Esperienza reale Una famiglia perfetta parte 1

OP
G

Gando94

"Level 3"
Messaggi
57
Punteggio reazione
365
Punti
59
Parte 4

I giorni passavano velocemente, tra il lavoro di Lucia e Marco e la scuola di Gabriele. La presenza di Alim cominciava a diventare sempre più normale in casa Esposito. Chi sembrava beneficiare di più della sua compagnia era Gabriele. Appena tornava da scuola, correva subito a salutarlo e il più delle volte lo trovava in camera, sdraiato sul letto; ma capitava spesso che Alim, sentendo rientrare Lucia con suo figlio, si alzasse in tutta fretta e si apprestasse a farsi trovare in cucina con il caffè già sul fuoco. Aveva imparato che Lucia andava matta per il caffè e gli faceva piacere sorprenderla con quell’atto di semplice cavalleria, che lei sembrava sempre apprezzare molto. Poi, mentre Gabriele correva in camera sua a fare i compiti, si sedevano al tavolo della cucina a chiacchierare; lui le chiedeva come fosse andata la giornata e, se lei ne aveva bisogno, la ascoltava parlare dei suoi processi, dimostrandosi un ottimo ascoltatore. Gabriele cercava di sbrigarsi con i compiti per casa – non si era mai dimostrato come in quel periodo un alunno così diligente – per poter poi tornare in salotto a giocare con Alim. Il ragazzo gli dedicava del tempo senza mai mostrarsi annoiato. Gabriele tirava fuori i suoi videogiochi preferiti e passavano interi pomeriggi a sfidarsi alla corsa delle macchine o a giochi spara-tutto. L’atmosfera, in casa, era molto serena. Solo quando Marco rientrava a casa si percepiva una certa tensione tra lui ed Alim. I due si guardavano, il ragazzo lo salutava sempre molto deferentemente e Marco rispondeva con un cenno della testa piuttosto freddo, poi salutava sua moglie con un bacio e si chiudeva nel suo studio fino all’ora di cena. Era evidente che quella presenza in casa non gli fosse gradita tanto quanto lo era per sua moglie e per suo figlio, ma per evitare scontri o momenti di imbarazzo, evitava di trovarsi da solo con Alim per troppo tempo.

Una sera, però – era un venerdì di qualche settimana più tardi – tutti e quattro avevano appena terminato una cena a base di carne ai ferri ed insalata di patate; Alim e Gabriele erano, come al solito, sul tappeto a giocare con il circuito delle macchine. Lucia era in cucina a finire di sparecchiare e lavare i piatti e Marco osservava entrambi gli scenari dalla sua poltrona, più contrariato del solito.
Lucia appoggiò l’ultimo piatto sul ripiano del lavabo e si asciugò le mani.

“Per qualcuno è arrivato il momento di andare a dormire!” esclamò poi, dirigendosi verso il salotto. Gabriele sollevò gli occhi verso di lei, con le sopracciglia aggrottate in un espressione contrita.
“Ma mamma! Ancora cinque minuti!” implorò.
“Non fare il furbo con me, signorino. Era cinque minuti già cinque minuti fa. A letto, o domani non ti sveglierai per andare a scuola” sentenziò e lanciò uno sguardo in direzione di Alim per chiedere supporto. Marco arricciò il naso in segno di disappunto; non gli andava affatto a genio che sua moglie chiedesse manforte a lui, piuttosto che a suo marito, soprattutto per le faccende che riguardavano suo figlio. Però, decise di restare in silenzio.
“La tua mamma ha perfettamente ragione, ometto. Sono già le undici e mezza. Avremo tempo per giocare anche domani. Vai a nanna” disse Alim. A quel punto Gabriele si lasciò andare ad uno sbuffo rumoroso e, tutto ingrugnato, si alzò per seguire sua madre in camera da letto.
“Buonanotte, allora.” disse “buonanotte papà.”

Marco gli rivolse un sorriso e, a sua volta, gli augurò la buonanotte.
Il salotto piombò in un silenzio tombale. Alim si apprestò a sistemare il circuito e le macchinine nella scatola, mentre Marco continuava a fissarlo dalla poltrona, con in mano una tazzina di caffè mezza vuota. Prima che potesse dirigersi anche lui in camera da letto, a prepararsi per la notte, lo fermò.

“Mio figlio sembra essersi molto affezionato a te...” disse Marco, sorseggiando le ultime gocce di caffè ormai freddo.
“Mm. Mi piace molto. È un bravo bambino.” rispose Alim, senza guardarlo.
“Sì, lo so.” sentenziò Marco, infastidito. Poi riprese “Non vorrei che questa cosa ti facesse sentire troppo a tuo agio. Ci tengo a ricordarti che questa non è casa tua e che, quanto prima, te ne dovrai andare.”
“Sì, lo so.” rispose di nuovo Alim, con lo stesso tono accondiscendete; anche se risultava evidente che, sotto sotto, covasse un certo malessere.
“E tanto per essere chiari...” continuò Marco, in tono velatamente minaccioso “Lucia è mia moglie. Siamo una famiglia tranquilla e molto felice e tale vogliamo restare.” Alim fu scosso da un fremito, che era un misto di fastidio e senso di colpa, come se suo malgrado fosse stato colto sul fatto. Si voltò e sostenne lo sguardo di Marco.
“Non mi permetterei mai di pensare a sua moglie in un modo che...” iniziò a dire, ma l’altro lo interruppe.
“Meglio per te.” affermò. Il suo tono di voce, sebbene tranquillo, faceva trasparire un’estrema durezza. Si alzò lentamente, senza mai staccare lo sguardo da quello di Alim e gli si avvicinò.
“Non vado matto per i criminali come te. Il giudice ti avrà anche evitato la galera, ma per me resti uno spacciatore e questa cosa non cambierà. Tuttavia, finché le cose resteranno esattamente come sono, io e te ci sforzeremo di andare d’accordo. So di non andarti a genio, tanto quando tu non vai a genio a me. Ma ne va della tranquillità di mia moglie e di mio figlio ed io, per adesso, non ho intenzione di fare scenate. Ma ti avverto...” Marco si avvicinò ad Alim, per parlargli dritto in faccia. Il ragazzo non indietreggiò, mantenne il contatto visivo e si erse in tutta la sua possanza fisica. Marco non sembrò lasciarsi intimidire.
“… ti conviene rigare dritto. Perché al primo sgarro, ti assicuro che sarà un piacere per me farti sbattere in prigione senza passare dal via.” I due rimasero ad osservarsi, come due cani che aspettino solo la giusta occasione per saltarsi alla gola. Alim torreggiava su Marco, col suo fisico muscoloso e possente. Non gli ci sarebbe voluta molta fatica per sbatterlo a terra; lui, col suo fisico magrolino. Eppure, sapeva che in quel momento la forza bruta avrebbe solo peggiorato le cose. Per cui, pur sapendo di essere fisicamente superiore, decise di annuire.
“Ho capito perfettamente. Le assicuro che non dovrà preoccuparsi di me.”

In quel preciso istante, Lucia apparve sulla soglia del salotto. I due si allontanarono, nel tentativo di fingere che non fosse accaduto nulla. Nonostante questo, però, Lucia intuì che tra loro era successo qualcosa.

“Tutto bene, ragazzi?” chiese, tentando di sembrare gioviale e tranquilla.
“Sì,” rispose Alim, in un sussurro “stavo augurando a suo marito la buonanotte.”

Lucia non poté fare a meno di contrarre il volto in una smorfia di dispiacere, che tentò di cancellare velocemente.
“Sicuro che non vuole farci compagnia ancora per un po’? Temo che Gabriele stia solo fingendo di dormire. Aspetta lei per tormentarla ancora con le sue domande…” si lasciò andare ad una risatina di circostanza. Alim le sorrise, ma declinò gentilmente.
“Molto gentile da parte sua, ma sono piuttosto stanco, preferisco avviarmi verso il letto.”

Senza dare a nessuno dei due il tempo di continuare, Marco intervenne.

“Beh, buonanotte allora.” le sue parole furono definitive. Alim salutò entrambi con un cenno del capo e si diresse su per le scale. Non appena scomparve nella stanza da letto di Gabriele, Lucia rivolse uno sguardo di rimprovero al marito.

“Che c’è?” sbottò lui, dopo qualche istante di silenzio.
“Lo sai che c’è, Marco.” rispose lei. Anche il suo tono di voce suonava velato di biasimo; lui tentò di sostenere il suo sguardo accigliato, ma alla fine desistette e abbassò gli occhi, sbuffando.
“Io non mi fido di quel ragazzo, d’accordo? Dimmi che faccio male!”

Lucia si affrettò verso di lui e gli prese il viso tra le mani. Lo fece sedere e gli tolse gli occhiali, che appoggiò sul tavolo. Poi, sedette sulle sue gambe e prese ad accarezzargli il viso.

“Io lo so che Alim non ti piace, ma devi essere onesto, finora si è comportato in maniera ineccepibile. Non aggiungerti altri motivi di ansia, amore mio. Sta andando tutto a meraviglia. Anche Gabriele… hai visto quanto è contento?”
“Sì.” rispose Marco, con un gesto di stizza che gli arricciò il naso. “Ma è pur sempre uno spacciatore. Io non so come tu faccia a fidarti...”
“Ehi...” lo interruppe Lucia,posandogli delicatamente due dita sulle labbra. “ehi. Ti ho lasciato portare il muso abbastanza. Fidati di me, eh? Ti fidi?” Marco tentò di fare resistenza, ma alla fine si lasciò convincere e lasciò che Lucia lo attirasse contro il suo petto.
“Lo sai che mi fido di te. Ho solo paura. E comunque, sappi che non ho la minima intenzione di abbassare la guardia” sussurrò poi, annusando il profumo dei suoi capelli.
“È per questo che ti amo.” disse Lucia con un sorriso, accarezzandogli dolcemente la testa. Poi baciò suo marito sulle labbra, teneramente, e si alzò.

“Adesso però andiamo a letto e non parliamone più...” sussurrò Marco, strofinandosi gli occhi con aria stanca.
“Tu vai pure, io finisco di sistemare la cucina e ti raggiungo.” rispose lei. Poi lo osservò salire le scale a passi pesanti e, una volta rimasta sola in cucina, si appoggiò al ripiano del lavandino e, socchiudendo gli occhi, sospirò.

Continua....
 

Bluis16

"Level 4"
1 Anno di Phica.net
Messaggi
565
Punteggio reazione
548
Punti
99
Parte 4

I giorni passavano velocemente, tra il lavoro di Lucia e Marco e la scuola di Gabriele. La presenza di Alim cominciava a diventare sempre più normale in casa Esposito. Chi sembrava beneficiare di più della sua compagnia era Gabriele. Appena tornava da scuola, correva subito a salutarlo e il più delle volte lo trovava in camera, sdraiato sul letto; ma capitava spesso che Alim, sentendo rientrare Lucia con suo figlio, si alzasse in tutta fretta e si apprestasse a farsi trovare in cucina con il caffè già sul fuoco. Aveva imparato che Lucia andava matta per il caffè e gli faceva piacere sorprenderla con quell’atto di semplice cavalleria, che lei sembrava sempre apprezzare molto. Poi, mentre Gabriele correva in camera sua a fare i compiti, si sedevano al tavolo della cucina a chiacchierare; lui le chiedeva come fosse andata la giornata e, se lei ne aveva bisogno, la ascoltava parlare dei suoi processi, dimostrandosi un ottimo ascoltatore. Gabriele cercava di sbrigarsi con i compiti per casa – non si era mai dimostrato come in quel periodo un alunno così diligente – per poter poi tornare in salotto a giocare con Alim. Il ragazzo gli dedicava del tempo senza mai mostrarsi annoiato. Gabriele tirava fuori i suoi videogiochi preferiti e passavano interi pomeriggi a sfidarsi alla corsa delle macchine o a giochi spara-tutto. L’atmosfera, in casa, era molto serena. Solo quando Marco rientrava a casa si percepiva una certa tensione tra lui ed Alim. I due si guardavano, il ragazzo lo salutava sempre molto deferentemente e Marco rispondeva con un cenno della testa piuttosto freddo, poi salutava sua moglie con un bacio e si chiudeva nel suo studio fino all’ora di cena. Era evidente che quella presenza in casa non gli fosse gradita tanto quanto lo era per sua moglie e per suo figlio, ma per evitare scontri o momenti di imbarazzo, evitava di trovarsi da solo con Alim per troppo tempo.

Una sera, però – era un venerdì di qualche settimana più tardi – tutti e quattro avevano appena terminato una cena a base di carne ai ferri ed insalata di patate; Alim e Gabriele erano, come al solito, sul tappeto a giocare con il circuito delle macchine. Lucia era in cucina a finire di sparecchiare e lavare i piatti e Marco osservava entrambi gli scenari dalla sua poltrona, più contrariato del solito.
Lucia appoggiò l’ultimo piatto sul ripiano del lavabo e si asciugò le mani.

“Per qualcuno è arrivato il momento di andare a dormire!” esclamò poi, dirigendosi verso il salotto. Gabriele sollevò gli occhi verso di lei, con le sopracciglia aggrottate in un espressione contrita.
“Ma mamma! Ancora cinque minuti!” implorò.
“Non fare il furbo con me, signorino. Era cinque minuti già cinque minuti fa. A letto, o domani non ti sveglierai per andare a scuola” sentenziò e lanciò uno sguardo in direzione di Alim per chiedere supporto. Marco arricciò il naso in segno di disappunto; non gli andava affatto a genio che sua moglie chiedesse manforte a lui, piuttosto che a suo marito, soprattutto per le faccende che riguardavano suo figlio. Però, decise di restare in silenzio.
“La tua mamma ha perfettamente ragione, ometto. Sono già le undici e mezza. Avremo tempo per giocare anche domani. Vai a nanna” disse Alim. A quel punto Gabriele si lasciò andare ad uno sbuffo rumoroso e, tutto ingrugnato, si alzò per seguire sua madre in camera da letto.
“Buonanotte, allora.” disse “buonanotte papà.”

Marco gli rivolse un sorriso e, a sua volta, gli augurò la buonanotte.
Il salotto piombò in un silenzio tombale. Alim si apprestò a sistemare il circuito e le macchinine nella scatola, mentre Marco continuava a fissarlo dalla poltrona, con in mano una tazzina di caffè mezza vuota. Prima che potesse dirigersi anche lui in camera da letto, a prepararsi per la notte, lo fermò.

“Mio figlio sembra essersi molto affezionato a te...” disse Marco, sorseggiando le ultime gocce di caffè ormai freddo.
“Mm. Mi piace molto. È un bravo bambino.” rispose Alim, senza guardarlo.
“Sì, lo so.” sentenziò Marco, infastidito. Poi riprese “Non vorrei che questa cosa ti facesse sentire troppo a tuo agio. Ci tengo a ricordarti che questa non è casa tua e che, quanto prima, te ne dovrai andare.”
“Sì, lo so.” rispose di nuovo Alim, con lo stesso tono accondiscendete; anche se risultava evidente che, sotto sotto, covasse un certo malessere.
“E tanto per essere chiari...” continuò Marco, in tono velatamente minaccioso “Lucia è mia moglie. Siamo una famiglia tranquilla e molto felice e tale vogliamo restare.” Alim fu scosso da un fremito, che era un misto di fastidio e senso di colpa, come se suo malgrado fosse stato colto sul fatto. Si voltò e sostenne lo sguardo di Marco.
“Non mi permetterei mai di pensare a sua moglie in un modo che...” iniziò a dire, ma l’altro lo interruppe.
“Meglio per te.” affermò. Il suo tono di voce, sebbene tranquillo, faceva trasparire un’estrema durezza. Si alzò lentamente, senza mai staccare lo sguardo da quello di Alim e gli si avvicinò.
“Non vado matto per i criminali come te. Il giudice ti avrà anche evitato la galera, ma per me resti uno spacciatore e questa cosa non cambierà. Tuttavia, finché le cose resteranno esattamente come sono, io e te ci sforzeremo di andare d’accordo. So di non andarti a genio, tanto quando tu non vai a genio a me. Ma ne va della tranquillità di mia moglie e di mio figlio ed io, per adesso, non ho intenzione di fare scenate. Ma ti avverto...” Marco si avvicinò ad Alim, per parlargli dritto in faccia. Il ragazzo non indietreggiò, mantenne il contatto visivo e si erse in tutta la sua possanza fisica. Marco non sembrò lasciarsi intimidire.
“… ti conviene rigare dritto. Perché al primo sgarro, ti assicuro che sarà un piacere per me farti sbattere in prigione senza passare dal via.” I due rimasero ad osservarsi, come due cani che aspettino solo la giusta occasione per saltarsi alla gola. Alim torreggiava su Marco, col suo fisico muscoloso e possente. Non gli ci sarebbe voluta molta fatica per sbatterlo a terra; lui, col suo fisico magrolino. Eppure, sapeva che in quel momento la forza bruta avrebbe solo peggiorato le cose. Per cui, pur sapendo di essere fisicamente superiore, decise di annuire.
“Ho capito perfettamente. Le assicuro che non dovrà preoccuparsi di me.”

In quel preciso istante, Lucia apparve sulla soglia del salotto. I due si allontanarono, nel tentativo di fingere che non fosse accaduto nulla. Nonostante questo, però, Lucia intuì che tra loro era successo qualcosa.

“Tutto bene, ragazzi?” chiese, tentando di sembrare gioviale e tranquilla.
“Sì,” rispose Alim, in un sussurro “stavo augurando a suo marito la buonanotte.”

Lucia non poté fare a meno di contrarre il volto in una smorfia di dispiacere, che tentò di cancellare velocemente.
“Sicuro che non vuole farci compagnia ancora per un po’? Temo che Gabriele stia solo fingendo di dormire. Aspetta lei per tormentarla ancora con le sue domande…” si lasciò andare ad una risatina di circostanza. Alim le sorrise, ma declinò gentilmente.
“Molto gentile da parte sua, ma sono piuttosto stanco, preferisco avviarmi verso il letto.”

Senza dare a nessuno dei due il tempo di continuare, Marco intervenne.

“Beh, buonanotte allora.” le sue parole furono definitive. Alim salutò entrambi con un cenno del capo e si diresse su per le scale. Non appena scomparve nella stanza da letto di Gabriele, Lucia rivolse uno sguardo di rimprovero al marito.

“Che c’è?” sbottò lui, dopo qualche istante di silenzio.
“Lo sai che c’è, Marco.” rispose lei. Anche il suo tono di voce suonava velato di biasimo; lui tentò di sostenere il suo sguardo accigliato, ma alla fine desistette e abbassò gli occhi, sbuffando.
“Io non mi fido di quel ragazzo, d’accordo? Dimmi che faccio male!”

Lucia si affrettò verso di lui e gli prese il viso tra le mani. Lo fece sedere e gli tolse gli occhiali, che appoggiò sul tavolo. Poi, sedette sulle sue gambe e prese ad accarezzargli il viso.

“Io lo so che Alim non ti piace, ma devi essere onesto, finora si è comportato in maniera ineccepibile. Non aggiungerti altri motivi di ansia, amore mio. Sta andando tutto a meraviglia. Anche Gabriele… hai visto quanto è contento?”
“Sì.” rispose Marco, con un gesto di stizza che gli arricciò il naso. “Ma è pur sempre uno spacciatore. Io non so come tu faccia a fidarti...”
“Ehi...” lo interruppe Lucia,posandogli delicatamente due dita sulle labbra. “ehi. Ti ho lasciato portare il muso abbastanza. Fidati di me, eh? Ti fidi?” Marco tentò di fare resistenza, ma alla fine si lasciò convincere e lasciò che Lucia lo attirasse contro il suo petto.
“Lo sai che mi fido di te. Ho solo paura. E comunque, sappi che non ho la minima intenzione di abbassare la guardia” sussurrò poi, annusando il profumo dei suoi capelli.
“È per questo che ti amo.” disse Lucia con un sorriso, accarezzandogli dolcemente la testa. Poi baciò suo marito sulle labbra, teneramente, e si alzò.

“Adesso però andiamo a letto e non parliamone più...” sussurrò Marco, strofinandosi gli occhi con aria stanca.
“Tu vai pure, io finisco di sistemare la cucina e ti raggiungo.” rispose lei. Poi lo osservò salire le scale a passi pesanti e, una volta rimasta sola in cucina, si appoggiò al ripiano del lavandino e, socchiudendo gli occhi, sospirò.

Continua....
Mmmmmmmm eccitantissimo
 

Penetrator

"Level 7"
Da 10 Anni su Phica.net
Élite Fase 1
Messaggi
6,398
Punteggio reazione
9,770
Punti
139
il racconto è scritto benissimo, sembra un libro.
l'unica cosa che non capisco è il tag "esperienza reale", non prenderla come offesa, ma come puoi conoscere i punti di vista di 2-3 diversi protagonisti della storia ed essere "reale", almeno in parte è sicuramente inventato perchè non credo che la madre andasse a raccontare al figlio che voleva bombarsi lo spacciatore a casa o che al marito non si alzava, ne credo che il figlio andasse a raccontare alla madre le sue sensazioni di quando aveva 10 anni e li ha visti trombare.

per il resto è un ottimo racconto
 

Aragorn187

"Level 5"
Messaggi
710
Punteggio reazione
1,074
Punti
94
il racconto è scritto benissimo, sembra un libro.
l'unica cosa che non capisco è il tag "esperienza reale", non prenderla come offesa, ma come puoi conoscere i punti di vista di 2-3 diversi protagonisti della storia ed essere "reale", almeno in parte è sicuramente inventato perchè non credo che la madre andasse a raccontare al figlio che voleva bombarsi lo spacciatore a casa o che al marito non si alzava, ne credo che il figlio andasse a raccontare alla madre le sue sensazioni di quando aveva 10 anni e li ha visti trombare.

per il resto è un ottimo racconto
Credo anche io che sia un libro…ma non é importante…Per quanto riguarda il tag, è obbligatorio sceglierne uno
 

Penetrator

"Level 7"
Da 10 Anni su Phica.net
Élite Fase 1
Messaggi
6,398
Punteggio reazione
9,770
Punti
139
Credo anche io che sia un libro…ma non é importante…Per quanto riguarda il tag, è obbligatorio sceglierne uno

è vero, è obbligatorio sceglierne uno, ma non è obbligatorio scegliere questo :-D comunque ripeto non è per fare polemica, il racconto è veramente ben scritto!
 

Ale888

"Level 7"
1 Anno di Phica.net
Messaggi
672
Punteggio reazione
9,205
Punti
100
Complimenti davvero, scritto benissimo, un capolavoro, te lo dice uno che di racconti ne ha letti molti e ne scrive anche.
Bravo bravo bravo.
Prenditi il tuo tempo, la scrittura deve essere un piacere principalmente per te.
 

zagor85

"Level 1"
1 Anno di Phica.net
Messaggi
224
Punteggio reazione
234
Punti
49
complimenti per la sintassi e per i contenuti! si lascia leggere molto piacevolmente e cattura l'attenzione
 

sormarco

"Level 7"
Messaggi
12,919
Punteggio reazione
7,713
Punti
124
Posizione
taranto
Complimenti davvero, scritto benissimo, un capolavoro, te lo dice uno che di racconti ne ha letti molti e ne scrive anche.
Bravo bravo bravo.
Prenditi il tuo tempo, la scrittura deve essere un piacere principalmente per te.
Come dico e penso lo scrivere qui è prima per proprio piacere, poi se piace hai lettori e lo dicono è doppio piacere.
 

Pol

"Level 5"
Messaggi
580
Punteggio reazione
1,529
Punti
98
Bellissimo racconto, pieno di pathos, di tensione erotica e dai molteplici sviluppi. Senza contare lo stile di scrittura perfetto.
Bravissimo.
Mi sembra chiaro che la storia porti a pensare che presto o tardi Alim si scopi Lucia in modo selvaggio, come lei vuole e come inutilmente chiede da tempo al marito Marco. Anzi, direi proprio il contrario, che Lucia si scopi Alim letteralmente. Ma non è detto, potrebbero esserci sorprese secondo me. Attendo impaziente le prossime puntate!
 
OP
G

Gando94

"Level 3"
Messaggi
57
Punteggio reazione
365
Punti
59
Parte 5

Era ormai mezzanotte passata, quando Lucia si diresse al piano di sopra, per raggiungere suo marito in camera da letto. Aveva sistemato tutto con cura, chiuso tutte le serrande, dato la mandata di sicurezza alla porta e ora, non vedeva l’ora di mettersi a letto e lasciarsi andare ad una bella dormita.
La sua attenzione, però, fu attirata dalla luce nel bagno. Pensò che forse Marco era ancora dentro, a prepararsi per la notte. Anche se la sorprese il fatto che la porta fosse socchiusa; non era da lui. Decise allora di avvicinarsi, premurandosi di non fare rumore, e di osservare meglio. Lì per lì non vide nessuno – lo spiraglio era troppo piccolo -, ma poi Alim apparve nel suo campo visivo. Lucia dovette trattenere un verso di sorpresa e, con le guance infuocate per l’imbarazzo, fece subito per allontanarsi. A metà corridoio, però, non poté fare a meno di fermarsi. L’idea di poter dare un’innocente sbirciatina, senza essere vista, era troppo allettante. In fin dei conti si sarebbe limitata a guardare, non era poi un peccato così grave. Si sincerò che la porta della sua camera da letto fosse chiusa e in punta di piedi, tornò verso il bagno. Senza nemmeno accorgersene, trattenne il respiro.
Quando guardò dentro, si accorse che ora Alim si era spogliato e si stava lavando i denti. Era rimasto in mutande e la luce al neon sopra il lavandino metteva in risalto la giungla di tatuaggi che gli ricoprivano la pelle bruna. Ne era coperto dal collo fino alle caviglie; intorno alle braccia si arrotolava un filo spinato, al cui interno erano incastrati un teschio, un pugnale e qualche altro simbolo che Lucia non riuscì a scorgere, mentre la schiena era attraversata da un enorme drago a due teste. Lucia sospettava che potesse avere parecchi tatuaggi, ma non immaginava che ne avesse davvero così tanti; e la maggior parte – in quella minuscola porzione di spazio che riusciva a carpire con lo sguardo – non era nemmeno in grado di vederli. Percorse con gli occhi il contorno dei suoi muscoli, non potendo fare a meno di soffermarsi sul profilo tornito del suo sedere, delle sue cosce e sul rigonfiamento che in mezzo alle gambe tendeva pericolosamente la stoffa dei boxer. Si strofinò il viso e sentì che era bollente. Il cuore nel petto le batteva furiosamente e, suo malgrado, anche la vagina aveva iniziato a pulsare. Strinse forte le cosce, per tenere a freno i suoi impulsi, ma poi tornò a rivolgere lo sguardo all’interno del bagno. Strabuzzò gli occhi, quando si accorse che Alim si apprestava ad abbassare i boxer per orinare nel gabinetto. Quando intravide le sue natiche nude, decise che era davvero arrivato il momento di andare a dormire. Per un attimo dovette appoggiare la schiena alla parete del corridoio e riprendere fiato. Aveva sempre saputo che i tatuaggi le facevano un certo effetto, ma non si aspettava che una vista del genere avrebbe potuto eccitarla così tanto. Non le servì nemmeno di controllare con la mano, sapeva benissimo di aver infradiciato le mutandine di pizzo che portava sotto la gonna. Strizzò gli occhi per togliersi quell’immagine dalla testa e poi, costringendosi a non guardare più nello spiraglio della porta – per quanto la tentazione fosse fortissima – si diresse nuovamente verso la camera da letto.
Prima che potesse fare anche un solo passo, però, Alim spalancò la porta e sembrò sorpreso di trovarla lì.

“Mi scusi, non pensavo ci fosse ancora qualcuno sveglio, in casa...” disse. Fortunatamente per Lucia aveva indossato di nuovo i pantaloni, ma il petto era ancora nudo. In una mano teneva l’asciugamano e nell’altra lo spazzolino ed il dentifricio. Nel trovarselo davanti, Lucia sentì venirle meno il respiro. Si disse che era il timore di essere stata colta in fallo. Per cui tentò di dissimulare, inventandosi una scusa:

“Sì, ecco io… passavo di qui. Ho finito di sistemare e… stavo andando in camera da letto, insomma...” balbettò, senza riuscire a sollevare lo sguardo su di lui.
“Certo, immagino.” Alim non riuscì a trattenere un sorriso. Anche solo l’idea che Lucia potesse starlo spiando da dietro la porta, lo arrapava non poco. Ciononostante si diede un contegno.
“Allora ne approfitto per ringraziarla ancora una volta dell’ospitalità, visto che siamo da soli...” aggiunse. Lucia si schiarì la voce e si arrischiò a guardarlo negli occhi.
“Senti, visto che questa situazione durerà ancora per un po’, perché non tralasciamo le formalità e non iniziamo a darci del tu?” sussurrò, per assicurarsi che in camera da letto non giungessero le loro voci. I due si osservarono per qualche istante in silenzio, poi Alim le sorrise di nuovo e le porse la mano.
“Ne sarei onorato. Lucia, giusto?”
“Sì. Molto meglio così che non Signora Esposito, mi fa sentire così vecchia!” e ridacchiò a bassa voce, stringendo la mano che lui le porgeva.
“Non ho mai pensato che sembrassi vecchia...” mormorò lui e i suoi occhi furono illuminati da quello che sembrava un lampo di cupidigia. Lucia sorrise di rimando, tentando di scacciare l’imbarazzo. La situazione si stava facendo davvero sconveniente, per i suoi gusti, per cui cercò di togliersi d’impaccio, cambiando argomento.

“Puoi lasciare le tue cose in bagno, senza che te le riporti ogni volta in stanza” disse
“Beh, ho notato di non andare particolarmente a genio a tuo marito e non vorrei contrariarlo lasciando la mia roba in giro. Faccio già abbastanza così...” rispose Alim, stringendosi nelle spalle.
“E come?”
“Con la mia presenza, immagino.”
“No, Marco è fatto così, è solo molto affezionato alla sua routine. Ha bisogno di un po’ di tempo per assestarsi in questa nuova situazione.”
“Ti ringrazio, ma in verità lo capisco. E anzi, lo ammiro. Non è da tutti accettare di prendersi dentro casa uno come me. Quindi voglio fare il possibile per non creare problemi.”

Lucia gli lanciò uno sguardo colmo di gratitudine. Poi, nel tentativo di riempire il momento di silenzio che era tornato a calare tra di loro, disse:

“Beh, allora buonanotte.”
“Buonanotte.”

Alim si diresse verso la camera di Gabriele e, prima di entrare, le rivolse un ultimo sguardo. Lucia, dal canto suo, non si voltò ed entrò spedita e silenziosa nella camera da letto. Marco era già sotto le coperte e le dava le spalle. Le abat-jours erano ancora accese e rischiaravano la stanza da letto di una luce soffusa. Lucia si sedette sulla sponda del letto e tirò fuori il pigiama da sotto il cuscino.

“Ci hai messo parecchio...” sussurrò Marco. Lucia sobbalzò.
“Sei ancora sveglio.” disse, tentando di placare il cuore che le batteva in gola.
“Volevo aspettarti...”
“Hai fatto bene.”

Lucia cominciò a spogliarsi e ripose con cura i vestiti sulla sedia. Rimase in intimo. Il reggiseno e le mutandine di pizzo esaltavano ancora di più le sue forme abbondanti. Rimirandosi nello specchio dietro la porta, si ravviò i capelli e si accarezzò la pelle. Sentiva dentro un desiderio vorace di sesso, che non sapeva spiegarsi. O che forse, in quel momento, non si volle spiegare. Dal riflesso nello specchio, si accorse che, alle sue spalle Marco si era voltato e la stava guardando. Si girò a sua volta e lo fissò dritto negli occhi.

“Che fai?” chiese lui. Lucia sollevò le braccia, lasciandosi contemplare.
“Ti piace quello che vedi?”

Marco lasciò scivolare lo sguardo sul corpo di sua moglie e assentì con un segno del capo. Lucia raggiunse il letto e si infilò sotto le lenzuola. Lo baciò con trasporto e gli sussurrò all’orecchio:

“Non sai quanta voglia ho di scoparti...” la sua voce calda lambì le orecchie del marito, che socchiuse gli occhi con un sospiro.
“Anche io.” rispose. Lucia allora gli salì sopra, gli afferrò le mani e se le mise sul seno, invitandolo a strizzarglielo. Con il bacino iniziò a muoversi avanti e indietro, sempre più freneticamente, trattenendo a stento i gemiti.
“Sei fradicia...” mormorò lui e lei gli rispose con un sorriso malizioso. Poi continuò a strusciarsi su di lui. Dopo qualche istante, Marco la fermò, con un sospiro spazientito.

“Fermati, fermati.”
“Marco, almeno proviamoci...” gemette lei, abbassandosi su di lui e lasciandogli piovere una cascata di capelli sul viso; lui le afferrò i polsi e glieli strinse con decisione.
“Fa più male a me che a te. Non insistere, ti prego.”

Lucia si raffreddò all’istante. Rimase un attimo a cavalcioni su di lui, guardando altrove. Si sistemò i capelli e sospirò.

“D’accordo. Non fa niente. Non preoccuparti.” gli fece una carezza veloce sul viso e scese dal letto.
“Vado a lavarmi i denti” aggiunse poi. Marco non riusciva a guardarla.
“Non sai quanto mi dispiace...” sussurrò poi, con la voce strozzata.
“Davvero, non fa niente.” Lucia tentò di sorridergli, poi lasciò la stanza e Marco, rimasto solo rimase immobile, fissando il soffitto, sentendo ancora su di lui il calore della fica bagnata di sua moglie.

Lucia, fuori dalla stanza, sentì lacrime di frustrazione bagnarle le guance. Le asciugò con un gesto veloce delle mani e si diresse verso il bagno a passi veloci e silenziosi. Si chiuse la porta alle spalle, si sfilò in fretta le mutande di pizzo e si sedette sul bordo della vasca. Il contatto della ceramica con la pelle nuda la fece rabbrividire. Iniziò ad accarezzarsi il collo, il petto, poi le sue mani scesero fino ai capezzoli, già turgidi. Lasciò scivolare dalle spalle le bretelle del reggiseno, anch’esso di pizzo e, dopo essersi umettata le dita di saliva, iniziò a stuzzicarsi i capezzoli. Una scarica di piacere le partì dalla nuca, fino ad arrivare alla vagina. Mentre con una mano stringeva il seno, con l’altra scese sulla pancia, all’inguine e si accarezzò, in punta di dita, le grandi labbra. Strizzò gli occhi e trattenne faticosamente un gemito. Afferrò un asciugamano e se lo infilò tra i denti, mentre con la mano continuava ad accarezzarsi la fica, sempre più vigorosamente. Sentiva il clitoride gonfio e bagnato e, ogni volta che si toccava diventava più difficile non fare rumore. Staccò la mano dal seno e la usò per tenere le grandi labbra spalancate, mentre con l’altra disegnava veloci movimenti circolari sul clitoride. Poi si fermava e ripartiva, portandosi allo stremo, al limite della sopportazione. Percepiva i suoi umori colarle lungo le gambe. Il corpo era scosso dai brividi e la pancia si alzava ed abbassava sempre più velocemente al ritmo del respiro. Stremata dal desiderio si decise ad infilarsi dentro le due dita, ormai ben lubrificate. Spalancò gli occhi a quella sensazione e cominciò a muovere le dita dentro e fuori, sentendo le pareti umide della sua fica stringersi ad ogni spasmo di piacere. I suoi gemiti si udivano appena attraverso l’asciugamano. Il bacino, come mosso da una forza istintiva, iniziò a seguire il ritmo della sua mano, facendo penetrare le dita ancora più in profondità. Lucia non aveva mai sentito fino a quel momento un desiderio così forte di masturbarsi e all’improvviso si rese conto che nella sua mente prendevano forma immagini che non si sarebbe mai aspettata di avere. Non immaginava il cazzo di suo marito penetrarla, bensì le spalle muscolose di Alim, i tatuaggi che gli percorrevano tutto il corpo, il suo sguardo provocante, le sue mani grandi e soprattutto cercava di immaginare il suo grosso membro dentro di lei. Immaginò di farsi scopare con forza, di sentirsi penetrare fino in fondo. E più fantasticava, più il suo bacino si muoveva veloce. Si infilò nella fica anche un terzo dito e si penetrò sempre più violentemente, mentre con le dita dell’altra mano riprese a strofinarsi il clitoride. Il piacere divenne ben presto incontenibile ed i suoi gemiti assomigliavano sempre più a dei versi disperati. Voleva solo venire. Si muoveva convulsamente e intanto la sua mente viaggiava; Alim che le posava la lingua sul clitoride e che glielo succhiava con le labbra. Dopo poco la sua fica esplose in un getto di squirt. Lucia gettò la testa all’indietro, con gli occhi serrati ed il piacere che le offuscava la mente. Non riusciva più a pensare a nulla, era solo scossa da brividi potentissimi. Trattenere le urla di piacere le aveva fatto gonfiare una vena sul collo, aveva il corpo e la fronte madide di sudore. Aprì le labbra e fece cadere a terra l’asciugamano. Si portò una mano alla bocca e succhiò i suoi stessi liquidi. Si morse piano le dita. Poi si lasciò cadere seduta a terra e cercò di rallentare il respiro e di riprendersi. Intanto continuava ad accarezzarsi delicatamente il clitoride, diventato super sensibile dopo quell’orgasmo travolgente. Insieme alla lucidità tornarono anche i pensieri. Un’ondata di senso di colpa verso suo marito la travolse, sebbene non riuscisse a togliersi dalla mente l’immagine di Alim con la testa china tra le sue gambe. Poggiò la nuca contro la vasca e scoppiò a piangere.

Fuori dalla porta, senza che se ne fosse accorta, c’era proprio Alim. Sentendo chiudersi la porta del bagno, era uscito dalla sua stanza e si era avvicinato di soppiatto per spiare dal buco della serratura. Pensava quantomeno di godersi la vista di lei nuda, ma di certo non poteva aspettarsi che avrebbe assistito ad un tale spettacolo. Il cazzo gli pulsava dentro alle mutande, era così duro da fargli male e mentre osservava la scena ad occhi spalancati, per non perdersi nemmeno un momento di quel piacere, si accarezzava da sopra i pantaloni.

Continua....
 

sormarco

"Level 7"
Messaggi
12,919
Punteggio reazione
7,713
Punti
124
Posizione
taranto
Parte 5

Era ormai mezzanotte passata, quando Lucia si diresse al piano di sopra, per raggiungere suo marito in camera da letto. Aveva sistemato tutto con cura, chiuso tutte le serrande, dato la mandata di sicurezza alla porta e ora, non vedeva l’ora di mettersi a letto e lasciarsi andare ad una bella dormita.
La sua attenzione, però, fu attirata dalla luce nel bagno. Pensò che forse Marco era ancora dentro, a prepararsi per la notte. Anche se la sorprese il fatto che la porta fosse socchiusa; non era da lui. Decise allora di avvicinarsi, premurandosi di non fare rumore, e di osservare meglio. Lì per lì non vide nessuno – lo spiraglio era troppo piccolo -, ma poi Alim apparve nel suo campo visivo. Lucia dovette trattenere un verso di sorpresa e, con le guance infuocate per l’imbarazzo, fece subito per allontanarsi. A metà corridoio, però, non poté fare a meno di fermarsi. L’idea di poter dare un’innocente sbirciatina, senza essere vista, era troppo allettante. In fin dei conti si sarebbe limitata a guardare, non era poi un peccato così grave. Si sincerò che la porta della sua camera da letto fosse chiusa e in punta di piedi, tornò verso il bagno. Senza nemmeno accorgersene, trattenne il respiro.
Quando guardò dentro, si accorse che ora Alim si era spogliato e si stava lavando i denti. Era rimasto in mutande e la luce al neon sopra il lavandino metteva in risalto la giungla di tatuaggi che gli ricoprivano la pelle bruna. Ne era coperto dal collo fino alle caviglie; intorno alle braccia si arrotolava un filo spinato, al cui interno erano incastrati un teschio, un pugnale e qualche altro simbolo che Lucia non riuscì a scorgere, mentre la schiena era attraversata da un enorme drago a due teste. Lucia sospettava che potesse avere parecchi tatuaggi, ma non immaginava che ne avesse davvero così tanti; e la maggior parte – in quella minuscola porzione di spazio che riusciva a carpire con lo sguardo – non era nemmeno in grado di vederli. Percorse con gli occhi il contorno dei suoi muscoli, non potendo fare a meno di soffermarsi sul profilo tornito del suo sedere, delle sue cosce e sul rigonfiamento che in mezzo alle gambe tendeva pericolosamente la stoffa dei boxer. Si strofinò il viso e sentì che era bollente. Il cuore nel petto le batteva furiosamente e, suo malgrado, anche la vagina aveva iniziato a pulsare. Strinse forte le cosce, per tenere a freno i suoi impulsi, ma poi tornò a rivolgere lo sguardo all’interno del bagno. Strabuzzò gli occhi, quando si accorse che Alim si apprestava ad abbassare i boxer per orinare nel gabinetto. Quando intravide le sue natiche nude, decise che era davvero arrivato il momento di andare a dormire. Per un attimo dovette appoggiare la schiena alla parete del corridoio e riprendere fiato. Aveva sempre saputo che i tatuaggi le facevano un certo effetto, ma non si aspettava che una vista del genere avrebbe potuto eccitarla così tanto. Non le servì nemmeno di controllare con la mano, sapeva benissimo di aver infradiciato le mutandine di pizzo che portava sotto la gonna. Strizzò gli occhi per togliersi quell’immagine dalla testa e poi, costringendosi a non guardare più nello spiraglio della porta – per quanto la tentazione fosse fortissima – si diresse nuovamente verso la camera da letto.
Prima che potesse fare anche un solo passo, però, Alim spalancò la porta e sembrò sorpreso di trovarla lì.

“Mi scusi, non pensavo ci fosse ancora qualcuno sveglio, in casa...” disse. Fortunatamente per Lucia aveva indossato di nuovo i pantaloni, ma il petto era ancora nudo. In una mano teneva l’asciugamano e nell’altra lo spazzolino ed il dentifricio. Nel trovarselo davanti, Lucia sentì venirle meno il respiro. Si disse che era il timore di essere stata colta in fallo. Per cui tentò di dissimulare, inventandosi una scusa:

“Sì, ecco io… passavo di qui. Ho finito di sistemare e… stavo andando in camera da letto, insomma...” balbettò, senza riuscire a sollevare lo sguardo su di lui.
“Certo, immagino.” Alim non riuscì a trattenere un sorriso. Anche solo l’idea che Lucia potesse starlo spiando da dietro la porta, lo arrapava non poco. Ciononostante si diede un contegno.
“Allora ne approfitto per ringraziarla ancora una volta dell’ospitalità, visto che siamo da soli...” aggiunse. Lucia si schiarì la voce e si arrischiò a guardarlo negli occhi.
“Senti, visto che questa situazione durerà ancora per un po’, perché non tralasciamo le formalità e non iniziamo a darci del tu?” sussurrò, per assicurarsi che in camera da letto non giungessero le loro voci. I due si osservarono per qualche istante in silenzio, poi Alim le sorrise di nuovo e le porse la mano.
“Ne sarei onorato. Lucia, giusto?”
“Sì. Molto meglio così che non Signora Esposito, mi fa sentire così vecchia!” e ridacchiò a bassa voce, stringendo la mano che lui le porgeva.
“Non ho mai pensato che sembrassi vecchia...” mormorò lui e i suoi occhi furono illuminati da quello che sembrava un lampo di cupidigia. Lucia sorrise di rimando, tentando di scacciare l’imbarazzo. La situazione si stava facendo davvero sconveniente, per i suoi gusti, per cui cercò di togliersi d’impaccio, cambiando argomento.

“Puoi lasciare le tue cose in bagno, senza che te le riporti ogni volta in stanza” disse
“Beh, ho notato di non andare particolarmente a genio a tuo marito e non vorrei contrariarlo lasciando la mia roba in giro. Faccio già abbastanza così...” rispose Alim, stringendosi nelle spalle.
“E come?”
“Con la mia presenza, immagino.”
“No, Marco è fatto così, è solo molto affezionato alla sua routine. Ha bisogno di un po’ di tempo per assestarsi in questa nuova situazione.”
“Ti ringrazio, ma in verità lo capisco. E anzi, lo ammiro. Non è da tutti accettare di prendersi dentro casa uno come me. Quindi voglio fare il possibile per non creare problemi.”

Lucia gli lanciò uno sguardo colmo di gratitudine. Poi, nel tentativo di riempire il momento di silenzio che era tornato a calare tra di loro, disse:

“Beh, allora buonanotte.”
“Buonanotte.”

Alim si diresse verso la camera di Gabriele e, prima di entrare, le rivolse un ultimo sguardo. Lucia, dal canto suo, non si voltò ed entrò spedita e silenziosa nella camera da letto. Marco era già sotto le coperte e le dava le spalle. Le abat-jours erano ancora accese e rischiaravano la stanza da letto di una luce soffusa. Lucia si sedette sulla sponda del letto e tirò fuori il pigiama da sotto il cuscino.

“Ci hai messo parecchio...” sussurrò Marco. Lucia sobbalzò.
“Sei ancora sveglio.” disse, tentando di placare il cuore che le batteva in gola.
“Volevo aspettarti...”
“Hai fatto bene.”

Lucia cominciò a spogliarsi e ripose con cura i vestiti sulla sedia. Rimase in intimo. Il reggiseno e le mutandine di pizzo esaltavano ancora di più le sue forme abbondanti. Rimirandosi nello specchio dietro la porta, si ravviò i capelli e si accarezzò la pelle. Sentiva dentro un desiderio vorace di sesso, che non sapeva spiegarsi. O che forse, in quel momento, non si volle spiegare. Dal riflesso nello specchio, si accorse che, alle sue spalle Marco si era voltato e la stava guardando. Si girò a sua volta e lo fissò dritto negli occhi.

“Che fai?” chiese lui. Lucia sollevò le braccia, lasciandosi contemplare.
“Ti piace quello che vedi?”

Marco lasciò scivolare lo sguardo sul corpo di sua moglie e assentì con un segno del capo. Lucia raggiunse il letto e si infilò sotto le lenzuola. Lo baciò con trasporto e gli sussurrò all’orecchio:

“Non sai quanta voglia ho di scoparti...” la sua voce calda lambì le orecchie del marito, che socchiuse gli occhi con un sospiro.
“Anche io.” rispose. Lucia allora gli salì sopra, gli afferrò le mani e se le mise sul seno, invitandolo a strizzarglielo. Con il bacino iniziò a muoversi avanti e indietro, sempre più freneticamente, trattenendo a stento i gemiti.
“Sei fradicia...” mormorò lui e lei gli rispose con un sorriso malizioso. Poi continuò a strusciarsi su di lui. Dopo qualche istante, Marco la fermò, con un sospiro spazientito.

“Fermati, fermati.”
“Marco, almeno proviamoci...” gemette lei, abbassandosi su di lui e lasciandogli piovere una cascata di capelli sul viso; lui le afferrò i polsi e glieli strinse con decisione.
“Fa più male a me che a te. Non insistere, ti prego.”

Lucia si raffreddò all’istante. Rimase un attimo a cavalcioni su di lui, guardando altrove. Si sistemò i capelli e sospirò.

“D’accordo. Non fa niente. Non preoccuparti.” gli fece una carezza veloce sul viso e scese dal letto.
“Vado a lavarmi i denti” aggiunse poi. Marco non riusciva a guardarla.
“Non sai quanto mi dispiace...” sussurrò poi, con la voce strozzata.
“Davvero, non fa niente.” Lucia tentò di sorridergli, poi lasciò la stanza e Marco, rimasto solo rimase immobile, fissando il soffitto, sentendo ancora su di lui il calore della fica bagnata di sua moglie.

Lucia, fuori dalla stanza, sentì lacrime di frustrazione bagnarle le guance. Le asciugò con un gesto veloce delle mani e si diresse verso il bagno a passi veloci e silenziosi. Si chiuse la porta alle spalle, si sfilò in fretta le mutande di pizzo e si sedette sul bordo della vasca. Il contatto della ceramica con la pelle nuda la fece rabbrividire. Iniziò ad accarezzarsi il collo, il petto, poi le sue mani scesero fino ai capezzoli, già turgidi. Lasciò scivolare dalle spalle le bretelle del reggiseno, anch’esso di pizzo e, dopo essersi umettata le dita di saliva, iniziò a stuzzicarsi i capezzoli. Una scarica di piacere le partì dalla nuca, fino ad arrivare alla vagina. Mentre con una mano stringeva il seno, con l’altra scese sulla pancia, all’inguine e si accarezzò, in punta di dita, le grandi labbra. Strizzò gli occhi e trattenne faticosamente un gemito. Afferrò un asciugamano e se lo infilò tra i denti, mentre con la mano continuava ad accarezzarsi la fica, sempre più vigorosamente. Sentiva il clitoride gonfio e bagnato e, ogni volta che si toccava diventava più difficile non fare rumore. Staccò la mano dal seno e la usò per tenere le grandi labbra spalancate, mentre con l’altra disegnava veloci movimenti circolari sul clitoride. Poi si fermava e ripartiva, portandosi allo stremo, al limite della sopportazione. Percepiva i suoi umori colarle lungo le gambe. Il corpo era scosso dai brividi e la pancia si alzava ed abbassava sempre più velocemente al ritmo del respiro. Stremata dal desiderio si decise ad infilarsi dentro le due dita, ormai ben lubrificate. Spalancò gli occhi a quella sensazione e cominciò a muovere le dita dentro e fuori, sentendo le pareti umide della sua fica stringersi ad ogni spasmo di piacere. I suoi gemiti si udivano appena attraverso l’asciugamano. Il bacino, come mosso da una forza istintiva, iniziò a seguire il ritmo della sua mano, facendo penetrare le dita ancora più in profondità. Lucia non aveva mai sentito fino a quel momento un desiderio così forte di masturbarsi e all’improvviso si rese conto che nella sua mente prendevano forma immagini che non si sarebbe mai aspettata di avere. Non immaginava il cazzo di suo marito penetrarla, bensì le spalle muscolose di Alim, i tatuaggi che gli percorrevano tutto il corpo, il suo sguardo provocante, le sue mani grandi e soprattutto cercava di immaginare il suo grosso membro dentro di lei. Immaginò di farsi scopare con forza, di sentirsi penetrare fino in fondo. E più fantasticava, più il suo bacino si muoveva veloce. Si infilò nella fica anche un terzo dito e si penetrò sempre più violentemente, mentre con le dita dell’altra mano riprese a strofinarsi il clitoride. Il piacere divenne ben presto incontenibile ed i suoi gemiti assomigliavano sempre più a dei versi disperati. Voleva solo venire. Si muoveva convulsamente e intanto la sua mente viaggiava; Alim che le posava la lingua sul clitoride e che glielo succhiava con le labbra. Dopo poco la sua fica esplose in un getto di squirt. Lucia gettò la testa all’indietro, con gli occhi serrati ed il piacere che le offuscava la mente. Non riusciva più a pensare a nulla, era solo scossa da brividi potentissimi. Trattenere le urla di piacere le aveva fatto gonfiare una vena sul collo, aveva il corpo e la fronte madide di sudore. Aprì le labbra e fece cadere a terra l’asciugamano. Si portò una mano alla bocca e succhiò i suoi stessi liquidi. Si morse piano le dita. Poi si lasciò cadere seduta a terra e cercò di rallentare il respiro e di riprendersi. Intanto continuava ad accarezzarsi delicatamente il clitoride, diventato super sensibile dopo quell’orgasmo travolgente. Insieme alla lucidità tornarono anche i pensieri. Un’ondata di senso di colpa verso suo marito la travolse, sebbene non riuscisse a togliersi dalla mente l’immagine di Alim con la testa china tra le sue gambe. Poggiò la nuca contro la vasca e scoppiò a piangere.

Fuori dalla porta, senza che se ne fosse accorta, c’era proprio Alim. Sentendo chiudersi la porta del bagno, era uscito dalla sua stanza e si era avvicinato di soppiatto per spiare dal buco della serratura. Pensava quantomeno di godersi la vista di lei nuda, ma di certo non poteva aspettarsi che avrebbe assistito ad un tale spettacolo. Il cazzo gli pulsava dentro alle mutande, era così duro da fargli male e mentre osservava la scena ad occhi spalancati, per non perdersi nemmeno un momento di quel piacere, si accarezzava da sopra i pantaloni.

Continua....
Ma si sa il motivo per cui il marito non la scopa a soddisfazione ! Che aspetta che ci pensi alim che tra l'altro è già un punto avanti in quanto c'ha pensato e ripensato gli basta solo che lei fica forse te la do ! Che già è nato un bimbo nero.
 

Shamoan

"Level 5"
Messaggi
1,645
Punteggio reazione
1,752
Punti
113
Che storia incredibile, scritta benissimo!!!!
E' talmente incredibile che mentre la leggo mi suscita sentimenti contrastanti che spaziano tra l'eccitazione, la tristezza e la frustrazione...
L'unica cosa che ancora non ho capito è: Il narratore chi sarebbe dei 4? 🤣🤣🤣
 

Top Bottom