Racconto di fantasia Un amore di mamma giapponese

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Dave35

Guest
Cari Lettori vi ringrazio del vostro affetto e vi comunico che uno dei miei più graditi passatempo è provocare un’erezione in voi uomini ed un’ovvia fase di “tiro” alla vagina di voi donne,...ed infine una caldissima voglia di scopare a tutte le coppie che le hanno lette!
Tuttavia e’ bene che sappiate che i miei personaggi sono completamente frutto della mia immaginazione.
Suggerisco, anche se siete quasi certamente tutti maggiorenni, di NON tentare alcuna delle situazioni descritte in queste storie con un familiare di primo grado (genitore/figlio o genitore/figlia) e/o secondo grado (fratelli o sorelle). Siete comunque invitati a condividere le vostre impressioni, se lo desiderate ovviamente.
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Prologo:
I Tanaka sono un nucleo familiare giapponese immerso nella cultura di Milano. Misaki, la madre, insegna letteratura, infondendo nei suoi studenti l'amore per i classici letterari del Giappone. Takashi, il padre, è un creatore di scenografie teatrali la cui arte trasforma i palcoscenici milanesi in paesaggi narrativi. Il loro figlio Hiroshi segue un percorso di studi in architettura, nutrendo una passione speciale per l'arte e la filosofia dei giardini giapponesi, un interesse che incarna la fusione della funzionalità architettonica e della tranquillità della natura, proprio come l'equilibrio che trovano nella loro vita in Italia. Hiroshi è profondamente legato alla sua famiglia, condivide un rapporto particolarmente stretto con la madre, Misaki, che è al centro del suo mondo affettivo.
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Nel cuore di Porta Venezia, un quartiere milanese noto per il suo stile cosmopolita, si trova l'appartamento elegante dei Tanaka, un abitazione che riflette un elegante miscuglio di cultura giapponese e sensibilità italiana. Le ampie finestre del soggiorno si affacciano sull'energico viale, mentre all'interno domina un'armonia di acquerelli che raffigurano sereni paesaggi giapponesi, accostati a mobili di legno scuro e pezzi iconici del design italiano.
Misaki Tanaka aveva creato un rifugio domestico dove le sue radici giapponesi si intrecciavano con la vivacità italiana. Il suo cuore apparteneva a quella casa, al marito Takashi, sempre più assorbito dalle sue turnee teatrali, e soprattutto a Hiroshi, il figlio ventenne che era l'ancora della sua vita familiare.
Misaki incarna un fascino raffinato e una bellezza distinta all'età di 44 anni. Con un'altezza di 175 cm e un peso di 68 kg, si distingue per una figura elegante e curata. Il suo sorriso è contagioso e luminoso, riflettendo una vitalità interiore. Le sue forme sono proporzionate e armoniose, caratterizzate da un seno sodo e una vita definita. Misaki irradia un'aura di attrattiva naturale e una sensualità discreta, catturando l'attenzione con la sua presenza serena ma notevole.
Hiroshi Tanaka, vent'anni, è uno studente universitario dal fisico snello e asciutto, forgiato dalle sue regolari sessioni di nuoto. È noto per il suo atteggiamento aperto e amichevole con i compagni di corso, creando facilmente legami grazie alla sua natura socievole. Profondamente legato alla sua famiglia, condivide un rapporto particolarmente stretto con la madre, Misaki, che è al centro del suo mondo affettivo.
Marco, compagno di università e amico di Hiroshi, è un atleta che si distingue nelle competizioni di nuoto. Il suo spirito energico e il fascino naturale lo rendono una figura popolare sia dentro che fuori la piscina. Il suo fisico atletico e l'autenticità del suo carattere lo hanno reso un modello di bellezza e carisma all'italiana. Oltre alle sue prodezze sportive, è la sua sincera curiosità e rispetto per la cultura giapponese di Misaki e il suo interesse per la letteratura che lo fanno apprezzare come ospite nella casa dei Tanaka.
Marco era un visitatore frequente della casa di Hiroshi, dove trascorreva ore a studiare insieme o a immergersi in competitive partite alla Playstation. Era affascinato dall'arredamento in stile giapponese che caratterizzava l'abitazione. Misaki, da parte sua, non poteva negare l'ammirazione per il ragazzo: il suo spirito vivace, l'intelligenza acuta, la maturità con cui affrontava i discorsi più complessi. Eppure, conservava sempre quel senso di distacco che si confà a una donna di un'altra generazione, di un altro mondo. Marco la rispettava, la stimava, e trovava in lei un modello di donna forte e indipendente, qualità che ammirava anche nella propria madre.
Nel cuore di Hiroshi, tuttavia, si agitavano tempeste di gelosia che offuscavano il suo solito buon giudizio. Il successo di Marco con le ragazze, la sua natura affascinante, tutto ciò diventava secondario di fronte alla semplice paura di perdere l'amore esclusivo di sua madre. Ogni sorriso scambiato, ogni conversazione approfondita tra Misaki e Marco, alimentava il suo tormento silenzioso.
La sera in cui il dramma personale di Hiroshi raggiunse il suo apice, Takashi era lontano, perso nelle ombre e luci del palcoscenico di un teatro a Bologna. L'appartamento si riempì di un silenzio pesante, spezzato solo dai sospiri di Hiroshi, chiuso nella sua stanza. L'amore di sua madre per lui sembrava vacillare, ingiustamente oscurato dall'ammirazione per Marco.
Misaki, nel suo silenzio, sentì il peso di quella quiete inquietante. Bussò alla porta di Hiroshi, trovandolo con gli occhi lucidi di tristezza. Con la pacatezza orientale che le era propria, si sedette accanto a lui, le parole fluirono lente e chiare, come l'acqua di un ruscello calmo. Le sue mani, calde e sicure, trovarono le sue, esitanti e fredde.
"Non c'è ammirazione, Hiroshi, che possa scalfire il legame tra una madre e suo figlio," sussurrò Misaki, la voce forte nonostante il bisbiglio. "Marco è un ragazzo che rispetto, ma tu... tu sei la mia vita. Non c'è successo, né fascino che possano competere con il posto che tu occupi nel mio cuore."
Le parole di Misaki furono per Hiroshi come la calma dopo la tempesta, rassicuranti e riparatrici. La mamma gli raccontò di quando lui era piccolo, delle loro passeggiate nel Giardino di Porta Venezia, delle storie che le raccontava, ponti tra i mondi lontani e quelli nuovi che avevano costruito insieme. Parlarono fino all'alba, e quando il nuovo giorno spuntò, portò con sé una comprensione rinnovata.
Marco continuò a frequentare la casa dei Tanaka, ma con una nuova consapevolezza. Hiroshi imparò ad apprezzarlo non come rivale, ma come compagno di studi, come amico, e, forse più importante, come un esempio di come
Era una giornata soleggiata quando Hiroshi invitò Marco a casa loro dopo le lezioni. "Mia madre ha preparato dei dorayaki", aveva detto con un sorriso timido. "Non puoi dire di conoscere il Giappone fino a che non li hai provati."
Quando arrivarono, Misaki accolse Marco con l'usuale gentilezza riservata agli amici di suo figlio. Aveva disposto i dolci su un piatto di ceramica decorato, accanto a una teiera di te verde fumante. Marco rimase sinceramente incantato dalla bellezza e dall'atmosfera accogliente della loro casa. "Sono meravigliosi", esclamò dopo aver assaggiato un dorayaki, e i suoi occhi brillavano di un'apprezzamento che andava oltre il semplice gusto del dolce.
Misaki, pur mantenendo il decoro, non poté fare a meno di notare la luce nei suoi occhi, la vitalità che emanava da ogni suo gesto. Era una bellezza diversa da quella di Takashi, più immediata, più solare, e questo la colpì in un modo che non aveva previsto. Sentiva il fascino di Marco, ma i suoi principi erano ben saldi e il rispetto per suo marito e suo figlio troppo profondo per permettersi qualsiasi pensiero fuori posto.
Nei giorni successivi, l'idea di una cena in assenza di Takashi prese forma nella mente di Misaki. Non era un invito sospetto; sarebbe stata semplicemente una cena giapponese per ringraziare Marco della sua amicizia con Hiroshi. Ma quando ne parlò a Hiroshi, vide una scintilla di preoccupazione attraversare i suoi occhi. "Solo noi tre?" chiese, cercando di mantenere la voce neutra.
"Beh, tuo padre è via, e sarebbe bello avere un po' di compagnia," spiegò Misaki, ignara del vero tumulto nel cuore di Hiroshi.
La sera della cena, Misaki preparò piatti della cucina giapponese con dedizione e cura. La cena che Misaki aveva preparato per Marco era un'esemplificazione di eleganza culinaria giapponese:
Edamame - baccelli di soia come antipasto.
Miso Shiru - una zuppa confortante con tofu e cipollotti.
Sushi - selezione di nigiri e hosomaki, freschi e colorati.
Teriyaki no tori - pollo in salsa teriyaki, dolce e saporito, accompagnato da riso al vapore.
Quando Marco arrivò, fu accolto dall'aroma invitante del teriyaki e dal delicato profumo del riso al vapore. La conversazione fluttuò leggera tra aneddoti culturali e discussioni su opere letterarie. Marco mostrò una passione sincera per ogni argomento, e i complimenti per la cucina di Misaki erano infusi di un calore che sembrava sfiorare il personale.
Marco aveva apprezzato molto la sua cucina e in particolare aveva espresso il desiderio di imparare a cucinare il Teriyaki-no-tori, Misaki era rimasta un po' sorpresa ma anche lusingata dall'interesse verso la sua cucina. Aveva quindi accettato di mostrargli come si preparava quel piatto, fissando l'appuntamento per il sabato pomeriggio seguente.
Il giorno stabilito, Marco arrivò puntuale, con una bottiglia di prosecco in mano, un gesto di cortesia che in Italia accompagnava spesso gli inviti a cena o le visite informali. Misaki lo accolse con un sorriso, mentre Hiroshi osservava da lontano, il sospetto e la gelosia già agitavano le acque tranquille del suo cuore.
Mentre Misaki iniziava a spiegare i passaggi per il Teriyaki-no-tori, si accorse che mancava un ingrediente cruciale: il mirin, un dolce condimento di riso essenziale per la salsa. Hiroshi, forse per rompere quella crescente intimità tra sua madre e Hiroshi, si offrì prontamente di correre al negozio di prodotti orientali vicino.
La cucina si riempì di un'atmosfera diversa non appena Hiroshi uscì. Marco, con un sorriso, si avvicinò a Misaki per aiutarla con gli altri preparativi, ma la vicinanza fisica scatenò un'energia inattesa tra loro. Quando si inclinò verso di lei per annusare il profumo di una spezia, la loro vicinanza divenne carica di tensione.
In un attimo di spontaneità che sorprese entrambi, Marco si posizionò alle spalle di Misaki mentre lei mescolava la salsa in un movimento lento e ritmico. La vicinanza di Marco, il suo calore, erano inequivocabili. Misaki si girò, e i loro occhi si incontrarono - due universi a confronto, esitanti ma pieni di una curiosità ardente.
La cucina svanì intorno a loro, lasciando solo il respiro trattenuto e i battiti accelerati dei loro cuori. La decisione sembrava già presa dalle forze più profonde della natura quando Marco, con una cautela che era anche un'invocazione, si inclinò verso di lei. E in un momento che avrebbe dovuto durare un battito di ciglia, ma che invece si espanse oltre il tempo misurabile, i loro labbra si toccarono in un bacio profondo.
Fu un bacio che scompigliò ogni certezza, che scardinò la realtà per entrambi. Un bacio che, non appena fu interrotto, li lasciò tremanti, consapevoli dell'inevitabile complessità che avevano appena tessuto nelle loro vite e in quella di Hiroshi.
Hiroshi tornò prima di quanto Misaki e Marco avessero previsto. Il fruscio della borsa della spesa e il tono allegro della voce di Hiroshi nel comunicare il ritorno a casa spezzarono la magia di quel momento rubato. Marco si allontanò rapidamente da Misaki, e ogni traccia di quel bacio profondo fu nascosta dietro gesti meccanici e sguardi sfuggenti.
Con una rapidità che tradiva il suo imbarazzo, Misaki prese il mirin dalle mani di Hiroshi e si concentrò sulla preparazione della salsa teriyaki. Marco, cercando di ricomporre il suo comportamento da ospite, offrì di aprire la bottiglia di prosecco che aveva portato. Hiroshi, ignaro della tensione sottile che si era creata, accettò con entusiasmo, proponendo di brindare al loro pomeriggio insieme.
La cena fu un affare tranquillo in superficie, con Misaki che serviva il pollo teriyaki appena preparato. Ma sotto il normale scambio di battute e risate, c'erano sguardi languidi e carichi di non detti tra Marco e Misaki. Sguardi che si cercavano e si trovavano in una comunicazione silenziosa, piena di rimorsi e desiderio.
Hiroshi non notò nulla di strano inizialmente, troppo preso dal piacere della cena e dalla compagnia. Tuttavia, la tensione nell'aria era palpabile, e lentamente, iniziò a percepire una certa stranezza nel comportamento di sua madre e nel modo in cui Marco la guardava. Un seme di dubbio iniziò a germogliare nella sua mente, ma sceglie di ignorarlo, almeno per quella sera.
Mentre la serata procedeva, Misaki sentiva crescere un'affinità con Marco, una connessione basata sull'ammirazione reciproca. Era chiaro che Marco provava un genuina attrazione per lei, una stima che trascendeva le formalità sociali.
Hiroshi, per quanto si sforzasse di partecipare e sorridere, si sentiva escluso, anche se nessuno lo escludeva attivamente. Vedeva Marco ridere alle battute di sua madre, ammirare la sua intelligenza e la sua abilità culinaria, e sentiva una gelosia acuta e nuova. Era un sentimento che non si aspettava e che lo confondeva. Come poteva essere geloso di un amico che lui stesso aveva introdotto in casa?
Dopo che Marco se ne andò, con promesse di futuri incontri e scambi culturali, Hiroshi si confrontò con sua madre. "Non ti rendi conto di come ti guarda?" chiese, la voce tremante di emozione non detta.
Misaki fu presa alla sprovvista. "Marco è solo un amico, Hiroshi," disse, cercando di rassicurarlo. "Non c'è nulla di cui preoccuparsi."
Ma Hiroshi era troppo preso dai suoi pensieri per ascoltare davvero. "Promettimi che non lo inviterai più quando papà è via."
Misaki si sentì stretta in una morsa tra la fedeltà alla sua famiglia e la consapevolezza di un legame che si stava formando, nonostante lei. "Te lo prometto," rispose infine, con un senso di perdita che non avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Il legame tra Misaki e Marco rimase un'amicizia, ma con un confine silenzioso tra entrambi.
Marco, con la sua innata cordialità e quel pizzico di entusiasmo che lo caratterizzava, aveva organizzato una festa per il suo compleanno e, naturalmente, non poteva esimersi dal coinvolgere Hiroshi e sua madre Misaki. Si era assicurato di farlo con il giusto anticipo, conoscendo gli impegni di un'insegnante e di uno studente universitario.
"Vi aspetto, sarebbe davvero speciale avervi qui!" aveva detto Marco a Hiroshi, passandogli un invito elegante, con uno sfondo nero e dettagli dorati che annunciavano l'evento. "E porta anche tua madre, sa già che sarà la benvenuta!"
Misaki, quando seppe dell'invito, aveva sorriso e accettato, compiaciuta dall'attenzione e dal rispetto che Marco mostrava sempre nei suoi confronti. La festa prometteva di essere un'occasione festosa e gioiosa, un momento di condivisione e allegria che entrambi, madre e figlio, non volevano perdere.
La festa di compleanno di Marco era un evento scintillante, organizzato nella vasta villa fuori Milano dei suoi genitori, una dimora che esprimeva eleganza e prosperità. La serata era perfetta: il cielo stellato di Milano faceva da copertura a una celebrazione vivace e colorata. Misaki e Hiroshi arrivarono con un regalo accuratamente scelto, un libro di fotografia di famose scenografie teatrali, un omaggio sia alla professione del padre di Hiroshi che agli interessi artistici di Marco.
Marco li accolse con affetto, presentando Misaki come "la mamma di Hiroshi e un'eccezionale cuoca" ai suoi genitori e agli amici. Misaki, con la sua eleganza naturale e un tocco di esotismo che il suo stile orientale portava con sé, catturò subito l'attenzione dell'intera stanza. Era come se il suo arrivo avesse aggiunto un altro livello di raffinatezza all'evento, facendo sì che gli sguardi si posassero su di lei con ammirazione e curiosità.
Il padre e la madre di Marco li accolsero calorosamente, l'ospitalità era genuina, facendo sentire Misaki e Hiroshi immediatamente parte della celebrazione.
Mentre la festa continuava, con stuzzichini esotici e cocktail colorati che passavano tra le mani degli invitati, una giovane donna iniziò a chiacchierare con Hiroshi. La ragazza, con un sorriso coinvolgente, riuscì facilmente a catturare l'attenzione del ragazzo, conducendolo lontano dal brusio della festa, in una conversazione più intima.
Colto l'opportunità, Marco invitò Misaki a vedere la sua collezione di trofei sportivi, in una stanza appartata al piano di sopra. Misaki, pienamente consapevole dell'inevitabile tensione tra loro, lo seguì. Una volta nella stanza, Marco chiuse la porta con un gesto deciso e si avvicinò a Misaki. Non ci furono parole, solo il respiro accelerato che precedette il loro abbraccio. Marco prese ad accarezzarle la guancia, girò il viso per evitare quel tocco ma la sua mano venne appresso, ora le accarezzava la nuca e l'orecchio. Misaki provò ad opporre qualche timida resistenza, ma Marco, travolto dalla passione, appoggiò le sue labbra alle sue. Le loro labbra si incontrarono in un intenso e sensuale bacio, una conferma del desiderio che avevano cercato di sopprimere, e quando sentii la sua lingua lei le dischiuse lentamente, entrò nella sua bocca e gliela succhiò con passione.
L'atmosfera era carica di un'energia palpabile, quasi elettrica, che sembrava isolare il resto del mondo. Il tempo sembrò fermarsi mentre erano tra le braccia dell'altro.
Marco, con una risolutezza che lasciava trasparire l'intensità del momento, attirò Misaki in un abbraccio potente. Il suo fiato era affannoso, e nel calore di quell'abbraccio, le parole gli uscirono come un sussurro carico di ammirazione: "Sei bella, bellissima," Marco sussurrò, la voce vibra di un sentimento che andava oltre la semplice attrazione. Le parole erano un filo di seta che avvolgeva Misaki, delicato ma irrefrenabile. Quelle parole, pronunciate con una sincerità disarmante, sciolsero gli ultimi fili di resistenza di Misaki.
Misaki, trasportata dal flusso delle emozioni, si abbandonò a quella passione, sentendo l'entusiasmo di Marco che si intensificava al pari del suo. In quel momento, ogni pensiero razionale svanì, lasciandoli adrift in a sea of shared fervor and forgotten boundaries.
Il bacio era un'esplorazione, un dialogo senza parole tra due anime che per un istante dimenticarono i ruoli che il mondo esterno aveva loro assegnato. Misaki, trasportata dal flusso delle emozioni, si abbandonò a quella passione, sentendo l'entusiasmo di Marco che si intensificava al pari del suo. Trasportata dall'ardore di Marco, si trovò a navigare in acque inesplorate, sospesa in un attimo che era tanto inatteso quanto profondamente desiderato.
Il loro mondo era lì, in quella stanza, ridotto a un battito cardiaco condiviso, a un sospiro, a un abbraccio che diceva tutto ciò che non poteva essere detto.
Misaki si sentiva schiacciata dalla sua imponente persona contro la parete, le sue labbra che la baciavano avidamente sul collo, le sue mani si intrufolarono dentro lo spacco del vestito, palpandola in maniera decisa tra le cosce, lei era completamente bagnata, l’altra mano si era insinuata nello scollo e ora le palpava il seno, le strizzava il capezzolo, si sentiva venir meno nelle gambe ma lui la teneva su con la sua mano sulla sua fica, la masturbava come un forsennato. Lei ansimava, si mordeva le labbra, presa dalla forte eccitazione stava avendo degli orgasmi incredibili.
Poi lui si slacciò rapidamente i pantaloni e per la prima volta Misaki vide quel cazzone enorme, svettare di desiderio tra le sue gambe.
Aveva capito dal suo sguardo che cose desiderava, si abbassò mentre continuava a guardarlo negli occhi, ora la sua figura gli sembrava ancora più enorme, come enorme era il suo cazzo, aveva il cazzo tutto depilato e profumava di borotalco. Glielo prese in bocca e cominciò a ciucciarlo, a leccarlo, a succhiarlo, lo segava mentre accarezzava quelle grosse palle gonfie di desiderio.
Lo succhiava fortissimo quando andava indietro, poi, mentre lo spingeva in gola, lo faceva passare a contatto col palato ruvido. Poi deglutiva perché lui sentisse il glande stimolato dalla gola. Lo vedeva stordito dal piacere, era felice di dargli piacere.
Con una mano, lei gli impugnava i testicoli, tutta la sacca, come per averla in pugno, come per sentirla, gustarla, accarezzarla, massaggiarla.
Così aveva in pugno il cazzo dell’amico di suo figlio, lo indirizzava dove voleva lei, quando non lo aveva in bocca lo teneva dritto su in modo di potergli leccare, mordicchiare l’asta, e poi con facilità, con comodità se lo rimetteva in bocca e riprendeva a succhiarglielo, a mordergli la cappella.
Marco era fortemente eccitato, godeva, si gustava il piacere,lui aveva una cappella enorme e lei una bocca piccola.
La pancia di lui andava su e giù, perché il piacere di quel pompino lo faceva respirare profondamente e lei in certi momenti ci dava dentro, si sentiva e si vedeva che lei si impegnava...tirava di fiato, lo aspirava, lo succhiava molto per farlo godere e lui le accarezzava la testa, i capelli biondi riccioli e qualche volta lui le spingeva la testa giù.
Misaki lo stava sapientemente spompinando, era contento, eccitatissimo, lui non capiva più niente.
Ad un certo punto Marco perse veramente il controllo e si mise a scoparle la bocca velocemente, lo sguardo di lei fu di una in difficoltà per la grande quantità di sborra che le veniva iniettata in bocca, lei voleva togliersi, dalle sue espressioni si capiva che stava male e Marco invece non voleva togliersi la lingua, le labbra e i dentini che sfregavano sui suoi organi del piacere.
Misaki ingerì gran parte dello sperma donata da Marco e l’altra rimase in bocca. Deglutì due, tre volte per lasciare scivolare lo sperma lungo la sua gola, fino nel suo stomaco.
Lo sperma così colò dentro il vestito e le entrò in mezzo alle tette. Marco, con un gesto istintivo e gentile, prese dei fazzoletti dal tavolo e li usò per asciugare delicatamente lo sperma dal volto e dal seno di Misaki. Poi, con un gesto affettuoso, le diede un tenero bacio sulle labbra.
Tuttavia, la bolla di intimità in cui Marco e Misaki si erano ritrovati fu presto squarciata dalla chiamata della realtà. La voce di sua madre, chiamando Marco per il tradizionale taglio della torta, risuonò attraverso la casa, un chiaro segnale che era tempo di tornare alla festa. Con una rapidità che tradiva un misto di riluttanza e necessità, interruppero il loro momento condiviso. Respirarono a fondo, cercando di calmare l'agitazione delle loro emozioni. Misaki, con gesti precisi e pratici, sistemò i capelli e l'abbigliamento, ripristinando l'immagine della dignità e compostezza che la contraddistingueva. Con la porta che si riapriva, si riunirono alla celebrazione come se nulla fosse accaduto, portando con sé il segreto di quel fugace abbandono alla passione.
Rientrarono nella sala grande dove la festa era in pieno svolgimento, assumendo l'aria di chi non ha nulla da nascondere, di chi non ha appena condiviso un momento di intima passione. Ma dentro di loro, il turbamento era palpabile, una miscela di colpa, eccitazione e una paura sottile di ciò che sarebbe potuto accadere se Hiroshi o qualcun altro avesse scoperto il loro segreto.
Non appena tornati a casa da quella festa, il senso di colpa per quel rapporto intimo rubato clandestinamente iniziò a pesare sul cuore di Misaki. Riflettendo sulle conseguenze che il suo comportamento avrebbe potuto avere sulla sua famiglia, decise che doveva fare ammenda. Si rese conto di quanto fosse importante ricentrare la sua attenzione sull'uomo più importante della sua vita: suo figlio, Hiroshi.
Nei giorni successivi, Misaki fece del suo meglio per essere una presenza più costante e rassicurante per Hiroshi. Iniziò a ritagliarsi più tempo per lui, assicurandosi di essere lì quando tornava dall'università, ascoltandolo attentamente e spendendo serate insieme a condividere pensieri e momenti tranquilli. Si dedicò con amore alla preparazione dei suoi piatti preferiti e a mantenere viva la conversazione sulle sue passioni e interessi.
Hiroshi, che aveva avvertito un cambiamento nel comportamento di sua madre da quella sera con Marco, non poteva fare a meno di notare questa rinnovata attenzione. Il suo stato d'animo migliore visibilmente, e la gelosia che aveva cominciato a covare si dissipò pian piano. Cominciò a sentirsi più vicino a lei, riconoscendo nel suo affetto un porto sicuro dal caos emotivo che aveva sperimentato.
La coincidenza di Marco che viaggiava in Inghilterra per il matrimonio di sua sorella fu quasi un sollievo per Hiroshi. Senza la presenza di Marco, poté godere di momenti ininterrotti con sua madre, riscoprendo il legame che avevano sempre condiviso. La loro connessione si approfondì durante l'assenza del padre, impegnato nelle sue lunghe tournée teatrali, e ogni serata passata insieme contribuì a rinsaldare il loro rapporto.
Misaki, dal canto suo, trovava conforto in questa nuova fase con suo figlio. Sentiva che stava facendo la cosa giusta, ricostruendo il tessuto familiare che temeva di aver danneggiato. Le attenzioni che riservava a Hiroshi erano un balsamo per la sua coscienza, e giorno dopo giorno si prometteva che avrebbe fatto di tutto per proteggere quella relazione pura e vitale, libera dai segreti e dalle complicazioni che aveva involontariamente introdotto.
Con il trascorrere delle settimane, la routine familiare tra Misaki e Hiroshi divenne un rifugio sicuro per entrambi. Misaki, con il passare del tempo, trovava sempre più gioia nei piccoli gesti quotidiani: preparare la colazione per Hiroshi, discutere dei suoi progetti universitari, o semplicemente condividere il silenzio comodo del loro appartamento di Milano. Era come se ogni giorno cercasse di compensare quel momento di debolezza con Marco, anche se il ricordo di quel pompino a volte la assaliva nei momenti di solitudine.
Hiroshi, da parte sua, iniziò a mostrare un nuovo entusiasmo per i suoi studi e per la vita in generale. La presenza costante e rassicurante di sua madre gli aveva dato un nuovo senso di stabilità. Inoltre, il tempo trascorso lontano da Marco gli aveva permesso di riflettere. Cominciò a capire che la gelosia che aveva sentito non era tanto una paura di perdere l'attenzione di sua madre, quanto il timore di non essere all'altezza di quelle persone che entravano ed uscivano dalla sua vita, lasciando un'impressione così forte e inaspettata.
Una fresca mattina di sabato, il cielo sopra Milano era di un azzurro terso, promettendo una giornata piacevole. Misaki aveva in programma una sorpresa per il marito Takashi, che sarebbe tornato a casa dopo settimane di assenza per lavoro. "Hiroshi," disse, "mi aiuteresti a scegliere un abito per sorprendere tuo padre?"
Il giovane Hiroshi accettò con un misto di orgoglio e curiosità. La madre gli aveva sempre affidato ruoli importanti, e lui si sentiva onorato ogni volta che poteva essere il suo cavaliere, soprattutto in occasioni speciali come questa.
Arrivati nel centro di Milano, vicino al Duomo, il flusso di persone era un ronzio costante di voci e passi. Entrarono nel negozio Zara, dove Misaki scelse con occhio critico alcuni vestiti. Nonostante il negozio fosse moderno e ben allestito, i camerini di prova erano piuttosto piccoli e le tendine non garantivano una completa privacy.
Misaki, con una manciata di abiti, si diresse verso il camerino di prova e chiese a Hiroshi di aspettarla fuori, tenendo i vestiti che non stava provando. Mentre lei si cambiava, Hiroshi si trovò casualmente in un angolo da cui la tendina non celava del tutto la vista all'interno del camerino. Senza volerlo, i suoi occhi caddero sulla figura di sua madre che si stava spogliando, e per un attimo rimase colpito dalla sua bellezza, molto affascinante e desiderabile, una bellezza matura e molto attraente che non aveva mai avuto motivo di osservare prima. Le sue forme erano proporzionate, nuda in lingerie era molto sexy e veramente eccitante!
Il viso di Hiroshi si animò di un’espressione combattuta, il cuore gli batteva all'impazzata, e un misto di eccitazione e stupore lo spinse a spiare con maggiore circospezione. Il conflitto interiore era evidente: da una parte il naturale apprezzamento per la bellezza umana, dall'altra il rispetto per la privacy e il ruolo di sua madre nella sua vita.
Ignara dell’agitazione interiore di Hiroshi, Misaki si avvicinò a lui con un sorriso, presentando con orgoglio l'abito elegante che aveva selezionato. Quell’innocente spensieratezza fu il balsamo che riportò Hiroshi a una serena normalità, allontanando ogni precedente disorientamento.
Hiroshi, turbato e confuso dai sentimenti contrastanti che lo assalivano, passò il resto della giornata in uno stato di riflessione silenziosa. La visione involontaria della madre nel camerino, il suo corpo così ’ sexy, lo aveva scosso profondamente, lasciandolo con un senso di colpa che non riusciva a scuotere di dosso. Era una cosa naturale, si diceva, apprezzare la bellezza umana, ma quella bellezza era quella di sua madre, e questo lo faceva sentire ancora più a disagio.
Durante il viaggio di ritorno a casa e durante la cena, Hiroshi mantenne una facciata di normalità, rispondendo distrattamente alle conversazioni, mentre nella sua mente si susseguivano immagini e pensieri che cercava disperatamente di sopprimere.
Arrivata la notte, Hiroshi si trovò a fissare il soffitto del suo letto, incapace di scacciare l'immagine della madre dal suo pensiero. Ogni volta che chiudeva gli occhi, l'immagine riemergeva, più vivida che mai. Si sentiva sopraffatto non solo dal rimorso, ma anche dalla confusione su cosa significassero questi pensieri e cosa dicevano di lui come persona, come figlio.
Pensava a lei, al suo corpo sexy che emanava ancora un fascino incredibile, quel torbido pensiero gli procurava una prepotente quanto innaturale eccitazione. Il suo pene diventava sempre più duro pulsante nella sua mano che lui mandava avanti e indietro in maniera quasi violenta, lo strinse alla base e cominciò a muoverlo su e giù prima con dolcezza e poi ancora più velocemente, la pelle faceva scomparire e ricomparire sempre più grande la sua cappella. In pochi istanti, una sensazione di formicolio si diffuse nei suoi testicoli, come una scossa elettrica sentì uscire tutto lo sperma; spruzzò copiosi fiotti che uscirono con una forza incredibile, finirono ovunque bagnando la federa del cuscino e il suo viso. Ebbe così un’eiaculazione enorme che lo stremò
Con un senso di appagamento, strinse forte la sua verga fino all’ultima goccia di liquido che fuoriusciva dalla sua cappela. fino a che si ammosciava lentamete sulla sua pancia lasciandolo in estasi.
L'evento che capitò la mattina successiva a Hiroshi e Misaki fu un momento di inaspettata vulnerabilità e intimità. Misaki, uscendo dalla doccia, mise un piede falso sul pavimento bagnato e scivolò, cadendo in modo sfortunato. Il rumore della caduta allarmò immediatamente Hiroshi, che si precipitò in bagno per aiutarla.
Trovarla lì, nuda e inerme sul pavimento, fu uno shock per Hiroshi. Non era soltanto la nudità della madre che lo sconvolse, ma la realizzazione improvvisa della sua fragilità. Fu un momento che riportò Hiroshi alla realtà della loro umanità condivisa, della possibile perdita, e della profonda cura che sentiva per lei.
Con attenzione e rispetto, cercando di mantenere la sua concentrazione e di non invadere la privacy di sua madre oltre il necessario, Hiroshi la sollevò delicatamente e la portò nella sua camera da letto. Misaki era in evidente dolore, ma riuscì a guidarlo verso un unguento che teneva nella sua stanza.
Quell'incidente aveva rotto una barriera invisibile, e ora si sentiva ancora più determinato a prendersi cura di lei.
Mentre Hiroshi applicava l'unguento sulla caviglia gonfia della madre, cercò di mantenere una conversazione leggera per distogliere l'attenzione dal disagio che entrambi provavano. La loro relazione aveva sempre avuto una forte componente emotiva, ma questa era una forma di intimità fisica che non avevano mai condiviso prima.
"Stai meglio?" chiese Hiroshi, cercando di non incrociare lo sguardo di Misaki troppo a lungo, conscio del colore rosso che gli aveva invaso le guance.
"Sì, grazie, Hiroshi. Non so cosa farei senza di te," rispose Misaki, la voce tremante leggermente per il dolore e forse anche per l'imbarazzo.
Proviamo a rivivere adesso la narrazione attraverso gli occhi del figlio, per poter assaporare meglio le sue emozioni.
Hiroshi; Io iniziai a risalire nelle cosce e riuscii ad aprirle leggermente. Lei non fece resistenza. Io ora mi dedicavo al retro delle sue ginocchia. Mi disse che le piaceva molte questo trattamento.
Dopo mi spostai ancora più su fino alle cosce ed incominciai a modellarle con ampi massaggi raggiungendo con entrambe le mani anche l’interno delle cosce, così che le sue gambe si aprirono un altro po’ e mi offri la vista dei suoi peli pubici, ma le sue gambe erano ancora chiuse insieme ed io non potevo vedere molto. Per un giovane come ma questo bastava per eccitarsi.
Come io strofinai dietro le sue ginocchia, riuscii a separare dolcemente le sue gambe. Lei non sembrò rendersi conto di quello che io stavo facendo. Duranta la mia frizione sulle sue cosce mise in mostra la sua area pubica! Io vidi molto bene le labbra che sporgono dal sua bella figa. Io divenni più baldo e trasportai le mie mani più in alto al livello dell’asciugamano. Le mie dita si trovarono a non più di 15 centimetri dalla figa della mamma.
Comprese improvvisamente che lei fu esposta e chiuse rapidamente le sue gambe.
Vedevo che era titubante, quindi le dissi con tono tranquillo e rassicurante: "Stai tranquilla, lascia che ti faccia un massaggio. Vedrai che ti sentirai meglio. Rilassati e goditi il momento...e lasciati coccolare dal tuo bambino."
Misi le mani dolcemente sulle sue gambe e iniziai a massaggiarla con movimenti lenti e delicati. Inizialmente, lei era ancora un po' rigida, ma io continuai a massaggiarla con delicatezza. Lentamente, iniziò a rilassarsi. I suoi muscoli si sciolsero e lei iniziò a sospirare, i suoi occhi si chiusero e il suo respiro divenne lento e regolare.
Appena le stringevo le sue cosce superiori, notai che le labbra della figa sporsero più e loro erano molto umidi, la sua area pubica si mosse ed affioravano alcune goccie dalle labbra della sua vulva. Mentre la massaggiavo delicatamente ad ogni movimento la figa si apriva ed era sempre piu’ bagnata. Dopo un minuto mamma disse, ”Io penso che stai migliorando, mi stai facendo un massaggio meraviglioso”, mi abbracciò: "Sei un bravo ragazzo", mi disse. "Sono fortunata ad avere un figlio come te."
Le sue gambe adesso erano larghe, e la sua vagina era molto bagnata. Come i miei pollici massaggiando premevano le sue rotonde natiche, notai che le sue chiappe si muovevano dando delle spinte in sintonia. Mi venne un idea e le chiesi se voleva voltarsi per massaggiarle le cosce sul davanti. Lei rispose che avrebbe gradito molto, così lei rotolò sulla sua schiena.
Io ho cominciato appena sulle sue ginocchia e lavorai diretto verso l’alto. Io guardai su e mamma aveva i suoi occhi chiusi. I suoi capezzoli stavano diritti su. Gia’ percepivo che lei era molto eccitata. I miei pollici stavano rotolando dolcemente molto vicino al mucchio carnoso della sua vagina, che si apriva e chiudeva al movimento della mie mani. Le chiappe di mamma stavano spingendo regolarmente ora, mentre lei respirava molto profondamente compiaciuta ed molto eccitata.
Mamma cominciò a lamentarsi, ”Questo è meraviglioso. Hiroshi continua a massaggiarmi!
Da quella posizione le guardo i seni ormai liberi, cosi’ le massaggio i suoi seni, belli sodi e consistenti, con i capezzoli duri per l’ evidente eccitazione. La cosa mi turba, sono leggermente frastornato. Lei, un po' rossa in volto gira la testa verso di me dicendo
"...e adesso che li hai visti ... e non solo..., cosa ci vorresti fare?".
Il suo viso è vicino al mio, la sua bocca anche e il profumo del suo fresco alito mi confonde, non so cosa rispondere. Mi blocco con le mani ferme sulle sue tette e istintivamente chiudo gli occhi mentre la bacio sulla bocca.
Lei non risponde al bacio ma nemmeno accenna a volersi sottrarre, mi faccio più audace e insinuo la lingua fra le sue labbra, con sorpresa sento che comincia a partecipare succhiandomi leggermente, poi sono io che la succhio ed è lei che insinua la lingua nella mia bocca.!
Non ci posso credere!! Ma cosa sta succedendo? Stavo baciando profondamente mia mamma.
Sono imbarazzato ma eccitato, per un po' la lascio fare poi superata la sorpresa torno ad essere molto attivo e mentre ci baciamo la palpeggio fin dove posso arrivare e lei fa altrettanto con me.
Fremo per l'eccitazione, lei se ne accorge e senza staccarsi da quel bacio interminabile, per farmi rilasciare mi accarezza lentamente, poi, si stacca e imbarazzatissima comincia a scusarsi senza smetterla più.
Io torno alla realtà, mi rendo conto del suo imbarazzo, ma non voglio che si allontani ponendo fine ad un sogno troppo a lungo represso e per recuperare la situazione esclamai: "Per favore smettila di scusarti, in fondo lo volevamo entrambi e poi non abbiamo fatto nulla di male, non ti pare?".
Per recuperare il terreno perduto facendomi coraggio azzardo a prenderle la testa fra le mani e la bacio sulle palpebre, sul naso, sulla fronte, sulla labbra,... le sfioro le guance, la fronte il naso e ancora la bocca e ancora... e ancora...farfugliando parole senza senso, la bacio pregandola di non lasciarmi così.
Noto stupito che non si sottrae alle mie effusioni e allora le dico che le voglio molto bene, che è molto importante e sempre presente nei mie pensieri e nei miei sogni.
Continuo a baciarla, ma con meno innocenza di prima, sugli occhi sulla bocca, sul collo sulle spalle, sul seno,.. oh.. sii sul seno, le succhio un capezzolo... lentamente... poi l'altro... e... a quel punto è lei che comincia a cercarmi .con le mani... con le labbra... È ancora lei che dicendo "ma cosa facciamo?...siamo pazzi!...." prende la mia testa fra le sue mani e mi guida sul suo corpo, prima su un seno...poi sull'altro, fa scorrere le mie labbra lungo il solco del petto fino al ventre e ancora in su sui capezzoli che mordicchio appassionatamente.
Di nuovo le nostre bocche s'incontrano in un bacio appassionato, sto sognando?
Per accertarmene le palpeggio freneticamente il sedere, le accarezzo la schiena, no, non sto sognando. Ci abbracciamo un po' imbranati, le nostre bocche si cercano, si succhiano, la sua saliva è la mia, le mie labbra sono le sue labbra. I nostri corpi si fondono, il nostro odore ci coinvolge ed io comincio a tremare tanto sono eccitato, il mio cazzo è al massimo dell'erezione e mi fa male costretto nei pantaloni.
Lei se ne accorge e mi apre la patta, poi mi scioglie la cinghia, mi sfila la maglietta, e io mi tolgo in fretta i pantaloni rimanendo con gli slip.
Lentamente e delicatamente torna con la mano sulla patta poi la infila sotto fino a raggiungerlo,.. amorevolmente lo accarezza e la pelle intorno alla punta le bagna le dita, per toccarmi meglio fa per abbassarmi gli slip e io l'aiuto togliendomeli.
Sono finalmente nudo, sento sulla pelle il calore delle sua mano leggermente bagnata dal mio cazzo super eccitato, trovo il coraggio di accarezzarle l'interno delle cosce e pian piano mi avvicino al suo sesso che sento gia’ bagnate di piacere.
Delicatamente le accarezzo la pelle vellutata delle sue cosce,.. è bellissimo..., la mia mente è sconvolta dall'odore del suo sesso che mi attrae, e con la bocca mi avvicino alla sua figa. Con passione le bacio e le succhio la figa calda e piena d'umori vaginali.
Lei ancora una volta mi blocca cercando con le poche forze che le restano di allontanare la mia testa dal piacere che irrefrenabile sento sgorgare dal suo sesso.
Come un forsennato mi aggrappo a lei come posso e la bacio e la succhio con più foga, la distendo meglio sul letto aderendole completamente sopra perché non mi sfugga.
Torno a baciarle e a succhiarle i capezzoli, sono salati e duri, li bagno ben bene con la saliva, le lecco i seni uno alla volta tutt'intorno. scendo lentamente a leccarle l'interno delle cosce vellutate, lei comincia a sciogliersi e risponde muovendo lentamente il suo corpo.
La bacio sulla figa e con le dita fra i peli la tocco sul monte di Venere, e lentamente m'insinuo nel sesso fino ad incontrare il clitoride che comincio a torturare delicatamente.. ora ansima, non mi allontana più, mi chiama "amore", mi preme la testa fra le sue gambe ed io lentamente entro con la lingua all'interno della sua natura bagnata e calda.
Sta fremendo sotto di me e con la lingua sento che la sua figa produce un liquido appiccicoso che lecco avidamente.
Succhio il suo orgasmo umorale dentro e fuori la vagina, il suo corpo è tutto un fremito, continuo a baciarle e succhiarle il sesso, per il quale mi ero masturbato, fin quasi a farle male, le massaggio con la lingua il clitoride fino a farle uscire delle grida di piacere, sta venendomi in bocca.
Lentamente gli spasmi e i fremiti rallentano, delicatamente scosta la mia faccia dal suo sesso ma questa volta per guardarmi,... e mi dice "piccolo mio è stato bello ma non dobbiamo .....è bello ma non possiamo,,,,, fermiamoci prima che sia troppo tardi..!".
"Mamma ti prego !...Io ti amo, si ti amo e son felice finalmente di riuscire a dirtelo, non puoi pretendere che tutto finisca così improvvisamente,... io ho il cazzo che mi scoppia, e i testicoli che mi fanno male... !." gli grido,... "non puoi chiedermi questo,...! mi fanno malee!...questo dovresti saperlo, possibile che non lo capisci?... tu ti sei sfogata e hai goduto...non puoi essere così egoista!"
Lei che aveva già assaporato il piacere dell'orgasmo s'avvede del mio stato d'eccitazione e mi dice:
"Scusami amore, hai ragione, è tutta colpa mia, non dovevo lasciarmi andare così e spetta a me rimediare, so bene che il piacere represso fa male, ed è giusto che ti sfoghi, ma non possiamo fare quella cosa...! Questo devi capirlo... è peccato....!"
Così dicendo mi bacia più e più volte sulla mia verga, prende la mia asta infuocata fra le sue mani, oh si è proprio vero non posso crederci, la sua bocca e le sue mani vellutate sul mio sesso, non speravo tanto, forse il suo intendo è quello di farmi venire subito per uscire prima possibile da quella situazione, io comunque sono in estasi...! Poi lo riprende, lo accarezza e fa scorrere la pelle su e giù scoprendo il glande infuocato, ....la fermo dicendole:
"Ti prego Mamma, bacialo, è più bello, mi piace da morire...!" lei mi accontenta e lo prende delicatamente fra le sue labbra, sento che la sua lingua si posa sulla punta, provo una sensazione indescrivibile, poi sempre lentamente comincia a leccarlo, non posso crederci, me lo sta leccando e succhiando.
Sento salire prepotentemente in me il piacere, quello vero che sale dai testicoli, vorrei fermarlo, vorrei farlo durare a lungo, vorrei aspettare a godere, non può finire così ...subito! Ma non ci riesco, sento lo sperma che inizia a muoversi, e le dico:
"Mamma, scusami ma sto per godere..." e lei "non ti preoccupare anch'io ti sono venuta in bocca.." e poi mi piace perché mi fa tornare alla mente quando, piccino per gioco ti baciavo sul pancino e ti prendevo il pisello fra le labbra,.. così per gioco,.. a te piaceva e ti producevi in grandi risate".
Lei ricomincia a baciarmi il sesso infuocato, a succhiarlo, a leccarne la punta fino a farlo esplodere nella sua bocca con getti potenti, e, ad ogni schizzo il mio bacino si solleva e il mio sesso entra più profondamente nella sua bocca.
I muscoli del mio corpo che fino ad allora erano tesi fino allo spasimo ora lentamente si rilasciano ed io ad occhi chiusi continuo a godere degli ultimi sussulti di piacere.
Lei mi accarezza dolcemente e mi bacia qua e la per calmarmi, mi riprende in bocca l'asta mi svuota completamente, poi mi dice: " è stato bello per tutti e due e ora anche tu hai goduto pienamente, qualcosa di troppo lo abbiamo fatto, ma dobbiamo fermarci qui...!"
Qualcosa mi diceva che potevo azzardare, e la incalzo dicendo:
"Mamma ti amo, amo solo te, sei bellissima, nessuna donna ha mai saputo darmi il piacere che tu mi stai dando, in fondo non abbiamo fatto nulla di irreparabile, e poi io ti amo lo capisci?...per me questo è amore...!..non posso più fare a meno di te... sei miaa, sei solo miaa..! ..non farmi soffrire, ti desidero tanto e da molto tempo e forse anche tu... dai non stare così rigida, lasciati un pò andare, ".
Mentre le parlo lentamente mi sposto fino a raggiungere nuovamente la sua figa ancora bagnata di piacere.
Lei mi accarezza con fare materno, ma io pian piano le arrivo con la lingua sul sesso, e lentamente senza metterci eccitazione, per paura d'essere respinto, con molta delicatezza la lecco sul clitoride,
Con le dita scherzosamente intreccio i suoi peli, mentre con la lingua le bagno abbondantemente il sesso.
Sembra non reagire, non mostra di volermi fermare, così azzardo e inizio a infilarle la lingua un po' in profondità.
Sento che il suo respiro diventa irregolare, e noto anche che il suo bacino si muove lievemente, arricciando la lingua a mò di siluro la muovo avanti e indietro come se la stessi scopando e di nuovo sento che mi prende il sesso fra le mani, è un pò ammosciato ma pian piano sotto i suoi palpeggiamenti si gonfia fino a indurirsi, allora lo riprende in bocca per un pò, poi lo lascia, lo riprende fra le dita e torna a leccarlo.
Io non mi sono certo fermato, la bacio e la succhio con più foga, lei pure aumenta progressivamente i movimenti e mi succhia come se volesse vuotarmi tutto, rallenta fin quasi a fermarsi ma stavolta non resiste, anche perché io le sto veramente torturando la passerotta e per come si contorce è evidente che la ragione è assopita.
Mi sento succhiare fino ai testicoli mentre assaporo nuovamente i suoi umori, sta godendo nuovamente nella mia bocca e io nella sua.
Stavolta ci svuotiamo l'uno nella bocca dell'altra contemporaneamente,.... è bellissimo, per me non era un'esperienza nuova ma sicuramente piacevole come non mai.
Ora che il culmine del piacere sta passando comincia a giocare col mio sesso, lo fa uscire dalla bocca e se lo struscia sui capezzoli, poi lo riprende e ancora lo lascia, forse fa quello che mi faceva quando ero piccolo, afferra la base con le dita, fa scorrere su e giù la pelle e lo riprende fra le labbra, mi accarezza i testicoli e sento un brivido che mi percorre tutta la schiena.
"Godi, godi amore mio, svuotati tutto" mi dice.
Altri getti la colgono con la cappella appena fuori le labbra socchiuse, la sua lingua li cattura, mentre altri le spruzzano il viso.
Mi bacia voluttuosamente con la bocca bagnata di sperma, poi mi guarda dicendomi
"Mi vergogno piccolo mio, non avevo mai fatto tutte queste cose nemmeno a tuo padre."
"No mamma, non devi vergognarti di amarmi, sei bella, solo con te ho provato sensazioni così forti, sei unica".
Mi distendo accanto a lei esausto, la accarezzo per farle sentire il mio amore, si rilascia, sento che è felice.
La accarezzo e lei mi accarezza, ci teniamo stretti stretti per non so quando tempo, ci rotoliamo felici, avvinghiati sul letto.
Ci fermiamo, per non cadere dal letto, lei sopra io sotto, riprendiamo a rotolarci felici come bambini e ci fermiamo sull'altra sponda del letto, io sopra e lei sotto, un po' di fatica si fa sentire e mi abbandono sul suo seno, col sesso sul suo sesso, le gambe sulle sue.
Restiamo così a lungo.
Capisco di pesarle e mi sorreggo sui gomiti, lei contemporaneamente scosta leggermente le gambe così che le mie poggiano sul letto.
Adesso può respirare meglio, io appoggio soltanto il mio bacino sul suo, ma in questa posizione sono obbligato a concentrare la mia attenzione sul suo sesso a contatto col mio che comincia a riaccendersi e istintivamente senza malizia faccio per allargarle un po' le gambe, lei subito si contrae e mi dice:
"No, fermo, non puoi scoparmi, sei ... insomma, cosa ancora ti debbo spiegare, sei mio figlio! Se mi scopi e mi vieni dentro commetteremmo il più grande dei peccati!!! Immagina, io mamma e nonna di tuo figlio e tu padre e fratello del mio, non ce lo perdoneremmo mai,...!!".
Colto di sorpresa, rifletto un attimo sulle sue parole poi, con molta calma le dico:
"Scusami per il gesto, non voglio scoparti, anche se sono convinto che amandoci come noi ci amiamo non facciamo nulla di male se facciamo all'amore, basta stare attenti, non ci vedo niente di più di quello che abbiamo fatto fino a poco fà. "
"Desideravo più semplicemente sentire meglio il tuo sesso sul mio, senza nessuna penetrazione, mi piacerebbe simulare quello che tu chiami scopare, rimanendo fuori. "
"Senza scopare come tu dici, perché per me scopare significa fare sesso, e siccome io ti amo e tu pure credo che mi ami, quell'atto si chiama fare all'amore. Ed è molto diverso! "
"Amore mio, ti prego, adesso rilasciati un pochino, starò molto attento non voglio assolutamente scoparti ne ora ne mai, voglio semplicemente muovere il mio sesso sul tuo per sentirmi unito a te, ti prego fidati di me, vedrai che sarà bello anche per te".
Forse cercava di non apparire subito consenziente, o forse voleva essere rassicurata, ma sta di fatto che, lentamente si rilascia e allarga di poco le gambe permettendomi di muovere il bacino dolcemente sul suo.
Praticamente la stò cavalcando senza penetrazione, mi muovo su e giù col sesso che scorre fra il suo,... la sento,... è calda, è morbida, ora è anche bagnata, ringraziandola la bacio con passione.
Lei mi ricambia e comincia a muovere il ventre per assecondare i miei movimenti, sono arrapatissimo, ora la sua passerina è più appiccicosa e scorrevole.
Entrambi eccitati ci pomiciamo, ci strofiniamo i sessi, il suo è diventato scivoloso come il burro fuso ed io mi muovo su e giù fra le grandi labbra sempre più aperte, affondo, fra le piccole labbra, provo sensazioni uniche, mi lascio andare per cogliere meglio il piacere mio e suo, sono intendo solo a percepire il godimento nello sfregare l'uccello sulla passera, ma di colpo non volendo mi entra tutto dentro.
Quando la penetrai, per me fu come una liberazione, un desiderio inconfessato ed inconfessabile finalmente appagato. Mia mamma godeva, stava godendo col cazzo di suo figlio, era nel suo corpo e la faceva godere, una sensazione che mi stordiva di libidine.
La sua vagina avvolge il mio cazzo come un guanto, e accarezzato dalle sue calde pareti provo un immenso piacere.
"Scusami mamma" eccitato e impacciato non mi riesce di dire altro, e lei: "era inevitabile, stai attento".
Come scorre all'interno!...scorre tanto che temo d'uscire. Più entravo e piu sentivo il mio cazzo bagnarsi….il rumore che sentivo sembrava acqua…cominciai a muovermi con forza…
Lei muove il ventre assecondando gli spasmi di piacere a cui si abbandona, io spingo fino ad arrivarle in fondo, sento la pelle dei testicoli solleticata e bagnata dalle grandi labbra aperte ad accogliermi tutto.
Stiamo facendo all'amore, è eccitante, è piacevole, è bellissimo per me, ma anche per lei che sento partecipare con tutto il corpo.
Sento in modo particolare il suo sesso, i muscoli vaginali che si contraggono massaggiandomi l'uccello, rischiando di farlo esplodere in lei.
Ora entro ed esco con più forza, entro... ed esco, entro... ed esco, e lei:
"Si ancora,.. dai, più forte, ti prego,... non fermarti, fotti,... fotti,.... ti prego fottimi ancora,.... non venire... !" "Sei così grosso, così bello, e sei mio. Avanti, spingi forte, ma lentamente. Ti piace? Stai chiavando la tua mamma, amore, la donna che ti ama di più
Allora lo tiro fuori, lo struscio sul suo clitoride, ne faccio entrare solo la punta e lo ritiro fuori e ancora dentro e fuori appena la punta di poco fino a farla urlare di piacere, intanto mi raffreddo un pò tenendola sempre su di giri.
Appena sento che la tensione nei testicoli s'allenta affondo e ricomincio a stantuffarla più forte di prima, ora con le gambe completamente aperte e alzate mi serra il sedere per aiutare i miei movimenti, per non farmi uscire e per imprimere il giusto ritmo.
La sua passera è una palude in cui affondo e spero di affogare.
La sua muscolatura mi massaggia e io pompo con potenza per sentire meno quelle contrazioni che mi fanno impazzire.
Riesco a non venire ma lo sforzo è enorme!
Resisto alcuni minuti, interminabili, poi sento muoversi in me il piacere che sale nei canali, e nel salire...contraggo di scatto i muscoli del ventre ritraendo il sedere e l'uccello che esce automaticamente da quel paradiso appena in tempo, per schizzare tutto l'orgasmo sul suo ventre, senza interrompere ne io il mio ne lei il suo ritmico movimento che accompagna l'amore.
Lei gode con me riversando sul letto tutto quel liquido che continua a lubrificare e facilitare lo scorrimento esterno fino a scaricarci completamente nel corpo e nella mente.
Appiccicati e bagnati di piacere, ci addormentiamo felici.

< FINE >​
 

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OP
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Dave35

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Purtroppo, temo che presto non ci saranno altri racconti da parte mia, a causa del troppo impegno e dei pochi riscontri. Non ne vale la pena.
 

redifiori

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Una storia erotica molto coinvolgente! Non avevo intenzione di leggerla, ma mi ha preso e calamitato e mi sono trovato a scorrerla fino alla fine!
Bravo! Hai saputo dare il giusto ritmo in questa attrazione madre-figlio, fino a trasformare una scopata d'incesto in amore!
Sarà un peccato se abbandoni! 🤔😒
 

fobe

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Peccato che hai deciso di nn proseguire il racconto per mancata partecioazione (ma lo capisco).... ti devo fare davvero i miei complimenti, storia raccontata alla perfezione (le gesta, le stanze, gli odori...erano raccontati così alla perfezione che sembrava esserci in quei momenti)....ancora complimenti
 

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