Questo è un racconto che ho scritto qualche anno fa ispirato a una storia vera che mi è successa.
Intanto la prima parte, poi se vi piace arriva anche il resto....
Io e Vanessa non ci vedevamo da quasi un anno. Facevamo entrambi
lavori stagionali e i nostri impegni non ci lasciavano tregua, nemmeno
d’estate. Sembrava che il destino ce lo facesse apposta: quando mi
liberavo io lavorava lei; si liberava lei e lavoravo io; le poche volte che
riuscivamo a trovare tempo entrambi accadeva sempre qualcosa per
cui lei doveva disdire l’appuntamento poche ore prima. Lei si scusava
e prometteva sempre che “si sarebbe fatta perdonare”, ma ormai mi
ero rassegnato a sentirla sempre e soltanto per telefono e nemmeno
ci speravo più di incontrarla di nuovo.
Oramai l’estate volgeva al termine, agosto era finito e l’orda dei
vacanzieri, finite le ferie, si stava ritirando dai luoghi di villeggiatura
come il mare con la bassa marea.
Pensai che era l’occasione buona per cercare entrambi un po’ di tempo
da dedicare alla nostra preziosa amicizia e le mandai un messaggio
sul cellulare chiedendole per l’ennesima volta se riusciva a trovare un
pomeriggio libero per potermi incontrare. Mi spinsi addirittura oltre e,
pensando che avremmo avuto tantissimo da raccontarci, le proposi di
restare a dormire da me, nella mia casa al mare, così da avere a
disposizione un giorno intero da passare insieme.
La mia speranza era quella che, in 24 ore che le offrivo, lei ne trovasse
almeno quattro o cinque da poter dedicare a noi.
La sua risposta invece mi lasciò di stucco: accolse con entusiasmo la
mia proposta e mi riferì che, avendo il giorno di riposo giovedì, se per
me andava bene, potevamo trovarci già dal mercoledì pomeriggio
appena finiva di lavorare.
Mi riservai dal darle conferma con la scusa che mi dovevo organizzare
gli impegni della settimana, ma in verità già lo sapevo che non mi sarei
lasciato sfuggire tale occasione. Avrei fatto di tutto passare quel
giorno con lei.
Le telefonai per darle la conferma:
- “Ohi, Vany!!! Volevo dirti che, anche se so che te ne sei già
dimenticata e avrai già preso altri impegni, io per giovedì mi sono
liberato e che se tu volessi…”
- “ma che dici? Secondo te, me ne sono dimenticata? Quant’è che ti
voglio vedere…! Ma hai visto questi impegni… ora accada cosa accada
ci si trova e si va al mare, dopo ci si penserà!”
Io con un pizzico di malizia risposi:
- “Io ti sto solo dando la possibilità di sdebitarti per tutte le sòle che mi
hai dato… non credere che sarà facile per te farti perdonare tutti gli
appuntamenti che m’hai disdetto…”
- “maddài… vedrai che sarò brava e me li farò perdonare tutti!”
Siamo sempre stati ottimi amici, tra noi c’è tantissima confidenza e
anche se lei è una ragazza carina, elegante e con due bei seni, io non
ci ho mai provato perché mi sono sempre fatto le mie storie e non ho
mai sentito il desiderio di provarci con lei.
E’ “la regola dell’amico” - cantata dagli 883 – e non c’era bisogno di
rovinare un così bel rapporto.
Ero convinto che nelle sue parole ci fosse solo ilarità e nessuna
malizia, comunque mi accordai per passarla a prendere il mercoledì
pomeriggio.
Aspettai sotto casa sua che si facesse una doccia, perché aveva
appena finito di lavorare. Quando la vidi arrivare, con ancora i capelli
un po’ umidi e scomposti, mi si illuminarono gli occhi: la vidi bellissima;
probabilmente tutto questo tempo senza mai vederci stava
amplificando la gioia nel vederla di nuovo. Ci salutammo con un forte
abbraccio e un bacio sulle guance. L’aiutai a mettere nel bagagliaio la
borsa con i vestiti e partimmo subito verso il mare, quasi senza
parlare perché volevamo serbarci gli argomenti a quando saremmo
arrivati.
L’unica cosa che disse, dopo avermi fissato per qualche secondo, fu
che mi trovava dimagrito e in ottima forma.
- “grazie! Anche te non stai male. Certo si vedono i segni dell’età, non
sei più una ragazzina…”
- “ma che stronzo!... semmai sarò un po’ stravolta perché sono
stanca…”
- “scherzavo!!! È che non so cosa dire, non mi sembra vero che
finalmente ci siamo ritrovati!”
- “anche a me, non immagini il piacere che mi fa essere qui con te. Ci
divertiremo…”
- “a proposito, per cena come ci organizziamo?”
-“no! Non organizziamo niente: quando ci prenderà la fame, qualcosa
inventeremo. Vedrai che non si muore, fidati!”
- “vabbè… ma io ho tante cellule da mantenere… se mi fai patire la
fame poi divento cattivo”
- “senza programmi è più bello, non voglio pensare a niente, solo a
noi due. Ora se non ti dispiace vorrei dormire un po’ perché sono
distrutta, tanto prima di arrivare un po’ di tempo ce n’è”
- “va bene, ti sveglio io, basta che non inizi a russare!”
-“si, è che so’!?”
Sdraiò un po’ la poltrona, io accesi l’autoradio in sottofondo e due
chilometri dopo già dormiva come un sasso.
Mentre guidavo ogni tanto mi distraevo per guardarla. Ancora non
potevo credere che eravamo noi, io e lei in macchina insieme come ai
vecchi tempi e che oltretutto stavamo andando al mare a passare un
giorno intero insieme!
Non ci sono strade principali per andare da casa sua al mare e lei si
lasciava cullare dalle dolci curve.
Il sole del tardo pomeriggio stava colorando l’atmosfera calda di un
giallo surreale.
Quando mi fermai all’incrocio per entrare sull’Aurelia lei si svegliò.
-“Siamo già qui?”
-“Tra sette minuti e quarantadue secondi siamo davanti casa!”
Lei sorrise accarezzandomi la mano che avevo sul cambio.
- “Allora: cosa vuoi fare?” – le chiesi – “io farei così: andiamo a casa,
apriamo l’acqua, accendiamo lo scaldabagno, apriamo un po’ le
finestre… e nel frattempo ci mettiamo il costume e facciamo subito una
capatina sul mare, per aspettare l’ora di cena e goderci questi ultimi
raggi di sole”
- “approvo!” – rispose lei senza aggiungere altro.
Arrivati a casa scesi le valige, aprii l’acqua e feci strada fino alla
camera degli ospiti.
Posai le valige sul letto e mi fermai a pensare a come avremmo potuto
organizzarci per la notte, intanto lei era andata in bagno.
Quando tornò lei le dissi:
- “in questa casa, come sai, ci sono due camere: questa è quella con il
letto più comodo. Di solito ci dormo io, qui c’è la mia roba…”
lei non mi fece finire:
- “va bene, tanto il letto è bello grande: perché bisogna sfarne due?
Io non ho problemi a dormire insieme…!”
Io rimasi senza parole, poi mi ripresi e fingendomi indifferente replicai:
- “io poi… figurati! Ma se vuoi ti lascio sola e io vado nell’altra camera…”
- “ma che dici? Almeno stasera prima di addormentarci ci si raccontano
le cose… per me puoi restare! Anzi…”
- “allora se è così… però ti avverto: io di solito non russo, ma se
dovessi farlo non ti peritare a svegliarmi.”
- “se dico di dormire non mi svegliano nemmeno le cannonate! Di
quello non devi preoccuparti”
Aprì la sua borsa, prese il costume e andò in bagno a indossarlo. Io mi
spogliai in camera.
Tornò indossando un bel bikini azzurro chiaro di quelli con i laccetti
annodati sia dietro la schiena che ai fianchi.
Prendemmo le bici, un telo da mare per uno e via! verso la spiaggia.
[fine prima parte]
Siete abbastanza curiosi? Posso preseguire??
Intanto la prima parte, poi se vi piace arriva anche il resto....
Io e Vanessa non ci vedevamo da quasi un anno. Facevamo entrambi
lavori stagionali e i nostri impegni non ci lasciavano tregua, nemmeno
d’estate. Sembrava che il destino ce lo facesse apposta: quando mi
liberavo io lavorava lei; si liberava lei e lavoravo io; le poche volte che
riuscivamo a trovare tempo entrambi accadeva sempre qualcosa per
cui lei doveva disdire l’appuntamento poche ore prima. Lei si scusava
e prometteva sempre che “si sarebbe fatta perdonare”, ma ormai mi
ero rassegnato a sentirla sempre e soltanto per telefono e nemmeno
ci speravo più di incontrarla di nuovo.
Oramai l’estate volgeva al termine, agosto era finito e l’orda dei
vacanzieri, finite le ferie, si stava ritirando dai luoghi di villeggiatura
come il mare con la bassa marea.
Pensai che era l’occasione buona per cercare entrambi un po’ di tempo
da dedicare alla nostra preziosa amicizia e le mandai un messaggio
sul cellulare chiedendole per l’ennesima volta se riusciva a trovare un
pomeriggio libero per potermi incontrare. Mi spinsi addirittura oltre e,
pensando che avremmo avuto tantissimo da raccontarci, le proposi di
restare a dormire da me, nella mia casa al mare, così da avere a
disposizione un giorno intero da passare insieme.
La mia speranza era quella che, in 24 ore che le offrivo, lei ne trovasse
almeno quattro o cinque da poter dedicare a noi.
La sua risposta invece mi lasciò di stucco: accolse con entusiasmo la
mia proposta e mi riferì che, avendo il giorno di riposo giovedì, se per
me andava bene, potevamo trovarci già dal mercoledì pomeriggio
appena finiva di lavorare.
Mi riservai dal darle conferma con la scusa che mi dovevo organizzare
gli impegni della settimana, ma in verità già lo sapevo che non mi sarei
lasciato sfuggire tale occasione. Avrei fatto di tutto passare quel
giorno con lei.
Le telefonai per darle la conferma:
- “Ohi, Vany!!! Volevo dirti che, anche se so che te ne sei già
dimenticata e avrai già preso altri impegni, io per giovedì mi sono
liberato e che se tu volessi…”
- “ma che dici? Secondo te, me ne sono dimenticata? Quant’è che ti
voglio vedere…! Ma hai visto questi impegni… ora accada cosa accada
ci si trova e si va al mare, dopo ci si penserà!”
Io con un pizzico di malizia risposi:
- “Io ti sto solo dando la possibilità di sdebitarti per tutte le sòle che mi
hai dato… non credere che sarà facile per te farti perdonare tutti gli
appuntamenti che m’hai disdetto…”
- “maddài… vedrai che sarò brava e me li farò perdonare tutti!”
Siamo sempre stati ottimi amici, tra noi c’è tantissima confidenza e
anche se lei è una ragazza carina, elegante e con due bei seni, io non
ci ho mai provato perché mi sono sempre fatto le mie storie e non ho
mai sentito il desiderio di provarci con lei.
E’ “la regola dell’amico” - cantata dagli 883 – e non c’era bisogno di
rovinare un così bel rapporto.
Ero convinto che nelle sue parole ci fosse solo ilarità e nessuna
malizia, comunque mi accordai per passarla a prendere il mercoledì
pomeriggio.
Aspettai sotto casa sua che si facesse una doccia, perché aveva
appena finito di lavorare. Quando la vidi arrivare, con ancora i capelli
un po’ umidi e scomposti, mi si illuminarono gli occhi: la vidi bellissima;
probabilmente tutto questo tempo senza mai vederci stava
amplificando la gioia nel vederla di nuovo. Ci salutammo con un forte
abbraccio e un bacio sulle guance. L’aiutai a mettere nel bagagliaio la
borsa con i vestiti e partimmo subito verso il mare, quasi senza
parlare perché volevamo serbarci gli argomenti a quando saremmo
arrivati.
L’unica cosa che disse, dopo avermi fissato per qualche secondo, fu
che mi trovava dimagrito e in ottima forma.
- “grazie! Anche te non stai male. Certo si vedono i segni dell’età, non
sei più una ragazzina…”
- “ma che stronzo!... semmai sarò un po’ stravolta perché sono
stanca…”
- “scherzavo!!! È che non so cosa dire, non mi sembra vero che
finalmente ci siamo ritrovati!”
- “anche a me, non immagini il piacere che mi fa essere qui con te. Ci
divertiremo…”
- “a proposito, per cena come ci organizziamo?”
-“no! Non organizziamo niente: quando ci prenderà la fame, qualcosa
inventeremo. Vedrai che non si muore, fidati!”
- “vabbè… ma io ho tante cellule da mantenere… se mi fai patire la
fame poi divento cattivo”
- “senza programmi è più bello, non voglio pensare a niente, solo a
noi due. Ora se non ti dispiace vorrei dormire un po’ perché sono
distrutta, tanto prima di arrivare un po’ di tempo ce n’è”
- “va bene, ti sveglio io, basta che non inizi a russare!”
-“si, è che so’!?”
Sdraiò un po’ la poltrona, io accesi l’autoradio in sottofondo e due
chilometri dopo già dormiva come un sasso.
Mentre guidavo ogni tanto mi distraevo per guardarla. Ancora non
potevo credere che eravamo noi, io e lei in macchina insieme come ai
vecchi tempi e che oltretutto stavamo andando al mare a passare un
giorno intero insieme!
Non ci sono strade principali per andare da casa sua al mare e lei si
lasciava cullare dalle dolci curve.
Il sole del tardo pomeriggio stava colorando l’atmosfera calda di un
giallo surreale.
Quando mi fermai all’incrocio per entrare sull’Aurelia lei si svegliò.
-“Siamo già qui?”
-“Tra sette minuti e quarantadue secondi siamo davanti casa!”
Lei sorrise accarezzandomi la mano che avevo sul cambio.
- “Allora: cosa vuoi fare?” – le chiesi – “io farei così: andiamo a casa,
apriamo l’acqua, accendiamo lo scaldabagno, apriamo un po’ le
finestre… e nel frattempo ci mettiamo il costume e facciamo subito una
capatina sul mare, per aspettare l’ora di cena e goderci questi ultimi
raggi di sole”
- “approvo!” – rispose lei senza aggiungere altro.
Arrivati a casa scesi le valige, aprii l’acqua e feci strada fino alla
camera degli ospiti.
Posai le valige sul letto e mi fermai a pensare a come avremmo potuto
organizzarci per la notte, intanto lei era andata in bagno.
Quando tornò lei le dissi:
- “in questa casa, come sai, ci sono due camere: questa è quella con il
letto più comodo. Di solito ci dormo io, qui c’è la mia roba…”
lei non mi fece finire:
- “va bene, tanto il letto è bello grande: perché bisogna sfarne due?
Io non ho problemi a dormire insieme…!”
Io rimasi senza parole, poi mi ripresi e fingendomi indifferente replicai:
- “io poi… figurati! Ma se vuoi ti lascio sola e io vado nell’altra camera…”
- “ma che dici? Almeno stasera prima di addormentarci ci si raccontano
le cose… per me puoi restare! Anzi…”
- “allora se è così… però ti avverto: io di solito non russo, ma se
dovessi farlo non ti peritare a svegliarmi.”
- “se dico di dormire non mi svegliano nemmeno le cannonate! Di
quello non devi preoccuparti”
Aprì la sua borsa, prese il costume e andò in bagno a indossarlo. Io mi
spogliai in camera.
Tornò indossando un bel bikini azzurro chiaro di quelli con i laccetti
annodati sia dietro la schiena che ai fianchi.
Prendemmo le bici, un telo da mare per uno e via! verso la spiaggia.
[fine prima parte]
Siete abbastanza curiosi? Posso preseguire??