Il mio cervello era un vulcano in piena eruzione: avrei voluto rivelare e domandare a Diana di tutto in quei due/tre minuti di percorso tra i pescatori ed il nostro ombrellone: " Sei stata stupenda, Come ti sentivi? Ti vergognavi? Ti piaceva almeno un pò?" Hai notato come ti guardavano?" "Ti reputi ancora così da buttare?" ma pensai che la cosa migliore fosse resistere e tenermi dentro tutte quelle curiosità che smaniavo di conoscere ad ogni costo, perché in quei due/tre minuti mi aspettavo anche una pioggia di insulti, di scatti di ira, di tragiche sceneggiate da parte sua...e invece non credevo alle mie orecchie nel sentirla parlare normalmente, senza alcuna rabbia, anzi in maniera mai così pacata: "Oggi scotta questa sabbia, mi sto bruciando i piedi, accidenti: quanto scommetti che la borsa frigo è al sole? L'acqua minerale sarà rovente ormai, speriamo che i nostri panini non si siano essiccati", diceva ridendo serenamente. In quei due/tre minuti mi aspettavo anche di vedere entrambe le sue braccia a copertura delle tettone che continuavano a ballare senza tregua e invece... libertà assoluta. Avevo assorbito le sembianze e l'atteggiamento del pescatore più giovane: non riuscivo a staccare gli occhi da quei due capolavori in continuo movimento, di profilo, che mi camminavano a fianco in un misto di sfacciataggine e naturalezza. Cercavo talvolta di distanziarmi allargandomi a destra di qualche centimetro per godere di una visione più "panoramica" ma senza esagerare, temendo che Diana se ne accorgesse e mi rimproverasse: non volevo spezzare quel filo di armonia, di complicità e di non belligeranza che immaginavo sottilissimo. Arrivammo a destinazione "Cosa ti dicevo!? La borsa è al sole", alzò per un secondo gli occhi al cielo "avrei dovuto fare l'astronoma, io: guarda, il sole si è spostato... e avrei dovuto anche inclinare l'ombrellone prima di raggiungerti, da brava astronoma mancata". Sugli asciugamani non vedevo il suo reggiseno, forse l'aveva sistemato nella sua borsa che stava spostando: ero certo che il momento magico stesse terminando: appena appoggiata nuovamente la borsa a terra, l'avrebbe aperta per riprendersi il suo amato triangolo... e invece no, la mise all'ombra accanto alla borsa frigo. "Io avrei fame, ma vorrei prima farmi un bagno, sto rischiando un'insolazione, devo abbassare la temperatura corporea, sono molto accaldata, vieni con me?" Impossibile rifiutare stavolta, per tante, troppe ragioni.
In pieno stato confusionale mi stavo avviando in acqua con ancora carta, penna e cellulare tra le mani: me ne accorsi solo quando Diana, da dietro, me li "rapinò" ridacchiando per la mia sbadataggine. Li andò velocemente a riporre e mi raggiunse sul bagnasciuga in un baleno, con una breve corsa in punta di piedi per evitare il più possibile il contatto con la sabbia rovente... e così facendo mi regalò un altro balletto ammaliante delle sue grazie. L'acqua era gelida, l'impatto fu tremendo, soprattutto per me che non avevo bagnato nemmeno i piedi dall'inizio della vacanza. Dopo qualche secondo Diana mi abbracciò "Brrrr, che fredda, riscaldami un pò" Sentivo le sue tettone schiacciarsi su di me: "Vuoi ancora tornartene a casa o pensi di rimanere?" chiese ironicamente. Sorrisi ma non ebbi il tempo di rispondere: "Che ne pensi? Sono stata brava? Sei soddisfatto adesso?" Risposi che ero felicissimo, inebriato e che era stata perfetta, ma chiesi di conoscere esattamente le sue sensazioni in quel momento: mi disse di essere più preciso e allora le porsi tutte le piccole domande che mi balenavano in testa durante il nostro percorso di ritorno: "Beh, certo: all'inizio mi vergognavo, anche tanto, ma pensavo che dovevo farlo per te e resistevo. Poi ho capito che loro gradivano,non me lo aspettavo, ma un pò mi faceva piacere... mi era venuto il sospetto che ti fossi messo d'accordo con loro affinché mi guardassero, stavo al gioco, ma poi ho visto che anche il più grande, Andrea, era molto spontaneo, non stava recitando e guardava proprio perché gli piacevo, ma è stato carino, però troppo maturo, mi sa che a 50 anni ci arrivava, non se se lo rifarei davanti a gente così grande, boh, già con un giovane è diverso: poi bisbigliò ridacchiando nel mio orecchio "il ragazzino invece mi piaceva, mi stava facendo bagnare, era proprio imbambolato dalle tette: poverino, forse non le aveva mai viste così da vicino e io a un certo punto glielo facevo apposta: hai notato quando drizzavo la schiena e gliele sbattevo in faccia? Stava svenendo, che bella sensazione... ma saranno tutti così questi giovanotti? Pensavo che nemmeno di guardasse, avrà avuto 15/16 anni... io alla sua età nemmeno ci pensavo a queste cose".
Mentre metteva a nudo le sue sensazioni, era impossibile non toccarla ovunque, in quel momento ero letteralmente tentacolato: quando ci separammo dall'abbraccio, Diana fece un paio di bracciate: poi disse "adesso tonifico un pò le tette" è iniziò a farle ondeggiare a pelo d'acqua con le increspature del mare: pensavo che non avevavo nessun bisogno di essere tonificate, a 24 anni, ma fu comunque uno spettacolo meraviglioso ammirare quel "vedo, non vedo" scandito dal ritmo del mare.
Sentivo nel frattempo alcune voci, mi girai e vidi che l'intero
gruppo di pescatori camminava sul bagnasciuga quasi davanti a noi, con le loro attrezzature in mano o a tracolla, stavano andando via dalla spiaggia: sentimmo la voce di Andrea esclamare "questo è il mi figliolo", rallentando il passo e salutando con la mano, mentre con l'altra abbracciava alla spalla un altro ragazzo. Invece di immergersi completamente in acqua per coprirsi e ricambiare il saluto, come avrebbe fatto qualunque brutto anatroccolo, Diana mi guardò con un sorrisino malizioso e mi avvertì "scusa, vado a presentarmi agli altri, non mi sembra educato restare qui. Rimani tu, se vuoi, goditi la scena: oggi è la tua giornata".
Risalì in piedi scoprendo completamente le tette e si avviò verso il bagnasciuga accelerando il passo: un altro ballo straripante in piena regola, ma stavolta mi voltava le spalle: ne potevano beneficiare solo quei 7 fortunati. Avanzai di parecchio per vedere meglio, l'acqua ormai era bassa e fui costretto ad inginocchiarmi per coprire la mia evidente erezione. Non scorderò mai il loro perfetto allineamento in fila e il loro sguardo estasiato rivolto verso Diana che li raggiungeva. Lei si fermò proprio davanti ad Andrea, uscendo dall'acqua. Era del tutto a suo agio, nonostante avesse addosso 14 occhi contemporaneamente, non accennava a coprirsi. Vedevo stringere la sua mano a quella del vero figlio di Andrea, poi scambiarono quattro chiacchiere e qualche risata, prima delle presentazioni anche con il resto del
gruppo. Non avrei mai creduto in vita mia di poterla vedere da sola, in topless, parlare con sette uomini, praticamente sconosciuti, dopo la tribolazione patita per un anno a furia di sentirla commiserarsi. Desideravo ardentemente avvicinarmi ancor di più o addirittura raggiungerli per gustarmi i dettagli alla minima distanza ma non riuscivo a soffocare la mia adrenalina. Fu Andrea a chiamarmi: "Vieni qua che devo dirti una cosa" Fortunatamente il suo invito rappresentò un segnale di spegnimento per il mio pene che iniziò a collaborare, sgonfiandosi da bravo e riuscii a uscire in condizioni civilmente idonee: Andrea mi presentò Davide, "il mi figliolo", bel ragazzo anche lui, sicuramente maggiorenne ed anche gli altri presenti, compreso un altro giovanotto sempre sui 18 anni che dopo avermi degnato di uno sguardo per una frazione di secondo, tornò ad occuparsi di una accuratissima analisi visiva delle tette di Diana insieme al più giovane del
gruppo che già le conosceva bene. "La spiaggia che ti dicevo si chiama Cacciarella, me lo son fatto dire da loro", Andrea indicava due uomini della sua età che annuirono sorridendo. Il più maturo mi spiegò brevemente come ci si arrivava, mentre l'altro aggiustava la posizione del suo zaino a tracolla, mentre mirava con lo sguardo verso le tettone che nel frattempo si erano asciugate, placando anche l'esplosione dei capezzoli. Salutarono nuovamente soprattutto lei, quasi circondandola, prima di riavviarsi.
Diana si rivolse subito a me con uno sguardo tentatore ed una voce bassa e provocante: "Era doveroso salutare ed essere gentile con tutti, me lo hanno insegnato da bambina". Sorrisi compiaciuto evidenziando di avere l'impressione che fosse la sua giornata, oltre alla mia. "E' anche la mia giornata, diciamo di si, posso essere d'accordo, ma non illuderti, non sarà così ogni giorno, da domani tornerò ad essere quella di sempre".
Faceva davvero un gran caldo: per non ustionarci ogni volta i piedi, Diana mi propose di spostare in avanti la nostra postazione, che era quasi a ridosso delle dune e di avvicinarci il più possibile al bagnasciuga, dove la sabbia era meno bollente e si poteva sentire qualche flebile alito di vento. Obbedii sull'attenti, correndo verso gli asciugamani che portai per primi, ad un paio di metri dall'acqua: poi feci lo stesso con le borse e infine piantai l'ombrellone: nel frattempo lei era rimasta in piedi a terminare il suo sgocciolamento. Si sdraiò un attimo al sole ma si rialzò quasi subito rimanendo seduta: voleva pranzare. Divorammo i nostri panini ancora commestibili: con i bicchieri di acqua tra le mani, ammiravamo la spiaggia ormai deserta ma vedevamo in lontananza qualcuno correre verso di noi. Man mano che si avvicinava notavamo una fisionomia conosciuta: si, era proprio lui, il più giovane del
gruppo dei pescatori con cui aveva già avuto modo di esibirsi a distanza ravvicinata: correva in modo molto determinato di chi deve fare in fretta, quindi non pensammo ad un desiderio di rivedere lei, che tuttavia si posizionò meglio, appoggiando le mani sull'asciugamano, con le braccia tese, leggermente dietro i fianchi, per mettere le tettone in primo piano. Il ragazzo incominciò a fissarla ancor prima di arrivare, ci salutò guardandoci un secondo anche negli occhi e rivelandoci ansimando che aveva dimenticato una felpa che indossava appena arrivato all'alba: memorizzò di nuovo le tette e si allontanò verso la postazione di pesca. Diana esclamò un dispiaciutissimo e sensuale "che peccato che vada così di fretta". Le ricordai di aver appena sentito pronunciarle la frase "tornerò ad essere quella di sempre" e lei ribattè maliziosamente: "ho detto da domani: tornerò ad essere quella di sempre, da domani: oggi va così": si voltò verso la sua borsa, la aprì e estrasse la crema solare "quando ripassa lo faccio svenire, stavolta: vedrai che non mi dimentica più, crescerà benissimo con il mio ricordo". Di sicuro a crescere in tempi record era nuovamente il mio pene, cercai di nasconderlo ma Diana se ne accorse e mi invitò a tornare in acqua "...anche perché se ci sei tu, lui guarda meno, quindi fatti un bagnetto qua davanti e apprezza: obbedii ancora una volta con molto piacere, mi tuffai e mi voltai subito verso di lei. Mi fissò provocandomi con tre o quattro pose sexy che rendevano le sue tette ancora più generose ed esplosive. Era strepitoso vederla in topless a così poca distanza dal bagnasciuga. Girò lo sguardo verso la postazione di pesca, si intravedeva la sagoma del ragazzo nei pressi della posizione originaria, la più distante. Diana si voltò verso di me e iniziò a spalmarsi con precisione un pò di crema sui polpacci e sulle gambe, poi salì alle cosce: fu la volta della fronte, del naso e delle guance, con altrettanta calma; nel frattempo si girò nuovamente, il ragazzo aveva appena ripreso il cammino: Diana passo più velocemente alle braccia ed alle spalle controllando con più frequenza a quanta distanza si trovasse ancora il giovanotto, i cui movimenti erano sempre più nitidi: non correva più, camminava veloce, evidentemente era esausto, o magari aveva voglia di dare un'ultima occhiata con più tranquillità... un altro minuto e sarebbe arrivato. Diana fece cenno di alzarsi, poi attese ancora. Si spalmò meglio qualche grumo di crema sul braccio destro, guardò ancora verso di lui, ormai era vicino: da seduta si inginocchiò, drizzò la schiena e tirò le tettone in fuori, prese un pò di crema e iniziò a spalmarla sotto il collo e mentre il ragazzo sopraggiungeva rallentando il passo, si riempì la mano destra di una maggiore quantità di crema e la distribuì equamente sui due seni, senza ancora cospargerla: lo aspettava: "hai trovato la felpa?" gli chiese iniziando a spalmarsi. Le tette erano schermate di bianco dalla grande quantità di crema" " Si si" rispose a fatica mostrando la felpa blu che teneva in mano. Diana lo invitò a fermarsi un secondo per riprendersi dalla fatica, era molto sudato e visibilmente provato. Lui non se lo fece ripetere e si arrestò, rimanendo in piedi davanti a lei: la fissava senza mai staccare lo sguardo mentre lei si spalmava stringendo le sue tettone per poi lasciarle cadere e ballare. "Sei stato fortunato che la spiaggia oggi è deserta, altrimenti non so se l'avresti ritrovata, di questi tempi" "Non ti ho nemmeno chiesto il nome, l'età, che maleducata... vedo che a te del mio nome non ti importa, sei preso da altro... ma io sono curiosa": le disse di chiamarsi Valerio e di avere sedici anni e mezzo. "Accidenti: a sedici anni già ti piacciono le tette delle ragazze più grandi di te, stai bruciando le tappe". Valerio si scusò, prendendolo come un rimprovero e istintivamente si girò verso di me, temendo qualche mia reazione ma io gli sorrisi salutandolo con la mano, mentre Diana lo tranquillizzava "No no, guarda pure, tranquillo, a me fa piacere, l'importante è che ti piacciano". "Mi piacciono troppo, non ce la fo a non guardarle, sono troppo belle" Allora Diana cambiò il movimento della spalmatura: inizio ad avvicinare le tettone tra loro, accompagnandole dai rispettivi lati esterni "Anche così non sono male, vero?" "No, sono ancora meglio, così è il massimo, hai vinto" Anch'io volli rassicurarlo e ad alta voce gli confermai che poteva guardare senza farsi problemi, non lo avrei picchiato. Il cellulare di Valerio suonò, lo credevano disperso ormai... rispose che stava arrivando" e si congedò a mani giunte con un "torna presto, ti prego". Entrambi scoppiammo a ridere dalla sua schiettezza e lo salutammo.
Vi ho raccontato il primo topless della mia Diana: sono passati 15 anni da quella giornata ormai, ma la sua "genuinità" è immutata, anzi migliora invecchiando come il buon vino. Ringrazio il buon losqualo84, ideatore di questo stimolante thread, a cui chiedo scusa per l'invadenza e ringrazio anche tutti coloro che hanno gradito e che gradiranno. Devo ammettere che finora ho avuto contatti con persone quasi tutte educate e civili, spero che continui così perché da raccontare avrei ancora "qualcosa" fino ai nostri giorni. Mi scuso invece con chi si aspettava un finale diverso, più animalesco, a base di orge, sesso o autoerotismo e anche con coloro che si chiederanno cosa c'è di trasgressivo in un racconto senza sesso: io credo che la trasgressione non sia sesso, ma sia molto meglio. Il racconto è autenticamente ciò che è avvenuto quel giorno e non ritenevo giusto completarlo con un finale falsato, forzato e non accaduto realmente. Non ci sarà mai sesso nei miei racconti perché non è mai avvenuto in spiaggia: inoltre non ho la capacità di scrivere esperienze che non mi appartengono. Se vorrete, continuerò a raccontare altro, sempre riguardo a giornate di mare interessanti, su thread appositi creati da me, visto che quello che mi ha ospitato riguarda nello specifico "il primo topless" che ha sempre un sapore particolare ed è bene differenziarlo da tutti gli altri. Ora, se volete, liberate educatamente le vostre sensazioni, i vostri pareri, le vostre curiosità e le vostre considerazioni su Diana. Ciao!!