pò e gli dissi sorridendo "hai sentito tuo padre cosa dice alla mia ragazza? Non intervieni?? Io sarei più felice se me la rubassi tu, almeno sei giovane": lui si riconnesse con il resto del mondo, recuperò l'uso della parola rispolverando la stessa spontaneità che aveva usato quando mi chiese se fossimo nudisti e si fece scappare uno schietto "magari, te la ruberei subito!!", guardai un secondo Diana che aveva iniziato a ridere compiaciuta ed a suo agio: il giovanotto non mi diede il tempo di ribattere e chiarì che l'uomo non era suo padre, ma solo un amico di famiglia che gli aveva trasmesso la passione per la pesca. Indicò il gruppo più lontano e disse che suo padre era là in mezzo, l'uomo confermò dicendo che anche il "su figliolo" era rimasto con l'altro gruppo. Qualcuno li chiamò da lontano e li sollecitò a ritirare le lenze per andare via e anche noi ci guardammo e con un cenno di intesa decidemmo che era il momento di tornare al nostro ombrellone. Diana avanzò ancora di qualche passo e strinse la mano al ragazzo, salutandolo senza coprirsi minimamente e quasi sfiorandolo con i seni; poi si avvicino ad Andrea stringendo la mano anche a lui, li ringraziò "di tutto" e l'uomo rispose "grazie a te, speriamo di rivederci". Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.

Ragazzi: ci sarebbe anche un discreto epilogo da raccontarvi, ma solo se vi interessa... ho letto pochi commenti entusiastici finora, mi sono dilungato già troppo e non vorrei annoiarvi ancora!! Ditemi voi.

Concordo con tutti i commenti positivi che sono seguiti a questo racconto, a questo punto mi pongo una domanda: ma quel perizoma lo avrà poi indossato?
 
OP
L

losqualo84

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Diciamo che per gli amanti del topless, vedere la propria donna con il seno al vento e in una situazione descritta da selpot... È goduria allo stato puro...
Come anche io ho raccontato spesso creò situazioni del genere, anche se per A. è quasi normalità per Diana lo diventerà se non lo è
 

Poncharell

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Diciamo che per gli amanti del topless, vedere la propria donna con il seno al vento e in una situazione descritta da selpot... È goduria allo stato puro...
Come anche io ho raccontato spesso creò situazioni del genere, anche se per A. è quasi normalità per Diana lo diventerà se non lo è

Perché qui vai oltre al fatto di farti la chiacchierata con le bocce di fuori. Quello può capitare, sei in topless, tis enti chiamare, qualcuno ti chiede qualcosa... volente o nolente, imbarazzata o no, può capitare...
Qua, invece, Diana, si è avvicinata volontariamente a due uomini che sapeva che l'avrebbero guardata (faceva parte della scommessa, diciamo). E lo ha fatt ocon due tettone generose e camminando velocemente, consapevole che avrebbero ballato eccome, attirando l'attenzione dei due maschi prima ancora di averla vicino. Col dubbio di piacere, con la curiosità di saperlo, con la paura della prima volta, con l'amore verso il proprio uomo.
Tenerissima Diana. Tenerissima e erotica allo stesso tempo.
Io una scena come questa, in un racconto, faccio fatica a ricordarla....
 

selpot

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Il mio cervello era un vulcano in piena eruzione: avrei voluto rivelare e domandare a Diana di tutto in quei due/tre minuti di percorso tra i pescatori ed il nostro ombrellone: " Sei stata stupenda, Come ti sentivi? Ti vergognavi? Ti piaceva almeno un pò?" Hai notato come ti guardavano?" "Ti reputi ancora così da buttare?" ma pensai che la cosa migliore fosse resistere e tenermi dentro tutte quelle curiosità che smaniavo di conoscere ad ogni costo, perché in quei due/tre minuti mi aspettavo anche una pioggia di insulti, di scatti di ira, di tragiche sceneggiate da parte sua...e invece non credevo alle mie orecchie nel sentirla parlare normalmente, senza alcuna rabbia, anzi in maniera mai così pacata: "Oggi scotta questa sabbia, mi sto bruciando i piedi, accidenti: quanto scommetti che la borsa frigo è al sole? L'acqua minerale sarà rovente ormai, speriamo che i nostri panini non si siano essiccati", diceva ridendo serenamente. In quei due/tre minuti mi aspettavo anche di vedere entrambe le sue braccia a copertura delle tettone che continuavano a ballare senza tregua e invece... libertà assoluta. Avevo assorbito le sembianze e l'atteggiamento del pescatore più giovane: non riuscivo a staccare gli occhi da quei due capolavori in continuo movimento, di profilo, che mi camminavano a fianco in un misto di sfacciataggine e naturalezza. Cercavo talvolta di distanziarmi allargandomi a destra di qualche centimetro per godere di una visione più "panoramica" ma senza esagerare, temendo che Diana se ne accorgesse e mi rimproverasse: non volevo spezzare quel filo di armonia, di complicità e di non belligeranza che immaginavo sottilissimo. Arrivammo a destinazione "Cosa ti dicevo!? La borsa è al sole", alzò per un secondo gli occhi al cielo "avrei dovuto fare l'astronoma, io: guarda, il sole si è spostato... e avrei dovuto anche inclinare l'ombrellone prima di raggiungerti, da brava astronoma mancata". Sugli asciugamani non vedevo il suo reggiseno, forse l'aveva sistemato nella sua borsa che stava spostando: ero certo che il momento magico stesse terminando: appena appoggiata nuovamente la borsa a terra, l'avrebbe aperta per riprendersi il suo amato triangolo... e invece no, la mise all'ombra accanto alla borsa frigo. "Io avrei fame, ma vorrei prima farmi un bagno, sto rischiando un'insolazione, devo abbassare la temperatura corporea, sono molto accaldata, vieni con me?" Impossibile rifiutare stavolta, per tante, troppe ragioni.
In pieno stato confusionale mi stavo avviando in acqua con ancora carta, penna e cellulare tra le mani: me ne accorsi solo quando Diana, da dietro, me li "rapinò" ridacchiando per la mia sbadataggine. Li andò velocemente a riporre e mi raggiunse sul bagnasciuga in un baleno, con una breve corsa in punta di piedi per evitare il più possibile il contatto con la sabbia rovente... e così facendo mi regalò un altro balletto ammaliante delle sue grazie. L'acqua era gelida, l'impatto fu tremendo, soprattutto per me che non avevo bagnato nemmeno i piedi dall'inizio della vacanza. Dopo qualche secondo Diana mi abbracciò "Brrrr, che fredda, riscaldami un pò" Sentivo le sue tettone schiacciarsi su di me: "Vuoi ancora tornartene a casa o pensi di rimanere?" chiese ironicamente. Sorrisi ma non ebbi il tempo di rispondere: "Che ne pensi? Sono stata brava? Sei soddisfatto adesso?" Risposi che ero felicissimo, inebriato e che era stata perfetta, ma chiesi di conoscere esattamente le sue sensazioni in quel momento: mi disse di essere più preciso e allora le porsi tutte le piccole domande che mi balenavano in testa durante il nostro percorso di ritorno: "Beh, certo: all'inizio mi vergognavo, anche tanto, ma pensavo che dovevo farlo per te e resistevo. Poi ho capito che loro gradivano,non me lo aspettavo, ma un pò mi faceva piacere... mi era venuto il sospetto che ti fossi messo d'accordo con loro affinché mi guardassero, stavo al gioco, ma poi ho visto che anche il più grande, Andrea, era molto spontaneo, non stava recitando e guardava proprio perché gli piacevo, ma è stato carino, però troppo maturo, mi sa che a 50 anni ci arrivava, non se se lo rifarei davanti a gente così grande, boh, già con un giovane è diverso: poi bisbigliò ridacchiando nel mio orecchio "il ragazzino invece mi piaceva, mi stava facendo bagnare, era proprio imbambolato dalle tette: poverino, forse non le aveva mai viste così da vicino e io a un certo punto glielo facevo apposta: hai notato quando drizzavo la schiena e gliele sbattevo in faccia? Stava svenendo, che bella sensazione... ma saranno tutti così questi giovanotti? Pensavo che nemmeno di guardasse, avrà avuto 15/16 anni... io alla sua età nemmeno ci pensavo a queste cose".
Mentre metteva a nudo le sue sensazioni, era impossibile non toccarla ovunque, in quel momento ero letteralmente tentacolato: quando ci separammo dall'abbraccio, Diana fece un paio di bracciate: poi disse "adesso tonifico un pò le tette" è iniziò a farle ondeggiare a pelo d'acqua con le increspature del mare: pensavo che non avevavo nessun bisogno di essere tonificate, a 24 anni, ma fu comunque uno spettacolo meraviglioso ammirare quel "vedo, non vedo" scandito dal ritmo del mare.
Sentivo nel frattempo alcune voci, mi girai e vidi che l'intero gruppo di pescatori camminava sul bagnasciuga quasi davanti a noi, con le loro attrezzature in mano o a tracolla, stavano andando via dalla spiaggia: sentimmo la voce di Andrea esclamare "questo è il mi figliolo", rallentando il passo e salutando con la mano, mentre con l'altra abbracciava alla spalla un altro ragazzo. Invece di immergersi completamente in acqua per coprirsi e ricambiare il saluto, come avrebbe fatto qualunque brutto anatroccolo, Diana mi guardò con un sorrisino malizioso e mi avvertì "scusa, vado a presentarmi agli altri, non mi sembra educato restare qui. Rimani tu, se vuoi, goditi la scena: oggi è la tua giornata".
Risalì in piedi scoprendo completamente le tette e si avviò verso il bagnasciuga accelerando il passo: un altro ballo straripante in piena regola, ma stavolta mi voltava le spalle: ne potevano beneficiare solo quei 7 fortunati. Avanzai di parecchio per vedere meglio, l'acqua ormai era bassa e fui costretto ad inginocchiarmi per coprire la mia evidente erezione. Non scorderò mai il loro perfetto allineamento in fila e il loro sguardo estasiato rivolto verso Diana che li raggiungeva. Lei si fermò proprio davanti ad Andrea, uscendo dall'acqua. Era del tutto a suo agio, nonostante avesse addosso 14 occhi contemporaneamente, non accennava a coprirsi. Vedevo stringere la sua mano a quella del vero figlio di Andrea, poi scambiarono quattro chiacchiere e qualche risata, prima delle presentazioni anche con il resto del gruppo. Non avrei mai creduto in vita mia di poterla vedere da sola, in topless, parlare con sette uomini, praticamente sconosciuti, dopo la tribolazione patita per un anno a furia di sentirla commiserarsi. Desideravo ardentemente avvicinarmi ancor di più o addirittura raggiungerli per gustarmi i dettagli alla minima distanza ma non riuscivo a soffocare la mia adrenalina. Fu Andrea a chiamarmi: "Vieni qua che devo dirti una cosa" Fortunatamente il suo invito rappresentò un segnale di spegnimento per il mio pene che iniziò a collaborare, sgonfiandosi da bravo e riuscii a uscire in condizioni civilmente idonee: Andrea mi presentò Davide, "il mi figliolo", bel ragazzo anche lui, sicuramente maggiorenne ed anche gli altri presenti, compreso un altro giovanotto sempre sui 18 anni che dopo avermi degnato di uno sguardo per una frazione di secondo, tornò ad occuparsi di una accuratissima analisi visiva delle tette di Diana insieme al più giovane del gruppo che già le conosceva bene. "La spiaggia che ti dicevo si chiama Cacciarella, me lo son fatto dire da loro", Andrea indicava due uomini della sua età che annuirono sorridendo. Il più maturo mi spiegò brevemente come ci si arrivava, mentre l'altro aggiustava la posizione del suo zaino a tracolla, mentre mirava con lo sguardo verso le tettone che nel frattempo si erano asciugate, placando anche l'esplosione dei capezzoli. Salutarono nuovamente soprattutto lei, quasi circondandola, prima di riavviarsi.
Diana si rivolse subito a me con uno sguardo tentatore ed una voce bassa e provocante: "Era doveroso salutare ed essere gentile con tutti, me lo hanno insegnato da bambina". Sorrisi compiaciuto evidenziando di avere l'impressione che fosse la sua giornata, oltre alla mia. "E' anche la mia giornata, diciamo di si, posso essere d'accordo, ma non illuderti, non sarà così ogni giorno, da domani tornerò ad essere quella di sempre".
Faceva davvero un gran caldo: per non ustionarci ogni volta i piedi, Diana mi propose di spostare in avanti la nostra postazione, che era quasi a ridosso delle dune e di avvicinarci il più possibile al bagnasciuga, dove la sabbia era meno bollente e si poteva sentire qualche flebile alito di vento. Obbedii sull'attenti, correndo verso gli asciugamani che portai per primi, ad un paio di metri dall'acqua: poi feci lo stesso con le borse e infine piantai l'ombrellone: nel frattempo lei era rimasta in piedi a terminare il suo sgocciolamento. Si sdraiò un attimo al sole ma si rialzò quasi subito rimanendo seduta: voleva pranzare. Divorammo i nostri panini ancora commestibili: con i bicchieri di acqua tra le mani, ammiravamo la spiaggia ormai deserta ma vedevamo in lontananza qualcuno correre verso di noi. Man mano che si avvicinava notavamo una fisionomia conosciuta: si, era proprio lui, il più giovane del gruppo dei pescatori con cui aveva già avuto modo di esibirsi a distanza ravvicinata: correva in modo molto determinato di chi deve fare in fretta, quindi non pensammo ad un desiderio di rivedere lei, che tuttavia si posizionò meglio, appoggiando le mani sull'asciugamano, con le braccia tese, leggermente dietro i fianchi, per mettere le tettone in primo piano. Il ragazzo incominciò a fissarla ancor prima di arrivare, ci salutò guardandoci un secondo anche negli occhi e rivelandoci ansimando che aveva dimenticato una felpa che indossava appena arrivato all'alba: memorizzò di nuovo le tette e si allontanò verso la postazione di pesca. Diana esclamò un dispiaciutissimo e sensuale "che peccato che vada così di fretta". Le ricordai di aver appena sentito pronunciarle la frase "tornerò ad essere quella di sempre" e lei ribattè maliziosamente: "ho detto da domani: tornerò ad essere quella di sempre, da domani: oggi va così": si voltò verso la sua borsa, la aprì e estrasse la crema solare "quando ripassa lo faccio svenire, stavolta: vedrai che non mi dimentica più, crescerà benissimo con il mio ricordo". Di sicuro a crescere in tempi record era nuovamente il mio pene, cercai di nasconderlo ma Diana se ne accorse e mi invitò a tornare in acqua "...anche perché se ci sei tu, lui guarda meno, quindi fatti un bagnetto qua davanti e apprezza: obbedii ancora una volta con molto piacere, mi tuffai e mi voltai subito verso di lei. Mi fissò provocandomi con tre o quattro pose sexy che rendevano le sue tette ancora più generose ed esplosive. Era strepitoso vederla in topless a così poca distanza dal bagnasciuga. Girò lo sguardo verso la postazione di pesca, si intravedeva la sagoma del ragazzo nei pressi della posizione originaria, la più distante. Diana si voltò verso di me e iniziò a spalmarsi con precisione un pò di crema sui polpacci e sulle gambe, poi salì alle cosce: fu la volta della fronte, del naso e delle guance, con altrettanta calma; nel frattempo si girò nuovamente, il ragazzo aveva appena ripreso il cammino: Diana passo più velocemente alle braccia ed alle spalle controllando con più frequenza a quanta distanza si trovasse ancora il giovanotto, i cui movimenti erano sempre più nitidi: non correva più, camminava veloce, evidentemente era esausto, o magari aveva voglia di dare un'ultima occhiata con più tranquillità... un altro minuto e sarebbe arrivato. Diana fece cenno di alzarsi, poi attese ancora. Si spalmò meglio qualche grumo di crema sul braccio destro, guardò ancora verso di lui, ormai era vicino: da seduta si inginocchiò, drizzò la schiena e tirò le tettone in fuori, prese un pò di crema e iniziò a spalmarla sotto il collo e mentre il ragazzo sopraggiungeva rallentando il passo, si riempì la mano destra di una maggiore quantità di crema e la distribuì equamente sui due seni, senza ancora cospargerla: lo aspettava: "hai trovato la felpa?" gli chiese iniziando a spalmarsi. Le tette erano schermate di bianco dalla grande quantità di crema" " Si si" rispose a fatica mostrando la felpa blu che teneva in mano. Diana lo invitò a fermarsi un secondo per riprendersi dalla fatica, era molto sudato e visibilmente provato. Lui non se lo fece ripetere e si arrestò, rimanendo in piedi davanti a lei: la fissava senza mai staccare lo sguardo mentre lei si spalmava stringendo le sue tettone per poi lasciarle cadere e ballare. "Sei stato fortunato che la spiaggia oggi è deserta, altrimenti non so se l'avresti ritrovata, di questi tempi" "Non ti ho nemmeno chiesto il nome, l'età, che maleducata... vedo che a te del mio nome non ti importa, sei preso da altro... ma io sono curiosa": le disse di chiamarsi Valerio e di avere sedici anni e mezzo. "Accidenti: a sedici anni già ti piacciono le tette delle ragazze più grandi di te, stai bruciando le tappe". Valerio si scusò, prendendolo come un rimprovero e istintivamente si girò verso di me, temendo qualche mia reazione ma io gli sorrisi salutandolo con la mano, mentre Diana lo tranquillizzava "No no, guarda pure, tranquillo, a me fa piacere, l'importante è che ti piacciano". "Mi piacciono troppo, non ce la fo a non guardarle, sono troppo belle" Allora Diana cambiò il movimento della spalmatura: inizio ad avvicinare le tettone tra loro, accompagnandole dai rispettivi lati esterni "Anche così non sono male, vero?" "No, sono ancora meglio, così è il massimo, hai vinto" Anch'io volli rassicurarlo e ad alta voce gli confermai che poteva guardare senza farsi problemi, non lo avrei picchiato. Il cellulare di Valerio suonò, lo credevano disperso ormai... rispose che stava arrivando" e si congedò a mani giunte con un "torna presto, ti prego". Entrambi scoppiammo a ridere dalla sua schiettezza e lo salutammo.

Vi ho raccontato il primo topless della mia Diana: sono passati 15 anni da quella giornata ormai, ma la sua "genuinità" è immutata, anzi migliora invecchiando come il buon vino. Ringrazio il buon losqualo84, ideatore di questo stimolante thread, a cui chiedo scusa per l'invadenza e ringrazio anche tutti coloro che hanno gradito e che gradiranno. Devo ammettere che finora ho avuto contatti con persone quasi tutte educate e civili, spero che continui così perché da raccontare avrei ancora "qualcosa" fino ai nostri giorni. Mi scuso invece con chi si aspettava un finale diverso, più animalesco, a base di orge, sesso o autoerotismo e anche con coloro che si chiederanno cosa c'è di trasgressivo in un racconto senza sesso: io credo che la trasgressione non sia sesso, ma sia molto meglio. Il racconto è autenticamente ciò che è avvenuto quel giorno e non ritenevo giusto completarlo con un finale falsato, forzato e non accaduto realmente. Non ci sarà mai sesso nei miei racconti perché non è mai avvenuto in spiaggia: inoltre non ho la capacità di scrivere esperienze che non mi appartengono. Se vorrete, continuerò a raccontare altro, sempre riguardo a giornate di mare interessanti, su thread appositi creati da me, visto che quello che mi ha ospitato riguarda nello specifico "il primo topless" che ha sempre un sapore particolare ed è bene differenziarlo da tutti gli altri. Ora, se volete, liberate educatamente le vostre sensazioni, i vostri pareri, le vostre curiosità e le vostre considerazioni su Diana. Ciao!!
 

Poncharell

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Tu sei una persona per bene e sei intellettualmente onesto, è bello leggere una persona che si porge così.

Quanto al racconto, è una bomba! così come la tua Diana!
Forse non ti rendi conto di cosa hai scritto!
Questo divenertà uno dei più bei thread di Phica.net. E' eccitantissimo!

Eccezionale il piacere con cui si sia fatta ammirare dal gruppo dei pescatori e l'esibizione erotica di fronte al ragazzo! Che erotismo, che carica sexi!
In quel momentosei riuscito a mostrarle un lato di sé che lei non conosceva e che, evidentemente è stata felice di scoprire.
L'esibizione del massaggio alle tette, misurato sulla presenza del ragazzo, è roba non da "una qualunque", ma da una che sa veramente eccitare.


Bravo, bravo, bravo. Anzi, tre volte brava anche Diana. :love: :love: :love:
 

Brontolo74

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racconto bellissimo, credici se ti dico che mentre me lo leggevo oltre ad una notevole eccitazione, mi pareva quasi di vedere la scena, come se fossi li con te a vedere il tutto. Spero avrai modo di scrivere altro, sicuramente sarà un piacere leggerlo.
Un bacio e complimenti anche alla tua lei ovviamente.
 

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