Una storia da raccontare

Solar_Sysm

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La storia che sto per raccontare è del tutto inventata, compresi i personaggi, le loro età e i loro nomi. Insomma, avete capito. La racconto in prima persona (e anche il nome sarà ovviamente diverso) perché ho scoperto che in un racconto di questo tipo è più coinvolgente.

Quella era la prima estate da fidanzato, e Martina era senza dubbio la più splendida ragazza che potessi mai trovare: non so cosa avessi fatto nella vita precedente, per meritarmi una ragazza del genere, ma se credete nel karma, devo essere stato un grande personaggio. Bella, dolce, simpatica, estroversa, porca al punto giusto. L'unico problema, se di problema si può parlare, è che, per quanto il sesso con lei fosse spettacolare (e certe volte ti faceva davvero sentire quasi dispiaciuto per non poter condividere certe sensazioni ed emozioni - sì, emozioni - col mondo intero), non avevo mai avuto il piacere di sentire la sua bocca. Per farvela breve, non mi aveva mai fatto un pompino. E sebbene non gliel'avessi mai chiesto (certe cose devono venire spontanee), aveva comunque capito che avevo notato la cosa, tant'è che, quando mi invitò con la sua famiglia a passare due settimane nella casa che avevano al mare, mi disse "Ci sarà una bella sorpresa per te", con quello sguardo contemporaneamente malizioso e innocente che solo lei sapeva avere.

E finalmente, il gran giorno era arrivato. Vennero a prendermi sotto casa: qualche convenevole davanti alla porta tra i miei genitori e i suoi, e dopo aver caricato la valigia nel cofano ed essermi sistemato dietro, partimmo. Un viaggio lungo, ma piacevole. Mario, il padre di Martina, era capace di alleggerire ogni conversazione, con quella sua parlantina e la battuta sempre pronta, e altrettanto faceva Irene, sua moglie, la bellissima madre di Martina, la classica donna dietro cui orde di ragazzini sbavano. Più introversa e timida era invece Giulia, la sorella gemella di Martina, tant'è che mi chiedevo spesso come potessero due sorelle tanto simili fisicamente (all'inizio facevo fatica a distinguerle pure io) essere tanto diverse caratterialmente.

Arrivati, il panorama era da togliere il fiato: la casa, piccola ma perfetta per una vacanza, affacciava direttamente sulla spiaggia, da cui distava non più di 50 metri, e l'acqua limpida non si sarebbe distinta dal cielo, se non fosse stato per qualche nude all'orizzonte. Un piccolo giardino, ma ben curato, e una veranda coperta da una tenda da sole facevano da gradevole contorno al tutto. Entrammo e, vista l'ora, iniziammo subito a preparare il pranzo. Durante il pranzo, Mario mi disse che per la notte avevo una camera tutta per me. "Da solo", sottolineò, motivando la scelta con il suo solito tono scherzoso (non troppo, per la verità) di proteggere sua figlia dagli "ormoni impazziti dei maschi della vostra età". Quel pomeriggio in spiaggia, però, Martina mi aveva rassicurato, dicendo che bisognava soltanto essere "un po' più attenti di quanto avevamo programmato", e non ci sarebbero stati problemi.

La giornata passò quindi tranquillamente. Qualche bacio e qualche carezza in acqua, ma nulla di particolarmente spinto. La sera, andammo a mangiare fuori, e, colpa anche della stanchezza accumulata dal viaggio, appena rientrati andammo subito a letto. "Buonanotte, amore" dissi a Martina prima di darle un bacio, andare in camera mia e buttarmi sfinito sul letto. Mi addormentai praticamente all'istante. Dalla finestra non sarebbe passato un filo di luce, la mattina successiva.

Ricordo ancora il sogno che feci: mentre dormivo, vedevo Martina entrare dalla porta, chinarsi davanti a me e accarezzarmi. "Mmmmmhhhh!", gemetti, e la mano che mi tappò immediatamente la bocca mi fece capire che quanto accadeva non era nella mia mente. "Ssssshhhhh!" leggero, sussurrato, quasi impercettibile. Annuii, e la sua mano si spostò, insieme all'altra. Faceva caldo, e anche il lenzuolo più leggero mi avrebbe fatto sudare, per cui ero a letto con solo i boxer. Sollevai il sedere, per aiutarla a sfilarli, e a toglierli, e in un istante rimasi nudo. La mano leggera, delicata ma sicura, saliva e scendeva, lentamente, ingrossandolo e indurendolo quasi all'istante. Poi sentii un bacio, sulla base dell'asta, e realizzai: finalmente, pensai tra me e me. La sua bocca lo baciava in ogni punto, senza tralasciare il più piccolo spazio, alternando i baci a brevi ma intense leccate. Spalancai le gambe "Mmmmmmhhhh!", e subito la mano mi tappò ancora la bocca. Rimase ferma, impassibile, senza spostarsi: capii che non voleva correre il rischio di un altro gemito, così la lasciai lì. Ma avevo altro a cui pensare: la bocca si era spostata sulla punta, e mentre le labbra aderivano come una ventosa, il viso scese lentamente. Lo sentii entrare, il calore della sua bocca era qualcosa di inebriante. Non so perché decise di aspettare così tanto, ma in quel momento sapevo che ne era valsa la pena. Mentre me lo succhiava, avida ma silenziosa, la sua mano mi accarezzava e stringeva lentamente le palle, massaggiandole con foga e delicatezza insieme. So che può sembrare una contraddizione, ma se non avete mai provato, non potete capire: la sua mano era avida e delicata allo stesso tempo. Certamente sapeva il fatto suo, la sua lingua lo avvolgeva con una tale maestria che riuscì a portarmi al limite e a tenermi lì, sul filo del rasoio, per buoni cinque minuti, anzi, per meravigliosi cinque minuti. Con le mani stringevo le lenzuola, e faticavo davvero tanto, troppo, a restare in silenzio. Più il mio respiro si faceva affannoso, e più lei succhiava. Succhiava come se la sua stessa vita dipendesse da questo.

Esplosi. Non riuscivo più a trattenermi. Le venni dentro, lanciando abbondanti fiotti che lei mandò giù senza fare una piega, o un verso di disapprovazione. Considerando il modo in cui ci aveva giocato per tutto il tempo, dubito che si aspettasse una conclusione diversa. Lo ingoiò tutto, senza tralasciare la minima goccia. Lo tolse dalla bocca che era ancora duro, e gli diede un bacio. Io avevo la bocca aperta per il piacere e lo stupore, e dopo qualche istante, sentii due dita entrare e appoggiarsi sulla lingua. Chiusi le labbra e le succhiai. Il sapore era inconfondibile, l'avevo gustato tante volte, quando affondavo il viso in mezzo alle sue cosce spalancate. Tolse le dita e se ne andò, senza dire una parola.

Faticai a riaddormentarmi, ma del resto, chi voleva dormire, dopo quanto era successo? La stanchezza prese comunque il spravvento, ma purtroppo non abbastanza a lungo da concedermi il riposo. E infatti, la sveglia mattutina fu traumatica. 'Toc toc!' Sentivo le nocche bussare nella mia testa. 'Toc toc!' Quel rumore fastidioso non voleva lasciarmi in pace. 'Toc toc!' Mi svegliai. Ero ancora frastornato, quando, aprendo gli occhi, mi vidi, nudo, sul letto. "È permesso?" La porta si stava aprendo. E la voce non era quella di Martina. Cazzo, ero nudo! L'adrenalina scorse improvvisa e copiosa nelle vene. Iniziai a sudare. "Sveglia, dormiglione!" mi disse Irene nello stesso istante in cui riuscii a coprirmi.
"Sì sì... adesso mi alzo!"
"Ehi, ma che c'è? Sei tutto sudato!"
"Oh, niente... È che ho avuto caldo, stanotte."
"Per forza, se dormi con quel lenzuolo lì!"
"Eh... Infatti, stanotte non me lo metterò". Merda, i boxer sono lì in fondo!
"Vabbè, dai, la colazione è pronta!"
"Arrivo, grazie di avermi avvisato".
"Sbrigati!" Se ne andò.
Mi fiondai a prendere i boxer e li indossai. L'adrenalina mi diede la forza e la sveglia adatte a vestirmi e buttarmi fuori dal letto. Andai in camera di Martina "Posso?". "Entra pure". Si stava cambiando, mi avvicinai e la abbracciai da dietro.
"Buongiorno! Mmmhhh, che bella mise, hai!"
"Dai, potrebbero entrare i miei, o Giulia!"
"E lasciali entrare!" Le palpai una tetta.
"Uff, scemo!" sorrise. "Hai dormito bene?"
"Spiritosa!" ridacchiai. "Dopo che te ne sei andata, non ho chiuso occhio."
Si girò "Cosa?"
"Sì, stanotte... Non riuscivo a prendere sonno."
"Ma di cosa stai parlando?" mi guardava con un'espressione a metà tra il sorpreso e il curioso.
"Ma sei scema?"
"Guarda che io ho dormito tutta la notte" si girò verso lo specchio, e si mise il reggiseno del costume. "Mi sa che qualcuno ha fatto un sogno biricchino!", disse sorridendo maliziosamente. Si girò verso di me, appoggiò una mano aperta sul pacco e mi diede un bacio. "Mmmmhhhh! Amore... Che alitaccio! Dai, andiamo a mangiare, la colazione è pronta!"
Possibile che avessi sognato davvero tutto quanto? L'ipotesi più probabile era che Martina avesse voglia di prendemi in giro, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che era sincera. Mi morsi le labbra. Lo faccio sempre, quando sono concentrato a pensare a qualcosa.
Ma quel sapore... Era ancora lì. Ma avevo visto Martina entrare in camera! O forse l'avevo solo sognato? Eppure...

Ero frastornato. Poi capii, e un brivido mi percorse la schiena. Martina non stava giocando, e io non l'avevo immaginato. Questo significava una sola cosa: l'orgasmo più potente della mia vita non era stata Martina a regalarmelo. Sua madre, forse, o forse sua sorella.

Avevo due settimane per indagare. E, poco ma sicuro, l'avrei fatto.
 
Ultima modifica:

w la foca

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Bravo..bella storia..e ben scritta.
Personalmente adoro questo tipo di situazioni..
e due gemelle e una mamma in ballo sono il top.
Continua così.
:hand:
 

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